The White wolf and the Black wolf

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    White wolf

    Group
    Member
    Posts
    223
    STIMA
    +17
    Location
    Da dove viene il mio cuore

    Status
    Offline
    Dopo pensamenti e ripensamenti... eccomi qui! Non so quanto verrà lunga, più di 12 capitoli assicurato però. Vabbe, bando alle ciance, e se vi va leggete, se no pace amen.

    The White wolf and the Black wolf
    Capitolo 1
    Vi dirò poco di me. Mi chiamo Prilla,sono italiana,vivo in Giappone,in un paese del quale, anche se vi dicessi il nome,non trovereste da nessuna parte, né in internet né sulle cartine dei libri di geografia. Il giorno in cui iniziò il putiferio che era, è e sarà la mia vita, non parlo del giorno in cui nacqui, ma in quello stupido giorno senza il quale avrei vissuto tranquilla. Stavo camminando nel bosco vicino a quella che allora era casa mia, una villetta in periferia, nulla in mezzo al nulla in fondo, seguendo il corso di un piccolo ruscello che passava di lì, nella speranza di capire da dove venisse, visto che non c'erano montagne da quelle parti doveva essere per forza acqua dal sottosuolo, una falda con tutta probabilità. Proseguii, curiosa, ma nulla può preparare al trovarsi una montagna davanti, montagna, anche se questa è una parola grossa, che non sarebbe dovuta esistere. Era alta una decina di metri, nulla di particolare in fondo,nemmeno una montagna. Dal fianco scendeva una cascata limpida. Ringraziai mentalmente i miei genitori per le lezioni di arrampicata, cercando un appiglio asciutto da cui iniziare. Quando lo trovai la mano destra afferrò lo sperone di roccia, la sinistra ne prese uno più in alto, e inizia a fare forza. Era abbastanza pericoloso, ma io ero fin troppo curiosa. Non so quanto tempo passò prima che arrivasti finalmente in cima, ma lo spettacolo che mi accolse fu unico nel suo genere. Un lago, dalla forma a cuore che sembrava uno specchio, le acque a riva erano più profonde di quelle centrali,forse a causa della piccola collinetta, sulla quale due state a forma di lupo, una bianca e una nera, sembravano ululare a una Luna non ancora sorta. Mi sentivo attratta, infatti mi incamminai lenta, immergendo i piedi, infilati negli scarponcini, nell'acqua del piccolo laghetto. Procedetti piano fino alle statue, osservandole attentamente. Attorno al collo di entrambe le statue c'era un piccolo ciondolo a forma di mezzaluna, bianco per il lupo bianco, nero per il lupo nero. Non trovai una motivazione ragionevole, ma i miei piedi mi diressero verso la statua bianca. Ne accarezzai il petto roccioso, fino a salire al ciondolo, appeso con un filo di corda. Feci per sfilarlo per osservarlo meglio,quando sentii delle voci alle mie spalle. "Rayan, ci sei? Non c'è nulla qui, andiamo!". Mi voltai, fronteggiando un paio di occhi azzurri e un volto leggermente perso nella contemplazione del posto. Mi fissò, come si fissa una preda particolarmente interessante, ma io non mi sentivo molto in quel ruolo. Si avviò come avevo fatto io poco prima nel lago,camminando fino alla statua del lupo nero. Scossi la testa, sfilando il ciondolo dal collo del lupo. Era in oro bianco, sul retro erano incise delle piccole rune,le riconobbi all'istante. Anni prima,proprio in questo piccolo paese,si svolse una rivolta contro i regnanti, i rivoltosi vennero chiamati movimento M.O.O.N., nessuno seppe mai per cosa stesse quella sigla, se non loro stessi. I rivoltosi per comunicare usavano quelle rune, però io non ero ancora in grado di decifrare molto bene. Mi voltai, pronta per riavviarmi verso casa, ma il cuore mancò un battito. Davanti a me c'erano due schieramenti di lupi, formati entrambi da circa una ventina di esemplari l'uno, che si guardavano in... beh,cagnesco. Ringhiavano gli uno contro gli altri, come sul punto di attaccare, però nessuno sembrava averne realmente intenzione. Mi accorsi che uno degli schieramenti era composto da lupi bianchi, come la neve appena caduta; l'altro da neri, come la pece. "Scusa... Rayan, giusto?" Parlai in italiano, era un riflesso quando iniziano ad avere paura. "Non darmi fastidio,sto cercando di capire cosa c'è scritto."
    "Non è fissando lo così che lo capirai, ora per piacere voltati."
    "La smetti di rompere?" Nonostante quello che aveva detto, però, si voltò, guardando lo stesso spettacolo a cui stavo assistendo anche io. Sembrava, più che spaventato... Stupito. Si incamminò verso i lupi, come se fossero solo dei dolci pastori tedeschi. Lo seguii piano, ma quando Rayan si diresse verso i lupi neri io andai verso i lupi bianchi. Sentivo che era più sicuro. Entrambi i branchi si zittirono al nostro arrivo, fissandoci, ma non come intrusi, come se... aspettassero degli ordini. Quando fui vicina a loro i lupi bianchi chinarono leggermente il capo. "Bentornata White wolf,era tempo che aspettavamo questo momento. Noi siamo i White wolves, Lupi della Luna. Siamo ai vostri ordini." Li guardai chiedendomi quanto fossero seri,non potevano esserlo sul serio. Ma soprattutto... Avevo le allucinazioni o un lupo mi aveva appena parlato? "Scusate ma... Perché sto parlando con dei lupi?! Mi sono rincitrullita?!"
    "Penso tu lo fossi già" mi rispose uno del lupi. "Smettila Aurti, non ne sa nulla" lo rimbeccò quella che, data la voce doveva essere una lupa, "Scusalo,è giovane. Io sono Daiany,il lupo che ha parlato è Aurti,quello alla mia destra è Albis,quello a sinistra Arghi..." Proseguì con una sfilza di nomi che non ricordai,soprattutto sul momento.
    "Tu invece come ti chiami?"
    "Prilla..."
    "Piacere di conoscerti nostra White wolf."
    "Bene... Ora cosa dovrebbe succedere?"
    "Se ci porti in un posto in cui possiamo parlare con calma ti spieghiamo."
    "Casa mia può andare bene?" Daiany annuì, e io sorrisi,incamminandomi insicura su quanto l'idea fosse buona.

    Tornammo ripercorrendo la strada che io stessa avevo fatto all'andata. Durante il tragitto mi fermai un attimo a riposare, poggiando la mano contro il tronco di u albero. Sentii un dolore acuto e osservai di sfuggita la mano. Sul palmo era attaccata una larva nera e viola, che staccai senza troppa delicatezza. Ripresi a camminare, notando che i lupi,che avevano già individuato la casa, stavano procedendo senza di me.
    A casa mia loro decisero di salire dalla finestra della mia stanza, che indicai loro con un gesto, mentre io entrai dalla porta principale, salutando i miei genitori. La casa era a due piani, piccola ma accogliente. L'ingresso in pratica consisteva in una quadrato piastrellato dove vi era un attaccapanni, lì si affacciavano tutte le stanze del primo piano, la cucina, il salotto e un bagno, più le scale, che percorsi due gradini alla volta per arrivare su più in fretta. In cima si trovava un pianerottolo rivestito di moquette, sul quale si affacciavano le stanze del piano, la mia stanza, quella dei miei genitori e una piccola stanza piena di scaffali colmi di libri tra i più disparati. Entrai nella mia camera, notando che i bellissimi lupi erano già lì, pronti per raccontarmi tutto. Mi sedetti sul letto, messo al centro di uno dei muri, guardando la scrivania, dal lato opposto. Della finestra aperta entravano folate di aria gelida. La mano lanciò una fitta dolorosa,così le diedi un'occhiata,notando che il palmo era percorso da linee viola, che si spandevano rapidamente. Uno dei lupi, Aurti, notando il mio gesto si avvicinò e osservò la mano. "Cavolo! Questi sono i segni del morso di una larva nera, ma dove l'hai trovata?"
    "Credo sia stata la larva che mi si è attaccata alla mano nel bosco, ma no pensavo fosse importante" mi giustificai. Lui scosse la testa come a dire: "Ma quanto sei stupida?". Daiany lanciò uno sguardo alla mano e mi tranquillizzò: "Tranquilla,basta metterle un po' sotto la luce della Luna, passerà in fretta. Intanto ti va se ti spieghiamo tutto?" Io annuii curiosa e Daiany iniziò a raccontare.

