Drago

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Il drago



    Questa stupenda e affascinante creatura è presente nell'immaginario collettivo di tutto il mondo. Da ogni parte del globo, da moltissime culture provengono incredibili leggende sui draghi, se pur in fattezze e ambienti diversi.
    Sembra che il nome "Drago" derivi dal greco Drakon, ovvero serpente, oppure dal termine drac, che significa vedere. Entrambe le etimologie potrebbero essere corrette in quanto posseggono sia un aspetto rettiliforme, sia un'acutissima vista.
    Questa creatura è nata da una serie infinita di leggende che hanno portato addirittura alcuni studiosi a credere che fosse esistita veramente, in quanto miti e racconti provenienti da diversi continenti, a quel tempo non comunicabili, hanno generato idee di drago, se pur sotto certi aspetti discordanti, molto simili l'una con l'altra.
    Il drago viene generalmente inteso come una creatura serpentiforme, con il corpo coperto di squame e con un numero di zampe e ali variabile in base alla specie. Caratteristiche che quasi tutte le specie avevano in comune erano il vivere all'interno di buie e nascoste caverne, di deporre uova e di cibarsi di carne animale.
    La divisione principale si ha tra quelli che vengono comunemente chiamati draghi occidentali e draghi orientali.



    I primi, dalla corporatura molto robusta da "lucertolone", quattro zampe, un paio di ali membranose sul dorso, una lunga coda e un muso da rettile con due o quattro corna, venivano considerati simbolo di male e di distruzione. caratteristiche comuni per questa specie di drago sono una cresta di punte ossee che scorrono dal cranio fino alla punta della coda, artigli affilati e zanne in grado di frantumare qualsiasi cosa. Spesso venivano rappresentati mentre scagliavano vampate di fuoco con cui devastavano città intere. Il loro fuoco era possibile grazie a delle ghiandole che secernevano fosforo, il quale a contatto con l'aria si incendiava dando origine alla fiammata. altre ipotesi suggeriscono che il drago usasse lo sfregamento delle zanne come pietre focaie per accendere un qualche gas emesso sempre dalla contrazione delle ghiandole all'interno delle fauci.



    I draghi orientali invece posseggono un corpo molto più lungo e simile a quello di un grosso serpente, anch'essi generalmente dotati di quattro zampe ma privi di ali, nonostante possano comunque volare. Anche i draghi orientali presentano una cresta che attraversa tutto il corpo, un muso di forma variabile in base alla razza ma comunque con sembianze tipiche di un rettile, qualche volta persino con una criniera e baffi leonini; venivano (e vengono tutt'ora) considerati portatori di pace e prosperità.
    Esistono tantissime altre sottocategorie di drago:

    anfittero

    L'Anfiter o anfittero è un drago molto particolare dall'aspetto serpentino, con il corpo interamente coperto di piume gialle e arancio e un apertura alare che arriva fino a nove metri. possiede una lunga lingua con cui si cibava di datteri, di cui andava particolarmente ghiotto. La letteratura moderna riporta la storia di questa creatura come radicata in Sud America, forse perché il suo aspetto ricorda vagamente quello del dio Azteco Quetzalcoattl.
    È dubbia la sua origine; è possibile incontrarlo in alcuni antichi testi latini e nei bestiari medievali, che sembrano associarlo alla mitologia europea. In questi casi il suo aspetto risulta leggermente diverso, sono assenti le piume e le ali ricordano quelle del drago occidentale.

    viverna

    La Viverna si divide principalmente in due sottospecie: il drago di palude ed il drago di montagna. Entrambe posseggono le stesse caratteristiche, due zampe e due ali, il corpo gigantesco e squamoso, una coda che culmina con una lunga cuspide e talvolta una gemma incastonata nella fronte; il drago di palude è più rude, goffo e di colore nero, mentre il drago di montagna è più socevole, agile e presenta squame dorate con una criniera color rosso fuoco. Le loro uova sono molto grandi, grige e particolarmente dure. Trovano origine nella cultura e nell'araldica romana, successivamente si sono diffuse come simbolo negativo nel Medioevo.

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    Il Lindworm è una creatura appartenente alla mitologia nord-europea ed è raffigurato come un drago senz'ali e con sole due zampe. Viene spesso rappresentato negli stemmi araldici, anche se i suoi esatti tratti fisici non sono mai stati chiariti, in quanto svariate creature mitologiche vengono considerate un Lindworm come nel caso del norreno Nidogr.

    Il drago di Giaffa invece è un mostro marino dall'aspetto simile a quello di una balena crestata e dalla lunga coda, è stato sconfitto da Perseo a colpi di spada mentre avanzava per divorare la propria vittima sacrificale Andromeda, Incatenata ad uno scoglio.

    Il Knuker è un drago simile nell'aspetto al drago di Giaffa, anfibio e troglodita, che vive negli acquitrini. Proprio a Giaffa si trova la tomba di San Giorgio, santo patrono inglese, che si narra abbia sconfitto un drago con la forza della sua lancia. I crociati che combattevano a Giaffa sostenevano che il giovane avesse domato con la sua arma un drago di palude, salvando Andromeda e portando il mostro in città dove gli abitanti lo uccisero.

