Itios!!!!! Ti piace la pace vero?

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    ecco a noi, visto che siamo in 2, Makon!!!

    role chiusa


    Era una splendida giornata quella che avvolgeva il "villaggio" di Itios, il sole riscaldava i campi ben curati ove le coltivazioni crescevano rigogliose.
    Appena fuori dalla cittadina, i pascoli erano gremiti di miriadi di greggi di pecore, mandrie di cavalli splendidi, mucche e un'infinità di altre bestie scorazzavano liberi ma ubbidienti.
    Lungo le vie di Blencathr le genti camminavano badando ai fatti propri, ma senza essere distaccati dagli altri, anzi erano tutti molto cordiali l'uni verso gli altri.
    E fu proprio in questo contesto cittadino, tranquillo e pacifico,... cof cof..., che Makon si trovò a fare il suo ingresso ad Itios.
    Egli camminava lungo una delle strade, fiancheggiata a destra e a sinistra da graziose abitazioni erette con maestria.
    Il vampiro, poichè questo egli era in realtà, si guardava attorno con curiosità, le bancarelle, i piccoli mercanti, le locande si alternavano davanti ai suoi occhi imperscrutabili in una cacofonia di colori, rumori e odori, i quali giungevano nitidi ai suoi sensi sviluppati; con passo sicuro e dalle eleganti falcate continuò ha inoltrarsi nella fiorente cittadina finchè sbucò in una piazza.
    Al centro sorgeva un'imponente rappresentazione di un drago, una dragonessa per la precisione, la cui importanza era evidenziata anche dalla targa dorata che riportava il nome Kalispera.
    "ordunque", disse tra se e se Makon detergendosi il sudore con un fazzolettino di seta bianca, "mi par d'esser giunto nel cuore di questo centro abitato".
    Si guardò attorno alla ricerca di qualche locanda, taverna, dove avesse potuto dissetarsi.
    Mentre era intento a scrutare i dintorni, il suo sguardo incrociò quello di una fanciulla molto graziosa che passava a qualche metro di distanza.
    Non appena i suoi occhi si fissarono in quelli della ragazza, ella sembrò dimenticars di ciò che stava facendo, e venne nella sua direzione.
    "mio signore", esordì la giovane, "deduco dalla vostra espressione che abbiate bisogno di aiuto?".
    Makon le fece un sorriso riservato, come a dire che se non fosse stato per lei non avrebbe saputo come fare, e le fece un cenno affermativo col capo.
    "avete colpito nel segno mia cara, e vi sarei grato se sapeste indicarmi un luogo ove io possa riposare le mie stanche membra, e placare questa sete che mi tormenta le labbra...." nuovamente il sorriso misterioso e intrigante apparve sulle sue labbra.
    Mentre egli parlava, Makon non staccava mai lo sguardo da quello della giovinetta, la quale ormai dipendeva dalle sue parole.
    "io conosco il posto giusto." rispose la ragazza, "e se me lo permettete vi accompagnerò".
    "voi siete molto gentile mia cara, e la presenza di una così bella fanciulla, mi allieterebbe di molto la giornata".
    Poi compiendo qualche passo nella direzione della interlocutrice le porse il braccio da gentil-"uomo" qual'era, e si fece condurre nel luogo deciso dalla fanciulla.
    Ella lo accompagnò verso una locanda dall'aspetto importante, una targa d'oro infissa sull'uscio riportava il nome: (l'orgoglio di Kalispera).
    Non appena misero piede all'interno, dei servitori in livrea nera con intarsi d'argento, si fecero in contro ai due, accompagnandoli verso una zona più riservata dell'edificio.
    La locanda era gremita di gente, e i musici intonavano allegre melodie accompagnandosi con flauti, arpe, e altri strumenti melodiosi, che difondevano nel locale un'atmosfera carica di gioia e un pizzico di eccitazione.
    "una bottiglia del miglior Wisky che avete, per me, e una limonata per la mia signora" disse Makon quando il cameriere venne a prendere l'ordinazione.
    Pochi minuti più tardi, arrivarono le bevande ordinate, e da vero cavaliere Makon pagò il conto lasciando anche una lauta mancia al servitore.
    Mentre erano intenti a sorseggiare i rispettivi drink, il vampiro chiese alla ragazza di raccontargli qualcosa della propria vita; nel frattempo egli non ascoltava veramente ciò che gli veniva detto, ma sorrideva e annuiva alla giovane.
    "scusate se vi interrompo", disse Makon mentre ella era sul punto di continuare, "ditemi davvero cosa desidera il vostro cuore" e così dicendo fissò il suo sguardo penetrante negli occhi della ragazza.
    "io.... io...." balbettò la fanciulla, "io vorrei danzare con voi".
    "bene!" esclamò Makon, "sarò lieto di farvi da cavaliere in queste gioviali danze".
    Si alzò e prendendo la ragazza per mano, la quale ormai era amaliata dai suoi modi misteriosi, si avviò al centro della stanza dove molte coppie si stavano divertendo al ritmo di musica.
    Makon prese la ragazza tra le braccia e stringendosela a se iniziò a volteggiare tra le altre coppie.
    Presto attorno ai due ballerini si creò uno spazio lasciatogli dalle altre coppie, le quali erano rimaste affascinate dai due danzatori.
    Quando la musica finì, il vampiro e la ragazza si inchinarono alla folla e tornarono a ritirarsi nella zona a loro riservata.
    "è stato meraviglioso!" disse la giovane, "non so come ringraziarvi..."
    Sorridendole Makon disse:
    "anche per me è stato sublime danzare con voi, e non c'è bisogno che mi ringraziate, anzi sono io che ringrazio voi per questo bel pomeriggio passato assieme"; poi si avvicinò la mano della fanciulla alle labbra come per farle il baciamano, ma non appena l'ebbe a portata della bocca, affondò i canini nell'interno polso, placando così la sua sete.
    Quando ebbe finito, fissò la ragazza e con voce melliflua le disse:
    "ora uscirete di qui, e non vi ricorderete niente di quel che è successo oggi".
    La ragazza dal canto suo, un pò barcollante, si alzò in trance e si diresse verso la porta ubbidendo a quella volontà così tanto più forte della sua.
    "ora si che mi sento bene" mormorò Makon tra se e se, e rialzandosi si diresse verso il locandiere per ordinare dell'altro Wisky.

    Edited by Elexar - 24/7/2018, 23:37
     
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    A questo punto tanto valeva dare un'occhiata per tutta Kengard, no?
    Kerus in fondo era stata affascinante, ma per ciò che si aspettava probabilmente anche qualcosa in più sarebbe comunque equivalso ad una delusione. Anni e anni di attesa, mesi trascorsi pensando di poter partecipare ad addestramenti leggendari in accademie di indubbia professionalità, tutti sfumati in un semplice incontro con quell'ammasso di metallo dorato.
    Certo pensare al copricapo lo faceva sempre sorridere, effettivamente Goldar era comunque stata una rivelazione. Che poi lo fosse stato in negativo era un altro discorso.
    Probabilmente avrebbe dovuto visitare Kerus quando c'era un po' di casino in meno.

    ***

    "Sicuro che esistano momenti in cui non ci sia casino in quel luogo?" ridacchiò Kurama nella mia testa, facendo in effetti sorridere anche me. Non ero certo che Kerus fosse tutta follie e gente fuori di testa, perlomeno quel poco che avevo visto non mi aveva certo fatto un'impressione positiva.
    La convivenza tra le creature era comunque affascinante, senza dubbio gli estranei erano ben accetti. Ero sicuro che solo Knawr fosse luogo d'accoglienza per chi veniva da fuori, a quanto pare mi sbagliavo.
    "Oh cucciolo, da quando ammetti i tuoi sbagli? Qui dentro riecheggia sempre: tanto ho ragione io, tanto ho ragione io..."
    "Zitto volpe" risposi ad alta voce, attirando anche qualche sguardo stranito attorno a me. Due uomini seduti al mio fianco, rigorosamente appiccicati al mio stesso tavolo, sembravano fissare anche troppo insistentemente la mia sublime figura.
    Va bene che sono sempre stato un figo da paura, ma non era certo da loro che avevo premura di esser scrutato. Poco male, avrei trovato sicuramente ben altri occhi degni di me.
    "Ehi Kestrel, mi lasci il posto?"
    Rimasi interdetto per diversi secondi. D'accordo, Kurama era senza dubbio capace di farmi vivere momenti imbarazzanti ed insoliti in ogni occasione, ma mai mi aveva richiesto di arrivare ad una pazzia del genere.
    "Vuoi essere scrutato tu al posto mio? Cos'è, alla volpacchiotta mancano attenzioni?"
    Mi presi il secondo di silenzio successivo per gioire della mia piccola vittoria verbale su di lui, evenienza tanto rara quanto irripetibile.
    "Almeno gli strani sguardi che ci rivolgono avrebbero motivo di esistere"
    Su quello non potevo dargli torto. Stavo quasi per rispondergli di nuovo ad alta voce, mentre la gente lì accanto continuava a fissarmi con convinzione, quando le musiche si fecero più sfrenate e i bicchierini di troppo presero a fare il loro sacrosanto effetto. Tra balli, canti e scleri, nella taverna di Calispera si cominciò a respirare un'aria decisamente troppo allegra per i miei gusti.
    Si, bere mi piaceva e la compagnia non mi mancava mai dato che dovevo sorbirmi le chiacchere del demone ad ogni fottuto secondo della mia esistenza, ma quando le cose si facevano parecchio chiassose mi passava decisamente la voglia.
    "Cucciolo, là potresti trovare gli occhi che cerchi"
    "In effetti..." gli risposi, sogghignando.
    "Forse bere non fa per te, amico"
    Uno dei tizi accanto, barbetta incolta e faccino propenso ai tanto gentil ceffoni, osò aprire la bocca nell'unico modo in cui non l'avrebbe dovuta aprire.
    Mi voltai con tutta la calma del mondo, poggiando con un tonfo secco il bicchiere di brendy sul tavolo di legno su cui anche i miei gomiti erano pacatamente adagiati.
    "Come scusa?"
    Lui per un attimo distolse lo sguardo. In quei casi era troppo divertente abbozzare una leggera mutazione psicologica, in modo che almeno i miei occhi assumessero la tonalità fiammeggiante di quelli di Kurama.
    "No, intendevo... parli da solo da mezz'ora! Non è che ti..."
    "Ehi amico" gli dissi, poggiandogli una mano sulla spalla destra, "sai il miglior affarista del mondo chi è?"
    "n... no, chi è?"
    Abbozzai un sorrisetto, avvicinando il viso al suo.
    "Quello che si faceva gli affari suoi"
    Lui rimase piuttosto confuso dalle mie parole, dovevo parergli davvero un po' troppo su di giri in quel momento. Non sapevo se fosse più divertente girare la parte dell'ubriaco o del portatore di demoni indemoniati.
    "Si, scusa..."
    "Ti prego ora ora ora ora ora!"
    Repressi l'istinto di dar retta a Kurama, ma un bel manrovescio glielo avrei assestato più che volentieri ad esser sincero.
    "No! Intendevo... aaah, accidenti a te. Intendevo ora! Fammi uscire!"
    Sospirai, dando per sbaglio una spallata al bicchiere e lanciando il brendy in giro per gli irti colli.
    "Se io ti faccio uscire, oltre a scatenarsi il delirio... e questo non sarebbe un problema, tu faresti di tutto per farmi ritrasformare in momenti impossibili. Qui dentro più che mai. Quindi ora te ne stai buono, a cuccia e soprattutto..."
    "Kestrel? Sai vero che tu sei vivo soltanto per merito mio, e che qual'ora tu perdessi il controllo e io cambiassi idea sul non volerti far finire male... per te sarebbero guai?"
    "Si ma... è proprio questo che mi diverte"
    Odiavo l'ingiustizia del fatto che lui potesse percepire i miei pensieri ma io non potessi sentire i suoi, avrei voluto sapere cosa la mia risposta gli aveva suscitato in quel cervellino bestiale che si ritrovava.
    Per qualche ragione si acquietò, ma lo fece in maniera molto disturbante.
    "D'accordo"
    Non disse altro, e fu proprio quello a preoccuparmi.
    Un'altra cosa però mi preoccupò di più: avevo rovesciato il brendy addosso ad un tizio che si era appena allontanato da una fanciulla dalle aggraziate movenze e dallo splendido volto incorniciato da chiome fluenti.
    Ovviamente, la cosa che mi preoccupava era che non avevo altri soldi per ricomprarlo al momento, e quello non andava per niente bene. Anche se in effetti poteva avere comunque i suoi vantaggi il decollo del bicchierino.
    Come Kurama ben sapeva ero piuttosto insensibile al genere femminile, ma far impazzire di me qualche ragazza che avrebbe di conseguenza fatto arrabbiare il proprio amato era ciò che di più divertente potesse esistere.
    Anche perché poi lui si sarebbe alterato rivolgendomi parole rudi, intimandomi di non toccare la sua ragazza, io lo avrei messo a nanna e, fatto ciò, me ne sarei andato senza tenere in considerazione né la sua ragazza né nessun'altra ragazza lì attorno.
    Gli occhi che cercavo non erano quelli delle fanciulle, bensì quelli del compagno della fanciulla che puntualmente rivendicava con ardire il diritto sulla propria donzella. Quelli erano i migliori da mandar giù, un paio di sganassoni ben assestati e via col vento!
    Se poi mi girava e lasciavo spazio a Kurama, lì beh... c'era da ridere.
    L'unica cosa delle parole del tizio che sentii fu qualcosa riguardo al non ricordarsi di quanto era accaduto. Ovviamente, ubriaca e barcollante com'era quella ragazza non si sarebbe neanche ricordata di avere un nome la mattina successiva. Forse non era proprio l'obbiettivo migliore da far sclerare, almeno non sembrava una coppietta di quelle che piacevano a noi.
    Il brendy è finito addosso al tuo vampirozzo
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    Edited by Aesingr - 25/7/2018, 12:59
     
