Kengard: Creature da oltre i confini

Votes taken by Aesingr

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    Senz'altro, quello non era ciò che Kurama voleva sentirsi dire. Zell aveva cominciato a sproloquiare su umani, kitsune, volpi e altre cose assolutamente inutili, senza curarsi di aver risvegliato l'energia che sia Kestrel che Kurama avevano faticosamente tenuto a freno in quel momento. Leamhan si mise di mezzo per contribuire con un'ulteriore inutile parlantina di quelle che al volpo facevano salire l'urticaria ai peli delle orecchie. E Zell l'aveva preso in braccio. Questo non era un bene.
    "Vuoi davvero provare a dividerci?" ringhiò in direzione del teramin, convogliando energia all'interno del proprio corpo e indirizzandola verso le fauci in un flusso di calore continuo e intenso.
    Batté con violenza tre code a terra, oscillando quelle laterali in aria. Generò tra le zanne una grossa sfera luminosa e di scatto protrasse il collo, scagliandola sopra a Zell e Leamhan in direzione della boscaglia alle sue spalle. L'impatto deflagrò un paio di poveri faggi e una grossa zolla d'erba.
    "La scelleratezza deve essere punita"
    Così dicendo si lanciò verso i due, chiudendo gli artigli in modo da non rischiare ferite eccessive. Doveva solo essere un avvertimento. Effuse una violenta esplosione d'energia vermiglia e con un balzo violento lo assaltò frontalmente, non dandogli il tempo di volare via. Avrebbe dovuto affrontare il suo attacco o essere abbastanza rapido da evitarlo. Non aveva importanza chi dei due avrebbe centrato. Non si curò degli altri, dalla posizione in cui si trovavano non avrebbero fatto in tempo a intercettarlo. Anche si fosse sbagliato, non aveva timore ad affrontarli tutti.

    Liya lanciò un'occhiata di sufficienza a Kurama e al resto del gruppo, per poi tornare a scrutare i due bestiolini piumati. Zephiros si era di nuovo prodigato in uno dei suoi discorsi incomprensibili, al che lei si era grattata il collo con l'artiglio di un'ala e aveva sbadigliato nella noia più totale.
    "Hai finito?" gli domandò stiracchiandosi la coda e le zampe. "Sei più noioso di David. E lui quando comincia a parlare è ingestibile"
    Fece un paio di passi a vuoto mentre osservava le tracce segnate dall'artiglio del drago piumato, imitandolo per gioco e strofinando gli artigli sull'erba distrattamente. Le squame blu di Liya Neratempesta risaltavano sul verde del bosco. Le era sempre piaciuto quel contrasto.
    "Non mi è ben chiaro cosa tu mi stia offrendo. Un villaggio come nascondiglio? Cosa mai dovrei farmene? La Nebbia ha tane a sufficienza. Certo potrebbe essere utile trovare un altro buco in cui nascondere quei dannati oggetti, ma non è a me che gioverebbe. Mi riferisco a tutt'altro"
    Così Liya si prese il suo tempo, si stese a terra sul dorso, dispiegò le ali e con le zampe reclinate sul ventre esposto come in una serena e pacata dormita cominciò a raccontare.
    "Io non ho salvato nessuno invece. Ho ucciso, seminato distruzione, raso al suolo isole e popolazioni senza rimorso. Ho giocato con la paura e con il terrore degli avversari divenuti vittime. Ho combattuto ogni creatura e sono stata sconfitta solo quando l'ho voluto io. Mi sono divertita per molto tempo, poi ho incontrato un avversario molto più forte di me. Parlo dell'oceano in tempesta, che nel pieno delle forze avrei considerato una culla amorevole. Purtroppo non sono mai stata abile nel dosare le energie e per fuggire dal disastro che avevo combinato, forse in un breve momento di rimorso o chi sa, mi sono ritrovata stremata alla deriva. Poi mi hanno salvata, ho cominciato a tenere anche alla vita altrui oltre che alla mia e... come dire, adesso è in altro modo che lacero i vostri cuori"
    Sogghignò e ripiegò le ali ai fianchi. Con il suo sguardo d'ametista trafisse Zephiros, lasciando che l'altro bestiolino dalle piume bianche risolvesse la questione volpe arrabbiata. O qualunque cosa avesse in mente di fare insomma.
    "Ti sbagli se credi che il mio guadagno sia a discapito di tutto. Il mio è un guadagno anche per te, così sarà più facile ottenerlo. Che tu sia un drago, un umano o una strana creatura con le piume e la parlantina eccessiva, sarai sempre più propenso a accettare una proposta se questa porta vantaggio anche a te. Commerciare è vantaggioso, spesso più di rubare o ottenere con la forza. Quindi piccolo giovane drago piumato con la parlantina eccessiva *senti da che pulpito*, cosa stai cercando?"

    Edited by Aesingr - 24/8/2022, 22:08
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    OOh! Cars lo sai vero che Zell ti farà una capa tanta sulla mineralogia di tutta Kengard, con annessa topografia montuosa e dettagli assolutamente superflui sui sassi che il tuo pg calpesterà? :yea: :sclero: Non vedo l'ora!!!
    Mi prenoterei anch'io, ma non ho idea di quanto tempo avrò. Evito di intasare cose che già mi dicono che lo faccio spesso xD (?)
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    Endling Extinction is Forever

    Avete giocato a Endling? La storia malinconica e assolutamente pucciosa della mamma volpe e dei suoi cuccioli? Era molto che non portavo qualcosa in questa sezione, ma con questo indie mi è proprio tornata voglia di farlo.
    Disponibile per tutte le nostre amate piattaforme next gen, mezze next gen (se come me giocate ancora alla PS2) e Steam, Endling ci permette di impersonare questa coraggiosa mamma volpe incinta in fuga dal fuoco e dalla follia di un incendio nella foresta provocato dall'uomo. Non mi soffermerò troppo sul lato tecnico, il gioco credo che vada provato e non c'è molto da commentare. Vi lascio comunque la recensione, no spoiler, se volete farvi un'idea dei più grandi pregi del titolo da everyeye.



    Vorrei parlare di quelli che a parer mio sono i due lati migliori e i due lati peggiori del gioco, nell'ottica in cui, ovviamente, un gioco a basso budget possa concedersi qualche mancanza. Inizio col dire che l'ho adorato tantissimissimo e che penso lo rigiocherò più volte, anche solo per provare qualche run un po' diversa. Non parlerò dell'epilogo, ma consiglio a chi si aspetta solo scene dolci e tenere di prepararsi a qualunque cosa possa accadere. Il gioco è imprevedibile, come la vita selvaggia, e mostrerà gli aspetti più crudi della sopravvivenza animale.
