Fredda passeggiata mattutina

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    Incubo infernale

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    Era una fredda mattina di autunno nella foresta di Ahsnaeris. Dopo la mite stagione estiva, i primi sintomi dell'Inverno già si facevano sentire nella foresta. Una leggera brina già copriva gli steli d'erba ancora verde della parte più elevata della foresta e i larici si erano colorati di oro. Dello stesso colore erano i latifoglie: faggi, betulle, aceri e castagni avevano già le foglie ingiallite, che spiccavano fiammeggianti contro il blu profondo del cielo sereno e secco e molte di loro erano già cadute a terra a formare un morbido terreno marrone. A interrompere quella sequenza di colori caldi era il verde degli abeti, dei tassi e dei pini cembri che rimanevano sempre fieri e verdi per tutto l'anno.
    Zell si era insediato nella zona più fredda della foresta, dove maestosi esemplari di abeti e tassi vegliavano da secoli saggi sulla foresta. Si era costruito una piccola capanna sui rami di un grande abete rosso, nascosta dai suoi folti aghi, vivendo in sintonia con l'albero senza gravare su di lui. Quella era la parte della foresta che gli ricordava la sua terra di origine.
    Come era suo solito fare, l'ibrido si svegliò all'alba, scese dalla sua capanna e inspirò a pieni polmoni l'aria frizzante del mattino. Era la prima anticipata gelata dell'anno ma Zell non vi badò; era abituato al gelo e alle neve e si trovava del tutto a suo agio in quel clima. L'ibrido di colore blu fece alcuni esercizi per riscaldare i muscoli e per risvegliare la mente, inspirando e respirando lentamente mentre percepiva l'ambiente che si risvegliava attorno a lui.
    Poi si incamminò nel bosco concentrandosi su tutti i messaggi che la natura gli inviava guardando i primissimi raggi di sole che penetravano nella coltre vegetale, ascoltando i versi delle creature della foresta, annusando l'odore fresco degli alberi, accarezzando con i palmi le ruvide cortecce e tastando il terreno sotto i piedi ad ogni passo dove minuscoli cristalli di ghiaccio si erano insinuati tra le foglie secche, il muschio e gli aghi delle conifere.
    Non aveva fame, in quanto era andato a caccia il giorno prima seguendo il suo istinto di drago e aiutandosi con il suo guizzante elemento azzurro quindi non aveva motivo di inseguire le prede che popolavano il bosco. D'altra parte i predatori non lo attaccavano, spaventati dall'odore di drago che emanava. L'ibrido comunque decise di espandere il suo sesto senso basato sull'elettricità per sondare le presenze attorno a lui.
     
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    Splendore celeste

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    Mai, far arrabbiare arrabbiare un menestrello! Mai! Non sono nemici pericolosi, ma molto fastidiosi! Nemmeno i bardi, o i musici in generale conviene! Beh, a meno che non si voglia mettere a repentaglio la propria reputazione, ovviamente. Quello che in quel viaggio in mare Genna capì, era che non bisognava far arrabbiare nemmeno il capitano della nave su cui si viaggia, e minare alla sua autorità era proprio uno dei modi per farlo. Non c'è scusa che tenga, non conta che prima foste voi quelli arrabbiati, il capitano pare abbia sempre e comunque il potere di farvi passare dallo status di passeggero a quello di naufrago in un men che non si dica.
    Fortunatamente per Genna, la colpa era anche di quelli che quella canzoncina leggermente denigratoria l'avevano canticchiata - cioè, tutti meno che il capitano stesso - e da solo non avrebbe mai potuto governare quella nave. Le era fruttato, quindi, solo di fare il resto del viaggio reclusa nella sua cabina. Beh, volendo avrebbe sempre potuto chiedere scusa per quello che aveva composto, ma non se lo sarebbe mai permessa. Sarebbe stato come disconoscere un figlio, e la luce del sole non valeva così tanto!
    Poco male, aveva sempre la sua musica, lei, con cui passare il tempo. La musica, e buona parte dell'equipaggio che veniva a trovarla per i più assurdi motivi e lì si arenava per sentirla cantare. E quanto la odiava per questo quel capitano! Sembrava quasi un bambino a cui toglievano il gioco preferito! Doveva andarsene al più presto, lo sapeva. Se procedeva ancora su questa rotta, prima o poi il capitano l'avrebbe veramente seppellita in mare, e senza tanti onori o cerimonie! Rotta? Doveva smettere di passare così tanto tempo con i marinai. Il suo frasario sembrava risentirne.
    Qualcuno bussò alla porta della cabina, distogliendola dai suoi pensieri. Oh, non era un altro gruppo di marinai in panciolle che voleva sentire la sua voce, vero? Non ne poteva più nemmeno lei! L'ultimo se ne era andato da nemmeno un'ora!
    < Sì, avanti! > gridò.
    No, non lo era. Anzi, era uno dei tirapiedi del capitano. Quello con la faccia più torva.
    < Stiamo quasi... attraccando. Il capitano ti ordina di preparare le tue cose, menestrello. >
    Sbuffò. Ordinare qualcosa a lei? Ma quell'indecisione iniziale era troppo sospetta. Non riuscì nemmeno a pensare a qualche battuta acida per congedarlo. Cosa aveva in mente il capitano?
    -----
    L'aria era sempre stata così fresca? Il sole così luminoso? Il sartiame così scricchiolante? I gabbiani così rumorosi? I porti così verdi e pieni di alberi? Le... cosa? Che.. alberi? Dove diavolo erano finiti? Il capitano, seppur cafone, sembrava sapere quello che faceva...
    < Sembra una foresta. > borbottò infastidita.
    < Questo perché è una foresta, menestrello. Siamo dall'altra parte dell'isola rispetto a Kerus, la principale città. >
    Era dal momento del suo confino che non vedeva il capitano. Ed era molto più soddisfatto e gongolante di come lo ricordava.
    < Quindi quanto manca per attraccare? >
    < Ma siamo già attraccati. Ti ho portato dove volevi, sull'isola di Kengard. Mantengo sempre la parola data. >

    Accennò un sorriso. Stava tramando qualcosa. Era chiaro.
    < E cosa stiamo aspettando qui? >
    < Te, menestrello. >

    La sua espressione sembrava quella di qualcuno che aveva appena fatto un complicatissimo nodo e dovesse solo tirare per stringerlo. Che cosa..
    < Me? Beh, per me possiamo pure ripartire subito.. > e con questo, sapeva che si stava mettendo quel nodo intorno al collo.
    < Aspettiamo che tu scenda. >
    Indignata Genna scoccò al capitano uno sguardo che avrebbe potuto accendere una candela. Non si scompose nemmeno il maledetto! Eppure erano su una maledetta nave di legno!
    < Per andare dove? Una gita in terre selvagge e sconosciute? >
    < Questi non sono affari che mi competono. >

    Stava esagerando. Aveva intenzione di farla vagare sola nei boschi veramente? No, non era questo il suo obbiettivo. Lui voleva che lei si scusasse! Tutto questo teatrino per... Ah, poteva pure scordarselo!
    < Benissimo! Sappi che io arriverò prima di te a Kerus, oh sì capitano. Devi ancora circumnavigare tutta l'isola, per me invece è tutta dritta! Tutti conosceranno quanto sei inaffidabile: nessun mercante ti concederà se sue merci, nessun marinaio ti accettarà come suo superiore, nessun uomo vorrà un passaggio da te! Me ne assicurerò! Non si bistrattano i bardi! >
    Rise. Quel mostro rise. Non la prendeva nemmeno sul serio!
    < Bardi... Menestrello, volevo darti una via d'uscita da questa spiacevole situazione, ma immagino che arrivati a questo punto delle scuse non siano più sufficienti. >
    < Che la tua nave si incagli su uno stupido scoglio, capitano. Anzi, questo sarebbe crudele nei confronti della tua ciurma e dello scoglio! Un fulmine, ecco, che possa cadere giù e puff! Folgorarti all'istante! O una bella tempesta di fuoco, ah! Quello sarebbe l'ideale! Non rimmarrebbe nemmeno un capello di quello che sei ora, solo cenere! Stupida cenere! >
    Beh, se si carica troppo la stiva la nave affonda, e il capitano aveva appena affondato la sua pazienza. Stiva? No, sul serio, doveva smettere di frequentare marinai.
    < Dalle minacce alle maledizioni? Siamo alla frutta, finalmente. >
    Il mio sguardo si fece freddo. Glaciale. La candela di prima ora sarebbe diventata di ghiaccio. Compresa la fiamma. E il fumo.
    < Dalle minacce alle minacce, capitano. Siamo su un'isola dove draghi e elfi sono disposti a parlare con noi umani, no? E io sono molto più simpatica di te. >
    Con un cenno del capo indicò la sua ciurma. Non serviva che gli ricordasse come avevano passato il loro tempo ultimamente.
    Senza aggiungere altro si lasciò scivolare sulla scialuppa. Il capitano si affacciò dal parapetto per scambiare un'ultima occhiata. Lei non potè fare altro che dargli l'ultima soddisfazione, era terrorizzata, e lì in basso non era così semplice ostentare sicurezza. Ma.. e quello? Era uno sguardo preoccupato il suo? Che sorpresa! Così alla fine quello stupido uomo le aveva creduto?
    Dannatamente in ritardo, per il sedere di un armadillo villoso! Ormai era già a terra.
     