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    Dopo essersi scolato la seconda bottiglia di Wisky, Makon si sentiva davvero in forma smaliante ed avrebbe potuto continuare a bere praticamente in eterno, che l'alcol non avrebbe influito più di tanto sul suo sistema.
    Si allontanò dal banco della locanda per ritornare nel mezzo delle danze sfrenate per cercare un'altra volontaria per accompagnarlo in pista.
    Addocchiò una ragazza che stava in disparte e muoveva il capo a ritmo di musica: le si fece in contro.
    "salve splendida creatura", esordì quando fu nei pressi, "questo posto dev'essere davvero pieno di bifolchi e zotici, se una gentil donzella come voi non ha chi l'accompagni in questo ballo" concluse inchinandosi.
    La giovane d'apprima parve alcuanto confusa dal fiume di parole che lo straniero le rivolse, ma non appena pose gli occhi sull'alta figura che le stava d'innanzi lo sguardo si rilassò e le apparve uno splendido sorriso sul viso:
    "e voi, che apparite così dal nulla, voreste ovviare alla deficenza dei miei concittadini?" rispose ella..
    "l'intenzione era proprio quella", rispose il vampiro sorridendo, "sempre che voi accetiate".
    "io sono Shantal, e accetto volentieri la vostra offerta" disse la ragazza facendo un passo in direzione di Makon.
    "Io sono Makon, al vostro servizio Shantal" disse il vampiro porgendole la mano.
    Shantal l'afferrò e i due entrarono in pista; come pocanzi dopo qualche passo di danza, attorno ai due danzatori si aprì un varco nel quale Makon conduceva con passo leggero ed elegante la sua dama.
    "che meraviglioso ballerino siete makon" disse la ragazza con un sussurro, "ho più di un secolo di pratica" rispose lui ridendo:
    "siete anche molto spiritoso!" esclamò la ragazza ovviamente non credendo alle parole del vampiro, "avrete su per giù la mia età!".
    Makon dal canto suo non rispose ma continuò a sorriderle e a trascinarla nella danza.
    Mentre passavano nei pressi di un tavolo occupato da 3 persone, con la coda dell'occhio Makon vide un bicchierino di brendi che decollava dal ripiano; con un movimento repentino del capo riuscì a scansarlo, ma non riuscì ad evitare che il liquido gli imbrattasse la camicia di seta.
    All'improvviso l'espressione di Makon cambiò impercettibilmentee ciò che Shantal vide sul suo volto la terrorizzò; iniziò a tremare e ad agitarsi:
    "guardatemi" sussurrò Makon, e non appena incrociò lo sguardo della ragazza le disse: "ora uscirai di qui, e non ti ricorderai nulla di tutto ciò". Ella ubbidì immediatamente e tremante sulle gambe malferme si diresse alla porta.
    Girandosi verso al tavolo dal quale era partito il bicchiere, Makon s'accorse che uno degli occupanti gli rivolgeva uno sguardo apertamente canzonatorio.
    Si avvicinò con calma al ragazzo continuando a fissarlo negli occhi.
    Senza essere stato invitato prese una sedia e si accomodò difronte a lui.
    Raccogliendo con un lungo dito affusolato una goccia di liquido dal ripiano l'assaggiò:
    "mi pare brendi" disse; poi giratosi verso uno dei servitori gli fece segno di avvicinarsi.
    "una pinta del miglior brendi della casa, per il mio ospite, e un bel boccale di idromele per me".
    Il servitore guardò verso il terzo ospite come a chiedere cosa disiderasse, ma prima che potesse farlo Makon intervenne:
    "lui non è con noi" disse fissando l'intruso negli occhi, "stava giusto per andarsene vero?"
    L'uomo scattò in piedi e barcollando si diresse dall'altra parte della locanda: "i nostri ordini se non le dispiace" disse Makon rivolgendosi nuovamente al servitore; questo si allontanò per ritornare qualche istante dopo con i due boccali.
    "la ringrazio" mormorò il vampiro, "e queste sono per due piatti di cibo, che sarete così premuroso di portarci giusto?" concluse posando sul tavolo 3 monete d'oro, e continuando a fissare il cameriere.
    Senza aspettare una risposta Makon si voltò verso l'altro occupante del tavolo:
    "ovviamente il vostro disgraziato gesto era del tutto accidentale, altrimenti non mi prendevo la briga di stare qui a disquisire con voi. Siccome non me la prendo per una sciocchezza del genere, vediamo come possiamo impiegare il nostro tempo in maniera più fruttuosa?".
    "ma mi dovete scusare per la scortesia" riprese Makon dopo qualche istante di silenzio, "non mi sono presentato, Makon al vostro servizio". concluse allugando la mano verso lo sconosciuto.
    C'era qualcosa che non gli tornava, solitamente egli era in grado di percepire, anche se in forma lieve, i pensieri delle persone.
    Ma con quel tipo qualcosa glielo impediva, c'era come una sorta di muro che gli proteggieva la mente.
    "le cose si fanno interessanti" si disse tra se e se, "vediamo come si evolvono".
     
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    "E questo?" mi domandò la volpe, dedicando l'intera sua attenzione all'inquietante signore che si era appropriato della postazione di fronte a me.
    Il bicchierino era finito in volo addosso a quell'illustre figura, vestita di tutto punto. Di tutto punto nero per l'esattezza, eccetto la pelle che era tutto fuorché nera. Sembrava di un chiaro rosato, quasi candida. Sicuramente era in risalto con il resto del vestiario, eccezion fatta per la camicia bianca in parte visibile sotto la giacca.
    Piantai lo sguardo sul suo, non trovando segni di sfida visibili ed udibili. Ciò ovviamente non voleva dire che non ve ne fossero, dunque restai pronto.
    "Si, senza dubbio accidentale" risposi, con una punta non proprio impalpabile di sarcasmo nella voce.
    "Fai parlare me, o qui finisce che uno di voi due arriva a... ah, ho capito"
    Sorrisi alle parole di Kurama, soprattutto per il tono con cui pronunciò le ultime sillabe. Decisi comunque di lasciarlo parlare, ovviamente quel tizio avrebbe unicamente sentito la mia voce e alle sue orecchie nulla sarebbe risultato diverso. Dal canto mio provavo un certo gusto masochista a lasciarmi gettare in situazioni pericolose dal volpo.
    "Penso i modi in cui potremo sfruttare questo tempo, Makon, siano davvero molti. Soprattutto considerando l'esperienza che il mio interlocutore potrebbe avere, in questo o in altri ambienti"
    Ripetei tutto con la cadenza vocale che il volpone mi suggeriva man mano, chiedendomi io stesso che significato avesse quella frase.
    Me ne faceva dire di scemenze, non sarebbe stata la prima volta e neanche l'ultima. In quel caso però mi incuriosii.
    Tesi a mia volta la mano verso la sua, stringendola con fare indifferente e quasi amichevole. Quasi.
    Kurama fremette nella sua prigione mentale, facendo leggermente sussultare anche me. Rimasi inizialmente impassibile, poi mi lasciai andare ad un'espressione genuinamente sorpresa ed innocente.
    "Per caso vi sentite bene? Non è una stagione poi così gelida" continuai, comprendendo le intuizioni di Kurama e sorridendo a Makon.
    "Senza dubbio posso affermare che con il gentil sesso ci sapete fare, me ne compiaccio. Purtroppo di norma in questi luoghi è più facile sentir parlare di malfamazione che di brendy"
    Sicuramente io non sarei mai stato in grado di formulare quelle frasi, ma mi divertiva interpretarle a modo mio mentre ascoltavo i suggerimenti del volpo e li esprimevo attraverso le labbra.
    Afferrai il bicchiere carico di tiepido brendy, che tanto invitante si faceva spazio fra le mie narici col suo inebriante odore di fuoco, avvicinandolo alle labbra per sorseggiarlo. Era la stessa bevanda che avevo assaggiato poc'anzi, ed era decisamente sublime
    "Apprezzo molto questo gesto, ditemi come posso ricambiare e ne sarò felice"
    Mentre lasciavo che la connessione mentale con la bestia si facesse spazio fra le mie parole, tenevo i tre quarti restanti del cervello concentrati sul contenuto alcolico del brendy. Sapevo che Kurama non vedeva l'ora che io mi sballassi, così da poter trovare qualche falla mentale per emergere a suo piacimento, ma forse neanche lui era abbastanza pazzo da uscire in un simile frangente. Almeno credevo; o per meglio dire, almeno speravo.
    Sentivo che il calore si stava già impadronendo delle mie membra, e non sarei certo stato io a fermarlo. Se il volpo voleva fare baldoria per me non c'erano problemi, anche se l'ultima volta che avevo pensato una cosa simile mi ero ritrasformato in umano con la testa fin troppo vicina ad un cesso non proprio pulito. Ovviamente non c'era nessuno da quelle parti che potesse fronteggiare Kurama né tanto meno di gettarlo in un bagno, era stato lui a farmi finire in una delle tante situazioni imbarazzanti ed indegne che era solito farmi vivere al suo rientro.
    "Solo una cosa" aggiunsi, questa volta di mia iniziativa. "Se per caso dovesse accadermi qualcosa di inconsueto a breve, non preoccupatevi. Diciamo che devo convivere con un piccolo problemino quotidiano"
    Kurama ridacchiò al sentirmi parlare in quel modo, ma non mi fece assolutamente capire se avrebbe assecondato o meno quei pensieri.
    Mi voltai verso l'uomo che ad uno sguardo di Makon si era allontanato come in stato di confusione, approfittandone per dare una rapida occhiata nei dintorni e capire quanti problemi avrebbe causato un Kurama particolarmente in vena di far casino. In effetti non pareva una bettola di quelle dimenticate dai celesti, sembrava piuttosto affollata e ben arredata. Il denaro ai propretari non mancava, certamente neanche la clientela. Diciamo che se fossero stati tutti come me e Makon avrebbero avuto qualche problemino extra, non solamente per un discorso di alcol, ma quella era una questione molto relativa e che approfondiremo in seguito cari telespettatori.
    Il cameriere tornò con il cibo. Poggiò un vassoio carico di cosciotti di volatile fumanti e carne al sangue sul tavolo, chinando il capo in segno di rispetto. Da quelle parti la galanteria non mancava, su questo non c'era ombra di dubbio.
    "Spero sia di vostro gradimento" esordì, allontanandosi pacatamente com'era venuto.
    Non distolsi un attimo l'attenzione dai movimenti e dai gesti di Makon. Quel suo modo di fare era affascinante, dovevo saperne di più.
    Afferrai una posata e senza complimenti mi servii una fetta di carne, recuperando dal vassoio una delle due scodelle in ceramica appositamente servite per noi.
    Anche il cibo non era affatto male, e al commento sulla carne non molto cotta di Kurama sogghignai con ancora il boccone fra i denti.
    "Immagino che lui la apprezzi ancor più di te"
     
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    Un sorriso appena accennato apparve sulle labbra di Makon quando, il suo compagno di tavolo gli strinse la mano e s'accorse della fredezza della sua pelle:
    "vi ringrazio per la premura, ma sto benissimo.... diciamo che mantengo il sangue freddo in qualsiasi occasione...." rispose accentuando leggermente il sogghigno; per un attimo appena accennato i canini di Makon brillarono alla luce che filtrava dalle finestre.
    "per quanto riguarda l'esperienza, posso affermare tranquillamente di essermi fatto un discreto bagaglio nello scorrere dei vari anni.... anzi piu che discreto, direi secolare...." concluse il vampiro esibendo un sorriso ancora più ampio, che per lui era l'equivalente di una grassa risata.
    L'attenzione dei due venne attratta dal cameriere che servì due scodelle ricolme di cibo: un'assortimento di arrosto e di carne al sangue, abbellivano il recipiente.
    Prima che si allontanasse troppo, Makon richiamò il cameriere con un gesto elegante della mano:
    "mi perdoni la scortesia, le chiederei se potesse sostituire questo socculento arrosto, con qualcosa di meno cotto...." mentre diceva ciò lo sguardo del gentil-"uomo" non si spostò da kestrel.
    Il cameriere ubbidì sollecito e poco dopo tornò con una bistecca talmente poco cotta che ancora sgocciolava sangue sul tagliere di legno con la quale era servita.
    "a colpito in pieno mio caro!" esclamò il non-morto.
    Prese le posate e con calma si mise a gustare quella carne sanguinolenta che gli macchiava di cremisi le labbra:
    "spero sia di vostro gradimento... la carne è talmente ben fatta che si scioglie in bocca...." continuò il misterioso figuro; lo sguardo di Makon si perse per un attimo nel nulla mentre assaporava il cibo.
    "comunque non dovete far altro che assecondarmi e continuare a servirvi di tutto ciò che vi aggrada, per farmi contento. Oggi siete mio ospite; brendi, carne, e perchè no.... anche della malfamazione se vi aggrada....." concluse con un uno scintillio negli occhi scuri.
    Dopo aver posato le posate sul tagliere, in attesa che il cameriere sparecchiasse, Makon dardeggiò lo sguardo attorno a se prendendo visione dell'intera sala comunale della locanda.
    La clientela era di un certo livello, signorotti, proprietari terrieri, tutta gente con tanto denaro che sicuramente non sapeva come spendere, al contrario di chi in quel momento li stava osservando.
    Ad un tratto l'attenzione del vampiro venne attratta dall'ingresso di una comitiva di persone alla testa della quale vi era un uomo assai distinto: indossava una tunica bianca stretta in vita da una fusciacca di tessuto dorato, un paio di pantaloni in lana nera e calzava degli stivali in pelle rossa; al fianco sinistro cingeva una spada assai decorata di pietre preziose, e a ricoprire il tutto vestiva un mantello dello stesso colore delle calzature.
    "dev'essere un personaggio di spicco di questa allegra cittadina..." mormorò tra sè e sè, poi alzando la voce "per ciò che riguarda la malfamazione..... vogliate scusarmi un momento?" disse diretto verso il suo interlocutore.
    Makon si alzò e fatti pochi passi scomparve nella moltitudine di persone che affollavano lo spazio.
    Usando la sua capacità innata di ammaliare le menti più semplici, egli si intrattenne per pochi secondi con una cameriera, e le carpì ciò che gli serviva sapere, e fece ritorno al tavolo dal suo ospite.
    "sono venuto a sapere da fonti sicure, e del tutto consenzienti, che il signorotto appena entrato non è che il sindaco di questo ridente villaggio. Ora a quanto mi pare di capire tutti i tavoli di questa taverna sono occupati e ciò potrebbe contrariare non poco il nostro primo cittadino..... si da il caso che noi siamo due gentil..... qualsiasi cosa siamo, e potremmo invitarlo a bere con noi.... cosa ne pensate? concluse il discorso con un'ombra di sorriso, e poi siccome era troppo curioso di vedere cosa aveva da raccontare una persona di quella caratura si alzò nuovamente e si diresse a grandi passi misurati verso l'elegante signorotto.
    "salve buonomo, vedo che siete alla disperata ricerca di un luogo ove posare le terga, e ove possiate affievolire l'arsura che vi attanaglia. Se volesse essere così gentile da seguirmi, io sarò onorato di offrirvi qualcosa da bere."
    Il sindaco si stava già alterando non vedendo nemmeno uno spazio libero per lui e le persone che lo accompagnavano, e stava per rivolgersi malamente al locandiere che in quel momento sudava freddo sotto lo sguardo del primo cittadino, quando una voce posata e calma lo apostrofò.
    Egli si volse e si trovò d'innanzi la figura austera di Makon:
    "e chi sareste voi?" chiese con una punta di arroganza nella voce.
    "beh... qualcuno che può decidere se voi oggi troviate o meno soddisfazione alle vostre necessità in questa taverna." rispose il vampiro con un sorriso appena cennato e una lieve freddezza nella voce che fortunatamente sfuggì al sindaco.
    "a sì"" esclamò il primo cittadino, "la vostra sfrontatezza non ha limiti..... e a me piacciono le persone sfrontate.... sarò lieto di accomodarvi al vostro tavolo..... prego dopo di voi." rispose il nobile facendo segno a Makon di precederlo.
    "prego, seguitemi", poi girandosi verso le guardie il vampiro continuò, "riposatevi pure il vostro signore è al sicuro con me....." terminò facendo un gesto con il braccio che stava ad indicare alle guardie del corpo del sindaco che si potevano rilassare: senza degnarle di un secondo sguardo Makon si diresse verso il proprio tavolo dove Kestrel lo attendeva.
    "eccomi di ritorno", disse rivolto al compagno di bevuta, "ed ho un ospite assai importante con me....".
    Fece segno in direzione di un cameriere di portare un'altra sedia per il sindaco e una bevuta per lo stesso.
    "mi permetta di presentarci", continuò rivolto al sindaco, "io sono Makon e questi è....." si volse verso il terzo membro del gruppo rendendosi conto di non saperne il nome, "bhe lascio che sia lui a presentarsi"- concluse con un lieve inchino del capo in direzione di quest'ultimo.
     