    Cominciamo con i commenti bruttibrutti! Il primo lato negativo, senza mezzi termini, è la poca libertà di movimento fornita dallo spazio circostante. Non pretendiamo certamente un open world interamente esplorabile da una produzione di questo tipo, tuttavia anche rinunciare a qualche dettaglio grafico per un po' più di terreno esplorabile sarebbe stato gradito. Insomma, in natura non si seguono solo i sentieri e soprattutto per nascondersi bisognerebbe allontanarsi dai tragitti battuti dall'uomo, quindi ritengo un pochetto vincolante l'aspetto dei tratti percorribili avanti e indietro ma mai oltre i confini! *citazione necessaria* :sclero:
    Il secondo aspetto un po' amaro, così mi tolgo il dente, è la poca attenzione alla componente climatica. In effetti alcuni cambiamenti nell'ambiente li avremo e saranno anche determinanti nel corso del gioco, tuttavia tranne il giorno-notte non ci viene fornita grande varietà a livello di cielo, stagioni e temperature. Sarebbe stato interessante dover riscaldare i cuccioli e aumentare le razioni di cibo in una situazione più difficile, magari provvedendo anche all'acqua per bere durante gli spostamenti, sia per un ulteriore realismo sia per coprire ogni aspetto vero e proprio della sopravvivenza. Per quanto molti animali soffrano il freddo molto meno di noi, i cuccioli sono senz'altro più fragili di una volpe in salute e ignorare del tutto l'argomento mi è sembrato un po' strano. C'è da dire comunque che l'arco di tempo della storia è piuttosto breve e probabilmente non avrebbe avuto senso coprire un cambiamento stagionale, non senza allungare il titolo, e forse in questo caso il "breve ma intenso" delinea perfettamente tutto quello che il gioco vuol mostrare.
    Passiamo ora a quello che mi ha fatto innamorare della famigliola di volpi, ovvero... I CUCCIOLI!!!!!!! Maremma lezza quanto si sta in ansia per tutto il gioco appena arriva una minima minaccia! Appena si raggiungono luoghi impervi o inesplorati! Appena un cucciolo rimane indietro! Tutto è gestito per farti affezionare a ognuno di loro indistintamente, così che anche perderne soltanto uno saprà comunque di grande e grave mancanza. Nel contesto animali sono sempre parecchio più suscettibile che in altri temi, ma è difficile che io mi coinvolga tanto emotivamente in un gioco. Soprattutto in un gioco così breve, che non dura più di 4 ore e qualcosina andando con calma. L'impatto emotivo di ogni nottata in cui si guadagna terreno e ansia in egual misura sembra rendere le cose ogni giorno più difficili. Non si tratta però di una semplice difficoltà a livello di gameplay, quello tutto sommato resta invariato quasi per l'intera durata del titolo. Le azioni consentite, tra cui scavare, fiutare le tracce, pescare, nascondersi e quant'altro sono più che sufficienti per riassumere tutto quel che un animale volposo puccioso può fare. A rendere il tutto più coinvolgente emotivamente è la sequenza di eventi che hanno luogo, unita alle difficoltà che insorgeranno in seguito nella sopravvivenza e di fronte a cui saremo piuttosto confusi e impreparati come lo è un animale che non conosce l'origine dei mali dell'uomo. In tutto ciò bisognerà inseguire le tracce del cucciolo che all'inizio del gioco viene rapito proprio da un umano, e... non dico altro perché il gioco va assolutamente giocato.
    L'altro aspetto veramente veramente top è la colonna sonora. Semplice in verità, ma sempre adeguata e mai pesante, leggera e coinvolgente. Più che seguire gli eventi sembrerà adeguarsi allo stato d'animo dei cuccioli, una volta spaventati e l'altra soddisfatti! Ad essa si uniscono i classici sound effect da foresta che accompagnano perfettamente l'avventura, soprattutto quando nessuna musica è presente o questa è talmente poco invasiva da diventare semplicemente un accompagnamento al resto dei suoni ambientali.
    Quindi che altro dire? Un piccolo capolavoro di pucciosità e soprattutto di realtà. Quello mostrato comunque non è assolutamente un futuro utopico, infatti tutto è predisposto per raccontare una storia realistica e coerente. Il gioco lo consiglio assolutamente, ma non me la sento di dire che sia per tutti. Se siete troppo suscettibili e questi temi vi fanno scendere tante lacrimuzze, per non dirvi di lasciar perdere posso solo suggerirvi ancora di prepararvi a qualunque possibile risvolto. Fin da subito il gioco ci fa capire verso quale direzione andrà a parare, visto che la madre volpe è l'ultima della sua specie e comunque sia sta cercando di fare di tutto per sopravvivere con i piccoli.
    La definirei la miglior Avventura emotiva a cui abbia mai giocato. Un pienissimo 9/10!
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    A Kengard c'è solo il limite del buon senso, quello che esiste solo per essere infranto U.U A parte boiate, puoi creare un drago delle dimensioni che vuoi, con le conseguenze negative del caso ovviamente. Se fai un drago alto dieci metri e lungo trenta, e giusto per info in gioco ce ne sono un paio così, avrai problemi non solo ad andare in giro per le città ma anche a infilare mezzo corno nella finestra di una locanda. Non so se mi spiego :yea: Ci sono luoghi chiusi in cui creature enormi non possono entrare (anche in natura) e c'è sempre la questione dei movimenti: un bestione sarà sicuramente abnormemente forte, ma anche piuttosto lento e facile da evitare. I problemi maggiori però sono in narrativa non in combattimento. Per riassumere, ti consiglio dimensioni il più sensate possibile. Io per un drago immagino dimensioni medie, coda compresa, sui cinque o sei metri di lunghezza e tre o quattro di altezza. C'è chi ti dirrà che questo è un drago nano e chi invece è già così un bestione, a te la scelta! Su età e quant'altro il limite è ancora più inesistente, dato che puoi venire da fuori Kengard e avere l'età tipica media del tuo luogo. A Kengard poi ci sono le stagioni che determinano il ciclo degli "anni" nostri, ma non devi rispettarle se il tuo drago è di un'altra isola. La questione degli anni drago-umano se devo essere onesto non l'ho mai capita. Nel senso, se il tuo drago è nato 20 anni fa ha 20 anni come li avrebbe un umano nato 20 anni fa. Se si considerano in termini di crescita e di sviluppo, bisogna vedere a quanto immagini che la tua specie di drago possa arrivare. Non c'è un limite vero e proprio. E non essendoci draghi autoctoni dell'isola la libertà è ancora più ampia sotto questo aspetto.
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    Ma non è vero, il Forum è tipo morto ammazzato da 18 anni! Aleph mente spudoratamente :sclero:
    Benvenutissimo! Sono Aesingr, Aes per amici e nemici, il drago azzurro che puzza di pesce. Remoto e occulto fondatore di codesta folle isola, sono decisamente poco attivo a causa di amenità quale il caldo, le vacanze, il caldo e lo sclero. E il caldo.
    In realtà io ho trovato i gdr su Forumfree cercando tutt'altro molti anni fa, da lì a ambientare un gdr è un attimo :yea: Non sono nemmeno sicuro di quale fu il primo forum che visitai, ma doveva aver a che fare con Animal Crossing. E c'era anche un drago. E una lepre incacchiata con la vita. E... un tizio che plagiava spudoratamente Inuyasha. Perché plagiare Inuyasha fa sempre figo. :sclero:
    Avendo tu dato le doverose occhiate in giro non devo turbolinkarti roba, questo è molto assai bello. E non perché sono pigro e non ho voglia di linkare ogni cosa, sia ben chiaro. ^_^
    Ti auguro una folle permanenza!
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    Una cosa finalmente per il verso giusto. Non era chiaro cosa stesse accadendo in quel marasma di canzoni, nebbia, cose che volavano e un "lascia fare a me!" che giungeva dai meandri di non si sa dove, ma un rampino giunse a comando.