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    Il corpo avvolto dal fresco bacio dell'acqua marina, il blu come unica vera certezza in quell'infinito orizzonte, immerso a più di dieci metri di profondità dalla superficie.
    Avrebbe dovuto scendere ancora? si pose quella domanda solo perché non aveva nient'altro a cui pensare. Il piacere di trovarsi in quello sconfinato orizzonte d'acqua gli ricordava la prima volta che aveva sfiorato il mare.
    Finse quasi di credere a quel pensiero, come se realmente potesse ricordare del suo primo contatto con il mare. Da cucciolo aveva mai affondato le zampe in acqua? i suoi piedi palmati esistevano per permettergli di raggiungere i più occulti fondali oceanici?
    Domande, domande domande.
    Lasciò scivolare tutti quei quesiti nel mentre risaliva verso l'alto a velocità impressionante, sfrecciando all'esterno come un...
    Come un? A cosa somigliava? Cos'era? Chi era?
    "Ba..." commentò ad alta voce, confidando nella consapevolezza che nessuno potesse sentirlo o comunque prendere in considerazione quella piccola e insulsa esclamazione.
    Aesingr, talmente abituato a starsene solo che aveva imparato a non considerare sciocco il parlare ad alta voce a se stesso, non era mai stato del tutto convinto di essere davvero qualcuno.
    -C'è un motivo per cui mi è stato concesso di nuotare in questo mare?- si era colto a pensare più di una volta. Ormai tutto veniva accettato dalla sua mente come valido, qualsiasi opzione, qualsiasi causa e qualsiasi effetto.
    Aveva dimenticato da tempo cosa significasse soffrire di solitudine. Era stato testimone di situazioni ben peggiori... uomini che soffrivano, altri che causavano sofferenza, cdraghi che erano costretti dagli umani a soffrire, altri che portavano loro sofferenza.
    In somma, un gran casino di sofferenze di cui lui non faceva più parte da giorni immemori.
    Non si era mai tirato indietro se qualcuno necessitava d'aiuto, ma non si era neanche mai andato a cercare il dolore. Conoscienze, piccole amicizie, tutto era stato destinato a sciogliersi come neve al sole perché doveva esistere anche il dolore.
    Sapeva che qualunque, qualunque esperienza necessitasse di una buona dose di negativo per esistere, altrimenti non nessuno avrebbe potuto gioire dello scemare del dolore.
    -Ma che caspita...-
    Non si era reso conto di essere finito in un vortice di pensieri così complesso e fuoriluogo per un drago che schizzando fuori dall'acqua stava spiegando le ali per librarsi in cielo. Effettivamente era già da una buona manciata di secondi che aveva infranto il limite mare-cielo, ormai stava battendo le possenti ali incurante di starsi alzando di un'altezza più che considerevole.
    -O santo Arniotos come ho fatto ad arrivare così in alto?-
    Arniotos? cosa diavolo c'entrava il dio dei fulmini secondo l'unico culto del mare che conosceva!
    Va beh di tutto quello che gli era frullato in quel testone pieno di vuoto niente aveva un senso in effetti.
    Si voltò senza un motivo ben preciso e sservò come il sole alle sue spalle fosse troppo intenzo da quella posizione decisamente elevata. non Si era minimamente reso conto che ormai a dividerlo dalle onde vi erano alcune decine di metri e questo, nonostante non lo turbasse chi sa quanto, gli suggerì di pensarci due volte la prossima volta prima di raggiungere gli astri nell'universo... preferiva scendere che salire e quell'altezza era decisamente troppo per i suoi sensi sviluppati, leggermente intimoriti da una tale percezione di vuoto sotto di se.
    Scese dolcemente di quota e si avvicinò progressivamente sia in verticale che in orizzontale alla riva erbosa da cui si era immerso. Adorava quella strana foresta che si infilava direttamente sotto le acque del mare, la trovava al quanto affascinante perché tutte le rive che aveva sorvolato, prima di gettarsi nell'acqua, erano costituite unicamente da sabbia.
    Qualcosa gli consigliò di indirizzare lo sguardo alla sua destra, qualcosa proveniente dal suo finissimo udito o dalla sua innata capacità di percepire oggetti o esseri in movimento anche senza l'uso degli occhi.
    Ebbe la conferma di quella fugace percezione notando che, approdata alla costa... se così si poteva chiamare, si trovava una nave simili a quelle che aveva avuto la possibilità di conoscere nei suoi pellegrinaggi, anche se preferendo starsene sott'acqua molto del mondo emerso gli era ancora parzialmente estraneo.
    -Una nave quì? Gli uomini non cesseranno mai di compiere assurdità- pensò, convinto che il carico di quell'imbarcazione fosse umano o al massimo elfico. Cercava di dimostrarsi il meno diffidente possibile anche con creature non appartenenti alla sua stessa razza, ma non riusciva a mandare giù le troppe volte in cui aveva assistito a tremende ingiustizie da parte degli umani. Sapeva che non tutti loro erano uguali e sapeva anche che come uuomini malvagi potevano esistere draghi malvagi, ma la loro brama di potere li portava sempre ad inutili scontri che non potevano altro che sfociare nel sangue.
    Forse era proprio a causa loro che non ricordava il passato, forse era proprio a causa loro se si trovava in quel luogo. Forse... erano loro la causa di tutte quelle domande.
    Ma non se ne curò.
    Se anche quelli nella nave si fossero dimostrati ostili?
    Raggiunse il confine tra mare e foresta e sorvolò lentamente i primi alberi che sfilavano al limite della rigogliosa vegetazione del luogo. Per un attimo prese in considerazione l'idea di appollaiarsi sui rami di un albero abbastanza robusto da poter reggere il suo peso, ma non voleva provocare inutili sofferenze a quei poveri arbusti che mai l'avevano irritato, a differenza degli...
    Gli uomini? Se l'avessero già visto?
    Fece per frustarsi il muso da solo con la coda per i troppi pensieri che gli impallavano la mente, ma sapere che sarebbe riuscito a farsi male sul serio lo fermò, quindi sfruttò l'occasione per muovere leggermente la coda e indirizzare la planata verso sinistra, scendendo fino a poggiare gli artigli sui fili d'erba fresca e viva.
    Attorno a lui sentiva che più di un essere vivente stava trascorrendo spensieratamente la sua esistenza, ma talmente abituato a sapere ciò che lo circondava, non si preoccupò di un messaggio sensoriale un filo più intenzo degli altri.
    Lo captò solo dopo qualche istante, ma sia quello, sia la nave appena giunta lo fecero restare inchiodato sul posto ad attendere, immobile.
    Ansi no proprio immobile no, qualcosa in lui ruggì ferocemente... ma non era la gola, bensì lo stomaco che reclamava un pasto decente da tempo. Nonostante quella foresta fosse stracolma di una vegetazione straordinaria, non aveva trovato foglie allo stesso tempo commestibili e saziabili, quindi fino a quel momento si era accontentato dei ciuffi d'alghe reperibili nelle vicinanze in mare.
    Sapeva che un pasto a base di pesce, anche se modesto, avrebbe potuto rinvigorirlo; ma se ne sarebbe curato solo quando sarebbe stato strettamente necessario.
    -Quanto sarò stupido...-
    Si, lo era. e andava fiero di esserne consapevole.
    Conficcò gli artigli al suolo e ripensò al motivo per cui era giunto fin lì, fino a quell'isola, fino a Kengard.
    Dove ormai in molti si erano spinti per motivazioni diverse. La sua motivazione qual'era?
    Quella sciocca di sperare che qualcuno come lui avesse deciso di giungere fino a quelle terre sperdute nell'oceano. Un lungo volo di chi sa quanti giorni per arrivare fino a Kengard... senza saperne la ragione.
    No, non era affatto stupido. Era veramente fuori di testa. Possibile che fosse quello il motivo? possibile che non avesse uno scopo la sua esistenza?
    No, era ufficialmente impossibile.
    E lo sapeva.
    Il suo istinto l'aveva guidato fin lì.
    Forse era lì che giaceva qualcosa di riconducibile alle sue origini, forse avrebbe finalmente dato forma al suo destino.
    Quell'ultimo pensiero, con cui fu felice di concludere tutto quel macello di domande, venne seguito da un guizzo impercettibile del suo sguardo, che assecondò la sensazione che un'altra creatura, forse quella udita poc'ansi, si stesse avvicinando a lui.
    Un umano? Uno di quei maleducati elfi con cui aveva avuto a che fare prima di infiltrarsi in quella foresta? Oppure... un altro drago?
    Il suo odore non gli era ancora molto chiaro da quella distanza, ma tra gli alberi si stava muovendo qualcosa che gli ricordava vagamente un suo simile.
    "Si. Formerò il mio destino"
     
