Il debutto del Ragnarok

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Aesingr aveva capito ormai come agiva il suo non-avversario e come doveva comportarsi in risposta. Doveva assecondarlo, sopportare il dolore e poi farsi curare all'insaputa del pubblico, che esultava al loro dolore come fosse il più grande divertimento del mondo.
    Eppure non riusciva ad arrabbiarsi. Non era il sentirsi in pericolo che gli avrebbe fatto tirar fuori il peggio di sé.
    Colse un perfetto momento di stallo quando il drago nero si fermò per mettersi in posizione di difesa, proteggiendosi con i suoi sottili filamenti luminosi. Aes alzò lo sguardo, mentre gli schiamazzi di tutti gli martellavano la testa.
    Aveva ricevuto attacchi di ogni genere, nessuno abbastanza feroce da debilitarlo ma tutti abbastanza convincenti da risultare ben mascherati. Almeno così pareva.
    Sopra l'arena una grande gabbia impediva loro la fuga, e chi sa quante guardie erano pronte a colpirli se li avessero visti allontanarsi. E poi lui non era mai stato un genio in fatto di ragionamenti, cosa stava prendendo tempo a fare?
    Sfruttò i seguenti cinque secondi, mentre si lanciava addosso a Maledet, per cercare di convogliare tutte le informazioni. Non c'era davvero un modo? Neanche uno piccino piccino?
    Qualcosa lo distrasse.
    Non capì cosa fosse accaduto, ma da qualche parte non ben definita aveva udito il flebile manifestarsi di una voce che la sua mente registrò come importante.
    Egenna? Aveva sentito davvero la voce di Egenna?
    Si voltò verso l'apparentemente lontanissima fonte del suono, ma non individuò nient'altro che spettatori, pilastri, gabbie e tanto, tanto, tanto schifo.
    Si riprese soltanto quando si accorse di trovarsi praticamente sopra al drago nero, con una zampa fra quei sinistri rovi luccicanti. Senza curarsene lo fissò sgranando gli occhi e grugnendo, come improvvisamente l'illuminazione divina l'avesse frustato sulle chiappone pesciose.
    "Maledet! Tu puoi dissolverti!"
    Abbassò poi la voce di scatto, ritraendo il collo spaventato. Il timore di aver attirato l'attenzione di qualcuno lo mise immediatamente in allerta, ma si rese conto che per fortuna nessuno si era ancora accorto della recita. "Si, ho trovato una soluzione, ma tu continua a combattere"
    Si sentiva davvero troppo sicuro di sé per poterci credere, stava seriamente elaborando un qualche tipo di piano? Approfittò della vicinanza per fingere di sfruttare il suo peso contro il drago nero, utilizzando la zampa incastrata nei rovi per sbatterlo con tutta la delicatezza possibile da una parte all'altra. Se qualcuno avesse intuito che stessero fingendo sarebbe finito tutto a gamberetti e anguille, dato che più cercava di nasconderlo più risultava evidente. Si fece quindi coraggio, e aumentò un po' la dose.
    "S... scusa... spero di non farti male"
    Sul suo sguardo era stampata l'afflizione più pura ed assoluta. Stava davvero facendo male a qualcuno, che per giunta non voleva fargli del male e si trovava nella sua stessa situazione? No, non poteva arrendersi. Doveva insistere.
    Combatti per non dover combattere, combatti per non dover combattere!
    Sbatté il drago nero ancora una volta, poi lo tirò a sé e avvicinò il muso al suo, fingendo di morderlo. Con orrore si accorse di star tremando, le sue zampe si rifiutarono di stringere la presa sui fianchi di Maledet nel momento in cui provò a serrare le fauci sulle squame nere alla base del suo collo.
    Percepiva il ribrezzo farsi strada per tutto il suo corpo, e assieme ad esso un frammento di quella rabbia, forse, stava riemergendo.
    Ansimò, respirando con forza.
    "Mi dispiace, non ci riesco, preferisco sia tu a colpire..."
    Lasciò che fosse Maledet a contrattaccare, in fondo non gli sarebbe stato difficile fingere di reagire data la vicinanza e la sua zampa ancora parzialmente intrappolata fra i rovi.
    "Non curarti di me, posso attuare la mia idea da qualsiasi posizione"
    Forse era quello il vero punto forte del piano, nessuno si sarebbe accorto di niente. Avrebbe potuto agire sia restando sopra al suo avversario sia Maledet lo stesse cercando di sottomettere, per fortuna poteva sfruttare una spinta notevole anche senza muoversi.
    "Non fermarti" gli sussurrò, cercando di fare piano. "Non penso possa funzionare al secondo tentativo, dobbiamo farcela subito"
     
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    Maledet veniva buttato in giro da Aes, era quasi divertente e di certo il dolore dell'impatto non era nulla di che.
    La verità era che Aes stava facendo pianissimo e il principe nero voleva quasi chiedergli di fare più forte visto che poteva sopportare di peggio
    Dopotutto Maledet era ben disposto di soffrire per non far soffrire chi non aveva colpa come quel drago blu che puzzava di pesce, da un pò di tempo a quella parte aveva infatti scoperto la fede in sè stesso come salvatore, poiché solo chi salva verrà salvato e non si può essere eroi senza farsi carico di dolori non propri
    Maledet era abituato al dolore e alla tristezza, era uno dei pochi mortali che probabilmente poteva sopportare le fiamme dell'inferno, malgrado fosse appena un cucciolo in realtà.
    Non voleva fare male a quel drago, poiché ogni colpo che dava a quell'animo puro feriva interiormente più se stesso che Aesingr.
    Non voleva fargli del male, ma doveva ancora una volta sopportare questa sofferenza visto che Aes si stava dimostrando incapace di fargli male, l'unica cosa che sperava era che Aesingr non capisse quanto soffrisse anche lui nel fargli male, ma doveva celarlo per non farlo sentire in colpa per chiedergli tanto.
    "Non ti preoccupare... continuo come prima, tu pensa a un modo per fuggire."
    Disse a bassa voce continuando a mordere e graffiare Aes salvo poi colpirlo con la spada e i rovi curandolo.
    Il principe nero versava lacrime insanguinate di pura tristezza mentre faceva del male a un anima innocente senza possibilità di scelta, intanto Mao sorrideva: il suo piano stava funzionando, aveva capito subito che quei cuori segnati dalla sofferenza erano affini, non avrebbero mai capito di essersi alleati a causa sua: Dopotutto bastava costringere due persone a farsi del male contro la loro volontà per far chiedere loro perché combattersi, inoltre voleva essere certo che quelle creature non meritassero di morire e da quello che vedeva c'era stato un immenso malinteso, e Xarza avrebbe pagato per questo.
    Atalanta intanto guardava rassegnata Egenna che cercava di fuggire in un modo piuttosto assurdo.
    Non capiva dove la ragazza prendesse la sua forza.
    "è inutile: ci ricattureranno, e se anche fuggissimo dalla palude ci darebbero la caccia ovunque, possiamo solo cercare di convincerli a non farci fuori se va bene... beh tu non faranno fuori: io verrò resettata... ma non voglio, non voglio essere resettata e dimenticarmi di voi!"
    Atalanta in quel momento capì che doveva alzarsi e fece scostare Egenna per poi sfondare la porta con un pugno.
    Ora sapeva dove egenna traeva la sua forza.
    "Ascolta, basta fuggire: non abbiamo fatto altro. Troviamo Eidous, lui comanda i corvi... più o meno, di certo ci ascolterà, ma dobbiamo evitare Xarza a ogni costo o è la fine! se lo convinciamo forse potremo andarcene!"
    Propose Atalanta ormai stanca di fuggire.
     
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    Tirò alla porta un'altra pacca, poi una terza, una quarta, una quindicesima... perse ben presto il conto di quante volte aveva colpito quella superficie, così come non fece troppo caso a ciò che stava dicendo. All'inizio si era sentita ordinare di liberare lei e il tostapane e condurle immediatamente dal drago; poi le sue parole l'avevano portata ad offendere più o meno pesantemente qualunque "infame maledetto" che fosse all'ascolto. Da quel punto non fu più responsabile di sé: i miserabili diventarono tutti quelli che avevano osato rinchiuderla lì dentro, che continuavano ad ignorarla. Il passaggio da questo al tirare in ballo tutto il loro albero genealogico fu relativamente breve, ma mai tanto immediato quanto quello che le fece maledire il nome di chiunque avesse mai messo piede dentro quel castello. Lei compresa.
    < Eppure non è tanto complesso, PER LA NONNA BAFFUTA DELLA REGINA NERA! - l'ennesimo pugno le fece dolere anche il braccio sano - Basta girare quella maledetta chiave nella toppa di questa DANNATISSIMA PORTA! Apritela ora e forse chiuderò un occhio quando sarà arrivato il momento di PADELLARVI tutti! >
    Prima che potesse mettersi ad imprecare pure il nome di ogni roccia o alga da lì ad un raggio di 10 km dalla Città dei Corvi, Atalanta decise di intervenire e le fece notare quanto fosse assolutamente inutile il suo comportamento. Genna le lanciò un'occhiataccia di sbieco, ma si zittì e abbassò lentamente la mano, seppur non fosse totalmente convinta delle sue parole. Non avrebbe mai ammesso che l'unica cosa che aveva ottenuto con il suo "piccolo" sfogo fosse stato quello di fracassarsi pure l'altra mano. Zoppicò da parte quando la marionetta la scostò di lato e trattenne ogni genere di commento quando lei riuscì ad abbattere la dannata porta con appena un pugno. Osservò l'apertura appena formata per qualche secondo, vagamente incredula per la semplicità con cui Atalanta era riuscita a produrla. Poi scosse la testa, si riprese. La sua espressione tornò la solita: broncio + occhietti a fessura, pronti ad essere direzionati verso il prossimo malcapitato.
    < Era la dannata ora! > commentò infine, superando Atalanta e procedendo all'esterno della cella.
    Non rispose a quello che Atalanta le disse: si trovava d'accordo nel cercare Eidous (nonostante la sua logorrea, sembrava il tizio più ragionevole di quel posto... che era tutto dire ^^"), ma il suo obiettivo non era quello di scappare. Aes era la sua priorità: Genna era sicura che quel drago fosse troppo stupido per farsi gli affari suoi e troppo gentile per cogliere al volo l'occasione di fuggire quando pensava di lasciarsi qualcuno alle spalle... aveva la sensazione che fosse lei la sua unica speranza e a sé poteva sempre pensare in un altro momento. La preoccupava il fatto che li avessero nuovamente separati, ma se avesse trovato Eidous avrebbe potuto convincerlo a lasciarlo andare e senza fargli sapere il prezzo per il suo riscatto. Sperava che avesse recepito il suo messaggio nel marasma prima che la loro corsa fosse malamente interrotta, almeno se fosse riuscito davvero a scappare da lì non sarebbe tornato in città solo per cercarla e farsi ri-catturare.
    Si trascinò in avanti di qualche passo, mantenendosi a lato della stanza in modo da avere il muro a portata di braccio. Dopo qualche passo si bloccò, si voltò per fissare Atalanta.
    < Stammi vicino, ti proteggo io dai buoni a nulla che incontreremo... >
    E sì, sembrava seria mentre lo diceva. Cercò pure di recuperare uno dei pugnali che normalmente nascondeva nella manica con il solito movimento del polso, ma dovevano averglieli tolti mentre era svenuta. Oh, in quel momento le sarebbe tanto piaciuto avere con se la sua dannata padella... sicuramente sarebbe stata l'ultima delle cose che le avrebbero portato via...