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    Quando tra le labbra di Makon intravidi quel ghigno irto di zanne, non potei che sorridere a mia volta con fare pacato e soprattutto divertito.
    Afferrai le posate e assaggiai anche il contenuto di quel nuovo piatto, probabilmente avrei mangiato carne più cotta e con meno sangue se avessi strappato a morsi la giugulare ad un cervo nel bosco ma pazienza.
    "Si, è decisamente di mio gradimento"
    Passandomi la lingua fra i denti mi godetti i vari sapori della casa, che in effetti non erano niente male.
    "Seriamente, penso che c'è più sangue lì sopra che nelle tue vene"
    Mentre discutevo mentalmente con Kurama della faccenda, mi concentrai sugli spostamenti di Makon che si era alzato dal tavolo per dirigersi chi sa dove. In effetti ero abbastanza preso dal cibo e dalle bevande per prestargli attenzione, ma quando tornò con a presso un nobile individuo vestito di tutto punto rimasi abbastanza colpito.
    "Ehi, hai visto quella lama?"
    Risposi alla volpe chinando il capo. Forse per quelli lì di fronte sarebbe sembrato un inchino, e ne approfittai per dirigerlo verso il nuovo arrivato.
    "Kestrel" risposi, ingoiando un boccone come nulla fosse, "il mio nome è Kestrel. Lieto di fare la vostra conoscenza"
    Osservai il cameriere indaffararsi per dare da sedere all'uomo, chiedendomi se davvero quel tizio fosse ciò che dava l'impressione di essere. L'espressione di quel nobile era sì quella canonica del tizio presuntuoso, tuttavia mi sembrava strano che non fosse circondato da un manipolo di guardie come tutti quelli del suo calibro. Che Makon se ne fosse sbarazzato in qualche modo?
    "Mmh..."
    Mi umettai le labbra con altro brendy, poi mi rivolsi all'uomo dalle pregiate vesti.
    "Mi fareste vedere la vostra arma signore?" chiesi, indicando la spada che portava ancorata al fianco.
    Quello ricambiò con uno sguardo piuttosto innervosito. In effetti gli stavo chiedendo di scoprirsi ulteriormente, al punto di consegnarmi addirittura la sua arma.
    "A cosa dovrebbe servirti, ragazzino" fece quello con aria di superiorità, mentre poggiava una mano sul pomolo della spada.
    "A niente, sono semplicemente appassionato di spade come può ben vedere"
    Con un fluido movimento, tirai fuori la spada che avevo nascosto dietro ad una lastra di legno della parete, il cui intonaco era già stato logorato prima che arrivassi. Ero solito adocchiare una posizione da cui avrei potuto guardarmi ed ascoltare attorno con chiarezza, ma ancor prima amavo nascondere la spada in luoghi totalmente inaspettati e inavvistabili. Tirai via direttamente il pezzo superficiale della parete, e l'arma mi scivolò fra le mani con lucente delicatezza.
    Non era molto grande infondo, nasconderla non era così difficile. Era poco più lunga di un fioretto, il che la rendeva facile da maneggiare e da trasportare, oltre che da nascondere. Me la girai un paio di volte fra le mani, per poi allungare il braccio destro verso l'uomo.
    "Vi consegnerò la mia, me la restituirete solo quando io vi avrò reso la vostra"
    L'uomo sembrò pensarci su, poi annuì e sfilò l'arma dalla sua rilegatura. Quando l'elsa di quella spada raggiunse la mia mano sinistra, essendo la destra impegnata a sorreggere la mia nell'atto di passarla a al signorotto, ebbi una sgradevole sensazione. D'accordo che il peso era ben diverso, la fattura sembrava più concentrata sull'estetica che sulla robustezza ed ero abituato a tutt'altro genere di arma, però in quell'esatto momento percepì una strana reazione da parte del mio corpo.
    Ne studiai il filo, il piatto e l'impugnatura, scorrendo le dita su tutta la lama e stringendo la mano sulla parte terminale per saggiarne la durezza.
    Forse non era un'arma pessima, ma non era la sua pericolosità fisica che mi aveva fatto fremere.
    "Da dove viene questo splendido gioiello?"
    L'uomo, assorto nella contemplazione della mia spada ben più semplice, non parve nemmeno sentirmi.
    Alzò semplicemente lo sguardo nella mia direzione, per poi ricominciare ad analizzare la mia arma come potesse essere più interessante della sua. Chi sa cosa ci aveva trovato di così intrigante?
    Forse ciò che io avevo individuato nella sua? Poco importava, ora la rivolevo decisamente indietro.
    Gli tesi la mano libera per lasciarmela restituire, senza dimenticare di essere io il primo a consegnarla.
    Nel farlo diedi anche una sonora ginocchiata al tavolo, forse un po' troppo sovrappensiero. Questo si spostò di mezzo metro, finendo a contatto con il ventre dell'uomo, che a quel punto distolse l'attenzione dalla sua meticolosa forma di studio.
    Mi affrettai a riportare il tavolo indietro, ma ormai glielo avevo infilato praticamente nello stomaco quindi non pensavo sarebbe servito a molto.
    "Dovete scusarmi, sono abituato a locande ben più rozze" accennai, con un mezzo sorrisetto e un'occhiata di sottecchi a Makon.
    Forse era il caso che quel sindaco da strapazzo mi ascoltasse mentre parlavo.Quando tra le labbra di Makon intravidi quel ghigno irto di zanne, non potei che sorridere a mia volta con fare pacato e soprattutto divertito.
    Afferrai le posate e assaggiai anche il contenuto di quel nuovo piatto, probabilmente avrei mangiato carne più cotta e con meno sangue se avessi strappato a morsi la giugulare ad un cervo nel bosco ma pazienza.
    "Si, è decisamente di mio gradimento"
    Passandomi la lingua fra i denti mi godetti i vari sapori della casa, che in effetti non erano niente male.
    "Seriamente, penso che c'è più sangue lì sopra che nelle tue vene"
    Mentre discutevo mentalmente con Kurama della faccenda, mi concentrai sugli spostamenti di Makon che si era alzato dal tavolo per dirigersi chi sa dove. In effetti ero abbastanza preso dal cibo e dalle bevande per prestargli attenzione, ma quando tornò con a presso un nobile individuo vestito di tutto punto rimasi abbastanza colpito.
    "Ehi, hai visto quella lama?"
    Risposi alla volpe chinando il capo. Forse per quelli lì di fronte sarebbe sembrato un inchino, e ne approfittai per dirigerlo verso il nuovo arrivato.
    "Kestrel" risposi, ingoiando un boccone come nulla fosse, "il mio nome è Kestrel. Lieto di fare la vostra conoscenza"
    Osservai il cameriere indaffararsi per dare da sedere all'uomo, chiedendomi se davvero quel tizio fosse ciò che dava l'impressione di essere. L'espressione di quel nobile era sì quella canonica del tizio presuntuoso, tuttavia mi sembrava strano che non fosse circondato da un manipolo di guardie come tutti quelli del suo calibro. Che Makon se ne fosse sbarazzato in qualche modo?
    "Mmh..."
    Mi umettai le labbra con altro brendy, poi mi rivolsi all'uomo dalle pregiate vesti.
    "Mi fareste vedere la vostra arma signore?" chiesi, indicando la spada che portava ancorata al fianco.
    Quello ricambiò con uno sguardo piuttosto innervosito. In effetti gli stavo chiedendo di scoprirsi ulteriormente, al punto di consegnarmi addirittura la sua arma.
    "A cosa dovrebbe servirti, ragazzino" fece quello con aria di superiorità, mentre poggiava una mano sul pomolo della spada.
    "A niente, sono semplicemente appassionato di spade come può ben vedere"
    Con un fluido movimento, tirai fuori la spada che avevo nascosto dietro ad una lastra di legno della parete, il cui intonaco era già stato logorato prima che arrivassi. Ero solito adocchiare una posizione da cui avrei potuto guardarmi ed ascoltare attorno con chiarezza, ma ancor prima amavo nascondere la spada in luoghi totalmente inaspettati e inavvistabili. Tirai via direttamente il pezzo superficiale della parete, e l'arma mi scivolò fra le mani con lucente delicatezza.
    Non era molto grande infondo, nasconderla non era così difficile. Era poco più lunga di un fioretto, il che la rendeva facile da maneggiare e da trasportare, oltre che da nascondere. Me la girai un paio di volte fra le mani, per poi allungare il braccio destro verso l'uomo.
    "Vi consegnerò la mia, me la restituirete solo quando io vi avrò reso la vostra"
    L'uomo sembrò pensarci su, poi annuì e sfilò l'arma dalla sua rilegatura. Quando l'elsa di quella spada raggiunse la mia mano sinistra, essendo la destra impegnata a sorreggere la mia nell'atto di passarla a al signorotto, ebbi una sgradevole sensazione. D'accordo che il peso era ben diverso, la fattura sembrava più concentrata sull'estetica che sulla robustezza ed ero abituato a tutt'altro genere di arma, però in quell'esatto momento percepì una strana reazione da parte del mio corpo.
    Ne studiai il filo, il piatto e l'impugnatura, scorrendo le dita su tutta la lama e stringendo la mano sulla parte terminale per saggiarne la durezza.
    Forse non era un'arma pessima, ma non era la sua pericolosità fisica che mi aveva fatto fremere.
    "Da dove viene questo splendido gioiello?"
    L'uomo, assorto nella contemplazione della mia spada ben più semplice, non parve nemmeno sentirmi.
    Alzò semplicemente lo sguardo nella mia direzione, per poi ricominciare ad analizzare la mia arma come potesse essere più interessante della sua. Chi sa cosa ci aveva trovato di così intrigante?
    Forse ciò che io avevo individuato nella sua? Poco importava, ora la rivolevo decisamente indietro.
    Gli tesi la mano libera per lasciarmela restituire, senza dimenticare di essere io il primo a consegnarla.
    Nel farlo diedi anche una sonora ginocchiata al tavolo, forse un po' troppo sovrappensiero. Questo si spostò di mezzo metro, finendo a contatto con il ventre dell'uomo, che a quel punto distolse l'attenzione dalla sua meticolosa forma di studio.
    Mi affrettai a riportare il tavolo indietro, ma ormai glielo avevo infilato praticamente nello stomaco quindi non pensavo sarebbe servito a molto.
    "Dovete scusarmi, sono abituato a locande ben più rozze" accennai, con un mezzo sorrisetto e un'occhiata di sottecchi a Makon.
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    Afferrai le posate e assaggiai anche il contenuto di quel nuovo piatto, probabilmente avrei mangiato carne più cotta e con meno sangue se avessi strappato a morsi la giugulare ad un cervo nel bosco ma pazienza.
    "Si, è decisamente di mio gradimento"
    Passandomi la lingua fra i denti mi godetti i vari sapori della casa, che in effetti non erano niente male.
    "Seriamente, penso che c'è più sangue lì sopra che nelle tue vene"
    Mentre discutevo mentalmente con Kurama della faccenda, mi concentrai sugli spostamenti di Makon che si era alzato dal tavolo per dirigersi chi sa dove. In effetti ero abbastanza preso dal cibo e dalle bevande per prestargli attenzione, ma quando tornò con a presso un nobile individuo vestito di tutto punto rimasi abbastanza colpito.
    "Ehi, hai visto quella lama?"
    Risposi alla volpe chinando il capo. Forse per quelli lì di fronte sarebbe sembrato un inchino, e ne approfittai per dirigerlo verso il nuovo arrivato.
    "Kestrel" risposi, ingoiando un boccone come nulla fosse, "il mio nome è Kestrel. Lieto di fare la vostra conoscenza"
    Osservai il cameriere indaffararsi per dare da sedere all'uomo, chiedendomi se davvero quel tizio fosse ciò che dava l'impressione di essere. L'espressione di quel nobile era sì quella canonica del tizio presuntuoso, tuttavia mi sembrava strano che non fosse circondato da un manipolo di guardie come tutti quelli del suo calibro. Che Makon se ne fosse sbarazzato in qualche modo?
    "Mmh..."
    Mi umettai le labbra con altro brendy, poi mi rivolsi all'uomo dalle pregiate vesti.
    "Mi fareste vedere la vostra arma signore?" chiesi, indicando la spada che portava ancorata al fianco.
    Quello ricambiò con uno sguardo piuttosto innervosito. In effetti gli stavo chiedendo di scoprirsi ulteriormente, al punto di consegnarmi addirittura la sua arma.
    "A cosa dovrebbe servirti, ragazzino" fece quello con aria di superiorità, mentre poggiava una mano sul pomolo della spada.
    "A niente, sono semplicemente appassionato di spade come può ben vedere"
    Con un fluido movimento, tirai fuori la spada che avevo nascosto dietro ad una lastra di legno della parete, il cui intonaco era già stato logorato prima che arrivassi. Ero solito adocchiare una posizione da cui avrei potuto guardarmi ed ascoltare attorno con chiarezza, ma ancor prima amavo nascondere la spada in luoghi totalmente inaspettati e inavvistabili. Tirai via direttamente il pezzo superficiale della parete, e l'arma mi scivolò fra le mani con lucente delicatezza.
    Non era molto grande infondo, nasconderla non era così difficile. Era poco più lunga di un fioretto, il che la rendeva facile da maneggiare e da trasportare, oltre che da nascondere. Me la girai un paio di volte fra le mani, per poi allungare il braccio destro verso l'uomo.
    "Vi consegnerò la mia, me la restituirete solo quando io vi avrò reso la vostra"
    L'uomo sembrò pensarci su, poi annuì e sfilò l'arma dalla sua rilegatura. Quando l'elsa di quella spada raggiunse la mia mano sinistra, essendo la destra impegnata a sorreggere la mia nell'atto di passarla a al signorotto, ebbi una sgradevole sensazione. D'accordo che il peso era ben diverso, la fattura sembrava più concentrata sull'estetica che sulla robustezza ed ero abituato a tutt'altro genere di arma, però in quell'esatto momento percepì una strana reazione da parte del mio corpo.
    Ne studiai il filo, il piatto e l'impugnatura, scorrendo le dita su tutta la lama e stringendo la mano sulla parte terminale per saggiarne la durezza.
    Forse non era un'arma pessima, ma non era la sua pericolosità fisica che mi aveva fatto fremere.
    "Da dove viene questo splendido gioiello?"
    L'uomo, assorto nella contemplazione della mia spada ben più semplice, non parve nemmeno sentirmi.
    Alzò semplicemente lo sguardo nella mia direzione, per poi ricominciare ad analizzare la mia arma come potesse essere più interessante della sua. Chi sa cosa ci aveva trovato di così intrigante?
    Forse ciò che io avevo individuato nella sua? Poco importava, ora la rivolevo decisamente indietro.
    Gli tesi la mano libera per lasciarmela restituire, senza dimenticare di essere io il primo a consegnarla.
    Nel farlo diedi anche una sonora ginocchiata al tavolo, forse un po' troppo sovrappensiero. Questo si spostò di mezzo metro, finendo a contatto con il ventre dell'uomo, che a quel punto distolse l'attenzione dalla sua meticolosa forma di studio.
    Mi affrettai a riportare il tavolo indietro, ma ormai glielo avevo infilato praticamente nello stomaco quindi non pensavo sarebbe servito a molto.
    "Dovete scusarmi, sono abituato a locande ben più rozze" accennai, con un mezzo sorrisetto e un'occhiata di sottecchi a Makon.
    Forse era il caso che quel sindaco da strapazzo mi ascoltasse mentre parlavo.
    La sua reazione tuttavia non fu repentina quanto mi aspettavo, perlomeno dovette trattenersi. Sulle sue labbra si dipinse un ringhio sommesso accompagnato da un fallace sorriso.
    "Ragazzino..." sputò, con voce tagliente. "Ti consiglio di fare più attenzione la prossima volta, se non..."
    La mia mano destra fremette, all'unisono di una delle nove code di Kurama. A volte mi sembrava quasi che ad un suo sussulto anche il mio corpo ne risentisse, e quello era senza dubbio uno di quei momenti in cui non riuscivamo a controllarci.
    "Se non?" ripetei, mentre la volpe faceva lo stesso nella mia testa.
    Il sindaco cambiò espressione all'istante. Probabilmente non per timore, semplicemente non doveva essere poi così simpatica per lui l'idea di ingaggiare un litigio là dentro. In realtà aveva dalla sua guardie e cittadini, quindi il suo atteggiamento non era neanche giustificabile da quel punto di vista, ma se aveva persino la faccia tosta di gettare la pietra e togliere la mano gli avrei fatto passare io il diletto di divertirsi alle mie spalle.
    "Tu non vuoi davvero recarmi offesa, ragazzino" asserì, con quel suo bel faccione da schiaffi.
    Io inizialmente rimasi immobile, poi sogghignai divertito e stimolato dal suo particolare modo di atteggiarsi.
    Seguii di nuovo le parole di Kurama:
    "Certo che no, perché dovrei... non ho mai affermato di desiderare di recarvi offesa"
    L'uomo aggrottò la fronte, squadrandomi con rinnovato interesse. Non ero sicuro se stesse dedicando o meno un'altra occhiata alla mia arma, ma sorvolai quella sua insistenza ripromettendomi di preoccuparmene in seguito.
    "Bene, allora potremmo anche intrattenere una necessaria conversazione riguardo a quanto questo luogo riesca a far recere"
    Sentivo i suoi occhi addosso, mentre il mio braccio sinistro si era mosso di scatto in avanti con incredibile velocità. Digrignai i denti, cacciando un urlo mentale a quella dannata volpe infame.
    "Kurama! Accidenti a te, cosa stai facendo!"
    Per fortuna non mi sfuggirono le parole dalla bocca, dovetti soffocarle con un grugnito che dall'esterno sarebbe dovuto risultare abbastanza ridicolo e fuoriluogo.
    "Non mi piace, ne lui ne la sua arma. Sbarazzatene!
    "Ma sei cretino! Questo tizio è importante, non so che ruolo abbia ma se lo prendiamo a cazzotti ci ritroviamo addosso tutta la città!"
    "Ti spaventa l'idea?"
    Strinsi i pugni, riportando il braccio al suo posto.
    "No maledetto canide pluricodato, voglio semplicemente concludere la giornata senza creare altro casino. Ne abbiamo già fatto a sufficenza"
    "A giudicare dai tuoi pensieri, non si direbbe proprio che tu non voglia spezzargli una gamba"
    "Dato che senti tutto, sai anche che non mi ha ancora dato un valido motivo per combinare macello. Qual'ora ne capitasse l'occasione non mi tirerò indietro, per ora..."
    Il dialogo mentale venne interrotto dal nobile stesso, che cominciò ad esibire smorfie contrariate dopo aver assaggiato le squisite bevande e gli ottimi cibi del locale che il giovane cameriere gli aveva appena poggiato di fronte.
    Afferrò così velocemente il vassoio dal tavolo per prendere il bicchiere che il ragazzo non ebbe tempo di allontanarsi.
    "Questo brendy rassomiglia ad orina!" esclamò, guardandosi bene dal farlo con discrezione. Era ovvio che volesse essere sentito.
    Notai nel cameriere un leggero tentennamento, probabilmente lo stesso mio e di Kurama. Tuttavia non rispose, contraddire quel signorotto non doveva essere proprio una buona idea da quelle parti.
    "M... mi dispiace, è probabile che una delle bottiglie sia stata lasciata per alcuni giorni..."
    L'uomo lo interruppe battendo con forza il bicchiere sul tavolo. Di certo con troppa forza, dato che il bicchierino con uno stridulo schiocco si scheggiò.
    "Certo, ogni volta una scusa nuova. Mai una sera in cui una bottiglia sia stata chiusa correttamente o non sia stata posizionata in mezzo ad altri odori. Offrite questo concime avariato ai vostri clienti?"
    Il ragazzo restò perplesso, doveva essere il suo primo incontro con quell'individuo. A giudicare da come il nobile si era comportato, assaggiando con quella fretta esagerata il brendy, doveva aver calcolato tutto in modo che il cameriere sentisse le sue inutili e infondate lamentele.
    "Mi dispiace, provvedo subito a portarvene un altro assaggio. Sperando sia di vostro gradimento"
    Il tono di voce del cameriere non nascondeva una punta d'amarezza né la stizza che stava provando a causa del desiderio di reagire almeno a parole, che sicuramente doveva starlo consumando.
    "Oh no, non fa nulla. Sia mai che risulti più stomacante di questo! Non che sia possibile a dire il vero, ma in queste bettole non c'è fine al peggio. Non è davvero credibile che riusciate a tirare avanti con questo genere di alimenti scadenti e bevande disgustose"
    Avevo assaggiato quel brendy, ed era di una bontà unica. Forse soltanto a Knawr ne avevo assaggiato di così morbido e allo stesso tempo prorompente.
    Era palese che volesse soltanto screditare qualcosa che in realtà era anche di suo gusto, ammeno che il suo viscido palato non fosse otturato dalla sua irriverenza.
    Volevo ribattere ed immettermi nel discorso, ma l'uomo continuò.
    "Mi chiedo fin dove la vostra pubblicità divulghi il falso, cosa scrivete nelle vostre insegne per adescare ignari clienti? Ogni due bicchieri pagati ne offriamo sette gratuiti?"
    Stava esagerando, stava notevolmente esagerando.
    E Kurama fremeva.
    "Io..." borbottò il ragazzo, cercando di sbrogliarsi senza successo dall'imbarazzante situazione.
    "Tu che cosa? Non è certo colpa tua, ma non ti fa onore lavorare per due spicci al servizio di persone indegne che ingannano la clientela, per due pezzi d'oro voi giovani d'oggi dareste tutto. Anche le vostre madri. Gran pena agli occhi dei veri lavoratori, meritevoli di ciò che hanno"
    Una flebile fiamma rossastra aveva preso a riscaldare le mie mani, da cui zampilli scarlatti cominciarono a fiottare incontrollatamente.
    "Siete voi giovani che non donate al futuro speranza, è a causa vostra se luoghi come questo si sono ridotti in tal maniera. Non mi stupirei minimamente nel sapere che questa bettola tira avanti per merito della sorella di uno di voi camerieri, magari meretrice di professio..."
    Il tavolo finì contro la parete, ma ebbi premura di non colpire Makon sebbene fossi convinto non se ne sarebbe curato. Quello che ne risentì fu proprio il sindaco, che decollò violentemente in mezzo alla sala per finire incastrato a gambe all'aria fra due tavoli e una panchina.
    Ero sicuro di non tirare un calcio del genere da mesi, ma provai un'infinita soddisfazione nel riportare il piede sul pavimento mentre sentivo la gente agitarsi e sbraitare in preda alla confusione.
    Lentamente mi voltai,
    e Kurama snudò le zanne.

