Fredda passeggiata mattutina

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    Subito dopo il secondo "ordine" di Zell, il drago azzurro che sa di pesce gli fece di nuovo notare che non c'era nessuna minaccia, piuttosto erano loro due a terrorizzare l'umana.
    "Sì ma quella cosa...." l'ibrido blu non riuscì nemmeno a finire la frase che l'umana fece letteralmente cadere a terra la cosa misteriosa. Il tonfo fece sobbalzare Zell all'indietro come un gatto spaventato e allo stesso tempo alzò la spada. Poi il suo muso assunse un'espressione un pò curiosa mentre ascoltava le parole dell'umana su come funzionava l'affare misterioso che si chiamava...padella? paellia? patella? Le sue orecchie a punta, simili a quelle elfiche, si rizzarono dal basso verso l'alto segno che l'ibrido stava ascoltando con curiosità quanto diceva l'umana e osservando tutti i suoi gesti. A quanto pare l'oggetto era multiuso, poteva essere usato come arma, come strumento musicale e come....attrezzo per cucinare? Si era immaginato e memorizzato tutte le funzioni elencate dall'umana che finì per ricordarsi male il nome.
    "Oh....quindi sarebbe una paellia? Non ho mai visto roba simile...."
    Molto lentamente Zell si avvicinò e allungò il piede sinistro munito di sei dita alla padella ancora a terra. La sfiorò timidamente con l'artiglio dell'alluce come avesse paura che scottasse, poi la toccò con più insistenza. Quando si rese conto che non stava succedendo niente, la ghermì con le dita prensili e se la portò vicino. Lasciò la spada sulla mano destra e afferrò la padella con quella sinistra e durante quell'operazione, il suo aspetto duro e combattivo che aveva finora sparì e Zell assunse un'espressione di pura curiosità come quella di un cucciolo che vede per la prima volta qualcosa di nuovo. Era così preso nell'osservare l'oggetto nuovo che gli altri due potevano perfino vedere almeno dieci punti di domanda danzare sopra le corna dell'ibrido.
    Zell prese ad annusare la padella sentendo fusi assieme odore di ferro, di fuoco, di carne bruciacchiata, poi diede qualche lieve colpetto con gli artigli facendola suonare.
    "Sì...sì...." rispose vago Zell al drago azzurro quando questo si presentò ma in realtà non aveva nemmeno capito cosa aveva detto, tanto era assorto nell'esaminare la padella che la rigirò in ogni angolazione mentre continuava ad annusarla. Quando si rese conto che non era affatto un oggetto pericoloso, l'ibrido fece la stessa cosa che fece l'umana:
    "Protegge dalla pioggia....." e si mise la padella sopra le corna.
    "E' come uno strumento musicale...." e se la passò sulla pancia e sotto il mento facendola suonare lievemente contro le scaglie.
    "Può addormentare tirandola in testa...ma non ad uno come me" e si diede un paio di colpetti sulle corna, facendola rintoccare come una campana.
    "Fa da scudo...." e si mise in posizione di difesa con la padella messa davanti il muso.
    "Non devo farla cadere sui piedi e......aiuta a cucinare?!?!?!" e a quel pensiero, l'ibrido iniziò a guardare a colpi alterni la padella e la propria spada. E in quel momento capì tutto! Anche lui usava la sua spada come spiedo per infilzare i brandelli delle prede e a cuocerli sopra il fuoco. Invece della spada, la ragazza usava la padella!
    E da quel momento l'ibrido si lasciò andare in una fragorosa risata gutturale che aiutò a scaricargli la tensione. Non era la risata minacciosa di poco prima ma una risata allegra. Non sembrava nemmeno l'ombra del guerriero minaccioso di poco prima. Ora l'ibrido sembrava un draghetto che non si tratteneva più dalle risate.
    "La paellia...!!! Ho capito!! La usi più o meno come una spada, uno scudo e uno spiedo, che strani aggeggi che avete voi umani!! E io che pensavo che fosse chissà cosa!! E' proprio vero che non si finisce mai di imparare!" e continuò a ridere, battendo sonoramente la coda contro il terreno e a rintoccare la padella sulle corna.
    Poi, dopo che si calmò da quella scarica di risate tornò a guardare l'umana che lo stava di sicuro guardando di storto per la sua reazione.
    "Va bene va bene, signorina della paellia, puoi riprendertela. Non è un oggetto pericoloso per me!" e detto questo gliela restituì lanciandogliela, sperando che l'avesse presa al volo. Infine l'ibrido ripose la sua spada nel fodero.
    Zell fece un grande respiro e quando buttò fuori l'aria sprizzarono alcune lievissime scintille.
    "Perdonami, fratello, ma non ho capito cosa hai detto poco fa....ero troppo assorto dalla paellia!" aggiunse voltandosi verso il drago azzurro accordendosi solo ora che aveva indietreggiato.


    Ok ora penso che vi spanzerete dalle risate nel sentire un mezzodrago dire di continuo "paellia!" XDXD
     
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    E per la terza volta in quella giornata, qualcuno le fece un complimento. Il primo, era stato appena qualche ora prima - per Goret il Magnifico, erano passate solo poche ore? -: un marinaio ubriaco che l'aveva trovata identica a sua madre, solo che con tutti i denti e senza sottane. Il secondo fu Fergus definendola "abbastanza pazza per sopravvivere", e adesso questo. Un drago, che la dipingeva come non pericolosa, e consIgliava all'altro essere di guardarsi allo specchio. Appagante. Solo per questo, le sue parole successive riguardo al magico mondo delle padelle, non le erano uscite cariche di astio, ma solo di un leggero velo di rabbia repressa.
    I due non la presero troppo male come si aspettava. Il drago fece una strana smorfia, e a lei piacque pensare che fosse un sorriso. Mentre l'altro... beh, lui.. bah, si era stufata di cercare di capire la sua mentalità. Si avvicinò a lei - e alla fantomatica padella -, in primis in modo cauto per poi arrivare addirittura a toccarla e a impugnarla. La sua espressione poteva essere di concentrazione, come di rabbia omicidia, per quanto ne poteva sapere lei del modo in cui i rettili esprimevano le loro emozioni.
    Genna era consapevole che il giorno in cui quei due avessero conosciuto nuovi esseri umani, probabilmente lei avrebbe subito un linciaggio. Ma al momento, dai, quanto era divertente vederli elaborare le sue false piste? In più, quanto potranno metterci due lucertoloni del posto a rintracciare un menestrello pasticcione, che si faceva riconoscere dovunque si muovesse? Uhm, forse poteva sperare di sopravvivere anche fino al giorno successivo. Scappare dall'isola era escluso, digerire un nuovo viaggio era troppo duro.
    Mentre l'essere aveva cominciato con un divertente teatrino, il drago prese coraggio e si lanciò in uno dei suoi lunghi discorsi. Quindi si chiamava Aesingr? E veniva dal mare, eh? Bene, se si era presentato forse era vero che non voleva mangiarla, ma limitarsi a parlarle. Lasciò un'occhiataccia all'essere sempre più strambo che apprezzava ad alta voce le caratteristiche della paella, alternando la parola con una risata. Beh, forse dalle sue parti si era soliti usare anche il risotto come arma. Forse laggiù nessuno sapeva cucinare, e questo spiegava perché quell'essere non conosceva nemmeno le padelle..
    Il drago aveva fatto una domanda, e dato che nessuno rispondeva, le sembrava un po' brutto non metterci bocca. Non aveva l'attenzione anche dell'altro, ma cominciava a dubitare che l'avrebbe mai avuta. Proseguì noostante la donna di spettacolo dentro di lei si stesse rivoltando indignata. Aggrottò le sopracciglia per l'ultima risata sguaiata.
    < Il mio nome è Egennarilla Nyman. - tentò il suo migliore inchino, che le riuscì solo goffo carica com'era di zaino, liuto e pressioni esterne - Ma per gli amici, i clienti, e per gli esseri che preferirei non mi aprissero a metà con artigli, spade o padelle, sono semplicem... >
    L'essere la interruppe per gridare qualcos'altro. Ma allora era vero, era proprio un maleducato! Infastidita si girò verso di lui e... Sbam!
    Sbagliato. Le suonava tutto sbagliato. Sbagliato? Ma lei sentiva solo quel lieve fischio di sottofondo, come quando si esce nella notte fredda e silenziosa dopo aver passato la serata nella caciara di una taverna. Non era quello. Ah, piano piano ricordò. Lei si chiamava.. Sbam. No, ne dubitava. Perché le sue orecchie avevano registrato quel suono? Ah già, l'essere l'aveva fermata, lei si era voltata e... poi quel suono. Sbattè le palpebre su e giù. Per Worren del Torrente Buio, era il cielo quello? Incorniciato da un verde così sfuocato? E quella sensazione di avere il viso bagnato da dove saltava fuori? Boh, magari aveva cominciato a piovere. Qualcos'altro stonava... ehi, non avrebbe dovuto girarsi verso l'essere e cominciare con una sfuriata? Perché si sentiva come distesa in maniera scomposta? E.. ah, che male, e perché il naso le pulsava? Ohi, ohi...
    Diamine. Perché lei era a terra. Dannatamente stesa a terra. E la padella non era più in mano del rettile. Portò una mano al naso. No, fortunatamente non era rotto. La sensazione di bagnato derivava da stupide lacrime.
    < Sei impazzito, stupido lucertolone? - gridò arrabbiata con una buffa voce nasale, si sedette di scatto - Volevi forse addormentarmi? Non si lanciano così le stoviglie! Prima si controlla che non ci sia la faccia di nessuno! E poi, ahi, maledizione a te, che stupida mira che... ah aspetta, il mio liuto! >
    Aprì la custodia. Oh, per fortuna era tutto a posto. Poteva limitarsi a odiare quel lucertolone, e non a pianificare la sua vendetta. Rimase lì seduta a fissarlo male.
    Là, ho cercato di dare al tutto un ordine cronologico accettabile.. non riuscivo più a capirci niente XD
     