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    La calma mattutina nella quale era immerso Zell venne interrotta da dei segnali che misero in allarme l'ibrido.
    Dalla lontana costa giunsero dei rumori e degli odori nuovi, riusciva a sentirli benissimo nonostante la distanza. Anche se era su un'isola, Zell si era costruito la casetta in un punto lontano dalla costa ma allo stesso tempo su una collina che gli consentiva di vedere il mare. Forse quello era l'unico punto debole di Zell, la sua avversione per l'acqua dovuta alla sua natura di creatura dell'elettricità. Accettava solo il torrente limpido che zampillava da un costone roccioso che usava per bere e per pulirsi il manto ma non gli era mai piaciuta quella distesa di acqua profonda e salata che aveva sorvolato ad alta quota quando era giunto a Kengrad. In quel viaggio voleva mettere più migliaia di metri possibili tra lui e il mare e in quel viaggio volava perfino più alto delle nuvole, lasciandosi guidare dalle correnti ascensionali, dal vento costante che spira a quelle altezze e dal campo magnetico che permea tutto il mondo.
    Attratto dai quei stimoli, Zell si arrampicò su un grosso tasso stando attento a non mettere accidentalmente in bocca gli aghi velenosi. Usando le sue numerose dita prensili e la sua formidabile agilità, Zell raggiunse la cima dell'albero che si trovava sulla collina.
    "Cos'è quello?" disse Zell quando scorse la grande nave di legno.
    Zell non riusciva a capire di cosa potesse trattarsi, visto che non aveva mai visto una nave in vita sua, avendo vissuto sempre in montagna e nella foresta. Sembrava che qualcuno avesse tagliato degli alberi e avesse assemblato il legno in una specie di grande capanna sull'acqua. Ma da dove era spuntata fuori? La sera prima non c'era! Ma quell'affare non prometteva nulla di buono.
    Incuriosito ma anche prudente, Zell si lanciò in volo dalla cima del tasso e scivolò in un volo di poco più alto delle cime degli alberi spaventando alcuni gufi che erano appena tornati dalla loro caccia notturna.
    L'ibrido si avvicinò alla costa ma senza raggiungerla, prima di fare qualsiasi cosa voleva capire cosa stava succedendo e chi c'era. Nemici o alleati.
    Si appollaiò su un abete isolato in mezzo ai latifoglie quasi del tutto spogli, usando gli aghi verdi come nascondiglio per le sue scaglie scintillanti.
    Il lieve vento spirava da mare verso terra quindi lui poteva sentire l'odore degli estranei ma loro molto difficilmente potevano sentire il suo. Assieme all'odore salmastro del mare, Zell sentiva un odore sgradevole. Puzza di umani. Un lieve ruggito gutturale dalla gola dell'ibrido.
    "Che intenzioni hanno? Se vogliono invadere la foresta devono prima passare su di me" pensò tra se e se Zell mentre vedeva uno di loro uscire da quella ridicola scatola di legno che galleggiava sul mare mentre altri umani si trovavano sopra quell'affare e parlottavano tra di loro. Non sapeva ancora quanti umani ci fossero di preciso là dentro.
    All'improvviso un luccichio sulla riva attirò la sua attenzione. Un riverbero blu-azzurro molto simile a quello delle sue scaglie.
    Si trattava di un Drago, di colore molto simile al suo, appena uscito dal mare.
    Zell ghignò. Aveva un alleato. Se gli umani avessero deciso di penetrare nella foresta avrebbero incontrato Zell mentre se avessero perlustrato la spiaggia o fossero tornati indietro avrebbero trovato l'altro Drago, un Drago marino, molto probabilmente.
    Per raggiungere l'altro Drago, Zell si sarebbe scoperto agli umani e quindi decise di non rischiare limitandosi a stare sull'abete per vedere cosa avrebbero fatto gli umani e l'altro drago. Forse sroprendere gli umani piombando dall'alto era la tattica migliore.
     
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    < Menestrello, rimani qui sulla costa e cerca di resistere almeno per qualche ora. Vedrai, faremo di tutto per far cambiare idea al capitano, invertirà la rotta di sicuro per tornare a prenderti. >
    Genna sospirò mentre osservava scivolare lontano uno dei suoi più stupidi errori. Le parole del marinaio che l'aveva sbarcata a terra le si erano impresse nella mente, e le bruciavano più di qualsiasi altro pensiero. Perché non seguire il suo consiglio? Per una buona volta, perché non comportarsi in maniera sensata? No, lei in risposta gli aveva lanciato un'occhiataccia, una di quelle che più o meno volevano dire: "Io non mi bagnerò i miei stivali. Scendi, pappamolle, e spingi la scialuppa all'asciutto!".
    < Tornare indietro? Ci conto, Fergus. Questo mi farà guadagnare almeno mezza giornata. > gli aveva detto mentre lui eseguiva il suo silenzioso ordine. Era brava con le occhiatacce.
    La nave diventava sempre più piccola, e lei là da sola non aveva il coraggio di distogliere lo sguardo. Beh, che stava facendo lì se il suo scopo era camminare? Non era più arrabbiata, ecco perché se ne stava lì come un pero, anzi, come quello stupido abete di alta montagna che era riuscito a crescere sulle sponde del mare. Aveva appena dato dello stupido ad un albero? Forse qualche strascico di rabbia persisteva!
    Sospirò di nuovo. No, semplicemente quel posto era messo peggio di lei. Ricominciò a ripercorrere il discorso che si era appena lasciata alle spalle. Almeno così avrebbe smesso di sentirsi un elemento più stonato di quell'albero, lui aveva pur sempre il suo naturale freddo invernale.
    < Mezza giornata? Per che cosa? > aveva chiesto scioccato il marinaio.
    < Ricordi cosa ho detto sul ponte della nave? Arriverò a Kerus per prima! Poi, aspetterò il capitano sulla banchina e non appena metterà piede a terra, gli lancerò un pesce in faccia! O qualcosa di più cattivo, ho un sacco di tempo per pensarci. >
    In quel momento era già meno infuriata di quando si era trovata a faccia a faccia con quell'uomo, troppo poco per sembrare sprezzante del pericolo, ma abbastanza per buttarla sul ridere. Non si sarebbe mai permessa di mostrarsi scoraggiata, soprattutto non di fronte a uno dei marinai che più l'avevano appoggiata durante la navigazione.
    < Aspetta, menestrello, hai intenzione di continuare con questa follia? Sei pazza? >
    < Non sono così sprovveduta come sembra.. > disse lei con un tono scocciato.
    Senza nemmeno pensarci aveva lasciato che un pugnale le uscisse dalle maniche. Le apparve in mano quasi per magia, come in un gioco di prestigio. Stranamente questo faceva sempre effetto sugli uomini, più del fatto che fosse anche in grado di usarlo.
    < Fergus, io non lancio mai minacce a vuoto, - continuò quindi quasi con indifferenza, non le piaceva il silenzio che si stava per creare - solo che non ci penso molto mentre le faccio... >
    < Ma.. ma... menestrello! Draghi, qui ne è pieno.. e ci sono anche orsi, lupi, moffette... >
    < Le moffette non sono pericolose, Fergus. In quella nave c'è di peggio. >
    < Non è poi così cattivo.. è solo un po' orgoglioso.. >
    sembrava quasi offeso per la sua insinuazione. Presunta insinuazione.
    < Intendevo i topi, ma anche la tua bestia supera di sicuro una moffetta. >
    Genna con un tuffo al cuore ricordò il silenzio che si era creato, un preludio della sua attuale e dannatissima situazione.
    < Ora devo andare, o rischio che il capitano lasci giù anche me. >
    Lei aveva semplicemente annuito. Si era costretta a non aprir bocca.
    < Spero di rivederti qui sana e salva tra qualche ora, altrimenti... cercheremo di perdere tutto il tempo possibile. Forse sei abbastanza pazza da uscirne viva, e anche da arrivare prima di noi... >
    Le lanciò un sorriso sincero. Forse non doveva abbandonare del tutto il mondo marinaresco. Fergus non era poi così malaccio, gli mancava un occhio, certo, ma che era un buco in confronto alla sua simpatia? Le permise perfino di recuperare un po' di coraggio.
    < Grazie, Fergus, ma credo che ci vedremo a Kerus. Porgi il mio saluto al capitano. E occhio alle... moffette.. >
    Ed eccola che come un'imbecille fissava all'orizzonte quella figura marroncina e lontana. Mostrava il fianco adesso, si era allontanata abbastanza da evitare gli scogli, ma non troppo da perdere l'isola di vista. Si sentiva di più come se fosse lei a non doverla perdere. Il suo ultimo contatto umano. La sua ancora di salvezza. Sospirò.
    Che ci faceva ancora lì? Perché non era ancora in movimento? Non era così convinta delle proprie scelte da sfidare l'orgoglio di un capitano di un grosso mercantile? Lei, un semplice menestrello da strapazzo? Oh, che diamine, voleva davvero tuffarsi in quel pazzo mondo dove le radici dei pini si atrofizzavano a contatto con l'acqua marina? Perché non ascoltare Fergus, il suo ultimo grillo parlante? Avrebbe solo dovuto aspettare e...
    Ma che stava facendo, sul serio!? Lei non si perdeva d'animo! Anzi, l'ostinazione era la sua maestra! Non era un menestrello da strapazzo, ma piuttosto strano e pazzo! Come poteva perdonare il capitano di averla ridotta in questa maniera? Una specie di piagnuccolosa ombra di sé stessa?
    La rabbia spazzò via lo sconforto. Genna si accucciò a recuperare lo zaino e il suo secondo e più prezioso fagotto. Dopo un attimo di indecisione prese in mano la padella. Non era una delle armi migliori di cui disponesse, ma era ottima per giocare la carta: "Sono una stupida sprovveduta, andate ad azzannare qualcun'altro". Nemmeno questa era un'ottima carta, ma forse era comoda contro le moffette.
    Era pronta per mettere un piede davanti all'altro. Si poteva ignorare che fosse anche sul punto di scoppiare in una risata isterica?
    Prometto di non usare più PNG, ma non osavo andarvi incontro senza una buona dose di rabbia XD
     
