Il debutto del Ragnarok

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    Atalanta guardò l'amica preoccupata di aver fatto male all'amica mordicchiandosi le nocche.
    Voleva solo che non s'ingozzasse, ma forse aveva messo un po' troppa forza.
    A volte non ricordava di possedere una forza sovrumana.
    Il minimo che poteva fare per farsi perdonare era prendere lo zaino e portarlo per lei.
    "Egenna aspetta, lascia che lo porti io."
    Fece prendendo lo zaino e portandolo per lei.
    Lo zaino non pesava quasi niente per lei, poteva anche trasportare Egenna sulle spalle volendo e ancora non avrebbe fatto fatica.
    Atalanta si chiese quanto potesse sollevare, malgrado il suo corpo fosse molto più leggero di quanto sembrasse possedeva una forza incredibile e poteva eguagliare in corsa un agile Gazzella, persino i suoi salti erano abbastanza alti da raggiungere il tetto di molti edifici o per arrivare sulle cime degli alberi.
    Cadere per lei non era dannoso nemmeno da grandi altezze visto che si rigirava istintivamente come un gatto e atterrava ad arti piegati molleggiando l'impatto e disperdendo energia cinetica allargando braccia e gambe durante la caduta.
    Il suo corpo aveva ben poco di umano con tutti quei marchingegni e quello strato di tessuto nero che ricopriva tutto il corpo.
    La replica si tolse la mascherina che portava sempre sul volto e si massaggiò le tempie.
    La maschera era una struttura metallica che copriva il volto tranne gli occhi e la bocca poteva aprirsi insieme alla maschera che era divisa in due parti che seguivano la mandibola e praticamente la parte frontale del viso, in modo che Atalanta potesse parlare e mangiare.
    La maschera sembrava il volto di una bambola, ma era tutto nero e riproduceva delle inequivocabili forme femminili, anche se inespressive.
    Non era umana, no di certo, ma si sentiva una donna come qualsiasi altra.
    Sotto la maschera nera Atalanta aveva un bel viso di giovane donna sui vent'anni e pelle di un accecante bianco porcellana, ma gli occhi rossi, simili a otturatori fotografici ne risottolineavano la natura artificiale in modo sottilmente disturbalnte.
    Si risistemò la maschera e seguì lo strano essere in parte all'amica.
    "hai un bel viso. È un peccato nasconderlo."
    Fece il maestro alla replicata che inizialmente lo fissò senza dire nulla inizialmente.
    Si era dimenticata che il maestro poteva vederla anche se gli dava le spalle.
    Ci pensò un attimo e poi semplicemente la replica ta disse:
    "non terrò molto questa maschera fuori da qui. Ma per ora devo essere una brava bambola meccanica... E poi da che pulpito, tu non togli mai quella strana maschera bianca."
    Spiegò lei alla strana entità.
    L'essere si lasciò andare a un breve sogghigno senza smettere di camminare, sembrava quasi che levitasse sul pavimento più che camminare.
    "Mfh... Capisco. Beh suppongo che ognuno abbia la sua maschera." Fece lui continuando a seguire i passi di Eidous che sembrava diretto nel suo studio.
    C'era una strana tensione nell'aria, e il maestro all'improvviso prese le due ragazze di peso con i tentacoli e le trascinò dentro una stanza che fungeva da palestra e sala fitness, visto che erano pur sempre nella torre dell'ira.
    Atalanta guardò il maestro con preoccupazione, che le avesse tradite per trarle in trappola?
    Atalanta Stava per prendere il maestro a calcio e pugni quando si accorse con il suo scanner che fuori dalla stanza c'era Xarza con diversi guerrieri orcheschi.
    "Ma allora tu..."
    Il maestro tappò la bocca ad Atalanta facendogli segno di fare silenzio.
    Il maestro gli aveva evitato di venire scoperti all'ultimo da Xarza in persona che passava per i corridoi con la sua scorta orchesca.
    Il maestro quasi non si era accorto di Xarza tanto era concentrato a ordinare Eidous, doveva essere più cauto.
    Il maestro aspetto che passassero e si alontanassero prima di tirare un respiro di sollievo
    "Cavolo c'è mancato poco... Se ci vedeva Xarza era la fine.
    Ma va proprio dove eravamo diretti, meglio cambiare strada."

    Fece la strana entità controllando il corridoio, come per paura che potessero tornare, prima di dirigersi in direzione opposta tornando sui propri passi.
    Era meglio passare sul ponte che sopraelevato che conduceva alla torre dell'invidia e da lì andare alla torre centrale della superbia, la torre dell'ira era presidiata da Xarza e i suoi.
    Passare per la torre dell'invidia era più sicuro anche se questo avrebbe allungato un po' la strada.
     
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    Seguì il Atalanta e il Maestro in maniera meccanica, senza partecipare alla discussione e senza fare nemmeno caso alle parole che venivano dette. Si sentiva troppo stanca per camminare, ascoltare e pure parlare. Anzi, lei era stanca, davvero, e in quel momento tutta la sua attenzione era e doveva essere rivolta nel trascinarsi inesorabilmente avanti. Le sarebbe potuta cadere un’incudine davanti al naso e lei non avrebbe fatto una piega: non si accorse nemmeno di Atalanta quando le prese lo zaino dalle mani. Quasi.
    < Grazie… > bisbigliò piano.
    Il suo sguardo rimase fisso in avanti, il suo sorriso tirato. Ad ogni corridoio sperava che quello fosse l’ultimo. Ma dopo ogni porta ed ogni svolta, ce n’era sempre un secondo, un terzo, un quattordicesimo… quanto mancava ancora? Staaaaaaaanca…
    All’improvviso sentì qualcosa che le si avvolgeva intorno alla vita. Genna si bloccò sul posto, ma continuò comunque a spostarsi in avanti. Abbassò lo sguardo e ci mise qualche secondo prima di rendersi conto che i suoi piedi non stavano più toccando il terreno: era un tentacolo quella cosa scura che l’aveva presa di peso e ora la stava frettolosamente conducendo in una stanza secondaria? Ma cosa…?
    < Lasciam…! > gli sibilò contro, prima che un altro tentacolo le tappasse la bocca.
    Lanciò una rapida occhiata verso Atalanta: anche lei era nella sua stessa situazione, catturata dal Maestro e impossibilitata a parlare. Cosa stava succedendo? Il Maestro del Vuoto stava dimostrando i suoi veri colori? Genna prese a divincolarsi a più non posso, ma i tentacoli erano troppo forti per il suo corpo stanco e il suo corpo era troppo dolorante per reggere a lungo. Nel prenderla, il Maestro aveva fatto attenzione alle zone per lei più sensibili, ma nel muoversi scompostamente, sia la spalla che il fianco avevano ripreso ad infastidirla.
    Il Maestro fece segno di stare in silenzio, ma Genna si bloccò solo quando la spalla prese a bruciarle in maniera troppo forte da non riuscire più ad ignorarla e gemette silenziosamente finché non fu lasciata finalmente libera. Ascoltò le scuse del Maestro, ma lei era troppo arrabbiata perché le importasse qualcosa: il suo intervento le aveva appena salvate da un nuovo incontro con Xarxa? E allora? Era dannatamente stufa di essere trascinata a destra e manca da chiunque! Per la prima volta da quando si era svegliata nella sua cella, era più stufa che stanca! STUFA, diamine!
    < La prossima volta sarebbe gradito un minimo di avvertimento. > rispose seccamente.
    Idealmente sapeva che se il Maestro non avesse agito subito, lei ed Atalanta sarebbero state catturate una seconda volta. Per qualche ragione, però, non riusciva a ringraziarlo per la sua tempestività: anche se era lei il suo motivo per cui spalla e fianco avevano ripreso a pulsarle dolorosamente, Xarxa e i Corvi erano i colpevoli per le sue contusioni in primo luogo. E anche il Maestro apparteneva a quella organizzazione così esagerata… non riusciva a non associarli.
    Cribbio, voleva solo che quell’incubo finisse il prima possibile!
     