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    Hai fatto bene Tira, non ci stava capendo più nulla nessuno.
    anche se io non ci capisco nulla dal primo messaggio in questo delirio XD


    Ma bene! si era impegnato per formulare una frase e nessuno l'aveva minimamente considerato?
    Tutta colpa dell'ibrido anaconda-ermellino che aveva attirato l'attenzione con un... non si sa cosa di gesti inconsulti.
    Osservò come lo strano drago si stesse interessando alle potenzialità della padella, concentrato come il dio degli oceani intento a respingere le onde con la forza della mente.
    Era talmente ma talmente concentrato che non capì neppure l'esatto nome dell'oggetto, pronunciandolo come se gli avessero attorcigliato la lingua.
    Quando tra una risata e l'altra si dilettò nel ripetere tutte le esaltanti dimostrazioni pratiche mostrate in precedenza dall'umana, rimase un po' spiazzato dalla maniera in cui si era convertito da guerriero indomabile a fuori di testa senza confini.
    Non che lui si ritenesse il più saggio dei sensati, ma quel comportamento non sapeva se definirlo piacevolmente infantile o dannatamente scemo.
    Scelse la prima delle due, magari anche lui avrebbe dovuto apparire più infantile per celare i troppi deliri psicologici che gli ronzavano in testa.
    Fortunatamente fu l'umana a rispondergli, presentandosi a sua volta.
    Come accidenti aveva detto di chiamarsi? Nel dire il suo nome aveva accostato una serie di sillabe di immonda fattura che alle sue orecchie risultarono un accostamento buffo di suoni complicati.
    Egennarilla Nyman. Cos'era una bestemmia alle sacre divinità del tempo?
    Nonostante tutto gli piaceva, ma non poté dire altro perché l'essere ibrido mise egregiamente in pratica una delle più stupefacenti funzioni della padella: quella soporifera.
    Un lancio, diretto e preciso, che centrò l'umana in pieno.
    Era strano, ma abbastanza -sano di mente- da collegare un simile impatto ad una bella fitta di dolore.
    Non sapeva a chi dei due rivolgersi, ma gli sfuggì un altro spontaneo sorriso che però cercò di trattenere, riducendolo ad una smorfia un po' complicata da descrivere.
    Non voleva rischiare di far infuriare Egennarilla Nyman, sarebbe potuto non essere profiquo.
    Le si avvicinò, se pur con indecisione, per chiederle se era tutto apposto. Ma la sua ira funesta scatenata nei confronti dell'altro drago glielo impedì.
    Beh non aveva tutti i torti, come biasimarla?
    Nell'avvicinarsi vide che stava armeggiando con lo strano involucro che da prima l'aveva incuriosito e aprirlo rapidamente. Osservare quella scena fu come allo stesso tempo aprire un guscio, come aprire le onde del mare, come aprire pagine di un libro dimenticato.
    Come aprire un mondo, un ricordo. Ricordo che si spiegò di fronte a se come ali nel vento.
    Una ragazza dagli occhi azzurri come il cielo mattutino lo fissava mentre tra le sue mani stringeva un violino.
    Violino, conosceva quell'oggetto. eppure non sapeva di averne mai visto uno fino a quel momento. I suoi capelli neri fluttuavano mossi da una brezza fresca e le onde dietro di lei anticipavano il caldo suono della sua voce e dello strumento.
    L'istante finì nello stesso momento in cui era iniziato, riportandolo improvvisamente alle percezioni reali.
    Sperava di non aver detto o fatto niente di strano in quel brevissimo lasso di tempo, visto che fu sufficente per rischiare di fargli perdere l'equilibrio.
    Fu quasi come svenire, come... addormentarsi! Che la padella avesse effetti anche su chi non veniva colpito? Che avesse davvero un potere così incredibile? No... era solo lui che finalmente stava riuscendo in ciò che sperava da anni.
    Tutto quello che era successo prima, anche nei pochi secondi precedenti, non esisteva più.
    "Tutto bene?" chiese in fine, rivolto all'umana ancora seduta a terra.
     
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    Zell scoprì di avere un'altra formidabile abilità. Oltre che essere forte fisicamente, molto abile nel combattimento, nella corsa, nell'arrampicata e nella magia elementale. Oltre che essere capace di soffiare fulmini come i grandi draghi, quella mattina scoprì di essere un gran lanciatore e di avere una mira perfetta e precisa. La padella lanciata da Zell tracciò una traiettoria a parabola così perfetta da poterla disegnare e andò a finire proprio sull'umana. Colpita in pieno con un sonoro rumore metallico che riecheggiò nella foresta. Come se non bastasse, l’oggetto finì poi sopra una roccia rimbalzando un paio di volte facendo un gran fracasso. Senza nemmeno volerlo aveva attivato uno dei poteri della padella, quello di spedire nel regno dei sogni la gente.
    "Uh? Oh...ehm....ops....la paellia......" lo sguardo di Zell rimase fisso sulla padella e riprese a ridere anche se tentava con pochi risultati di trattenersi.
    Sembrava che in quell’istante il tempo si fosse fermato: la signorina della paellia addormentata, il drago azzurro che puzza di pesce che la guarda come un ebete sorridente e lui che continuava a reprimere risate.
    Lentamente la ragazza si riprese e si risvegliò cogliendo di sorpresa Zell. Lui credeva che quel colpo l’avesse spedita a nanna per almeno cinque o sei ore e invece lei si risvegliò subito e di sicuro avrebbe sentito le sue nuove risate, dannazione quell’affare allora non funzionava a dovere! Forse cadendo sulla roccia si era rotto qualcosa! L’ibrido tentò di tornare serio, anche se gli costava un grande sforzo. La scena di vedere la padella volare nel cielo in un moto parabolico per poi finire perfetta a millimetro sulla zucca dell’umana, per poi rimbalzare sulla pietra gli faceva venire da ridere di continuo.
    Quando l’umana si riprese, lo guardò malissimo mentre lui la guardava con misto di curiosità e apprensione per capire cosa avesse intenzione di fare ora che il potere della paellia era stato attivato. Stupido lucertolone! Così lo aveva chiamato, dopo avergli dato del maleducato, il tutto condito da una “maledizione a lui”. Ma che colpa aveva lui? L’aveva anche chiamata per attirare la sua attenzione prima di tirare la paellia, era lei che non era pronta a riceverla, se l’avesse vista arrivare l’avrebbe afferrata saldamente con quelle mani prive di scaglie, prive di artigli e con un dito in meno rispetto alle sue. E poi il fatto che la traiettoria parabolica l’avesse centrata proprio in pieno muso era stata solo sfortuna. O fortuna.
    L’umana poi iniziò ad armeggiare nelle sue cose, aprì una specie di scatola e tirò fuori uno strumento musicale molto simile ad un violino. Finalmente un oggetto che conosceva! Nella sua foresta aveva visto molti elfi suonare e cantare canzoni bellissime durante le loro feste. Forse anche lei ora voleva suonare qualcosa ma il suo sguardo fulminante all’indirizzo di Zell non prometteva niente di buono.
    Molto lentamente e molto timidamente l’ibrido zampettò avvicinandosi all’umana e all’altro drago che le chiese se stesse bene.
    “Ops...scusami, signorina della paellia, ma ti ho anche chiamata prima di lanciartela, pensavo che voi umani foste più pronti! Ti ho fatto male?” le chiese un po’ impacciato, anche se non riusciva a reprimere qualche lieve sorriso.
    Infine Zell volse il muso al drago azzurro e fece un espressione di muso che diceva "ma che colpa ho io?" per poi tornare a guardare la ragazza con il liuto in attesa della sua risposta. Sperando che non lo chiamasse più "stupido lucertolone".