    La Coccatrice, dall'aspetto simile ad un incrocio tra un drago e un pollo, è una creatura affine al Basilisco. Si pensa che possa venire alla luce solo se un uovo di gallina di sette anni viene covato da un serpente. il suo aspetto non è molto gradevole, ricorda quello di un galletto dalle ali membranose e dalle fattezze di un rettile, con un alito velenoso in grado di ridurre una foresta ad un arido deserto.

    Il Tarasco è un anfibio grande quanto un grosso bue, ha la testa di leone ed una robusta corazza coperta di spuntoni, sovrastante il corpo squamoso. Ha sei zampe simili a quelle di un orso e la coda di serpente. Ha come antenati il Leviatano, un mostro marino gigantesco citato nell' Antico Testamento ed il Bonaso, una creatura bovina che uccideva grazie ai suoi escrementi di fuoco. Portatore di grossi danni, il Tarasco scatenò la rabbia del villaggio che invocò l'aiuto di Santa Marta. Questa si recò nel bosco e trovò il Tarasco alle prese con la sua ennesima vittima, lo bagnò con l'acqua santa, lo legò con la cintura e lo portò in città dove gli abitanti lo uccisero e cambiarono il nome del paese da Nerluc a Tarascona per ricordare l'evento.


    Come detto in precedenza, la figura del drago nelle zone occidentali era sinonimo di carestia, distruzione e morte. In Europa i draghi erano simbolo di lotta, di violenza e di guerra: infatti la loro immagine veniva spesso utilizzata come araldo in battaglia. Sono infiniti i riferimenti storici e le leggende legate ai draghi, la maggior parte dei quali risalenti al medioevo.
    Moltissime sono le fonti storiche ed i manoscritti che testimoniano la presenza de "la bestia per eccellenza" nel vecchio continente. Nei Bestiari si trovano descrizioni dettagliate sull'aspetto e sulle abitudini dei draghi, i quali erano soliti usare come tana grotte in cima a montagne o in territori impervi da cui si allontanavano molto raramente.
    Al solo ruggito del drago, tutti gli animali, compresi i leoni, correvano terrorizzati nelle loro tane. Secondo la tradizione occidentale, l'estinzione dei draghi risale proprio al medioevo durante il quale cavalieri erranti, avventurieri in cerca di gloria e cacciatori di draghi dedicarono la loro vita alla lotta contro queste bestie, decretandone lo sterminio.
    La creatura veniva considerata uno dei simboli del Male per eccellenza in Europa: per capirne il motivo basta ricordare i massacri e le carestie che portavano i draghi medievali al loro passaggio. Quale migliore arma contro la manifestazione del male se non la Santità? Ciò conduce inevitabilmente a rimembrare le leggende di San Marcello vescovo di Parigi, di San Romano e della Gargouille di Rouen, di San Silvestro che libera Roma dall'oppressione del drago dall' alito velenoso; il più famoso ammazzadraghi resta comunque Giorgio, Santo-soldato protettore dell’Inghilterra. Della sua storia si conosce ben poco: visse, a Diospolis, in Palestina e fu decapitato a Nicomedia per ordine di Daziano Preside, durante le persecuzioni di Diocleziano, intorno all’anno 287. Nel XII secolo, importata dai Crociati, cominciò a circolare la leggenda secondo la quale San Giorgio, giunto a Silene, aveva ucciso un drago in procinto di divorare una principessa legata ad uno scoglio. Diventò così l’uccisore di draghi per eccellenza, e fu adottato come patrono dell’Inghilterra da Edoardo III intorno al 1348. Il “Liber Notitiae Sanctorum Mediolanii” racconta che San Giorgio visse in Brianza, dalle parti di Asso. Un drago imperversava da Erba fino in Valassina, appestando l’aria con il suo fiato pestifero e compiendo stragi di uomini nonché di raccolti. Quando ebbe divorato tutte le pecore di Crevenna, la gente del paese cominciò a offrirgli i giovani del villaggio, estratti a sorte; il destino volle che tra le vittime designate vi fosse anche la principessa Cleodolinda di Morchiuso, che fu lasciata legata presso una pianta di sambuco. San Giorgio giunse in suo soccorso dalla Valbrona, e, per ammansire la belva, le gettò tra le fauci alcuni dolcetti ricoperti con i petali dei fiori del sambuco. Il drago, docile come un cagnolino, seguì tranquillamente Giorgio fino al villaggio; qui, di fronte al castello, il Santo lo decapitò con un solo colpo di spada, e la testa del mostro rotolò fino al Lago di Pusiano.
    In ricordo dell’avvenimento, ancora oggi il 24 Aprile, giorno di San Giorgio, in Brianza si preparano i “Pan meitt de San Giorg”: dolci di farina gialla e bianca, latte, burro e fiori essiccati di sambuco. I Pan meitt si gustano per tradizione con la panna: per questo l’eroico San Giorgio, patrono dell’Inghilterra, dei militari e di Ferrara, viene anche considerato il protettore dei lattai lombardi, che un tempo tenevano in negozio un altarino a lui dedicato.