    Master, procedi un po' di più che altrimenti io non ho idea di che fare XD Non so se avevi già qualcosa in mente, non mi va di intromettermi con descrizioni moleste o avvenimenti random se te sai già che fare ^^"

    PS. Ah, mi è venuto un dubbio: Eidous sa che Zakrina sta cercando proprio Aes? Leggiucchiando la luna di sangue mi sembra che fosse stato accennato, ma non so quanto nel dettaglio..
     
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    Void, come ti avevo chiesto uso Maledet. Se vuoi cambiare/aggiungere qualcosa puoi farlo nel post tuo, tanto rimango vago


    Aes aveva capito, aveva capito benissimo. Solo che non voleva pensarci. Era difficile combattere con in testa l'idea di non volerlo fare, e allo stesso tempo superare la consapevolezza che anche il suo avversario non voleva farlo. Ma se nessuno dei due faceva qualcosa li avrebbero sicuramente ammazzati, o perlomeno entrambi ne avrebbero pagato le conseguenze.
    Altri colpi, altre frustate e morsi; Maledet sembrava davvero bravo a portare avanti la recita.
    Il drago nero scoprì un fianco dopo avergli assestato un'ennesima zampata, e si espose troppo per menare il fendente che l'avrebbe curato. L'occasione era perfetta, se qualcuno più attento avesse comunque intuito qualcosa, in quel modo, avrebbe almeno fatto caso anche al fatto che Aes aveva risposto nell'unico momento in cui gli sarebbe stato davvero possibile.
    Da sotto le sue zampe esplose un poderoso geiser acquatico, che li spinse violentemente in alto. Aes strinse le zampe sulle ali di Maledet, avvicinando il muso al suo orecchio: gli scrosci avrebbero coperto completamente la sua voce.
    "Conta fino a tre e dissolviti, dopo un secondo ritorna fisico e vola più velocemente che puoi! Lo so che questa soluzione non ti piacerà, ma sono io a chiederti di non sentirti in colpa. Ti prego non tornare giù"
    Raggiunsero il limite dell'arena, delimitata dalle barre metalliche della grande voliera, e proprio un attimo prima di scontrarsi con esso Maledet si dissolse in ombra. Attraversò il limite della gabbia senza difficoltà, e si ritrovò dall'altra parte come Aes aveva sperato. Ora arrivava la parte più difficile, sia perché quel drago avrebbe potuto non approvare e quindi ribellarsi, sia perché non era sicuro di quale fosse la portata delle armi di quegli individui.
    Dopo aver attutito l'impatto con le zampe si aggrappò alle sbarre con tutte le sue forze e spinse il getto d'acqua il più in alto possibile, ben attento ad inclinarlo dalla parte opposta a dove si trovava Xarza e ad imprimere in esso tutta l'energia di cui il suo corpo era capace.
    Maledet, di nuovo solido, venne spinto vigorosamente molto lontano a gran velocità; l'acqua in movimento avrebbe respinto le frecce ed armi affini, inoltre gli oggetti dalla bassa portata per attacchi a breve distanza non avrebbero avuto alcun effetto a quel punto.
    Era fatta, era riuscito a farlo fuggire.
    Lo implorò silenziosamente di non tornare indietro ad aiutarlo, altrimenti sarebbe stato tutto inutile.
    Lasciò andare il tetto della gabbia e scese di cuota, planando verso terra completamente soddisfatto. Non c'era posto per la paura di cosa gli avrebbero fatto, era troppo contento di esser riuscito a salvare quel drago.
    Alzò lo sguardo e si preparò ad un qualsiasi sviluppo degli eventi. A quel punto avrebbe anche potuto...
    no, c'era ancora Egenna. Se si fosse trovata in una simile situazione? Se si fosse ritrovata costretta ad uccidere? Per quanto pazza, padellara e dai modi un po' rudi, dubitava fortemente che sarebbe arrivata ad uccidere se non davvero costretta.
    Il punto era che in quel luogo eri veramente costretto a farlo, oltre che per Egenna valeva lo stesso anche per il suo avversario.
    Doveva fare qualcosa, per quanto avesse ben poche speranze di uscire da lì vivo. Non poteva fuggire allo stesso modo di Maledet, e anche in tal caso non ci sarebbe stata alcuna copertura alle sue spalle per proteggerlo. Prima di tutto doveva prepararsi alla reazione di coloro che lo circondavano.
    Voleva sedersi, ma si costrinse a rimanere allerta. Semplicemente si grattò un orecchio con l'ala destra e assunse l'aria più innocente ed indifferente del suo vasto repertorio.
    Un passo per volta, forse poteva farcela.
    Forse...
     
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    Maledet impiegò 5 secondi a rendersi conto di essere libero.
    Era libero, era stato imbrogliato ad abbandorare al suo destino un innocente, cosa che lo disperava e rendeva furioso.
    Il principe d'ebano aveva seguito il piano di Aesingr senza pensare alla possibilità che il drago pescioso volesse sacrificarsi per salvarlo.
    Come aveva potuto essere tanto sciocco da non prevederlo?
    Urla di terrore e grida di dissenso si sparsero per il pubblico, dei costrutti enormi a forma di corvo si sollevarono per aria cercando di ricatturare Maledet con reti e bolas, che però veloce come un ombra fugace in una sera d'inverno sparì tra le torri lasciando gli seguitori ai blocchi di partenza.
    Trovare il drago sarebbe stato difficile, ma questo non contava: maledet nascosto tra le guglie rimase immobile, apparendo alla vista come un gargoyle, mentre i suoi occhi non smettevano di versare lacrime in religioso silenzio mentre rifletteva sul da farsi agitato.
    Aesingr gli aveva probabilmente salvato la vita, ma ora non poteva abbandonarlo al suo destino: quella gente erano scienziati pazzi, maghi profani, canaglie e criminali di ogni sorta.
    Maledet era convinto che la nebbia argentata fosse la minaccia più grande di Kengard, ma dopo aver conosciuto i corvi si stava ricredendo.
    Mao assistette impassibile quanto il maestro suo padre, Solo Xarza furiosa ruggì, il gatto aveva sempre disprezzato l'insensatezza e la violenza della Regina nera quasi quanto il padre.
    Mao stizzito scese dalla sua posizione sopraelevata e fissò il drago intensamente.
    La voce del gatto si fece strada nella mente di Aesingr anche se Mao non mosse le labbra:
    "cavolo... Ora devo cambiare piani drago. Ti manca un cielo senza sbarre? Perché tra poco dovrai fuggire più velocemente che puoi. Non preoccuparti: ti proteggerò con la mia magia."
    Disse Mao telepaticamente ad'aes prima che il suo braccio si circondasse di un aura azzurra, e con la musica di One-punch men di sottofondo, spiccò un salto e con un solo pugno fece a pezzi la volliera liberando Aes che ora poteva volare via.
    Mao scosse le spalle e si sedette a gambe incrociate su una colonna che raggiunse con un nuovo salto, poi rivolse un braccio verso Aesingr e creò una barriera mentale che l'avrebbe protetto dandogli il tempo per fuggire.
    Xarza si mise a urlare e cercò di scendere dalla sua piccionaia a picchiare Aes Ma il maestro assunse forma draconica e avvolse Xarza tra i tentacoli impedendo alla grande dragonessa di scatenare un ecatombe.
    Ars non doveva lasciarsi sfuggire l'occasione per fuggire.

    Atalanta intanto illuminava la via oscura: grandi corridoi a misura di drago con porte che davano su altre stanze.
    "mmmh ma questa è la torre dell'ira! Egenna, andiamo alle armerie, poi cerchiamo Eidous e se non ci ascolta lo prendiamo in ostaggio e costringiamo questa Gente a rendere liberi noi e il tuo draghetto!" propose Atalanta prima di afferrare Egenna e trascinarla dentro una porta.
    Atalanta aveva udito con i suoi sensori che arrivava gente, era meglio non farsi scoprire per ora.
    Fuori dei passi pesanti e lenti si susseguivano lenti, stava passando un gruppo di costrutti, sarebbero rimasti lì un po' per sicurezza.
    La stanza era buia, ma i visori ultrarossi e ultravioletti di Atalanta gli permisero di capire di vedere che la camera era piena di casse e scatoloni.
    "non puoi vedere, ma qui dentro ci sono un sacco di casse... Deve essere una specie di magazzino, magari ci sono armi che potresti usare per difenderti o ancora meglio dei vestiti e maschere dei corvi con cui occultalti come quando sei arrivata."
    Atalanta si mise a rovistare nelle casse e trovò un kit medico, camici, alcool e un bisturi leggero e furtivo come arma per Egenna, ma sperava che non sarebbe stato necessario usarlo per difendersi.
    "vieni qui: provo a sistemare il tuo braccio e il fianco... Ho trovato anche un bisturi che puoi usare per difenderti, dell'alcool e un camice da medico... Almeno sarai meno riconoscibile mentre ci aggiorniamo qui intorno."
    Fece Atalanta aprendo la valigetta piena di garze, disinfettanti e strumenti di medicina di base, non sarebbe stato comunque difficile sanare le ferite della nuova amica, sperava solo che non entrasse nessuno proprio ora.