    Zakrina si strinse nelle spalle, afferrò con la mano sinistra il proprio braccio destro sopra al gomito e lo strizzò con forza. Sentì il sangue rallentare e il braccio fare un po' meno male, abbastanza meno male da poter utilizzare la mano destra per raccogliere il rampino. Non aveva difficoltà ad alternare l'utilizzo delle due mani in combattimento, ma per quello che doveva fare doveva unire forza e precisione. Con la sola mano sinistra non ci sarebbe riuscita. Gill stava non solo esaudendo i suoi malsani desideri, ma la stava anche proteggendo. Non poteva deluderla. La modalità Zakrina da combattimento era tornata.
    Si concentrò per recepire i messaggi circostanti: il tizio blu non era distante, Gil si era frapposta a sua difesa, la nebbia era fitta, una grande massa si stava avvicinando.
    Perfetto. Tutto perfetto. Si ricordava anche il nome del drago rosso.
    "Gix!" gridò, spostando il rampino nella mano sinistra e lanciandolo come fosse a pesca di draghi. "Afferralo!"
    Avrebbe potuto semplicemente agganciarlo per una squama, una punta, qualsiasi cosa componesse la massa gigantesca del suo corpo, e difficilmente l'avrebbe mancato. Era meglio non rischiare tuttavia, così sperò che lui sfruttasse uno dei suoi grossi artigli per acchiappare il rampino al volo. Sia a causa della nebbia che della confusione non riuscì a capire quale parte del drago l'avesse accontentata, stranamente erano diventati tutti accondiscendenti, l'importante fu sentire trazione solida dall'altra parte. Passò la cima della corda che le era rimasta sulla mano destra, prese la rincorsa e saltò in aria, afferrò sia con la mano sinistra che con i denti la corda al volo e proseguì ad issarsi su alternando dita e molari. Quel che c'era di incredibile in tutto ciò, era che a contarle ricordava di aver già sperimentato altre sei volte quella follia. In nessuna di queste aveva un braccio fuori uso, l'aveva fatto per divertimento. I muscoli del collo erano sufficienti per stabilizzarla, per salire però doveva andare di braccio.
    Fu in cima prima del previsto, giusto il tempo di imprecare fra i denti qualcosa di delirante, e appena trovò le compatte squame di Gix si preparò a colpire. Adesso era lei a poter assistere dall'alto agli eventi, come il musico poco prima improvvisatosi direttore d'orchestra di una banda di scheletri e di casino porco.
    Nella coltre caliginosa sapeva dove si trovasse in quel momento, non l'aveva mai perso d'orecchio e Gill era un buon indicatore di posizione. Per centrarlo però doveva avvicinarsi. Sarebbe stato semplice chiedere a Gix di scendere, ma aveva già perso secondi preziosi e non poteva lasciare altro tempo all'avversario. Gill si era già data da fare abbastanza.
    "Appena strattono dal basso tu lascia andare il rampino" disse al drago in fretta e furia, accorciando la corda di un paio di nodi velocissimi.
    Incastrò l'ancora in una squama di Gix, si lanciò verso terra e quando fu a portata sferrò un calcio volante a girare di Chuck Norris al musico pazzo. Gix aveva avuto tutto il tempo di afferrare il rampino con l'artiglio se non voleva rischiare di perdere una squama per il peso della gravità, quindi non se ne curò. In effetti avrebbe dovuto farlo, perché se la squama si fosse staccata lei sarebbe caduta. Era rimasta appesa con la mano sinistra alla corda a pochi centimetri da terra come previsto. Diede un piccolo strattone e aspettò che Gix le lasciasse il rampino, poi lo scagliò verso il violino del musico per provare a recuperarlo e far ascoltare finalmente a tutti un po' di buona musica: quella dei violini fracassati in fronte agli scorbutici manipolatori di morti. Sicuramente il calcio che gli aveva dato lo avrebbe lasciato rincoglionito per il tempo sufficiente ad improvvisare una ballata.
    Dovette usare la mano destra per lanciare, non era brava con la sinistra. Per strattonare però avrebbe dovuto cambiare braccio, una coordinazione assoluta era cruciale per compiere gli ultimi passi di quella follia.
    Scusa Gix, ho dovuto usare un po' il tuo pg per aggrapparmi U.U
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    In effetti, nonostante le ferite riportate, la missione era stata un successo. La paura che gli abitanti provavano per quegli esseri era fondata, ma le squadre speciali di Knawr erano sempre pronte ad intervenire. Peccato che quelle stesse squadre speciali erano composte da poco più che un manipolo di umani esperti nel combattimento, addestrati a sopportare il dolore e a maneggiare le armi. Niente di più. Qualcuno affermava che fosse proprio questo a renderli temibili, altri pensavano che un solo elfo sarebbe stato più efficace di cinquanta umani. Poi c'era chi pensava il contrario e c'era persino chi invidiava Kerus per il nido in cui potenti creature erano appostate e pronte in ogni momento a risolvere i guai più pericolosi.
    Nerval era partito di corsa per raggiungere Knawr. Tuttavia poco dopo la nostra banda di baldi e baldanzosi giovini lo vide tornare indietro, insieme ad una figura inaspettata. Rovres la riconobbe immediatamente e scosse la testa.
    "Questo potrebbe essere un problema" disse Gaios, unendosi al compagno nell'accorato dissenzo. "Era diretta qui? Abbiamo finito giusto in tempo"
    Quella con Nerval era decisamente una ragazza. I suoi capelli neri striati di blu erano piuttosto vistosi alla luce del giorno e risaltavano sul verde dello sfondo. Anche i suoi occhi di pece erano ben riconoscibili a loro modo, sapevano di abisso cupo. Era vestita con abiti semplici, una maglia di seta bianca senza maniche e un morbido drappo dello stesso colore diviso lateralmente a coprirle le cosce. Camminava come se non ci fosse nessuna fretta. Anche Nerval, al suo fianco, aveva perso parte della sua frizzante baldanza.
    "Signorina Armoria?" la chiamò Rovres, cercando goffamente di voltarsi di profilo come a nascondere la mano mozzata.
    Lei si avvicinò lentamente, passando lo sguardo dal teramin a Rovres solo un paio di volte. Infine si soffermò su Gaios.
    "Strano tu non sia ferito" disse curvando le labbra in un ghigno. "A parte Nerval non pensavo ci fosse qualcuno a Knawr in grado di non farsi male"
    Così dicendo raggiunse Leamhan e Nicholas.
    "E voi? Che danni avete riportato?"
    Allungò una mano verso il Teramin, con Rovres che la fissava dubbioso.
    "Dovreste spiegare loro che..."
    La ragazza gli fece cenno di stare zitto con una mano e riprese a parlare.
    "Sono una delle allieve più disobbedienti di Ferglarendir. Nonché una delle più promettenti. Con la mia energia posso curare ogni ferita non mortale in pochi istanti, senza lasciare nessuna traccia. Questo al prezzo di un dolore pari a circa tre volte quello provato nel procurarsi le ferite stesse. Quindi vi chiedo... volete il mio aiuto?"
    Sia Gaios che Rovres stavano per dire qualcosa, tuttavia lei con un'occhiataccia li mise di nuovo a nanna. Solo Nerval ebbe l'ardire di farsi avanti e di aprir bocca.
