Luce e ombra

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  1. Rectina
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    Cucciolo

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    Parilin schioccò sonoramente la lingua, poi si distese sul tappeto in maniera composta. Non si era sbagliata nel definire l’elfo un tipo intelligente: si era ricordato delle sue parole.
    “Poco più del 95% delle streghe conducono una vita sedentaria e quando mettono il naso fuori dalla propria dimora non esitano a cavalcare le loro amate scope.” Esordì in tono piatto: “In genere queste creature sono spregevoli, apertamente subdole o semplicemente scelgono di ricoprire il ruolo degli esseri cattivi per tutta la vita in mancanza di un carattere forte.”
    Ci fu una breve pausa, durante la quale la mora si sollevò per mettersi a sedere. Tutto ciò che aveva detto fino ad allora era vero, ma si trattava solo di un inutile preambolo.
    “Io sono, per così dire, una strega errante. Viaggio in lungo e in largo accompagnata solo ed esclusivamente dal mio tappeto dalla mia borsa.”
    una folata di vento le sferzò i capelli lisci, facendoli ondeggiare dolcemente.
    “Preciso che non sono una scappata di casa e no, non ho una storia personale fatta di abbandoni, lacrime, sangue e violenza.” Aggiunse con una risatina di scherno.
    “Sono venuta al mondo tantissimi anni fa. Ah, secoli ormai.” altra risatina, seguita da un rapido movimento della mano destra a mo’ di linea del tempo tracciata in aria.
    “Il motivo per cui non porto con me una storia deprimente è insito nel fatto che non sono nata dal ventre di una creatura dal sesso femminile.” Lo disse con disinvoltura, ammiccando con gli occhi: “In origine ero una pianta di seta, divenuta poi un essere umano dopo aver ricevuto un bacio da un angelo assai potente. Il mutamento non fu per niente indolore, ma se non altro, alla fine potei beneficiare fin da subito di tutte le facoltà degli esseri umani, incluse quelle mentali. L’angelo in questione scelse di baciare me perché, a quanto mi disse ma non ci credo, ero la pianta prescelta. Sinceramente, anche a distanza di anni, continuo a manifestare il mio dissenso nei confronti di quest’affermazione che considero solo una scusa.”
    Lasciò volutamente passare qualche secondo, affinché il suo discorso potesse essere metabolizzato dal suo interlocutore.
    “Tutto ciò avvenne all’incirca dieci anni fa ed allora la mia principale occupazione è stata quella di viaggiare, seppur ci sia stato un periodo in cui ho frequentato una delle più prestigiose accademie di magia e stregoneria, la quale alla fine non mi ha insegnato niente di più di quanto non avessi già appreso nel mio vagare.”
    Altra pausa, durante la quale ne approfittò per trangugiare un quadrato di cioccolata.
    -Mhh. Questa primizia non è affatto male. l’idea di metterla a raffreddare nello stampino di ghiaccio si è rivelata valida.-
    “Sostengo di agire unicamente per interesse personale, in quanto sebbene conosca il significato di termini come amicizia e fedeltà, non ho ancora avuto modo di metterli in pratica. Ne consegue che per me queste espressioni sono come teorie filosofiche, vale a dire astratte. Certo, mi è capitato di rincontrare quell’angelo, ma non abbiamo mai avuto un rapporto ne d’amicizia, ne d’amore.”
    Decise di interrompere lì il racconto, omettendo tanti particolari. Dal suo punto di vista, aveva detto anche troppo e Roxium non era niente di meno che un cavaliere incontrato per caso pochi attimi prima. Gli aveva chiaramente detto che la sua vita non si reggeva su sofferenze atroci e pianti massacranti. Lei aveva tessuto la sua vita giorno dopo giorno: si era impegnata negli ambiti che le interessavano maggiormente, dimostrandosi perseverante, diligente, seppur non immediatamente brillante come certe streghe conosciute all’accademia. Lei sentiva di essere come il sole: ogni giorno brillava; a volte di più, a volte di meno, ma era sempre presente.
    Si adagiò di nuovo sul tappeto per riposare un po' come stabilito. Stava per chiudere gli occhi, quando si accorse di qualcosa che giaceva al bordo del mezzo. si risollevò, trattenendo a stento uno sbuffo, mentre con la mano destra si apprestava a scrollare via l'oggetto intruso. Si fermò appena in tempo, con il palmo della mano levato in aria.
    Sotto di lei si trovavano tre carte, rispettivamente: imperatore, eremita e folle.
    Le afferrò; una sorprendente energia le permeava tutte. Le girò una ad una, leggendo dentro di sé le frasi scritte sul retro e la firma.
    Inspirò profondamente.
    "La tranquillità sembra non essere contemplata in questa terra." bonfunchiò, rivolta a Roxium: WAl momento sono troppo stanca per gli indovinelli, ma sarà mia premura risolverlo più tardi. Intanto, se vuoi dilettartici tu, prego!" concluse, posando i tarocchi di fianco alla sua coscia.
     
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