    Edited by King Bahamut - 11/12/2014, 23:08
     
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    Si sentiva lievemente arrabbiata. Come diavolo gli era venuto in mente di lanciarle una padella in faccia? Perché sì, era decisamente colpa dell'essere: guardare attraverso il cuoio capelluto era qualcosa che ancora le riusciva difficile, e gridarle qualcosa mentre lei stava parlando - o peggio se stava cantando! - aveva solo il potere di infastidirla non di zittirla per ascoltare! Stupido lucertolone che rivoltava le sue parole contro di lei! Doveva testare la padella proprio contro il suo naso? Erano in una dannata foresta piena di alberi molto più semplici da addormentare di lei! E..
    Ok, forse era un po' di più che lievemente arrabbiata.
    Per Giok del Quinci Dof, quand'era stata l'ultima volta che lo aveva ammesso anche solo con se stessa? Ah è vero, quella volta che l'avevano messa alla gogna! Ah ah, bei tempi quelli in cui viaggiare nella foresta ti portava solo ad altri villaggi e non a rettili sbadati. Ogni tanto capitava perfino di giungere in grandi città, dove il pubblico rimaneva, beh, fondamentalmente lo stesso, ma era decisamente di più, quindi era più facile che tra questi si infiltrasse anche gente di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Come quelli che gridavano sotto al suo palco, per esempio. Difficili da tollerare, ma se le grida cominciavano a essere volte ad attirare la sua attenzione, sopportarle diventava impossibile. Quella volta, Genna si era limitata a stoppare la sua ballata - era una di quelle noiose, non le spezzò il cuore -, a prendere il bicchiere di ceramica che teneva lì a lato per dissetarsi tra una canzone l'altra, e semplicemente a tirarlo verso la fonte dei suoi fastidi. Altrettanto semplicemente il tutto era sfociato in una rissa, che si era semplicemente conclusa con l'arrivo della guardia cittadina. Sia lei che il bifolco furono condannati ad un'ora di gogna. Alla stessa ora. Nella stessa piazza. Su gogne affiancate.
    Era tornata in quella città, e ancora si parlava della leggenda secondo cui due persone alla gogna avevano incantato tutti con - a seconda della versione - malie, versi, maledizioni, strepiti, magie, baci... il tutto per evitare un'ora di verdura marcia. In realtà, avevano solo continuato a litigare e gridare tra di loro, e inizialmente non si erano nemmeno resi conto di quello che non gliene stavano tirando. L'unico cavolo marcio che le arrivò addosso fu colpa di un bambino che ricevette subito un coppino per punizione e una sua sfuriata per vendetta. Tutti erano lì ridacchianti per sentire loro che se le dicevano di tutti i colori. Anche il suo ingegno nell'inventare nuove offese e imprecazioni in quell'occasione fu messa a dura prova. Una volta liberi e lontani dalle grandi masse, stremati e con la gola a pezzi, lei e il bifolco si erano scambiati un ultimo pugnetto amichevole.
    < Però! Solo un cavolo e un paio di pomodori.. è stato un piacere litigare con te, menestrello. >
    Doveva ammettere che dopo una decina di minuti che si urlava contro qualcun'altro, ci si sentiva molto meglio. Dopo mezz'oretta la cosa diventava un po' ridondante, solo che era troppo divertente per bloccarsi. No, non avrebbe tenuto un bis davanti all'essere ed al drago. Purtroppo non aveva tutto quel tempo.
    Lanciò uno sguardo tagliente verso il drago che la stava raggiungendo, sperò per lui che fosse più preoccupato che divertito. Ma come cavolo si interpretavano le espressioni dei rettili? Se snudavano le zanne significava che volevano mangiarla o che stavano ridacchiando? Bah! Alla fine del tragitto il drago le sembrò quasi traballante. Ottimo, se non ci pensava uno strano essere a farti secca, ecco che subentrava un drago ubriaco a schiacciarla inciampandole sopra! Ecco, la famosa giustizia... oh, il drago aprì le fauci.
    Come stava? Le aveva davvero chiesto come stava? Ah, una meraviglia! Aveva solo un naso fracassato, l'orgoglio a pezzi e il sedere infangato. Come stava... come diavolo doveva stare? Benissimo! E adesso doveva solo camminare per chissà quante leghe, e cercare di non incontrare altri dispettosi rallentamenti... che cosa aveva fatto di male per meritarsi questi due? Per gli Dei dell'Età della Notte! Genna non avrebbe mai pensato che tutti i suoi problemi potessero derivargli da un così semplice strumento di ferro! Si promise che non avrebbe cucinato mai più. Non aveva importanza che fossero anni che non tentava più l'impresa. Voleva solo...
    Oh, illuminazione! Un sorriso le sorse naturale. Si apprestò a nasconderlo, mentre il lucertolone esponeva le sue giustificazioni.
    < Tu! > lo additò una volta terminato.
    Non sprecò del tempo ad alzarsi, tanto la sua piccolezza non le avrebbe permesso di imporsi nemmeno da in piedi. Ripose il liuto al suo posto, e chiuse la rigida custodia con un sonoro schiocco guardando l'essere blu e verde con i suoi più truci occhi a fessura. L'effetto era solo in parte rovinato dalla mano che le copriva ancora il naso, e le guance che non la smettevano di bagnarsi di lacrime.
    < Non fare un altro passo! >
    Forse era già fermo, pace. La perplessità per la sua frase lo avrebbe distolto da quello che lei aveva in mente. Si girò verso il drago e sentì le labbra arricciarsi di nuovo in un sorriso.
    < Aesingr, hai detto di venire dal mare, giusto? >
    Non aspettò una risposta. Gli fece cenno di abbassare la testa, e cominciò a sussurrare più piano che le riuscì.
    < Hai il controllo dell'elemento dell'acqua, per caso? Mi aiuteresti con una piccola vendetta? >
    Armata di un sorriso di complicità gli indicò con un cenno l'essere. Sarebbe stato sufficiente che lo infradiciasse dalla testa ai piedi. Ma sapere cosa intendessero i draghi per dispetto, davvero le interessava. Era la prima volta che ne commissionava uno.
     
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    “Ops...scusami, signorina della paellia, ma ti ho anche chiamata prima di lanciartela, pensavo che voi umani foste più pronti! Ti ho fatto male?”
    Eh no, gli umani non erano mai stati tanto abili e pronti ad affrontare le avversità, se non servendosi di sporchi trucchetti.
    Anche se in quel caso il lasciarsi prendere sul muso per lei non doveva essere stato un trucco così ben riuscito. E poi si era già convinto che... Egennarilla Nyman, o la signorina della paellia, non fosse quel genere di umano, ma, per quanto poteva valere la sua interpretazione, qualcuno abbastanza strano da poter essere paragonato anche a lui. E questo si che era un complimento visto che di qualità normali Aesingr ne aveva ben poche!
    Il -lucertolone- si scusò un po' goffamente, anche se la ragazza continuava lanciargli occhiate non molto rassicuranti.
    Si trattenne dal farle notare che in fondo la padella aveva anche un'ulteriore funzione, quella di far litigare umani e draghi in maniera... beh... -pacifica-.
    Il che poteva essere un bene, forse la padella era la soluzione per l'astio che esisteva da tempi immemori tra quelle due razze così opposte. Che fosse un oggetto di tale potere?
    Le risate dello strano ibrido, che ora suppose di classificare come gabbiano-cavalletta troppo cresciuta, sembravano non voler finire più. In un certo senso anche a lui sfuggiva qualche sorriso di tanto in tanto, quei due gli piacevano assai e la situazione era abbastanza assurda. Ma a quella povera umana non doveva piacere sentirsi ridacchiare sul muso per la miserevole fine a cui era stata destinata.
    Quando proprio lei si rivolse a lui cercò di assumere un'espressione che vagamente somigliasse a un -dimmi, non sto pensando a niente anche se...-
    Si fu quella la definizione che attribuì al modo in cui voleva atteggiarsi. Per gli zampilli del monte Tanos!
    < Aesingr, hai detto di venire dal mare, giusto? >
    Pensava di conoscere il seguito: -mi porti via da quì? molto lontano, fin dove ne tu ne quel lucertolone potrete infastidirmi?-
    E come biasimarla! In tal caso gli sarebbe dispiaciuto, per più motivi, ma l'avrebbe accontentata.
    Ma la richiesta fu di tutt'altra entità, decisamente più singolare e inaspettata.
    Doveva aiutarla a vendicarsi? O santo Nekrum...
    Odiava le vendette, le riconduceva sempre a odio che genera altro odio, alla spirale di violenza che aveva portato gli uomini e molte creature a combattersi per lungo andare senza neanche uno scopo preciso.
    E poi che c'entravano il suo elemento e la sua natura marina? In cosa doveva aiutarla? A sterminare un clan? a radere al suolo villaggi? A uccidere famiglie e separare madri dai loro figli e figli dalle loro madri? A... Lanciò uno sguardo vaquo all'altro drago.
    A vendicarsi di una padellata in testa? Oh si, per quello poteva anche dare una zampa!
    Temette che la sua voce fosse più udibile di quella sottile della ragazza e per la risposta si sarebbe dovuto impegnare non poco per non farsi sentire dall'altro.
    Sperò che lo strano sibilo che gli uscì fosse comprensibile alle sue orecchie. Avvicinò il muso alla sua faccia il più possibile, stando attento a farlo molto lentamente. Se se la fosse presa pure con lui per qualsiasi ragione sarebbero stati guai.
    "Si certo... ma non esageriamo,non vorrei che tornasse il guerriero implacabile di prima. non amo combattere. Cosa devo fare?"
    Sperava che non gli chiedesse di fingere di annegarlo o annegarlo sul serio, c'erano soluzioni molto meno drastiche.
    Oh si, quella situazione era al quanto allettante.
    Chi sa se al lucertolone piaceva l'acqua?
     