    Altre importanti storie sui draghi riguardano i paesi nordici: tra di esse la celleberrima leggenda di Beowulf.
    "Secoli orsono, quando ancora gli eroi dominavano le terre del Nord, una figura vestita di stracci avanzava carponi lungo una costa rocciosa della Scandinavia alla ricerca di una via per salire sulla scogliera soprastante. Era uno schiavo che fuggiva dal suo padrone, un signore del regno dei Geat e, sebbene di lui non si sappia nemmeno il nome, le sue gesta epiche cambiarono il destino del suo popolo".
    Nella prima parte della leggenda, lo schiavo vagando lungo la riva si imbatte in un enorme tumulo di pietre, forse tomba di un antico re.
    "Si trovava in una stanza del tesoro, dove erano ammassate le ricchezze di una potente e sconosciuta tribù del passato. Braccialetti d’oro a forma di serpente, spille in filigrana d’argento, spade di ferro dall’impugnatura dorata, coppe in ceramica rossa di Samo, amuleti dell’antico dio Thor, monete luccicanti riempivano l’intera caverna. Stava già per avventarsi su quelle meraviglie, quando qualcosa gli gelò il sangue, bloccando ogni suo movimento”. Ed ecco apparire il drago. “avvolto in grandi spire, era acquattato sulle zampe dai lunghi artigli; i fianchi squamosi luccicavano, le ali membranose erano piegate, la grande testa riposava sul pavimento della caverna e le pesanti palpebre erano chiuse su occhi vecchi di secoli”. A questo punto lo schiavo non desidera altro che ritornare dal suo padrone, così ruba una coppa d’oro per farsi perdonare e fugge in fretta dal tumulo. “Quello schiavo, però, disturbando il guardiano del tesoro, aveva decretato la fine del suo popolo. Infatti il drago poteva vedere e sapere tutto, così, quando si risvegliò si accorse subito del furto commesso e avvertì immediatamente l’odore di carne mortale. Lentamente, trascinò le proprie pesanti spire lungo lo stretto passaggio che conduceva fuori dalla sua tana e, alla luce ormai fioca della sera, osservò la landa desolata alla ricerca delle tracce lasciate dai piedi dell’intruso; appena ebbe trovato ciò che cercava, con un grido e un getto di fuoco, s’innalzò in volo, sbattendo le grandi ali verso il regno dei Geat. Sorvolò tutti i villaggi e le sue urla agghiaccianti fecero precipitare gli abitanti fuori dalle case, i volti cinerei levati verso il cielo; sopra di loro, il drago volteggiava in una danza di morte, lanciando il suo grido terrificante mentre iniziava la discesa. I suoi colpi furono rapidi e terribili: sputando lingue di fuoco, investì i tetti delle case e scomparve in lontananza. In quella terra, tutte le abitazioni, anche quella del re, erano costruite in legno, canne e paglia, furono perciò facili bersagli per il fuoco del drago. In tutto il regno dei Geat, quella notte il cielo venne rischiarato da alte lingue di fuoco che si levavano dai villaggi, che bruciavano come pire funerarie. Niente sfuggì alla furia del drago, e, quando giunse l’alba, le case dei Geat erano ridotte in cenere; dai villaggi si innalzavano sottili fili di fumo accompagnati dagli strazianti lamenti delle donne”. A questo punto il re dei Geat, il mitico Beowulf ma molto più anziano, si arma, si reca al tumulo del drago assieme ai suoi migliori combattenti e affronta il mostro. Solo uno dei compagni del re parteciperà allo scontro, il nobile Wiglaf, e così il re e il drago si uccideranno a vicenda".

    Un altro classico esempio di leggenda sui draghi era presente in Scandinavia, attorno al 1000 a.C. ci fu un immane incendio, che sembrerebbe provare l’esistenza del drago. Tuttavia, analizzando la leggenda, questa volta si scoprono alcuni dettagli che potrebbero ribaltare la situazione e scambiare i ruoli di protagonista e antagonista tra l'uomo e la grande creatura.
    Innanzitutto l’evento scatenante della vicenda: il furto della coppa d’oro. Come è chiaro, qui quello che subisce il sopruso è il drago, che, accortosi del furto, esce per riappropriarsi del manufatto e punisce gli uomini con l’incendio devastante, anche se con troppa severità e anche persone che non c'entravano nulla con l'accaduto vengono travolte dalla sua tremenda vendetta.
    Per il drago della leggenda l’uomo ha commesso un torto, dunque deve essere punito. Ciò potrebbe apparire ingiusto, ma come insegna Einstein tutto dipende dal punto di vista.