    "Circa trenta anni fa iniziò e finì sei prima che tu nascessi. Tutto iniziò perché cominciarono a esserci problemi con la White wolf di allora, tua madre. Ora lei non ricorda molto,ma causò parecchi guai innamorandosi del Black wolf, il padre del ragazzo che hai visto alle statue. I due lottarono molto per quel 'piccolo fiore sbocciato' tra loro, citandoli. Noi wolves,tutti assieme cercammo di dissuaderli. Allora ci trovavamo in Italia, così riuscimmo a parlare di quello che stava succedendo, modificando però un po' la realtà. Raccontammo che quell'uomo era pericoloso e che lasciare che frequentasse tua madre era pericoloso. Per questo,per un periodo di tempo pari a cinque anni, loro si trasferirono qui, in Giappone, terra di origine di tua nonna materna. Ma quando tornarono in Italia i due si ri-incontrarono, riprendendo quei litigi con noi e i tuoi nonni. Inconsapevoli del fatto che i Black wolves avessero fatto la stessa scelta, decidemmo di provare tua madre dei suoi poteri, sigillandoli nel ciondolo che tu ora porti al collo. Se te ne separerai i tuoi poteri ti rimarranno, però saranno un po' più deboli. Tornando alla storia, i tuoi nonni però, decisero di tornare qui, e solo un anno prima della tua nascita tornarono in Italia,dove tua madre si sposò con quello che è tuo padre,e fino ad ora sai tutto quello che successe."

    Fissai i lupi vagamente sconcertata. "Insomma... Perché mi avete dato i poteri, poi quali? Ma soprattutto... Perché un umano dovrebbe detenere il comando su un branco di lupi?"
    "Perché se non ci fosse qualcuno a fermarci noi rischieremmo di distruggere la terra" rispose Arghi come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Non mi pareva così, però non ci badai. "In quanto ai tuoi poteri dovrai scoprirlo tu, variano un po' da White a White. Comunque sono poteri efficaci sui quattro elementi." Sorrisi al lupo. "Ora ti lasciamo riposare, ma prima metti la mano fuori dalla finestra, in maniera che la Luna guarisca quel morso." Devi come detto e dopo pochi minuti la mano era come nuova. "Buonanotte lupi."
    "Per qualunque cosa tu abbia bisogno chiamaci,noi siamo i tuoi schiavi personali."
    "Non siete schiavi, siete più che altro degli strani amici."
    "Cambierai presto idea, ti salutiamo, Prilla, nuova White wolf." E così dicendo si buttarono uno alla volta fuori dalla finestra,mettendosi a correre nel bosco.
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il drago azzurro che puzza di pesce

    Group
    Condottiero
    Posts
    5,293
    STIMA
    +595
    Location
    Eh... sapessi

    Status
    Offline
    oooh brava stefy! forse riuscirò a leggermela tutta questa storia in maniera costante che a suon di leggere e rileggere non ciò capito nulla ad un certo punto XD
    così me la rileggo tutta con calma!
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    White wolf

    Group
    Member
    Posts
    223
    STIMA
    +17
    Location
    Da dove viene il mio cuore

    Status
    Offline
    Capitolo 2
    Quel giorno fui svegliata da qualcosa di umido che mi passava sulla faccia. Aprii gli occhi si scatto, trovandomi a fissare un lupo bianco dallo sguardo soddisfatto. "Buon giorno!" Riconobbi la voce di Albis e mi rilassai. "'Giorno! Che ore sono?"
    "Le cinque,perché?" Era prestissimo! Mi alzai dal letto di malavoglia, mentre il lupo saltava a terra agilmente. "Perché è prestissimo, normalmente mi sveglio alle sette."
    "Mi dispiace, Daiany voleva raccontarti un paio di cose ancora." Rimasi sorpresa, però in effetti volevo proprio fare un paio di domande alla lupa, ne aveva di cose da spiegare. "Non poteva venire direttamente lei?"
    "No,vuole incontrarti nella foresta." Mi arresi all'evidenza, avrei dovuto sottostare a questa direttiva. Sbadigliando presi dall'armadio delle cose a caso, leggins blu, maglia lunga azzurra, poi presi gli stivaletti marroni. Ero pronta ad uscire.

    Ci avventurammo nella foresta, Albis si guardava intorno guardingo come se si aspettasse l'apocalisse da un momento all'altro, io al contrario mi guardavo intorno solo per curiosità, come una bimba in un negozio di caramelle, vedevo tutto diversamente, non in quanto a colori, ma... sapendo, essendo consapevole della vita nascosta tra le fronde. "Albis... Perché non avevo mai notato quel ruscello prima di ieri?"
    "Perché prima di ieri non c'era. Senti, ti spiegherà tutto Daiany, non ti preoccupare." Sbuffai. "Cosa intendi con: 'Prima di ieri no c'era'?" Il lupo sbuffò senza degnarmi di una risposta, voleva giocare al gioco del silenzio? Bene, roviniamogli il divertimento. "Albis... Tra quanto arriviamo? Albis,mi fanno male i piedi. Albis..." Si voltò ringhiando, ma si zittì all'improvviso, ascoltando i rumori nell'aria. Fu un attimo,poi scoppiò il caos. I lupi neri balzarono fuori dalla fitta boscaglia, attaccandoci. Albis scattò in avanti, attaccandone uno. Ma un altro lo prese alle spalle. Il lupo bianco se lo scrollò di dosso. Feci per gettarmi in mezzo, senza sapere neppure io come avrei fatto a sopravvivere, quando qualcuno mi tirò un pugno. Finii a terra, con le gambe all'aria e picchiai la testa. Mi tirai in piedi maledicendo chiunque fosse il colpevole. Per mia sfortuna mi trovai di fronte un paio di occhi azzurri che avevo già visto, al lago. "E tu? Che ci fai qui?"
    "Il mio dovere di Black wolf,ti uccido." Schivai appena in tempo un suo calcio, controbattendo con il tentativo di dargli un pugno. Non lo colpii, anzi mi trovai a terra in pochi secondi, si era chinato,facendomi uno sgambetto. Ero di nuovo gambe all'aria. Rotolai schivando il suo piede che stava per abbattersi sulla mia faccia. Mi rialzai il più velocemente possibile, acchiappando al volo un ramo. "Ho un'arma e non ho paura di usarla." Sul suo viso comparve un sorriso di scherno. "Oh,andiamo! Ma devo davvero combattere contro questa?!" L'urlo era rivolto ai lupi, lo capii seguendo il suo sguardo. Offesa nell'orgoglio lo presi alla sprovvista tirandogli il ramo in testa. "Ho un nome!" Staccai un ramo dalla pianta più vicina, eravamo in una foresta, perché non sfruttare questo fatto? Gli tirai anche quello. Lui mi osservò un attimo stupito, poi ripartì all'attacco. Schivai il pugno, però non il calcio. Il suo piede si abbatté sul mio stinco. Mi tirò una gomitata sul naso. "Ahio! Mi hai fatto male!"
    "Era quello l'intento genia!" Non finì quasi la frase che si ritrovò a terra, con un lupo bianco addosso. Albis. Era coperto di ferite dalla testa ai piedi e sanguinava. "Vattene stupido umano, non ci tengo ad ammazzarti, sono tradizionalista." Lo lasciò andare, e Rayan corse rapido verso i Black wolves stesi a terra. "Tu invece Prilla muoviti, se la peggior guerriera che abbia mai visto."
    "Scusa, sono più per il leggere e basta riguardo agli scontri." Ridacchiò. "Daiany ti apprezzerà, le piacciono i topi da biblioteca." Lo guardai, senza capire se fosse un'offesa o un complimento. "In che senso sei tradizionalista?"
    "Nel senso che spetta a te il compito di farlo fuori, cosa che per ora non sei in grado di fare. Dopo Daiany ti spiega tutto, quindi non farmi più domande."