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    Ma come era possibile? Fino a qualche minuto fa era lui a minacciare la signorina della paellia e adesso era lei che lo minacciava? Con quegli occhi a fessura? Che irascibili questi umani, non si poteva nemmeno scherzare con loro. Sentiva la mancanza degli elfi, anche se loro potevano sembrare a prima vista seri e duri, in realtà erano creature scherzose e divertenti e anche se venivano colpiti da qualcosa loro si mettevano a ridere. A parti invertite lui si sarebbe divertito un mondo, anzi avrebbe incitato ancora di più l’umana a tirargli in testa la paellia per poi dargli dei colpi di corna. Invece con un lancio solo le aveva quasi rotto quel naso ridicolo sporgente in un muso del tutto schiacciato, come se tutti gli umani si fossero schiantati di muso contro qualche albero alla nascita. Una brutta copia degli elfi. E che deboli che erano. E lui che si era messo in una posizione di guardia con la spada sguainata come se fosse contro un orco o un goblin o qualche strano mostro venuto fuori da chissadove.
    Che avrebbe fatto l’umana se lui avesse fatto “un solo passo?”. La paellia ormai era andata e a lei restava solo il liuto, i pugnali e...il drago azzurro che puzza di pesce?!?! Ad un certo punto iniziò a confabulare con il drago azzurro uscito da quell’enorme catino di acqua salata che si chiama mare nel quale Zell nemmeno si azzardò ad entrare. Il giorno che giunse in quell’isola provò ad assaggiare con la lingua quell’acqua ma la sputò subito dopo schifato. Come si poteva bere una cosa simile? E come poteva pulirsi le scaglie in quell’acqua? Per sua fortuna, la foresta era ricca di ruscelli e laghetti di acqua limpida e fresca. E non doveva nemmeno preoccuparsi per la pesca; la foresta era così ricca di prede succulente e carnose che non era proprio necessario andare a catturare dei pesci.
    Ma tornando al presente, cosa aveva detto l’umana a quell’altro? Parlò così a bassa voce che non riuscì a sentire tutta la frase. Sentì solo “mare” “caso” e “Aes.....cosa?” L’umana era completamente impazzita a causa del colpo in testa e ora cianciava parole a caso? Ma quello che insospettì Zell era che la signorina della paellia era troppo in confidenza con il drago che puzza di pesce. Infatti quello le rispose Quindi si conoscevano? Era anche lui sulla catapecchia che galleggia? Un dubbio enorme, atroce fece breccia nella mente dell’ibrido e, come era diventato cucciolo e allegro, altrettanto velocemente tornò serio e militaresco. La catapecchia che galleggia! Poteva tornare assieme a tutto il suo carico di umani!
    Insospettito , Zell fece delle ampie falcate fino a mettersi vicino ai loro musi per interromperli, le mani sui fianchi e lo sguardo di nuovo insospettito, di nuovo simile a quello che aveva all’inizio, scrutando i due a colpi alterni con gli occhi di nuovo socchiusi.
    “Ma quindi voi due vi conoscete! Che avete da confabulare? E a proposito non mi avete spiegato delle cose fondamentali. Chi siete voi due? Cosa volete? E perché siete venuti nel mio territorio? Ora non scherzo più!”
    La sua voce tornò seria, dopo tante risate e sottolineò con voce più grossa “mio territorio”. Zell aveva abbassato un po’ troppo la guardia e si era lasciato troppo andare dalle risate. Forse tutta quella sceneggiata era fatta apposta per fargli abbassare la guardia e colpirlo? Se era così lui era stato un pollo e non poteva permetterselo, dannazione a lui che aveva riposto la spada e dannazione a quel suo essere cucciolo che stavolta lo aveva fregato! Dopo aver rivolto quelle domande, portò di nuovo mano alla spada e la sfilò di alcuni centimetri, sufficienti per far vedere la lama lucente. La mano a sei dita era pronta per sfilarla se fosse stato necessario.
    Ora aveva il forte sospetto che il drago azzurro che puzza di pesce fosse in combutta con gli umani, i quali potevano aver portato la loro catapecchia sull’altra sponda dell’isola e attaccarlo alle spalle. Peggio per loro, lui avrebbe combattuto fino alla morte. O sarebbe morto lui o la foresta sarebbe stata cosparsa di cadaveri e i fiumi sporcati di sangue. Non che temesse gli umani ma quello che gli preoccupava era il drago. Combattere contro di lui non era di certo uno scherzo. Ed era dura anche psicologicamente. Non gli andava di combattere contro uno della sua razza, tanto che lo aveva chiamato "fratello", come chiamava tutti i draghi e tutti gli elfi che incontrava, portanto un profondo rispetto per loro.
    Tutti i suoi sensi tornarono vigili e in guardia. Ora, al minimo segnale di pericolo avrebbe reagito prontamente.
     
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    Cosa le era successo? Di solito era brava con le parole, era il suo lavoro esserlo, scegliendo la giusta combinazione per dare la sfumatura da lei voluta. Ma allora, perché al suo bisbiglio, il muso del drago si era rabbuiato per un istante? Non poteva usare "rivincita", per esempio? O rivalsa, ripicca, burla, scherzo, celia.. anche in questo caso il mondo era pieno di parole per esprimere più o meno lo stesso concetto. Perché sfruttare proprio la sfumatura col significato più forte? Adesso, però, era curiosa: cosa aveva lasciato intendere la sua infelice scelta della parola "vendetta"?
    Il drago si riscosse. Aveva inteso che lei voleva fare uno solo un innocente scherzetto? Quando si avvicinò alla sua testa quasi temette che volesse azzannarla. Non doveva arrabbiarsi troppo, non doveva smettere di ragionare. Quei due, per quanto pazzi, non ci avrebbero messo molto per farla andare nell'eterno oblio.
    E con questo? Lei aveva ancora un conto in sospeso con l'essere! Gli lanciò un'occhiata. Ehm, per quale motivo le sembrava un palloncino che dovesse esplodere da un momento all'altro?
    < Riempi la padella di acqua. > sussurrò frettolosamente al drago, prima che l'essere riuscisse a raggiungerli.
    Dopo un ultimo occhiolino, staccò lo sguardo dal drago per posarlo sull'essere. Ed ecco la sua nuova sfuriata. Ma era impazzito, per caso? Quando mai lei avrebbe avuto tempo di fare amicizia con un drago? O meglio, dove mai avrebbe dovuto trovarlo un drago la cui prima reazione non fosse quella di pappar.. ok, le era appena successo. Ma quest'isola era diversa. Era per questo che l'aveva scelta: per cercare la Canzone anche tra draghi e altre specie. Quale strana persecuzione sembrava vedere quello strano essere?
    Genna rimase seduta con uno sguardo placido - era un'ottima attrice a volte - per tutto il tempo della predica. Anche quando l'essere ebbe finito, mantenne ancora il contatto visivo con i suoi occhi, senza cambiare di un millimetro la sua espressione facciale.
    < Benissimo. > mormorò distogliendo lo sguardo.
    Cominciò molto lentamente ad alzarsi, e si prese tutto il tempo necessario per spolverare i pantaloni e radunare le sue cose. Caricò zaino e liuto in spalla, e recuperò la padella.
    < Chi sono? Io sono una donna impegnata e ho delle minacce da attuare. Quindi, a meno che voi non sappiate dove si trovi Kerus, o che non conosciate la Canzone, non vi disturberò oltre. >
    Lo sguardo si soffermò sul drago. Le ritornò il sorriso complice.
    < Adesso, Aesingr. - pausa - Ci salutiamo. >
    Sperò che il drago capisse il suo messaggio, che la recita non ingannasse pure lui, e perché no, sperò pure che l'essere non tirasse di nuovo fuori quella stupida spada per decidere finalmente di usarla. Stranamente la preoccupazione era più rivolta verso il drago che verso se stessa, le aveva confessato di non essere un combattente..
    Si girò mantenendo la padella con la concavità verso l'alto e nascondendola attentamente col suo corpo. Oh, per Forman Jott, e se Aesingr non fosse stato in grado di riempirla discretamente? E se l'essere se ne fosse accorto? Se, se e se! Pace, lo avrebbe comunque scoperto nel giro di poco. Con appena qualche dito di acciaio che le trapassava il cuore. Bazzecole.
    Mmh, se sono stata un po' criptica, fate un fischio..
     
