Entropia GDR

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    Entropia gdr
    Forgotten Realm

    Eppure, per cosa combattiamo noi
    se non che per quella divina
    forza dell'Infinito?


    "L'aere brucia la pelle, quasi tagliente. Il mondo in fiamme, pare cristallizzarsi, smettere di muoversi nel singolo istante in cui la freccia punta, e scocca. Un rantolo, passo avanti, senza mai sosta, mentre attorno altri mille e mille dei difensori della Dea si contorcono e dibattono per averla vinta. Decine di loro cadranno per una Madre che non li ama, come fin dall'inizio è stato, dalla nascita della Triade su questo mondo condannato."

    Entropia: cosa offre di diverso?

    ▸Personalizzazione
    Vuoi fare un personaggio, un qualsiasi personaggio? Da noi puoi farlo. Sarai tu a decidere cosa imparerà, come lo imparerà e quali saranno le sue mosse. Vuoi un draconico dei fulmini capace di creare vortici temporali? Prego! Un nano mago che scagli palle di fuoco a suon di padellate? Daje! Uno psiomante che possa piegare i nemici al potere delle freddure? Vai pure, ma se qualcuno ti odierà un po' non dire che non te l'aspettavi...

    ▸ Accontentiamo tutti i gusti
    "Ma io non voglio combattere, voglio fare un pg solo per ruolare perché mi piace giocherellare in mondi assurdi!"
    Creati un png e parti subito all'azione! Png vuol dire solo che non ha comparto tecnico, ma nulla ti impedirà di mettere nei casini mezza Valhalla. (; E puoi sempre assumere qualcuno per farti da guardia del corpo!

    ▸ Ci piace essere differenti
    Per accogliere personaggi di ogni tipo penserai che abbiamo un'ambientazione generica giusto per fare da sfondo. Sbagliato: ogni elemento ispirato o ripreso viene rielaborato, cambiato ed adattato al contesto per creare un continuum omogeneo. Entropia ha un mondo che non smette mai di espandersi in cui tutti mettiamo le mani - e potresti farlo anche tu.

    ▸ Accontentiamo davvero tutti i gusti
    Volete giocare da soli? Eccovi gli Addestramenti! Volete creare delle quest voi stessi? Date un'occhiata alle Autogestite! Avete lo schiribizzo di partire in una battaglia su larga scala armata contro armata? Quella non ce l'abbiamo ancora, ci dispiace. Ma se avete qualche idea al riguardo, proponete pure!

    ▸ Le nuove idee non sono mai abbastanza
    "Tutto molto bello, ma questa cosa non sarebbe male-"
    Cosa? Hai pensato qualche razza? Qualche bestiola o pezzetto d'ambientazione? Hai un PNG interessante che pensi ci potrebbe essere utile? Oppure hai in mente delle meccaniche per il regolamento che ancora ci mancano? Aggiungere cose nuove ed arricchire il forum è il nostro hobby preferito.

    ▸ Comunità Affiatata
    Se ancora tutto questo non vi basta possiamo dire di essere veramente, veramente simpatici. E presenti a ogni ora del giorno se avete voglia di fare due chiacchiere o quattro risate.
    E potete averne la prova se verrete a zuzzurellare con noi nella Chat Telegram. Cliccate una delle gif e troverete il link nella nostra homepage, in alto a destra!



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    La fulva ritrasse la mano, quasi come se avesse paura di farle del male prolungando inutilmente quel contatto, aprendo una delle tasche della giberna per afferrare il suo piccolo anemometro. Lo guardò per un lungo istante prima di metterlo tra le mani dell'altra, facendole sentire quell'incisione così semplice eppure così importante.
    Quel piccolo oggetto ruppe la maledizione del dubbio, diradando la paura e lasciando solamente un tremito d'incertezza a fare da preludio ad un abbraccio. Un contatto che Laura aveva sognato, bramato, desiderato con ogni fibra del suo corpo al punto tale che per un attimo rimase interdetta, sentendosi quasi colpevole per non riuscire a rispondere immediatamente. Le passò il braccio sano attorno al collo stringendola a sé con tutta la forza che aveva, singhiozzando appena, nascondendo il viso dentro quella spalla così smunta e sottile che tanto amava.
    «Scusami.» sussurrò singhiozzando. «Avrei voluto arrivare prima. Perdonami...»