    Nelle leggende mesopotamiche, si narra di due esseri primordiali: Apsu, spirito dell’acqua corrente e del vuoto, e Tiamat, spirito dell’acqua salmastra e del caos. L’aspetto di Tiamat era quello di una creatura formata dall’unione delle parti del corpo di tutte le creature che "dovevano nascere": possedeva le fauci del coccodrillo, i denti del leone, le ali del pipistrello, le zampe della lucertola, gli artigli dell’aquila, il corpo del pitone e le corna del toro.
    Secondo la leggenda, dall’unione di Apsu e Tiamat nacquero gli dei, uno dei quali uccise il padre Apsu. In preda ad una furia selvaggia, Tiamat diede alla luce molti mostri, il cui compito sarebbe stato quello di combattere e perseguitare gli dei.
    Per difendersi, gli dei nominarono un campione, il possente Marduk,, lo armarono con potenti armi e lo inviarono contro Tiamat. Marduk uccise la madre in un epico scontro, poi catturò i mostri da lei generati e li rinchiuse negli inferi. Come si può ben vedere, anche in questa leggenda è proprio il drago a subire un torto: in questo caso Tiamat perde il marito per causa dei suoi figli, e vuole punirli. Gli uomini di quei tempi, però, erano come bambini: ancora capaci di essere terrorizzati dalla furia degli elementi, di cui non concepivano le cause. Gli unici a ergersi tra loro e la potenza devastante della natura, incarnata nei draghi, si ergevano gli dei. E’ chiaro quindi che essi vedevano nel drago, ovvero Tiamat, il nemico e negli dei la salvezza.


    L’aspetto del drago si deve alle prime leggende a loro annesse, quelle mesopotamiche, che parlano di grandi mostri alati, neri o blu profondo: I draghi della notte e degli abissi.
    I Draghi Neri sono da sempre sinonimo di malvagità e astuzia. Essi sono la reincarnazione del male silenzioso, viscido e serpeggiante, contrapposti al male dirompente simboleggiato invece dalla potenza dei draghi rossi, dei quali sembrano i precursori. Il primo drago nero di cui si abbia notizia, Tiamat, denotava molte delle caratteristiche proprie dei draghi rossi e che invece tendono ad essere assenti in un drago nero. Secondo la leggenda, Tiamat generò un esercito di mostri da scagliare contro i suoi figli, gli dei, e i draghi neri, fatti a sua somiglianza, popolarono il pianeta. Anche se in altre leggende la storia cambia, i draghi occidentali come oggi li conosciamo, dotati di ali da pipistrello e artigli d'aquila, discenderebbero da Tiamat.
    Stando alle fonti dell’epoca, una volta cresciuti, i draghi neri in preda alla fame divoravano qualsiasi cosa capitasse loro a tiro: greggi, carne umana e quant’altro. Trattamento speciale era riservato alle vacche: i draghi mordevano i loro capezzoli, golosissimi del latte, e i lamenti strazianti delle mucche erano udibili per chilometri. Molte volte per liberare una terra da questo particolare flagello giungevano eroi da molto lontano: ne è l’esempio un villaggio nel sud dell’attuale Danimarca che venne salvato da un eroe vichingo, giunto in cerca d’onore, con la sua nave e la sua ascia portentosa a fronteggiare il mostro. Con il tempo, i draghi rossi e neri si fecero nuovamente vivi nel nord Europa: i primi nella zona dell’Inghilterra, i secondi nella Scandinavia. Nel frattempo, l’Impero romano cadde, scesero i barbari dalle vaste pianure della Russia e della Germania e con loro scesero anche i draghi. In Europa però giunsero in maggioranza draghi rossi, che diedero luogo a quasi tutte le leggende con i loro scontri titanici.
    I draghi neri, in minor numero, non amavano affrontare il nemico in duelli, ma preferivano colpire da posizioni sicure. Danzavano maestosi nel cielo, devastando le città dall'alto con il loro fuoco inceneritore o appostati dove non potevano essere raggiunti dalle armi comuni.
    Ma così, mentre molte città presero il nome dal drago che le aveva flagellate, il ricordo dei draghi neri scomparve confondendosi con quello dei grandi cataclismi naturali ed essi cessarono di popolare le leggende. Le uniche gesta che furono quindi ricordate furono i grandi massacri e le carestie che queste creature portarono, finché si guadagnarono gli appellativi di malvagi e vili. Questa è la storia dei draghi in occidente. In oriente, i draghi nacquero da leggende completamente diverse, come diverso fu il loro ruolo.
    All’origine dunque i draghi erano neri, tuttavia come dice la leggenda Marduk li precipitò nell’inferno, e i draghi, arroventati dalle fiamme, svilupparono due caratteristiche: la loro pelle divenne rossa e guadagnarono l’immunità al fuoco: era la nascita dei draghi rossi, che uscirono dagli inferi nelle leggende greche. Ma non tutti i draghi furono catturati da Marduk: alcuni sfuggirono, e continuarono a popolare il mondo. Essi furono i Grandi Dragoni, e avrebbero trascorso il resto della storia nascosti nelle loro tane, agendo nell’ombra, invincibili. Alcuni draghi non emersero dagli inferi; i più potenti furono rinchiusi per altre ere ancora, e quando emersero la loro pelle coriacea era ormai completamente nera. Essi furono i draghi neri che conosciamo, avversari temibili seppur destinati a scomparire.