    "Ovviamente questo è vantaggioso per lei più che per voi. Non è vero Armoria?"
    Lei non reagì bruscamente come con gli altri due, invece abbozzò un sorrisetto.
    "Sono la signorina Armoria. Un po' di rispetto bamboccio"
    Nerval si voltò e si incamminò verso la città, dopo aver assestato un colpetto di mano alla propria arma. Equivaleva ad un -e io sono Nerval, un po' di rispetto ragazzina spocchiosa-. Lei tuttavia si rivolse di nuovo al teramin.
    "Senz'altro è vero. Più ferite pericolose curo più mi rafforzo. Quel braccio ad esempio..." disse indicando Rovres, "sarebbe un buon pasto. Non credete anche voi?"
    Ecco uno dei motivi per i quali tre uomini scalmanati di Knawr sopravvivevano alle missioni più atroci. Ed era solo uno dei tanti che sarebbero emersi a breve.
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    Kestrel dovette riconoscere che, dopo molto tempo, qualcuno aveva messo in seria difficoltà il suo livello di sopportazione dell'altrui verbo. Solitamente era talmente indaffarato nel compiere ragionamenti semplici e nei discorsi più o meno incomprensibili di Kurama da non prestare troppa attenzione al mondo circostante, nemmeno le volte in cui era lui stesso ad essere coinvolto in una conversazione. Fu quella creatura blu con le squame e le ali, vagamente drago, a spazientirlo. Il complesso della situazione era già piuttosto fastidioso, quasi snervante, ma una simile ottusità era piuttosto rara anche in un'isola pazza come Kengard. Voleva tuttavia prima rispondere al cavallino, per questo trattenne Kurama che si era acceso di nuovo dentro di lui. Finché l'aura rossa rimaneva invisibile e il calore attorno e dentro al suo corpo non aumentava era tutto contenibile allo stringere i denti, le dita e le spalle. Doveva al massimo trattenere il respiro. La cosa però si stava complicando.
    "Si, vi aiuterò" rispose annuendo al cavallino d'ossa. "Ma prima dobbiamo far capire a questo individuo che deve smetterla di infastidirmi"
    Si rivolse così a quella strana creatura blu e avanzò di un paio di passi. Era disarmato, sicché quello non avrebbe dovuto titubare più di quanto già non avesse fatto. Anche ipotizzando un attacco a distanza, non era abbastanza vicino da essere imprevedibile. Si fermò e lasciò parzialmente andare l'aura. Fortunatamente Kurama aveva recuperato parte della lucidità e aveva seppellito la foga accumulata poco prima, tuttavia aveva una gran voglia di arroventare gli artigli. A dire il vero anche lo stesso Kestrel stava cominciando a sentire un certo prurito alle mani; a differenza del volpo, però, voleva menare quel tizio per la sua stupidità. E se Kestrel reputa stupido qualcuno c'è decisamente un problema.
    "Con le tue bazzecole mi hai fatto decisamente passare la voglia di essere diplomatico. Non ho intenzioni belliche, ma se non c'è altro modo per convincerti..."
    Senza curarsi dei presenti si spogliò della maglietta, poi dei pantaloni, poi delle scarpe (rigorosamente dopo i pantaloni) e infine dell'intimo; li gettò da una parte e lasciò libera l'energia di Kurama, che trasformò il suo corpo in quello della volpe a nove code dal pelo rosso e fiammeggiante. Kurama si annunciò con un ruggito e con sguardo adirato si rivolse a Zell. Lui aveva capito quale fosse il nome della creatura, seguendo le conversazioni e lo scambio di sguardi tra i presenti.
    "Non osare mai più paragonarmi ad un umano, hai capito?" ringhiò avanzando deciso. Era sicuramente minaccioso. "Non è una mia decisione la presenza del mio essere nel corpo di quest'umano. Non lo è neanche il mio innato desiderio di battaglia. Combattere con un drago o un'altra creatura altrettanto potente è un'emozione indescrivibile, parte dell'impeto della battaglia e del fervore del fuoco. Se vuoi opporti a questo perché non mi fai da avversario?"
    Kurama era pronto a dare spettacolo. Aveva capito che i loro intenti fossero altri, ma l'avevano mandato in bestia. Ora non si sarebbe calmato finché non fosse stato affrontato da qualcuno di interessante. Nairy, nel frattempo, con un'occhiata di sufficienza alla volpe aveva tirato un lungo sbadiglio e si era rivolta al teramin.
    "Io me ne andrò subito. Liya ha trovato l'ennesimo maschio da infastidire, non sta a me tirarla via. Questa volta sono addirittura due"
    Con un sorrisetto si voltò e si incamminò con un gesto della mano rivolto al gruppetto. Sparì fra gli alberi in tutta calma, poi cominciò a correre. Liya invece era rimasta ad ascoltare lo sproloquio del drago bianco piumato, anche se il suo primo interesse era stato rivolto a Zephiros. Trovò oltremodo interessante l'assurdità di quanto proferito da quella creatura, una verità talmente ingarbugliata da mettere in dubbio anche lei.
    "Ho aiutato molti di voi su quest'isola" rispose, ignorando le splendide zanne che per un attimo avevano fatto capolino dal muso di Zephiros. "Non mi aspetto lealtà in cambio, se aiutare porta vantaggio al mio interesse. I bipedi si impegnano in un'attività ogni giorno e se la gradiscono non la considerano fatica. Per me, il guadagno di un raccolto spesso ha un valore superiore allo sforzo impiegato per ottenerlo"
    Così dicendo lasciò perdere il mezzo drago ingenuo che era Zephiros e si avvicinò al suo interlocutore di piume bianche senza mai distogliere lo sguardo. Con la coda lo sfiorò sul ventre e sogghignò, procedendo oltre.
    "Non so se mi spiego"
    Era sicura che entrambi si sarebbero accorti delle sue intenzioni. Non aveva però idea di come l'uno o l'altro avrebbero reagito. Anche Zephiros, ingenuo com'era, doveva aver ormai intuito lo scopo delle sue provocazioni.
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    @Ceres: Se intendi l'enciclopedia, quella non è la sezione razze vera e propria. Diciamo che gli articoli mitologici non possono rispecchiare perfettamente al 100% la creatura che tu crei. Nel senso che ci sono caratteristiche discordanti da mito a mito, alcune estreme e decisamente esagerate, altre insensate e parte solo di alcuni folklori specifici. Però se vuoi fare uno gmomo forte quanto 7 uomini non ci sono problemi. A Kengard è tutto superpompato.

    @Fantasia: sulla trama avete piena libertà. L'unica cosa è che se usate l'ambientazione Kengard come base per il back ground dovete rispettare quello che c'è scritto nei luoghi gdr (Kerus e Knawr riassumono i temi principali). Ad esempio la guerra, c'è stata qualche secolo fa non ieri :yea: e non è in corso, seppur ci siano asti residui dai conflitti e il tema diffidenza alimentato dalla Nebbia.