    Cit. Laura Montero,
    "Calamitas II: Liberatio"


     
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    La mannara alzò lo sguardo «Hai ragione. James, battiamoci da eroi!» Disse al cugino, prima di entrare in contatto con la sua parte veramente animalesca ed iniziare la trasformazione in mannaro.
    «Vedo che hai capito. Beh, non c'è altra scelta, e poi...» Il cugino iniziò anche lui a trasformarsi, il pelo marroncino coprì tutto il suo corpo mentre le sue dimensioni aumentavano.
    All'unisono, i due poi ulularono assieme a Korosso, prima di urlare con le loro roche voci mannare, accompagnati sempre dall'ululato del lupo, che in quella situazione era inebriato dalla voglia di combattere:
    «I veri mostri siamo noi!»


    Cit. Guendalina Macholepen,
    Boscotetro


     
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    « Rifilarmi una massima e farmi rompere la testa con un enigma poco chiaro... Tipico. » - Ridacchiò fra sé, storcendo un po' la bocca di lato. Sospirò e lasciò andare il foglio sul tavolo, appoggiandosi finalmente allo schienale dopo quelle lunghe ore di lettura, studio ed esercizio. Mentre sbadigliava sonoramente, notò l'ora: le due passate.
    « E forse se è come un problema aritmetico mi conveniva davvero di più usare il metodo da manuale e buonanotte... Me la sono cercata. E' quasi un rimprovero, più che una massima... » - Si stiracchiò pigramente prima di alzarsi. L'indomani avrebbe informato Lithium che il suo giochetto non era stato poi così duro da risolvere.
    Si fermò un secondo, mano poggiata al tavolo e sguardo per aria, rimuginando.
    Magari la posso anche ringraziare...
    Qualche secondo, poi scrollò le spalle.

    Nah. Per ora si accontenterà.


    Cit. Aajhe Farron,
    Enigmi Notturni


     
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    A ben vedere nemmeno Asgard giocava pulito. a guardare ancora meglio, si sentiva ancora cuciti addosso gli occhi glauchi dell’Angelo che lo fissavano dall’identikit, sotto la scritta “eliminazione prioritaria”; lui, che aveva studiato da medico, per aiutare la gente a vivere e non per costringerla a morire. La cautela in realtà gli si era sviluppata dentro su un’unica, grossa radice: la paura che il suo desiderio venisse esaudito e Dharva prendesse davvero a raccontarsi, che il racconto le restituisse l’umanità di cui si era spogliata.


    Cit. Raudo Mellacordis,
    "L'Ultimo Angelo di Randal"


     
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    “Sei un geranio” si ingiunse lo straniero “ è tutto a posto. Sei un geranio.”
    Sentì lo scatto della portiera e il rumore di un corpo pesante che atterrava con malagrazia. Il viaggiatore cominciò a sudare.
    “Sei un geranio”
    Il vociare all’esterno si fece più fitto; anche se i toni del dialogo tra l’autista e quello che immaginava fosse un’agente doganale rimanevano pacati, il viaggiatore non capiva cosa ci fosse da discutere così a lungo a un’ora tarda della notte.
    “Sei un geranio”
    Chi mai avrebbe fatto del male a un geranio? Quale funzionario doganale avrebbe mai avuto cuore di sparare a un’innocua pianticella? Ripensandoci, ne aveva visti tanti di gerani impiccati su balconcini angusti, lasciati a pendere dalla forca di un’inferriata o di una grondaia, o languire in vasi brutti e miseri. Ti espongono appena inizia l’estate, ti sottopongono alle torture più subdole, e quando non fai più fiore ti buttano nell’umido. I gerani erano i moderni schiavi dell’appariscenza, la fanteria di prima linea nelle guerre di vicinato. Nella loro breve vita conoscevano l’inferno. Il viaggiatore, che ora era scosso da lunghi brividi, si pentì di essersi immaginato geranio.


    Cit. Raudo Mellacordis,
    "Questo bacio vada al mio villaggio"


     
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    Come ha fatto a finire per l’ennesima volta in una situazione simile? Com’è possibile non vi sia verso di ottenere un epilogo differente? Nonostante l’impossibile è di nuovo qui, senza che gli sia posta una scelta, a un passo dal perdere i ricordi.
    Abbassa lo sguardo, i pugni ancora chiusi lungo i fianchi. Tutti i suoi errori gli passano davanti, avvolto da un’amarezza che non riesce a mandar via.
    Forse non ha tutta questa forza voglia di reagire.

    Mistral interrompe il suo flusso di coscienza: «Inutile chiederti di accettare con estrema calma questo nuovo inizio, vero?»
    «Già... Penso dovrete passare sul mio cadavere. Di nuovo.»