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    Atalanta non disse nulla, preferiva lasciare perdere che arrabbiarsi, anche perché non era decisamente il momento di litigare, quindi restò zitta e si sedette ad aspettare che i due finissero di discutere.
    Il maestro però pur avendo agito in buona fede si sentiva imbarazzato da quella ragazza che le urlava contro.
    non era sua intenzione farla arrabbiare, non si sarebbe mai permesso di permesso, ma aveva avuto troppo poco tempo per reagire o spiegare, forse era davvero colpa sua, forse doveva essere più cauto.
    "ti chiedo scusa... non ho avuto molto tempo per pensare ad altro o spiegare cosa stava succedendo, prometto che sarò più cauto."
    cercò di giustificarsi lui asciugandosi il sudore dalla fronte con un tovagliolo.
    era visibilmente nervoso, stava prendendo in considerazione l'idea di lasciare che andassero da sole, ma non poteva.
    Si era preso quella responsabilità e sarebbe stato infame lasciarle allo sbando in quel castello labirintico.
    sospirò, non aveva molte idee e Egenna sembrava messa male voleva aiutarla, ma la capiva.
    Cercava sempre di aiutare le persone, ma era solito a combinare pasticci essendo sempre stato particolarmente maldestro.
    Inoltre il fatto che conoscesse tante cose lasciava intendere alle persone ingenue che fosse un indovino, cosa che relativamente era, ma le persone più diffidenti di solito pensavano invece fosse un tizio che spiava la gente e che s'infilava in faccende che non lo riguardavano.
    Un po' ficcanaso il maestro lo era sempre stato, ma era dovuto semplicemente al fatto che fosse di natura curiosa e che cercasse di conoscere più cose possibile perché riteneva la conoscenza uno strumento di elevazione personale, non certo qualcosa da sfruttare in modo nocivo, ma tutto ciò a volte faceva solo si che alle persone caute come Egenna risultasse sospettoso o malintenzionato.
    Faticava ancora a capire i mortali anche dopo millenni, ma era per questo che l'affascinavano tanto.
    Il maestro aveva tenuto lo sguardo abbassato fino ad allora, con un umiltà che aveva ben poco di divino, però guardando poi Egenna si rese conto che no era messa bene.
    Il vecchio essere antico voleva aiutare la ragazza, ma non sapeva come.
    Atalanta gli stava costando nuovamente i capelli dal viso e la scannerizzò per accertarsi che ossa e organi fossero ancora al loro posto.
    "Egenna forse dovresti restare qui e nasconderti, riposare mentre io e il maestro cerchiamo Eidous, lo porterò qui anche con la forza se necessario, ma tu devi assolutamente riposare."
    Fece Atalanta perentoria quanto preoccupata per l'amica mentre stringeva una delle sue mani tra le sue.
    Le mani di Atalanta erano non sembravano metalliche, poiché meccanismi e marchingegni si trovavano sotto la proto-pelle e i tessuti a base di naniti.
    Ma era carne sintetica che sembrava strana e sbagliata per quanto fosse perfetta, troppo perfetta.
    era pelle asettica e fresca, senza il calore di una reale mano, fredda come le grinfie di un non-morto, ma non marcia o ruvida.
    Era simile a fine velluto per la sua morbidezza, come la delicata cute dei vampiri non era spiacevole di certo il suo tocco.
    "E non preoccuparti, se il maestro voleva traci in trappola poteva benissimo lasciare che Xarza ci catturasse... ma lo terrò comunque d'occhio, e se mi dovesse tradire gliela farò pagare."
    gli bisbigliò Atalanta strizzandogli l'occhio.
    Quella specie di coso lovercraftiano del maestro era troppo strano e alienate per riuscire a prevedere con precisione le sue mosse, Atalanta era un essere dall'animo pacifico, ma non bisognava farla arrabbiare se si voleva evitare una scena alla terminator.
    Era pur sempre stata progettata come macchina assassina, e per quanto non gli piacesse ciò poteva tornare a esserlo se necessario.
     
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    Il Maestro del Vuoto si scusò della sua imprudenza e abbassò lo sguardo, come se fosse sentitamente dispiaciuto per averla presa di peso senza il suo permesso. Di norma, un simile comportamento non l'avrebbe impietosita 'manco di striscio, spingendo Genna a sfogarsi con tutta una serie di acidità e frecciatine senza remora di sorta. Anche in quella occasione aprì la bocca, ma così rimase. Non seguì alcun suono.
    < Ehm... >
    Richiuse la mascella con uno schiocco. Distolse lo sguardo piuttosto interdetta. Nemmeno lei sapeva se la sua perplessità era da imputare al suo comportamento o a quello del Maestro. Si limitò ad incrociare le braccia al petto e a schiarirsi la voce, vagamente in imbarazzo. Come mai una creatura abbastanza potente da poterla spostare come se fosse d'aria, in quel momento appariva tanto intimidito da non osare nemmeno guardarla negli occhi? Perché le si ergeva davanti con lo stesso nervosismo di un bambino che aveva appena combinato un guaio davanti alla madre? Tutte quelle paturnie solo per lei, una semplice quanto arrabbiata umana?
    < Sei scusato. > si sforzò di dire, infine.
    Non che si fosse completamente rimbecillita: anche lei trovava palese che quell'essere non fosse il primo sprovveduto di turno. Nonostante tale epifania, Genna non riuscì a trattenersi del tutto (una Genna confusa, era pur sempre una Genna irritata, eh!) e il suo tono di voce risultò comunque più altezzoso di quello che inizialmente avesse progettato.
    Non ebbe il tempo di rimediare alla frase secca con una seconda più blanda: si sentì scostare il capelli dal volto e, quando si girò, scoprì che Atalanta le si era avvicinata. Ascoltò ciò che aveva da dire e per un istante valutò perfino di accettare la sua proposta: se era davvero così stanca come la sua mente le urlava, perché non prendere in considerazione l'idea di rimanere indietro e aspettare che Lord Eidous fosse condotto da lei? Con la pausa precedente era riuscita addirittura a riacquistare l'uso del braccio sinistro, perché non sedersi e aspettare il nuovo miracolo?
    Scostò le mani robotiche dell'automa, scosse la testa e si allontanò di qualche passo. No, non poteva aspettare. A cosa era dovuta la sua testardaggine? Era per quella fretta impellente che si sentiva addosso da quando si era svegliata nella cella? Perché ogni secondo passato un quel territorio ostile era per lei una violenza di troppo? Perché voleva accertarsi di persona che Aes fosse davvero scappato? No, forse all'inizio era così. Adesso, dopo tutta la stanchezza che aveva accumulato, sentiva di necessitare un volto familiare accanto: non voleva separarsi da Atalanta. Non tanto per il conforto di non essere sola in quella disdicevole situazione, ma piuttosto per il costringersi a mantenere le apparenze: aveva la sensazione che se non avesse avuto vicino nessuno a cui nascondere il proprio malessere, allora si sarebbe sgretolata sotto il peso della sua stessa fatica.
    < E' proprio perché Xarxa ci è passata vicino che non posso rimanere nascosta qui: - disse invece, per convincere il Maestro e Atalanta a non lasciarla indietro - se questo è il suo territorio, sarebbe alquanto stupido da parte mia aspettare Eidous proprio qui... >
    Alzò la testa di scatto, come se si fosse ricordata di qualcosa improvvisamente. Ignorò l'eco della spalla dolorante.
    < E poi io sto bene, quante volte lo devo ripetere ancora? - cercò gli occhi dell'automa per sembrare il più convincente possibile - Io. Sto. BENE. Ok? >
    Aveva dato una maggiore enfasi alle ultime parole, come a voler dire che non c'era niente di cui discutere a riguardo. Era così e basta. Lei. Stava. BENE. Ok?
     