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    Tira hai letto il regolamento? si possono usare gli NPG se hai letto, anche durante la role, sia muoverli che farli parlare che attaccarli che decidere di farli attaccare pur che non influenzino in maniera inevitabile altri utenti. la spiegazione è
    quì
    l'ho fatto apposta per divertirsi di più e non limitarvi!


    Ecco. Era giunta l'ora di fare qualcosa, qualsiasi benedetta cosa che non includesse pensare. Un'azione, una forma d'azione, anche la più insignificante.
    La espresse alzando una zampa e portandosela sul muso per grattarsi oziosamente il naso con gli artigli, non troppo convinto del perché lo stesse facendo.
    Qualcuno era sceso dalla nave.
    -Odore di mare...- pensò, facendo guadagnare un minuscolo punto di diffidenza in meno verso l'umano che aveva messo piede sulla terra ferma, nonostante non sapesse dire per certo se ce ne fosse soltanto uno.
    Almeno era qualcuno abituato sicuramente alla vita di mare, il soffice odore che gli giunse alle narici non era quello di un essere vivente che viaggia per la prima volta nell'oceano, ma non gli era certo possibile capire simili informazioni senza conoscere, tanto più da quella distanza.
    Ecco. Si era rimesso di nuovo a pensare. Un altro istintivo impulso di sbattersi la coda sul muso per rimproverarsi lo colse, ma si limitò a provare a non pensare.
    Ovviamente, non riuscendoci. Era impossibile non pensare, e pensare di non pensare non gli era mai riuscito bene. Si dovette accontentare della distrazioe fornita dall'uomo sceso dalla nave, a cui dedicò quasi tutta l'attenzione di cui era dotato. Non tralasciò però quello che credeva essere un altro drago, che più o meno doveva trovarsi a poche decine di metri da lui, nascosto tra gli alberi. Non né distinse l'esatta posizione, ma continuò a tenerlo sott'orecchio per qualsiasi eventualità.
    Prese l'iniziativa di muovere quelle zampone che si ritrovava e che preferiva sfruttare per nuotare, ma che in certe occasioni dovevano servire anche per calpestare un terreno solido, ma che in quel momento gli pesavano. Doveva decisamente mettere qualcosa sotto le zanne.
    -Saranno buoni gli umani di mare? non mi sentirei neanche in colpa-
    Era quasi convinto che l'opzione "mangiare l'umano che si fosse rivelato ostile" fosse una tra le scelte valide, ma la scartò a priori.
    Doveva per forza porre fine alla vita di un qualche altro essere vivente.
    Accidenti alle piante non commestibili di quella foresta. Per quanto adorasse Ahsnaeris come inspiegabile concilio dei volti della natura che preferiva: mare e vegetazione, l'impossibilità di nutrirsi come aveva sempre fatto di Gigli crisalide o di un qualche frutto o fiore di qualsiasi razza, lo costringeva a ricorrere ai metodi che più disprezzava.
    Ariecco... ancora pensieri e pensieri. Si disse che la quarta volta sarebbe stata quella buona per la frustata di coda in testa, quindi per la terza lasciò passare.
    Forse se avesse corso avrebbe dovuto pensare a dove mettere i piedi, quindi iniziò a balzare tra albero e albero verso l'umano che aveva riposizionato tra la lista di esseri viventi commestibili nei paraggi. I pesci non si meritavano di morire, molti umani si... chi sa se quello era uno di loro?
    In cuor suo sperava di no e qualcosa gli diceva di aver ragione. I suoi adorati piedi palmati per la corsa non erano mai stati i massimo dell'eccellenza, ma le falcate erano il suo forte per spostarsi agilmente, per quanto un drago così robusto potesse esserl, su qualsiasi tipo di terreno.
    Rallentò quando fu abbastanza vicino da poterne udire il respiro. Si bloccò sul posto e si immerse in un silenzio innaturale, cercando di definire i tratti approssimati dell'individuo senza rischiare di farsi vedere. non voleva rischiare inutilmente.
    In un certo senso gli piacque quel respiro, che giudicò molto più pacato di quello che si aspettava. Un respiro semplice, non tipico di quegli uomini con un'enorme ascia in mano pronti a dare battaglia.
    Purtroppo non si mosse inizialmente, non dandogli la possibilità di capire nient'altro.
    Nonostante potesse isolare gli altri suoni come il vento che soffiava incurante, gli uccelli che canticchiavano e gli alberi che frusciavano sotto il bacio della brezza fresca, non era certo in grado di decifrare il silenzio.
    Quindi...
    -Aspettiamo, che è meglio-
    a voi il compito di avvicinarvi. attenti che ho fame, mangio tutteddue XD
     
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    Nonostante il suo udito sviluppato, Zell non riuscì a sentire con chiarezza le parole tra l'umano sceso da quell'affare di legno galleggiante e i suoi simili che vi si trovavano sopra. Erano come squitiii per lui, abituato a sentire le voci gutturali dei draghi, quelle melodiose e sagge degli elfi e quelle intermedie degli ibridi. Inoltre loro non erano in grado di comunicare con pensieri e sensazioni, come erano di solito fare i draghi e gli elfi. Solo qualche parola isolata giungeva all'ibrido come "menestrello "capitano" "moffetta".
    Ad un certo punto la cosa strana di legno che galleggiava si rimise in moto e si allontanò lasciando l'umano solo sulla spiaggia. Zell rimase per un pò di tempo stranito a guardare quella cosa di legno con strani stracci su dei pali "camminare" sulle acque come se toccasse il fondo. Che razza di diavolerie sono in grado di fare gli umani. Senza contare l'enorme quantità di alberi abbattuti per costruire quell'affare, e a quel pensiero Zell fu ancora più schifato. Per costruirsi la sua tana aveva solo tagliato dei grossi rami, senza abbattere nemmeno un albero della foresta. Poi guardò l'altro drago che si avvicinava di soppiatto all'umano, come se volesse cacciarlo e ucciderlo. Da parte sua l'umano era completamente inconsapevole della presenza dei due grossi predatori visto che tutti i suoi sensi erano quasi del tutto atrofizzati.
    Ma non era da sottovalutare, mentre il drago azzurro si avvicinava, l'umano armeggiò con la sua roba e Zell scorse dei pugnali e uno strano oggetto di metallo.
    Così Zell decise di scendere dall'albero e avvicinarsi ulteriormente, era meglio agire subito visto che l'umano era da solo anche se l'ibrido non capiva il motivo per il quale gli altri lo avessero lasciato da solo alla mercè di tutti i predatori della foresta.
    L'ibrido scese con la stessa grazia con la quale era salito e, una volta a terra, sguainò la spada iniziando ad avvicinarsi molto lentamente, appoggiando con cura i piedi a terra e stando attento a non spezzare dei rami o a calpestare foglie secche.
    Zell si portò dalla parte opposta rispetto al drago azzurro, in modo tale da bloccare l'umano tra i due fuochi nel caso avesse deciso di scappare. Molto probabilmente l'altro drago lo aveva visto o sentito, ma ciò non aveva importanza anzi, forse quello era un vantaggio, se entrambi conoscevano la posizione dell'altro, potevano pianificare per bene l'attacco.
    Zell scartò l'ipotesi che il drago azzurro e gli umani fossero degli alleati in quanto non si erano mai palesati quindi doveva per forza essere dalla sua parte.
    Quando l'ibrido fu vicino al suo obiettivo, si fermò aquattandosi contro un tronco, sempre con la spada in pugno e attese cercando di pensare sul da farsi; la cosa galleggiante di legno non era ancora abbastanza lontana. Se gli altri lo avessero visto, con molta probabilità sarebbero tornati indietro con quell'affare e lo avrebbero attaccato così attese che doppiassero il promontorio che si dilungava verso il mare, poi sarebbe entrato in azione. Sempre se il drago azzurro non avesse attaccato per primo.
    "Preparati a morire, umano!" pensò tra se e se.
     
