Afrodite, la più bella fra le dee

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    Dea greca dell’Amore, della bellezza e dell’arte, Afrodite è la più aggraziata e attraente figura mitologica olimpica, corrispondente a Venere a Roma.
    Secondo Omero Afrodite è figlia di Zeus e di Dione, mentre secondo Esiodo nasce dal portentoso ninja-membro di Urano, lanciato in mare da Crono dopo aver evirato il padre. Da quel membro si forma una bianca spuma da cui ha origine la fanciulla divina, che nasce trasportata dalle onde del mare.
    Appena emersa dalle acque, fu trasportata da Zeffiro (vento primaverile, figlio dell'aurora Eos e del dio del vento Eolo) nell’isola di Citèra e poi a Cipro, da cui il suo culto si diffuse in tutta la Grecia ed in Sicilia.

    Il giorno della sua nascita sull'Olimpo venne organizzata una festa e tutti gli Dei impazzirono all'apparire di tanta bellezza, mentre Era ed Atena, fin dal primo momento, sentirono nel profondo il salire della gelosia: si resero conto che la loro supremazia sarebbe stata messa in dubbio da una ben pericolosa rivale.
    Nessuno, infatti, riusciva a resistere al suo fascino: tutti, uomini, animali e piante non potevano che obbedire al suo dolce richiamo. Molti infatti furono i suoi amanti, mortali e divini.
    Il primo fu Adone, il bellissimo cacciatore, che un giorno incontrò il nefasto destino di venir assalito da un feroce cinghiale e di rimanerne crudelmente ferito a morte, versando larghi fiotti di sangue dagli squarci che avevano lacerato il suo corpo. La Dea in suo ricordo volle che le sue spoglie, ogni primavera, ritornassero a vivere e a fiorire sotto l'aspetto dell’ anemone, il fiore dall'intenso colore purpureo.
    Inseguito vi fu Anchise, principe troiano dalla cui unione con Afrodite nacque Enea; per questo i Romani la venerarono come loro protettrice, considerandola una loro progenitrice. Tuttavia l’incondizionato aiuto che portò ai Troiani si ricollega con la leggenda del pomo d’oro lanciato dalla Discordia perché venisse concesso alla più figa delle fighe.
    In quell’occasione Zeus ordinò ad Ermes di portare Era, Atena ed Afrodíte sul monte Ida, dove furono "giudicate" da Pàride che le pose a confronto.
    Nonostante Era cercasse di allettarlo con la lusinga di un vastissimo regno e Atena con l’invincibilità in battaglia, Paride dichiarò vincitrice Afrodíte. Ella gli aveva promesso la mano di Elena, figlia di Leda e Zeus, splendida fanciulla vittima di vari soprusi e rapimenti da parte di diverse divinità e umani a cui viene erroneamente attribuita la colpa della guerra di Troia.
    Dopo Anchise fu la volta di Efesto, lo zoppo Dio dei fabbri di cui divenne sposa. Tuttavia il suo amante prediletto era Ares, dal quale avrebbe avuto vari figli tra cui Eros, ossia l’Amore, e Anteros, l’Amore corrisposto. Dalla loro unione nacquero anche Demo e Fobo, il Terrore e la Paura, oltre che Armonia.
    Ricordiamo anche Imene tra i suoi figli, Dio delle nozze, in onore del quale si cantavano inni durante le cerimonie solenni dello sposalizio.

    Il culto di Afrodite era collegato al matrimonio e alla procreazione dei figli, ma la Dea dell’unione coniugale rimase comunque Era. Afrodite rappresenta la potenza che spinge un essere vivente verso un altro essere vivente, l’amore passionale, raffigurrato tramite la dea inghirlandata di rose e mirto, su un carro trainato da passeri, colombe e cigni.
    Ella indossava anche il cinto magico (tra i romani detto "Cinto di Venere" da cui prende il nome anche una creatura marina realmente esistente), che rendeva irresistibile chiunque lo possedesse, essendovi intessute le cosiddette malie di Afrodite. Persino Era, i cui rapporti con Afrodite non erano certo piacevoli, se lo fece prestare quando a Zeus veniva in mente qualche zozzata galante inappropriata.

    Esiste una netta distinsione tra Afrodite nelle sue varie manifestazioni: Pandemo, Urania e Pontia; la prima era l’Afrodite terrena, patrona degli amori volgari; la seconda era la Dea dell’amore celeste, portatrice di ogni benedizione; la terza era l’Afrodite marina, protettrice della navigazione e dei naviganti.
    Il suo dominio dunque si estendeva su ogni aspetto dellanatura, da prima considerata come divinità legata alle passioni unicamente sconce per poi passare ad un ruolo di figura legata all’amore più puro.
    Il culto di Afrodite in veste di dea dell’amore ebbe uno dei suoi maggiori centri in Sicilia sul monte Erice, dove esisteva un santuario punico, nel quale sembrava in voga anche la “prostituzione sacra”.

    Veniva venerata anche dai naviganti, non nel modo in cui veniva invocato Poseidone, ma come colei che rende il mare piacevole e tranquillo e sicura la navigazione. Le era sacro il delfino, allegro accompagnatore dei naviganti.
    Ma Afrodite ammansiva tanto il mare quanto la terra; ella è la Dea della primavera, stagione dei fiori e dell’amore. Dolce con i propri compagni ed i propri amanti, non era tuttavia di lodevoli atteggiamenti Con le altre femmine. Specialmente Psiche, l’amante di suo figlio Eros, venne trattata da Afrodite in maniera piuttosto crudele, nonostante la fanciulla riesca più volte a scampare alle sue perfide trovate.
    La sua bellezza provocava invidia sia tra le Dee che tra le mortali, innescando il primordiale meccanismo con cui le donne si sono sempre combattute anziché allearsi, la rivalità.

    Edited by Aesingr - 30/11/2018, 16:18
     
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