Ti prego non mangiarmi!

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  1. Aesingr
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Aesingr chinò il muso, fissando prima Engi poi la misteriosa figura; anche se, ormai, così misteriosa non appariva più alle sue orecchie né ai suoi ricordi.
    Il lago di ghiaccio si sciolse, per tornare ad essere acqua limpida e cristallina. Nella caverna riecheggiava il suono di ciascuna goccia che cadeva dall'alto, ticchettando e producendo suoni leggeri e sordi. L'aura azzurra si era dissolta, tornando ad essere parte di lui, nel mentre che il suo corpo recuperava la temperatura normale.
    Il fresco e dolce sapore di neve che aveva riempito le sue fauci si perse in quello palustre, in cui al piacevole aroma muschiato se ne mischiava uno più fangoso e pungente. Non riuscendo a contenere l'arrivo del calore, ad Aes cominciò a vorticare tutto davanti agli occhi. Sentì uno svarione coglierlo di sorpresa, come avesse volteggiato a mezz'aria per un giorno intero senza fermarsi.
    Probabilmente un qualunque altro drago avrebbe ignorato un -giramento di testa-, ma la sua mente ne rimase un bel po' disorientata. Inspirò col naso. Incanalando tutto ciò che lo circondava in quel respiro cercò di recuperare lucidità, socchiudendo le palpebre nel ritrovare la cognizione di sé.
    Cos'accidenti era successo?

    L'individuo losco si allontanò dal corpo inerme del suo avversario, raggiungendo Engifer a passo tranquillo.
    "Lo avevate già conciato per le feste immagino, non ho mai affrontato un essere più insulso" disse, togliendosi la maschera per mostrarsi all'interlocutrice.
    Con fierezza i capelli corvini si mossero al vento; gli occhi, come profondità marine, scrutarono la piccola cobolda che così a lungo pareva aver combattuto una battaglia dal vago sentore personale.
    Ripose le proprie armi e si tolse il mantello, sotto cui indossava semplici indumenti di cotone nero. Lo appallottolò come fosse un panno sporco e lo lasciò per terra, porgendole una mano.
    "Piacere, sono Zakrina"
    Si voltò per alcuni secondi, fissando la palude e il grigio che incombeva su di essa. Il crepuscolo disegnava contorni sfocati di un piccolo monte in lontananza. Quello era in realtà il castello Eclisse al centro della Città dei corvi, attorniato da mura tetre e scure come il piumaggio degli uccelli della notte.
    Si prese un istante anche per fissare Aesingr, che non si era mosso fino a quel momento.
    "Non mi sembravate troppo in difficoltà, ma tu devi curarti" sottolineò alludendo alla ferita più recente di Engifer, da cui ancora scivolavano rivoli vermigli. "Serve aiuto?"
    Non avevano potuto notarlo sotto la maschera, ma la sua espressione era decisamente diversa dal momento in cui era arrivata. Difficile dire se fosse passata dalla modalità pacifista a quella indemoniata o viceversa, perché in ogni caso era lei quella più confusa.
    "Comunque non chiedere perché vi abbia aiutati, ero solo di ritorno da una missione e un po' di esercizio non fa mai male" concluse, sorridendo. Anche in quel caso, quanto quell'allegria fosse forzata non era semplice intuirlo.
    Allungò delicatamente la mano verso il braccio destro di Engifer e, seppur con gentilezza, la obbligò a seguirla. Ovviamente non esercitò alcuna pressione. Le fece semplicemente capire con ogni fibra del suo essere e con ogni espressione del suo corpo che non avrebbe ammesso repliche.
    La fece allontanare di diversi metri, portandola a ridosso di un masso da cui aguzze ombre si gettavano sulle ninfee dell'acquitrinio. La lasciò andare con un sospiro solo quando furono piuttosto distanti, alzando lo sguardo a fissare le nuvole che si addensavano all'orizzonte.
    "Quello è veramente Aesingr?" chiese abbassando il tono di voce, senza perder tempo. "Dove l'hai incontrato? Perché eravate insieme?"
    Tornò a fissarla, aggrottando la fronte. "Scusa questo interrogatorio, ma credo ci sia qualcosa che non va. Quello che ho affrontato non era un corpo vivente, piuttosto un troll redivivo o qualcosa del genere. Ultimamente ho molto avuto a che fare con creature a metà tra la vita e la morte, alcune fin troppo... vivaci... per esser davvero passate a miglior vita, e mi chiedevo se quel drago fosse uno di loro"
    C'era decisamente più di qualcosa che non andava, e aveva visto quel che si potesse fare con corpi rianimati e cadaveri. Proprio in quella palude era stata testimone di studi ed esperimenti dalla dubbia moralità, che per quanto a fine -accademico- non le erano mai andati del tutto giù.
    Non era sicura del perché, ma la rabbia primordiale sopita fino a quel giorno era riaffiorata ancor prima che potesse rendersi conto di cosa stesse accadendo. Aveva visto il blu delle squame di Aesingr puntinarsi di rosso, ottenebrato da una furia che la sua mente non aveva avuto neanche il tempo di sentire propria.
    Così tanta vendetta aveva giurato, che anche dimenticare non sarebbe servito a rimuovere dalle sue membra quella sensazione. I suoi occhi assunsero una sfumatura violacea, mentre la sua pelle si imbruniva in una tonalità rossiccia. Fece fatica a mantenere il controllo sulle sue facoltà mentali, tutto rischiava di degenerare. Se ci era riuscita era solo grazie al tempo che aveva trascorso a sopire ogni suo istinto negativo.
    Era vissuta nel bosco ed era abituata a seguire qualsiasi stimolo senza alcun freno. Da diverso tempo però aveva appreso come conciliare il suo essere selvaggio con quello neutro, adatto alla civile convivenza con individui diversi da lei. Lo aveva appreso pian piano assieme al drago azzurro, in giorni vissuti all'insegna della carne arrosto e della musica.
    Giorni bruscamente interrotti, spezzati come ramoscelli sotto il culmine di un inverno burrascoso, annientati con l'unica certezza che mai più sarebbero esistiti.
    Ed ora, qualcosa non andava.

    Dovevamo finire, ma sarebbe figo un post di chiusura di entrambi. Non mi andava di lasciare le cose a mezzo. Quindi se ti va concludi, anzi concludi anche se non ti va :paninozzo:
     
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35 replies since 4/12/2018, 00:24   2029 views
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