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    Il loro sommesso farfugliare aveva ovviamente insospettito l'ibrido... em vediamo, lucertolone-scoiattolo!
    Si quello gli andava particolarmente a genio. Gli piacevano gli scoiattoli, adorava osservarli mentre zampettavano allegri tra i rami degli alberi in cerca di una qualche modesta fonte di cibo nei meandri della foresta.
    Si immaginò il piccolo animaletto che correva spensierato dopo aver individuato una qualche bacca o qualcosa del genere, mentre attorno a se il mondo continuava a perseverare nel suo scorrere così rapido e inarestabile.
    Ma non poteva fermarsi il tempoper 5 minuti? Per questo adorava il fondale marino, erano rare le interruzioni là sotto e non avrebbe mai finito di ringraziare madre natura per avergli donato branchie capaci di fargli assorbire ossigeno anche dall'acqua.
    Perché non era tutto pacifico in quel modo? Perché stava continuando a pensare a cose inutili? Perché continuava ad attribuire strane forme a quell'essere che intanto si stava avvicinando in maniera poco convincente?
    Almeno, grado per grado era tornato a contatto con la realtà. Perché mai il loro confabulare doveva causare il ritorno del guerriero indomabile?
    Eppure fino ad un momento prima gli era sembrato così piacevolmente pacifico. Avrebbe dovuto temerlo? Come doveva interpretare la sensazione che stesse per estrarre la spada e usarla per scopi davvero non molto gradevoli?
    Il suo sguardo era ancora rivolto all'umana, ma udì chiaramente l'arma emergere leggermente dal suo fodero e la sentì splendere sotto il sole.
    Sentirla splendere? Oh si, ne era in grado.
    Mentre cercava di rendersi il più indifferente possibile incamerò la richiesta di Egennarilla Nyman.
    Ma che nome lungo! Chi gliel'aveva dato? E che richiesta folle... riempire la padella d'acqua?
    Doveva riempirla. perché? Evitò di annuire per non destare ulteriori sospetti nell'altro drago e caricò un po' d'energia nelle fauci, cercando di trattenersi. Se non l'avesse fatto rischiava di rispedirla da dove era venuta con un colpo solo, sia la padella che l'umana.
    Poi vide che si stava alzando e stava raccogliendo le sue cose e per fortuna non lanciò nessun getto d'acqua improvviso. Non aveva capito di dover attendere un nuovo segnale e per poco non combinava un guaio. Trattenne l'acqua in gola, compiendo uno sforzo immane per non farne uscire neanche una goccia e solo in quel momento capì di essere in grado di autosoffocarsi se l'avesse voluto.
    Deglutì. Fu sicuro che l'espressione nel suo muso avesse fatto intendere che c'era qualcosa che non quadrava, ma sperò che nessuno dei due l'avesse notato. Accidenti alle carnefici di Zork il gambero assassino!
    Nonostante la priorità in quel momento fosse diventata la capacità di non tossire acqua da per tutto, riuscì a rispondere al lucertolone con fare abbastanza deciso.
    "Io non avevo mai visto questa umana prima d'ora. come ho detto prima..." Si interruppe per un attimo, voleva evitare di sputare in faccia a qualcuno. "non c'è bisogno di arrabbiarsi. Lascia andare la spada e rilassati, la foresta è stupenda proprio perché c'è una pace incredibile"
    Avrebbe voluto aggiungere qualcosa del tipo -In oltre questo territorio non è di nessuno-, ma il timore di farlo infuriare e la seguente frase della ragazza lo fermarono.
    "Adesso, Aesingr. - pausa - Ci salutiamo."
    Ma cos... non gli aveva appena detto di aiutarla a vendicarsi? Era quasi strozzato per niente?
    Ora era lui a doversi vendicare! Per qualche strana ragione la sua testa ripeté la frase, come l'eco della voce riverberasse nella sua mente per essere decifrata.
    Adesso... forse la piccola pausa era il segnale? E se non fosse stato quello? E dove caspita era finita la padella?
    Probabilmente l'umana non aveva capito che controllare l'acqua non implicasse farla apparire dal nulla. Ecco. E ora che si inventava? se avesse lanciato il colpo verso di lei le avrebbe fatto il bagno, l'altro drago se ne sarebbe accorto e avrebbe mandato tutto all'aria.
    La faccenda si stava complicando e gli sembrò quasi di trovarsi di fronte ad un avversario pericoloso, come quando era stato costretto a combattere contro la sua volontà, come quando uno dei suoi complicati vortici di pensieri non voleva dargli pace.
    Eppure era solo un innocente scherzetto! O almeno così sperava.
    Non poteva comunicarle che aveva capito solo in quel momento le sue intenzioni e che non aveva modo di far apparire acqua nella padella da lì. L'energia doveva essere convogliata dal suo interno e trasformata in acqua da scagliare fuori con forza, oppure da fonti esterne nelle vicinanze.
    Quella seconda opzione l'aveva sfruttata pochissime volte perché impiegava una gran quantità di concentrazione, e un onda marina non poteva entrare nella padella. Ma l'unica fonte d'acqua utilizzabile in quel momento era il mare!
    Doveva arrendersi così miseramente? eppure doveva riempire quella benedetta padella!
    Fortunatamente era abituato a pensare e a riflettere, infatti non erano passati che pochi secondi da quando Egennarilla Nyman si era voltata aspettando il suo intervento.
    C'era qualcosa che non aveva mai provato prima di allora. Forse poteva farcela.
    Doveva prendere tempo.
    "Un attimo. - pausa - fà ci siamo conosciuti e già dobbiamo salutarci. Mi dispiace però..."
    Sperò che fosse abbastanza geniale da saper interpretare il suo stesso trucchetto.
    Finse di voltarsi per andarsene, dimenticandosi però di fingere anche un saluto al lucertolone.
    Va beh non aveva importanza. Si mosse con disinvoltura fino a trovarsi di fianco all'umana e Soffiò una piccola nuvola di vapore dalle narici che diresse versola padella, cercando di trasformarla rapidamente in acqua prima che si dissolvesse o si espandesse chi sa dove. Sollevò un ala con cui improvvisò una grattatina sul collo per coprire quel tesissimo avvenimento, passando l'artiglio in cima alla membrana alare sulle proprie scaglie, mentre il vapore passava dallo stato gassoso a quello liquido.
    Era totalmente impossibile convertirlo nello stesso volume della padella, ma per qualche arcana grazia superiore quella che cadde dal recipiente fu abbastanza modesta da poter essere ignorata.
    La padella era quasi riempita, poteva ritenersi soddisfatto.
    Non aveva mai dovuto fingere ma scoprì che non gli riusciva troppo male. Sollevò il muso, tornando a fissare il lucertolone da sopra la testa dell'umana.
    "Quand'è che noi potremo incontrarci di nuovo? Magari riesco a convincerti a condividere questo territorio"
    E come gli era uscita una frase del genere? Nons apeva che dire, ma qualcosa per guadagnare qualche altro secondo era utile.
    Ba... il problema era capire se era andato tutto per il verso giusto.
    Chi sa se dopo tutta quella fatica l'ibrido si fosse anche accorto del loro piccolo piano?
    no no per nulla criptica, so io che mi so impallato per scrivere sto messaggio. se qualcosa non combacia con quello che è successo fatemelo notare perché... è uscito un po' incasinato XD
     