    Edited by Aesingr - 22/8/2018, 10:41
     
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    Dopo che ebbe accompagnato il sindaco al tavolo Makon si sedette e riprese a mangiare il proprio pasto, facendo in modo che gli altri due interlocutori si parlassero tra di loro.
    Osservò come i due ospiti, di diversa estrazione sociale, interagivano l'uno con l'altro.
    Il ragazzo, Kestrel così si era presentato, era impulsivo e diretto nei modi di fare, mentre il secondo.... bhe era il solito nobiluccio altezzoso, arrogante e sicuro di se.
    Makon osservava attentamente il giovane, di tanto in tanto aveva reazioni strane.... incontrollate; per esempio quel gesto repentino col quale aveva scagliato una mano verso il sindaco per poi ritirarla con un grugnito come se stesse combattendo con qualcuno.....
    Via via che i toni si facevano più accesi il vampiro si preparò a quello che sarebbe inevitabilmente successo.
    Makon poteva sopportare tranquillamente le parole cariche di disprezzo che il sindaco buttava lì senza badare a chi offendesse, ma quando quest'ultimo iniziò a parlar male delle madri e sorelle altrui, stava per inserirsi nella discusione.....
    All'improvviso il tavolo sul quale poggiavano inennarrabili pietanze, afrodisiache bevute decollò contro un muro subito seguito a ruota dal sindaco stesso che finì su di una panca a qualche metro di distanza.
    Prima che tutto quel ben di dio finisse spiattellato nella parete Makon puntò lo sguardo verso la succulenta bistecca che stava assaporando e questa si fermò a mezzaria sopra la sua testa.
    Si alzò con estrema calma, afferrò un paio di posate dal tavolo vicino e in pochi bocconi terminò il pasto.
    "mi verrebbe quasi da pensare che da dove venite il lancio dei tavoli sia quasi sport nazionale visto la frequenza con la quale lo fate...." disse volgendosi in direzione di Kestrel.
    All'improvviso un trambusto si levò: la guardia personale del sindaco stava arrivando di gran cariera spostando in malomodo i comensali.
    "siete un bugiardo!" esclamò quello che pareva essere il capitano dei soldati in direzione di Makon, "avevate detto che con voi il sindaco sarebbe stato al sicuro...."
    "potete accusarmi di quello che vi pare, ma non si può dire che io sia un bugiardo..... dissi che il sindaco era al sicuro con me vero, ma non avevo detto che sarebbe stato al sicuro con il mio amico qui presente...." rispose il vampiro serafico come se tutto quel trambusto non lo importunasse minimamente.
    tutte chiacchere insulse, resta il fatto che avete aggredito il nostro sindaco e quindi siete in arresto..."
    "su questo vi debbo dar ragione" disse Makon, "abbiamo proprio aggredito il sindaco e me ne dispiace infinitamente...." concluse con un'espressione tutt'altro che dispiaciuta;
    "resta il fatto che voi vogliate arrestarci, e noi, credo di parlare anche a nome del mio compagno, non vada troppo a genio questa alternativa....".
    A sentire ciò tutte le guardie sguainarono alunisono le loro scintillanti armi producendo un suono metallico e miriadi di riflessi si infransero sulle lame tirate a lucido.
    "davvero una dimostrazione di potenza e sincronia" ammise il vampiro, "che nobiltà nei gesti! mi avete procurato un'emozione incredibile!!!!!!!!!".
    Mentre parlava si era avvicinato al capitano delle guardie, il quale era rimasto sconcertato da quell'afluvio di parole, e quando ebbe terminato il suo elogio Makon gli si inginocchiò d'innanzi:
    "mi permette di complimentarmi con lei per la disciplina dimostrata?".
    Il vampiro allargò le braccia come se volesse abbracciare il capitano ma con un gesto rapido come un serpente gliele avvolse attorno alle gambe, e rialzatosi in piedi lo fece volare dietro le proprie spalle.
    "ecco ora potete arrestarci se credete..." disse rivolto alle guardie.
    "dio disse luce e luce fu....." mormorò Makon, "io dico inferno...." e l'inferno scoppiò davvero nella locanda.
    "vogliate essere così gentile da unirvi alle danze pure voi caro Kestrel?" disse il redivivo girandosi verso il ragazzo.
     