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    Kestrel ci provò a seguirli tutti; ci provò con tutte le sue forze, ma proprio non ce la fece. Iniziarono uno dopo l'altro a sproloquiare del più e del meno riguardo a sue presunte attuazioni losche nei confronti della specie dei draghi, nel nome della distruzione di massa atomica e dello spirito santo. Non capì granché di quel che venne detto, il gergo delle creature era fin troppo articolato per uno come lui. Kurama stava loro dietro senza problemi, ma era troppo preso da altro per aiutarlo in tal frangente. Kestrel si ritrovò a sbuffare come non faceva da tempo. Gli sarebbe toccato rimanere senza spada ancora per un po'. Perché proprio a lui doveva capitare l'allegra combriccola delle bestiole infoiate con seri problemi di fiducia nel prossimo?
    Fece un passo indietro, si voltò verso Liya e la trovò tutta concentrata sul drago piumato che tra i molti gli era sembrato forse il più ragionevole. Con Liya però le cose non erano mai tranquille, l'aveva imparato nei primi cinque secondi dopo il loro incontro, aveva rafforzato la certezza nei seguenti dieci e ne aveva impiegati altri venti o trenta per capire che farla arrabbiare non era conveniente. La lasciò ai suoi dilemmi e ci provò un'ultima volta, e badate bene che sarebbe stata l'ultima; se quelli avessero insistito per la loro strada non avrebbe trattenuto Kurama e quel che sarebbe successo non sarebbe più dipeso da lui.
    "Non avete capito un bel niente" riprese, rivolto a nessuno in particolare. "Il mio compagno è un po' irrascibile e gli piace fare a botte, ma non è malvagio. Non più almeno. Gli piacciono i draghi perché sono creature possenti e li trova ottimi avversari per un po' di sana battaglia. Anche a me piace qualche scazzottata in allegria, ma nessuno deve rimetterci la vita. Fino ad ora il mio compagno ha affrontato solo avversari degni, con cui poter dare il meglio di sé. Diciamo che posso chiamarlo in qualunque momento, è sempre con me. Poi uno di voi però dovrà offrirsi di sfogare i suoi istinti e adesso è piuttosto agitato. Per questo qualcuno potrebbe farsi male. Un bambino capriccioso in grado di capovolgere una montagna, se vogliamo"
    C'era da affrontare anche l'argomento spada, tuttavia cominciava a temere che ci fosse del disagio in tutto ciò. Qualcuno aveva anche proposto di aiutarlo a trovarla per poi chiedergli in cambio un aiuto contro un losco individuo. Non che Kestrel non fosse tipo da affrontare i loschi individui, quelli erano i migliori, solo che cominciava ad avere una gran voglia di trovarsi lontano da quella foresta.
    "Non ho fretta di recuperare la mia arma e posso aspettare che abbiate deciso le vostre cose" aggiunse con una vena di stizza. "Ma bene o male devo assolutamente ritrovarla. Non ce ne sono altre tanto adeguate al mio braccio"
    La sua spada era soltanto sua, nessuno doveva impossessarsene. L'aveva condotta in lungo e in largo, tra le locande e le vie affollate, nelle campagne e nei boschi. Gli era sempre stata fedele e aveva tagliato carne viva e morta tante di quelle volte che ormai non c'era centimetro della lama che non avesse sfiorato almeno una volta il sangue. Era affezionato a ben poco, ma dopo Kurama e Miren c'era sicuramente la sua spada.
    All'udire quel pensiero anche il volpo si erse nella sua mente.
    <lo hai pensato da vero?>
    Kestrel lì per lì non capì. Kurama si era anche rilassato.
    <cosa?>
    <da quando sei affezionato a me?>
    Kestrel sospirò e si grattò la testa. Nel sollevare il gomito sentì il diverso peso che il fodero vuoto della sua nuova arma temporanea aveva sulle sue spalle ed ebbe la sgradevole sensazione che qualcosa non fosse a posto.
    <sei tu che mi detesti. Io ho sempre cercato di andare d'accordo con tutti>
    <strano detto da te. Hai abbandonato casa per stare da solo>
    <non posso sbarazzarmi di te> ammise Kestrel con una punta di ironia. <e ormai non voglio che accada>
    Sarebbe stato bello che tutti gli altri avessero potuto udire il dialogo. Si sarebbero resi conto di come stavano le cose. Era la prima volta che si ritrovava a pensare di voler condividere i pensieri che solitamente erano soltanto suoi e del volpone a nove code.
    Liya nel frattempo, perché Kurama non bastava, anziché farsi indietro si era subito eccitata di fronte al luccichio nello sguardo di Zephiros. Annuì e ritirò il muso.
    "Vedo che ti scaldi facilmente. Dovresti chiedere il parere del tuo gelido amico, sembra il tuo esatto opposto"
    Non ironicamente, quei due anche fisicamente parevano uno l'esatto opposto dell'altro. Liya però era interessata al nocciolo della questione e snudò le zanne nel suo solito ghigno.
    "Nessun conto in sospeso. Non ho detto di esser venuta qui per farla pagare a qualcuno, e non sono realmente affari miei. Ho solo un debole per le creature ingenue. Tu hai tutta l'aria di essere ingenuo e innocente" concluse, tornando ad avvicinare il muso a quello del drago di piume nere per poi voltarsi un solo istante verso il suo compagno bianco. "Certo non posso garantire per tutta la tana. Qualcuno è piuttosto vendicativo, altri si fanno gli affari propri. Quelli più dediti al dovere potrebbero decidere di cercarti se Noxas fosse davvero infuriata con te. Suppongo ti abbia avvertito che non avresti dovuto seguirla. Oppure anche a lei sei piaciuto. In fondo le vostre piume..."
    Lasciò la frase a metà, leccandosi le zanne lucenti e socchiudendo le palpebre. Ritirò di nuovo il collo e si voltò, schiudendo le ali ai fianchi. Liya aveva l'espressione del -non troviamoci da soli io e te perché son guai-, ed era una delle espressioni più pericolose di cui era capace. Poteva scatenare battaglie, tradimenti, notti strane e aperture spaziotemporali dalla dubbia integrità.
    In tutto ciò, Nairy non aveva risposto al cavallino. Non c'era niente da rispondere sulla Nebbia. Erano talmente in pochi a capire che perdere tempo ormai non aveva più senso. Quel giorno però di gente strana se n'era radunata un bel po'. Forse in verità ne valeva la pena.
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    Kestrel stava per rispondere all'intervento poco comprensibile seppur esaustivo del cavallino. Osservarlo gli dava una strana sensazione, ma ascoltarlo non era stato troppo più semplice. Parlavano tutti come Makon da quelle parti, e lui non capiva nulla quando il vampiro sciorinava le sue favelle. In quel caso afferrò qualcosa, anche se mentre ascoltava aveva un'espressione perplessa tipo quella degli anime quando c'è il momento imbarazzante. Ovviamente poi ci si misero i compagni del cavallino a bisticciare e a smentire le ragionevoli proposte degli altri. Persino la creatura piumata verso cui Liya aveva mostrato interesse aveva chiarito di voler soltanto mettere le cose a posto, ma a quanto pareva non erano tutti dello stesso avviso. Era evidente che se qualcuno non cominciava a far casino non poteva essere una role di Kengard. Kestrel sbuffò efece qualche passo in avanti. Avevano capito che lui fosse d'accordo con un ammazzadraghi. Non sapeva neanche che esistessero gli ammazzadraghi, ma non era certamente quel che intendeva. Di nuovo, per mettere le cose in chiaro, avrebbe dovuto far venire l'ammazzadraghi in persona. A quel pensiero Kurama esibì uno dei suoi sorrisetti mentali soddisfatti, come se l'insistenza di quelle creature fosse per lui motivo di ironia e di speranza.