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    Il maestro guardò di sottecchi tutto imbarazzato Egenna.
    "Grazie." Si limitò a dire abbracciandosi una coda con fare fuffoso.
    Atalanta la guardò ancora un attimo preoccupata, ma poi sorrise e si sistemò meglio lo zaino di egenna sulle spalle.
    "Bene allora muoviamoci."
    Fece lei rimettendosi in marcia, il maestro ora fu molto più cauto: guidò Atalanta dicendole la strada giusta a ogni svolta, spesso gli diceva di fermarsi o nascondersi di nuovo in qualche stanza, per poi sentire i passi pesanti dei cavalieri passare oltre.
    Altre volte gli diceva a lei ed Egenna di comportarsi come normali membri del corvo e seguirlo mentre attraversavano stanze e corridoi pieni di ricercatori e lavoratori.
    "Dobbiamo solo evitare chi può riconoscervi, per il resto gli altri non ci daranno fastidio se non cerchiamo guai."
    Spiegò telepaticamente il maestro alle due passando lungo il grande ponte a trenta metri d'altezza, gremito di creature d'ogni tipo in transito.
    Più erano vicini al cuore di quel mondo di ponti, stanze e corridoi labirintici e più aumentava la popolazione di varie creature, ma la maggior parte di loro indossava o portava con sé maschere a gas personalizzate
    Fuori nevicava mentre attraversavano il ponte pioveva acqua mista a neve a dirotto, per fortuna il porticato sul ponte riparava dall'intemperie, ma non dal gelido vento che sferzava tra le inquietanti ma affascinanti volute gotiche del castello che ricordavano il duomo di Milano con le loro numerose guglie e la chiesa di notre dame con le numerosissime statue e gargoyle.
    Ci volle qualche minuto ad Atalanta per constatare che molti dei gargoyle erano in realtà dei sai o altri demoni come imp, oni e veri Gargoyle viventil, che dimoravano tra le guglie fissandoli immobili mimetizzati perfettamente tra le statue.
    si chiese se Egenna si fosse resa conto che se fissava le statue molte volte gli restituivano lo sguardo, ma non disse nulla.
    Entrarono nella immensa e altissima torre della superbia, tanto alta che la punta era avvolta da basse nubi.
    "Qui sta Eidous. Dovremo salire, facciamo prima ad'andare al centro della torre e usare il montacarichi per arrivare in cima piuttosto che fare tutte le scale."
    Fece il maestro indicando la via verso la grande torre.
     
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    Con sua immensa sorpresa, il Maestro non la prese a ceffoni per cercare di rimetterla in riga dopo il suo tono irriverente. Anzi, si limitò a stringersi nelle spalle e lasciarla perdere. Più sorprendente, tuttavia, fu la reazione di Atalanta: come era possibile che il suo deciso "Sto bene, dannazione!" era stato sufficiente per convincerla a lasciarla in pace? Genna non aveva ancora avuto modo di vedersi ad uno specchio da quando quel disastro era cominciato, ma immaginava di non avere una bellissima cera... davvero erano bastate quelle quattro parole per dimostrare alla donna meccanica che non ci fosse niente di preoccupante nel suo camminare sghembo e il suo respiro affannato?
    Genna alzò il mento soddisfatta. Tutto andava secondo i suoi piani. Sì sì certo, "piani" ^^"
    Si rimisero in marcia dopo poco, con il Maestro in testa a mostrare a lei ed Atalanta la via alternativa verso la Torre della Superbia e avvertendole per tempo quando dovevano deviare in un'altra stanza o simulare di essere ciò di cui erano travestite. All'inizio Genna non ebbe troppi problemi a rimanere al passo, ma questo slancio di vitalità non durò per molto: la maschera che manteneva per suo beneficio e per quello dei suoi alleati, calò dopo appena una ventina di minuti. Era consapevole delle sue spalle sempre più ingobbite in avanti per il peso della testa gradualmente più oneroso; sentiva anche lei il suo respiro farsi man mano più difficile e il suo passo diventare più irregolare. In quel momento, però, non le importava. Il suo scopo era quello di trascinarsi in avanti, fingere di stare - se non bene quantomeno - meglio solo quando passavano vicino a qualche ricercatore di poco conto e che non meritava il tempo di una deviazione. Approfittava di ogni pausa per riposare il più possibile, appiccicandosi alla parete più vicina e rifiutando testardamente con un'occhiataccia qualunque accenno a volerle dare una mano. Lei stava bene, giusto? Era questo che aveva detto, no? Allora lei stava bene. Benissimo. Non aveva bisogno di nessuno. Di nessun aiuto. Bene, stava. Il suo cervello ripeteva quelle frasi frammentate come un mantra, come se potessero sostenerla nel procedere quanto un bastone.
    Forse funzionarono o forse la fecero solo sembrare più schizzata di quello che era normalmente... in ogni caso si accorse di essere arrivata su di un ponte sospeso, solo quando venne investita da una folata di vento gelido. Rabbrividì, si alzò il colletto del camice e, improvvisamente consapevole di non essere più dentro un castello, si osservò intorno spaesata. Solo allora fece caso al rumore della pioggia che tamburellava sulla tettoia, all'alta figura verso cui si stavano dirigendo, alla moltitudine di persone che la circondavano e alle strane statue in lontananza che sembravano muoversi impercettibilmente sullo sfondo... no ok, meglio evitare gli oggetti troppo distanti: la sua mente stanca voleva giocarle brutti scherzi.
    Lasciò perdere le strane allucinazioni e si focalizzò sulla struttura davanti a loro, sperando con tutta se stessa che quella fosse la Torre della Superbia e non l'ennesima tappa intermedia. Per sua fortuna, il Maestro confermò che quella fosse effettivamente la loro destinazione, ma aggiunse che l'odissea era ben lungi dall'essere finita: a quanto pareva, Eidous era posizionato nei piani più alti. Genna alzò lo sguardo e si sentì impallidire. Quanto era alta quella dannata torre? Ormai anche i sassi avevano capito che LEI STAVA BENE, ma dubitava lo stesso di poter trascinarsi più su di un gradino. Anche per finta.
    Il Maestro, poi, suggerì di utilizzare il montacarichi per salire e Genna si sentì immensamente più sollevata. Annuì in risposta, senza osare rispondere a parole. Meglio evitare di perdere il poco fiato che ancora aveva: doveva risparmiare le forze per l'incontro con il vampiro. Oh, e per la fuga... sempre che fosse vero che Aes era già scappato.
     
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    Atalanta accarezzò la fronte di Egenna mentre percorreva il ponte e sentii che era gelida, così la avvolse nel suo mantello nero per tenerla al caldo.
    Il maestro mosse un oggetto simile a un disco di cristallo vicino a lei, per riparala dal vento gelido che spirava tra le torri nere.
    Le creature di quel luogo erano molto resistenti: freddo, pioggia battente o in questo caso una bufera di neve e una perenne bassa luminosità dovuta a nubi e nebbia non impediva certo a creature come i Sai, draghi oscuri o gargoyle di farsi tranquillamente una passeggiata sulle mura esterne delle sette immense torri che componevano il castello Crepuscolo.
    Nemmeno il maestro aveva freddo, lui soffriva solo il caldo, ma ben sapeva come gli umani come Egenna fossero particolarmente fragili a riguardo.
    Il maestro affrettò il passo e Atalanta aiutò Egenna sorreggendo gran parte del suo peso.
    Ancora un po' e avrebbe dovuto prendere Egenna in braccio per cercare di non affaticarla, ma immaginava ciò che Egenna gli avrebbe risposto se gli avesse proposto una cosa simile.
    Giunti dentro la torre della superbia il trio si fermò un attimo e Atalanta cercò di scaldare Egenna sfruttando la sua fornace interna, facendogli praticamente da termosifone.
    "Egenna ti prego non sforzarti! Siamo quasi arrivati, NON stai bene ok!? Non fare l'eroe se ti senti... Così, devi riposare!"
    Fece Atalanta a Egenna appena i tre furono soli in un corridoio.
    "Ha ragione, sei fredda come un cadavere e terribilmente pallida in viso.
    Prima ti ho sostenuto perché mi sei sembrata molto decisa, ma ora ti stai decisamente sforzando troppo."

    Fece il maestro ritraendo il suo scudo di cristallo violaceo.
    Sembravano una madre e un padre in apprensione per la propria figlia, Atalanta perché avendo passato momenti difficili fino a quel momento con lei, da quando praticamente la ragazza bionda venne in quel luogo aveva sempre cercato di proteggerla e aiutarle.
    Vedere un altra ragazza come lei, malgrado lei non fosse più un umana da alcuni, faceva sentire meglio Atalanta.
    Il maestro invece era sempre stato uno che si affezionava velocemente alle persone che gli piacevano, a conquistarlo di Egenna fù la sua incredibile determinazione, il suo orgoglio esuberante e persino la sua eccentricità che l'affascinava.
    Per il maestro essere strani era un pregio e qualcosa che dava fascino più che un difetto, Egenna era una persona pittoresca, e la trovava molto ispirante, quasi simpatica nel suo essere antipatica (o forse era solo un po' masochista).
    Raggiunsero dopo quella pausa l'elevatore: una enorme piattaforma circolare fluttuante che andava su e giù.
    Il maestro tirò una leva e la piattaforma si fermò dopo un viaggio davanti a lui.
    Uno strano esserino spettrale foriuscì dalla pedana e chiese: "quale piano?"
    Il maestro si affrettò a dire "ultimo piano" e la pedana partì in quarta raggiungendo il piano finale: l'attico di Eidous.
    I tre si fermarono davanti a una grossa porta d'ebano che dava sugli uffici del vampirone Eidous.
    "dietro quella porta Eidous sta compilando scartoffie alla scrivania.
    Siete pronte?

