“Vera mormorava parole tristi, ricordava vecchie promesse. Aajhe annuì, la teneva vicina con un braccio attorno alle spalle. « Sì, dovevamo stare unite. Dobbiamo, stare unite. Dobbiamo, sì... » Ma presto si perde nel suo limbo e nei frammenti di ciò che resta della sua mente; scivola via, vede cose che Aajhe non può vedere, sente e sa cosa che Aajhe non può sapere.
« Cosa sono, Vera? Cos'è la fiamma, cos'è il Cavaliere bianco? » - Lo chiede come si chiederebbe qualcosa a un bambino, paziente e comprensiva. Cerca i suoi occhi, cerca di capirla.
« Papà ora non c'è, ma... ci sono io. »
Non risponde.
« Vera? »
Vorrebbe dire tante cose, ma le muoiono le parole alla bocca. E allora senza dire niente la stringe anche con l'altro braccio, le fa poggiare la testa sulla spalla mentre l'altra neanche se ne rende conto e cerca di afferrare i fantasmi davanti ai suoi occhi.
« Iremia. » - Chiama, sapendo che la creatura era vicina. - « Vorrei rimanessi un po' qui, prima di raggiungermi. Resta con Vera. »
« Non puoi fare più nulla per lei. »
« Se starti vicino mi rasserena, forse potrà farlo anche a lei... »
« Non sente neanche che sei lì. »
« Lo so. Lo so. Vorrei solo... Avrei voluto, solo... »
Una breve pausa, scomoda, spigolosa.
« Vorrei non lasciarli soli. »
Nella sua mente ce n'erano tanti altri.
Non aveva potuto stare vicina nemmeno alla sua ragion d'essere.”
Aajhe Farron,
Ove Finisce il Destino