    "Perché a Kengard sono tutti fuori di testa?" chiese ad alta voce, rivolto a nessuno in particolare.
    Da che pulpito! Se Kestrel riusciva a porsi una domanda simile doveva essere proprio una situazione disastrata. Nairy intervenne.
    "Ma noi non ci siamo mai nascosti" spiegò al cavallino d'ossa e pelo. "Non tutti almeno. Di cosa ci occupiamo è ben noto, creare scompiglio e far arrabbiare le autorità perlopiù. Che poi il nostro scopo sia quello diportare le specie a riunirsi contro un male comune, provocato da noi in questo caso, bhe quello non l'hanno capito in molti. Se raccontiamo la verità non veniamo creduti, quindi non ci proviamo nemmeno. Comunque sia..."
    Liya si era avvicinata al mezzo roc dalle piume nere e ignorando il suo compagno-fratello-quel che era gli aveva rivolto un'occhiata scura.
    "Quindi è vero. Hai tradito la sua fiducia. Questo non può essere assolutamente perdonato. Decisamente no" Con un ghigno beffardo si avvicinò ancora, oscillando la coda e frustando il terreno. "Dovrò assolutamente fare in modo che questo non si ripeta mai più"
    Liya era fin troppo brava a recitare, ma non quando ci cascavano in pieno. L'ingenuità era un'arma complicata per lei da affrontare, le veniva più semplice ribaltare menti astute piuttosto che creature sciocche e semplici come lo era anche David. Quel drago piumato aveva passato del tempo con Noxas, distogliendola dal compito senza neanche accorgersene. Liya però era troppo menefreghista delle regole della Nebbia per preoccuparsi davvero di rispettarle o farle rispettare. Come se qualcuno nella tana le avesse mai tenute in considerazione. Snudò le zanne e chinò il muso.
    "Chi sa cos'ha trovato di interessante in te. Adesso siete anche in due. Saranno state le piume lisce e profumate? Gli artigli affilati e le corna appuntite? O magari..."
    Se non provocava non era Liya Neratempesta. Nel mentre, Kestrel stava valutando se valesse la pena di essere altrettanto schietti con quella gente. Lasciò che la dragonessa si dilettasse nei suoi giochetti psicologici con quelli della sua specie, con cui finiva puntualmente o per combattere, o per accoppiarsi o entrambe le cose; lui voleva solo la spada. Tornò a rivolgersi al cavallino, mentre Liya invadente avvicinava il muso al drago roc dalle piume nere per annusarlo.
    "I tuoi amichetti si sono fatti un'idea sbagliata" disse al cavallino, grattandosi il mento. "Io posso far venire qui l'ammazzadraghi, ma è piuttosto irrascibile e infuocato. Ormai ha la fissa dei draghi da diverso tempo. Si diverte a combattere, non ad ammazzare. Quello a volte lo fa senza rendersene conto"
    Una presentazione rassicurante. Erano comparsi come una compagnia di cattivi fuorilegge, con una dragonessa dall'aria ostile e qualcuno con amicizie ammazzadraghi in cerca di una spada. Cosa poteva mai andare storto?
    "Intendo dire" proseguì, "che se riuscite a spiegargli che deve smettere di tormentarmi con le sue manie di battaglia sarebbe meglio per tutti. Anche a me piace combattere, ma per lui è diventata un'ossessione da quando ha conosciuto un drago"
    In quella foresta le cose sarebbero degenerate in breve. Non potevano solo lasciarlo in pace? La spada l'avrebbe ritrovata da solo.
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    Il demone non disse nient'altro. Sembrava aver raggiunto uno stato di equilibrio tra ogni sentimento che una mente poteva provare e ogni sensazione che un corpo poteva percepire: dolore, piacere, risolutezza, rabbia, paura, indifferenza, desiderio di vivere e di morire... eppure rimaneva inespressivo. Erano creature imprevedibili, plasmate dalla malvagità e da solo Ferglarendir sapeva cosa, anzi nemmeno lui lo sapeva, ma la coscienza che li guidava era ben più complessa del mero desiderio di fare del male. Fin dall'inizio era stato chiaro che non fossero bestie prive di ragione, il loro stile di combattimento e il loro lavoro di gruppo li assimilava ad una specie complessa in grado di fare branco e allo stesso tempo di pensare individualmente, ma c'era dell'altro. Rovres non ne sembrava particolarmente turbato, non più di quanto lo fosse di vedere Leamhan accasciato a terra.
    Infuriato almeno quanto il pipistrello si gettò un rapido sguardo attorno, individuò una spada per terra che in quel momento poteva esser stata di Nerval, di Gaios o di Ginopippo e si scagliò all'attacco. La raccolse gettandovisi praticamente sopra e senza riflettere si buttò sul mostro con tutta la prepotenza di cui un condottiero poteva esser capace. Si accorse appena che Nerval era partito con lui all'attacco, quel ragazzo non rispettava alcun aregola o preconcetto e agiva sempre di testa propria. Probabilmente aveva ragionato quel tanto in più che bastava per capire che il demone avrebbe schivato il colpo, perché così accadde: Rovres sentì la spada lacerare l'aria e niente più. Il pipistrello era balzato con la zampa sana e spalancando le ali gli aveva sferrato un artigliata al braccio. Rovres strabuzzò gli occhi e lanciò un grido selvaggio. Qualcosa era decisamente andato storto. Il demone gli aveva letteralmente strappato la spada di mano, ma non aveva afferrato soltanto la spada.
    Nerval non si fece intimorire da ciò che vide e saltò come se le vestigia che indossava pesassero poco e nulla, o era così o si trattava di un personaggio di Skyrim di quelli che nuotano in armatura pesante e saltano per gli irti colli anche con corazze d'ebano di settordici chili e mezzo, e si appese alla zampa del mostro. Lo tirò di peso per terra, afferrò l'elsa della spada e con tutta la sua forza riuscì a togliergliela dagli artigli. Chiunque altro sarebbe stato incredulo dell'impresa appena compiuta, ma non Nerval; se la rigirò fra le dita e con violenza gli piantò la lama sul collo, poi sul torace, poi da qualunque altra parte ritenesse di dover tagliare tagliare e tagliare. Non mozzò l'altra zampa, gli serviva per trattenerlo al suolo anche mentre continuava ad agitare le ali in preda ad un delirio di stridii. La scena era raccapricciante, e un silenzioso Rovres nello sfondo con una mano mozzata ed un moncherino sanguinante rendeva il tutto ancor più tetro. L'uomo aveva smesso velocemente di lamentarsi. Non poteva mostrarsi debole anche se quel giorno la propria vita la doveva palesemente ai suoi alleati. Fu Gaios ad intervenire. Nerval gli consegnò la spada e lui la utilizzò per tagliare un lembo della veste sotto l'armatura. Avvolse strettamente il braccio di Rovres dopo averlo liberato da alcuni pezzi della corazza e mentre Nerval provvedeva ad accendere l'ultima pira urlante provvedette a tenergli il gomito verso l'alto cercando di non far defluire troppo sangue.