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    "Nazionale? Ma no, credo sia qualcosa che... come dire, varia da individuo a individuo. Io sicuramente sono uno di quelli che lo approva e lo finanzierebbe pure, magari con i soldi di questo signorotto" risposi a Makon, per poi dedicarmi a tutto il resto. "E comunque, mangiare bistecche volanti è altrettanto inusuale, signor Makon"
    Il colpo era stato micidiale, uno di quelli che non davo da tempo. Sentivo la pianta del piede compressa nello stivale, al punto che dovetti togliermi entrambi i calzari per far cessare quel frizzino fastidioso.
    Poggiai gli stivali ad una parete in un angolo, convinto che nessuno lì dentro si potesse preoccupare di un paio di scarpe in un momento simile, poi mi voltai a fissare Makon che si prendeva la ramanzina al posto mio. Ramanzina forse era leggermente riduttivo, quelli volevano arrestarci con tutta la convinzione del mondo.
    "Era tanto non ti impegnavi così, cucciolo. Perché non giochi un po' a mano libera?"
    Kurama nel suo piccolo sgabuzzino in fondo alla mia mente stava ribollendo, non vedeva l'ora gli lasciassi il posto. Il punto era che d'allora in poi avrei perduto ogni controllo sul mio corpo finché l'effetto della trasformazione non fosse svanito, dunque dovevo prestare la massima attenzione. Decisi tuttavia di ascoltare il suo estremamente sapiente consiglio, e poggiai insieme agli stivali anche la spada.
    Mi distrassi un attimo fra i miei pensieri e i miei gesti sconsiderati, trovata davvero geniale contando che degli uomini mi stavano puntando le armi contro, e mi ritrovai all'ultimo secondo a dovermi proteggere da un colpo menato con il piatto di una spada sulla mia fronte. Mi abbassai quanto bastava perché il filo della lama di un'alta guardia in armatura mi oltrepassasse la testa, portandomi via anche una nutrita ciocca di capelli a cui sicuramente tenevo moltissimo.
    Una di quelle cose a cui non fai troppa attenzione finché sai di averla, ma quando viene a mancare, il sangue ti divampa nelle vene. Si, quel genere di cosa che basta e avanza per giustificare una ceffonata per tutta Itios, senza timore alcuno di mettersi contro guardie e soldati della città.
    Non ero sicuro di aver capito molto di quello che alcuni passanti mi avevano spiegato quando chiesi loro informazioni su Itios, e dato che ero stato io ad interessarmi la cosa non aveva molto senso. Probabilmente era una di quelle volte in cui Kurama aveva preso a distrarmi con uno dei suoi commenti filosofici su quanto le rosee guance del prossimo fossero una morbida corteccia su cui affilare le unghie.
    "Sei in arresto! Arrenditi, siete circondati!"
    Lo fissai con sguardo innocente.
    "A me... sembra ci sia solo tu qui davanti"
    "Non ti aiuterà fare lo spiritoso, seguimi!"
    "S... si, d'accordo" risposi, con lo sguardo chino e l'espressione più sottomessa del mio repertorio. Il mio repertorio di espressioni sottomesse ne aveva giusto un paio, entrambi poco riuscite, ma va beh. Forse Makon era bravo a fare buon viso a cattivo gioco, avrei dovuto ricordarmi di chiederglielo.
    "Bene. E di al tuo amico di darsi una calmata se non vuole finire male!" esclamò quello, senza mancare di puntarmi la spada al collo.
    "Amico? Ma se l'ho appena incontrato"
    "Ti sta aiutando, è quindi un tuo compli..."
    "Certo, lo so!"
    Sbuffai. Possibile quelli non capissero nemmeno il sarcasmo? Un'altra guardia mi si avvicinò alle spalle e mi afferrò per un braccio, torcendomelo dietro la schiena con forza.
    "Non muoverti!" mi intimò, mentre con l'altra mano mi grattavo sotto al mento con fare alquanto preoccupato. Al che quello mi afferrò anche l'altro braccio e avvolse i miei polsi con una fredda catena metallica, mentre infastidito abbassavo la testa e sollevavo un ginocchio per continuare a grattarmi il mento tutto indifferente.
    Kurama mi fece notare che quella posizione non era delle più consone con un ghigno, ma ero abbastanza furbo da capirlo da solo. In teoria.
    "Ora non fare scherzi!"
    "No no" lo assecondai, rimettendo il ginocchio al suo posto. "Ci dilettiamo in qualche gioco erotico sadomasochista adesso? Non so, cinquanta sfumature di schiaffi ad esempio?"
    Quello non parve prendere di buon grado il mio ennesimo sarcasmo. Mi strattonò con veemenza fino a farmi quasi perdere l'equilibrio, spintonandomi verso una parete. Ero anche a piedi nudi, e quando beccai una scheggia sulla pianta la mia mente, in concomitanza con Kurama, tirò un reiterabestemmione kengardiano di quelli anche fin troppo elevati.
    "Se sei idiota non è colpa di nessuno, piccolino. Lo sai che voi umani avete la pelle delicata"
    Per il momento lo ignorai, chiedendomi per qualche strana ragione se anche Makon avesse la pelle umana così delicata. Un'altra cosa da chiedergli, sicuramente.
    "Ora ti insegneremo noi cosa significa recare offesa ad un così nobil uomo" fece uno dei due, brandendo con gesti platealmente inutili la sua spada.
    "Forse nobile nell'aspetto e nella nomea, non certo nei modi"
    L'uomo mi guardò come avessi appena tirato un bestemmione blasfemo. In realtà sottovoce l'avevo tirato sul serio, ma coperto dal metallo dell'elmo e dal cerume che ovattava il suo cervello non dovette averlo sentito.
    "Non spetta a te giudicare il comportamento e le decisioni del nostro primo cittadino!"
    "Io infatti l'ho solo preso a pedate"
    Le due guardie ringhiarono all'unisono, parevano leoni tristemente rinchiusi in una gabbia di menzogne, inezie e ipocrisia. Era ovvio non avessero in mente altro che la paga che a stagione conclusa riempiva le loro tasche d'oro.
    Senza dubbio, proteggere quell'individuo privo di scrupoli e divulgare la sua immonda parola portavano alle loro spade sempre nuova lucentezza e ai loro cavalli finimenti di diamanti. Il problema era che anch'io non mi facevo troppi scrupoli, e l'avrebbero capito a breve.
    Uno di loro fece per colpirmi di taglio su una spalla, per infliggere una ferita dolorosa ma non mortale, ma tutti gli anni passati ad allenarmi con Miren a qualcosa dovevano pur servire. Quale modo migliore di sfruttarli se non riversarli su quella gente dalla dubbia moralità!
    Mi tirai indietro con forza e sferrai un calcio sulla mano che reggeva l'arma, deviando il fendente e scoprendo la sua difesa. Facendo perno sulla gamba poggiata a terra ruotai per metà il busto, colpendo con forza il suo fianco rivestito dall'armatura proprio dove questa si interrompeva in prossimità della vita.
    Non riuscii ad arrivare al suo corpo, ma l'impatto della corazza sulle sue costole non doveva esser stato piacevole. Ne ebbi conferma quando l'uomo vacillò portando una mano nella zona colpita, dandomi il tempo di mettere a segno un altro paio di calci ben assestati con cui lo spedii dritto sul pavimento. Ora le schegge toccava a lui prendersele.
    L'altra guardia ne aveva approfittato per caricarmi mentre me la prendevo col suo compagno, ma avevo calcolato che infierire ancora non avrebbe portato a niente e potei schivare con relativa semplicità il colpo che mi arrivò alle spalle. Spostandomi di lato lo feci inciampare proprio sui piedi dell'altro uomo che in quel momento si stava rialzando, e con una ginocchiata feci impattare la testa di uno sul didietro dell'altro con non chalance.
    Tirai un sospiro, controllando con le dita se avevo modo di liberare le mani o se dovevo ricorrere a metodi drastici. Dovetti lasciar perdere quando altre due guardie si avvicinarono, ancor più incazzate delle precedenti. Non volendo far finire nessuno di quei tizi all'inferno mi limitai a prendere il più tramortito dei due che avevo appena malmenato e a sbatterlo di prepotenza per terra, strappandogli l'elmo e mazzolandolo ben bene sulla capoccia a suon di gomitate. La manovra non fu delle più semplici con le mani vincolate dietro la schiena, anche perché gli finii quasi con le chiappe in bocca, ma in qualche modo riuscii a tramortirlo. Non mi curai di controllare se fosse avvenuto per le botte o per la presenza del mio soave deretano innanzi al suo volto, l'importante era che restasse buono buono a riposare sul pavimento.
    Avrei potuto anche usare l'elmo stesso, ma sarebbe stato troppo mainstream. Sicuramente avrebbe dormito per un paio di giorni.
    Ovviamente gli altri non rimasero a guardare, e confidando nella mia impossibilità di usare le mani mi accerchiarono per porre fine alle mie malefatte.
    Solo che a me le malefatte piacciono tanto tanto!
    Questi erano più silenziosi, e anche quello sopravvissuto ai ceffoni sembrava essersi zittito dopo le botte che aveva preso.
    Mi divertiva giocare con loro, ma non ero così stupido da mettermi in pericolo per nulla. Senza spada e con le mani legate rischiavo di farmi male, e anche se ero stato io stesso a scegliere di finire in quella condizione non volevo fare l'eroe fino al punto estremo. Due potevo prenderli a calci, anche perché erano terribilmente stupidi, se però se ne fossero aggiunti altri avevo già premeditato come agire.
    Con un breve passo di rincorsa balzai sulle spalle del più vicino, approfittando della sua spinta per scagliarmi alle sue spalle. Mi allontanai quanto bastava per prepararmi al combattimento serio, lanciando uno sguardo a Makon che come me si stava divertendo assai per conto proprio.
    Indietreggiai senza badare a chi o cosa avessi dietro. Appurato che non vi fossero altri avversari, cercai il punto giusto per guadagnare abbastanza tempo da dedicare alla mia performance preparatoria. Purtroppo tirai una spallata di cattiveria a qualcuno che non avevo percepito, che di rimando mi poggiò una mano sulla spalla sinistra e vi esercitò una lieve pressione.
    Più che mano, quella era una zampa artigliata. Sussultai un momento, immaginando che un arto di Kurama fosse uscito dal mio corpo senza motivo per qualche ragione ignota. La zampa sarebbe dovuta essere rossa in tal caso, mentre quella era coperta di pelo nero, ma di primo istinto ebbi comunque l'impulso di chiedere spiegazioni alla volpe.
    Fu la voce del nuovo arrivato ad impedirmelo.
    "Non ti sembra di aver dato già abbastanza spettacolo?" mi disse, mentre mi voltavo per fissare i suoi due sornioni occhietti gialli e il suo sorridente muso felino.
    Lo scrutai per un paio di secondi, dedicandomi appena il tempo sufficente per squadrare la sua fisionomia di gatto antropomorfo. Indossava un corto mantello grigio che dalla vita scendeva a coprirgli il didietro e parte della zampa posteriore destra, con un lembo che dal davanti scendeva fino alle ginocchia.
    Sicuramente non era d'aspetto proprio usuale, ma non era quello a trasmettermi una strana sensazione. Sembrava che quel gatto mi avesse infuso più energia di quanta già ne avessi, semplicemente toccandomi per pochi istanti.
    Si allontanò, silenzioso com'era arrivato, dirigendosi ad un tavolo della locanda tutto indifferente in mezzo al trambusto generale.
    Il locandiere chi sa dov'era, non sapevo chi tra i presenti intenti a schiamazzare e a rintanarsi negli angoli della taverna fosse dello staff e quali invece fossero i poveri ed ignari clienti, ritrovatisi in un giorno sbagliato nel luogo sbagliato nel più improponibile dei macelli.
    Non attesi un momento di più. Il mio corpo prese a vibrare, le mie braccia e le mie gambe si pervasero di una sottile aura rossastra che man mano si faceva sempre più nitida e consistente; l'intero mio corpo si ingrossò, mutando la fisionomia della mia muscolatura e del mio scheletro in una manciata di secondi, tra schiocchi, contorsioni e scintille.
    Spinsi con forza i piedi sul pavimento, inclinando il busto in avanti e tirando con tutta la forza di cui ero (eravamo) capaci contro le costrizioni sui miei polsi. La catena si spezzò e cadde a terra con un tintinnio metallico, mentre la struttura delle mie membra era divenuta quella di un quadrupede circondato di fiamme scarlatte.
    Da prima le zampe, poi il muso, infine le code. L'aura si raggrumò attorno alla mia figura, donandomi un aspetto terrificante e allo stesso tempo austero nella sua magnificenza.
    Kurama era finalmente pronto.

    ***

    La volpe si portò all'esterno della locanda con una rapidità sorprendente. Il problema vero, però, fu nel modo in cui effettivamente lo fece.
    La porta della locanda era aperta, e a dividerlo dall'esterno non c'erano altro che una sedia ed un paio di facce sconvolte e stralunate che lo fissavano come se l'inferno fosse appena emerso dalle fondamenta del mondo. Quindi, com'è ovvio pensare, non avrebbe avuto alcuna difficoltà ad uscire senza combinare altro casino.
    E invece no!
    Con uno scatto si portò di fronte alla parete antistante, vicino a cui Kestrel ricordiamo aveva poggiato gli stivali, sferrando un cartone nei denti della parete stessa che venne giù come fatta di cartone, per l'appunto.
    Sul muso di Kurama si dipinse un chiostro di zanne splendenti, giusto il tempo di spalancare le fauci e concentrare rinnovata energia attorno alle zampe e alle code. Con un ruggito sconvolse tutti i presenti contemporaneamente, dai clienti, alle guardie ai passanti nelle strade lì attorno che si erano visti aprire davanti una parete della locanda senza preavviso.
    Il tonfo fu assordante, lapilli di legno e oggetti di vario genere decollarono in ogni dove e in ogni perché.
    Kestrel da dentro Kurama si lamentava dei suoi stivali preferiti, dato che aveva confidato che la volpe giustamente se li portasse via mentre demoliva ogni ben del Vulnus, rimanendo deluso quando si rese conto che non gliene fregava assolutamente niente di come lui si sentiva quando la trasformazione finiva e doveva mostrarsi nudo di fronte al mondo circostante.
    Il cielo e la terra non erano ancora pronti per accogliere il suo sfolgorante pettorale potente! E poi doveva recuperare anche la spada.
    Qualche guardia coraggiosa, non si sa più se da dentro o da fuori la taverna di Calispera, si buttò incontro al demone con il volto rigato dal terrore. Probabilmente erano gli unici da quelle parti che mettevano l'onore sopra il denaro, e a cui non andava che qualcuno cominciasse a distruggere tutto per mero capriccio. Solo che il volpacchiotto non era dello stesso avviso, e non badò più di tanto alle spade che scintillarono sul suo manto fiammeggiante per conficcarsi nel suo pelo coperto d'incendi.
    Le armi non riuscirono a penetrare neanche la sua protezione più superficiale, nonostante una delle guardie continuasse ad insistere e colpisse con tutta la forza che aveva in corpo, usando la propria spada con evidente disperazione a mò di martello.
    Kurama mosse placidamente le code e li afferrò per la vita, sbatacchiandoli da una parte e dall'altra senza il benché minimo ripensamento. Quando li lasciò uno finì dinuovo dentro la locanda addosso a chi sa cosa, mentre un altro fu scagliato verso il tetto di un'abitazione che dava sulla via adiacente, fermandosi in cielo a causa di qualche mistico potere dall'occulta provenienza.
    Kurama si voltò con le fauci ricolme di possanza, sentendo puzzo di magia nei dintorni. Non Come Kestrel gli aveva suggerito non avrebbe fatto troppo male a quei tizi, ma se individui insidiosi si fossero parati sulla sua avanzata non avrebbe impiegato che un istante a tramutarli in ammassi di cumuli di organi e putrefazione fumante.
    A pochi metri da lui, il gatto nero che prima aveva avuto a che fare con Kestrel stava puntando le zampe verso l'uomo sospeso a mezz'aria, che cominciò a fluttuare verso terra agitandosi in preda al panico.
    "Stai fermo, se no non riesco a manipolare la cinesi" asserì il micio, concentrato nell'intento di riportare giù la guardia, che continuava a dimenarsi come un'anguilla fra le mani di un pescatore. "Fermo, non posso aiutarti se non stai buono. Ho detto fer..."
    Con un bel rumore di ossa rotte e metallo incrinato il tizio precipitò a picco, facendosi decisamente tanta buha alle chiappe.
    Il gatto e la volpe poi si fissarono intensamente, roba che Edoardo Bennato può accompagnare solo.