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    Genna non sapeva niente della topografia della regione. Sapeva solo che Kerus, la città principale il cui nome le era sconosciuto fino a qualche ora prima, era dall'altra parte dell'isola rispetto a dove si trovava al momento. Benissimo. Ma perché nonostante questo grande dettaglio, nella sua testa vedeva l'isola come un'ammasso amorfo e nebuloso? E come mai il suo obbiettivo non era segnato con una crocetta, ma piuttosto con un punto interrogativo? Forse perché non aveva idea di dove collocarlo. Beh, se era dall'altra parte, e lei si trovava a... Oh, per la spada del Signore Stellato!
    Lanciò un'occhiata disperata verso l'alto. Non vedeva il sole direttamente, lo scorgeva dietro le fronde degli alberi, e anche attraverso il suo riflesso sull'acqua del mare. Il sole era alla sua destra. Quindi lei si trovava a nord? O stava vedendo il sole tramontare? Dannazione, non aveva idea nemmeno di quale parte della giornata fosse! Passare una settimana chiusa in una scatola senza finestre, non aiutava certo a pensare ad inezie come il ciclo notte-veglia, soprattutto con il continuo viavai di marinai sbronzi che si presentavano quando li pareva.
    Fantastico. E nei boschi orientarsi era già di per sé difficile. Soprattutto non conoscendoli. Che situazione sublime! Solo a lei poteva succedere una cosa del genere! Ci mancava solo che la notte calasse all'improvviso. O che nevicasse. Doveva smettere di dare idee alla sua sfortuna.
    Lanciò irosa un'ultima occhiata a quella macchia che scivolava pacatamente sulla linea dell'orizzonte. Sembrava deriderla stando a portata di vista ma irraggiungibile, quella figurina così piccola da sembrare quasi un modellino dentro una bottiglia, del tipo tanto fragile che da poterlo stritolare facilmente tra le mani. Quanto le sarebbe piaciuto riuscire a prendere quella nave e schiacciarla sotto al tacco del suo stivale!
    Calma, doveva calmarsi. Era la rabbia che l'aveva portata in questa situazione, e la calma le avrebbe permesso di pensare nuove vie di salvezza. Anzi no, doveva essere infuriata per poter arrivare fino in fondo! Il pensare è sopravvalutato, ti fa perdere coraggio!
    Bene, stava impazzendo. E sviluppando una doppia personalità. Adesso avrebbe dovuto trovare un modo per farle entrambe contente. Fece un respiro profondo per calmarsi, e senza pensare cominciò a cantare.
    La sua mente cominciò subito a protestare. Ah, la sua parte calma e ragionale era una tale dispotica a volte, davvero, non la sopportava quando aveva ragione. Che le importava che questa mossa le attirasse contro tutti i predatori della foresta? Beh, forse diminuiva le sue chance di sopravvivenza, ma lei era un menestrello, e i menestrelli si rifugiano nella loro musica nei momenti di depressione/crisi/isterismo/rabbia/stupidità/tristezza/e-chi-più-ne-ha-più-ne-metta. Perché continuava a creare un tale tumulto nei suoi pensieri? Così era e così doveva essere, lei non sapeva come spiegalo. In quel momento le sembrava di non sapere niente, non aveva idea nemmeno di cosa stesse cantando. Si ascoltava, certo, ma era come se la voce appartenesse a qualcun'altro, qualcuno di abbastanza triste da cantare la Ballata del tramonto del sole. La conosceva bene quella canzone, l'aveva cantata spesso dopo la morte del suo mentore.
    In compenso il suo lato arrabbiato e attivo sembrò quasi assopirsi, cullato dal suono della sua voce. Non gli importava niente di quello che la mente pensava lo sentiva rilassato, sciolto. Era solo contento di avere un sottofondo musicale per vincere quella scommessa contro il tempo. La aiutò anche a mettere un piede davanti all'altro, e finalmente compiere quel primo passo così impegnativo. I successivi le sembravano quasi automatici.
    Bene, si stava addentrando nella foresta. Adesso non le restava altro che chiedere indicazioni. Magari al primo lupo che avrebbe cercato di sbranarla. Di nuovo, fantastico.

    Sì Aes sì, avevo letto. Solo che mi sembrava esagerato muovere due-tre PNG in appena due turni..
    Scusate se non ho praticamente fatto niente nel messaggio, ma i miei sensi da umano non avrebbero mai potuto scorgervi, e in più rischiavo di mobilitare i vostri PG.. o vi palesate o rischio di snobbarvi XD
     
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    E fu così che l'umano si mosse. Cosa sarebbe successo da quel momento in poi?
    -Aesingr... stai per morire?-
    O stava per morire l'umano? O stavano per instaurare una grande amicizia? O quello in realtà era tutto un sogno e improvvisamente l'umano sarebbe comparso sottoforma di gamberetto o di cavalluccio marino?
    Forse per scoprirlo sarebbe stato meglio compiere il primo passo, restare passivo non gli era effettivamente mai piaciuto molto, anche se spesso si ritrovava ad aspettare che qualcunasso compisse la prima mossa al posto suo.
    L'uomo si stava muovendo, forse stava venendo verso di lui. O forse...
    -Ma che...-
    La voce femminile che gli giunse alle orecchie non era certo quella che si sarebbe aspettato. Non conosceva la razza umana abbastanza bene da poter dire che fosse un timbro femminile, ma se un umano maschio avesse avuto un tale acuto tono vocale doveva avere qualche problema... e si sentiva di pensarlo anche in veste di creatura estranea alla loro specie.
    E quella voce, così piacevolmente concordante con i suoni della natura che lo circondava, gli impedì di provare una qualche forma di disprezzo per chiunque si fosse rivelato di lì a breve.
    C'era qualcosa di misterioso, magico e innaturalmente sbagliato in quello che la sua mente stava interpretando. Qualcosa che non conosceva ancora, qualcosa che neanche con le parole più articolate sarebbe mai riuscito a spiegare.
    Qualcosa di semplice e spontaneo come gocce d'acqua che piovono dai nembi durante un temporale.
    Qualcosa per la sua mente di inspiegabile, ma allo stesso tempo certo.
    Un ricordo.
    In quel momento esatto capì di non aver mai saputo cosa significasse il riaffiorare di un ricordo, non c'era stato niente di quello che aveva registrato da poter considerare tanto importante da dover occupare la sua mente per più di qualche giorno.
    Una voce, il suono di un violino.
    Cosa doveva significare quel fugace e intenzo istante, sprofondato in un tumultuoso oceano di oblio così impenetrabile. Niente che potesse sperare di comprendere, questo era certo.
    Eppure si sentiva legato a quell'attimo come se improvvisamente fosse diventata l'unica certezza della sua esistenza.
    Possibile che quell'umana, giunta dal mare, approdata casualmente in quella foresta in cui anche lui si trovava, avesse il potere di riesumare quello che lui non era riuscito a disseppellire per una vita intera?
    Fu il tornare alla realtà tanto bruscamente che ricondusse al suo udito la presenza di un altra creatura nei paraggi, una creatura molto vicina per l'esattezza. Purtroppo la sua vista e il suo olfatto non pareggiavano con le sue orecchie abituate a percepire di tutto e di più, quindi si accontentò della vaga idea iniziale di drago.
    Sarebbe stato sicuramente più prudente avvicinarsi a lui e poi rischiare il contatto con l'umana, ma quella voce melodiosa, quella situazione improbabile e potenzialmente assurda, non gli permise di ragionare. Una volta tanto ci era riuscito, non stava pensando.
    Anche se in punto di morte, mentre l'umana gli puntava una lama alla gola, l'avrebbe comunque ringraziata per l'eternità per avergli permesso di non pensare per 5 secondi.
    Ma in realtà c'era qualcosa di molto più grande che la ragazza aveva fatto inconsapevolmente.
    Il problema è che non solo lei, ma anche il drago ne era inconsapevole.
    Se solo Aesingr si fosse reso conto di ciò che stava succedendo, avrebbe afferrato quella lieve rimembranza con tutti gli artigli e l'avrebbe stretta fino a frantumarla, per farla di nuovo sua.
    Era invece scivolata via, slittata come un astro nell'infinito dell'universo.
    Ma non lo sarebbe rimasta a lungo, finalmente sapeva di poter ricordare, questo gli fu sufficente per capire quale fosse lo scopo della sua esistenza, del perché si trovasse lì e di tutto quello che era stato, era e sarebbe stato in futuro.
    Finalmente, dopo tanti... troppi ripensamenti si decise a mostrarsi e ad intrattenere quello che sperava sarebbe stato un dialogo con un essere che aveva sempre disprezzato.
    Avanzò di qualche passo, restando però celato dagli alberi. Non poteva aspettare l'altro drago, sempre che lo fosse stato, era più distante rispetto alla ragazza e si sarebbe certamente fatto notare nel tentativo di raggiungerlo.
    Però allo stesso tempo non voleva interrompere quella canzone, gli sarebbe dispiaciuto non poco.
    Se le fosse comparso davanti rischiava di apparire ostile, sia per la sua mole sia per la sua mal cielata grazia... una grazia così graziosa da causare spesso la fuga di un intera fauna locale solo per scendere da un albero.
    Chi sa se sarebbe riuscito ad esprimersi e a farsi capire da un umano senza incorrere in uno scontro e a prevenire qualcosa di pericoloso.
    "Pace... umana"
    Beh sentirsi chiamare umana, per un umana non doveva essere eccezionalmente piacevole ma non poteva chiamarla gamberetto o cavaluccio marino come sarebbe potuta essere nel suo sogno.
    Pensò anche che non le sarebbe importato molto se una voce incorporea le dicesse di venire in pace, se poi nessuno si fosse presentato e così emerse dalla vegetazione, diretto verso la riva erbosa.
    Restò a debita distanza, con un semplice arcano dubbio che gli invase i pensieri: qual'era la funzione di quella diavoleria metallica che la ragazza aveva con se?
     