    Data la loro lunghissima permanenza nei meandri della terra, pochi ebbero la sfortuna di assistere al loro volo maestoso. Ci sono infatti giunte per certe solo due descrizioni: quella di Tiamat, che rappresenta la visione generale degli attuali draghi di tutte le specie, e quella di Tifone; quest’ultimo aveva un corpo massiccio, camminava eretto su due zampe ed era alto quanto una montagna. Era dotato di cento teste, e aveva una grandissima bocca nel petto, dalla quale vomitava fuoco e gas venefici. Anche le sue teste erano dotate di fauci, dai denti affilatissimi, tuttavia esse non avevano la capacità di sputare fuoco, e per di più litigavano continuamente una con l'altra.
    Le due descrizioni sembrano avere due soli aspetti in comune, il colore nero e le dimensioni colossali. I draghi neri “comuni” invece assomigliano tutti a Tiamat, sebbene superino raramente la lunghezza di venti metri, esclusa la coda. Essi hanno un’apertura alare grande a volte più della loro lunghezza, e sono di solito muniti anche di corna e di una coda irta di aculei. La loro schiena è percorsa da una linea di scaglie ossee appuntite, utilizzate in battaglia come armi sia di difesa che d'attacco. Il loro muso non presenta specifiche caratteristiche, tranne forse gli occhi che, a differenza degli altri draghi in cui sono simili a quelli delle lucertole, ricordano quelli di una tigre o di un leone. Stando alle fonti, Sono capaci di attaccare con molti varianti del soffio incendiario: acido corrosivo, gas velenosi e bava appiccicosa con cui immobilizzare il nemico.
    Alcuni draghi neri differiscono però dai loro simili per la forma: sono quei draghi cresciuti nei pozzi, che emergono con sembianze di serpenti enormi e squamosi. Questo tipo di drago nero, sebbene non possieda la capacità del soffio, non è meno temibile degli altri draghi: può infatti stritolare il nemico come un boa e i muscoli delle fauci sono così sviluppati da permettergli di troncare una quercia con un sol morso. Dei Grandi Dragoni si accenna in poche leggende, e soprattutto non ci è giunta storia in cui uno di loro venga abbattuto, l’unico Grande Dragone a perire fu proprio Tiamat. I Grandi Dragoni sarebbero generalmente femmine, con rarissime eccezioni: essi vivrebbero in antri molto profondi, in prossimità del centro della Terra e anch'essi sono infatti immuni al fuoco come i loro parenti ascesi dagli inferi. I Grandi Dragoni hanno anche un’arma in più: la magia. Si circondano di servitori,tra cui molte altre creature legate alla natura e le sfruttano per difendere gli ingressi della loro tana e per svolgere incarichi nel mondo in superficie. Essi non escono quasi mai allo scoperto, detestano la luce del sole e preferiscono il caldo tepore del magma incandescente.
    Sono soliti sonnecchiare nelle grotte o “nuotare” nella lava. Quando lo fanno, scatenano tremende eruzioni vulcaniche e terremoti devastanti.
    Tifone fu intrappolato da Zeus nel magma con l’isola di Sicilia, dove pensava di averlo recluso per sempre.


    A differenza dei loro “cugini” occidentali, i draghi d’Oriente erano creature esistenti fin dalla creazione del mondo, ma pacifiche e amiche dell’uomo: in Cina per esempio il Drago, insieme alla Tartaruga, all’Unicorno e alla Fenice, rappresentava uno dei quattro spiriti benevoli che indicavano i quattro punti cardinali. I draghi, secondo la cultura cinese, furono la più grande e gloriosa razza che popolò il mondo di migliaia di anni fa.
    Essi originarono la vita e per millenni governarono le forze della natura, in attesa che l’uomo maturasse. Questa forza poi venne abbandonata proprio dall'uomo stesso con ingratitudine. Inoltre, a sottolineare lo stretto rapporto esistente tra questi e il genere umano, vi sono molte leggende che narrano di grandi e valorosi uomini divenuti dragoni, in seguito ad una dimostrazione di estrema bontà d'animo o per la saggezza guadagnata in vita.
    I draghi si dividevano in diverse categorie:
    Draghi celesti: di colore simile ad un verde molto chiaro, erano a guardia del cielo ed erano gli unici ad avere 5 artigli per zampa;
    Draghi spirituali: di colore azzurro, erano i più venerati in quanto guardiani del vento, delle nuvole e dell’acqua, e quindi da loro dipendeva il raccolto dei contadini;
    Draghi terrestri: di colore verde smeraldo, erano i guardiani dei corsi d’acqua, di cui regolavano il flusso vivendo nelle profondità dei fiumi;
    Draghi sotterranei: di colore dorato, erano i custodi di grandi ed immensi tesori e dispensatori di felicità eterna;
    Draghi rossi e Draghi neri: creature violente e bellicose, che si scontravano continuamente in aria causando con la loro energia grandi tempeste.

    Secondo la mitologia cinese, i quattro punti cardinali sono protetti da uno dei quattro Ssu Ling (non molto diversamente dallo Shitenno giapponese). Il Dragone, il guardiano dell'Est, è identificato con la stagione della primavera, il colore Blu, l'elemento Acqua e l'energia maschile Yang; il guardiano del Sud, Ho-oo (Fenice), è nemico del dragone, e si dice che mangi i draghi come accade nel mito indiano dove l'aquila è nemica dei serpenti di cui si nutre.
    il drago e la fenice, il cui ruolo viene in altre mitologie associato al garuda, sono spesso rappresentati come nemici poiché il Drago rappresenta l'acqua mentre la Fenice il Fuoco. In opposizione a tale visione, troviamo anche raffigurazioni delle due creature come compagne, in quanto il Drago è il Maschio che incontra la controparte femminile nella Fenice. Insieme simbolizzano i conflitti e le meraviglie matrimoniali, o in generale quelle degli amici che litigano nonostante si vogliano bene.

