Incubo infernale
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Ok proseguiamo! Questo brano si intitola "Cuor di Fulmine" ed è associato al disegno con il drago azzurro che potete vedere nella mia gallery. Sia il disegno che il brano traggono origine da un mio sogno con questo drago Fulmine (che è il portagonista di una storia di M. Weis), ovviamente sia il disegno che il brano sono arricchiti da particolari che nel sogno non c'erano, come ad esempio i dialoghi.
Buona lettura.
CUOR DI FULMINE
Buio. Buio tutto intorno a me, come nella notte più oscura. Nemmeno le stelle si facevano vedere. Ma di sicuro non ero all’esterno, non tirava vento e il pavimento freddo era troppo liscio per poter essere roccia naturale. Ma sapevo che da qualche parte c’era la luce. “Rammenta che nell’oscurità c’è sempre luce” diceva un drago saggio. Così mi guardai in giro e vidi, in fondo in fondo, un tenue bagliore provenire da dietro una specie di apertura sulla sinistra. Così, non vedendo altre possibilità, mi diressi verso la luce molto lentamente per non inciampare su qualcosa che si poteva trovare sul pavimento nascosta dall’oscurità. Man mano che mi avvicinavo sentivo uno strano rumore. Dei colpi, cupi, profondi e regolari, così bassi che mi rimbombavano nelle orecchie. Sembrava che provenissero dalle parti più profonde della terra ma in effetti provenivano da dove c’era la luce. In quel momento, quasi giunto sulla soglia, mi fermai. “E se quella luce fosse una sorta di trappola? E cosa provoca questo rumore regolare?” pensai tra me e me. Guardai verso dove ero venuto come se volessi tornare indietro ma oltre il mio naso non si vedeva nulla, l’oscurità regnava sovrana. Così mi avvicinai lentamente all’apertura. I miei piedi nudi calcavano silenziosi il pavimento. Arrivai all’apertura e sbirciai dentro. Il mio cuore perse un colpo. Dentro la caverna illuminata c’era un drago che guardava dritto verso di me con il muso teso, le ali spalancate e le zampe anteriori tese in avanti in posizione di guardia. “Di sicuro mi ha già visto o sentito, è inutile nascondersi. E poi....è un drago, non mi farebbe del male”. Così tirai fuori il ciondolo di metallo a forma di drago da sotto la felpa ed entrai nel suo antro cercando di mostrargli che non avevo nessuna intenzione di fargli nel male. Il mio cuore mi martellava forte nel petto per l’emozione. La luce delle torce mi illuminò mentre entravo. Come mi vide, il drago emise un leggero ruggito di gola e raspò il freddo pavimento con gli artigli senza togliermi gli occhi di dosso. Il rumore che continuava a rimbombare basso e cupo nell’ambiente altro non era che il battito del suo cuore possente. Mano a mano che mi avvicinano, guardavo la creatura in tutta la sua bellezza. Un solo colore dominava tutto il suo corpo forte e muscoloso: l’azzurro. Un azzurro intenso, limpido e profondo come un bel cielo sereno di montagna. In volo il drago si sarebbe mimetizzato benissimo, visto che anche le membrane alari erano dello stesso colore del corpo. Le uniche parti non azzurre erano gli occhi di un bel color giallo scintillante, i denti bianchi e l’ossatura delle corna, della colonna vertebrale e degli artigli che erano di un colore grigio tenue quasi sfumante nel bianco. La luce dei fuochi alteravano leggermente l’azzurro del suo manto lucido e impenetrabile. “Non ti farò del male.....” gli dissi sollevando e aprendo la mano sinistra. Il drago sembrò capirmi, il suo muso divenne sorridente e si mise in una posizione più rilassata. Il drago parlò, con una voce che ricordava il rombare del tuono. “Sei sincero. Avvicinati pure, leggo nel tuo cuore che hai un profondo rispetto verso la nostra specie.” Gli sorrisi e mi avvicinai più velocemente. Gli passai vicino alle zampe muscolose munite di poderosi artigli affilati e gli andai davanti al suo petto possente, dove lo accarezzai. Le sue scaglie azzurre, anche se erano più dure di qualsiasi armatura, erano deliziosamente morbide al tatto e sembravano fresche e calde allo stesso tempo. Ero certo. Non c’era nessuna sensazione migliore dell’accarezzare un drago. Sotto il manto azzurro cielo potevo sentire nitido e chiaro il potente battito del suo cuore, la sua vita, la sua energia. “Come ti chiami?” gli chiesi mentre lo accarezzavo con gesti sempre più ampi. “Fulmine!” rispose lui fieramente. “Fulmine? Porti il nome del mio elemento preferito.....” gli dissi meravigliato. Lui mi sorrise, sollevò il muso verso l’alto e scagliò un fulmine azzurro che illuminò a giorno tutta la caverna. “E tu, come ti chiami?” mi chiese poi abbassando il muso. “Andrea...ma puoi chiamarmi Zell!” gli risposi accarezzandogli il collo sul quale potevo ancora sentire l’elettricità statica provocata dal fulmine. “Zell...è davvero un bel nome!” “Grazie...sappi che è il mio vero nome....io in realtà sono un tuo fratello di specie, Fulmine!” Il drago assunse un’aria sorpresa. “Ooooh ma sei un Dragonkin!” disse guardandomi intensamente. “Sì....un giorno tornerò ad essere un fiero drago a solcare i venti!” Gli descrissi la mia forma draconica e lui mostrò sempre maggior interesse. “Un giorno incroceremo i nostri fulmini in volo, Zell”. “Mi manca così tanto il mio vero corpo di drago!” gli dissi. “Tu speri di tornare ad essere il vero Zell?” “Sì e non passa giorno che non ci penso. Ma finora posso farlo soltanto qualche notte, in sogno.” gli risposi sedendomi contro il suo petto. Nel frattempo, Fulmine si era disteso. “Bene, molto bene. Continua così, non perdere mai la speranza e verrai premiato!” “Più passa il tempo e più sento il mio Essere Drago più forte.” Fulmine abbozzò ancora un sorriso. “Sono fiero di te, Zell! Pochi Dragonkin hanno un animo forte come te!” “Grazie Fulmine....sei davvero un draghetto saggio!” gli dissi abbracciandogli il collo. Lui lanciò un ruggito di contentezza. “Su, Sali. Ti porto a fare un giro!” disse poi il drago azzurro. “Sulla tua groppa?.....” chiesi timidamente. “Certamente!”. Il drago si inclinò in modo da facilitarmi. “Non farmi cadere eh?” gli dissi mentre mi arrampicavo sul suo collo. Il drago rise gutturalmente. Una volta sistemato a cavallo degli spuntoni della sua robusta colonna vertebrale, il drago si incamminò verso l’uscita. Mentre attraversammo il tratto buio dal quale ero arrivato, le scaglie del drago scintillarono come le stelle nel cielo limpido mentre i suoi artigli ticchettavano sul duro pavimento. La sua caverna infine si aprì su un ampio panorama montano notturno dove le cime erano già imbiancate dalla neve novembrina che scintillava sotto i flebili raggi della luna. Raggiunto l’imbocco della caverna, il drago si piegò sulle poderose zampe posteriori e fece un balzo spalancando le ali. Fulmine si librò in aria, illuminato dalle stelle e accarezzato dalla fresca brezza montana che sapeva d’inverno.
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