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    Quei due stanno nascondendo qualcosa alle spalle dell'ibrido. Zell lo sospettava fortemente, anche se non capiva cosa. Probabilmente quei due cercavano di distrarlo dall'attacco degli altri umani a bordo della catapecchia galleggiante.
    Guardò insospettito i due, ora erano entrambi troppo placidi, avevano cambiato di comportamento troppo velocemente e questo fece insospettire ancora di più Zell. Almeno aveva interrotto il loro confabulare.
    Il drago azzurro che sa di pesce gli disse di rilassarsi ma quella frase fece l'effetto opposto. Era come gettare legna secca sul fuoco, aumentando ancora di più i sospetti di Zell.
    "So benissimo che nella foresta c'è una pace incredibile. Ho sempre vissuto nella foresta, non serve che me lo insegni proprio tu che sei uscito dall'acqua salata! Stavo in pace e rilassato fino a quando siete arrivati voi due praticamente assieme. Che caso eh?" disse Zell tenendo sempre la mano sull'elsa.
    Subito dopo fu il turno dell'umana a parlare, a quanto pare cercava la città per dei motivi campati in aria.
    "Kerus? La città maledetta? Sei completamente fuori strada, signorina della paellia. E dimmi, hai un nome? O devo continuare a chiamarti signorina della paellia? E comunque no no no no...non ci siamo. Voi due mi state nascondendo qualcosa, lo sento! Troppe cose qui non battono!" disse Zell, con l'ultima frase rivolta ad entrambi.
    L'umana si era alzata. Tutto quel male che aveva lamentato fino a pochi attimi fa si era dissolto, come per magia. Era tutta una sceneggiata! Zell non staccò mai la mano dalla spada, anzi la estrasse di un altro pò. Stava per succedere qualcosa.
    Ancora più strano era il loro congedo. A quanto pare il drago azzurro che puzza di pesce si chiamava Aesingr, e lui non si era ancora presentato, o almeno Zell non lo aveva sentito, cosa alquanto strana e la risposta del drago fu ancora più strana. Era una frase troppo fatta e un saluto troppo scontato.
    Ad un certo punto mentre lui se ne andava, l'ibrido sentì un rumore, grazie al suo udito sviluppato: uno sgocciolio, come lo stillicidio sulle rocce dopo la pioggia. Ma nelle vicinanze non c'erano fonti e durante la notte non aveva piovuto, anzi, il terreno era ancora gelato. Allora cos'era quel rumore di acqua? Come se non bastasse Aesingr chiese all'ibrido di condividere il territorio.
    "E io cosa ci guadagnerei nel condividere il territorio con uno che vive nell'acqua? Non sono nato ieri, hai le zampe palmate e l'odore del mare addosso. Tu non sei della foresta!"
    Il rumore di sgocciolio ora era smesso. Era apparso e scomparso troppo velocemente.
    "E a proposito, cos'era quel rumore di acqua? Il terreno è ancora gelato!" Zell si guardò intorno in tutte le direzioni possibili, sentiva che stava per succedere qualcosa. La sua corrente interna era così in tensione che se l'avesse scaricata in un colpo solo avrebbe folgorato uno dei grandi alberi della foresta come un fulmine naturale.


    Ok, spero di aver fatto combaciare tutti i dialoghi! XD


    Edited by King Bahamut - 14/12/2014, 18:12
     
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    Aes, devo ammettere che speravo non riuscissi a riempire la padella per arrabbiarmi pure con te XD

    Soddisfazione. Quanto è bello ideare nuovi messaggi subliminali e capire quando e se il bersaglio aveva recepito? Ah, che soddisfazione! Peccato che questo sentimento fosse in lotta con la sua ostinazione nel far preoccupare un essere tanto più pericoloso di lei.. dannato caratteraccio! Genna sapeva che questo avrebbe continuato a darle, emh, parecchi fastidi, ma aveva anche sempre sperato di riuscire a sopravvivere almeno qualche istante con la Canzone che le risuonava nella testa..
    E invece, l'essere non sembrava lasciarla aspirare a questa strada. Che diamine, prima si era lamentato della sua presenza, ed ora, quando dichiarava che se ne stava finalmente andando, voleva trattenerla chiedendole inezie quale nome, cognome, provenienza e.. eh, ma perché lei avrebbe dovuto rispondere? Aveva già detto il suo nome! L'unico che al momento non si era presentato era proprio lui, quindi da che pulpito si lamentava?
    I suoi passi si bloccarono. L'essere non aveva solo vaneggiato, cosa intendeva con "città maledetta"? Perché Kerus veniva associata a quell'orribile aggettivo? Non era troppo carino, anzi, suonava piuttosto male. Soprattutto sapendo che quello era il suo obbiettivo. Il capitano lo sapeva? Come si era permesso di omettere un piccolo dettaglio come una maledizione a cui sembravano credere draghi ed esseri locali? Simpatico. Davvero. Lo odiava. Ancora di più.
    Ciò non risolveva come dovesse comportarsi al momento. Se non poteva andarsene né rimanere cosa le restava? Scomparire in una nube di fumo? Cancellargli la memoria? Volare sulla luna? Sprofondare nel terreno? Cantargli una ninna nanna? Tirargli una padellata addosso? Bah, almeno l'ultima idea le era impossibile, ormai aveva chiesto al drago di riempirgliela, e già di suo sembrava un pelo confuso, se in più gli toglieva la... ehi, che stava facendo? Usava il suo stesso codice? Che davvero avesse bisogno di un attimo? Si avvicinava e.. le sputava addosso. No, era una sorta di nebbia, una condensa che finiva sulla padella e si... che diavolo, perché non gli aveva detto che aveva bisogno di un contatto diretto per riempire la padella? Stupido drago!
    Nel frattempo l'essere cominciò a lamentarsi degli sproloqui del drago effettivamente un po' insensati. Ottimo, almeno un attimo di respiro... uh, zampe palmate? Oh, era vero! Ma tutti i draghi l'avevano o era solo una particolarità di quelli marini? Chissà che strana sensazione quella di avere sempre qualcosa tra le dita.. ma che stupidi pensieri. Perché piuttosto non pensava un modo per liberarsi da quella sit...
    Diamine, si era accorto, l'essere sospettava qualcosa.. come aveva fatto a sentire un rumore d'acqua? Lei che reggeva la fonte a stento aveva udito qualcosa! Che fare? Che doveva fare? Che poteva fare? Lanciò un'occhiata preoccupata al drago. C'era solo una cosa.
    Sospirò e si voltò verso l'essere. Assunse un'aria volutamente spaesata.
    < Quel rumore? E' colpa mia: ho chiesto ad Aesingr di riempire la padella d'acqua senza che tu te ne accorgessi. - si voltò un attimo verso il drago - Ah, a proposito, grazie Aes, ma adesso ti conviene andartene. >
    I draghi usavano diminutivi? Ma che razza di problemi le venivano in quel momento? Si stava dichiarando colpevole agli occhi di uno psicopatico armato! E sconfessava pure un complice. Chissà quanto la stava odiando il drago in quel momento...
    Sentì il volto imbronciarsi, seguito da un eco pulsante dal naso.
    < Volevo solo farti questo. >
    E finalmente gli tirò l'acqua della padella contro. Sì, doveva almeno togliersi quella soddisfazione! Fu un movimento semplice ed erano abbastanza vicini, forse il getto lo avrebbe addirittura colpito! In realtà, non le importava troppo, adesso puntava solo a coglierlo di sorpresa per distrarlo e permettere al drago di seguire il suo consiglio e andarsene.
    < E sappi che se mi sbudelli, io non ti dico chi sono! >
    Gli puntò contro l'indice e gli lanciò un'occhiataccia convinta. Mmh, ultimamente le sue minacce non avevano funzionato molto, e se fosse un semplice spettatore esterno, sicuramente non avrebbe scommesso molto su se stessa.
    Non era più ostinazione la sua, le sembrava sempre più un suicidio.

    Scusate il messaggio, mi è venuto scrauso.. non ho avuto tempo per rileggerlo..