    Edited by Master of Void - 14/1/2019, 21:52
     
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    I corridoi scorrevano intorno a lei tutti uguali. Atalanta le illuminava la via, ma Genna non aveva idea di dove stesse andando. Era partita tutta spigliata e con l'intenzione di trovare il prima possibile Aes o qualcuno con cui poter trattare, ma piano piano l'entusiasmo aveva lasciato spazio alla disperazione: il fianco aveva cominciato a lamentarsi ad ogni respiro troppo profondo e la spalla gli faceva eco ad ogni movimento troppo brusco. Quanto mancava? Quanto doveva camminare ancora? Ben presto dovette cominciare ad usare la parete per sorreggersi con il braccio sano, ma il suo passo si fece comunque gradualmente più irregolare. Dove diamine era quello stupido drago? Dove lo avevano messo?
    Dopo qualche minuto che procedevano, Atalanta sembrò in grado di riconoscere la zona: a quanto pareva erano nella torre dell'ira. Genna si bloccò, dubitava che sarebbe stata in grado di risponderle e camminare insieme. Prima che potesse farlo, però, venne strattonata via dalla stessa Atalanta. Strinse i denti per soffocare i gemiti di dolore, mentre l'automa la trascinava all'interno di una stanza buia. Il dolore improvviso la intontì: appoggiò la schiena contro il muro accanto l'entrata e si lasciò scorrere giù, fino a sedersi a terra. Non fece caso ai passi pesanti che si sentirono provenire dal corridoio appena lasciato e combatté contro la fastidiosa sensazione di stare per svenire da un momento all'altro.
    In sottofondo sentì Atalanta spiegarle cosa ci fosse nella stanza, ma a lei non interessava. La sua attenzione era tutta calamitata sulla spalla e sul dolore al fianco che si acuiva ad ogni respiro. Sapeva di dover cercare Aes, ma non trovava la forza per alzarsi, di collaborare con Atalanta.
    Scosse la testa per cercare di riprendersi, anche se la spalla non apprezzò particolarmente il movimento. Quella era stanchezza, si disse. Semplice stanchezza. Le sarebbe bastato riposarsi per qualche istante, poi sarebbe stata di nuovo capace di procedere. Lo ripeté mentalmente finché non fu in grado di convincersene.
    < Sto bene, non ho bisogno di aiuto: sono solo un po' stanca. - rispose, quando Atalanta le propose di sistemarle fianco e spalla - Non ha senso perdere tempo in queste stupidaggini! >
    Prese il bisturi e lo nascose nella manica con un gesto meccanico. Per dimostrare le sue parole, cercò poi di alzarsi. Fece leva sul braccio sano e si tirò faticosamente su. Una volta in piedi, però, ebbe un capogiro e fu costretta a tornare a sedersi.
    < Dannazione... > borbottò irritata.
    Quella era solo stanchezza, ripeté tra sé e sé. Era evidente che le servisse solo un attimo di riposo in più per riprendersi. Solo qualche secondo. Appoggiò la testa al muro. Chiuse gli occhi. Un istante solo...

    Zork aprì gli occhi, ma il risultato fu pressoché inesistente: a parte la poca luce che filtrava da sotto una porta, intorno a lui era troppo buio per capire dove fosse. Cercò di alzarsi, ma un dolore acuto alla spalla e al fianco lo fecero ricadere sul posto. Cosa diamine era..?
    Giusto, era stato Ricordato. Percepiva la sua ospite di sottofondo provare una certa fretta nell'uscire da quella stanza, insieme alla fastidiosa sensazione di impotenza per non riuscire a farlo. I suoi ricordi gli dicevano che stava cercando qualcuno? Che buffo, un drago? Bah, a lui non interessava. Se era stato Ricordato era perché doveva per i suoi poteri guaritori, non per farsi gli affari degli altri. Aprì la giacca sfilacciata che indossava e si alzò la camicia. Con la mano destra si tastò il fianco sinistro, poi passò alla spalla. Chiuse gli occhi per concentrarsi sulle ferite che la ragazza aveva riportato e cercò se ce ne fossero delle altre. Gli bastarono pochi istanti per farsi un'idea generale. Riaprì gli occhi di colpo.
    < Che seccatura! > esclamò a denti stretti.
    Quella situazione non era degna del suo genio: una semplice spalla lussata, un paio di coste incrinate, una piccola ferita ormai chiusa sul lato della testa e contusioni varie... una noia! Lui non si meritava quelle inezie... era Zork, uno dei migliori guaritori del Folklore Toc! Era abituato a trattare ossa fratturate, ulcere strane, veleni mortali e tante altre cose simpatiche che non augurava a nessuno che gli fosse troppo lontano. Invece, da quando quella tizia aveva cominciato a Ricordarlo, finiva sempre per ritrovarsi dal lato della persona da guarire.
    < Che seccatura! > ripeté piano, sospirando.
    Nell'oscurità sentì qualcosa muoversi. Zork si irrigidì per lo spavento e la sorpresa di non essere solo, maledendosi subito dopo per la successiva fitta di dolore alla spalla. Ripescò dai ricordi della sua ospite chi fosse la sua compagna di avventure. Non che nemmeno lei avesse le idee molto chiare a riguardo..
    < Credo di aver bisogno del tuo aiuto, dopotutto... > le disse bruscamente.
    Per prima cosa le spiegò come prendergli il braccio e tirarlo su senza danneggiare le strutture attorno. Anche se anestetizzò la regione per limitare il dolore, si ritrovò lo stesso a gemere quando la testa dell'omero rientrò nella giusta sede. Tastò la spalla per controllare che fosse tutto a posto, poi provò a muoverla. Era ancora un po' infiammata, ma per lo meno da quel momento in poi avrebbe potuto usare entrambe le mani.
    Passò quindi al fianco e si alzò di nuovo la camicia. Se ci fosse stata abbastanza luce, avrebbe visto la pelle violacea per la botta presa nella caduta. Nella sua esperienza aveva visto abbastanza coste rotte e fratturate per sapere che l'unico trattamento era il riposo: l'unica cosa che avrebbe potuto fare per aiutarla era cercare di alleviarle il dolore anestetizzando la zona. Era una soluzione momentanea, ma sempre meglio che rimanere bloccati in quella stanza oscura per chissà quanto tempo. Per lo meno avrebbe permesso alla ragazza di continuare quella sua stupida ricerca...
    Decise di lasciar perdere le altre ferite e contusioni: meglio evitare di consumare troppa energia. Mentre si occupava del fianco, istruì Atalanta nel disinfettargli le ferite più superficiali con alcool che aveva recuperato.
     
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    Rispondo veloce così mando avanti, perché è più che certo che non risponderò fino a fine febbraio U.U


    Comprendere quali intenzioni avesse quella gente era piuttosto difficile, soprattutto dal momento in cui cominciarono ad accadere cose a raffica: la regina nera prese a ruggire, il tipo accanto a lei cercò di trattenerla a suo rischio e pericolo e il gatto che prima avrebbe dovuto sfidarli lo invitò ad allontanarsi.
    Certo, anche lui stesso avrebbe potuto rompere una parete della gabbia se avesse avuto il tempo di fuggire, ma la fuori c'erano abbastanza arcieri e personaggi loschi da convincerlo che non fosse il caso.
    Che pensava di fare quel micetto? Sentiva che il gatto stava combinando qualcosa, e non si sentiva in pericolo quindi, almeno in teoria, pareva starlo aiutando. Ma siccome ad Aes le cose devi spiegarle, non poteva intuire (dato che Void non spiegaaaaa) che quella fosse una barriera e soprattutto che si sarebbe potuta muovere con lui. Perché se crei una barriera attorno ad Aes, Aes come fa ad andarsene? Mannaggia al piffero?
    E quindi...