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    L'umana iniziò a cantare, una voce femminile, dolce e pacifica che non aveva niente di minaccioso ma Zell non si fidava. Aveva letto su diversi libri dell'inganno degli umani, sia maschi che femmine. Prima si dimostravano gentili e buoni e poi, quando meno te l'aspetti, tradiscono approffittando del primo momento di distrazione pugnalando alle spalle. Aveva sempre quell'affare in mano che l'ibrido proprio non capiva cosa fosse, poteva trattarsi di uno strano artefatto magico che poteva lanciare incantesimi a distanza, ed era molto più preoccupato di quell'affare che dei pugnali.
    Poi iniziò ad avanzare nella foresta, sempre continuando a cantare avvicinandosi di più al luogo dove si trovava l'altro drago. Tutti i sensi di Zell erano vigili ed era pronto a scattare, la spada sempre sguainata, un lieve ruggito di avvertimento scaturì dalla sua gola e nonostante quel canto, l'ibrido non si fece ingannare e non abbassò la guardia. O quell'umana aveva una giustificazione convincente o l'avrebbe trapassata a fil di spada non appena lei avrebbe fatto una mossa sbagliata o detto una cosa non gradita all'ibrido.
    Zell iniziò ad avvicinarsi all'umana, con la silenziosità di un elfo ma con la grazia di un predatore che si avvicinava lentamente alla preda ma mentre avanzava l'altro drago si mostrò all'umana senza attaccare ma dicendo semplicemente "Pace umana". Pericoloso, molto pericoloso e sciocco da parte sua. Nonostante si trattasse di un drago ferale quadrupede con il corpo ben sviluppato e muscoloso, era alla mercè dell'umana e di quell'oggetto strano che aveva ancora in mano.
    Zell non riuscì più a trattenersi: con un ruggito simile a quello di un drago ferale scattò a gran velocità, fece un balzo e piombò davanti all'umana, mantenendo una distanza di sicurezza ma tenendo puntata la spada verso la sua gola. L'ibrido si era posizionato vicino al suo simile di specie ed era in tipica posizione di attacco, con la spada brandita con entrambe le mani, le gambe divaricate e leggermente piegate, i muscoli pronti a scattare, lo sguardo glaciale e la lunga coda che si muoveva nervosa in tutte le direzioni.
    "Pace eh? Bene, umana, se sei qui in pace, allora appoggia a terra lentamente ma molto lentamente quella cosa che hai in mano, poi fai lo stesso con i pugnali e infine indietreggia piano tenendo le mani bene in vista senza fare scherzi! E tu, fratello Drago, non mostrarti così scoperto davanti ad un umano!" la voce dell'ibrido era chiara, secca e lapidaria. Un comando militare che non ammetteva repliche nè discussioni. Anche quando si rivolse al drago azzurro, Zell non staccò lo sguardo dall'umana e da quell'affare che aveva ancora in mano.
    Zell sentiva la sua elettricità affluire in tutto il corpo come una scarica di adrenalina iniettata nel sangue, pronto a difendersi da qualsiasi attacco che fosse partito dallo strano oggetto metallico che teneva in mano l'umana e attese che lei obbeddisse. Altrimenti sarebbe passato alle maniere forti. Non era di certo un'umana a mettergli paura o a fermarlo.
     
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    Genna era quasi arrivata al suo punto preferito della ballata. Era un pezzo infimo quello da suonare con il liuto, dato che portava le dita della mano sinistra quasi ad intrecciarsi tra di loro. Ma al momento si limitava a cantare, così poteva dedicarsi completamente al suo amato protagonista, che stava per imbarcarsi nell'impresa di arrivare nell'Estremo Ovest, nel luogo dove tramontava il sole. Era quello il suo istante preferito, l'attimo in cui con un passo, il protagonista andava un passo più lontano a dove mai fosse stato. La trovava una situazione piuttosto attuale.
    Chissà perché la canzone le fosse rimasta così in testa. Non era il tipo di ballata da suonare nelle taverne, e il suo mentore aveva avuto poche occasioni per suonarla: non parlava di eroi e in molti punti le strofe esordivano con riferimenti troppo complessi perché il suo target di ascoltatori capisse. Eppure era diventata quasi la sua ballata, la più triste e complicata che conoscesse, da suonare solo in compagnia di se stessa e per se stessa. Una delle poche dal finale così aperto da non riuscire a decidere se classificarla come tragedia o commedia. A volte credeva di essere l'unica a conoscerla e ad apprezzarla.. e in fondo, a quanti altri poteva piacere quel delizioso anti-eroe, così coraggioso da sopravvivere alla propria impresa? Perché... umh?
    Le sue orecchie registrarono qualcosa di strano. Un elemento stonato, dissonante. Non dalla sua canzone - che sia mai -, ma dall'ambiente circostante. Una voce, forse. Sì una voce, ma troppo.. gutturale perché le sembrasse a posto. Le dava l'idea di due pezzi di ghiaccio che sfregavano uno sull'altro, come se quella voce fosse ancora in rodaggio, o fuori esercizio. Era qualcosa di così triste...
    E pericoloso. Non le era piaciuto molto come suonava quel: "umana".
    Sentì le parole della ballata affievolirsi, e il suo passo diminuire di ampiezza. In compenso la frequenza cardiaca le schizzò alle stelle, e il tempo le sembrò dilatarsi. Le stava per succedere qualcosa. E in una foresta sconosciuta, piena di creature grosse quanto dozzine di Genne messe insieme, un eventuale incontro poteva risultare poco piacevole per lei...
    I piedi si bloccarono del tutto e trattene il respiro per tendere l'orecchio. Forse lei non era un elfo o un drago, ma il suo udito era stato raffinato da anni di musica, volti a cogliere la più piccola dissonanza. Ma in quel momento cosa stonava? Quel lieve fruscio? Era un una foresta, il vento che muoveva le fronde non era un'empietà così grande come il suo canto inopportuno. Una foglia che scricchiolava schiacciata? Forse, ma quella era stata colpa sua. La rottura di un rametto? Maledetto piede goffo! Quel.. e quel lucertolone? Per Thorn Arco di Fuoco! La mano si serrò sul manico della padella.
    Almeno non stonava. La grazia con la quale avanzava era in perfetta armonia con l'ambiente circostante. Era forse un po' altino per i suoi gusti, ma doveva ammettere che la sua figura scura si incastrava perfettamente tra quella grossa quercia e quell'alto castagno. Era lei ad essere schifosamente piccola, come non si era mai sentita. Era un arbusto in confronto. Un cespuglietto vicino ad un baobab. E nemmeno troppo spinoso.
    Ma.. come spiegarsi il perché di quella voce, ora che aveva davanti la possibile fonte? Quell'unica parola sentita, "umana", se l'era forse sognata? O era in realtà il grido di una voce che voleva essere aiutata ad uscire? Bah, vaneggiava. Un grido? Quel borbottio distante coperto dal suo stupido canto? Se lo era immaginato, sicuro. Era stato troppo raschiante per appartenere ad un animale così.. così... ehm, potenzialmente letale?
    Rimase in silenzio. Pietrificata. Lei sapeva che cos'era quella creatura, ma non aveva abbastanza coraggio per realizz...
    Un ruggito.
    No, maledizione, non un altro drago, vero? Non era sufficiente uno per mangiarla e risolvere almeno metà dei suoi problemi? Doveva comparirne pure... e quello che diavolo era? Non era un altro drago. Ne aveva il colore, le ali, la coda e la faccia cattiva o affamata. Ma allora perché si muoveva su due zampe? Perché la forma assomigliava a quella umana? Anche se sembrava essere stato preso per braccia e gambe, e allungato troppo?
    Che diavolo le stava accadendo? La sagra delle stranezze? E tutte dovevano saltare fuori all'improvviso! Il prossimo sarebbe stato un elfo con le mani al posto dei piedi? O un troll che ballava la giga? Un cane con sette code e tre zampe? Una strega depressa? O una moffetta cattiva!?
    Sentì le sue sopracciglia aggrottarsi. Cosa voleva da lei quell'essere? E dalla sua padella? Perché osava puntarle addosso una spada? E dirle che fare? O come comportarsi? La foresta apparteneva a qualcuno, adesso!? Lei non poteva decidere di farsi una bella passeggiatina tra pini e palme mescolati tra loro? Ehi, e come sapeva dei suoi pugnali? Oh, li aveva mostrati a Fergus e... quindi l'aveva spiata anche! Gli occhi le divennero delle fessure, e il suo mento si alzò impercettibilmente. Aspettò solo che lui finisse con il suo sproloquio.
    < Sei un maleducato! Non vedi che stavo parlando con lui? > disse infastidita a quello strambo essere.
    Deglutì. Ma non osò fare altri movimenti, spostò solo lo sguardo verso il drago.
    < Se ti azzardi a mangiarmi, farò di tutto per farti venire il mal di pancia. - pausa - Ora, se vuoi puoi interromperci. >
    La sua voce suonava fredda, anche se interiormente poteva esplodere di emozioni. Paura, terrore e panico erano la sua prima linea. Preoccupazione, ansia, rassegnazione le truppe ausiliari. La rabbia era scappata nelle retrovie in protezione del campo... Troppe, troppe, troppe emozioni! Non le permisero nemmeno di capire quello che aveva farfugliato! Non subito almeno. Poi realizzò.
    Oh, per Zork del Folklore Toc, si meritava veramente il titolo di pazza. Lo portava già con onore!