    Edited by Tirannosaurorex - 15/12/2014, 17:02
     
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    Non solo l'altro drago si era insospettito, ma ora la situazione sembrava peggiorare di secondo in secondo e i suoi dubbi continuavano ad aumentare, soprattutto dopo gli insulsi sproloqui di Aesingr.
    Ormai di scemenze ne aveva dette, chi se ne importava. Il tempo non aveva mai concesso retrocessioni.
    Quando proprio lui lo definì come uscito dall'acqua salata, gli venne da sorridere.
    In effetti, anche se per lui era scontato di trovarsi da giorni a Kengard, non doveva essere lo stesso per quei due che l'avevano visto arrivare dal mare o almeno così doveva essere stato per l'ibrido animale che non gli venne in mente-altro animale che non gli venne in mente. Si, si era stufato di attribuirgli strane forme che non avevano ne capo ne coda. Cioè, lui il capo e la coda ce li aveva ma si era comunque stufato.
    "Tecnicamente io mi sono stanziato in questa foresta qualche giorno fà, non vengo dall'esterno, né vivo quì. ma non mi piace che tu giudichi come tuo questo territorio, la natura non appartiene a nessuno. Quindi speravo tu mi permettessi di passare di quì senza rischiare di dovermelo conquistare"
    Rispose, mentre seguiva il consiglio dell'umana e indietreggiava di qualche passo.
    Pensò anche al fatto che quello avesse percepito lo sgocciolio nonostante non ne avesse individuato la fonte con lo sguardo. Fu quel piccolo dettaglio gli fece riacquistare un punto dopo la frase riguardo al territorio, almeno poteva ritenersi fortunato di aver incontrato qualcun'altro che non si fermava all'apparenza delle cose.
    Come Aesingr, sapeva captare anche segnali insignificanti come poche gocce d'acqua che ticchettavano su una padella. Ma c'era altro che non gli quadrava: perché con un udito così fine e sensibile non aveva sentito l'umana mentre diceva il suo nome?
    Adesso era lui quello strano! No, quelli strani erano tutti fuor che lui... e il che era al quanto inquietante.
    Perché diavolo Egennarilla nyman aveva spiattellato tutto il piano così barbaramente!
    Si sentì quasi normale. La cosa lo avrebbe spaventato, se non ci fosse stato altro ad occupargli i pensieri. La padella stava per entrare in azione!
    Aes? Allora forse neanche l'umana si sarebbe offesa se l'avesse chiamata con un nome più semplice.
    Mentre coglieva l'occasione per pensare a quale diminutivo utilizzare -arco temporale di circa 0,94888888 secondi circa- caricò l'energia del proprio elemento in forma molto leggera in bocca, cercando di evitare un altro quasi suicidio per soffocamento come poco prima.
    Quando Egenna -così l'avrebbe chiamata e pensata finché lei non gli avesse suggerito un altra opzione- caricò la padella e sferrò il colpo, anche lui si spostò lateralmente di qualche centimetro e scagliò un getto simile a quello scaturito dalla portentosa padella.
    "E ora piccola lavata di capo combinata così impari!"
    Entrambi i colpi erano diretti verso lo strano essere, non sarebbe mai riuscito ad evitarli entrambi. E se ci fosse riuscito... chi se ne importava.
    Sperava che bastasse per fargli capire che la loro non era una complicità veramente pericolosa per lui, ma che tutti quei bisbigli, frasi insensate, azioni inutili e improvvisate... erano tutte finalizzate a lanciargli un po' d'acqua.
    E lui si era pensato più normale di loro? Non lo era proprio per nulla!

    @Tira: va beh non c'era bisogno che correggessi, ero solo io che temevo di essermi perso qualcosa. per tirare una semplice padellata d'acqua s'è fatto un casino indicibile

    @Zell ho risposto a tutte le tue frasi con una se no si impallava tutta la scena temporalmente. volevo rispondere molto di più ma avevo paura di rendere la cosa materialmente impossibile, se immaginate quello che sta succedendo noi lo facciamo sembrare abnorme ma sta succedendo in pochi secondi e se i dialoghi si intrecciano alla caz de can si scatronfia il delirio più indissolubile XD tipo di Kerus avevo da rispondere e volevo risponderti altro nel dialogo ma rimando al prossimo post

    scusate il messaggino un po' poco figo ma meglio così, ora vediamo se Zel farà un acrobazia ninja e eviterà il colpo o se si farà la doccetta che puzza troppo di foresta!
     
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    Zell iniziava a essere stufo di quei due. Nella sua vita aveva conosciuto pochissimi draghi antipatici ma questo stava diventando sempre più ostico più i secondi passavano. Specialmente su quella frase del territorio, che fece ridurre gli occhi di Zell a due fessure. Sicuramente la natura non apparteneva a nessuno, e questo Zell lo sapeva ma non gli andava di avere un competitore nel suo terreno di caccia e vedere diminuire le prede, oltre che sentire di continuo quella puzza di pesce che si portava dietro. Stando vicino a lui Zell temeva di prenderselo anche lui.
    "Spiacente! La foresta è grande! Trovati un altro posto, questa è la mia zona di caccia e tu mi faresti fuori diverse prede....Aesingr!" sibilò Zell a denti stretti. Finalmente lo chiamò anche lui per nome, visto che l'umana lo chiamava così.
    Poi si voltò verso l'umana che iniziò a menzionare dell'acqua che voleva tirargli addosso con la paellia e a intimare al drago azzurro di andarsene e Zell fu distratto e sperò effettivamente il drago se ne andasse.
    Ma quando tornò a guardare l'umana, questa fece apparire di nuovo la padella, colma d'acqua. Zell abbassò istintivamente il muso e questo bastò che l'acqua non lo colpisse in pieno muso ma lo schizzo colpì la membrana dell'ala destra. Un istante dopo un secondo schizzo di acqua proveniente dal drago azzurro lo colpì più o meno nello stesso punto.
    L'ibrido cacciò un verso da far rizzare i peli in testa all'umana. Prima era un urlo acuto di dolore per poi passare ad un forte ruggito basso di rabbia e indignazione. Colpendo la membrana alare ricca di nervature in tensione, l'acqua sfrigolò come se avesse colpito un ferro rovente e delle scintille sprizzarono dal punto dove Zell venne colpito. L'ibrido percepì sull'ala un dolore acuto, come se l'acqua scottasse, non era riuscito ad abbassare l'elettricità in lui in tempo per evitare che facesse reazione con l'acqua. Non era un colpo che aveva compromesso la funzionalità dell'ala ma era comunque fastidioso, oltre al fatto che Zell odiava essere bagnato dagli altri, vista la sua natura di creatura dell'elettricità. Per lui era meno dolorosa una fiammata che non un schizzo d'acqua.
    Subito dopo quel verso stridente, l'ibrido indietreggiò velocemente di diversi metri per portarsi fuori dalla portata di altri schizzi d'acqua ma senza distogliere lo sguardo fiammeggiante.
    "Teste vuote!!!!!!" urlò Zell con voce tonante "Ma avete idea di quanto possa essere pericoloso attaccare con dell'acqua una creatura dell'elettricità con la corrente interna in tensione?"
    In quel momento Zell spalancò le ali fino alla massima apertura consentitagli, facendolo sembrare più grande agli occhi degli altri due. Il sole del mattino che filtrava dalle fronde illuminò le ali verdi brillanti e tutto l'intorno si tinse di verde. Diede dei colpi con l'ala destra per togliersi l'acqua di dosso anche se questo gli provocava delle fastidiose fitte di dolore. Se gli altri gli avessero tirato altra acqua, da quella distanza l'avrebbe schivata agilmente
    Senza togliere lo sguardo dai due, Zell aprì verso l'alto il palmo della mano destra e fece scaturire una vivace scintilla azzurra che danzava a pochi millimetri dalle sue scaglie, per poi portarla sull'ala, nel punto dove era stato colpito. Il contatto con il suo elemento gli fece passare subito il dolore e Zell si lasciò andare a quella sensazione di benessere senza comunque abbassare la guardia e senza aspettare oltre, lanciò la scintilla all'indirizzo dell'aria sopra il drago e l'umana. Il fulmine in miniatura, che poteva comunque essere pericoloso per l'umana e per il drago del suo elemento opposto, serpeggiò alcuni metri sopra di loro e andò ad infrangersi contro i rami spogli di un faggio che vennero in parte bruciacchiati. Zell mirò apposta in alto per non colpirli ma per far capire loro che quello era il colpo di avvertimento e che non avrebbe esitato ad abbassare la mira.
    "Provateci ancora una volta e vi trasformerò in parafulmini!" disse indignato e minaccioso, sempre fermo in quella posizione con le ali spalancate mentre la coda continuava a frustare nervosa il terreno.