    "Mi dispiace" disse poi Rovres con un leggero cenno del capo, rivolto a Nicholas e al cavallino. "Questo è il nostro compito. Prima di partire in missione ripetiamo che ci piace, ma in fondo fa schifo a tutti farsi infilare ferro nella carne"
    Non lo ammise con rammarico, non per sé stesso almeno. Era più una mezza confessione dettata dalle dolorose circostanze. Aveva coinvolto estranei in un combattimento a rischio della vita per un motivo che non era in grado di spiegare loro e questo non gli piaceva. Fu Gaios a proseguire.
    "Una delle palline pelose stava crescendo. Aveva già piccole zampe e artigli, un esoscheletro e ali in miniatura. Mi ha ferito mentre gli altri cercavano di scappare. Queste bestiacce hanno invaso l'isola da ogni parte e la Nebbia sta operando per liberarsene, ma è la loro sorgente il vero guaio. Poi quell'essere ha parlato. Non era mai accaduto prima, anche se Ferglarendir sospettava che qualcosa li spingesse oltre alla loro natura efferata"
    Rovres strinse i denti per trattenere una fitta e indicò al compagno il punto dove si trovavano Leamhan e Nicholas. Gaios capì e lo lasciò andare per avvicinarsi al cavallino.
    "Ci ha chiesto di uccidere i suoi figli" aggiunse Rovres. "Non capisco"
    Intanto Gaios si era portato al fianco di Leamhan e aveva fatto cenno a Nicholas di spostarsi. Il cavallino era troppo grosso per esser trasportato in spalla. Si chinò e poggiò le mani per terra.
    "Hai qualche osso rotto? Dobbiamo chiamare rinforzi. Anche Rovres è messo male"
    Non si capiva se parlasse da solo, se fosse una domanda retorica o cosa. Stava di fatto che dovevano sbrigarsi. Ovviamente, Nerval era già partito di corsa in direzione di Knawr. In altri frangenti avrebbero avuto alle spalle una squadra ausiliaria, medici e mezzi per portare in giro i feriti, ma quando si trattava di quei mostri nessuno voleva saperne di dare una mano. Knawr era una città libera, guardie e funzionari erano più un supporto che un'istituzione, ma questo non era sempre un bene. Soprattutto quando tutti nell'indolenza erano convinti di essere al sicuro.
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    "In teoria, e solo in teoria, la signora squamosa qui presente potrebbe aver bisogno del mio aiuto per quanto detesti ammetterlo" spiegò Kestrel al cavallino di ossa che non trovava spazio in nessuno dei suoi ricordi legati alle -creature strane-. "Non esattamente il mio, quello di qualcuno che viaggia sempre con me. Qualcuno che ultimamente mi sta dando non pochi problemi con la sua smania di affrontare draghi, draghi e draghi. Ho colto l'occasione per chiedere alla signora di squame blu qui dietro di aiutarmi in cambio a ritrovare la mia spada, che ho smarrito nei dintorni qualche giorno fa. È l'unica cosa a cui tengo, quindi devo assolutamente recuperarla. Quella potete tenervela" concluse indicando l'arma raccolta dal cavallino.
    La signorina dei cucchiai fece un sorriso a trentadue denti alla strana pazza creatura frizzante. Quella era la sensazione che dava Zell. Anche Kestrel l'aveva adocchiato subito, aveva un'aria guerriera. Lei alzò un indice e lo indicò.
    "In realtà avremmo tutti bisogno di Kestrel alla tana. E poi mi sembra normale che qualcuno di noi si intrufoli nelle abitazioni altrui. In fondo siamo la Nebbia argentata"
    Kestrel si voltò a guardarla malissimo. Ci mancava che quella scimunita tirasse fuori la Nebbia come niente fosse. Liya era del tutto indifferente, anche se di tanto in tanto gettava uno sguardo sul drago dalle piume bianche. Seguitava a dondolarsi oziosamente dal ramo robusto che ancora non si era deciso a spezzarsi e a farla capitombolare com'era stato per Nairy.
    Kestrel alzò le mani sospirando. Anche la sua stupidità e la sua poca premura per la vita avevano un limite.
    "State buoni, non date di matto. Per quanto mi riguarda voglio solo recuperare la spada. Voi altri fate quel che volete"
    Poi accadde di nuovo. Kurama era infoiato. E quel che accadde subito dopo fu ancor più spaventoso.
    Kurama produceva costantemente una sorta di rumore di fondo identificativo, quello del fruscio della sua energia dormiente che scorreva placida come un fuocherello scoppiettante. Per Kestrel era ormai un punto di riferimento, al risveglio e quando andava a dormire. Nel chiasso non riusciva a sentirla, nel silenzio prendeva il posto del fischio. Erano rare le volte in cui non lo sentiva. Quelle in cui Kurama si assopiva erano le più evidenti, le altre preannunciavano il fuoco. Non si fece trovare impreparato e strinse i denti, restando tranquillo e rilassato con tutti i muscoli delle braccia, delle gambe e della schiena. Il calore prese a defluire ma riuscì a trattenerlo. La sua pelle si arrossò, qualcuno se ne sarebbe sicuramente accorto, ma non accadde altro. Chiuse gli occhi e emise un flusso di calore rosso dalle mani, dirigendolo verso l'alto. Inspirò dal naso e poi svuotò i polmoni, rivolgendo uno sguardo alle creature.
    "E magari..." aggiunse con un sospiro, "trovare il modo di non dare di matto io per primo. Voi piuttosto, cos'è successo qui? Sangue, alberi caduti... non è un buon modo per fare festa"
    In realtà lo era. La Nebbia gliel'aveva fatto capire e lui, stranamente, per la prima volta aveva trovato un vero interesse per qualcuno che non fosse se stesso. Liya nel frattempo era scesa dal ramo e si era avvicinata. Stava fissando con più insistenza la creatura coperta di piume bianche che tra i presenti si era rivolto a Kestrel nella maniera sicuramente più amichevole. Lo sguardo di Liya non piaceva a nessuno, Kestrel sperava ardentemente di poter ritrovare la spada prima che le venissero in mente strane idee. Si accorse poi che in realtà Liya stava squadrando alternativamente i due simili, probabilmente fratelli... o compagni... e che la sua espressione da strana lucertola blu squamosa era decisamente più corrucciata di quanto gli fosse parso in un primo momento.
    "Uno di voi due" affermò Liya puntando con la coda i due draghi piumati, "ha collaborato con la Nebbia non molto tempo fa. Vi ricorderete di Noxas"
    Lo disse con un tono vagamente irritato. A Kestrel suonò insolito, fino a quel momento l'aveva sentita parlare poco e sempre con disinteresse.
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    Diciamo che un ibrido tra un qualcosa e un mutaforma equivale a un qualcosa che può cambiare forma. Mutaforma non la considererei una specie a sé. Nel caso del demone dipende anche dal modo in cui vuoi rendere il personaggio. Se si tratta di un demone più simile ad un umano che cambia forma in qualcosa di mostruoso puoi utilizzare abilità legate alle proprie trasformazioni (inserendo prima la capacità di mutare forma nel potere speciale e poi le tecniche associate alle forme); se invece il demone è di fattezze strane e può diventare umano puoi dargli semplicemente la capacità di diventare umano nel potere speciale e poi associare le tecniche ad un elemento in entrambe le forme. Con i demoni è molto figo il ghiaccio a parere mio, ma anche una classica oscurità può starci bene. Dipende come vuoi renderlo. Con qualche informazione in più posso aiutarti. Se vuoi fare il classico demone figo bonaccione stile anime col capello bianco e gli occhi spiritati... allora lì puoi sbizzarrirti! :yea:
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    Da quanto tempo! Riuniamo i post va, così dopo di me sta a Tira e poi a Cassidy.