    In generale, in oriente il drago assume un ruolo ben più benevolo, e lo troviamo sempre a guardia della natura o in rappresentanza di immagini positive.
    Tuttavia alcune leggende con il drago antagonista, seppur molto rare, le si ritrovano anche in giappone: si narra che una fanciulla di nome Tokoyo sfidò l'usanza del suo villaggio di dare in pasto le giovani ad un drago del mare ed, insieme ad un prode samurai, lo sconfisse. Pare più che altro un adattamento nipponico della leggenda di san Giorgio, ma si discosta da essa in quanto si allontana dal concetto di drago nel mito giapponese.
    Ad avvalorare la visione positiva del drago nipponico, oltre alla vicinanza alla figura dell'imperatore (che ne rappresenta la discesa in terra), vi è anche la leggenda della venerazione del luogo in cui risiedono.
    Si racconta che il castello del re dei draghi, nel quale abitano i draghi marini, sia situato in fondo al mare vicino alle Isole Ryukyu (Okinawa). Esso è abitato da Ryujin (il nome giapponese del Re Dragone del mare), ed è una reggia magnifica ricca dei più pregiati cibi e della dolcezza di un regno incantato.
    Costruito in corallo rosso e bianco, il palazzo è protetto da draghi ed è pieno di tesori. I Pesci e le altre creature marine servono Ryujin come vassalli, mentre le tartarughe marine sono utilizzate come messaggeri. Nella parte Nord del Palazzo troviamo la Sala d'inverno dove la neve cade tutto l'anno; nella parte orientale la Sala della primavera dove volano le farfalle e il ciliegio è sempre in fiore; nella parte Sud la Sala dell'Estate dove i grilli cantano nelle calde sere; infine nella parte occidentale c'è la sala dell'Autunno dove gli aceri sono di colori brillanti.
    Per un essere umano, vivere un giorno in questo palazzo equivale a trascorrere cento anni sulla terra. Se vi riuscirà ad entrare, verrà accolto con benevolenza e con i dovuti rispetti, ma a pochi eletti era consentito tale onore.


    Molte altre idee di drago fanno parte dell’immaginario collettivo scaturito da miti e leggende antiche, avendo influenzato praticamente la mitologia di tutto il mondo fino a raggiungere i giorni nostri, in cui il drago viene rappresentato sia nella letteratura, che nell'arte, che nel mondo del cinema o in quello videoludico. Viene spesso considerato il fulcro di tutte le creature fantastiche.


    Edited by Tirannosaurorex - 27/3/2021, 23:48
     
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    Ottima descrizione, Aesingr!! :)
    Ma....
    *ruggisce e soffia Fulmini contro tutti coloro che odiano il Drago Occidentale* >___<' stupidi bipedi u.u'.
     
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    grazie Zell! *lo aiuta a far fuori i bipedi ignobili*
    dovevo scriverlo XD anche se so contrario questo dice la leggenda. non avercela con me XD
     
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    Uh, Aes, sei sicuro che l'Anfittero "affondi le sue radici nella cultura del Sud America"? Non vorrei dire castronerie, ma mi sembra che i primi ad averlo descritto fossero i Latini.. azzarderei un Plinio il Vecchio dato che ha scritto così tante cose tra le più inutilmente disparate, ma non sono sicura... in più i datteri non crescono in America XD

    Comunque, a parte questo, wow complimenti, sei stato davvero completo ^^ *pollice in su*
     
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    Grazie mille Tira.
    controllo subito riguardo all'Anfittero, tank you very much a lot of!
     
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    Oh yeah, questo topic ora lo proseguo io parlando dell'anatomia draconica, facendo maggiormente riferimento al Draco Occidentalis Magnus. Mano a mano che procedo con gli argomenti, vi segnalerò le novità in tag. :zumzumzum:

    Classe:
    A differenza di quanto si possa pensare, il Drago non può entrare nella classe dei Rettili. Condivide con i Rettili la pelle a squame, il deporre le uova, il verso sibilante, la cresta dorsale e la coda molto lunga. Tuttavia ha anche diverse caratteristiche che lo avvicinano alla classe dei Mammiferi. A differenza di tutti i Rettili, il Drago è a sangue caldo (omeotermo); non deve esporsi al sole per portare il corpo a temperatura ideale ma lo riscalda dall'interno. Questa caratteristica gli consente di essere attivo anche di notte e di vivere in habitat dal clima rigido, cosa che gli sarebbe impossibile se fosse una creatura a sangue freddo come i serpenti o le iguane (eterotermi). Inoltre, anche la postura è più simile a quella dei Mammiferi, in particolar modo ai Felini.
    La muscolatura delle zampe del drago è abbastanza simili a quella di una tigre, e quando si osserva un drago camminare o correre, si può notare che la sua andatura è molto più simile a quella dei Felini rispetto a quella dei Rettili "zampati" (ad es. iguane, coccodrilli, draghi di Komodo e simili).
    La parte terminale delle zampe (mani e piedi, per intenderci) sono più simili a quelle dei Rettili. La muscolatura alare e le ossa cave, invece, si avvicinano molto a quelle degli Uccelli benché molto più robuste.