    Chiese il maestro guardando le due perfettamente calmo a prima vista, ma che in realtà traspirava impazienza per come agitasse le sue code come un gatto nervoso.
    "io si! Tu Egenna?"
    Chiese l'automa sorridendo affettuosamente alla sua compagna di disavventure, ancora trasmettendogli tepore con il calore della sua forgia interna.
     
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    Dopo il breve momento di lucidità, Genna stava lentamente per ricadere di nuovo nello stato di intontimento in cui si era ritrovata fino a prima, quando sentì qualcosa che le toccò le spalle. Si guardò attorno per capire cosa fosse e si tranquillizzò solo quando si rese conto che era stata Atalanta ad averla avvolta nel suo mantello. La sua prima reazione fu quello di scostarsi (perché lei stava assolutamente bene e non aveva bisogno di nessun aiuto), ma smise di ribellarsi non appena si affacciò fuori e venne investita da un brivido: fino a quel momento non si era accorta di essere tanto infreddolita.
    Va bene, si disse, tanto era solo fino a che non tornavano al riparo all'interno della torre: nel mettere il camice si era tolta la giubba rovinata nella caduta, e in quel momento non era vestita molto pesante. Lanciò un'occhiataccia alla donna meccanica, giusto per mettere in chiaro che lei le stava solo permettendo una simile cortesia, ma che in realtà non aveva chiesto l'aiuto di nessuno.
    Questo, almeno in teoria. Il passaggio da usare il mantello di Atalanta solamente per scaldarsi le ossa a quello di dipendere completamente da lei per sorreggersi, fu tanto graduale che nemmeno se ne accorse. Ciò avvenne quando, una volta dentro, fu Atalanta stessa che glielo fece notare. Genna socchiuse gli occhi, nuovamente infastidita dall'insinuazione dell'automa. Non appena tentò di scivolare via da sotto il mantello, Genna prese nuovamente a tremare per il freddo e tornò suo malgrado nel calduccio del mantello. Era così strano che non avesse saputo di stare gelando finché non si era trovata vicina a qualcosa di caldo?
    Si intromise anche il Maestro a rincarare la dose e Genna rivolse un'occhiataccia pure nella sua direzione. Era così difficile capire che lei stesse bene? Se appariva un po' giù del solito era solo per quella situazione alquanto irritante, ma non era forse arrivata lì sulle sue stesse gambe? Vero che la sua spalla le faceva ancora troppo male per portare da sola il suo zaino, ma quel doloretto non era nulla che un buona notte di sonno non potesse risolvere. Ecco, era solo stanchezza, lo aveva ripetuto già un centinaio di volte, ormai. E non era più pallida del solito. Era solo la stanchezza. Era stata colpa di quella prigionia durata ben mezza giornata che le aveva fatto perdere l'abbronzatura. Ne era certa. Solo stanchezza.
    Avrebbe tanto voluto dire tutte quelle cose ad alta voce, così da zittire le preoccupazioni dei suoi due compagni, ma la sua voce le uscì più flebile di quanto avesse immaginato. E questo la turbò. La voce, la sua voce, era l'unica cosa che non l'aveva mai tradita...
    < Sto... bene, sto bene... - disse infine - sto solo.. risparmiando le... le energie... >
    Dopo poco, vennero raggiunti da una pedana, una sorta di disco circolare senza pareti a cui aggrapparsi. Non erano soli, così Genna evitò di dispensare a destra e manca occhiatacce per tutti e si limitò ad appoggiarsi discretamente alla spalla di Atalanta. Per quanto il suo orgoglio le urlasse di fare qualsiasi altra cosa meno che quello, l'ultimo dei suoi desideri era quello di capire quanto tempo ci avrebbe messo il suo corpo stanco a volare giù sul fondo della tromba di quel montacarichi. Per quanto avesse fatto di tutto fino a quel momento per mentire a sé stessa, aveva un minimo di consapevolezza sul fatto che era solo la sua testardaggine a non farla implodere. Anche se la causa la imputava pur sempre alla stanchezza e non debolezza.
    Si ritrovarono infine davanti ad un'imponente porta nera. Il Maestro confermò che Eidous fosse proprio là dietro e chiese loro se fossero pronte ad incontrarlo. Atalanta rispose prontamente e si voltò verso Genna con un sorriso stampato in volto. Genna alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Uscì quindi da sotto il mantello, ignorando il contatto con l'aria fredda che le fece venire la pelle d'oca. Si diresse verso la porta e bussò.
    Un corno che lei non stava bene. Glielo avrebbe dimostrato. Era solo stanchezza.
     
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    Eidous era intento a scribacchiare alla sua scrivania quando sentì sbattere alla porta.
    Il quando il grande vampiro si trovò davanti a una ragazza bionda e pallida che sembrava avere freddo o comunque non stare per nulla bene.
    "Oh dei..."
    Esclamò e poi la prese in braccio in modo paterno e la mise su un meraviglioso divano rivestito di velluto davanti a un camino che riscaldava la stanza.
    Non chiese il permesso perché il suo istinto gli diceva che la ragazza aveva bisogno di riposare e stare al caldo.
    Aggiunse diversi tronchi aumentando la potenza e il calore della fiamma poi si affrettò a prendere una coperta e ci avvolse Egenna con cura, e tutto ciò avvenne in meno di pochi minuti.
    "signorina stia qui e si scaldi che sembra messa male, mi raccomando.
    Di qualsiasi cosa ha bisogno basta chiedere."

    Fece lui che era sempre stato uno piuttosto paterno.
    Atalanta e il maestro sopragiunsero, il maestro salutò con una palpata sul sedere di Eidous a qui questo rispose a sua volta.
    Atalanta invece si limitò a stare ferma a osservare, non che Eidous avesse molto interesse al momento per lei.
    "Salute maestro! Cosa vi ha portato qui questa sera?"Chiese Garbagnate il Vampiro come da etichetta.
    Il maestro guardò la ragazza bella imbacuccata sul divano divertendosi a immaginare la sua realizzazione tra qualche secondo.
    "In realtà sono qui solo in veste di accompagnatore di questo automa e di quella ragazza... Ma immagino che ora sarà lei a dirti di più."
    Fece il maestro sorridendo malizioso sotto i baffi, anzi sotto la maschera.
    Anche se forse non era tanto sbaglio l'aiuto offerto alla ragazza in tale modo, forse si sarebbe potuta realmente riposare così.
     
