Ti prego non mangiarmi!

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  1. Aesingr
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    La pozza era divenuta ghiaccio, ma si sollevò in un iceberg all'udire ciò che Engifer gli consigliò di fare.
    Quelle parole, quei frammenti, quei ricordi.
    Non era la prima volta che gli venivano rivolte frasi simili. Aveva annuito quel giorno, lo ricordava.
    Il velo si stava dissipando, sempre di più.
    Digrignò le zanne. Dree era sfrecciato verso di lei, colpendola alle spalle e conficcando gli artigli sul suo dorso. Le sue parole l'avevano immerso in un oceano di sentimenti e non fu in grado di proteggerla.
    Drizzò il muso e gonfiò i muscoli del collo. Poteva percepire il ribollire del sangue in contrasto con il gelido abbraccio delle sue squame, poteva sentire la rabbia fluire in lui. Sapeva di non voler cedere, sapeva di non potersi arrendere.
    Lui era Aesingr, il drago azzurro che puzza di pesce, e non sarebbe cambiato: né per qualcuno, né per il mondo. Avrebbe continuato a comportarsi secondo le sue regole, e quelle regole gli imponevano di salvare Engifer. Tutto qui.
    "No"
    Bastò quella semplice sillaba, fu più che sufficente. Espresse tutto se stesso in un singolo istante, afferrando la piccola creatura con una zampa ed allontanandola dal Troll che stava per ghermirla. "Non me ne vado"
    Non si chiese perché Dree non avesse di nuovo usato le sue maledette lame, del perché continuasse ad infierire e del perché il mondo fosse disposto in modo che i suoi abitanti dovessero soffrire.
    Lui non aveva mai rispettato né le regole, né le convenzioni. Non era un drago? Sarebbe rimasto debole ed incapace?
    Poco importava, se significava rispettare ciò che aveva scelto. Perché lui...
    era un Engifer che poteva ancora volare.
    "Non conosco il significato del termine utopia, né ho intenzione di uccidere per compiacere il destino! Combatterò, ma lo farò a modo mio"
    Era così, era sempre stato così. Aes non poteva far fuori qualcuno. Già gli risultava difficile cibarsi della carne perché reputava ingiusto uccidere anche se per mangiare, non sarebbe mai arrivato ad eliminare un altra creatura se c'era un'altra soluzione. Lui l'avrebbe trovata, il suo obbiettivo era sempre stato quello.
    La stessa Engifer non pareva più molto lucida. Fosse per il sangue perso nello scontro o per la paura di morire, non sembrava più in grado di mantenere il controllo della situazione. Dree si avvicinò, ma trovò ad attenderlo una sorpresa nefasta.
    La figura ammantata gli era corsa incontro intercettandolo con un balzo, sferrandogli un calcio che lo ribaltò per aria e lo fece capitombolare a diversi metri di distanza.
    Mentre il troll rotolava per terra con un feroce grugnito, il misterioso individuo si avvicinò ad Aesingr e gli diede un buffetto sul collo.
    "Bravo pollo. Non sei un drago, sei una coccatrice"
    La sua voce era quella di un'umana. Ed Aes conosceva quella voce, solo che non la ricordava.
    Avrebbe dovuto, perché nei suoi ricordi era ricomparsa. Eppure non ci riuscì. La sua mente si rifiutava di mettere insieme le tessere al loro posto, mancava ancora qualcosa.
    "Anche se probabilmente hai ragione" continuò la ragazza, con ancora la maschera ad oscurarle il volto. "È tuo il merito di aver incontrato me, se fossi stato diverso probabilmente questo non sarebbe mai accaduto. Non sei in grado di uccidere? Lo farò io al tuo posto. L'ho sempre fatto in fondo"
    Aesingr sentì un sorrisetto incresparle le labbra, nonostante fossero ben nascoste. Per qualche motivo, anche le sue di labbra accennarono un sorrisetto. Probabilmente, il suo stesso corpo capiva molto meglio di lui ciò che era appena successo.
    Sentiva uno strano calore insinuarsi fra le gelide spire della sua aura, il suo cuore aveva perso un battito. La figura si voltò.
    Quello che accadde poi fu allucinante; in un frusciar di veste ed un cozzar di bastoni, la ragazza si era avventata su Dree che, già indebolito dal trasferimento nel nuovo corpo e dall'utilizzo continuo del suo elemento, non poté certo contrastare la raffica di colpi da cui venne bersagliato.
    Calci, pugni, legnate nei denti, dentate sui legni, un tripudio di sventole suivviso da far invidia alla fusione di tutti i personaggi shonen più sfigati ed odiati dai rispettivi autori. Aveva afferrato la testona del troll e l'aveva sbattuta per terra neanche fosse stata un tappetino da stendere al sole, riempendolo ritmicamente di ginocchiate sugli zigomi. Si, i troll hanno gli zigomi va bene? :yea:
    Mentre quello faceva di tutto per proteggersi e sferrare artigliate quasi alla cieca, riceveva in cambio colpi ben precisi e mirati. Non v'era pietà in quella furia, un piacere che andava ben oltre la freddezza e l'insensibilità.
    Dopo averlo pestato come non ci fosse un domani, e per lui nessun domani ci sarebbe mai stato in effetti, la ragazza mascherata lo calciò agonizzante fra i fanghi melmosi della palude. Si batté con supponenza le mani sullo scomodo mantello nero mentre si voltava verso il drago e la cobolda, riponendo nuovamente le proprie armi al loro posto.
    Perché continuava a portarsi dietro quei dannati indumenti? Mannaggia ai Corvi, ad Andorix e a i baroni chiaccheranti!

    "Chi è inutile adesso, cara Abuelita?" chiese, rompendo la quattordicesima parete per raggiungere Abuelita dall'altra parte del convento.

    Non so se hai altre idee con Dree, ma io la finirei qui. Un altro post a testa e via, che ne dici?
     
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