    Quando arrivammo dagli altri White wolves Albis si abbandonò a terra, lasciando che alcuni gli leccassero le ferite. Daiany mi trotterellò vicino. "Prilla! Che piacere! Mi dispiace che siate stati attaccati! Ti va di parlare? Hai qualche domanda?"
    "Parecchie. Perché non avevo mai visto il ruscello prima d'ora? E la montagna? Perché Rayan e i lupi neri mi hanno attaccata?"
    "Andando in ordine. Il ruscello è apparso ieri, così come la montagna. Vedi, quella è la Montagna della Luna, appare quando i due wolf, tu e Rayan, sono nello stesso luogo. Riguardo all'ultima... È una questione di natura, Luce e Tenebre si respingono, così tu e Rayan, Bianco e Nero. Così funziona." Le dure parole di Daiany erano quasi inquietanti. "È vero" replicai "Però è anche vero che senza l'una non c'è l'altra." La lupa ridacchiò, guardandomi con occhi dolci. "Presto capirai cosa intendo." Si avviò verso casa mia. "Credo sia meglio che tu vada, devi andare a scuola, e magari prima farti una doccia e cambiarti. Sei sporca di terra fino alla punta dei capelli."

    Tutti i lupi mi accompagnarono, nessuno escluso, a casa. Era una forma di sicurezza, come aveva detto Aurti, dato l'attacco che avevamo subito all'andata. Albis era conciato male, dovevano fargli male tutte quelle ferite... "Albis sta bene?"
    "Tranquilla, abbiamo la caratteristica di guarire in fretta. Tra un paio d'ore sarà come nuovo, il nostro Albis. Sai... Tra noi è quello più forte" mi sussurrò di risposta Megan, una lupa dagli occhi color nocciola. Ora che ci pensavo... Ogni lupo li aveva di un colore diverso. Quelli di Daiany erano di un argento chiaro, tendente al bianco, quelli di Aurti erano dorati, chissà se era per quello che si chiamava così. Arghi li aveva di un argento purissimo, scuro e brillante, mentre quelli di Albis erano bianchi, con la pupilla nera che si notava subito, l'iride circondata da un contorno azzurro, per fortuna o non si sarebbe distinta. Ridacchiai al pensiero, guadagnandomi un'occhiata interrogativa, che elusi con un gesto della mano, da parte di Megan. Arrivata a casa salutai i lupi mandando un bacio generale, non avevo certo il tempo di darne uno a testa! Salii le scale correndo e mi preparai in fretta, rischiavo di fare tardi per la terza volta in quella settimana ed era solo mercoledì, il giorno che odiavo più di tutti. Avevo cinque ore, nella scuola internazionale che frequentavo, storia, italiano, inglese e due ore di educazione fisica, materia dove facevo altamente schifo. Sbuffando uscii di casa, cartella in spalla e borsa a tracolla.
    Fuori dall'edificio di vecchi mattoni rossi incontrai Michelle, bionda e carina, l'unica persona che mi parlasse senza prendermi troppo a male parole, anzi era abbastanza pazza da frequentare casa mia abbastanza spesso. "Miki! Come va?"
    "Prilla! Bene, tu? Mi dai una mano per gli esercizi di italiano? Non ci capisco nulla, lo sai." Michelle era inglese, frequentava le mie stesse lezioni, eravamo in classe assieme, ma italiano non era il suo forte. Proprio per niente. "Okay, ma non ti faccio gli esercizi,li fai tu. Chiaro?"
    "Signorsì signora!" Scoppiammo a ridere. "Spostatevi! Come vi permettete di intralciare il mio passaggio? Due giorni di punizione!" Riconoscemmo subito la voce e ci spostammo, il professore di arte non stava richiamando noi, ma lo avrebbe fatto se ci avesse trovato ancora lì al suo passaggio. La campanella suonò proprio in quell'istante e noi studenti entrammo per evitare ritardi. In effetti ero arrivata appena in tempo.

    La prima ora passo senza intoppi, nessuno in classe stava attento, la prof Marconi era noiosa, fin troppo. Come tutti i prof spiegava in inglese, era una scuola internazionale, ed i corsi erano uguali per tutti gli studenti indifferentemente dalla nazionalità. Avendola frequentata da sempre conoscevo benissimo l'inglese, cosa che mi piaceva molto. L'ora dopo non fu che una lagna,la prof si lamentò del proprio dolore ai piedi, del fatto che il fidanzato l'aveva tradita - capivo perfettamente le ragioni del poveretto ma non lo avrei mai detto alla Stevaldi - e dell'emicrania continua. Inglese fu veloce, guardammo un film comico, quindi fu anche abbastanza piacevole. Arrivò l'intervallo, e tutti gli studenti si fiondarono sui distributori di merendine per accaparrarsi il meglio, io e Michelle invece ci limitammo a dirigerci in palestra, un grande edifico rettangolare impossibile da non vedere, considerato che sul muro campeggiava la scritta: "Palestra".
    Ci cambiammo in fretta e iniziammo a riscaldarci, volevamo evitare quello del prof. La lezione iniziò poco dopo. "Ragazzi oggi saltiamo il riscaldamento e passiamo subito al gioco! Palla prigioniera!" Fantastico, il gioco che odiavo di più. Ci divise in due squadre, separando me e Michelle. Mi preparai a essere colpita, ma quando la prima palla mi arrivò vicino, qualcosa in me si svegliò e la presi al volo. "In prigione Jack!" Passai il tempo schivando e prendendo al volo, alla fine vincemmo noi. Per la prima volta nella storia la mia squadra vinse, soprattutto per merito mio. Forse fatto di essere un lupo aveva influito? Non lo sapevo, ma alla fine delle due ore ricevetti parecchi complimenti.

    Tornai a casa soddisfatta, ma il mio buon umore fu rovinato dall'incontro con Rayan. Mi guardai intorno, era così stupido da attaccarmi in mezzo a tutti gli studenti che uscivano dalla scuola? "Prilla" sussurrò, quasi stesse pensando al mio nome. "Rayan" ringhiai, pronta a qualunque evenienza. "Calmati, lupa, volevo solo informarti di alcune piccole cose."
    "Del tipo?"
    "Hai mai provato a cercare questo posto in internet o su una cartina?"
    "No, perché?"
    "Perché è inutile non lo troveresti."
    "E perché scusa?" Il mio tono era canzonatorio, nonostante lui fosse serio in volto. "Perché questo posto non esiste."
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    White wolf

    Group
    Member
    Posts
    223
    STIMA
    +17
    Location
    Da dove viene il mio cuore

    Status
    Offline
    Capitolo 3
    Guardai il biondo scettica. "Tu non stai bene. Allora cosa ci facciamo qui?"
    "Qui tutti sono Lupi della Luna. Solo pochi sono ammessi senza esserlo, e sono i futuri testimoni del mio trionfo."
    "Non sarei così certa della vittoria fossi in te. L'ultima volta Albis ha battuto tutti i tuoi lupi."
    "Sì, ma tu no hai battuto me. È questo l'importante. Oltretutto non stavo nemmeno combattendo seriamente."
    "Nemmeno io!" Okay, bugia. Però ero certa che se avessi chiesta ai lupi di allenarmi lo avrebbero fatto, e fu per questo che all'improvviso partii di corsa, inseguita da Rayan. Lo seminai veloce, e raggiunta casa mi buttai a capofitto nel bosco chiamando a gran voce i lupi.
    Non dovetti aspettare moto perché i White wolf comarissero al mio fianco. "Che succede Prilla?"
    "Pensavo... Rayan è più forte di me, e non poco, ma questo perché è più allenato. Io non ho possibilità di difesa se voi no siete con me."
    "Dove vuoi andare a parare, Prilla?" mi interruppe Albis. "Pensavo che voi potreste... Non so... Insgnarmi?"
    "Va bene. Mi sembra una buona idea" rispose Daiany, "Anzi, si inizia subito!"