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    Accadde tutto così in fretta che Genna non se ne rese nemmeno conto: un attimo prima era aggrappata alla maniglia della porta impegnata con tutte le sue forze per non crollare a terra, e nell'istante successivo era seduta su un confortevole divano, racchiusa in un caldo bozzolo fatto di coperte a chiedersi come diamine fosse finita lì seduta. Si guardò intorno, confusa di non aver avuto il tempo neanche di lamentarsi e infastidita che qualcuno di più forte e potente di lei avesse osato per l'ennesima volta aiutarla senza il suo compenso. Era così complicato lasciare che lei soffrisse per conto suo? Perché quel dannato castello si dimostrava ad ogni istante che passava, sempre di più un covo di caritatevoli mostri? In quel momento, averebbe voluto rompere qualsiasi cosa, far saltare tutto per aria, gettare a terra quelle stupide coperte e spegnere quel dannato fuoco. Così a sbuffo, solo per insegnare loro una lezione. Quindi si sarebbe alzata e, con tutta l'attenzione generale addosso, si sarebbe lanciata in un super-cazziatone, uno di quelli che solo un menestrello come lei erano in grado di fare. Era consapevole che un simile comportamento avrebbe quantomai compromesso ogni chance di ingraziarsi lord Eidous, ma una donna poteva ancora sognare, giusto? Si sarebbe accontentata perfino di esplodere, letteralmente, così che la gente smettesse di presumere che lei fosse una qualche creatura fragile e in cerca di protezione...
    Avrebbe tanto voluto anche solo mantenersi in quello stato di incacchiatura, così da aiutarsi a sostenere meglio le proprie fatiche. Invece, tra il calore del camino e il forzato riposo, Genna si lasciò andare. Il suo volto, l'unica cosa visibile in quell'intrico di coperte, dimostrò tutta la gamma di emozioni su cui la sua mente si era soffermata: la sua espressione variò dalla perplessità, realizzazione, irritazione, fastidio, rabbia e infine rassegnazione. Il tutto, in pochi istanti.
    La stessa tensione che l'aveva portata fino a quella stanza, adesso la stava abbandonando e Genna fu infine vinta da quella che lei definiva "solo stanchezza". Si lasciò cadere all'indietro, con il dorso contro lo schienale del divano e la custodia del liuto, e la testa appoggiata al muro. Era arrivata fin dove doveva arrivare, fino ad Eidous, che male c'era se adesso si riposava un po'? Non c'era più il pericolo di essere scoperti dai seguaci della Regina Nera... era al sicuro, finalmente! Allora perché non farsi una bella dormita decente?
    La voce del Maestro la riportò alla realtà: lei non era ancora al sicuro; non poteva permettersi di riposare, per il momento. Era arrivata da Eidous per trovare scampo, vero, ma prima doveva convincerlo a lasciare in pace lei e i suoi amici. Come avrebbe potuto trattare con il lord se il suo aspetto misero lasciava presagire quanto fosse in realtà infelice la sua posizione? Distolse lo sguardo vagamente imbarazzata, finché non sentì i vari presenti voltarsi nella sua direzione. Cosa avrebbe dovuto dire? Non si era esattamente preparata un discorso... come intrigare abbastanza una figura tanto importante ed evitare che si limitasse a riportare lei e Atalanta nelle rispettive celle?
    < Mi chiamo Egennarilla Nyman, Lord Eidous. - disse infine, impegnandosi perché la sua voce suonasse il più ferma possibile - Mi sono introdotta per sbaglio in questo castello insieme ad un drago blu di nome Aesingr. >
    Fece una pausa, in modo che tale rivelazione potesse essere meglio assimilata. Preferì giocare a carte scoperte, sia perché il Maestro avrebbe potuto facilmente smentire qualsiasi sua affermazione, sia perché non aveva alcun senso fare altrimenti. Cercò di uscire dalla coperta per assumere una posizione più dignitosa, ma la presa di essa era troppo stretta per riuscire a liberarsi... o forse erano solo le sue braccia che si stavano rifiutando di eseguire l'ordine? In ogni caso, si costrinse a sedersi un po' più composta ed a rivolgere al vampiro un'occhiata decisa.
    < Mi è stato detto che il mio amico è riuscito a scappare. Spero che questo sia vero, perché io sono venuta fino a qui per chiedere il vostro aiuto. > continuò.
    Limitò il suo discorso a delle frasi di piccola entità, così che fosse certa di avere abbastanza fiato ed evitare ogni incertezza. Aspettò che il lord le facesse un cenno prima di continuare.
    < Se mi promettete che non cercherete di ricatturare Aes e lascerete libero questa automa, io vi offrirò tutta la mia... collaborazione. - pausa fiato camuffata da pausa effetto - E vi posso assicurare che noi menestrelli abbiamo molte più risorse di quelle che sembrano. >
    Sotto la coperta, si fece largo con la mano destra per raggiungere il fianco e, per la prima volta da quando era uscita dalla sua cella, Genna si chiese come stesse veramente. Qualunque fosse la risposta, quel suo malessere non le avrebbe permesso di scappare tanto lontano: sacrificare momentaneamente la sua libertà per salvare quella del drago e di Atalanta, era una decisione più che logica. O meglio, non aveva un granché di senso il perché Eidous avrebbe voluto la "collaborazione" di un semplice menestrello quando lei era già sua prigioniera, ma sperava che quelle sue frasi lo avessero incuriosito a sufficienza per non rifiutare a prescindere ciò che voleva proporgli. Ok che si era appena dimostrato un'anima gentile nell'averla aiutata senza nemmeno chiederle chi lei fosse, ma Genna non era così naif da pensare che il lord di un castello avrebbe fatto ciò che chiedeva per puro spirito di generosità. Ma se lo avesse intrigato abbastanza, forse lo avrebbe convinto ad accettare i suoi termini...
    Aveva finalmente capito di essere troppo debole per poter fuggire, ma non per questo doveva incidere sulle chance di chi l'aveva aiutata fino a quel momento. Anzi, avrebbe cercato di favorirli, anche a discapito di se stessa se necessario. Lei aveva qualcosa da offrire a della gente come i Corvi che apprezzavano la ricerca su strani poteri di sorta e, cosa più importante, a lei non importava granché quello che le sarebbe successo...
     
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    Eidous e si rese conto che la ragazza a cui diede la balestra era lei, il suo muso pipistrelloso si contrasse in una smorfia stupita prendendo atto di ciò.
    Lui ascoltò in silenzio la ragazza e rispose solo per confermare la liberazione dell'amico.
    "si è così: ero su nella Arena quando ho visto quando il tuo amico è fuggito insieme a un altro drago, più giovane e tutto nero.
    È stato Mao, il figlio del maestro a liberarli.
    Ora probabilmente il drago ha già superato la palude.
    Secondo i miei calcoli probabilmente sarà a Kerus tra due due giorni visto che non sembrava un abile volatore a differenza dell'altro drago, ma sicuramente se va a Kerus ci metterà quasi la metà.
    Anche se farei bene a non giudicare: nemmeno io volo benissimo, però se non altro mi piace."

    Fece Eidous, come al solito era incredibilmente logorroico, e probabilmente Egenna avrebbe ascoltato solo in parte l'intero discorso.
    Il maestro si sedette in aria, levitando a gambe incrociate, si limitò a guardare e pultroppo anche anche ad ascoltare il vampiro.
    Anche Eidous ascoltò poi ciò che la ragazza aggiunse e a stupirlo stavolta fu il fatto che volesse che liberasse la ragazza robotica.
    "Capisco... Avete provocato molti danni alle strutture, ma per fortuna non è morto nessuno, inoltre anche le tue condizioni non sono buone... Xarza non ha mezze misure, e perlomeno non ti ha ridotto come me quella volta...
    So per certo ciò che può fare un bardo, un'altra ragazza barda come te che conosco sa decisamente il fatto suo, non credo tu la conosci ma poco importa.
    Se sei disposta a sdebitare il tuo debito il primo passo da fare è già posto, ma non ho il cuore di metterti a lavorare ora, resta qui al caldo, riposa e non protestare.
    Piuttosto dimmi... Questa replicata... Cos'ha di speciale? E per favore non stare a darmi del lei sono E

    Chiese Eidous sedendosi sul divano e invitandola con un cenno della mano, con le unghie smaltate di rosso scuro di sedersi nuovamente con lui.
    Eidous era curioso di sapere più su Atalanta, la replicata sentendosi presa in causa di avvicinò e guardò Eidous senza preoccuparsi di celare gli occhi rossi e si appoggiò in parte al caminetto, ma non disse nulla.
    La replicata si appoggiò semplicemente al muro scaldandosi al caminetto istintivamente.
    Non che servisse a lei essendo una macchina in grado di sopportare temperature glaciali, però vi era qualcosa di bellissimo nel fuoco: il caldo, la luce, il rumore scoppiettante, il fuoco le piaceva, la faceva stare bene.
    Eidous però era assolto in Egenna e non si era ancora accorto del comportamento bizzarro della Androide.