    Aes, ti prego fai qualcosa! Sono impazzita, sto cercando di uccidermi! XD
     
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    Zork del Folklore Toc... ti prego Tira continua a citare dei a casaccio perché... mi fanno sganasciare ahahahahahahahahahahahh questo è stato il top XD già Aesingr era rintronato prima, me lo stai indirettamente facendo uscire ancora più pazzo di quello che avrei voluto


    E avanti con le cose che si susseguivano troppo in fretta per essere messe in ordine dalla sua testa in modo razionale.
    Aveva fatto tutto con calma, aveva cercato di non spaventare la ragazza e di fare in modo che la sua poco emozionante apparizione la turbasse, ma l'altro pseudo-drago aveva pensato bene di incasinargli le cose così tanto per obby quotidiano.
    La osservò per qualche secondo, mettendola a fuoco soltanto dopo che si fu accertato di non averla sconvolta o meglio di essere lui stesso al sicuro. L'aveva da subito classificata come non ostile ma la prudenza in situazioni del genere... che non ricordava di aver ancora vissuto, non era mai troppa.
    Dei lunghi peli marroni le coprivano la testa ricadendo verso la schiena, lo stesso colore degli occhi che trapelavano un certo e "inspiegabile" stupore. Non si concentrò però sull'aspetto fisico, i suoi capelli potevano anche essere blu e composti di alghe, non gli interessava dell'aspetto esteriore degli altri draghi figurarsi di un umano. Piuttosto quello che attirò la sua attenzione, prima del saggio e pacifico intervento dell'altro drago, fu uno strano oggetto che la ragazza portava con se. Un qualcosa che doveva contenere una qualche altra cosa, un'altra percezione tanto istantanea quanto fugace nella sua mente.
    La visione di quella "strana roba" fu un altro impercettibile bagliore di coscienza, a cui però non si poté dedicare a causa del rapido svolgersi degli eventi, che lo costrinsero a voltarsi verso il drago appena balzato fuori dalla folta vegetazione.
    Eh no, complicargli le cose poteva accettarlo ma vederlo puntare la spada verso la ragazza lo turbò leggermente. Forse come lui odiava la loro razza, forse alcune esperienze del passato l'avevano messo in allerta. Eppure una creatura simile non avrebbe dovuto certo temere una fragile ragazza armata di oggetti ignoti, nonostante fosse nota la loro infida perfidia, anche quando in apparenza si dimostravano indifesi.
    Tuttavia non apprezzò la reazione avventata di quello che...
    ma che scherzo della natura era quello? Si rese conto solo allora che non aveva a che fare con un vero e proprio drago, ma con una creatura che se pur di natura parzialmente draconica aveva qualcosa... ansi molto di insolito. Il suo aspetto ricordava quello di un rettile... ma la sua posizione bipede e l'arma tra le mani lo facevano apparire come un...
    Non gli vennero alle fauci né alla mente vocaboli che potessero descriverlo correttamente.
    Si ne era certo, da un momento all'altro sarebbero diventati rispettivamente un gamberetto e un ramo d'abete che gli si rivoltava contro e lo minacciava brandendo gusci di cozza tra artigli di serpente e con zanne d'aquila.
    Attese che tutto ciò avvenisse, spinto dai suoi pensieri, ma l'unica cosa che caratterizzò i seguenti secondi fu un breve dialogo davvero civile e amichevole tra la ragazza e l'ibrido anaconda-ermellino.
    Un dialogo che comprendeva, secondo la ragazza, un pasto a base di umana per il drago che stava invece facendo di tutto per non apparire... "affamato".
    In realtà lo era, e l'opzione di mangiarsela gli era pure affiorata ai pensieri come quasi valida, ma sarebbe stato più saggio lasciarla incolume lì dov'era. Si, decisamente più saggio.
    "Potrà sembrarti strano ma non mangio carne di nessun tipo, non ci penso neanche ad assaggiare quella umana"
    Non conoscendo i pensieri di nessuno dei due, non che avesse voluto conoscerli, vide quella situazione come possibilmente pericolosa per tutti e pensò bene di avanzare a passo svelto fino a trovarsi in mezzo ai due, tra i quali c'era distanza sufficente per prevenire una minaccia da entrambi i lati.
    Lanciò una rapida occhiata al drago, o così almeno l'avrebbe considerato, che si trovava alla sua destra quasi volesse rimproverarlo, ma non gli uscirono le parole giuste.
    "Calma, non c'è bisogno di essere aggressivi... credo" Concluse, voltandosi verso la ragazza dalla parte opposta.
    Di nuovo la sua attenzione cadde su qualunque cosa lei custodisse in quella sorta di "guscio", ma c'erano cose più importanti da risolvere al momento, ad esempio l'evitare una non improbabile battaglia all'ultimo sangue in cui sarebbero tutti stramazzati al suolo morenti, o impedire la loro trasformazione in gambero e ramo d'abete che sarebbe potuta rivelarsi tecnicamente più preoccupante di uno scontro.
    Fu allora che capì che la sua mente era al quanto disturbata, perché no... non l'aveva ancora capito.
    Se la frustata sul muso se la fosse data davanti ai due sarebbe sembrato impazzito?
    Decisamente si, almeno fin lì ci seppe arrivare.
    Arrivò anche a pensare che la ragazza doveva trovare quella situazione tanto assurda quanto la vedeva lui, sia per la sua espressione non troppo convinta sia perché solo un folle si sarebbe trovato a suo agio lì, in quel preciso momento, in mezzo ad una foresta che sfociava nel mare in compagnia di due creature sconosciute.
    Non gli salirono alla mente altre azioni utili, quindi l'unica cosa che gli rimase da fare fu attendere e sperare che nessuno dei due avesse brutte intenzioni.
    Spiegò leggermente le ali quasi per istinto, rimanendo immobile con il resto del corpo, lasciando solo che la coda scivolasse sul suolo erboso e restando con lo sguardo indirizzato sulla ragazza.
    Se a lei non fosse piaciuto essere osservata non gli interessava, non poteva mettersi a fissare le nuvole... che fra l'altro non c'erano neanche in cielo, limpido e azzurro come il fondale oceanico visto dall'alto.