    Passarono pochi minuti e già avevo il fiatone. Albis aveva optato per un corpo a corpo, quindi si era trasformato in umano. "Prilla! Se avessi combattuto seriamente saresti al tappeto, morta."
    "Non mi arrendo Albis." Il lupo/uomo sorrise. Così era proprio un uomo adulto, sulla trentina, gli stessi occhi del lupo, i capelli biondo platino, quasi bianchi. Non mi aveva toccata per tutto il tempo, arrivando a pochi millimetri dal mio corpo, ma se mi avesse picchiata sul serio probabilmente non sarei sopravvissuta. "Prilla... Sei sicura al cento per cento?"
    "Sì! Ora riprendiamo?"
    "Riposa un attimo, si vede che sei esausta." Mi buttai sul terreno a pancia all'aria, ansimando. "Già stanca?" Sentire la voce di Rayan fu un colpo al cuore, il più grande spavento della mia vita. "E tu, perché sei qui?!"
    "Volevo vedere quella che per me dovrebbe essere una minaccia che si allena." Un istinto irrefrenabile mi prese alla sprovvista, e mi lanciai di corsa su Rayan. Gli tirai un pugno all'altezza dello stomaco che lui parò, prendendomi il polso. Lo torse indietro, obbligandomi a far retrocedere l'intero braccio contro la mia schiena e il suo petto. Gli pesta un piede mentre con il braccio libero gli tiravo una gomitata. Mi lasciò andare. Mi voltai per guardarlo. Si era già ripreso. Lanciò un ululato, lanciandosi nella foresta, seguito dai lupi neri.

    "Come ci sei riuscita?"
    "Non lo so."
    "Ma ci deve essere una spiegazione!"
    "È stato istintivo Albis."
    "Prilla, questo cambia tutto. I White wolf sono molto potenti, mi stupisce che tu sia stata in grado di fermare un attacco del Black wolf, visto che l'altra volta per un pelo non ti facevi ammazzare."
    "Lo so. Albis... Fuori da scuola ho incontrato Rayan. Mi ha detto che questo posto non esiste. Che vuol dire." Ridacchiò nervoso, anche se era in forma di lupo si capiva che nascondeva qualcosa che voleva tenere per sé. "Ti fidi di lui?"
    "No, penso solo che avrebbe senso."
    "Ammetto però che questa volta ha ragione. Chiedi a Daiany la prossima volta, non mi piace parlare."
    "Va bene..." Continuammo a camminare nella foresta con le orecchie tese al minimo rumore, memori dell'incidente avvenuto la volta precedente. Ogni minimo rumore era fonte di preoccupazioni. Arrivare a casa non fu semplice.

    Diedi un bacio sul muso ad Albis e suonai il campanello di casa. "Pronto?"
    "Papà, sono io!"
    "Ti sei degnata di arrrivare" disse appena prima di aprire il portone. Entrai in casa rapida, fiondandomi in camera a fare i compiti. Poi mi venne un colpo, avevo dimenticato la cartella al lago, dai lupi! Sentii una risata alle spalle. "Dimenticato qualcosa da noi?" La voce di Aurti mi tranquillizzò. "Sì, la cartella" dissi voltandomi. Aurti stringeva tra i denti la spalliera della mia cartella. La presi buttandola sul letto. "Grazie Aurti, mi stavo già chiedendo come spiegare ai prof la mancanza dei compiti."
    "Non dovrai. Ti lasciò a farli, ciao Prilla!" Detto questo saltò giù dalla finestra.
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    White wolf

    Group
    Member
    Posts
    223
    STIMA
    +17
    Location
    Da dove viene il mio cuore

    Status
    Offline
    Capitolo 4
    Un suono forte e acuto mi perforò i timpani, facendomi alzare di scatto dalla sedia sulla quale mi ero addormentata. Ero nella mia stanza, il libro di antologia che mi aveva fatto da cuscino era umidiccio in un punto, avevo sbavato? Poteva capitare, mi dissi. Mi stiracchiai e osservai i compiti abbandonati sulla scrivania. Mi maledissi per essermi dimenticata, ma il pomeriggio prima era stato un inferno.

    Dopo che Aurti mi aveva lasciato sola in stanza i miei mi avevano chiamato per il pranzo, classiche polpette di riso. Avevo cercato di iniziare i compiti, ma Michelle mi aveva chiamato per raccontarmi del suo incontro con un ragazzo, per fortuna avevo ascoltato scoprendo che era Ryana, così le avvo detto che non mi ispirava fiducia. Così erano andate due ore, sottolineo due ore, una cosa lunga e terribile. Purtroppo parlare con Miki mi aveva sfiancato, voleva di continuo che parlassi e la consigliassi, mi ero buttata sul letto, addormentando mi subito. Una sola ora di sonno. Quando avevo fatto per iniziare i compiti mi ero accorta che era già ora di cena, infatti i miei mi chiamarono poco dopo. Si erano fatte le undici, ed infatti ero crollata sui compiti.

    Mi sedetti sul letto, con un incredibile torcicollo, accompagnato da mal di schiena. "Papà! Non mi sento bene!"
    "Prilla, piantala di fingere di star male! Lo so che è perché hai arte!" Questa volta papà mi aveva ricordato la cosa sbagliata. "No, non è per quello, non sono riuscita a fare i compiti ieri. Comunque grazie per avermi ricordato la tortura che mi aspetta..."
    "Nulla Prilla, ora vestiti!" Aprii l'armadio, frugando tra magliette e pantaloni. I teoria la mia scuola prevedeva un uniforme, ma nessuno degli studenti, tranne i ricchi, la indossava. I professori non dicevano nulla, ma, per sfortuna di tutti noi, quello era il giorno in cui il Preside Sheep veniva a trovarci. Tirai fuori di malavoglia la camicia bianca, la giacchetta coloro mandarino e la gonna troppo corta dello stesso colore. Mi misi a cercare il fiocchetto da mettere tra i capelli.
    Quando fui pronta mi avviai, saltando la colazione. Guardai la strada sgombra, sentendo un'improvvisa voglia di correre. Le ballerine color terra, scomodissime, mi erano solo di intralcio nella corsa forsennata, così le sfilai. A piedi nudi corsi quasi fino a scuola, trovandoli doloranti e graffiati. Rimisi le scomode scarpe, sistemai i capelli color rame legando lo in una coda alta ed entrai. Gli studenti erano disposti in fila lungo i muri, i alcuni punti vi erano alcuni spazi vuoti per gli studenti mancanti, tra i quali io. Mi posizionai affianco a Michelle, le mani congiunte dietro la schiena. Sentii il portone di vetro aprirsi, lasciando entrare un uomo sui trenta, con i capelli corti e neri, gli occhi leggermente a mandorla e un completo nero. Al suo seguito c'erano vari ragazzi, tra primini, un anno più piccoli di me, e alcuni della mie età. Erano studenti nuovi, arrivati da poco da altri paesi. All'improvviso un odore tra il muschio e qualcosa di marcio mi giunse al naso. Uno dei ragazzi dietro all'uomo disse sottovoce: "Ma che cavolo è questo odore di camomilla e menta?" Nel silenzio generale le sue parole sembrarono un urlo, diversamente però dagli studenti lì raccolti io sapevo di chi era quella voce, Rayan. Soffocai l'istinto di ringhiare. Ma cosa mi prendeva quel giorno? Se mi avessero lanciato una pallina con l'ordine di riportarla lo avrei fatto? Preferivo non saperlo.

    Il preside iniziò a scrutarci, controllando che ogni divisa fosse in ordine. Quando arrivò a me, iniziò una lunga ramanzina. "I capelli vanno tenuti sciolti, possibilmente senza ciocche di colore diverso" e io lì mi persi. Cosa intendeva? Era da quando era cominciato quell'anno che non avevo più nemmeno fatta qualche ciocca bionda! "Signor preside, non voglio mancarle di rispetto, ma non mi pare di avere i capelli di colori diversi."
    "E che mi dice di questa?" chiese l'uomo sollevando un ciuffo della frangia che avevo costretta dietro l'orecchio. Era bianco, ma non era possibile! Sentii una risatina e Rayan fece spuntare la tesa dalla massa. "Sai Prilla, a volte ci si dimentica di certe cose!" mi urlò, facendo voltare parecchie persone. Tra i capelli biondi, spuntava una ciocca nera. "A quanto pare non sono l'unica, Mr. ho-un-ciuffo-nero." Subito Rayan mi guardò storto. Lo sfidai ad attaccarmi, convinta che non avrebbe scatenato rissa a scuola, ma mi sbagliavo. Uscì rapido e si diresse verso di me. Tentò di tirarmi un pugno, lo evitai. "Ma sei impazzito?"
    "Lo sono da sempre." disse con un ghigno. Gli tirai una sberla, facendo gli voltare la testa dal lato opposto. "Voi due! Con me." urlò il preside. Lanciai uno sguardo rabbioso a Rayan sussurrandogli: "Questa me la paghi.". Lui sorrise facendo spallucce. "Lo vedremo." mi rispose.