    Cit. Goodbye to a World III/III
    Alerion


     
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    «Mi sono rivelata solo perché ti sono debitrice, altrimenti saresti già morto.»
    «Ah. Quindi non mi vuoi ammazzare?»
    «Beh, sì, ad ammazzare ti ammazzo lo stesso, ma prima volevo ringraziarti e scusarmi.»
    «La cosa mi consola assai.»
    «Non è che a me faccia piacere farlo, ma non ho altra scelta. Non puoi nemmeno immaginare quanto sia dura la vita di una spia. Nei libri parlano di mirabolanti avventure, intrighi avvincenti e amori proibiti, ma quando decidi di diventare una spia vera nessuno ti dice che il novantanove virgola nove percento del tuo lavoro consiste nello stare sdraiata tutto il giorno su un tetto, esposta agli elementi, a cecarti con un binocolo aspettando che un qualche coglione faccia qualcosa di vagamente interessante. La noia è disumana, ma guai a perdere la concentrazione anche solo per un istante, perché potresti perderti un dettaglio cruciale. E poi pensi che ti ringraziano? No! Tanto stai solo guardando dentro un binocolo, è facile, una pacchia rispetto a quello che fanno gli altri! Una pacchia stocazzo!»

    Cit. Gerrit Grease,
    "Vieni a Ballare a Taren"


     
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    Non appena si mise a fare il conto alla rovescia azionai la faccia di bronzo della ladra, quella in cui la menzogna e la verità si fondevano così bene da essere ormai da tempo una cosa sola.
    «Me ne vado per un po' di anni e ora gli asgardiani sono pronti a sparare a qualcuno a pochi passi dalla strada. Cavolo, vi danno da mangiare pane e chitemmuort all'accademia?» – Una flebile risata e uno sguardo sommario ai dintorni, per vedere se ci fosse qualcuno nei paraggi. Dato che Laura pareva avesse mangiato un limone, data la faccia che non ammetteva nemmeno l'ombra di un sorriso alla mia strabiliante comicità innata, reputai saggio darle qualcosa di più a cui agganciarsi. Il primo passo era stato introdurre l'idea che facessi parte, seppur in passato, del suo stesso paese. Forse mi avrebbe visto meno come un nemico.


    Cit. Serim Quarta,
    "Hamartia"


     
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    Un Maestro attendeva il suo ritorno, dispiaciuto di trovarlo ancora vivo e vegeto. I superiori speravano sempre che non rientrasse alla base operativa, ma l'erba cattiva era dura a morire, e lui aveva messo radici profonde dopo otto anni di permanenza.
    "Sei conscio della tua deplorevole condotta?" gli chiese, mentre Espen si appoggiava al muro per non collassare, cercando di mettersi sull'attenti.
    "Sì, signore."
    "Quel muro è l'unica cosa che ti tiene in piedi, immagino."
    "Sì, signore."
    "E non sei sobrio da quanto, due giorni?"
    "Tre con oggi, signore."


    Cit. Espeen Uitwaaien,
    AAAAAAAAAAAAAAAAAA


     
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    La creatura continuava a fissarlo insistentemente con i suoi occhi verdi, e Schnabel riusciva a malapena a sostenere il suo sguardo. Ma a quanto sembrava la sola pressione psicologica non era abbastanza. Ella infatti era pronta a rincarare la dose, spostando il suo sguardo su un angolo del laboratorio, nel quale nemmeno la luce non riusciva a farsi strada, come risucchiata da buco nero.

    «I cuccioli sono svegli.»

    Con un soffio, la luce della candela scomparve, lasciando solo quella di Schnabel a fare luce in una tenebra che sembrava infinita. E in quella stessa tenebra, comparve qualcosa, o qualcuno. Una donna, dai lunghi capelli, che venne solo sfiorata dalla luce della torcia improvvisata accesa poco prima. Una sequela di quesiti gli sconquassarono il cervello. Chi è adesso? Come può esserci un'altra persona in quella stanza? Sarà qualcosa evocato dalla creatura? Tutte domande che non trovarono risposta, dal momento che il von Rom, dopo uno sguardo più attento, riconobbe immediatamente chi fosse quella figura che, chiusa in quell'angolo, stava lavorando con grazia ed eleganza come solo una persona sapeva fare.


    Cit. Schnabel von Rom,
    La Cercatrice di Sogni


     
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    -Vuole sapere che cosa ho visto?- affermo strozzata da un grosso nodo alla gola -Ho visto ciò che accade quando non prendi una decisione e ho visto quanto è facile scambiare la paura per cautela. Ho visto ciò di cui ha bisogno questa città e non ha bisogno di questo.-
    -E di cosa avrebbe bisogno allora?-
    -Di persone che pensano di meno a sè e più agli altri. Di Sicurezza, perché non tutti sono abbastanza forti da potersi valere in questa città. Di speranza, visto che a quanto pare sembra mancare in questa città. E di persone che non fuggono dai propri doveri.-
    -Stronzate. Questa città si divora gli idealisti. Tanti ci hanno provato, credimi, e non è mai cambiato un cazzo. Vuoi quindi provarci te, con tutti i tuoi complessi e i tuoi giuramentini da strapazzo? Ascoltami per una buona volta, fai pace con te stessa e fatti una vita come si deve, finché ne hai la possibilità.-
    -Cesare, basta. Lo so cosa ne pensa in merito, e so anche perché mi dice tutto questo, ma è tempo di guardare in faccia la realtà:-