    Quindi, a quale classe di animali appartengono i draghi? La risposta più corretta sarebbe: nessuna delle classi "canoniche" della zoologia. Avrebbero una classe a sè stante, che può essere chiamata Draconidi oppure, semplicemente, Draghi.

    Alla nascita:
    Per svilupparsi, all'interno dell'uovo l'embrione andrà incontro a diverse mutazioni che si suddividono in quattro fasi:
    -Fase1, dalla durata di 3 mesi, l'embrione si forma e cresce di dimensioni;
    -Fase2, dalla durata di 12 mesi, i primi tratti del drago diventano riconoscibili;
    -Fase3, dalla durata di 24 mesi, sul muso del draghetto si forma un "corno d'uovo" sul nasino che gli servirà appunto per scheggiare il guscio dell'uovo;
    -Fase4, dalla durata di 36 mesi, il periodo prima della nascita del cucciolo.

    Appena nato si noteranno subito le differenze fra maschio e femmina, in tre tratti peculiari:
    -Le corna del maschio sono più grandi,
    -La coda del maschio è già piena di punte d'osso sporgenti mentre le femmine le sviluppano più tardi,
    -Le lame d'osso in cima alla coda nel maschio sono più ampie ma meno acuminate;
    Altre due peculiarità interessanti sono una forma leggermente diversa delle sopracciglia tra i sessi e le dimensioni del costato, nel maschio un po' più prominente.

    Muscolatura e struttura ossea:
    Rispetto alla Muscolatura di un comune rettile, quella del Drago è decisamente più massiccia e compatta. Alcuni muscoli forniscono forza, altri elasticità.
    Sono i pettorali e i dorsali, utili sia in volo per il mantenimento della velocità che a terra per gli spostamenti, ad essere i più voluminosi. La muscolatura del collo è invece caratterizzata da grande elasticità, che permette una vasta gamma di movimenti ed un campo visivo a 360°.
    Sono i muscoli alari però quelli ad esercitare la maggior forza; le ali di un drago solitamente sono di dimensioni enormi, circa il doppio della lunghezza della creatura stessa, in alcune specie escludendo la coda. A permettere alle squame di aprirsi senza impedimenti sono invece i muscoli intersquamali e quelli squamocutelari, i primi situati tra una squama e l'altra e i secondi in prossimità del ventre e della zona ventrale del collo e della coda.

    vitamusc

    Le ossa sono piuttosto singolari. Oltre ad essere cave, come già detto, sono anche molto "distanziate" l'una dall'altra per permettere la massima libertà di movimento; ovviamente sono i numerosi e possenti muscoli ad impedire il dislocamento delle varie ossa, specialmente per quanto riguarda le vertebre e le scapole.
    Queste ultime sono le ossa dotate di maggior resistenza, poiché dovendo sostenere in volo un peso notevole posseggono efficacissime giunture che permettono un solido attacco del cingolo scapolare al tronco. Molto resistenti sono anche le acuminate ossa sporgenti dal dorso e dalla coda, talvolta presenti anche in cima alle ali e sui "gomiti" del drago.
    Gli artigli sono invece costituiti di cheratina, e si rigenerano piuttosto rapidamente se tagliati. Le zanne sono simili a quelle di un tirannosauro rex, tutte belle appuntite e in grado di sminuzzare prede anche molto robuste.

    Sensi:
    Gli occhi del drago, posti in ampie cavità oculari, sono capaci di vedere perfettamente sia da vicino che da lontano e non risentono della presenza di oscurità. L'occhio è infatti in grado di mutare le dimensioni della pupilla e la tensione dei muscoli oculari, in presenza o in assenza di luce, trovando difficoltà solo per le vie di mezzo.
    L'unico momento del giorno in cui la vista del Drago può esser confusa è infatti il Crepuscolo (in misura minore anche l'alba), in quanto la precaria situazione tra luce ed ombra non permette all'occhio di stabilire quale dei due tipi di vista utilizzare.
    Anche l'apparato uditivo è molto sviluppato e permette al drago di sentire rumori anche a 2 Km di distanza; l'olfatto non è da meno, i numerosissimi recettori di cui è dotato possono consentirgli di distinguere un odore dall'altro da molto lontano senza margine d'errore.
    L'unico senso non molto sviluppato nel drago è il tatto, poiché le squame di cui è coperto non sono dotate di recettori efficaci. A differenza della sua armatura esterna, però, la pelle sottostante è estremamente sensibile ed è per questo che la corazza d'evessere così solida, altrimenti il prolungato contatto fra la cute ed un agente dannoso causerebbe alla creatura un dolore lancinante.
    Per quanto riguarda il gusto beh... tanta carne!