    L'ufficio del preside era piccolo, una scrivania con una poltrona e due sedie, dove ci sedemmo io e il ragazzo, mi rifiutai di pensare anche solo al suo nome, mi aveva cacciato in un orribile pasticcio. "Rayan, avevo intuito non fossi esattamente un bravo ragazzo, ma addirittura cercare di colpire una tua compagna... Prilla, da te non me lo sarei mai aspettato, non sei la studentessa modello, me lo hanno detto, sai, del caos che hai scatenato.". Impallidii, il mese prima avevo urlato contro la maggir parte dei professori perché mi avevano dato la colpa di alcune cose parecchio gravi che non avevo fatto, infatti avevano capito, però era scoppiato un putiferio, le studentesse non urlano contro i professori e quella era una scuola con un alto rispetto delle regole. "Scusi, ma senza quella reazione i professori avrebbero continuato a sostenere che era colpa mia.". Il preside mi sorrise comprensivo, per poi tornare all'argomento principale della discussione. "Posso capire che tra voi non scorra buon sangue, ma qui, come ben sai Prilla, gli studenti devono rispettersi, per cui ti affido il compito di far visitare la scuola a Rayan. Ora vado, buona giornata.".
    Quando fu uscito proruppi in un 'Buona giornata un corno.'.

    Il preside mise Rayan nella mia stessa sezione, obbligandomi a vederlo tutto il giorno, per fortuna però ci rifiutammo di parlare, fino a quando la campanella dell'ultima ora no suonò. Ci riversammo fuori rapidi e ansiosi di uscire dall'edificio. Respirai l'aria dell'esterno, pensando a quanto fosse bello non essere più lì dentro a soffocare, seguendo le lezioni dei noiosi professori. Mentre facevo questi pensieri una mano mi afferrò il polso. Mi voltai di scatto, riconoscendo la stretta di Rayan, anche se non seppi spiegarmi il perché. "Strano tu non abbia domande su quello che intendevo, sai, non è da tutti i giorni sentirsi dire che il posto dove si vive non esiste."
    "Chiederò ai lupi, ora Lasciami andare."
    "Non ti conviene, te lo spiego io, magari davanti a una coppa di gelato.". Mi fece l'occhiolino, e io riflettei sulla proposta, amavo il gelato... "Affare fatto, ma solo perché si mangia il gelato." detto questo inizia a trascinarlo verso la mia gelateria preferita.

    "Quello che intendo" disse Rayan ingoiando un'altra cucchiaiata di gelato al cioccolato, "è che esistono più specie di Lupi della Luna, capisci?"
    "No, sinceramente no."
    Ci siamo noi Black wolves, voi White, e i Red. I Red sono i più numerosi, ma non hanno intenzione di mettersi in mezzo, anche perché la Luna rossa è rara, come sai. E poi per loro non fa differenza, anzi sono convinti che finirà i parità come al solito.". Mentre parlava ingoiava il gelato, infatti dopo qualche minuto prese a lamentarsi perché gli faceva male la testa. "Rayan, non voglio interrompere questa divertente scena, ma mi chiedevo... L'altra volta hai detto che ci sono anche degli umani."
    "Sì, il preside ad esempio. Non sanno nulla, però sono qui perché, quando uno di noi due vincerà, ovviamente io, diffondere la notizia.". Annuii, avevo finalmente capito cosa intendeva. Avrei voluto continuare a chiacchierare, ma il cellulare suonò, distraendomi.
    "Pronto?"
    "Pry, sono Miki! Dove sei?"
    "In gelateria, perché?"
    "I miei hanno litigato, posso raggiungerti?". Il gelato mi andò di traverso, non era raro che Miki venisse da me per quello, ma io ero con Rayan, cosa strana visto quello che era successo. "Miki, ci troviamo a casa mia, dove sei, tu?"
    "Fuori da casa mia, sono lì tra cinque minuti, se non ci sei cosa faccio?"
    "Di' ai miei di farti entrare perché ci dobbiamo vedere, arrivo subito.". Chiusi la chiamata e mi rivolsi al biondo. "È stato... Uhm, un piacere, ci si vede!"
    "Dove vai?"
    "A casa, devo vedermi con Miki."
    "Oh, capito. Ti direi di portarle i miei saluti, ma sarebbe strano, parecchio. A domani, o chissà, magari ci si rivede oggi.". Quella frase non prometteva nulla di buono.
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    White wolf

    Group
    Member
    Posts
    223
    STIMA
    +17
    Location
    Da dove viene il mio cuore