    Edited by Master of Void - 23/5/2019, 21:17
     
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    Aes era davvero riuscito a fuggire? Eidous pensava che si trovasse già al di fuori della palude? Genna aveva qualche dubbio a riguardo, non tanto perché non credeva nei calcoli del vampiro, ma piuttosto perché era di Aes di cui si stava parlando. Nei pochi giorni che avevano passato insieme, Genna era arrivato a conoscerlo a sufficienza per capire che quel drago, esattamente come lei, aveva la fastidiosa tendenza di mettersi nei guai dovunque passasse. Già al di fuori della palude? Bah, era più probabile che si trovasse in un qualche acquitrino a cercare di salvare una qualche principessa in pericolo solo perché... beh, perché lui era Aes. Giusto lui riusciva a trovarsi in quelle situazioni imbarazzanti... ok, non era vero. Solo loro due riuscivano a raggiungere quei livelli di degrado ^^"
    Piuttosto che dimostrare le sue perplessità e spingere Eidous verso chissà quale altro infinito discorso, Genna annuì stancamente, contenta di avere una cosa in meno a cui pensare e certa che il giorno dopo si sarebbe pentita di aver rimandato la faccenda. Si ritrovò comunque a dover sopportare la carrellata di parole del vampiro che, come nella prima occasione in cui lo aveva incontrato (in incognito), era carica di riferimenti non del tutto comprensibili e voli pindarici alquanto forzati. Non ebbe né il coraggio né la forza di fermare quel muro di frasi e lettere: assunse un'aria interrogativa e indossò la sua miglior espressione alla "Eh sì, non essere bravi a volare fa proprio schifo #RELATABLE", sperando che fosse più che sufficiente per scoraggiare Eidous a continuare.
    Non funzionò: il vampiro si lanciò infatti in un secondo discorso, seppur un pelo più attinente alla loro situazione. Certo, si mise a parlare anche di una barda, dando quasi per scontato che lei dovesse conoscerla per il semplice fatto che condividevano genere e l'abilità con gli strumenti musicali, ma quanto meno le fece capire che accettava il compromesso da lei proposto: l'avrebbe messa a lavorare così da pagare per quelle inezie che lei e il drago avevano combinato durante il loro passaggio in quel castello. Genna annui, sforzando un sorriso/smorfia e domandandosi cosa cavolo si intendesse per "metterla a lavorare". Non le aveva nemmeno chiesto quali fossero le sue capacità prima di accettare. Che Eidous avesse già qualcosa in mente per lei? O che desse per scontato... chissà che cosa?
    Invece che delle sue abilità, Eidous le aveva domandato perché lei riteneva Atalanta abbastanza importante da metterla in mezzo. Genna aprì la bocca, ma la richiuse nell'istante successivo. Poi distolse lo sguardo, indecisa come rispondere. Il vampiro ne approfittò per avvicinarsi, sedersi al suo fianco e ordinarle di usare dei toni più colloquiali. Tutti gesti che la fecero sentire incredibilmente a disagio.
    Scosse la testa, cercando di scacciare l'associazione di idee che le aveva fatto paragonare il grosso vampiro con quella di un vecchio marpione, e si concentrò invece su cosa dire riguardo Atalanta. Doveva rivelare la verità, che lei non era più un automa qualsiasi, ma che aveva sviluppato una qualche identità personale di sorta? O doveva mentire, descrivendo quella sua richiesta come uno stupido capriccio? Da come Atalanta si atteggiava in quel momento, non sembrava che lei fosse poi così intenzionata a nascondersi; inoltre era alquanto probabile che il Maestro fosse già a conoscenza della singolarità dell'automa... ma Genna era troppo stanca per ponderare i pro e contro di ogni possibilità e non era abbastanza lucida per prendersi la responsabilità di scegliere in vece di Atalanta.
    Genna tornò ad osservare Eidous negli occhi. Rispose con una scrollata di spalle e si maledisse immediatamente per il successivo dolore a quella non ancora del tutto aggiustata. Eh, imbacuccata al calduccio com'era, si era dimenticata del suo corpo dolorante. O per lo meno, quasi dimenticata.
    < Ha davvero importanza il perché? - rispose infine - Anche lei fa parte del prezzo per comprare la mia... temporanea lealtà. Non deve esserci una ragione. >
    Temporanea Lealtà. Nel senso che avrebbe cercato indubbiamente di fuggire alla prima buona occasione. Ovvio, dah?
     
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    Eidous guardò la ragazza leggermente perplesso e poi guardò la replicata che si scaldava puccia con il fuocherello come se avesse colto qualcosa.
    "Capisco, ok lei è tua.
    Sono un ottimo modello le Atalanta, le più adattabili e affidabili. Visto che sei una barda sarai felice di sapere che le Atalanta, soprattutto le special come lei, sono ottime musiciste. Spero possa aiutarti e tenere lontano dai guai te e il drago... Almeno un po'.
    Ma dovrai anche tu proteggerla come lei proteggerebbe te.
    Credo lei non abbia valore e non credo sarebbe sostituibile una come lei..."

    Fece Eidous sereno e un po' criptico verso la fine, sembrava avesse capito qualcosa guardando la macchina e ascoltando la ragazza, ma per esperienza aveva imparato che anche con strani pensieri e teorie avere mente aperta e compansine dispiegava le ali verso il futuro.
    La verità era che non sapeva nulla, non sapeva con esattezza perché la macchina fosse importante per la ragazza, ma aveva un presentimento e forse era meglio a volte che ciò che era nato in cattività provasse a vivere in libertà o venir addomesticato a chi gli e affine. La replicata sembrava destinata a seguire la barda e lui doveva accettarlo, sempre il suo presentimento gli diceva che era giusto in qualche modo, sentiva avrebbero ripagato la loro libertà un giorno.
    Se liberi un uccellino di cui ti sei preso cura a volte torna, Eidous non aveva visto la ragazza come un nemico, ma piuttosto... Come una sorta di animale in gabbia che stava impazzendo, persino ora non riusciva a fare a meno per provare compassione per la ragazza.
    Gli avrebbe fatto un sacco di domande su come suonava e che talenti avesse, ma per lui non aveva senso porre domande su talenti di cui ora non poteva dare sfoggio, preferiva aspettare che lei si riprendesse prima di parlare di lavoro.
    "Ora non sforzarti ok? Se vuoi aiutarmi dovrai essere in forma no? Mmmh magari ho qualcosa..."
    Fece lui alzandosi e andando a rovistare in una vetrinetta con diverse bocchette, prese una ampolla verde e la portò alla ragazza mettendola sul tavolino davanti a lei.
    Era una bizzarra bottiglia tonda colma di un liquido verde e trasparente, dentro si vedeva un loto nero, un tipo di loto comune ad Andorix.
    Sul tappo di sughero vi era il disegno di un corvo impresso a fuoco, mentre sulla bottiglia vi era un etichetta che mostrava Eidous a torso nudo nell'atto di mostrare i muscoli sollevando le braccia e sotto a caratteri cubitali verdi vi era scritto: l'elisir del barone.
    Attaccato al collo della bottiglia con uno spago vi era anche un foglietto illustrativo con riportate le seguenti annotazioni:
    Elisir dell'erudito barone Eidous da Andorix.
    Un potente elisir capace di sanare e fortificare il corpo copiando le facoltà rigenerative dei vampiri.

    Cura bruciore, ustioni, lacerazioni e contusioni, contribuendo anche al ristabilimento dovuti anche gravi infortuni e malattie.
    Aiuta il sistema immunitario contro le malattie, contribuendo a prevenire anche piaghe come la peste grazie alla naturale immunità alle malattie dei vampiri!
    Sana i polmoni depurando i bronchi, ristabilizza il battito cardiaco e riduce il dolore.
    Aiuta contro i malori del corpo e ridà il vigore di un tempo concedendo anche grande forza e agilità temporanee, sovrumane ad elevati dosaggi.
    Permette inoltre di vedere temporaneamente meglio al buio.

    Effetti collaterali:
    - Sensibilità alle luci forti.
    - aumento del libido.
    - pallore.
    - riflessi rossi negli occhi.

    Effetti collaterali da elevati dosaggi:
    - alta sensibilità a luci, odori e suoni forti.
    - riduzione delle inibizioni mentali.
    - sete di sangue.
    - desiderio di ululare alla luna.
    - euforia.
    - senso di onnipotenza.
    - ninfomania.
    - tendenza a fare lunghi discorsi.

    Consumare l'elisir non rende vampiri, ma può provocare altri effetti collaterali tipici del vampirismo su albini o soggetti sensibili alla magia nera.

    Ingredienti: sangue di vampiro, loto nero, acqua, sciroppo alla menta, sangue di demone sai, tentacolo di divoratore di anime sfilacciato, olio di progenie, ambrosia di pietra filosofale, nettare di mandragola e spezie.