    Aes poteva farne di boiate in quel momento, ma scelse proprio la più divertente, idiota e folle tra quelle disponibili. Si mosse fino a mettersi a qualche metro sotto Xarza, poi con una spinta la raggiunse e fissò l'altro... individuo per suggerirgli di lasciarla andare. Non per altro, ma era sicuro che non sarebbe riuscito a farlo ancora a lungo e si sarebbe fatto male con Xarza agitata in quel modo.
    "Regina, io... ti chiedo scusa se ho combinato un disastro, ma lascia stare Egenna. Può darsi che sia anche colpa nostra se si è scatenato un putiferio, ma non pensi che questo luogo sia troppo crudele per punirci?"
    No, probabilmente non lo pensava. Si aggrappò con le zampe ad una sporgenza perché le ali non volevano saperne di farlo stare in equilibrio e non avrebbe ottenuto altro che apparire ridicolo in quel modo. Ondeggiò la coda in basso, senza smettere di scrutare il furente muso della regina nera e i suoi occhi infernali. Aveva salvato Maledet, ormai in lui la paura se n'era andata.
    "Ci sono creature qui che sicuramente ti avranno fatto un torto, ma scommetto che vorrebbero chiederti scusa! Non devi lasciarli morire in quest'arena"
    Si voltò verso la gabbia da cui era stato prelevato per combattere. Kiriax ancora era lì che aspettava il suo turno, immerso nella sua certezza che salvarsi significasse obbligatoriamente combattere per la vita.
    Si tirò poi indietro e volò verso l'apertura nella voliera, approfittando del fatto che fosse già aperta per non perdere tempo e proiettarsi fuori con una poderosa spinta delle ali e delle zampe. Creò un altro geiser acquatico, in modo da sfruttare l'impatto dell'acqua con il suolo per schizzare alla massima velocità verso il cielo. Riuscì fortunatamente a calcolare le distanze in maniera corretta, anche se le sporgenze affilate delle barre di metallo lo ferirono su un'ala e sulla zampa anteriore sinistra mentre usciva. Neanche se ne rese conto, l'impeto di adrenalina fu talmente violento da impedirgli di concentrarsi su altro che non fossero i contorni lontani dei nembi sopra la sua testa. Chi sa se Maledet aveva provato una sensazione simile?
    Che triste abbinamento, un cielo così grigio rivestiva un luogo tanto macabro e saturo di infamia. Quegli individui bramavano solo sangue e violenza, non si curavano del perché i combattenti si trovassero lì né del fatto che non stessero lottando volontariamente. Poco male se qualcuno sceglieva di combattere e rischiava la vita, ma quella non era un'arena in cui confrontarsi volontariamente da pari a pari; quello era un tetro scenario di morte e prigionia.
    Possibile che Xarza fosse tanto crudele? No, probabilmente non era così. Doveva esserci qualcosa che la spingeva ad agire in quel modo, doveva esserci. C'era sempre... un motivo.
    In un momento del genere però anche Aes dovette accettare di dover lasciare qualcuno ai suoi problemi senza impicciarsi, perché altrimenti ci avrebbe rimesso la vita.
    Si circondò con tutte le sue energie residue di una quantità d'acqua notevole, facendola vorticare mentre per proteggersi si allontanava. Questo lo rallentava molto, ma lo rendeva anche in grado di respingere gran parte degli assalti fisici in arrivo da ogni direzione senza doversi fermare.
    Per alcuni secondi udì soltanto lo scrosciare pesante dell'acqua rotante e del proprio respiro ansimante, poi l'acqua divenne una tranquilla pioggerella che lentamente scese a tratti verso terra.
    Lo scudo si era dissolto. Rimase solo Aes, in volo in mezzo al plumbeo cielo di Andorix, con il muso carico di grande tristezza. Stava lasciando Egenna in mezzo a quei tipi.
    Egenna gli aveva detto che si sarebbero ritrovati. Si, si sarebbero ritrovati, gli aveva pure spiegato dove poco prima che venissero separati. In quel momento non gli venne in mente, ma era certo che a breve se ne sarebbe ricordato. La corsa nel castello, la successiva botta, il combattimento e le varie sensazioni percepite negli ultimi minuti avevano occupato con sufficente prepotenza la sua mente da costringerla a qualche attimo di ripresa ora che finalmente si era ricordato come respirare.
    Stava trattenendo il fiato ormai da un bel po'. Accettare di allontanarsi era quanto di più orribile dovesse fare, ma non aveva idea di dove andare a recuperare l'amica né a chi chiedere aiuto. Chiunque l'avesse riconosciuto lo avrebbe attaccato, e certamente non poteva sperare che quella gente andesse contro il volere di Xarza. Ringhiò fra sé e sé, da solo non aveva speranza di aiutare Egenna.
    Mille pensieri gli affollarono la mente; non si rese nemmeno conto che si stava allontanando dalla città.
    Le sue zampe avevano quasi toccato terra e lui a mala pena si era accorto di trovarsi a pochi metri dal suolo paludoso.
    In effetti qualcosa su cui poter contare c'era, come aveva fatto a non valutare la cosa prima? Quello strano gatto azzurro l'aveva aiutato e l'altra creatura troppo complicata da descrivere aveva provato a tenere buona Xarza. Magari avrebbe potuto chiedere a loro una zampa!
    Fece per ruotare il collo, solo per rendersi conto di aver ormai allungato troppo le distanze dalla Città dei corvi. In mezzo a quella nebbia non poteva neanche distinguere le sagome delle torri in lontananza, e non era per nulla certo di esser andato sempre dritto.
    Non poteva individuare il ponte, non poteva restare troppo sott'acqua o l'avrebbero aggredito le bestioline che abitavano nella palude, non poteva fare un bel niente. Si costrinse a proseguire, almeno finché non avesse trovato un terreno sicuro su cui chiarire le idee.

    L'acquitrinio presto lasciò posto alle rocce, che a loro volta

    vennero ricoperte da un più morbido manto erboso. Probabilmente in vita sua non aveva mai volato così tanto senza fermarsi e con le energie già ridotte per lo scontro di poc'anzi. Eppure continuava a volare, ignorando la fatica e le proprie ali che imploravano le zampe affinché dessero loro il cambio.
    L'atmosfera era decisamente cambiata, era tutto più calmo e pacifico da quelle parti. Sempre che non lo stessero seguendo per farlo fuori.
    Si buttò quasi di peso sull'erba e appoggiò il muso fra i fili del tappeto verde, con ogni pensiero rivolto a Egenna e a Maledet.
    Si, aveva fiducia in quella tipetta, ma non poteva lasciarla da quelle parti. Doveva tornare indietro, doveva ritrovarla. A costo di perdersi cinquanta volte e rischiare la vita altrettante.
    Era stato tutto davvero troppo confuso, rapido e sospinto dagli eventi perché potesse ragionare oppure era seriamente stato lui ad esser così stupido da abbandonarla? Faticava a crederlo, eppure era successo. Per una volta aveva messo la via d'uscita davanti all'opzione rischiosa?
    No, aveva solo contato troppo sulla fiducia. Dovette porla in questi frangenti, per non tormentarsi ulteriormente. Certo che si fidava di Egenna, ma non poteva andarsene senza di lei.

    Aes esce, e finalmente le sue role si rincastrano a modino ^_^
     
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    Xarza urlava furiosa mentre il maestro del vuoto la tratteneva.
    Il povero maestro stava prendendo un sacco di sberle dalla dragonessa furiosa e paonazza di rabbia, al punto che gocce di metallo fuso gli colava dalla coda e il suo corpo emanava vapore mentre lei si dimenava.
    "Fermate quel drago azzurro che puzza di pesce!
    È un criminale!
    È un terrorista!
    Sparate! Mirate alle ali! Spezzategliele se serve! Ha osato prendersi gioco di me!"

    Ruggiva lei oltremodo iraconda per le parole del drago, ma ciò che accade fu incredibile: la folla diede contro a Xarza e si lanciarono contro i balestrieri che non poterono più attaccare Aes coi loro dardi.
    A quanto sembrava nemmeno gli abitanti di Andorix erano assetati di sangue come sembrava e molti avevano mangiato la foglia già da prima sul fatto che Aes non fosse un criminale, ma solo una vittima di infausto destino.
    quindi perlomeno il drago sarebbe potuto fuggire indisturbato mentre il maestro prendeva le botte al posto suo e Mao lo fissava volare via sdraiato su un enorme travone di ferro.
    "Drago, un giorno ci rivedremo e chi lo sa, mi potresti tornare il favore.".

    Maledet intanto sperava di non essere stato localizzato nel suo rifugio.
    Sarebbe fuggito quando le acque si sarebbero calmate, ma arrivò quella dragonessa dell'acqua oscura che lo assalì, era Tirax!
    Maledet cadde tra la nebbia con la dragonessa che rideva crudele mentre precipitavano, sparendo tra le nebbie tra le urla disperate di Maledet e le risate di Tirax.
    Il destino di Maledet sembrava incerto, ma nei giorni successivi si sarebbe saputo di come il povero draghetto fu quasi costretto a unirsi al corvo e a fare da cavalcatura a uno stupido lemuriano che aveva preso un sacco di botte da un tizio uguale a lui.
    Maledet esce... MALE!


    Atalanta intanto si era concentrata molto per seguire la spiegazione della ragazza mentre la puliva e sistemava con premura.
    Curare un corpo era come riparare un meccanismo: bisognava assicurarsi che ogni pezzo funzionasse alla perfezione e per fortuna le conoscenze mediche istallate nel suo cervello gli vennero in aiuto.
    "ho capito: tu non sei Egenna, ma poco importa.
    Il corpo e suo e farò del mio meglio."

    Fece Atalanta curandola ascoltando quella persona saggia (anche se un po' scontrosa) che possedeva il corpo della sua amica.
    Una volta finito aspetto che lei tornasse in sé poiché aveva intuito che.
    Egenna non era completamente "riparata" ma con gli esseri viventi ci voleva pazienza, sarebbe stato il suo stesso corpo a guarirla, un po' come i costrutti come Atalanta.
    Lei sorrise cercando di incoraggiare sia Egenna che se stessa.
    "Meglio che ci fermiamo qui un per un po' a riposare e pensare sul da farsi.
    Non voglio che le tue ferite si riparino per uno sforzo eccessivo, anche temevo fossi messa peggio.
    Il tuo amico potrebbe essere già fuggito altrimenti farò in modo che lo rilascino, dobbiamo trovare Eidous o il maestro del vuoto ed evitare i servitori di Xarza.
    Suppongo tu conosci già lord Eidous, sembra un vampirico armadio di muscoli logorroico, ma ha un buon cuore e non permetterà simili ingiustizie nemmeno se è la Regina nera a compierle."

    Spiegò Atalanta sedendosi in parte a Egenna.
    Era tranquilla a prima vista, ma in realtà Atalanta era spaventata e piena di preoccupazione, l'ultima cosa che però voleva era trasmettere tali emozioni alla sua compagna, ma sapeva che probabilmente anche lei era molto preoccupata per il drago azzurro che sicuramente incolpava già di tutto questo.
     
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    Prima che il suo Ricordo potesse svanire nell'oblio, Zork alzò per l'ultima volta lo sguardo verso Atalanta.
    < Così hai capito che io non sono davvero questa ragazza? - Zork scoppiò a ridere, ma si bloccò subito soffocando la risata in un gemito - Sei piuttosto perspicace per essere solo un costrutto meccanico. >
    Si riprese il fianco tra le mani, maledicendosi mentalmente per quell'improvviso scoppio di ilarità che gli aveva scosso il torace. Era evidente che la sua cura raffazzonata permetteva solo un certo range di movimenti...
    < Non ti preoccupare comunque, sto per restituirle il controllo. - abbassò lo sguardo sul fianco, per assicurarsi fino all'ultimo che il suo trattamento avrebbe permesso alla ragazza di procedere senza sentire troppo dolore - L'unico sistema che per me rimane di esistere è attraverso il suo corpo, perciò ho tutte le mie ragioni per far sì che lei stia bene quando la lascio. Ma fai attenzione: non si può dire lo stesso di certi altri suoi... com'è che ci chiama? Ricordi? >
    La sua espressione si rabbuiò per un istante.
    < Ah, che ragazza ingenua... > sussurrò, prima di andarsene.