    All'improvviso, qualcosa giunse dalle profondità della volta celeste. Il micio non ce la fece a fermare anche quello, e l'oggetto gli finì addosso di prepotenza, portandolo a lanciare un terrificante miagolio in stile gattino con la coda chiusa nella porta.
    Non c'era alcun dubbio, quello era un pezzo di carro. E non di un carro qualunque, ma di un carro alato.
    Gli alati carri, ridotti in pezzi, erano giunti fin lì!
    Embeh gente, ve l'avevo detto che un pezzo era finito ad Itios.

    Edited by Aesingr - 26/8/2018, 13:25
     
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    "bhe cosa posso dire.... le bistecche volanti hanno un non so che in più, che le rende apetitosissime....." rispose Makon mentre osservava l'avanzata dei soldati.
    Il plotone di guardie si divise: una metà andarono dietro a Kestrel mentre il resto rimase ad attorniare il vampiro.
    "sei circondato! arrenditi subito o altrimenti ti costringeremo noi" disse uno dei sottoposti del capo-volante.
    "cotanta inecipibile fedeltà al vostro sindaco da cosa deriva? cosa vi lega ad egli? Sarà un vero legame sentimentale, l'onore che vi accomuna, o più semplicemente le monete sonanti che vi versa nelle vostre tasche? Io penso la seconda." rispose Makon.
    Le guardie oltraggiate dalle parole di Makon, le quali lasciavano ad intendere che loro erano dei mercenari, avanzarono con fare minaccioso nella sua direzione....
    "s.... siete sicure di v...volermi attaccare?" chiese il vampiro mostrando di essere intimorito dal loro incedere "ho con me parecchio oro che potrebbe divenire vostro se solamente...."; la sua parlantina venne interrotta dal fendente di uno dei soldati: con un lungo passo all'indietro il non-morto si portò fuori dalla portata dell'arma:
    "su via, non vedete che sono disarmato?".
    Un'altra guardia lo squadrò come a dire ma che diamine stai dicendo, e Makon seguendo il suo sguardo s'avvide che l'uomo stava guardando la spada che portava al fianco:
    "perdonatemi l'incoveniente, sono mortificato...." con un gesto fluido dato da anni di pratica, il vampiro estrasse la propria arma la cui lama nera parve assorbire le luci delle lampade ad olio, mentre il nome inciso in rune rifulgerono alla luce.
    "ora sono armato e siete liberi di attaccarmi...." continuò, le guardie come se non vedessero l'ora di ricevere il permesso gli si scagliarono contro tutte insieme rischiando di intralciarsi l'una con l'altra.
    Approffittando della confusione Makon si mise in posizione di guardia per accogliere l'imminente attacco: il primo colpo che gli venne scagliato contro era in direzione del fianco sinistro, quello scoperto, ma facendo un passo laterale il vampiro lo eluse facilmente e approffittando dello sbilanciamento del soldato gli afferrò il polso con la mano libera e torcendoglielo glielo spezzò; poi con un potente calcio nel ventre lo respinse contro i suoi compagni sdraiandone un paio in terra.
    "e voi sareste la guardia reale del sindaco? Io in vostro onore istituirei un nuovo corpo di guardia.... la guardia di disonore..." continuando a sbeffeggiare le guardie Makon retrocedeva pian piano al centro della taverna dove avrebbe avuto un maggior spazio di manovra, ma prima che vi giungesse un sonoro schianto seguito da un ruggito ancora più forte si udirono:
    voltandosi il vampiro si trovò davanti una gigantesca volpe rossa munita di nove code, la quale avea sverginato il muro della struttura per uscire;
    "ecco con chi combatteva Kestrel" si disse non vedendo più in giro il ragazzo.
    Distratto com'era da quello che stava succedendo, si accorse all'ultimo momento del fendente direttogli contro la schiena, riuscendo ad evitarlo per un soffio ma non del tutto, infatti la lama gli aprì un taglio sul fianco destro:
    "guardate cosa avete fatto!" inveì contro i soldati, "mi avete danneggiato gli abiti!".
    Del sangue prese a scorrere dalla ferita, ma egli non parve farci caso.
    "ora sto iniziando a tediarmi di voi altri!" disse iniziando ad avvanzare verso il corpo di guardia.
    Si scagliò contro il primo dei soldati disarmandolo con un colpo di piatto sul polso, e questo si ritirò tenendosi la mano offesa contro il petto.
    Il sucessivo provò a incrociare la lama con Makon, ma egli incastrando l'elsa della propria lama con quella dell'avversario fece ruotare il polso e l'arma cadde in terra; il terzo gli si fece incontro con aria spavalda sicuro di se.
    Il tintinio delle lame si udì per qualche istante: "e questo lo chiami combattere? sei un principiante!" esclamò il vampiro; poi diede un calcio alla mano armata dell'avversario facendogli saltare via la spada di mano: alzando la mano verso l'alto Makon riusciì ad afferrare la lama che ruotava ed impossessandone.
    Il taglio iniziava a bruciare ed affaticare il redivivo il quale necessitava di nutrirsi per rigenerarsi.
    Compiendo un paio di salti all'indietro Makon si portò momentaneamente a distanza di sicurezza dagli avversari.
    Guardandosi attorno vide il soldato col polso spezzato appoggiato alla parete della locanda: il vampiro si concentrò un momento; all'improvviso due pipistrelli neri come la notte apparvero e si diressero verso la guardia ignara.
    I due volatili si diressero silenziosi verso il loro obbiettivo il quale troppo tardi s'accorse della minaccia; iniziarono a succhiargli il sangue, e mentre questi si nutrivano il liquido vermiglio smise di sgorgare dalla ferita di makon e in breve tempo anche il taglio stesso si chiuse.
    Il vampiro lasciò che le due evocazioni si nutrissero ancora un poco in modo da ristabilirsi quasi del tutto, poi una volta soddisfatto li fece svanire.
    Nel frattempo le guardie si erano riavvicinate nuovamente ed egli dovette riprendere il combattimento: pian piano iniziò a cedere terreno facendo credere ai soldati di essere sul punto di avere la meglio.
    All'improvviso sbucarono fuori dal buco che la volpe aveva fatto nella parete e si trovarono proprio nei pressi della bestia.
    Li accanto c'era un gatto antropomorfo il quale stava facendo il marionettista con una delle guardie, la quale precipitò sotto gli occhi dei propri commilitoni.
    "bhe mio caro, la porta era aperta.... potevi uscire di lì" disse, "vediamo di mettere fine a questo noioso e anche un poco r ridicolo scontro".

    Edited by Elexar - 26/8/2018, 19:01
     
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    Fehrar tirò una botta al carro con fare stizzito, prendendosela visibilmente con il povero mezzo volante. Come se non fosse già stato maltrattato abbastanza, povero carro alato!
    Kurama non aveva distolto lo sguardo dal felino, anzi lo stava fissando con astio, si era frapposto fra lui e il suo allettante diletto di devastazione.
    Come si era permesso, hoibò?
    Fehrar dal canto suo ricambiò all'espressione di sfida che l'intera figura della volpe emanava, come stesse aspettando una prima mossa falsa da parte del suo silenzioso avversario. Fortunatamente, non saprei dire per chi dei due... mi sa per entrambi, il volpone venne attratto da un uomo che si era fatto strada a suon di ordini e schiamazzi fra la gente e si stava allontanando. Per di più lo stava facendo in tutta fretta senza salutare.
    Era lui, quel nobil'uomo da strapazzo che aveva fatto sclerare Kestrel, e che quindi aveva dato modo di emergere al suo lato ferino e schifosamente violento.
    Kurama doveva ringraziarlo, e doveva farlo subito.
    Rientrò nella locanda di prepotenza, tirò giù un paio di altri tavoli (gli ultimi due rimasti probabilmente) e si avvicinò a Makon. Quel tipo era curioso, anche la volpe aveva trovato qualcosa di interessante in lui.
    Non era solito fare apprezzamenti su qualcuno, specialmente se era simpatico a Kestrel, ma aveva percepito da lui provenire un succoso alone di fascino e sottile alterigia.
    Soffiò fra le zanne sbuffando fuoco rossastro, afferrando il vampiro di cattiveria con due code e issandoselo sul dorso senza badare a quello che stava combinando.
    Ignorò gli sguardi di terrore e di sconcerto che si lasciò alle spalle, indicando con un'altra coda la spada di Kestrel affinché Makon la recuperasse. Sperava avesse interpretato il messaggio, o ce lo avrebbe spiaccicato dentro alla spada per farglielo capire.

    Con il non morto sulla schiena partì all'inseguimento del vigliacco, che ovviamente non poteva essersi allontanato più di tanto in quel breve lasso di tempo in cui aveva recuperato Makon, sfondato il poco che era rimasto in piedi della taverna, salutato Fehrar, preso a calci un altro paio di tizi al volo e recuperato una birrozza dalla dispensa.
    Forse quest'ultima cosa sarebbe stata un può fuori dal personaggio maaaaaa... a noi non ce ne frega nulla :yea:
    Con poche feroci falcate si portò alle spalle dell'umano, che correva in preda al panico sbraitando ingiurie incomprensibili. Rallentò per restargli dietro senza travolgerlo, voleva proprio vedere dove si stava dirigendo. Molto probabilmente stava andando a chiedere aiuto. Ed era proprio quello che voleva.
    Lo stuzzicò con il naso sulla schiena, causando l'aumentare dei suoi strilli, che fecero ridacchiare Kestrel il quale ora se ne stava tutto sopito nel corpo della volpe.
    Kurama rallentò ulteriormente per non finirgli addosso, sferrandogli una zampata sul didietro che lo fece finire a millanta anniluce sul selciato di Itios con brutale veemenza.
    Aspettò che si rialzasse, tanto non si sarebbe mai reso conto che stava solo giocando con lui e che gli avrebbe concesso tutto il tempo necessario per rimettersi in piedi. Inpanicato com'era, sarebbe stato strano che si fosse accorto di cosa stava effettivamente accadendogli attorno.
    Cammina cammina, saltella saltella, si stavano avvicinando ad un grande edificio circolare, simile ad una chiesa attorniata di colonne. La facciata della costruzione, in pregiato marmo rosato, presentava glifi arabescati ed intarsiati d'oro sull'architrave, sul cui fregio erano rappresentate scene di vita quotidiana tra contadini con le loro balle di fieno e fabbri in piedi di fronte a luccicanti forge.
    Il portone era oscurato dalla volta ad arco che ne costituiva l'ingresso anteriore, mentre il basamento si sorreggeva su una breve scalinata in pietra.
    Decisamente adatto, messo lì giusto giusto per essere demolito in grande stile.
     
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    Mentre combatteva contro quei pochi soldati rimasti del corpo di guardia iniziale, Makon continuò a camminare in una direzione a caso senza badare troppo dove stesse andando.
    Ad un certo punto urtò con la schiena una superficie dura; voltando appena la testa il vampiro si accorse di essere arrivato dall'altro lato della locanda.
    Con la schiena protetta dal muro dell'edificio Makon si tranquillizò poichè ora non poteva subire attacchi alle spalle.
    I guerrieri parvero molto sodisfatti di loro quando videro precluldersi ogni via di fuga per quell'insolente:
    "ora sei nostroooooo!!!!!!" esclamarono all'unisono come accade un'attimo prima di prendere tutti un bidone di stiaffi.