    Il foglietto illustrativo riportava tutto questo, doveva essere stata stampato in quel modo in quel modo sotto esplicita richiesta di Eidous.
    Il vampiro quando passò la boccetta sorrise soddisfatto.
    Probabilmente quell'elisir doveva essere prodotto in serie in qualche modo per essere venduto in giro.
    Il fluido era denso come sangue, ma restava sempre liquido senza addensarsi ed eraa semitrasparente con quel brillante color verde smeraldo.
    All'olfatto sembra un liquido dolce e profumava di menta, ma vi erano altri strani odori attutiti dall'aroma della menta; soprattutto quell'odore ferroso che ricorda il sangue.
    "Ecco, è l'elisir del barone! Una delle mie pozioni più vendute. Bevine un po', ti farà stare meglio, e mi raccomando mentre fa effetto riposa. Io intanto finisco di compilare le scartoffie, se serve qualcosa chiedi pure."
    Fece Eidous con tono quasi paterno passando in parte al maestro che levitava sereno, il vampiro allora si avvicinò al vecchio (in tutti i sensi) amico constatando che il divoratore di anime dormiva beatamente ronfando delicatamente.
    anche se in realtà il sonno non era necessario alla sua gente infatti il maestro amava dormire, il divore diceva di meditare, ma era più riposare in beatitudine in realtà.
    Eidous sogghignò tra sè vedendo il maestro ronfare e si sedette nuovamente alla scrivania, si versò un bicchiere di sangue aromatizzato alla cannella e cercò di finire il suo lavoro.
    La ragazza avrebbe dovuto riprendersi un po' con l'elisir, dopo probabilmente era meglio che mettesse qualcosa sotto i denti e bevesse qualcosa che non fossero i suoi intrugli.


    Edited by Tirannosaurorex - 23/6/2019, 10:40
     
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    Eidous guardò la ragazza leggermente perplesso e poi guardò la replicata che si scaldava puccia con il fuocherello come se avesse colto qualcosa.
    "Capisco, ok lei è tua.
    Sono un ottimo modello le Atalanta, le più adattabili e affidabili. Visto che sei una barda sarai felice di sapere che le Atalanta, soprattutto le special come lei, sono ottime musiciste. Spero possa aiutarti e tenere lontano dai guai te e il drago... Almeno un po'.
    Ma dovrai anche tu proteggerla come lei proteggerebbe te.
    Credo lei non abbia valore e non credo sarebbe sostituibile una come lei..."

    Fece Eidous sereno e un po' criptico verso la fine, sembrava avesse capito qualcosa guardando la macchina e ascoltando la ragazza, ma per esperienza aveva imparato che anche con strani pensieri e teorie avere mente aperta e compansine dispiegava le ali verso il futuro.
    La verità era che non sapeva nulla, non sapeva con esattezza perché la macchina fosse importante per la ragazza, ma aveva un presentimento e forse era meglio a volte che ciò che era nato in cattività provasse a vivere in libertà o venir addomesticato a chi gli e affine. La replicata sembrava destinata a seguire la barda e lui doveva accettarlo, sempre il suo presentimento gli diceva che era giusto in qualche modo, sentiva avrebbero ripagato la loro libertà un giorno.
    Se liberi un uccellino di cui ti sei preso cura a volte torna, Eidous non aveva visto la ragazza come un nemico, ma piuttosto... Come una sorta di animale in gabbia che stava impazzendo, persino ora non riusciva a fare a meno per provare compassione per la ragazza.
    Gli avrebbe fatto un sacco di domande su come suonava e che talenti avesse, ma per lui non aveva senso porre domande su talenti di cui ora non poteva dare sfoggio, preferiva aspettare che lei si riprendesse prima di parlare di lavoro.
    "Ora non sforzarti ok? Se vuoi aiutarmi dovrai essere in forma no? Mmmh magari ho qualcosa..."
    Fece lui alzandosi e andando a rovistare in una vetrinetta con diverse bocchette, prese una ampolla verde e la portò alla ragazza mettendola sul tavolino davanti a lei.
    Era una bizzarra bottiglia tonda colma di un liquido verde e trasparente, dentro si vedeva un loto nero, un tipo di loto comune ad Andorix.
    Sul tappo di sughero vi era il disegno di un corvo impresso a fuoco, mentre sulla bottiglia vi era un etichetta che mostrava Eidous a torso nudo nell'atto di mostrare i muscoli sollevando le braccia e sotto a caratteri cubitali verdi vi era scritto: l'elisir del barone.
    Attaccato al collo della bottiglia con uno spago vi era anche un foglietto illustrativo con riportate le seguenti annotazioni:
    Elisir dell'erudito barone Eidous da Andorix.
    Un potente elisir capace di sanare e fortificare il corpo copiando le facoltà rigenerative dei vampiri.

    Cura bruciore, ustioni, lacerazioni e contusioni, contribuendo anche al ristabilimento dovuti anche gravi infortuni e malattie.
    Aiuta il sistema immunitario contro le malattie, contribuendo a prevenire anche piaghe come la peste grazie alla naturale immunità alle malattie dei vampiri!
    Sana i polmoni depurando i bronchi, ristabilizza il battito cardiaco e riduce il dolore.
    Aiuta contro i malori del corpo e ridà il vigore di un tempo concedendo anche grande forza e agilità temporanee, sovrumane ad elevati dosaggi.
    Permette inoltre di vedere temporaneamente meglio al buio.

    Effetti collaterali:
    - Sensibilità alle luci forti.
    - aumento del libido.
    - pallore.
    - riflessi rossi negli occhi.

    Effetti collaterali da elevati dosaggi:
    - alta sensibilità a luci, odori e suoni forti.
    - riduzione delle inibizioni mentali.
    - sete di sangue.
    - desiderio di ululare alla luna.
    - euforia.
    - senso di onnipotenza.
    - ninfomania.
    - tendenza a fare lunghi discorsi.

    Consumare l'elisir non rende vampiri, ma può provocare altri effetti collaterali tipici del vampirismo su albini o soggetti sensibili alla magia nera.

    Ingredienti: sangue di vampiro, loto nero, acqua, sciroppo alla menta, sangue di demone sai, tentacolo di divoratore di anime sfilacciato, olio di progenie, ambrosia di pietra filosofale, nettare di mandragola e spezie.

    Il foglietto illustrativo riportava tutto questo, doveva essere stata stampato in quel modo sotto esplicita richiesta di Eidous.
    Il vampiro quando passò la boccetta sorrise soddisfatto.
    Probabilmente quell'elisir doveva essere prodotto in serie in qualche modo per essere venduto in giro.
    Il fluido era denso come sangue, ma restava sempre liquido senza addensarsi ed eraa semitrasparente con quel brillante color verde smeraldo.
    All'olfatto sembra un liquido dolce e profumava di menta, ma vi erano altri strani odori attutiti dall'aroma della menta; soprattutto quell'odore ferroso che ricorda il sangue.
    "Ecco, è l'elisir del barone! Una delle mie pozioni più vendute. Bevine un po', ti farà stare meglio, e mi raccomando mentre fa effetto riposa. Io intanto finisco di compilare le scartoffie, se serve qualcosa chiedi pure."
    Fece Eidous con tono quasi paterno passando in parte al maestro che levitava sereno, il vampiro allora si avvicinò al vecchio (in tutti i sensi) amico constatando che il divoratore di anime dormiva beatamente ronfando delicatamente.
    anche se in realtà il sonno non era necessario alla sua gente infatti il maestro amava dormire, il divore diceva di meditare, ma era più riposare in beatitudine in realtà.
    Eidous sogghignò tra sè vedendo il maestro ronfare e si sedette nuovamente alla scrivania, si versò un bicchiere di sangue aromatizzato alla cannella e cercò di finire il suo lavoro.
    La ragazza avrebbe dovuto riprendersi un po' con l'elisir, dopo probabilmente era meglio che mettesse qualcosa sotto i denti e bevesse qualcosa che non fossero i suoi intrugli.

    Edited by Tirannosaurorex - 23/6/2019, 10:39
     
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    Uh Master, hai davvero dato a quell'impulsiva di Genna una sostanza che la disinibisce ulteriormente? XD Ero un po' indecisa se mandare questa risposta, ma... beh dai, movimentiamo le cose ^^

    PS. Come mai hai citato il tuo ultimo messaggio?