    Genna venne ridestata dalla lenta voce metallica di Atalanta, ma fu solo quando sentì un vicino tonfo, che riaprì gli occhi di scatto. Il buio nella stanza era ancora troppo fitto per poter capire cosa ci fosse esattamente attorno a lei, ma i suoi occhi si erano abituati a sufficienza per distinguere la forma umanoide di Atalanta. Quando si era spostata per sedersi al suo fianco? Fino al secondo prima, non era davanti a lei che frugava tra gli scatoloni della stanza? Cosa era successo? Non sentiva la stessa pressione dolorosa al fianco o alla spalla, forse era leggermente più stanca di qualche istante prima, ma Genna si sentiva confidente che non avrebbe più avuto problemi a procedere tra i corridoi di quel castello. E se poteva, allora doveva andare.
    Con la mano cercò la spalla di Atalanta per confermare ciò che i suoi occhi percepivano a mala pena e, per una qualche ragione, si sentì confortata nel tastare il freddo metallo che costituiva la sua pelle.
    < No, non possiamo fermarci qui: - le rispose frettolosamente - quello stupido drago non è capace nemmeno a difendersi se non c'è qualcuno che gli ordina di farlo! >
    Solo in quel momento Genna si accorse di aver usato il braccio sinistro per cercare Atalanta... seriamente, cosa era successo? Fino all'istante prima non riusciva nemmeno a muoverlo quel braccio! Che si fosse addormentata? Aveva intuito che la sua fosse solo stanchezza, ma quanto aveva dormito per ottenere un simile miglioramento? Perché Atalanta non l'aveva svegliata? Non c'era più nessun'altro secondo da perdere! Più tempo passava e più era probabile che scoprissero la loro fuga!
    Si rialzò sfruttando la spalla della marionetta come appoggio. Il dolore al braccio sinistro si riaccese per un istante quando caricò tutto il suo peso su di esso, ma si spense dopo poco. Genna non ci fece troppo caso e, a tastoni, cercò la maniglia della porta per uscire da quella stupida stanza. Quando la trovò, però, decise di non aprirla. Spostò lo sguardo verso Atalanta, anche se l'unica cosa che riusciva a distinguere era la sua mera sagoma seduta a terra.
    < Forse hai ragione quando dici che abbiamo bisogno di un piano... hai ancora quel camice che mi avevi offerto poco fa? > borbottò, distogliendo lo sguardo.
    Dopotutto, se Aes aveva aspettato fino a quel momento, qualche minuto in più non avrebbe fatto la differenza. Controllò le tasche della blusa sporca e rovinata prima di togliersela e gettarla di lato; poi indossò il camice che le porse Atalanta e con un laccetto legato sul polso raccolse i capelli dietro la nuca. Aggiustò il bisturi nella manica e fece qualche prova per abituarsi ad estrarlo rapidamente, come se fosse uno dei suoi pugnali. La lama era più leggera, ma non trovò grosse difficoltà.
    < Se incontriamo qualcuno, comportati come un automa normale e lascia parlare me. >
    Forse quello che aveva in mente era piuttosto stupido, ma pure l'idea di travestirsi da ricercatrice non era stato chissà quanto furbo, eppure le aveva permesso di ingannare tutti gli abitanti di quel castello finché non si era tolta la maschera. Rivolse ad Atalanta un ultimo cenno d'intesa, prima di aprire la porta e dirigersi verso l'esterno. Fortunatamente, nessuno li vide uscire dalla stanza.
    Lasciò che fosse la donna meccanica a condurre, dato che lei sapeva quantomeno come orientarsi. Genna la seguì il più velocemente possibile: di tanto in tanto era ancora costretta a chiedere alla compagna di rallentare il passo e trovava le scale ancora una seccatura terrificante, ma per lo meno non zoppicava più quanto prima e non necessitava più di sorreggersi alle pareti per procedere in avanti.
    Svoltarono l'ennesimo angolo e... l'inevitabile accadde.
    < Ehi! Ehi tu! > gridò Genna, puntando l'indice dritto davanti a sé.
    L'"inevitabile" (alias uno dei tanti ricercatori del Corvo che infestavano quel castello) alzò lo sguardo confuso e cercò chi lo avesse chiamato così bruscamente. Genna ignorò l'occhiataccia che le lanciò da dietro la maschera nera e cominciò ad avvicinarglisi, esasperando il suo passo malfermo, come per dimostrare delle ferite più gravi di quelle che in realtà avesse. Abbassò la mano e la portò verso il fianco ferito. Il suo obiettivo: simulare un aspetto più miserabile possibile.
    < Tu, ricercatore, sto parlando con te! - lo vide incrociare le braccia al petto, come se lo avesse infastidito essere definito di nuovo "Tu!" - Devi aiutarmi assolutamente a trovare Lord Eidous! Mi hai capito? Subito! >
    Genna alzò lo sguardo verso l'alto per cercare di capire con chi avesse a che fare: la figura mascherata era più alta di lei di tutta una testa, era magra quanto una stecca, dalla pelle scura e dai capelli lunghi e bianchi. Dai pochi dettagli che si intravedevano oltre la maschera e il camicione grigiastro tipico dei ricercatori, si presagiva che quel tizio non fosse umano, come lei aveva inizialmente pensato. Lo osservò mentre si guardava attorno annoiato: aveva delle orecchie a punta? Che fosse una qualche razza di elfo?
    < Perché? Cosa è successo? > chiese il ricercatore con un sopracciglio alzato. Oh andiamo, non lo vedeva da solo che era piena di lividi e ferite? Di certo non lo stava disturbando per invitarlo a prendere un te!
    Gli si affiancò e finse di dover recuperare fiato per qualche secondo (non per necessità scenica, ma solo per irritarlo ulteriormente). Solo alla fine di tutta la pantomima, Genna cercò con lo sguardo gli occhi dell'elfo e gli spiegò la situazione.
    < Devo assolutamente riportare un'evasione: due prigionieri sono scappati dalla loro cella e mi hanno aggredita! Se sono viva è solo grazie a lei, - indicò con noncuranza alle sue spalle, verso Atalanta - che è intervenuta prima che potessero finirmi! >
    Di fatto, la sua non era propriamente una menzogna: l'evasione dei due prigionieri era effettivamente accaduta, solo che ometteva di essere lei uno dei due; era vero pure che fosse stata attaccata e che Atalanta le aveva salvato la vita, solo che non le sembrava il caso di accennare chi ne fosse stato l'autore. In ogni caso, il suo aspetto era abbastanza pesto da dimostrare anche la teoria appena accennata.
    < Dannazione, è successo di nuovo? - ribatté l'elfo ignaro delle sue omissioni - Hai idea di chi fossero? >
    Distolse lo sguardo, come se volesse riflettere. In realtà voleva solo evitare di essere scoperta a mentire spudoratamente.
    < Purtroppo non ho fatto in tempo a riconoscerli. - rispose - Temo, però, che siano i due che hanno aiutato il drago a distruggere il laboratorio nell'altra torre... >
    Il ricercatore cercò i suoi occhi e per un attimo e Genna temette di aver osato troppo, che l'elfo avesse scoperto tutto; poi lo vide distogliere lo sguardo ed imprecare sonoramente.
    < Xarxa non sarà per niente contenta... > commentò infine.
    < Già... > disse lei in un sospiro, trattenendosi dal sorridere per il successo del suo inganno.
    L'elfo si voltò e accennò a fare strada. Prima che potesse farlo, però, Genna gli prese il braccio e lo bloccò. Il tizio focalizzò di nuovo la sua attenzione su di lei, vagamente infastidito.
    < Dobbiamo riportarlo a Lord Eidous o al Maestro del Vuoto... dopo i recenti disordini, è meglio se non andiamo dalla Regina Nera in persona: non credo di avere il coraggio necessario per essere il messaggero di questa nuova delusione. >
    Il ricercatore rabbrividì. A quanto pareva, non erano solo i nemici a temere la luna storta della cara Xarxa.
    < Sono d'accordo... > confermò il ricercatore, prima di voltare le spalle per una seconda volta ed incamminarsi.
    Prima di cominciare a seguirlo, Genna lanciò una rapida occhiata alle sue spalle, verso Atalanta, e le fece l'occhiolino.

    Ok, questo è il mio primo post scritto integralmente con la tavoletta/cellulare (mi sono rassegnata XD), sicché sarà venuto quanto meno uno schifo. Se c'è qualcosa che non si capisce, aiutatemi pure a maledire il mio stupido computer morto ^^"

    A parte gli scherzi, Master, se nel prossimo messaggio vuoi muovere il gruppetto, usa pure sia Genna che il nuovo arrivato. Non farti problemi ^^
     
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    Atalanta cantava a bassa voce una strana canzone mentre procedeva per i corridoi sorreggendo Egenna che faceva ancora un po' fatica a camminare.
    "Un brindisi all'essere umani
    a tutto il dolore e alla sofferenza
    C'è bellezza nel sanguinare
    almeno provi qualcosa

    Vorrei sapere come è
    quando ti importa abbastanza da andare avanti
    Vorrei sapere come è
    trovare un posto dove appartenga, ma
    Sono una macchina
    non dormo mai
    Tengo i miei occhi ben aperti
    Sono una macchina
    Una parte di me
    desidera che io possa provare qualcosa
    Sono una macchina
    non dormo mai
    Finché non ho aggiustato quello che è rotto
    Sono una macchina
    Una parte di me
    desidera che io possa provare qualcosa..."