    Status
    Offline
    Capitolo 5
    Appena arrivai a casa mia madre mi bloccò. “Prilla, di sopra c’è Michelle, ma cos’è successo? È conciata male!” Mi preoccupai subito e corsi su per le scale, raggiungendo la mia stanza. Miki era seduta sul letto, singhiozzava, e appena mi sedetti al suo fianco lei mi abbracciò. “Prilla... Ho paura.” La abbracciai a mia volta, consolandola. Non era la prima volta che veniva a casa mia perché i suoi genitori avevano litigato, ma quella volta sembrava più grave. “Miki, cos’è successo?”
    “Mia madre è... è... all’ospedale, in coma.”
    “O mamma! Mi dispiace! Miki...” La abbracciai più forte, mi dispiaceva sul serio tantissimo. Suo padre era sempre stato abbastanza violento. “Miki, vuoi restare qua? Per un po’, mandarti a casa con tuo padre non mi sembra una buona idea.” Lei sospirò, sapevo che aveva paura di essere di peso, però suo padre sembrava andato del tutto fuori di testa. O aveva alzato il gomito un po’ troppo... o non me lo spiegavo proprio. “Miki... non sarai un peso, tranquilla. Se te lo propongo vorrà dire che mi fa piacere, o che comunque non mi disturba, no?” Miki sorrise, sembrava più tranquilla. “Okay, resterò qui per un po’. Faremo qualche pigiama party...” Sorridemmo, complici. “E pigiama party sia!” Ridemmo, chiacchierando del più e del meno, fino a che Miki non mi chiese: “Prilla,non mi hai detto che conoscevi già Rayan.” Mi mordicchiai il labbro, nervosa, stavamo entrando in campo minato. “Sì, ma non è che siamo...”
    “Perché non me lo hai presentato prima!”
    “L’ho conosciuto pochi giorni fa, cosa dovevo presentartelo? Poi hai visto cos’è successo a scuola. Non siamo a mici, non ho molto da presentarlo.” Lei sembrò capire e abbassò gli occhi, sussurrando delle scuse. “Miki, non sono arrabbiata! Te lo facevo notare.” Lei sorrise e fece per rispondere, quando qualcuno bussò alla finestra. Appena capii di chi si trattava mi lasciai andare ad un’imprecazione. Fuori, che picchiettava sul vetro, c’era Rayan, un ghigno sul viso, avrei voluto farlo volare giù. Mi avvicinai alla finestra, ricordandomi che si apriva verso l’esterno. A ghignare quella volta fui io, aprii la finestra e Rayan cadde verso il suolo. Purtroppo intercettò un ramo e ci si appese, per poi issarsi nuovamente sul davanzale. “Potevi dirmelo che la finestra si apriva verso l’esterno!”
    “Che gusto c’era nell’avvertirti?”
    “Ma tu spari sempre cazzate?”
    “Vacci piano, lo faccio solo con te!” Mi accorsi che Miki fissava interrogativamente me e Rayan. “Pensavo sarebbe stato solo tra ragazze.” ridacchiò la ragazza continuando a guardarci. “Miki!”
    “Che c’è?”
    “Adesso lo caccio via, mica lo lascio qui!” Mentre parlavo Rayan entrò con un salto, mi prese per la vita e mi lanciò letteralmente sul letto con Miki. “Ma sei impazzito!?”
    “No, sono sempre stato un po’ fuori di testa, perché?”
    “Mi hai appena LANCIATA sul letto!”
    “Nulla di che.” Okay, ora esagerava. Mi alzai, i pugni chiusi. Mi avvicinai piano, un passo alla volta, e quando fui abbastanza vicina gli tirai un pugno in pieno stomaco. Lui sembrò non risentirne molto, però fece un paio di passi indietro. Mi tirò un calcio ed io scattai indietro evitandolo. “Scusate, ma se volete rissare potreste fare da un’altra parte?” Mi ricordai di Miki e mi girai verso di lei. Quella piccola distrazione diede a Rayan il tempo di tirarmi un calcio sulla schiena, non forte da rompermi la colonna vertebrale, ma abbastanza da farmi volare a terra. Riuscii a evitare di picchiare la faccia sulla moquette della stanza per un pelo. Mi rialzai e tornai a ignorare la mia amica, il biondo mi aveva fatto arrabbiare. “Questa non dovevi farmela.” Scattai verso di lui e gli tirai un calcio sullo sterno. Cadde a terra di sedere. Gli tirai un calcio in faccia, facendolo cadere sul fianco opposto, il destro. Rotolò via prima che riuscissi a schiacciargli la testa. Si rimise in piedi guardandomi truce. Ghignò come prima, sorpassandomi e arrivando a Miki. Non feci nemmeno in tempo a voltarmi che Rayan le aveva stretto il braccio attorno al collo. “Lasciala!” gli urlai. “Se ti avvicini le spezzo il collo.” No, non lo avrebbe fatto... Sì invece, lo avrebbe fatto senza farsi scrupoli. Mi avvicinai alla scrivania, mentre lui mi osservava seduto sul letto, ormai del tutto disfatto. Mi misi con le spalle alla scrivania, appoggiandomi. Portai le mani dietro la schiena e iniziai a passare il piano di legno su cui erano appoggiati i miei libri, alla ricerca di qualcosa di utile. La riga da cinquanta centimetri che usavo per arte sembrò richiamare le mie dita, che la strinsero in una morsa. Appena fui certa che non mi sarebbe scivolata di mano la spostai, portandola davanti al mio viso. “Ho già detto che se ti muovi lei finisce male? Mi pare proprio di sì, Prilla.” Ringhiai, lo sguardo pieno di odio verso quel ragazzo stupido. Avevo davvero voglia di regalargli un occhio nero, ma la vita di Miki era più importante della mia rabbia. Lasciai cadere a terra la riga di metallo che atterrò con un tonfo sordo sul pavimento. “Lasciala, mi arrendo.”
    “Ma così non c’è gusto! Non è così che avrai la tua amica, voglio qualcosa in cambio.”
    “Cosa vuoi? Soldi? Non ne ho.”
    “Sei fuori strada. Mi serve qualcosa che hai solo tu.”
    “Ovvero?”
    “Il tuo ciondolo, sciocca. Quello a mezzaluna bianco che hai al collo.” Se gli serviva doveva essere importante... Chissà perché. “Perché vuoi il ciondolo?”
    “Voglio fermare la guerra. Nel ciondolo ci sono i tuoi poteri, e finché i tuoi lupi non la separano, anche la tua vita, se lo distruggo tu non avrai più nessuna delle due cose.”
    “E il tuo?”
    “Il mio è vuoto, è solo un ciondolo con dei disegnini.” Aspetta, era ovvio che Rayan parlasse delle rune. O cavolo... Miki! Lei mi guardava come a dire: “Questo è scemo!” e io ero perfettamente d’accordo con lei. “Rayan, hai appena detto tutto questo davanti a una ragazza normale!”
    “Tranquilla, se mi dai il ciondolo le faccio dimenticare tutto.” Quello di Rayan iniziava a essere uno scambio equo... Io sarai morta, ma Miki sarebbe sopravvissuta, e non avrebbe ricordato nulla... Cosa dovevo fare? “Immagino di non avere molta scelta.” Sospirando sfilai il filo che sosteneva la piccola mezzaluna. Il ragazzo era già euforico e si avvicinò di fretta per prenderla, commettendo l’errore di lasciare andare Michelle, che corse furbamente fuori. Mi scansai, rimettendomi addosso il ciondolo. “Fregato! Sei più idiota di quanto credessi! Sul serio, devi diventare più furbo!” Se avesse potuto mi avrebbe incenerito con lo sguardo, e iniziai a temere ne fosse capace quando la temperatura iniziò a salire a dismisura. Mi convinsi di no quando notai del fumo sulle sale. Anche il biondino sembrò accorgersene, perché guardò dove stavo guardando anche io. “Tesoro! Il pesce si è bruciato! Che ne dici di fare un’insalata?” Scoppiai a ridere, non era successo nulla di grave. Rayan approfittò della mia distrazione per tirarmi un calcio e prendere la riga a terra. “No, la riga NO! Il prof mi ammazza se la prossima volta non ho la riga!” Lui ridacchiò. “Meglio per me allora!”
    “Sei cattivo!”
    “Sono il lupo nero, cosa ti aspettavi?”
    “Che arrivasse il cacciatore a farti fuori.”
    “Sei veramente la persona più stupida che conosca. Comunque...” lanciò la riga fuori dalla finestra. “Vai a prenderla, bella!”
    “Non sono un cane!” Quell’esperimento era stato utile più a me che a lui. Ora sapevo che non avrei inseguito una riga fuori dalla finestra, ma per la pallina non ero ancora sicura. Storse il naso con disappunto. “Uffa, non vale! Io le cose le inseguo!” Scoppiai a ridere, fu una cosa quasi involontaria, ma quello era il colmo. “Tu... Sul serio?”
    “No, ti prendevo in giro.” rispose sarcastico. Replicai: “Scusa, non è mica colpa mia!”
    “Però tu non lo fai!”
    “Tu stai dicendo che se ti dicessi di andarla a prendere andresti?”
    “No, per te sto fermo, lo giuro.”
    “Come no. Bello, riporta la riga a Prilla!” Lui mi guardò truce, ma saltò giù dalla finestra dopo pochi secondi di resistenza, e tornò con la riga... in bocca. Ridevo, e quando la mollò ai miei piedi, sputandola a terra dai suoi dieci centimetri di vantaggio su di me, gli diedi una pacca sulla spalla. “Bravo cucciolo!”
    “Di solito la pacca la danno in testa.” mi fece notare.
    “Ovvio, perché io ci arrivo alla tua testa.” Fu il suo turno di ridere davanti alla mia faccia imbronciata. Stufa presi una penna e la buttai sul letto. “Riportala qui!” Resistette meno di un secondo, saltò sul letto a quattro zampe e prese la penna tra i denti, facendo poi come con la riga. “E tu dovresti essere la persona brava e gentile dei due?”
    “Con gli altri, con te ho l’autorizzazione a essere cattiva. Ne ho una copia scritta, vuoi vederla?”
    “Non ci tengo.” Sorrise sarcastico, e io mi lasciai sfuggire un sorriso intenerito. Mi guardò, stupito, ed io mi riscossi. “Ora te ne vai, lupo da riporto?”
    “Questa te la faccio pagare, lo giuro. Ma non ora, di te non ho paura, ma di tuo padre, che, per la cronaca, sta salendo le scale, sì.” Detto ciò saltò fuori dalla finestra. Quando mio padre aprì la porta mi trovò con lo sguardo fisso all’entrata e uscita per lupi.