    Sorpresa delle sorprese, il vampiro aveva accettato le sue condizioni. Genna non avrebbe scommesso nemmeno un soldo bucato sulla riuscita della sua persuasione con appena una presa di posizione, eppure non aveva dovuto aggiunge nient'altro oltre ciò che aveva già detto. Si chiese come fosse possibile che il lord di quel castello si fidasse così tanto della prima tizia che bussava alla porta del suo studio, una che - per quanto ne sapeva - poteva pure aver tramato per la distruzione del suo stesso castello... cosa che di fatto era successa, tra l'altro ^^"
    Genna trovò il comportamento del lord alquanto sospetto. Si era aspettata di essere rispedita in prigione non appena fatto il suo nome, di essere incatenata in un istante solo per aver chiesto la salvezza dei suoi compagni e di essere rimessa al suo posto quando aveva preteso la libertà di Atalanta senza alcuna spiegazione. Invece era al caldo, vicino ad un camino, sotto delle coperte e Lord Eidous non aveva fatto altro che intimarle di riposarsi e rassicurarla riguardo la sua situazione. Da non fraintendere: non avrebbe apprezzato più di tanto la prima eventualità, ma per lo meno l'avrebbe capita. Così invece, accudita da Eidous in persona, non sapeva proprio che cosa aspettarsi. Cosa prevedeva per lei? Perché non si limitava a bistrattarla come avrebbe fatto chiunque altro sano di mente?
    Lo guardò di sottecchi domandandosi il perché la stesse aiutando e lo osservò allontanarsi per poi tornare con una strana bottiglietta bombata. Il denso liquido verde al suo interno, non la rassicurò per nulla. Eidous lo descrisse come un elisir che l'avrebbe fatta sentire meglio, ma sia il colore che l'aspetto, le facevano dubitare della sua efficacia. Davvero si aspettava che lei lo bevesse?
    Il vampiro appoggiò la bottiglia su un tavolino lì affianco.
    < Mh, grazie... - rispose poco convinta - ci farò un pensierino. >
    Per un po' osservò pensierosa il lord, ma ben presto si rese conto quanto fosse noioso vederlo aggeggiare con le sue scartoffie. Si focalizzò quindi sulla bottiglietta, sul liquido al suo interno e sull'etichetta legata al vetro. Le scritte in quest'ultima avevano dei caratteri troppo piccoli perché la sua mente stanca le degnasse di una qualche attenzione e il disegno dei bicipiti nudi del lord la invogliò ancora meno a leggerne il contenuto, temendo una qualche auto-proclamazione piena di divagazioni e frasi fuori tema.
    Seppur l'ultima delle sue intenzioni fosse quella di ingurgitare un qualche liquido misterioso, era anche vero che il vampiro non aveva nessuna necessità di avvelenarla, quando gli bastava un montante ben assestato per stenderla per bene. Con questo pensiero in mente, Genna aprì faticosamente un varco tra l'intrico di coperte, così da riuscire a protendere un braccio verso la boccetta. La prese e la annusò. Berla o non berla? Eidous non gliela avrebbe mai presentata come "rinvigorente" se non fosse stata sicura per lei, giusto? Cosa mai poteva andare storto? Prima si sarebbe sentita meglio e prima avrebbe anche potuto scappare da quella gabbia di pietra.
    Genna ne bevve un sorso. Ma non successe nulla.
    Allontanò la boccetta dal viso e la guardò storto. Perché non si sentiva già meglio? Si era aspettata come minimo che le sue ferite sparissero all'improvviso, magari con un qualche coreografia luccicante e miracolosa, esattamente come accadeva nelle ballate. Provò a bere un altro lungo sorso, ma il fianco continuò a farle male esattamente come il minuto prima.
    Appoggiò la bottiglia sul tavolino con un certo disappunto e si ri-infagottò nella coperta. Lo aveva detto fin dall'inizio che l'unico modo che aveva per guarire era con una buona notte di riposo. Non aveva bisogno dell'aiuto di cure miracolose: le sarebbe bastato chiudere per un po' gli occhi e tutto sarebbe andato per il meglio.
    Il sonno, tuttavia, tardò ad arrivare.
    Riaprì gli occhi di nuovo irritata. Come era possibile che non riuscisse a dormire, anche se continuava a percepire una stanchezza infinita gravarle sulle spalle? Poi capì: che fosse opera del misterioso elisir? Dopotutto, quella boccetta aveva un qualche potere su di lei... forse non doveva far altro che insistere. Non ne aveva bevuto abbastanza, ecco tutto.
    Recuperò nuovamente la bottiglietta e, prima di aprirne il tappo, provò a leggere il bugiardino. Se ne stufò alla prima frase: che senso aveva leggerlo? Se Eidous non avesse voluto che lei la bevesse tutta, non gliela avrebbe mai data una intera, eh.
    E così fece: ne bevve un altro sorso. Lanciò un'occhiata ad Eidous e lo scoprì ancora intento a scribacchiare nei suoi fogli. Il Maestro, invece, ronfava allegramente (beato lui). Non le sembrò il caso di disturbare l'uno o l'altro. Ne bevve ancora. Tanto, che male poteva farle?
    Finì la bottiglietta senza nemmeno accorgersene.
    Tirò fuori dalle coperte anche l'altra mano, così da poter chiudere la bottiglia. Avvicinò quindi il tappo al collo... ma quello le rimase in mano. Cosa era appena successo? Aveva davvero appena spezzato del vetro, come se non fosse niente? Con un gesto fulmineo nascose le prove del misfatto tra i cuscini del divano, prima che Eidous o Atalanta riuscissero a voltarsi nella sua direzione, attirati dal rumore dei vetri infranti.
    Perché nasconderlo? Mah, e perché non farlo, invece?

    Fu solo dopo qualche minuto che cominciò a sentirsi davvero bene. Felice, perfino. Si guardò attorno e vide tutta una serie di dettagli che la stanchezza le aveva fatto tralasciare fino a quel momento. Per quanto lugubre, quel'ambiente era davvero ben decorato. Il suo sguardo vagò ancora per qualche istante, poi si focalizzò di nuovo su Eidous. Per un po' riuscì a trattenersi dal disturbarlo, ma non per molto. Era stato il vampiro stesso a dirle di chiamarlo per qualsiasi evenienza, no?
    < Scusami Eidous, non avrei voluto disturbarti, ma come faccio a capire che l'elisir sta cominciando a fare effetto? - disse, dopo essersi schiarita la voce - Sai, ormai è da un sacchissimo di tempo che l'ho bevuto! Forse dovrei riposare come mi hai consigliato prima, ma... beh, è davvero difficile dormire con... >
    Cosa stava facendo? Perché stava parlando a vanvera in quella maniera?
    < Oh scusa, ti lascio lavorare. Fingiamo che non ti abbia mai disturbato. >
    Tentò di riposare, chiudere gli occhi e dormire, ma non ne fu capace: si sentiva troppo allegra! Non pensava di riuscire nemmeno a stare ferma. Anzi, non ci riusciva proprio! Prima si tolse le coperte e si limitò a guardare nervosamente l'ambiente circostante, poi si alzò in piedi e prese ad andare avanti e indietro per la stanza, del tutto ignara delle occhiate incuriosite che riceveva da parte di Atalanta e di Eidous. Cominciò a riflettere su tutti gli avvenimenti che l'avevano portata lì e si chiese cosa aveva fatto di sbagliato per finire in quella stupida situazione. Aveva forse fatto un errore a promettere il suo tempo ad Eidous? Forse un vampiro come lui non ricordava cosa significava essere mortale, ma per un'umana come lei anche un solo minuto era qualcosa di estremamente prezioso. Prima aveva temuto di fare una fine peggiore a non fare quella promessa, ma quella sensazione non era che un lontano ricordo ormai: adesso sentiva di poter fare qualunque cosa.
    Genna smise di camminare e si voltò verso il vampiro. Rimase qualche istante a ponderare per bene le sue opzioni, ma presto capì che non ce ne era bisogno: era ovvio quello che doveva fare. Si avvicinò alla scrivania e vi sbatté contro le mani, così da attirare su di sé la sua attenzione.
    < Ho cambiato idea, - sibilò piano - non intendo più marcire in questo schifosissimo castello! >
    Prese la scrivania per una gamba, l'alzò come se niente fosse e la scaraventò dall'altro lato della stanza. La spalla accennò una puntina di dolore, ma venne subito assopito da quell'incredibile stato di benessere che provava da quando aveva bevuto l'elisir. Non si preoccupò di vedere dove fosse volata la scrivania, così come non si interessò dei fogli svolazzanti che ondeggiarono intorno a lei fino a depositarsi ai suoi piedi. I suoi occhietti a fessura erano fissi in quelli di Eidous, in un aperto sguardo di sfida.

    AHAHAH, SONO UNO SCOIATTOLO SABBIOSO PAAAAZZO!
     
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76 replies since 31/1/2018, 21:15   2056 views
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