    Mi alzo, senza guardarlo, e inizio a scendere quei pochi gradini, dandogli così completamente le spalle e genero il braccio mancante, prendendo una sigaretta dalla tasca e accendendola. I miei occhi sono chiusi e bruciano come se fossero stati colpiti da una manata di sabbia ma cerco di esser forte e gelida come sono sempre stata.
    -Ho un Dovere da compiere e non sono e non sarò mai il rimpiazzo di Elena. Sono la Dama Devota di Nibelheim ed è tempo che lo sia per davvero.-


    Cit. Eleonora Brughieri,
    Nel mare tempestoso, trovare la via


     
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    «Sei ancora vivo? Bene! Forza usciamo… ho una sorpresa per te!»
    La pressione che l’uomo emanava era assurda e, tutta la rabbia che il ragazzino nutriva nei suoi confronti, venne fatta a pezzi da un singolo sguardo del gigante. Odiava sentirsi in quel modo ma non poteva farci assolutamente nulla al riguardo. solo guardarlo in faccia gli faceva mancare il fiato, costringendolo in uno stato di sottomissione e silenzio
    «Si...padre…»
    Il rosso sputò per terra alla risposta pacata del figlio e, afferrandolo per il collo della maglietta, lo sollevò di peso fino a costringerlo ad incrociare il suo sguardo. Kelev si dimenò per qualche secondo, ringhiando inconsciamente come una bestia prima di calmarsi davanti alla vista dell’uomo.
    «Così mi piaci! Ricordati che sei in questo mondo solo per il mio compiacimento ragazzo! Non me ne faccio niente di uno smidollato come avversario! Dovrai lottare con i denti e con le unghie!»
    L’uomo lo lasciò andare, facendolo cadere duramente sul pavimento freddo della cabina.
    «Lo sai cosa succede a quelli che mi deludono no?»


    Cit. Kelev
    Memento Mori


     
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    «Mi avevi detto di chiamarti Haans, di venire da Ujaraq. Ci siamo ubriacati a merda e solo Fehor o chi per lui sa com'è andata a finire quella storia... Perché tu non te lo ricordi, vero? Non ti ricordi cosa abbiamo fatto in quelle due settimane che ci siamo visti ogni fottutissimo giorno... Non ti ricordi di me.»
    Ersatz tace ancora, ma questa volta non può impedire ai suoi occhi di spalancarsi per la sorpresa: aveva rinchiuso quei momenti in un angolo buio della sua mente per evitare che riaffiorassero, troppo importanti e dolorosi anche solo per lasciare che i pensieri tornassero su di essi. Adesso lo riconosce, sa chi ha davanti ai suoi occhi e prova un misto di gioia e terrore che non saprebbe spiegare nemmeno sforzandosi. Per un attimo, teme si tratti solo di un sogno.
    «Cosa volevi da me, mh? Ti andava di rivedere qualche amico di infanzia e sei finito a sbronzarti con un Phaldebita conosciuto per caso? Cercavi qualche informazione su Elonia da riferire ad Asgard? Oppure sei semplicemente caduto sul mio c***o?»
    «Axel, ti prego─»
    «SHUT UP, ASSHOLE!»
    urla colpendo Ersatz in volto con un pugno «Non mi importa di quanto fossero nobili le tue intenzioni... Ti ho salvato solo per dirti che mi fai schifo. Mi hai capito, Asgardiano di merda? Mi fai schifo.»


    Cit. Ersatz Kjaerstad,
    Another Love


     
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    Un pilastro di Spaccanapoli

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    Zeit alzò un sopracciglio, guardando Karasuma in modo interrogativo, aspettando che lui proseguisse.
    «Il giorno in cui dovrai scegliere tra Flaemnir e la tua famiglia è sempre più vicino. Riuscirai a reggere entrambi i fardelli fino ad allora? E sei sicuro, quando verrà il momento, di riuscire a fare la scelta giusta?»
    Zeit aspettava quella domanda da chissà quanto tempo.
    «So già cosa sceglierò, Karasuma. Ed è la scelta giusta.» disse risoluto. “È la scelta giusta.”; una frase che ormai si era ripetuto così tante volte negli anni che ormai era diventata il tuo mantra personale.
    «Sono l'unico con la volontà di farla.»


    Cit. Zeit Von Rom,
    "Jaldabaoth"


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