    Fece canticchiando quasi cercando di sdrammatizzare la grave situazione in qui erano
    Non aveva dimenticato le raccomandazioni della volontà che aveva temporaneamente preso il controllo di Egenna per aiutarla a curarla e si era silenziosamente ripromessa di stare attenta alla sua nuova amica se nuove entità simili si fossero palesate.
    versò una lacrima ma l'asciugò subito, era il momento di essere forti non sentimentali, di essere macchine non umani ora che aveva bisogno dell'aiuto del suo lato robotico per essere forti non solo per se stessa, ma anche per Egenna che anche se si era ripresa era pur sempre ferita.
    Un brindisi all'essere umani
    al prendere le cose per scontate
    agli alti e bassi del vivere
    Al ricevere seconde occasioni

    Vorrei sapere come è
    curarsi di cosa è giusto o sbagliato Vorrei che qualcuno mi potesse aiutare a trovare
    trovare un posto dove io appartenga, ma

    Sono una macchina
    non dormo mai
    Tengo i miei occhi ben aperti
    Sono una macchina
    Una parte di me
    desidera che io possa provare qualcosa
    Sono una macchina
    non dormo mai
    Finché non ho aggiustato quello che è rotto
    Sono una macchina
    Una parte di me
    desidera che io possa provare qualcosa

    Intanto canticchiava con la sua dolcissima voce robotica quella strana canzone.
    Forse era solo per alleviare la tensione e la forte raffica d'emozioni che la stava travolgendo dal suo risveglio o farsi coraggio facendo appello al suo lato robotico, molto più forte caratterialmente rispetto al suo fragile lato umano malgrado il suo lato robotico fosse privo d'emozioni, ma non lo sapeva perché nemmeno lei di preciso il motivo per qui cantava.
    Vi era molto di umano nella sua irrazionalità e questo era quasi inquietante, poiché non era possibile capire se fosse un umana non-morta simile a una macchina o una macchina semi-organica che imitava l'umano.
    Una lacrima gli rigò il viso, l'unica cosa che gli ricordava qualcosa di umano di quel corpo d'acciaio inossidabile e naniti.
    "Non sarebbe dovuto essere così
    eravamo fatti per sentire il dolore
    Non mi piace quello che sto diventando
    Vorrei poter sentire qualcosa

    Sono una macchina
    non dormo mai
    Tengo i miei occhi ben aperti
    Sono una macchina
    Una parte di me
    desidera che io possa provare qualcosa
    Sono una macchina
    non dormo mai
    Finché non ho aggiustato quello che è rotto
    Sono una macchina
    Una parte di me
    vorrebbe che potessi solo sentire qualcosa."

    Fece quasi sussurrando in modo che solo Egenna la sentisse mentre percepiva attraverso i muri la presenza di un ricercatore.
    Esso non si fece attendere: i suoi bioscanner rivelavano che anche se sembrava un elfo si trattavo di un mezzelfo.
    Lei prima che lui arrivasse aveva spento le luci rosse, prova del fatto che non era più loro schiava, sostituendole con la normale luce blu in modo da non allarmare il ricercatore.
    "Servire è la mia ragione di vita: aiutare i ricercatori del corvo è un mio dovere signore."
    il colore di atalanta è cambiato da rosso a blu perché ora è in modalità brava robottina.

    Disse con voce atona e volto inespressivo mentre palpava il sedere dell'elfo, quello era infatti uno dei saluti tipici del corvo: solo della gente tanto perversa poteva inventarsi usanze simili.
    Atalanta trovava umiliante recitare ancora la parte della brava robottina, ma purtroppo non aveva molta scelta e si limitò a ricambiare l'occhiolino con Egenna sperando che quell'umiliazione non durasse troppo.
    Fortunatamente quello che accadde dopo fu un autentico miracolo: aveva percepito quell'entità.
    era un divoratore di anime simile a un lemuriano con 15 lunghe code che ondeggiavano con fauci in ognuna di esse che leccavano un ghiacciolo tenuto da degli strani tentacoli neri che foriuscivano dal corpo dell'essere.
    egli era avvolto di strane bende, indossava una leggera corazza in mitril e un mantello nero che lo copriva interamente sui lati e il dorso del suo corpo.
    aveva una cintura gremita di strani oggetti appesi a essa e i suoi occhi, unica cosa visibile del suo volto celato da una maschera bianca inespressiva, li fissavano anche se si trovavano dietro un muro che li separava. ci volle qualche secondo ad Atalanta per capire col suo scanner che il divoratore la fissava a sua volta con il suo terzo occhio, celato dalla maschera, dotato di facoltà di visione spirituale.
    lo strano essere aveva anche uno strano disco spinato che gli levitava dietro la schiena in modo bizzarro, quel disco di cristallo fu la prima cosa che vide mentre l'entità alta e magra fuoriusciva da una porta.
    "Oh salve, che succede qui? ho visto con una visione la cella delle prigioniere e l'ho trovata vuota.
    Tu, cavolo come ti chiami? non mi ricordo... vabbè ascolta, stai portando queste due da Eidous? senti è meglio se vai a radunare qualcuno per cercare le fuggitive, penso io a loro due. oh e mi raccomando non riferire della fuga dei prigionieri a Xarza e fai in modo che non lo sapppia.
    Sai bene quale furia potrebbe diventare se lo scoprisse, meglio nascondere la cosa per ora... o non vorrai fare la fine dell'ultima persona che gli ha riferito brutte notizie vero?"

    Fece il divoratore di anime con tono convincente e professionale in modo da liquidare l'altro ricercatore e rimanere con le due fuggitive a qui sorrise palpando il sedere a tutti e tre col il saluto andorixiano in modo da risultare ancora più credibile come se Egenne fosse un vero corvo, ma sperava che non se la sarebbe presa troppo per questo, non c'era malizia nelle sue intenzioni.
    "salve io sono il Maestro del vuoto.
    So chi siete.
    Tranquille, ora vi porterò da Eidous e lì starà a voi convincerlo, per quanto riguarda me... beh da quando voi avete affrontato quella bigotta guerrafondaia di Xarza con tale determinazione coraggio, beh... faccio il tifo per voi, e non preoccupatevi per Aes: lui è fuggito grazie a mio figlio poco fà e ora credo si trovi nella palude, ma se non convincete Eidous a lasciarvi in pace i corvi continueranno a tormentarvi e davi la caccia, serve una soluzione... oh se vuoi posso aiutatati a stare meglio Egenna: ho dei poteri curativi coi miei tentacoli.
    se non sei schizzinosa sarei felice di rimetterti un po' più in sesto... anche se devo dire che la tua amica ha fatto un ottimo lavoro."

    Spiegò telepaticamente il Maestro alle due con voce calma e amichevole.
    Era un po' logorroico e sembrava fuori di testa per certi versi, ma non certo come Eidous e sopratutto aveva bene o male detto cose importanti avendo praticante assistito a ogni cosa da quando si trovavano lì.
    Atalanta continuò a fare la parte della robbottina senza proferir parola in attesa che il ricercatore smammasse e restassero con il maestro.
    Era un po' in imbarazzo per il complimento del maestro che sosteneva avesse fatto una buona medicazione, in e realtà aveva seguito solo le indicazioni dell'entità che aveva posseduto Egenna poco prima.
    Sentiva che potevano fidarsi di lui, lo conosceva già da un po' e sapeva che malgrado fosse una creatura piuttosto fuori di testa e bizzarra non era una persona cattiva, poi ogni tanto tirava fuori belle trovate o così sperava almeno ora perlomeno.

    Edited by Master of Void - 17/2/2019, 21:13
     
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    Che Atalanta non fosse esattamente come le altre marionette meccaniche che aveva incontrato fino a quel momento, Genna lo aveva capito già alla prima occhiata. Lì per lì non ci aveva dato granché peso, dato che per la testa aveva ben altri problemi (tra cui l’aver smarrito uno stupido lucertolone gigante). Fu solo quando la sentì cantare durante il tragitto tra la stanza buia e il ricercatore-elfo, che ne rimase piacevolmente sorpresa. Non se lo era aspettata… non tanto per il fatto che fosse una macchina, ma piuttosto… andiamo, quante erano le probabilità di avere a che fare con una pazza almeno quanto lei, che si metteva a cantare nelle situazioni tecnicamente di pericolo? Se si fosse sentita abbastanza confidente sulle proprie gambe, non avrebbe esitato ad accompagnarla con la sua voce. Le parole erano semplici, probabilmente inventate sul momento, ma il ritmo era incalzante ed orecchiabile. Pure con il suo liuto non sarebbe stato mal…
    Nonostante la musica avesse sempre il potere di farle tornare il buon umore, Genna si ritrovò a fare una smorfia. Chissà che fine avevano fatto le sue cose, il suo liuto. Li aveva lasciati fuori dal castello prima che lei ed Aes entrassero in quel pazzo castello e, nel sentire la semplice canzone della marionetta, Genna si chiese dove fossero lo zaino e il liuto che aveva abbandonato chissà quanto tempo prima. Dei ricercatori li avevano presi e nascosti? Erano ancora lì dove li aveva lasciati?
    Genna sospirò sconsolata. Domandarselo in quel momento era inutile: doveva ricordarsi di chiedere anche questo a Lord Eidous.

    Poi avevano incontrato il ricercatore e bla bla bla convinto a fare strada. Genna lo aveva seguito silenziosamente, fingendosi più acciaccata di quello che in realtà era (così, a random). Non proseguirono per tanto, però: ad un certo punto, vennero intercettati da… Genna non aveva idea di chi fosse. O, per quello che contava, che cosa fosse. Aveva un aspetto simile a Void, anche se una maschera bianca copriva il suo volto e un mantello ne nascondeva la corporatura. Ok, in realtà l’unica cosa che riusciva a distinguere e che le faceva associare quei due, era la stessa coda ad anelli. Anche se… beh, questo nuovo tizio ne aveva almeno una dozzina di code in più. Oh, e una almeno una dozzina in più di ghiaccioli.

