Ti prego non mangiarmi!

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  1. Aesingr
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    In qualche modo, Aes capì. Non di alchimia, non di trasmigrazione di volontà, quei concetti alla sua mente erano completamente estranei; capì cosa doveva fare.
    L'unica cosa che Engifer non gli aveva detto di fare: combattere.
    Si voltò. Si sentiva strano, molto strano. Non si sentiva Aesingr come al solito, non si sentiva intimorito dalla possibilità di ferire il suo avversario. Quella sensazione, non era certo la prima volta che la provava, l'istinto protettivo aveva preso il sopravvento già diverse volte. Con Egenna, con quella strana viverna con cui non era neanche riuscito ad intrattenere una conversazione, con la figura appartenente alle sue reminescenze.
    Troppe volte aveva rinunciato a scavare nei suoi pensieri remoti, ma per un istante gli parve che i flutti stessero facendo scivolare verso di lui quell'unica possibilità di afferrarli. L'unica opportunità che avrebbe avuto di capire, di... ricordare. La rabbia, l'istinto di proteggere qualcuno e il desiderio di combattere non gli erano del tutto estranei, il suo corpo si rifiutava di ammetterlo ma la sua mente lo sapeva.
    I suoi artigli erano a pochi centimetri da quel grumo di sostanza eterea, che ora sentiva di poter ghermire una volta per tutte. Aveva percepito frammenti sfocati nella locanda a Kerus, la mano ed il violino, la voce, la pace, la guerra, il dolore. Finalmente aveva la possibilità di squarciare quello scuro velo di tenebre.
    Volse lo sguardo verso la figura misteriosa, ma non rimase a fissarla a lungo.
    Mentre Engifer scendeva dal suo dorso e gli lasciava la scheggia a portata di zampa per distruggerla, la sua aura si faceva sempre più gelida e candida. Come fredde fiamme che abbracciavano il colore del cielo all'alba, non il plumbeo cielo della palude di Andorix, si estendeva in un flusso sempre più ampio e sempre più vivido.
    Sotto le zampe ora tratteneva entrambe le schegge che Dree gli aveva diretto contro, quella che Engifer gli aveva appena tolto dalla spalla e quella che era riuscito a fermare prima. Non aveva capito se intingerla nel sangue fosse servito ad impedirne il controllo da parte dello stregone, ma per quanto gli impòortava adesso avrebbe anche potuto comandare a tutto il metallo dell'isola di trafiggerlo. Non si sarebbe fermato.
    Chinò il muso, mentre si chiedeva quanto i suoi sentimenti sarebbero potuti rimanere congelati al punto di permettergli un attacco senza ripensamenti. Sapeva che se avesse dato fondo alla sua potenza tutta in una volta Dree non sarebbe riuscito a fermarlo. Era proprio quello che in un diverso frangente gli avrebbe impedito di colpire, ma ora quel suo limite era cristallizzato sugli argini di un lago che non era più in grado di ritirare le acque al proprio interno.
    Prese un lungo respiro, per poi non incanalare aria nei polmoni per diversi secondi. Il corpo era in apnea, come la mente. Il suo stesso rinnovato potere glaciale pareva averlo gelato sul posto.
    Si allontanò di qualche passo, strinse le schegge fra gli artigli e le portò alle fauci. Stava rischiando che Dree lo trafiggesse alla gola, ma fu veloce. Le sue zanne si chiusero su entrambi i pezzetti di metallo e le ridussero in fine polvere d'argento, dopo che con un paio di morsi le ebbe sbriciolate. Soffiando una leggera fiammella gelida dalle fauci si liberò dei residui che si erano depositati fra i denti, per non rischiare che anch'essi costituissero un pericolo, e li dissolse come un grumo di sabbia in mezzo ad una bufera di neve.
    Solo alcuni frammenti erano ancora integri, per qualche motivo che non riusciva a comprendere. Ancora una volta però non gli importava. Li raccolse ed evocò fra le proprie zampe una piccola sfera d'acqua che li inglobò. Dovette poggiare il ventre a terra per concentrarsi, steso e a contatto con il suolo riusciva ad esercitare più potenza.
    Aumentò la pressione all'interno della piccola sfera, sempre di più, sempre di più. Gli arti presero a duolergli. Ignorando le proteste del suo corpo mise tutta la sua forza di volontà nel tentativo di annientare quella diabolica arma, e quando lasciò andare, la sfera d'acqua esplose senza lasciare traccia del metallo.
    Si rialzò ed osservò Engifer lanciarsi su Dree.
    Gli aveva detto di andare il più lontano possibile, ma non voleva lasciarla da sola. Era ancora lì, in piedi sulle quattro zampe, che con il suo ingenuo sguardo di draghetto marino pescioso osservava il loro avversario senza esser sicuro di come agire.
    Di una cosa però finalmente era sicuro: dovevano fermarlo. Corse verso Engifer e la affiancò per l'ennesima volta
    Combattere. Uccidere. Sopravvivere...
    no, per Aes quelli non erano pensieri concepibili; per lui quell'attacco aveva un significato molto diverso.
    "Ho deciso che non voglio lasciarti sola, non puoi tenermi lontano dallo scontro adesso. Le schegge sono distrutte"
    Un impetuosa energia travolse Dree quando Aesingr lo raggiunse, bastò una semplice sferzata di coda per proiettarlo a qualche metro di distanza ed allontanarlo da Engifer. Non sapeva quante altre sorprese potesse nascondere quel maledetto, ma era intenzionato letteralmente a congelarlo per sempre in quel corpo.
    Si portò con le zampe anteriori ai lati della creaturina, che se avesse alzato il muso avrebbe visto unicamente il ventre e il collo del drago blu sovrastarla. Anche Engifer avrebbe percepito il freddo tocco di quell'aura che scaturiva dal corpo di Aesingr, ormai quasi un tutt'uno con le sue membra.
    Quasi...
    il processo non era ancora completo. Doveva sbrigarsi, ma ancora c'era qualcosa che non andava. Il lago era cristallizzato, il ghiaccio era solido, ma qualcosa nel più recondito anfratto del suo essere continuava a lottare contro il suo intento di sferrare il colpo di grazia.
    Dree si stava rialzando in quel momento, e lui poteva colpirlo. poteva scagliare il suo alito di ghiaccio su di lui, e avrebbe concluso quell'insulsa battaglia.
    Aprì le fauci, ma quello che ne uscì non fu ghiaccio. Furono scuse.
    "Engifer... non ci riesco. So che dovrei ucciderlo, e non sono neanche sicuro che basterebbe, ma non riesco a colpirlo. Non... non ho paura ad ammettere che ho terrore di farlo, mi dispiace"
    Il suo corpo era ghiaccio, ma la sua anima rigettava quel potere. Non era ancora pronto. Probabilmente, non lo sarebbe mai stato.
    Accettare di combattere nonostante i propri limiti autoimposti; non riusciva a comprenderlo.
    "Non c'è un'altra soluzione, vero?" chiese infine, abbassando il muso su Engifer.
     
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