    Dopo cena io e Miki ci sdraiammo sul letto. Nonostante tutto Rayan aveva lo stesso cancellato i ricordi a Miki, forse per evitare che dicesse a tutte le ragazze che eravamo mostri. Pensandoci bene non lo eravamo sul serio, eravamo... Lupi mannari più evoluti, mi chiesi se esistessero sul serio. Ridacchiai della mia stessa idiozia, e risposi con un gesto noncurante allo sguardo interrogativo della mia amica. “Allora,che si fa Prilla? Film, giochi... Cosa?”
    “Pensavo che potremmo fare qualche cosa, i film belli che ho li abbiamo già visti un sacco di volte.”
    “Che ne dici di... Scarabeo?”
    “Non ho il gioco e non ne avrei comunque intenzione.”
    “Qualche gioco con le carte?”
    “Banale! Qualcosa che ci faccia muovere e sia stupido, ho bisogno di non pensare a quello che è successo a scuola.” Mi alzai, dando le spalle a Michelle. Qualcosa di morbido mi colpì alla testa, un cuscino, “Questa non dovevi farmela Miki!” presi il cuscino da terra e lo rilanciai al mittente. Lei sorrise furba e corse fuori dalla stanza, in quella dei miei, e tornò con una quantità parecchio alta di cuscini. I miei li nascondevano nel loro armadio, l’ultima volta che io e Michelle avevamo lottato con i cuscini i miei genitori erano rimasti senza.

    Come avevo predetto i cuscini sparirono in fretta in un turbine di piume, che iniziò a essere soffocante quando finimmo. Avevamo entrambe il fiatone, ma Michelle, che di solito aveva più energie di me, questa volta era molto più stanca. Se avessimo avuto altri cuscini non avremmo comunque proseguito. Tolsi le piume dal letto e mi ci buttai con Miki. Iniziammo a ridere, le braccia sotto la testa a farci da cuscino. “Prilla...”
    “Sì?”
    “Questa volta hai vinto, la prossima sarà mia.”
    “Prima dobbiamo recuperare i cuscini, sciocca! E prevedo che non sarà semplice.”
    “Perché dici così?”
    “Perché non è la prima volta che combiniamo un disastro del genere! Forse però ora è meglio dormire, i miei genitori ci faranno fuori domani.” Ridacchiammo, e con il sorriso ci addormentammo.

    “PRILLA! Questa me la paghi cara!” L’urlo di mio padre fu sentito alla perfezione da me e Miki, infatti ci alzammo di scatto. Mi morsi il labbro, allontanandomi dal letto, già pronta alla ramanzina che mio padre mi avrebbe fatto. Abbassai lo sguardo, ma prima ancora che mio padre entrasse qualcuno bussò alla finestra. I White wolves. Ci mancavano solo loro. Miki non si girò, terrorizzata dagli eventi che sarebbero potuti succedere, così feci cenno ai lupi di passare dopo, cenno che Arghi capì, trasmettendolo ai lupi, che filarono via rapidi. Ritornai in posizione quando mio padre varcò la soglia. “Signorina, quante volte ti devo dire di non toccare i cuscini in camere nostra? E non tirare fuori scuse del tipo: ‘è arrivato un ragazzo biondo che mi ha costretta’ perché non ti credo.” In effetti un ragazzo biondo aveva cercato di obbligarmi a fare due cose il giorno prima, ma di sicuro non rubare i cuscini e spappolarli. Assunsi la mia espressione da: ‘ma è andata così’, e mio padre scrollò la testa e sbuffò, contrariato. “Lo so che non è andata così, e poi che gusto ci sarebbe stato?”
    “Se qualcuno ti odia fa di tutto!” mi giustificai. Mio padre mi guardò scettico. “Vestitevi, la scuola inizia tra poco. Anzi, state già rischiando il ritardo.” Ma la sveglia quando serve non suona mai?, mi chiesi. Aprii l’armadio, mettendolo a soqquadro assieme a Michelle. Lei scelse un vestito rosso cremisi al ginocchio, tanto il preside non ci sarebbe stato, i professori avvisavano il giorno prima. Io invece optai per qualcosa di più normale, una maglia blu larga che lasciava scoperta una spalla, un paio di leggins bianchi, con i soliti stivali marroni. Miki mi rubò un paio di ballerine a scacchi rosse e bianche, e quando fummo pronte, presi la cartella e uscimmo. Accompagnai la mia amica a casa sua per prendere l’occorrente per la giornata scolastica. Mancava solo l’ultima tappa, la scuola.

    I professori erano agitati, mentre guardavano noi studenti entrare. “Nessuno ha la divisa?”
    “Io!” rispose Meredith, una ragazza francese ricca quanto antipatica ma fu l’unica. Noi studenti ci guardavamo in cerca del motivo di quella domanda, quando il portone si aprì. Il preside non degnò nessuno di uno sguardo, diretto al suo ufficio. Rayan entrò qualche minuto dopo. Indossava una camicia bianca che si notava essere stata messa in fretta, un paio di jeans, tenuti su da una cintura, e delle scarpe da ginnastica rosse. Teneva la cartella su una sola spalla, i capelli scompigliati gli davano un’aria ribelle. Lo avrei preso a pugni solo perché non mi piaceva come si era vestito. Alcune ragazze presero a bisbigliare, lanciandogli delle occhiatine. Io sbuffai annoiata, mentre lui mi rivolse uno sguardo che voleva significare: ‘Gelosa?’. Alcune delle ragazze mi guardarono, come se volessero uccidermi per il fatto che il biondino mi aveva rivolto uno sguardo. “Ti conviene guardare le oche al posto che me se vuoi essere sicuro di avere tu il piacere di uccidermi, e se proprio devo morire uccisa, che sia per mano tua e non loro!”gli sussurrai passandogli accanto, lui rise. “Credo che accontenterò questo tuo desiderio. Altro?”
    “Nel caso tu riesca... consegna il cadavere ai miei, voglio una sepoltura.”
    “Prima posso farti qualcosa?”
    “Sono morta, voglio solo che i miei non mi cerchino per nulla.”
    “Gli vuoi bene.”
    “No, li odio.” risposi sarcastica andandomene in classe. Miki mi raggiunse poco dopo, iniziando a parlare.”Prilla! Ho conosciuto un ragazzo, Max, un mito! Ed è anche carino. Per me ti piacerebbe, come amico, non è il tuo tipo.” Alzai gli occhi verso il soffitto scrostato dell’aula mentre lei continuava a parlare. Il suono della campanella fermò la tortura che la mia amica aveva messo in atto.

    Rischiai più volte di addormentarmi prima dell’intervallo, ma quando questo arrivò iniziò il caos. Rayan e Max stavano facendo a pugni e, strano ma vero, Rayan stava perdendo. In quel momento uno strano istinto si fece strada, non volevo che si facessero male. Scattando mi misi in mezzo, e i due si fermarono. “Levati ragazzina, mi ha detto che sono un idiota, ho il diritto di picchiare questo biondino.” mi disse Max. Sentii Rayan fremere, c’era qualcosa che non andava. “Rayan, è vero?”
    “No! Gli ho solo risposto. Mi ha detto che i miei mi odiavano così tanto che mi hanno abbandonato, ma non è vero.”
    “E dirgli così non andava bene?”
    “Ma cosa sei? La protettrice della pace? Comunque no. Me lo ha detto a gratis, mi sento in diritto di rispondergli.”
    “Chi ha iniziato?”
    “Il tuo bel biondino, almeno sappiamo tutti a chi mirare per buttarvi giù.”
    “Non stiamo insieme, razza di idiota. Penso che abbia ragione perché una faccia come la tua promette solo guai.”
    “La sua no, il faccino da principe inganna tutte le ragazze come te.” E addio trattative pacifiche, non ci sarei andata leggere, Rayan non si era impegnato, io lo avrei fatto nero. Mi immaginai la scena, ma nei cinque secondi che avevo impiegato, Max aveva tentato di tirarmi un pugno, che però Rayan aveva parato. “Perché lo hai parato?”
    “Me lo hai chiesto tu, ricordi? La morte per mano mia, e poi vederti mal ridotta mi diverte se è merito mio.” Sorrisi, passai sotto al braccio di Rayan e tirai un pugno allo stomaco a Max. Il ragazzo cadde a terra boccheggiando. “Rayan, vedi di evitare di farti conciare ancora così, vale anche per me.” Me ne andai, diretta alle macchinette per prendere qualcosa da mangiare, un pacchetto di biscotti. Michelle mi aspettava in classe. Aveva assistito alla scena, ne ero certa. “Pensavo tu e Rayan vi odiaste.”
    “Non è bello quando qualcuno cerca di fare fuori la tua nemesi, lo vuoi fare tu.”
    “Perché non avete proseguito la rissa allora?”
    “Non era una buona idea, troppa gente a guardare, sono timida!”
    “Lo so, ma prima non mi è sembrato.”
    “Adrenalina.” le risposi chiudendo la questione e iniziando a mangiare i biscotti. Me ne rubò uno, ma non le dissi nulla, quella era la prassi con i biscotti. “Non avrei mai detto che Max fosse così! Sembrava un così bravo ragazzo.”
    “Magari con le ragazze.” Non era quello che pensavo, ma non volevo metterle quel dubbio addosso, era la persona a cui volevo più bene al mondo. Le feci il solletico per farla distrarre, mi sputò il morso di biscotto che aveva in bocca in faccia. “Che schifo, Miki!”
    “Colpa tua.” Mi alzai e andai a lavarmi via il biscotto, lasciando a Michelle il resto del pacchetto, che alla fine erano solo due biscotti.