    Ma che diamine…? No, quel tizio non era una scimmia come Void. Era qualcosa di… diverso. Ghiaccioli a parte. O compresi? Oh cribbio.
    Genna ascoltò attentamente le sue parole, per capire se dovesse considerarlo un nemico o un alleato. A quanto pareva aveva scoperto la loro fuga e si stava offrendo di accompagnarle lui stesso da Eidous. Si stava giusto chiedendo se sapesse chi loro fossero in realtà, quando… le aveva appena strizzato il sedere?
    Genna, che si era aspettata una qualunque insidia meno che quello: rispose istintivamente rizzandosi sull’attenti, accompagnando il movimento con una sorta di verso strozzato. Non aveva importanza che il nuovo arrivato avesse avuto l’accortezza di palparle la chiappa destra e non il lato che le doleva, ma dovette faticare non poco per trattenersi dal tirargli uno schiaffo e far saltare così la sua copertura. Lanciò una rapida occhiata al ricercatore: fortunatamente si era bevuto ogni baggianata che il tizio gli aveva detto. Lo vide annuire seriamente in direzione del nuovo arrivato, completamente ignaro della sua reazione.
    < Sono Clilt, Maestro. > rispose l’elfo in un sospiro.
    Anche se sembrava palesemente infastidito dalle parole dell’essere, non ebbe abbastanza coraggio per ribattere con qualcosa di più deciso. O forse ci teneva a fare un buona impressione, e questo la indusse a chiedersi di nuovo chi fosse quel tizio. L’elfo lo aveva chiamato Maestro… che fosse lo stesso coso del vuoto di cui Atalanta aveva parlato?
    < Non vi preoccupate per le fuggiasche: lasciatele pure a me! > continuò il ricercatore, ricambiando il saluto andorixiano. Questo, nonostante tutto, non la tranquillizzò riguardo le usanze locali.
    Mentre osservava l’elfo procedere verso l’esterno della stanza, Genna iniziò a sentire una strana voce dentro la sua testa. Inizialmente si guardò intorno, non capendo da dove provenisse, poi si rese conto che era l’essere a comunicare con lei telepaticamente. Lanciò una rapida occhiata verso Atalanta, ma aveva preso il suo avvertimento di comportarsi come una normale automa così seriamente che non fece una piega. O forse stava parlando solo con lei? Difficile a dirsi.
    L’essere si presentò come il Maestro del Vuoto e, a quando pareva, sapeva già chi lei fosse o cosa era intenzionata a fare. Le disse poi che Aes stava bene e che era già riuscito a scappare da solo. Genna non riusciva a credere che un drago così stupidone ce l’avesse fatta anche senza il suo aiuto, ma sentì lo stesso la tensione accumulata scemare rapidamente, tant’è che dovette reggersi alla spalla di Atalanta per evitare di cadere a terra. Il ricercatore non era ancora uscito dalla stanza, ma le sue ferite erano una ragione più che verosimile per il suo movimento e non si insospettì. Forse dovevano ancora arrivare ad Eidous per “ufficializzare” il loro rilascio, ma già l’idea che il drago non fosse più in mezzo a quel branco di matti, era un enorme sollievo.
    Questo, a meno che il Maestro non le stesse mentendo.
    Inutile dire che non si fidava granché di quel tizio. Sembrava avere abbastanza potere lì dentro da poter ordinare ai ricercatori quello che voleva, ma se ammetteva che necessitavano ancora dell’appoggio di Eidous per poter lasciare il castello indisturbati, voleva dire che non era esattamente all’apice della piramide gerarchica. Forse non aveva nessun motivo per mentire a lei o Atalanta sul fatto che intendeva aiutarle, ma preferiva contrattare con Lord Eidous in persona… ok che un menestrello come lei non offriva chissà che grande divertimento per i soldati di quel posto e che probabilmente nessuno degli abitanti si sarebbe mai sprecato a giocare con la sua psiche, ma cosa poteva saperne lei di quanto fosse bacata la testa quel tizio? Lo aveva incontrato per la prima volta in quel momento e l’unico motivo per cui conosceva già il suo nome (o titolo? Boh), era perché Atalanta le lo aveva citato appena cinque minuti prima.
    Per il momento si sarebbe fidata delle sue parole, solo perché Atalanta sembrava tenerlo di buon conto, ma non gli avrebbe permesso di toccarla. Di nuovo.
    < Oh, non serve che vi occupate della mia salute: - disse Genna, alzando una mano verso il Maestro e distogliendo lo sguardo - la mia stanchezza è dovuta solo ad un calo di zuccheri. Niente a cui non si possa ovviare facilmente. >
    Ciò detto, si staccò da Atalanta, superò il Maestro per portarsi alle sue spalle e si avvicinò a… ehm, erano delle code con la bocca, quelle? Oh beh, non era necessaria una risposta. Con la mano destra sfilò un ghiacciolo random dalla presa di una di quelle cose e lo portò alla bocca.
    < Che schifo, Maestro, come fa a piacervi la fragola? >
    Lo restituì al legittimo proprietario (?) e ne rubò un altro di diverso colore.
    < Oh, menhfa: molfo mehlio! > bofonchiò, non sprecandosi nemmeno ad allontanare il ghiacciolo prima di parlare.
    Avanzò di qualche passo e si portò al centro della stanza; poi si voltò verso Atalanta e il Maestro.
    < Quindi, da che parte dobbiamo andare? >
    Usò il ghiacciolo per indicare le diverse porte che si affacciavano nella stanza.
     
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    Il maestro cercò di apparire disinvolto fino all'ultimo e Atalanta non spense le luci blu negli occhi e smise di comportarsi da robot fino a quando il ricercatore uscì.
    Appena furono soli Atalanta sorresse Egenna e gli scosto i capelli dal volto in modo quasi fraterno, mentre i suoi occhi da blu tornavano rossi.
    "tranquilla ci sono io... Lo so, sembra un pazzoide (e forse lo è), ma è l'unico che può aiutarci per ora.
    credo che non abbiamo molta scelta nelle nostre condizioni."

    Fece la replicata accarezzando la fronte della compagna aiutandola a rialzarsi.
    "Egenna, so che non hai motivo di fidarti e io stesso non mi fiderei di uno che sembra... me, ma voglio davvero aiutarvi.
    Anche perché sono stufo di Xarza che spadroneggia, io e Eidous abbiamo troppa paura di lei per reagire attivamente quindi cerchiamo sempre compromessi con lei.
    L'unica differenza è che Xarza non ascolterebbe mai me perché mi considera come dice lei; "un debosciato pacifista", ma sicuramente ascolterebbe Eidous, specie se messa davanti all'evidenza del fatto che è stato tutto un equivoco... a parte quando hai tirato quel coltello a Zero, si ho visto e potevi risparmiartelo, ma amen.
    Se non non altro Zero condivide con me ideali di pietà e perdono quindi ti ha già perdonata per quello."

    spiegò poi il maestro finendo d'illustrare ciò che aveva in mente, ovvero spingere Eiduus a far ragionare anche Xarza visto che i due avevano un certo legame affettivo.
    Il maestro stava rischiando molto in realtà, potevano condannarlo per altro tradimento e collaborazione con terroristi quindi chiaramente sperava nel meglio, e anche se lo celava era in ballo e doveva danzare.
    Sperava che tutto procedesse secondo i piani e si risolvesse tutto al meglio, sperava anche che Atalanta riuscisse a scuotere le coscienze e a far capire che i replicati fossero creature viventi, o meglio non-viventi, e che dovessero avere pari diritti.
    di certo molti non-morti del corvo sarebbero stati solidali con i replicati senzienti poiché erano praticamente non-morti come loro e perché da secoli i non-morti erano vittime di soprusi, ostracismi e pregiudizi da parte di molti viventi e il maestro sperava che vi si rivedessero.
    Sapeva che forse era folle tutto ciò, ma lui comunque ci voleva credere e sperare, poiché era sempre stato contro lo sfruttamento dei replicati, fomentata invece da Xarza, e si chiese se fossero più folli quelle due ragazze o lui che riponeva tante speranze il quelle due giovani donne.
    lui sospirò e poi aggiunse:
    "beh scusa, non posso farci nulla se non avevano il mio gusto preferito per ogni coda, a me piace il limone... però la fragola la preferisco all'arancia e menta, anche se ultimamente sto rivalutando molto di più il gusto menta.
    Comunque scusa per prima se ti ho toccato lì... qui si saluta la gente in questo modo, dovevo essere credibile, anche se ammetto non mi piace imbrogliare la mia gente... mi fa sentire sporco.
    Oh! credo questa roba sia tua, ho pensato fosse bene recuperartela prima che la perdessi o che qualcuno la prendesse."

    Fece lui grattandosi la testa imbarazzato prima di tirare fuori lo zaino e il liuto di Egenna, era ancora tutto integro.
    Egenna era una ragazza piuttosto scontrosa, ma non poteva essere certo peggio di Xarza quando un ricercatore le dava brutte notizie o ci mettesse troppo tempo a portarle un caffè fumante.
    Il maestro sorrise conscio del fatto che non potevano vederlo sorridere avendo il volto nascosto sotto la sua maschera inespressiva, ma non gli dispiaceva; aveva già fatto cattiva impressione a una come lei e se n'era pentito.
    Si chiese quando avrebbe rivisto Zakrina, aveva fatto una figura penosa con lei e sperava di farsi perdonare prima o poi.
    "vabbè tralasciando queste sottigliezze mangia pure il ghiacciolo con calma, io intanto provo a cercare Eidous con le mie visioni... l'ultima volta che l'ho visto era su con me alla arena mentre il mio figliolo aiutava Aesingr a fuggire quindi suppongo sia ancora nella torre..."
    fece il maestro riflettendo pensieroso concentrandosi per cercare il vampirone logorroico con il suo terzo occhio.
    la concentrazione nella ricerca era tale che nemmeno si accorse che nemmeno si accorse che Atalanta gli rubò un ghiacciolo alla menta.
    sorridendo la replicata si mise in parte a egenna succhiando il ghiacciolo con lei mentre le due code con la bocca derubate si limitarono a condividere i ghiaccioli insieme a delle altre code.
     