    Ehm....guardate che più cercate di calmarlo e più lo fate incavolare, continuando di questo passo! XD
     
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    Splendore celeste

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    Prima o poi avrebbe capito cosa stava facendo.
    Questa era una promessa, probabilmente rivolta verso se stessa, che Genna sperava tanto riuscire a mantenere. Cosa stava facendo? O meglio, quello era palese, si prendeva una rivincita per una padella sul naso. Ma perché si ostinava a farlo? Perché contava tanto provocare un essere incontrato a caso in una foresta? Perché aveva inccontrato le due creature? Perché si trovava lì da sola? Perché il capitano l'aveva lasciata a terra? E perché ogni autorità che incontrava aveva il potere di farla infuriare?
    Perché. Perché. Perché. Dannatamente perché. Sempre perché.
    Ecco, era questo il mistero. I perché del suo comportamento. Il perché bastasse un nonnulla per farla fissare con qualcosa, e il perché continuasse a perseguire senza preoccuparsi di ciò che le era intorno. Perché. Maledizione ai perché!
    Era tanto diverso in questa occasione rispetto al solito? Certo, non aveva a che fare con esseri umani, ma con psicopatici capaci di papparsi una Genna condita di stivali e vestiti, senza nemmeno cucinarla - questo era assodato, non conoscevano nemmeno l'uso delle padelle -! Valeva qualcosa il fatto di aver trovato un alleato pazzo almeno quanto lei nel perseguire l'obbiettivo di fare un bagno a quell'essere indefinito? Mah.. ehi, non gli aveva detto di svicolare? Perché il drago era ancora lì? Perché la stava aiutando con una pazzia che nemmeno lei capiva? Perché... strano.
    Perché? Perché il drago lo stava facendo? Era la prima volta che le capitava di porsi simili domande senza essere lei il soggetto della stessa. Fantastico. Quello era un giorno pieno di prime volte... e sarebbe stato il suo ultimo, se non fosse stata attenta a ciò che le accadeva intorno.
    I due getti riuscirono nel loro intento. Dalla sua prospettiva non era facile intendere quale dei due colpì, anche se immaginava quello del drago, decisamente più preciso del suo maccheronico gavettone. L'essere non ne fu contento, anzi dal suo spaventoso verso sembrò quasi fargli male. Ops..
    Aspettò calma tutto il teatrino. Perfino quando quel fulmine fece finta di colpirla mantenne una faccia impassibile. Lei e i suoi irrisolti perché l'avevano portata a questa situazione, e qualsiasi cosa ne sarebbe susseguita, sicuramente se la meritava. Forse era ingiusto che anche il drago finisse in mezzo. Perché ancora non se ne andava?
    < Pericoloso? No. Non ho idea nemmeno di cosa sia la corrente in tensione. O un parafulmine. - rispose con una semplice alzata di spalle e l'aria vagamente perplessa - E tu, essere, hai idea di quanto possa essere doloroso per un essere umano rompersi il naso? Speravo che da zuppo potessi essere un po' più simpatico. Peccato. >
    Non gli avrebbe chiesto scusa. Non era mai stata in grado di pentirsi delle sue scelte, ma solo di incuriosirsi del perché si comportava naturalmente in quella maniera. Al posto del drago non avrebbe mai accettato delle scuse insincere. Le sembrò più giusto non porgergliele.
    Uh, e perché le sembrava invece giusto pungolarlo ulteriormente? Eh, ecco un altro perché.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Grrr ZELLLLLL! ora Aesingr si rabbia... come dice mia cugina. si rabbia toppoo!


    In quel momento, per un piccolo istante gli parve che fossero i draghi quelli fuori posto e gli umani quelli simpatici.
    Di solito si era sempre relazionato più o meno pacificamente con tutti i draghi che aveva incontrato nel suo vagabondare, ma questo sembrava tutt'altro che socevole.
    Prima minaccioso, poi giocherellone e in fine guerriero? Si, era decisamente più strano di lui e in un certo senso questo lo rallegrò.
    Quando uno dei loro piccoli schizzi d'acqua lo raggiunse sembrò quasi che l'avessero trafitto con delle spade a giudicare dall'improvviso e inaspettato ruggito che gli uscì da quella boccaccia antipatica.
    Eppure... non si era solo trattenuto, non aveva neanche concentrato l'energia per lanciare il colpo!
    Non sapeva nemmeno se sentirsi in colpa, in fondo lui aveva solo aiutato Egenna per un piccolo scherzetto che chiunque altro avrebbe preso per farsi due risate.
    Quando da una delle sue zampe schizzò una saetta diretta sopra le loro teste Aesingr non si mosse, non percepiva alcuna minaccia in quel colpo, come non esistesse. Infatti non era atto a colpirli, ma quello fu il segnale che causò l'emersione di Aesingr nervoso.
    I suoi occhi si socchiusero, mentre sollevava il muso.
    Drizzò il collo, avvicinandosi di qualche passo. Se l'altro l'avesse preso come una minaccia non erano fatti suoi.
    In fondo se avesse dovuto combattere poteva contare sulla sua debolezza all'acqua, anche se poteva rivelarsi una lama a doppio taglio. Fatto sta che lui non voleva minimamente combattere, tanto più con un altro drago o qualsiasi cosa fosse.
    Lo raggiunse, portandosi sotto al suo muso per quanto la differenza tra le loro altezze lo consentisse.
    "Non ti ho mai detto che caccerò quì! Per quanto possa sembrarti strano, sono erbivoro! Capisci? Erbivoro! Non mi interessano le tue stupide prede, al massimo mangio pesce. Ti ho detto che non voglio che passare di quì mi costi una battaglia... non che voglio invadere il tuo -repentino cambio di tono derisorio- territorio!" Gli ruggì, sinceramente alterato da quel suo comportamento.
    Aes era sempre per le sue, ma quando si trovava davanti a comportamenti stupidi non impiegava molto a farlo notare, soprattutto se riguardavano lui stesso o qualcuno a cui teneva.
    In molte volte aveva dovuto evitare zone specifiche per non incappare in individui sgradevoli che non volevano condividere niente con estranei, neanche il permesso di passare da quelle parti.
    Ma il cielo non era di nessuno, né il mare né quegli alberi. e Lui si rifiutava di battersi per poter calpestare quel suolo.
    "Non preoccuparti... ce ne andremo dal tuo territorio"
    Continuava a rimarcare quelle ultime due parole con astio, quella storia non gli andava giù per niente.
    Non attese alcuna risposta, torando sui suoi passi fino a trovarsi di fronte all'umana.
    "Egenna... mh... non so se vada bene come appellativo da usare ma non rispondere usando la padella per favore. Hai detto di voler andare a Kerus? Non ci sono vie acquatiche dirette e quello sarebbe stato il modo più veloce per me per arrivarci. Però potremo sempre volare fin lì... anch'io dovrei raggiungerla, c'è qualcosa che mi aspetta laggiù"
    Sperò che non gli venissero poste altre domande riguardo a tale argomento, quindi continuò abbastanza frettolosamente. "Non sono un esperto del volo e ho sempre viaggiato via mare, ma faresti molto più in fretta che a piedi. Che ne dici? Se non vuoi ti capisco, in ogni caso io me ne andrei da quì perché mi sembra che la mia presenza non sia molto gradita da queste parti"
    Era sicuro che il lucertolone l'avesse sentito, ma non glie ne importava granché.
    Probabilmente affermando di non essere il signore dei voli lunghi non avrebbe aiutato Egenna ad accettare il suo aiuto, ma con quello non voleva intendere che rischiava di farla cadere chi sa dove ma semplicemente che molti altri draghi avrebbero impiegato meno fatica e tempo ad arrivare a Kerus.
    Le sue ali erano più adatte al nuoto per quanto potesse sembrare insolito, per questo non si era mai spinto oltre i suoi normali limiti aerei.
    Lanciò un'ultima occhiata all'ibrido...
    Cercò di materializzare in testa le due bestie più scorbutiche che del mondo animale ma non gli venne niente di adatto, se non qualche sostantivo poco gradevole, quindi abbandonò del tutto l'attribuzione di forme senza senso.
    Gli lanciò una sorta di occhiataccia che lasciava intendere poco, ma che in sintesi poteva voler dire: vuoi attaccarci? Puoi lasciarci andare via? Devo sculacciarti come si deve?
    Provò una strana sensazione nel pensare a Egenna, come si sarebbe comportata lei in caso di battaglia? Un pensiero tanto complicato quanto travolgente gli invase di nuovo la mente, mentre percepiva un insieme di sensazioni totalmente discordanti dall'attuale situazione.
    Il suo corpo che si muoveva automaticamente e si gettava sulla traiettoria di una spada argentata, guidato da un istinto protettivo. Una voce disperata gridò il suo nome, uno squarcio nel fragore di una battaglia, di armi che si abbattevano su altre armi, di sangue che si mischiava a quello dei nemici.
    Cosa caspita stava succedendo!
    Fu come se quel grido lontano fosse uscito dalle labbra di Egenna, che invece si trovava lì vicino a lui e non aveva affatto gridato il suo nome.
    Tutto sembrava lontano, ma questa volta il ricordo era reale, troppo reale. se ne sentiva parte, come la consapevolezza di essere stato lui il protagonista di quella vicenda.
    Eppure non aveva mai saputo... perché? Perché sentire di dover proteggere Egenna gli faceva un simile effetto?
     
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