    Ali e coda:
    L'apparato alare del Drago può arrivare a misurare, da una punta dell'ala all'altra, più di trenta metri; questa varia in base alle dimensioni della creatura stessa.
    La superficie alare, formata da una membrana molto elastica e resistente, parte dalla base dell'articolazione (prolungamento osseo della scapola in un nuovo arto) e unisce tutti i prolungamenti dell'ala stessa (prolungamenti delle 5 dita di una zampa). Percorre tutta la schiena lateralmente e termina all'altezza del gluteo, ricoprendo quindi una superficie molto estesa che permette, anche in volo, di sostenere un peso enorme.
    La poderosa muscolatura, altamente specializzata per il volo ed in grado di sviluppare moltissima energia, genera un immenso calore. Questo viene smaltito da alcune specie di draghi con un efficente sistema respiratorio, grazie a cui l'aria entra nei polmoni da alcuni opercoli nascosti sul petto ed esce attraverso delle fessure poste sul dorso. Il drago è così in grado di respirare senza problemi anche alle più alte velocità ed altitudini, grazie comunemente anche ad ampie e resistenti sacche aeree.

    La coda per il volo è fondamentale, in quanto funge da timone e da sostegno una volta in aria, ma soprattutto permette il decollo con poderose spinte perfettamente calibrate con quelle delle ali. In alcune specie sono presenti, ai lati della coda, alcune piccole alette che consentono di aumentarne le dimensioni per poter incrementare l'attrito con l'aria e non renderla eccessivamente pesante.
    La coda è inoltre una delle armi più pericolose del drago, dotata di una muscolatura così forte da poter spezzare una quercia e di punte acuminate in grado di lacerare le corazze più resistenti. In ogni specie l'acume termina in maniera diversa, in alcune con una lama a mezza luna, in altre a forma di cuspide e in altre ancora con semplici squame smussate.

    Il fuoco:
    La teoria più classica vede i draghi occidentali in grado di scagliare fiammate tramite la secrezione di fosforo da ghiandole poste nella mascella inferiore e lo sfregamento delle zanne, simili a pietre focaie, o con l'emissione di un olio infiammabile che a contatto con il gass origina il fuoco.
    Tuttavia un'alternativa molto più interessante prende in considerazione una particolare sostanza acida, probabilmente presente in alcune ghiandole sublinguali del drago.

    Quando una goccia d’acqua cade su un acido, quest’ultimo reagisce molto velocemente portando ad una reazione altamente esoergonica, alias sviluppa tanto calore da poter generare un'esplosione. Se però la quantità d'acqua sarà nettamente superiore, l'acido verrà diluito e "affogato", in maniera da impedire la reazione distruttiva.
    Per il drago questa sostanza è indispensabile per una prima digestione, dato che sbrana animali interi. Tale acido reagisce con dell'acqua pura rilasciata dall'organismo della creatura in delle tasche di deposito poste lungo il palato, che si aprono quando necessario per far scivolare l'acqua all'interno dell'acido stesso.
    A questo punto al drago non resta che sputare, ma bisogna tenere in conto la presenza di una terza ghiandola situata nelle narici detta ghiandola oleolifera. Essa secerne una sostanza oleosa altamente infiammabile; nel momento in cui il drago sputa fuori l’acido, con una forte espirazione vi getta sopra l'olio, generando così una gigantesca fiammata!

    Edited by Aesingr - 20/8/2020, 11:03
     
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    Io non li considero nemmeno una classe del regno animale.
    Li vedo proprio come un regno a sè stante (con le proprie classi, ordini, ... e specie)
     
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    Ecco bravo Zellone modifica sempre il messaggio che hai appena inviato, così le info non si spargono a random ma sono tutte raggruppate belline belline :yea: comunque sono squame! I rettili hanno le squame! Sono i pesci ad avere le scaglie! xD
     
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    CITAZIONE (Aesingr @ 29/11/2018, 02:39) 
    comunque sono squame! I rettili hanno le squame! Sono i pesci ad avere le scaglie! xD

    Eppure a me suona meglio l'esatto contrario: Rettili con scaglie, Pesci con squame ed Aesingr con squamescaglie... :2qu6y9z: :2qu6y9z:
     
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    Aes ha le squaglie! È risaputo xD
     
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    Ho aggiunto altre cosette sull'anatomia del drago, giusto per sfizio xD tranquillo Zellone che c'è ancora molto altro da scrivere, non ti ho tolto lavoro U.U

    Ora mi tocca fare anatomia anche su Kengard :yea: se poi non lo aggiungi tu metto anche funzionamento di ali e coda.
     
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    Hai fatto benissimo....adoro quell'immagine muscolosa.... :2s7v39s: :2s7v39s: :2s7v39s:
     
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    Gli abissi dell'amigdala, dove gli orrori sono tali che pure le mura urlano folli.

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    Uhhhh, che bello! Bravissimi, maggior parte delle cose già le sapevo ma alcune no, molto completa questa guida draconica :3
     
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    Mi è stato girato un articolo interessante su come il concetto di "drago" si è evoluto nella letteratura occidentale. Per chi voglia leggerlo (è in inglese): https://www.tor.com/2019/10/23/the-evoluti...ture-a-history/
     
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