    ****

    Breffal, il guerriero al quale Makon aveva prima spezzato il polso e successivamente succhiato il sangue, stava appoggiato alla parete della taverna sorseggiando un boccale di birra scura per cercare di riprendersi da quel duplice affronto; si sentiva molto sconfortato, attorno a lui il caos regnava sovrano, i tavoli rovesciati, le sedie sparse in ogni dove, persone che si agitavano freneticamente.
    "maledetto" mormorò, "te la farò pagare....".
    All'improvviso dietro alle sue spalle si udirono delle grida.....
    La parete contro la quale il soldato si stava appoggiando implose scaraventandolo a un paio di metri di distanza sepolto da assi di legno e dal corpo di un suo commilitone.
    "ma che diavolo succede" si domandò Breffal usciendo da sotto le macerie; si volse verso il compagno d'armi per controllare come stesse e tirò un sospiro di solievo: respirava ancora ma era stordito per l'impatto.
    Quando la polvere causata dal crollo si diradò una testa contornata da lunghi capelli neri si affacciò dallo squarcio nella parete:
    "domando scusa se non ho bussato prima di entrare; spero che stiate tutti bene?". La testa fu seguita da un corpo elegantemente vestito.
    Quando fece il suo ingresso, Makon venne accolto da sguardi inebetiti:
    "come si dice.... chi tace acconsente...." il vampiro con gestyi accurati si spazzolò i residui di schegge di legno e polvere dagli abiti.
    Il primo che si riebbe fu proprio il soldato Breffal il quale senza troppe remore si scagliò contro il non-morto a spada sguainata: "ora ti ammazzo" esclamò..... anche lui come sopra..... (bidone di stiaffi in arrivo)
    "mi par di intendere che voi abbiate intenzioni bellicose nei confronti della mia persona...." disse Makon rivolgendoglisi, "e proprio non mi spiego tale motivazione..... i vostri inu... i vostri compagni sono la fuori sani.... si sani e salvi....".
    A tali parole Breffal si fermò più per la confusione che gli provocavano piu che per il loro vero significato, ma fortunatamente capì che i suoi compagni erano sani e salvi:
    "ora vado a controllare la situazione, e se non è come avete detto, ve la farò pagare una volta per tutte!!!!!" ciò detto il soldato uscì dal (monte)varco per dar seguito alle sue parole.
    Una volta fuori ci mise qualche istante ad accettare ciò che gli si parò davanti agli occhi:
    i 5 soldati rimasti in piedi erano sepolti nel terreno chi di più chi meno.
    C'era qualcosa che non gli tornava, i guerrieri sembravano sepolti secondo una disposizione ben precisa..... girando lo sguardo da destra a sinistra più di una volta Breffal alla fine ci arrivò e la cosa lo fece imbestialire.
    I due soldati che si trovavano alle estremità della formazione erano quelli sprofondati maggiormente, gli altri due subito affianco leggermente meno e quello centrale era bloccato solamente fino alle ginocchia....
    Makon li aveva sepolti ricreando la forma di una mano col medio alzato!
    "io..... io.... io.... lo uccido!" esclamò Breffal; "aspettatemi qui, io torno subito!" disse rivolto ai suoi compagni.
    Quando il soldato si volse, uno di quelli bloccati gli sputò nella schiena: "sei imbecille? dove vuoi che andiamo?".
    Breffal fece finta di niente e rientrò nella locanda per vendicare i suoi commilitoni.
    Appena fu dentro il soldato marciò in direzione di Makon il quale si stava avvicinando all'altro varco nel muro, quello causato dalla volpe, pma prima che potesse fare qualsiasi cosa questultima rientrò scaraventando ogni hosa aggiro phe la locanda.
    Sotto lo sguardo attonito dei presenti Kurama afferrò il vampiro con due delle sue innumerevoli code e lo schiaffò sulla propria schiena.
    "quale sono le vostre intenzioni mio rosso amico?" per tutta risposta la volpe gli indicò la spada di Kestrel che si trovava, ancora non si sa come, appoggiata a ciò che restava del muro: "spero che non abbiate sprecato troppo fiato per questa risposta..." mormorò tra se e se Makon mentre si allungava dal dorso dell'animale per prendere l'arma indicatagli; aiutandosi con la spada recuperata riuscì a recuperare pure gli stivali del ragazzo.
    Una volta che si fu sistemato in groppa alla fiera Makon legò gli stivali tra loro per rischiare di non perderli.
    Mentre Kurama punzecchiava il sindaco costringendolo a correre, il vampiro si allungò dal dorso dell'animale lasciando spenzolare dalla mano uno dei due stivali, il quale dondolando per il moto impressogli dall'andatura della bestia, colpiva ripetutamente il sindaco sulla testa.
    Finalmente giunsero davanti ad un edificio elegantemente decorato: marmi affrescati di scene della cuotidianità cittadina lo abbellivano e gli davano un'aria importante.
    I due compagni seguirono il sindaco che aveva varcato il portone d'ingresso di quella struttura.
    "quali saranno le sue intenzioni?" domandò Makon sotto voce a nessuno in particolare
    Per tutta risposta il sindaco ormai allo stremo delle forze, si diresse verso un portone a due pattenti: prima che Kurama o il vampiro riuscissero a fermarlo egli lo varcò e lo sbattè alle sue spalle; qualche istante dopo si udirono rumori di catene tirate e sbarre di ferro che scivolavano nei propri supporti; il sindaco si era barricato dentro!!!!!!
    Il vampiro osservò il portone: il rivestimento esterno era fatto di pannelli d'oro sopra i quali erano stati dipinti con colori vivaci scene di caccia, soldati a cavallo; ma al centro campeggiava il dipinto più importante: una tavola rotonda con diverse persone sedute attorno.
    "così su quattro zampe, visto che sono ancora in groppa a voi, mi verrebbe da pensare che sia un posto al quanto importante visto gli affreschi e l'opulenza con la quale è stato abbellito questo edificio" disse Makon rivolgendosi a Kurama.
    All'improvviso un gong profondo iniziò a risuonare sopra le loro teste:
    "ho paura che presto avremo altre visite sgradite....." sospirò il redivivo scivolando dalla schiena della volpe.
    Una volta che fu sceso si guardò attorno e vedendo alla sua destra una colonna con il busto di un guerriero che stringeva la spada in pugno vi si diresse:
    "penso che questi vi donino moltissimo...." e così dicendo vi lanciò gli stivali che si appesero alla spada rimanendovi legati; poi pose ai piedi della statua pure la spada di Kestrel.
    "quando li desidererai nuovamente saranno li che ti attendono" disse alla volpe ritornando su suoi passi.
    sono i trenta come gli anziani che si riuniscono per discutere, quindi è la sala del consiglio, e ovviamente mentre ci siamo noi sono li iruniti tutti e 30


    Edited by Elexar - 30/8/2018, 15:40
     
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    Kurama si fermò solo quando il portone venne barricao per impedire loro di proseguire oltre, o almeno per provarci ad impedirglielo.
    Aspettò che Makon si fosse ripulito le vesti prima di scendere, perché il sapiente vampiro non poteva certo mancare di apparire lindo agli occhi del prossimo.
    "Cosa ti suggerisce che posso parlare, se non chiaramente io in questo esatto momento?" gli chiese, alludendo forse alla frase di poco prima o forse ad una lunga serie di punzecchiate fra lingue parimenti velenose che sarebbe partita di lì a poco.
    Kurama non gli diede troppo peso mentre assicurava l'arma e gli stivali di Kestrel ad una statua lì vicino, era preso piuttosto dal colonnato circostante e dalla maestria con cui quel tempio era stato eretto.
    "Dev'essere un vero peccato demolire questa costruzione, non concordi Makon?"
    La sua voce risuonava cavernosa ma limpida, ben definita in ogni sillaba che scandiva con proverbiale accuratezza. "Mi sovviene credere che da queste parti si tengano le riunioni più interessanti. Sia forse banale, ma le volpi da che mondo è mondo sono sempre state piuttosto... come dire... curiose"
    Sollevò il muso, scoprendo il collo e abbassando le fauci in un ringhio, mentre la sua concentrazione si faceva palpabile e il calore prendeva ad avvolgere il suo corpo in volute rigorosamente scarlatte(non vermiglie mi raccomando).
    L'energia incandescente della volpe si convogliò all'interno delle sue fauci, in un globo pulsante di vivida ed esplosiva potenza pura. Per un istante la sua figura si accese di una fiamma color del tramonto, e poi un enorme boato annunciò la non esattamente delicata apertura del portone.
    La sfera aveva impattato sulle ante sigillate dell'ingresso e le aveva letteralmente demolite; non si erano semplicemente scardinate, si erano ridotte in pezzi ed erano decollate un po' ovunque all'interno del tempio. Anche l'arco circostante ne era rimasto danneggiato, e il sorriso compiaciuto di Kurama lasciava intendere che l'unico peccato era il non aver utilizzato tutta la sua forza per tirare giù anche buona parte di ciò che restava.
    Avanzò lentamente sulle quattro zampe un passo dopo l'altro, non certo per titubanza o timore quanto perché un ingresso più adagio lasciava il tempo alla vittima di assaporare il terrore nelle sue più violente manifestazioni. Si aspettava di trovarsi di fronte a diverse facce, credeva che il nobile avesse provato a nascondersi là dentro alla disperata ricerca di rinforzi, ma assieme a lui si trovava soltanto un uomo.
    Lo sguardo del sindaco era decisamente sconvolto, difficile capire se fosse sprofondato nel terrore più nero o se considerasse sacrilego il modo di varcare l'ingresso nel quale si erano poc'anzi dilettati.
    Il demone fissò l'attenzione sull'altro individuo, che dal canto suo teneva lo sguardo abbassato e le palpebre socchiuse. Sembrava quasi li stesse ignorando, o che non fosse consapevole della loro presenza. Questo era piuttosto impossibile, considerando il casino che avevano fatto, ma non si sa mai la gente che si trova a Kengard a cosa possa essere abituata.
    Gli artigli di Kurama ticchettarono sul pavimento del tempio, i cui interni erano arredati, se possibile, in maniera ancor più lussuosa di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Fu quando la volpe si trovò a pochi centimetri dal sindaco che l'altro uomo, i cui occhi non accennavano ancora a dischiudersi, sollevò leggermente il capo. Le sue mani erano giunte come in preghiera, ma dalla sua figura scaturiva uno strano flusso che la volpe non riuscì ad identificare. Sicuramente doveva trattarsi di energia magica, anche se sembrava qualcosa di ben diverso da un trabocchetto o una fonte illusoria.
    Lo strano uomo indossava un corto copricapo bianco, simile ad una bandana che si interrompeva a metà della fronte adesso corrugata. Una morbida veste color antracite gli giungeva fino alle caviglie, coprendogli quasi l'intero braccio sinistro e parte del destro.
    Il sindaco tanto era indietreggiato che finì addosso ad una sedia ricamata d'oro e da svariati ornamenti inutili, capitombolando a terra rumorosamente tra un'imprecazione e l'altra.
    Kurama rimase per qualche secondo indeciso sul da farsi. Non sapeva se buttare giù ogni ben di Cristo e di Amaterasu, se calciare il nobil'uomo in cielo tipo team rocket o se rimanere focalizzato sui movimenti dello strano tizio assorto in preghiera.
    Sentiva che c'era anche qualcun'altro lì dentro, ma non riusciva a determinarne il numero. Potevano essere decine, centinaia, forse anche di più; allo stesso modo però potevano essere in tre, o addirittura nessuno.
    L'aura del loro nuovo avversario lo lasciava abbastanza perplesso, era quasi sicuro si stesse prendendo gioco di loro con qualche strano tipo di magia sconosciuta, ma non aveva mai avuto problemi ad affrontare né maghi ne guerrieri esperti.
    Improvvisamente le statue situate all'esterno e all'interno del tempio presero a contorcersi, come guidate da fili invisibili che ne manovravano i movimenti in una danza meccanica perfetta. Quelle sorte di golem si disposero in modo da circondarli, preparandosi a colpire tutti insieme.
    Stranamente, almeno stranamente sembrava alla volpe, il nobil uomo tornò a sorridere beffardo.
    Cosa aveva in mente? Quasi all'improvviso, il suo terrore scomparve e sul suo volto si dipinse il più invitante dei ghigni inquietanti. Una smorfia che diceva solo -squartami, sbranami!-
    Kurama rispose immediatamente a quell'invito, ma non si lanciò contro il sindaco bensì contro l'altro strano umano, che al sentirsi arrivare la volpe addosso finalmente si destò e spalancò le mani.
    Una grande quantità d'energia venne proiettata verso la volpe, che si ritrovò sbalzata indietro da una prorompente forza invisibile. Come diavolo aveva fatto?
    Capitombolò di qualche metro indietro, atterrando sulle quattro zampe ringhiante.
    Poteva quasi affermare che era stato divertente, se solo tre statue armate di spada non stessero cercando di afferrarlo alle spalle con possenti mani di pietra. Le code non erano certo un facile punto di presa, dato che si muovevano in continuazione ed erano forti quanto le zampe, ma non si sentiva troppo al sicuro con tutte quelle dita che toccavano qua e là. Chi sa che perverse intenzioni avevano?
    Kurama non se ne curò più di tanto, e di nuovo si scagliò contro l'uomo che per la seconda volta evocò quell'esplosione d'energia invisibile.
    Scivolando sul suolo e artigliando le piastrelle del pavimento provocò un suono stridente e fastidioso, ma non riuscì a raggiungere l'avversario neanche questa volta. Irritato dalla situazione, afferrò uno dei golem che gli stava giungendo addosso e lo calciò addosso allo strano tizio dai poteri occulti, che fu costretto a spostarsi questa volta fu Kurama a sorridere. Il risultato era stato quello sperato, lo stregone non era riuscito a deviare la statua e si era dovuto allontanare in tempo.
    Con i movimenti anche quel tipo non se la cavava male in fondo, ma non poteva certo superarlo in forza e in velocità. La statua cadde a terra con un tonfo secco, facendo un casino della madocina e sfondando un bel pezzo di pavimento mentre il sindaco esibiva un'espressione scandalizzata.
    Il suo povero pavimento si era ammaccato, un altro notevole peccato. Kurama si voltò verso Makon, chiedendosi se avesse intenzione di aiutarlo o se avrebbe dovuto fare da solo.
    Nel secondo caso... non si sarebbe trattenuto minimamente.

    Edited by Aesingr - 18/9/2018, 06:11
     
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    "bhe" riprese Makon, "si fatta magnificenza non poteva non essere contornata da favella, mi pare ovvio" rispose in fine al volpo.
    "proprio un peccato..." commentò laconico quando la volpe gli chiese cosa ne pensasse della distruzione di quel luogo.
    quando Kurama si circondò di fiamme scarlatte che poi scagliò contro la porta distruggendola, il vampiro compì qualche passo all'indietro poichè... diciamo che col fuoco non aveva un ottimo rapporto...
    Varcata la soglia della stanza interna i due si trovarono d'innanzi ad un lusso sfrenato, ori, tappeti, arazzi e affreschi contornavano le pareti di quel luogo.
    Tra le altre cose Makon s'accorse della presenza di una moltitudine di statue che circondavano il perimetro interno della stanza, ma non gli dedicò più di uno sguardo.
    Al centro della camera il sindaco si trovava al fianco di un'altro individuo, il quale sembrava raccolto in preghiera dato la posa nella quale lo avevano colto.
    All'improvviso ogni statua presente iniziò a muoversi come se la pietra di cui erano fatte si fosse trasmutata in carne.
    "ci mancava solo questa" si disse tra se e se il vampiro mentre osservava Kurama scagliarsi contro l'individuo in preghiera, senza causargli danno poichè venne respinto da una forza invisibile.
    La volpe ci riprovò una seconda volta, ma con i medesimi risultati di quella precedente in fatti ad essere respinta fu nuovamente lei.
    Nel frattempo una statua si era avvicinata alle spalle di Makon il quale era distratto ad osservare ciò che gli accadeva davanti agli occhi e quindi se ne accorse all'ultimo momento: con un paio di passi a destra evitò il fendente della spada di pietra impugnata dal golem, e portatoglisi alle spalle lo bloccò allungando semplicemente una mano.
    ho usato naturalmente il controllo dell'ombra, e poichè il golem non è dotato di mente o anima, lo considerato inanimato anche se si muove, non ha la facoltà di opporsi al controllo puo andar bene?

    Non appena fu immobile, Makon saltò sulle spalle della statua mettendoglisi a cavalcioni e dirigendolo contro altre tre statue che stavano aggredendo Kurama alle spalle: sotto la guida del vampiro la statua controllata prese a schiaffi e a spadate gli altri golem riducendoli a rottami.
    Prima che il tempo a sua disposizione terminasse, il non-morto scese dalla sua improvvisata cavalcatura, e con un colpo di spada alla base della testa la finì.
    Makon raccolse poi qualche residuo di statua e si mise a lanciarli contro il mago? non sapeva bene come definirlo, per distrarlo e permettere a Kestrel di svergarlo di stiaffoni.
     
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    Anche ignorando il fatto che -lanciarli contro il mago- scritto con il punto interrogativo sembra più che altro una domanda a cui io dovrei rispondere, caro Makon, si può sapere come hai fatto con una spadata a tirare via la testa di una statua come nulla fosse? Va bene forza vampirica, va bene che sei figo, ma insomma...