    Mi stiracchiai, respirando l’aria dell’esterno. Anche quella orribile giornata di scuola era finita. Mentre pensavo a cosa fare qualcuno mi prese per il polso, piegandomi il braccio contro la schiena. Tirai un calcio sullo stinco al mio aggressore, per poi girarmi, pronta a proseguire. Trovai Miki a saltellare su un solo piede, tenendosi la gamba che avevo colpito. “Scusa! Non pensavo fossi tu!”
    “Speravi fosse qualche bel ragazzo?”
    “Era un’allusione?”
    “In che senso?”
    “Nulla, ti va un gelato?”
    “Non dobbiamo andare a casa?”
    “I miei non ci sono e io non ho voglia di cucinare.”
    “Un gelato... Ma è novembre inoltrato!”
    “Quindi? Fa ancora abbastanza caldo, e la gelateria è aperta.” Lei ci penso su un attimo, poi annuì, le andava bene.

    Ci sedemmo al primo tavolino disponibile, iniziando a guardare i menù, anche se entrambe sapevamo cosa volevamo. Il cameriere arrivò dopo pochi minuti. “Salve, avete già deciso cosa volete?”
    “Per me un Bloodymilk, per la mia amica un Lemonmint.” Miki sorrise nell’ordinare, facendo arrossire il cameriere. Il Bloodymilk era una coppa gelato con fragola e panna, mentre il Lemonmint era una granita misto di limone e menta. Nell’attesa mi guardai attorno, notando Rayan seduto a un tavolo poco distane a flirtare con una ragazza, una moretta dall’aria... ocosa, sembrava un’oca. Lui dovette notare che lo guardavo visto che mi lanciò un’occhiata. Tornai subito con lo sguardo a Miki, che iniziò a parlare di cose a caso. Non mi interessai e iniziai a pensare a quello che era successo il giorno prima. Ero andata lì con Rayan e avevamo parlato da persone civili, di cose non altrettanto civili, il punto era che io lui non avevamo litigato. Magari il gelato mi aveva dato alla testa, però era stato molto meglio che urlarsi dietro. Finalmente il gelato arrivò.

    “Ciao Daiany, come va?”
    “Bene Prilla, tu?”
    “Alla grande, mi chiedevo se c’era qualcosa che dovevo sapere di importante sul ciondolo, ci sono alcune rune dietro.” Daiany sembrò sorpresa, però mi rispose: “No, mi pare dietro ci sia scritta una frase di incoraggiamento, qualcosa di simile.” A quel punto le soluzioni erano due: o Daiany non ne sapeva nulla o la lupa mi stava mentendo. “Daiany, ieri mi sono scontrata con Rayan, mi ha detto alcune cose sul ciondolo...”
    “Credi al tuo nemico piuttosto che a noi?”
    “Non è quello... è che altrimenti quello che ha fatto non avrebbe senso!” Daiany sembrava contrariata, e non dal fatto che credessi più a Rayan che a lei, ma del fatto che fosse curiosa! Ero arrabbiata. Cercai di calmarmi ascoltando i rumori provenienti dal bosco. Nulla. Più ascoltavo più la rabbia saliva, e alla fine esplosi: “Perché mi nascondi le cose! Non capisci che è inutile?! Mi costringi a rivolgermi al nemico perché tu non vuoi dirmele! Ti faccio le domande e fai finta di nulla, mi dai solo fastidio così! Sinceramente? Non mi hai nemmeno spiegato perché dovrei fargli del male!” Mi misi a correre nel bosco, infuriata e rattristata. Fu improvviso, mi ritrovai schiantata contro un tronco, il fianco dolorante. A colpirmi era stato un tentacolo melmoso. Un lampo fulvo lo attaccò, un lupo dalla pelliccia rossiccia, ma venne scaraventato lontano. I lupi rossi iniziarono ad aumentare, attaccando il mostro. Questo si difese, procurando ai lupi delle bruciature lungo il pelo. Non avevo idea su come potessi aiutarli, ero sdraiata su un fianco, e fu solo per quello che noi
    Tai che non avevo più le mani, o meglio, erano diventate zampe, da lupo, bianche. Mi alzai, traballante, ma dopo pochi secondi iniziai a sentirmi bene, a mio agio, ma soprattutto carica. Attaccai il mostro alle spalle, con un movimento rapido. Saltai, poggiando prima le zampe anteriori, ed una frazione di secondo dopo anche quelle posteriori, dando una spinta saltai via. Il mostro cadde, e i lupi si spostarono appena in tempo. Le zampe mi facevano male, ma meno del fianco. Mi chiesi cosa stesse succedendo, quando un lupo nero dagli occhi azzurri si lanciò contro il mostro. Mi preparai a un secondo attacco, l’idea migliore sarebbe stata staccargli i due tentacoli, ma avevo idea che sarebbe stato fatale, visto quello che succedeva quando toccava qualcosa. Venni presa per la collottola e spostata da uno dei Red wolves, non potevano che essere loro. “Evita di stare sulla sua traiettoria, non so cosa sia, ma è pericoloso.”
    “Non me ne ero accorta...” ironizzai, beccandomi un’occhiataccia. Io e il rosso scattammo di lato evitando un altro colpo melmoso. Rivolgo un’occhiata al lupo rosso mentre il mostro è distratto. È più grosso di me, e anche del lupo nero. Mi accorsi che gli occhi azzurri che aveva il Black li aveva già visti, ma dove? mi chiesi. Nella testa mi passò l’immagine di Rayan. I capelli biondi con quel ciuffo nero, gli occhi azzurri... sì, erano i suoi. Mi riscossi appena in tempo per evitare il tentacolo di quella specie di gelatina troppo cresciuta, scartai a destra. In meno di due secondi fui pronta e gli saltai addosso, lasciandogli un graffio con gli artigli sul braccio, se tale si poteva definirlo. Rayan e il rosso lo attaccarono dai due lati opposti, ma furono loro a risentirne più che lui. Capii che eravamo troppi pochi, e Rayan mi aveva anticipato la poca potenza dei Red. “Prilla! In questo momento il tuo branco è quello più forte! La Luna è crescente, quasi piena! Fai qualcosa!” Guardai il rosso senza capire. Alla mia muta domanda rispose Rayan. Era stanco, si vedeva lontano un miglio. “La forza dei nostri poteri dipende dalle fasi lunari! Quando la Luna è pina i tuoi poteri sono al culmine, quando è nuova lo sono i miei!”
    “Cosa volete che faccia?”
    “Lasciati guidare dall’istinto o questo coso ci ammazza tutti!” Pensai fossero tutti impazziti, però chiusi gli occhi cercando di svuotare la mente. Dovevo uccidere quella creature, salvare i Red wolves e lottare con Rayan. Ululai. Non un verso normale, sentii la terra tremare sotto le zampe, investita da una pioggia di foglie che cadevano dagli alberi. Alla Gelatina il mio ululato dovette dare molto fastidio. Cadde a terra emettendo dei fastidiosi ultra-suoni che il udito riuscì a captare, ero un lupo, sentivo ciò che sentivano anche loro. Una leggera pioggia iniziò a battere, come richiamata, e lentamente il mostro si sciolse, venendo assorbito dal terreno, sul quale non sembrava avere effetto.
     
    Top
    .
5 replies since 24/11/2014, 20:24   61 views
  Share  
.