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    Non appena il ricercatore-elfo se ne andò dalla stanza, Atalanta perse la sua facciata composta e le venne appresso per aiutarla a sorreggersi. Nella sua testardaggine, Genna si erse in piedi stoicamente da sola, rifiutando l'aiuto dell'automa con un cenno della mano ed un sorriso, giusto per evitare di offendere la sua unica alleata. Non era solo per una questione d'orgoglio o di apparenza che aveva rifiutato: da quando aveva avuto modo di riposare nella stanzetta buia, Genna si era sentita infinitamente meglio. Non le faceva nemmeno (quasi) più male né la spalla né il costato, sempre che facesse attenzione a non fare movimenti bruschi o respiri troppo profondi. O che si soffermasse a pensarci...
    Scosse la testa e preferì concentrarsi sul ghiacciolo e le parole del Maestro e di Atalanta. Entrambi ribadirono che la scelta più saggia fosse quella di fidarsi del Maestro: non solo non aveva alcun motivo di trattenerle, ma era pure d'accordo sul fatto che quell'assurda situazione fosse solo uno stupido malinteso... tranne per il pugnale che lei aveva lanciato contro Zero? Genna ci mise qualche istante per capire di chi stesse parlando.
    < Oh, quel pugnale... > commentò infine, alzando gli occhi al cielo.
    Lei, purtroppo, non era mai stata brava a scegliere ciò che era più saggio. E se davvero il Maestro l'aveva "vista", lo aveva sicuramente già compreso, ormai. Avrebbe dovuto accettare l'aiuto di quel tizio o cercare Eidous da sola?
    < A mia discolpa, non è stato molto carino nemmeno da parte di Zero, descrivere quanto voi corvi siate contenti di imprigionare persone a caso e usare la gente come cavie. > temporeggiò lei, mentre prendeva una decisione.
    Scrollò le spalle senza pensarci e la sinistra ne fu alquanto infelice.
    < Forse non è stata la più diplomatica delle mosse, ma per lo meno lo ha... azzittito. >
    In realtà, se non lo aveva più sentito parlare era per il semplice motivo che era scappata via dalla stanza... ma questa era un'inezia di poco conto.
    La successiva pappardella del Maestro si concluse piacevolmente con l'ameno ritrovamento delle sue cose perdute. Genna gli lanciò una rapida occhiata di gratitudine prima di focalizzarsi su di esse. Per prima cosa aprì la custodia del liuto per accertarsi che lo strumento non avesse riportato danni; poi diede una controllata sommaria anche al contenuto dello zaino e si sorprese di ritrovare al suo interno anche i coltelli da lancio che le erano stati portati via mentre aveva perso conoscenza. Facendo attenzione che il ghiacciolo non gocciolasse e sporcasse le sue cose, richiuse tutto e cercò di caricarsi in spalla lo zaino: né il fianco né tanto meno la spalla collaborarono e fu costretta a farlo ricadere a terra pesantemente. Soffocò un gemito e nascose dietro un mezzo sorriso la smorfia di dolore che le sorse spontanea. Se il suo zaino era troppo pesante significava che avrebbe dovuto lasciarlo indietro? Non le piaceva l'idea di dipendere da Atalanta anche per quello... dopo tutto l'aiuto che le aveva fornito, non poteva mica chiederle che le facesse anche da facchino! Le era sufficiente sapere che il suo liuto fosse al sicuro, che non lo aveva perso. Dopo un paio di tentativi, riuscì a metterselo a tracolla, prestando attenzione che la fascia che ne cingeva la custodia, gravasse sulla spalla sana e non su quella lesa.
    Stava addentando il ghiacciolo valutando se c'erano delle cose essenziali da togliere dallo zaino e portare con sé, quando il Maestro riprese a parlare. Genna si bloccò. Aveva sentito bene? Si voltò di scatto verso la creatura mascherata e il ghiacciolo le andò di traverso. Fu costretta a tossire per continuare a respirare e il fianco prese a pulsarle dolorosamente. Aveva davvero sentito giusto? Senza fiato e dolorante, Genna si sedette con la schiena contro la parete. Ci mise qualche secondo per riprendersi abbastanza da riuscire a rispondere.
    < Ok, Maestro, mi state abbastanza simpatico per seguire il vostro consiglio e affidarmi a voi nel cercare Eidous, - si schiarì la voce, un po' roca dopo l'accesso di tosse - ma questo non significa che io mi fidi ciecamente. Lo avete ammesso anche voi che la vostra prima fedeltà va verso questa città: la mia, per il momento, va verso Aes. Finché i nostri scopi coincidono allora vi seguirò, ma non potete chiedermi di farlo a prescindere. >
    ...soprattutto se lei scopriva che mettere la parola "Aesingr" e "Arena" nella stessa frase, non era stata solo una pura e semplice coincidenza. In quel caso, beh, non c'era bisogno di specificare che avrebbe sfoderato tutte le sue doti da cattivo Disney di cui era a conoscenza. E questa era una minaccia, Città dei Corvi, una GENNA-MINACCIA.
     
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    Il maestro arrossì a tal punto che persino la sua maschera di simil porcellana assunse una tonalità rosa, mentre Atalanta batteva con la zampettare robotica sul petto di Egenna per cercare di non fare ingozzare male Egenna.
    Si certo, lo capisco bene, anche io in realtà devo molto ad Aes... Beh, lascia perdere, fa come se non avessi detto nulla."
    Fece lui grattandosi imbarazzato la nuca.
    Aveva detto troppo, non sapeva come avrebbe reagito Egenna a sapere simili cose, e forse era meglio tenerle per sé.
    Aes non lo sapeva, ma loro si sono già conosciuti... In un altra vita almeno, come con quella ragazza che a volte pure a lui, il maestro del vuoto, ricorda Egenna.
    Il maestro guardò per un attimo quella ragazza bionda che cercava di sistemarsi la borsa sulle spalle: anche se erano fisicamente completamente diverse avevano lo stesso animo avventurieri e ribelle, dire che Aes abbia sostituito la sua vecchia amica con lei sarebbe ingiusto per Egenna e scorretto per entrambe le ragazze però.
    Semplicemente Aes aveva cercato istintivamente ciò che riempiva quel vuoto, e Egenna era semplicemente delle giuste dimensioni per tappare tale vuoto causato da quella perdita.
    Anche se Aes non ricordava nulla probabilmente il suo cuore non aveva scordato e il destino aveva messo il suo stampino facendoli incontrare.
    Il maestro da un lato era triste, dall'altro commosso e sperò che Egenna per ora non sapesse nulla, gli dei sapevano quanto ora non fosse il momento adatto a ulteriori rivelazioni che non fossero il luogo in qui Stava Eidous.
    Il maestro scannerizzò con attenzione la torre con il suo terzo occhio cercando dove si fosse integolato il suo vampirone bodybuilding.
    "No.
    No.
    No.
    Si! Ah no... È solo il suo mantello nella lavanderia.
    No.
    No... Ooooh dei che fanno quei due Koboldi nell'armadio delle scope!?
    No coment...
    Mmmh no.
    N-aspe.. si!sta andando nella torre della superbia! Corridoio A24 piano 6 verso il ponte di connessione C12!"

    Fece il maestro esultando per aver sgamato dove stava Eidous manco stesse giocando a cerca Waaldo.
    Atalanta però rimase un attimo interdetta a fissarlo confusa.
    "Cos...???"
    Fece lei, se nemmeno una macchina ricordava le planimetrie del castello forse era meglio decidersi a trovare qualche soluzione visto che la gente si perdeva sempre in quella specie di labirinto che solo una mente Lovecraftiana come la sua poteva partorire mentre pianificava la struttura.
    "Vi ci porto io..."
    Fece lui brustolino mentre si avviava con le due ragazze per i corridoi della struttura.
     
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    < Grazie Atalanta, ehm, adesso… >
    ”…mi sento come se avessi anche l’altra spalla fratturata” completò mentalmente, massaggiando la zona colpita dalla non-molto-morbida-mano-metallica di Atalanta. Genna si schiarì la voce, trattenendosi dal dire ciò che aveva appena pensato.
    < Adesso sto meglio. > concluse invece. Cosa del tutto vera, considerando che non era stramazzata al suolo e aveva scampato il pericolo di smettere improvvisamente di respirare.
    Il Maestro, nel frattempo, sembrò convinto delle sue parole e si decise a collaborare per trovare Eidous. Genna non si interrogò su cosa la creatura mascherata intendesse con “l’essere in debito con Aes”: era troppo stanca e dolorante per prestare attenzione ad ogni dettaglio. Non dubitava che in futuro si sarebbe data della cretina per non aver approfondito quando poteva, ma la sua mente non avrebbe sopportato nuove sorprese quel giorno. Lasciò volutamente cadere l’argomento.
    Aspettò pazientemente che avesse scandagliato il castello, seduta e reggendo in mano il ghiacciolo. Dopo essersi quasi soffocata con quel coso, non aveva più tanta voglia di continuare a mangiarlo e quello, quasi per vendicarsi, aveva preso a sciogliersi sulla sua mano, seminando qualche goccia di sciroppo a terra. Lo lasciò cadere e cercò di pulirsi le mani appiccicose sul camice che indossava. Non funzionò più di tanto, ma non le interessava.
    Si alzò in piedi solo quando il Maestro confermò che le avrebbe condotte dal Lord vampiro.
    Non sapeva cosa fare con lo zaino, perciò fece la cosa istintivamente più facile: la prima che le venne in mente. Dato che non poteva caricarselo sulle spalle perché era troppo pesante e dato che lei sapeva di essere troppo pigra per ricomprare il suo intero armadio una volta uscita di lì, decise di prenderlo semplicemente per un bracciolo e cominciò a trascinarlo senza alzarlo da terra, seguendo in scia il Maestro e Atalanta. Fortuna permettendo, qualcuno si sarebbe impietosito a sufficienza per offrirsi volontario come suo personale facchino…
    Ehi, ma che fine aveva fatto la storia secondo cui lei non voleva dipendere dagli altri più del necessario? Oh al diavolo, quel giorno era caduta da un dannato drago in corsa ed era sopravvissuta: poteva permettersi qualche capriccio senza intaccare il suo orgoglio, che diamine!
    …non che trascinare uno zaino lungo tutti i corridoi di quel castello fosse poi tanto più dignitoso, eh.
     
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