    Kurama si spostò per non finire nella traiettoria di Makon, o meglio dei pezzi di statua che egli stava scagliando senza timore alcuno.
    Quanto aveva appena fatto era decisamente degno di Kestrel, non aveva mai visto nessuno picchiare con così tanta disinvoltura. E inoltre cosa accidenti era successo? Come aveva fatto a controllare la statua in quel modo?
    Più tardi avrebbe voluto sicuramente sperimentare ed analizzare in prima persona i divertenti trucchi del non morto, ma per il momento aveva un altro interessante obbiettivo il quale se ne stava in tranquillità a fissarli con il più apatico dei volti.
    I pezzi di pietra non l'avevano raggiunto, era riuscito a schivarne alcuni e a respingerne altri con una tecnica sconosciuta, almeno a Kurama. In ogni caso ogni colpo che deviava o evitava era una sfida ulteriore nei loro confronti, e c'era da notare che quel tizio non li aveva ancora attaccati direttamente.
    Kurama si lanciò di nuovo in un attacco frontale, fingendosi irruento e oltremodo aggressivo, ruggendo e snudando le zanne. Non fece passare un lasso di tempo tale da far pensare al mago?... mago? Perché uso anch'io i punti di domanda come Elexar? Facciamo monaco va!
    ... da far pensare al monaco che avesse già elaborato una quindicina di strategie diverse. Doveva solo ragionare fulmineamente per capire quale attuare.
    La più semplice la scartò, perché era probabile che quello strano individuo sapesse meglio di lui il punto debole della sua tecnica e non avrebbe rischiato di esporsi inutilmente. Decise quindi di tentare un approccio più prudente, ma senza dare spazio ad una possibile reazione dell'avversario che, percependolo corrergli addosso, utilizzò ancora l'energia invisibile per spingerlo via.
    La volpe con una capriola arrestò il suo impeto, balzando indietro e assorbendo parte dell'impatto. La distanza tra i due era aumentata adesso, e più lontana dal fulcro quella abilità aveva molto meno effetto e non riuscì a sbalzare del tutto via Kurama.
    Con un balzo egli ne approfittò per coprire di nuovo le distanze,, e prima che un'altra massa di energia potesse respingerlo assestò una zampata in pieno stomaco al monaco che venne scagliato via prepotentemente. Il suo arto si circondò di fiamme scarlatte, generando n'esplosione di dimensioni moderate ma di immane potenza.
    Il sindaco nel trovarsi così vicino alla bestia impallidì. Unì le mani in preghiera, come ad invocare un aiuto divino, ma fra le vampe incandescenti di Kurama non v'era spazio per un così indegno essere. Si lanciò invece addosso al monaco intento a rialzarsi, diretto però contro la parete e non frontalmente su di lui.
    La strategia preferita di Kurama stava proprio nel far credere al nemico di essere una bestia non senziente, o comunque impulsiva e incapace di elaborare piani complessi, per poi ingannarlo nelle maniere più inaspettate. Con un potente colpo di coda dissestò una porzione di muro, che a sua volta causò il crollo di una parte del soffitto e di svariati quadri e arazzi appesi qua e là.
    In un tripudio di lapilli e oggetti volanti il monaco aveva usato il suo potere per difendersi dal crollo che stava per spappolarlo, spingendo via le porzioni di muratura per dirigerle addosso alla volpe. Purtroppo per lui la velocità di esecuzione di Kurama era troppo elevata per simili scherzetti, e si ritrovò con un artiglio di fuoco a pochi centimetri dal volto.
    Con le braccia si difese istintivamente dalla zampa che era sul punto di strappargli di netto la testa dalle spalle, ma non poteva reggere un simile impatto e per la prima volta gridò per lo sforzo. Fuoco rosso circondò il suo corpo, in un doloroso canto di agonia e carne corrosa, mentre il calore consumava ferocemente il suo essere.
    Kurama per volontà di Kestrel aveva pattuito in cambio della sua autonomia di non uccidere mai nessuno, ammeno non fosse stato realmente in pericolo. In quel momento si poteva dire che non lo fosse, e che quell'uomo stava solo difendendo l'indegno sindaco vestito d'ossequiosi ornamenti e di impertinenti espressioni di superiorità. Tuttavia con soggetti simili neanche Kurama era in grado di trattenersi e qualunque cosa fosse successa non gli sarebbe importato delle conseguenze.
    Non possedeva controllo sulle fiamme che generava il suo potere, quindi non poteva estinguerle. Sperò quindi che il tizio sopravvivesse, se non altro per poterlo malmenare un altro po'.
    Fu piuttosto stupito nel vedere il fuoco dissolversi lentamente, non riuscendo ad attecchire a contatto con le vesti e la pelle del monaco. Questo teneva le mani sollevate verso l'alto, mentre i suoi occhi continuavano a rimanere chiusi.
    "Perché osate tanto!" esclamò il sindaco, dal suo angolino nascosto. Si era rintanato dietro ad un tavolo, convinto che potesse dimostrarsi una barriera efficace contro la furia di Kurama e di Makon. Eppure doveva aver visto nella locanda che fine facevano i tavoli e i vari annessi da salotto, no?
    Kurama non rispose, continuando a recitare la parte del bestione ingenuo e brutale, anche se probabilmente dovevano aver compreso la sua superiorità mentale in combattimento. Specialmente il monaco, le cui carni ora fumavano di aromi degne di un demoniaco sodalizio allestito negli inferi.
    La volpe rimase immobile ad aspettare la reazione dell'avversario, mentre le sue orecchie captavano del movimento a pochi metri di distanza. In uno dei vani a loro adiacente qualcuno si stava muovendo silenziosamente, in agguato pronto a colpire alla prima occasione. Erano sicuramente più di uno, non c'era alcun dubbio.

    Fuori dal tempio una calca di persone si era riunita, cittadini e funzionari si stavano avvicinando da diverse direzioni e avevano raggiunto l'ingresso del sacro luogo delle riunioni. Certo ciò che videro non era quel che si aspettavano, e qualcuno cominciò a gridare paroloni come -ALLARME! INVASORI! OLTRAGGIO! ERESIA! BLASFEMIA! QUESTA È PAZZIA! QUESTA È MIA ZIA! QUESTA È ITIOS!-
    In breve si scatenò il putiferio, sia dentro che fuori dal palazzo. Un basso ometto si fece largo fra la gente a spintoni, con una veemenza da far invidia a Setran che ora non c'è più Come faremo senza di luiiii!!!!!!!
    "Toglietevi di mezzo! Non riesco a vedere!"
    Ovvio non riuscisse a vedere, anche il più tappo ed insignificante fra gli Aesingr sarebbe stato più alto di lui. Era un piccolo nanetto, stranamente pelato a differenza di molti membri della sua specie e tremendamente sexy.
    Vestiva una piccola cotta di cuoio nera con ricami semplici di color olivastro, corte braghe che dovevano per forza essere corte o gli arrivavano sotto ai piedi ed un fierissimo berretto blu che comunque non copriva la sua calvizia, di cui il nano sembrava andar molto fiero.
    Senza indugio prese a lanciare dischi di metallo rotanti a destra e a manca, falciando chiunque intralciasse il suo cammino.
    "Fate largo, fate largo!"
    Tutti si spostavano, lasciando ampi spazi vuoti per non essere decapitati seduta stante, mentre qualche coraggioso sfigato osava avvicinarsi per provare a dargli una bella strigliata. Furono un alto omaccione ed una lucertola antropomorfa a osare intromettersi, e dato che non vestivano effigi o armature della milizia non erano sicuramente addetti alla sicurezza da quelle parti.
    Il nano gli fece capire che dovevano tornare a cuccia con una micidiale randellata sui malleoli, prima a uno e poi all'altro. Aveva tirato fuori una mazza due volte più lunga di lui dal nulla, e privo di ripensamenti si era dedicato in un illegale mazzolamento sulle tibie dei due baldi giovani che si erano permessi di ostacolarlo. Il lucertolone si piegò in due per il dolore, mentre l'omone alto alto era già finito a terra a causa di uno sgambetto di mazza che il nano aveva eseguito con la propria arma.
    "Allora! Mi lasciate passare adesso?"
    In realtà non c'era più nessuno, tutti si erano diretti da una parte all'altra allontanandosi per non venir coinvolti dal suo impeto o dalla battaglia in corso nel tempio. Qualcuno aveva preso l'iniziativa di buttarsi a capofitto nelle stanze del Concilio dei 30, ma fra di loro ancora nessuna guardia ben armata che potesse dare una mano a fermare il tumulto.
    Di fronte al nanetto poi si presentò il puccioso gattone nero dallo sguardo dispettoso, che con un inchino gli si rivolse con tono pacato.
    "Salve! Interessante quell'arma, come hai fatto a portarla fin qui senza che lo sguardo potesse scorgerne il profilo?"
    Il nano rispose con uno sguardo decisamente acceso, e minacciò il felino con la sola espressione facciale. Non gli piacevano i paroloni, a quanto pareva.
    "E a te che importa? Sono il miglior fabbro della zona, per me creare una mazza pieghevole è uno scherzo! Potrei costruirti una torre da tenere in tasca, se tu mi pagassi!"
    "Mh..." fece il gatto, agitando la coda. "non sarebbe male. A dire il vero non ho una casa, e attualmente neanche una meta. Una casetta tascabile potrebbe fare al caso mio"
    Al che il piccoletto si calmò, sebbene la sua temperanza non fosse minimamente sfumata. Con pochi gesti meccanici ripiegò la mazza in un piccolo contenitore di legno grigio, riponendola sotto la cotta.
    "Con chi ho l'onore di interloquire? Io sono Fherar, è un piacere fare la conoscenza del miglior fabbro della città"
    Le adulatrici parole del gatto questa volta piacquero al nano, che si limitò ad esibire un mezzo sorrisetto arrogantissimo.
    "Il piacere è assolutamente tutto tuo, Fherar. Almeno fin quando non acquisterai una delle mie creazioni sia chiaro!"
    Gli tese la mano, con fare di superiorità. Bassa superiorità, per la precisione. "Lax, così puoi chiamarmi"
    Quando Fehrar tese la zampa per stringere la -delicata manina- del nano, questo la respinse con uno scappellotto e fece schizzare indietro il felino.
    "Via quegli artigli, potresti rovinare le mie vestigia!"
    Il gatto non riuscì a trattenere una risatina divertita. L'impertinenza di quell'individuo superava anche la sua, e sebbene i loro fossero due modi di essere fastidiosi molto diversi apprezzava quel genere di atteggiamenti screanzati.
    "D'accordo"

    Intanto nel tempio stava succedendo il finimondo, un casino tale che a Kerus avrebbero dovuto impegnarsi per fare di meglio. Ed è di Kerus che stiamo parlando, non so se mi spiego :yea:
    Altre due statue si erano mosse, nonostante il monaco fosse tenuto sotto tiro da Kurama; alcuni coraggiosi tra quelli che non erano fuggiti avevano fatto irruzione e avevano raggiunto il sindaco per dedicargli omaggi e riverenze; ...la maggior parte di loro aveva ignorato Makon...; un elfo, armato per motivi non ben specificati dal copione, riversò la sua collera su Kurama che non si aspettava un simile delirio di persone tutto in una volta.
    L'elfo mirò alla schiena del volpone, ma venne fermato dalle sue code che come fruste stavano sferzando l'aria con movimenti impercettibili e velocissimi. Kurama afferrò il malcapitato e lo gettò via, esattamente addosso al vampiro di piena faccia, con tanto di spada puntata in avanti.
    Non si era neanche dovuto distrarre, ma il monaco di fronte a lui ne aveva approfittato per incanalare velocemente la propria energia e generare una nuova tecnica. Anche questa volta si manifestò come invisibile, ma anziché spingerlo via generò uno spesso campo di forza attorno al suo corpo.
    Con un ghigno di sfida la volpe tirò il collo indietro, mulinando le code per contrastare il tentativo dell'avversario di intrappolarlo . Nessuno sarebbe riuscito ad incatenare la sua forza, già gli bastava il dover vivere relegato nel corpo di uno stupido umano.
    Il monaco aggrottò la fronte e arricciò le labbra per lo sforzo, facendo di tutto per non mollare la pressione. Mentre lo tratteneva non poteva anche attaccare, questo Kurama lo constatò provando a lasciar andare la propria potenza incandescente così che il campo d'energia avesse per breve tempo la meglio su di lui.
    A quel punto, se avesse potuto, il monaco avrebbe sferrato un nuovo attacco per concludere lo scontro. Dato che questo non accadde, Kurama riuscì a valutare grosso modo il limite di quell'eterea forza invisibile e si preparò a contrattaccare.
    Le statue che si erano mosse, ovviamente dirette di nuovo su Makon che ora faremo bestemmiare assai. Avevano l'aspetto di un grifone decisamente massiccio e di un cavaliere senza testa armato di lancia e di scudo. Questi sarebbero stati un po' più difficili da fracassare, e soprattutto il secondo non poteva esser decapitato ^_^
    Il monaco fu costretto a lasciar andare la presa quando Kurama esercitò un'elevatissima pressione con le zampe e le code, venendo sbalzato indietro e finendo addosso ad un signorotto non molto felice di inzozzarsi le vesti. Capitombolarono a terra e rotolarono addosso al tavolo dietro cui si trovava il sindaco, facendolo ribaltare e causando un fracasso udibile anche in mezzo a quel pandemonio.
    Con sorprendente agilità si rialzò in piedi, ora con in viso l'espressione di chi si sta incazzando particolarmente. Le sue palpebre finalmente si sollevarono, mostrando due occhi neri come l'inchiostro con all'interno bianche iridi concentriche dall'aspetto sinistro.
    Continuò a rimanere silenzioso, manifestando ciò che voleva dire con la semplice emissione d'energia dal suo corpo. Un alone azzurro circondò le sue vesti, per poi sollevarsi fin sopra la sua testa e ricoprire tutta la sua figura. L'aura si espanse, coinvolgendo anche qualcuno nelle vicinanze che venne proiettato via di cattiveria, sindaco compreso. Ma tanto va beh, questo sindaco viene lanciato un po' di qua un po' di là a random, come gira al lanciatore insomma.
    Dall'ammasso di lingue luminose emerse un abominio inquietante, un mostruoso essere enorme che con il capo raggiungeva il soffitto; o meglio l'avrebbe raggiunto, se Kurama non l'avesse demolito poco prima.
    Aveva sei enormi braccia con zampe munite di artigli, una corazza di squame verdi a coprire tutto il corpo e il muso di un coccodrillo dalle fauci esageratamente ampie e due corna nere sporgenti dal cranio.
    Dalla posizione in cui era comparso, o meglio in cui si era trasformato, il suo primo avversario visibile era diventato Makon. Quindi si, adesso Makon aveva tipo tutto il tempio contro, tavoli compresi dato che l'ulteriore danno causato alla struttura aveva ridotto in pezzi un'altra fetta di soffitto e qualcosa era caduto dai piani di sopra. Poltrone, arredi e un addetto alle pulizie erano piombati al piano di sotto, quest'ultimo con dinamiche non ben definite.
    Considerando che poco prima era crollato un bel po' di tempio, teoricamente nessuno si sarebbe dovuto trovare là sopra o se ne sarebbe perlomeno dovuto andare. Qualunque personaggio dotato di almeno un neurone funzionante non sarebbe rimasto a pulire se un pezzo di pavimento gli fosse scomparso davanti ai piedi, quindi non ci spieghiamo cosa ci facesse quel povero cristo là sopra.
    Va beh, la regia mi dice che devo andare a rispondere ad altre role ora :sclero:
     
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