    "Tutti a Città dei Corvi sanno che il proprietario della pietra di Ea' è..."
    Il coboldo non riuscì a terminare la frase. In un primo momento rimase semplicemente con l'espressione stralunata persa nel vuoto, poi una smorfia che sapeva di stupore e paura si dipinse rapidamente sul suo muso. Abbassò lo sguardo come a voler nascondere alla propria vista qualunque cosa l'avesse sconvolto e senza aprir bocca indicò oltre Engifer per avvisarla di una presenza alle sue spalle.
    "Se non sopravviveremo sappi che mi sei simpatica" fu tutto ciò che gli uscì dalle labbra dopo qualche secondo di silenzio.
    Una creatura fumosa di volute di tenebra si era generata dove il coboldo spaventato stava puntando l'artiglio. Era fin troppo simile a qualcuno che Engifer già conosceva per non averci niente a che fare. Il suo corpo era più sinuoso e fluttuante della controparte originale, e forse il colore era un tantino più ingrigito, ma quello che si era materializzato alle sue spalle era un drago decisamente molto simile a Aesingr. Non gli somigliava soltanto nell'espressione del muso, congelata nell'oscurità di due occhi neri come la Città dei corvi. Inizialmente era parso di forma eterea, poi si era concretizzato in un Aesingr di squame grigie e senza emettere alcun ruggito aveva sollevato una zampa per abbatterla su Engifer. Il coboldo fece per intervenire, poi capì che non avrebbe fatto in tempo e si ritrasse di colpo.
    "Via!" le gridò, sperando fosse pronta di riflessi.
    Fece per cominciare a correre, ma nel voltarsi scoprì che anche dietro di lui erano sbucate delle presenze. Erano perlopiù coboldi simili a lui, dal corpo nudo e grigio e dall'espressione vuota quanto quella del drago. Due gli saltarono incontro con silenziosa ferocia intenzionati a dilaniarlo. Fu l'adrenalina a permettergli di evitare l'assalto dei loro sottili e affilati artigli, ma sentì lo spostamento d'aria del taglio delle zampe grigie sulle squame. Per poco non piombò addosso a Engifer e non perse l'equilibrio. Riuscì a non travolgerla balzando di lato e facendo perno sulla coda.
    "Loro sono... come... com'è..."
    Cercò di esternare una frase di senso compiuto senza successo, sembrava sprofondato nello sconforto. Roteò gli occhi violacei verso Engifer e il drago ormai completamente materializzato, come anche quelli che stavano per diventare i suoi aguzzini, e dedicò alla strana mezza cobolda uno sguardo di commiserazione. Forse non era esattamente ciò che intendeva esprimere, difficile dirlo quando il terrore e il dispiacere riempono un volto, ma non aveva grande importanza. Non ci sarebbe comunque stato tempo di porsi domande, perché gli altri coboldi che erano almeno una decina si lanciarono verso di lui e lo colsero alla sprovvista. Soltanto due riuscirono a ferirlo, ma fu sufficiente perché un terzo potesse avvicinarsi; poi un quarto, un quinto e...
    Il suo musetto vivace perse improvvisamente di tonalità. Sembrava essersi improvvisamente spento, intristito in un modo quasi agghiacciante. Le ferite causate dai suoi avversari erano leggere, dai tagli stillava solo qualche goccia di sangue. ad esser stato lacerato era qualcos'altro.
    Se il drago ferirà Engifer, i ricordi positivi che lei ha di Aesingr si corromperanno e li vedrà sottoforma di incubi. Se ci sono persone con cui Engifer ha stretto un qualche legame compariranno e accadrà la stessa cosa. Se Engifer non ha amici o niente di simile a cui si è affezionata non comparirà nient'altro. Tanto meno solido è/è stato il legame con Aesingr "secondo lei" tanto più sarà facile distruggerlo e stessa cosa per le altre apparizioni. Puoi interpretare la faccenda come preferisci, per la pietra ho già la trama in mente.


    Doveva ammetterlo, farsi trascinare per le corna da Egenna era una delle cose più strane che potessero accadere a Kengard. Ce n'erano di assurdità, più di quante avrebbe pensato possibile, ma quella ne batteva molte; quasi tutte. Per starle dietro doveva fare attenzione a non strofinare il mento squamoso per terra e allo stesso tempo a non tenere la testa troppo in alto o lei non ci sarebbe più arrivata. In realtà era piuttosto alta come umana, il problema stava nel fatto che tenere il collo dritto in avanti gli faceva venire dei leggeri dolorini alle spalle e per assecondare i suoi movimenti finiva per incurvare il dorso e farsi più piccolo tra le ali. Egenna non se n'era mai accorta, per lei sembrava naturale tirare un drago per le corna. Forse lo faceva di professione!
    Quando arrivarono alla locanda, la fonte del rumore, Aes si accorse della porta in avvicinamento anche con il muso puntato verso il basso. Egenna invece dovette farci caso con un po' di ritardo, perché Aes si ritrovò a sbattere con un corno su uno stipite e sussultò. Il tonfo era stato lieve, ma vicino vicino al suo orecchio destro. Non si tirò indietro per paura di decollare Egenna con un movimento brusco. Zakrina lo oltrepassò sghignazzando mentre Egenna gli suggeriva-Ordinava di cercare una finestra. Ad Aes piacevano le finestre, erano una delle più belle invenzioni per i luoghi chiusi costruiti dai bipedi. Poteva infilarci il muso da dentro e da fuori e appoggiarsi comodamente se la cornice non era troppo sottile. Mentre si allontanava di qualche passo e cercava di capire dove appostarsi, dando anche un'ascoltata rapida nei dintorni giusto per scrupolo, sentì dall'interno un fischio sorpreso di quelli da presa in giro stile umano sobrio solo in parte o troppo birbante per farsi gli affari propri.
    "Una donzella? Due donzelle! Non potrete essere il premio di consolazione stasera, mi dispiace. Solo chi..."
    Aes sentì un frastuono, qualcosa che veniva scagliato e un paio di voci alzarsi seguite dalla discesa lenta ma prepotente del silenzio. Quando riuscì a fare il giro e ad individuare un pertugio che sembrava una finestra anche se occlusa da qualcosa, ancora non si sentivano rumori strani di oggetti contundenti in fase di decollo. Era cessato anche il tintinnare dei bicchieri. Gli tornò in mente la birra infinita. Quando capì che l'ovulo era tappato da un tessuto appositamente installato per non essere spostato proseguì nella sua perlustrazione e infine trovò una vera finestra. Infilò il muso dentro per controllare cosa stesse succedendo e, anche se la cosa non lo stupì, lo scenario che si ritrovò davanti era troppo diverso da quello di qualche secondo prima. Era così facile cambiare la posizione di individui e oggetti? E anche di ribaltarli? :sclero:
    Tira, divertiti tu a descrivere cos'è successo nei... quindici secondi in cui Aes faceva il giro.
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