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  1. Aesingr
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    I suoni pericolosi aumentavano d'intensità, e adesso non ero più tranquillo. Kurama fremeva, per un attimo probabilmente il mio corpo doveva essersi attorniato di fiamme senza che nemmeno io me ne fossi accorto.
    La bimbetta aveva cominciato a strillare e si era gettata verso il suo drago, alle prese con Padme e con qualunque cosa stessero facendo. Le due possenti creature tuttavia si stavano allontanando sempre più, e pareva che fosse proprio Izu a spingere Padme il più lontano possibile. Mi grattai la testa perplesso, non riuscivo a capire in alcun modo i loro intenti. Capii però che un forte boato proruppe alle mie spalle e in una manciata di istanti una marmaglia in armatura si riversò sui sentieri circostanti e sulla prateria che si estendeva fin dentro al bosco. Feci appena in tempo a voltarmi, che individuai il Principe Caspian guidare un'orda di soldati in direzione dei due draghi.
    Avevo capito che qualcosa non andasse, ma certo non mi aspettavo un risvolto del genere. E poi... perché? Alcuni scesero addirittura dalle finestre più alte della torre, calandosi con dei rampini dalle guglie poste sulle facciate fino a terra. Avevano decisamente una gran fretta, altrimenti perché gettarsi ignorando qualsivoglia concetto di rischio?
    Non mi diedero molto peso in quel momento, mi passarono accanto come non esistessi; una donna poco meno giovane di me afferrò Nara e la trascinò dentro fra grida e proteste varie, mentre in tutto quel random sclero totale mi rendevo conto di quanto il luogo fosse spazioso. Nonostante la quantità di gente c'era ancora molto spazio in quel giardino, anche se si stava ricoprendo di chiasso e sacchi di pelle.

    Izu si rese conto di quel che stava accadendo appena in tempo per spingere con prepotenza Padme fra gli alberi. Le sue intenzioni non erano chiaramente ostili nei confronti della dragonessa, ma si stava comportando in modo assurdo. Agitò la coda e si mosse in modo da portare sia se stesso che Padme nel fitto degli alberi, dove sarebbero stati oscurati alla vista per alcuni secondi. Lasciò andare la dragonessa e si rannicchiò, piegando le zampe e ringhiando per lo sforzo. Fu come se piastre di pietra si generassero attorno alle sue membra per unirsi alle sue squame, risplendendo in mezzo alle fronde. In pochi secondi, il suo corpo si rivestì di un'armatura d'ambra cristallina, robusta sul dorso e flessibile sul ventre e sulle zampe. Anche parte delle ali si ricoprì di quella corazza naturale, come un esoscheletro emerso all'improvviso per fronteggiare una violenta minaccia. Era decisamente simile al manto di squame che ricopriva Padme; anche dal suo corpo scaturivano riflessi arancioni e luminosi, ma in maniera più omogenea e meno variopinta. Ad uno sguardo superficiale a qualche metro di distanza, un umano avrebbe potuto facilmente confonderlo per la dragonessa.
    "Vorrei spiegarti, ma rischi di essere uccisa. E potrei venir costretto a battermi con te, quindi ora cercherò di concentrarli su di me prima sia tardi. Vattene!"
    Si espose dunque per metà esponendo un fianco, in modo che dal fitto dei rami e dei tronchi il suo corpo fosse visibile dall'esterno. Cominciò a correre a spirale balzando fra le radici e fece in modo di attirare il più possibile l'attenzione. Stava cercando di sviarli, voleva aiutare Padme ad andarsene.
     
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