    Edited by Aesingr - 10/12/2014, 10:24
     
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    Incubo infernale

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    Zell rimase inizialmente stranito dalla reazione dell'umana che lo aveva bollato come "maleducato" interrompendo un dialogo inesistente tra lei e il drago azzurro ma nonostante tutto, l'ibrido non si scompose e rimase nella stessa posizione.
    "Maleducato io? Ma senti questa...."
    Ma cosa gli era capitato quella mattina? Lui si era alzato come tutte le mattine per farsi le sue zampettate e i suoi esercizi nel bosco e si ritrova davanti un'umana spaesata arrivata lì con una baracca di legno galleggiante armata di pugnali e di quell'oggetto misterioso che non gli stava dando pace. E oltre a lei, un drago azzurro che odorava di pesce portando quell'odore di mare in mezzo alla foresta che copriva tutti i profumi degli alberi e del terreno umido. Forse Zell stava ancora dormendo e si stava sognando tutto? No, sensazioni troppo reali e azioni troppo vivide per poter essere un semplice sogno.
    Guardando l'umana, Zell capì che era impaurita e terrorizzata e la paura la indusse perfino a minacciare il drago azzurro qualora l'avesse mangiata.
    "Bleah...gli umani non sono affatto buoni da mangiare!" pensò tra se e se.
    Il drago azzurro gli disse di stare calmo e di non essere aggressivo ma Zell non abbassò ancora la guardia.
    "Non fidarti, fratello! Questa qui è arrivata assieme ai suoi simili con una...una sorta di catapecchia di legno galleggiante che può muoversi sull'acqua al loro comando, l'hai vista anche tu! E quella...quella cosa che ha in mano non mi piace per niente!" l'ibrido lo squadrò per un attimo e notò che sulle zampe aveva una specie di membrana che si insinuava tra le dita, lasciandosi sfuggire uno sguardo un pò stranito.
    "Ma guarda te chi mi tocca incontrare. Un'umana con strani aggeggi e un drago che puzza di pesce con le zampe mal formate....ma che ho fatto di male?" pensò tra se e se guardando un pò entrambi.
    Solo dopo un pò di secondi Zell si accorse che la ragazza non gli aveva affatto obbedito e capì che forse aveva esagerato un pò, così assunse un tono più moderato ma senza abbassare la guardia.
    "Senti, umana, io non so quali siano le tue intenzioni nè quelle dei tuoi simili sulla catapecchia galleggiante ma quella cosa che tieni in mano mi rende nervoso quindi mettila giù e dimmi che cos'è! I pugnali puoi anche tenerli, tanto sono come stuzzicadenti per me!" disse ridacchiando un pò.
    L'ibrido torno a guardare per un attimo il drago con le zampe strane, che aveva spiegato leggermente le ali come se si rilassasse, ben per lui. La tensione dell'ibrido si poteva perfino sentirla nell'aria.
    "E se non me lo dici, sei una maleducata!" aggiunse rivolto di nuovo all'umana.
    Sperava che addolcendo un pò i toni, l'umana collaborasse. Non aveva affatto voglia di stare tutto il giorno lì come una statuina armata di spada vicino ad drago azzurro altrettanto immobile.
     
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    Splendore celeste

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    Pazza, alienata, demente, folle, lunatica, malata di mente, matta. Quante parole esistevano per esprimere questo unico pensiero? Troppe. Eppure, ancora non aveva capito se queste dovessero essere rivolte a lei o a quell'assurda situazione. Forse se ne esistevano così tante era perché un po' tutti si meritavano di essere etichettati con quei concetti. Lei, lui e l'altro.
    Soprattutto l'altro.
    Poteva quasi capire di avere una spada puntata alla gola, magari aveva invaso il suo territorio, o gli stava antipatica a pelle, o voleva solo divertirsi a farla scappare urlante, oppure definirlo maleducato aveva urtato i suoi sentimenti... ma perché non accorgersi della sua stupida impotenza umana di fronte a due giganteschi rettili? Perché temerla se sapeva che era sola in mezzo ad una splendida foresta pericolosa? Perché portare un cinturone se non aveva nessun pantalone da reggere?
    Senza dubbio, lui era il lunatico. Le sembrava una creatura troppo strana, fuori dal mondo, e non solo per come si comportava con lei, ma proprio come creatura. Sembrava quasi che nemmeno il drago fosse in grado di classificarlo...
    E che pensare di quel drago? Attirare la sua attenzione sibilando "umana"? Ma che stava pensando? Ai capperi? Alle farfalle? Ai gamberetti? Come se i semplici borbottii in mezzo alla foresta non fossero capaci di farti venire lo stesso un colpo apoplettico! E adesso? Che faceva? Niente. Aspettava che l'altro la sgozzasse. Semplice.
    Come poteva definirlo? Anche lui era un pelo fuori dal mondo, ma in maniera decisamente diversa dall'essere blu e verde. Sembrava non fare troppo caso all'ambiente circostante, oppure ci rimuginava così tanto da rimaneggiare il mondo stesso ad una sua visione. Era come se si fosse estraniato, che avesse abbandonato la realtà per trovarsene una personale, non come l'altro che pareva essere sempre appartenuto alla luna. Il drago era, umh.. sì, lui era l'al...
    Cosa? In un istante il drago si era mosso.. era stato velocissimo, e nello stesso tempo Genna non aveva sentito nemmeno un fruscio! Si era posizionato tra lei e l'essere. E.. fantastico! Lo stava fissando! Ah, la voce della ragione era finalmente arrivata! Sembrava volerla.. difendere? Ehi, stava dicendo che non serviva attaccarla! Forse si era sbagliata sul suo conto... un attimo, cosa diavolo intendeva con "credo"? E perché adesso si era voltato a fissare lei? Oh, per la Cuoca Sacra, era serio? Erano entrambi seri? Davvero avevano paura di una briciola di donna che non sarebbe nemmeno stata capace di morderli senza sacrificare gli incisivi?
    Disagio. E continuava a fissarla, quel drago. Doveva capirlo che la ragione non poteva avere un portavoce così taciturno... lui era davvero l'alienato, il suo mezzo intervento cavalleresco non doveva distoglierla dal pensarlo.
    Tanto per rimarcare che lui, taciturno non lo era per niente, l'altro essere riprese parola. Oh, quindi lei era arrivata insieme ai suoi simili. Ma se l'aveva spiata! Sapeva benissimo che l'avevano cacciata dalla.. catapecchia di... ah, forse la cosa cominciava ad avere un senso. Spiegava più o meno perché le padelle sembrassero tanto terrificanti... non conoscendola anche lei avrebbe temuto quello strumento di cottura così mal tenuto. Aveva scoperto il punto debole dei lunatici? O quello...
    La risata dell'essere suonò terrificante alle sue orecchie. Serrò la mascella per evitare di dire qualcosa con voce non del tutto ferma. Non avrebbe dimostrato a nessuno la sua paura! Men che meno ad una creatura che non sapeva come definire! Ma eliminare una fonte di nervosismo, che male poteva farle? Con un sospiro abbandonò la presa sulla padella, e quella cadde con un tonfo. Forse doveva essere più delicata la prossima volta. Beh, pace, loro la urtavano, e lei doveva scaricarsi su qualcos'altro.
    < E' una dannatissima padella: se te la metti sopra la testa, - sibilò mimando il gesto con il pugno chiuso e la mano vuota - ti protegge dalla pioggia e altri fattori di erosione; se te lo spiaccichi sulla pancia, così, puoi fare un silenzioso esercizio di arpeggio, come se suonassi un liuto; oh, idem sotto al mento, diventa un finto violino coi fiocchi; è inoltre un ottimo sonnifero, infatti se la tiri in testa a qualcuno, quello si addormenta; e può fungere anche come scudo e.. boh, se ti cade sul piede fa male.. ah giusto! Se la metti sul fuoco aiuta a cucinare. Ma non ti conviene usare la mia. E' poco igienica. Tende a cadermi per terra. >
    Lei invece? Oh, Genna era solo fuori di testa. E questo non aveva bisogno di altre spiegazioni. Il suo mondo era completamente svanito, e la sua pazzia si commentava da sola.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Qualunque cosa fosse successa da quel momento in poi gli sarebbe andata bene, era troppo incuriosito dalla faccenda e continuava a non capacitarsi di come tutto fosse potuto convergere nello stesso momento così assurdamente.
    Va beh, chi se ne importava.
    "... fratello"
    Al sentirsi chiamare fratello Aesingr fece un piccolo passo all'indietro e tornò a fissare lo strano drago blu, non sapendo dire se aveva o meno apprezzato quell'appellativo. Era stato troppo semplice...
    Non aveva fatto niente di speciale per poter essere considerato suo compagno né tanto meno fratello. In oltre pareva che quello fosse solo un piccolo ausilio al concetto -non fidarti-.
    "Fratello... ti ringrazio. Ma non devi preoccuparti, non c'è minaccia in lei, piuttosto potremo essere noi la minaccia non pensi?"
    Anche se, quando all'ordine di posare quell'arcano aggeggio di fattezza occulta l'umana lasciò cadere a terra l'oggetto dell'attenzione di tutti fino a quel momento, pure lui si sentì più al sicuro.
    Aveva imparato a temere ciò che non conosceva, altrimenti non sarebbe arrivato da nessuna parte.
    La risposta della ragazza però ebbe un altro effetto, decisamente positivo.
    Lo fece sorridere.
    Non era sicuro di capirne il motivo ma nel definire tutte le mitiche funzioni della -padella- e nel mimare strani gesti che probabilmente stavano accompagnando le parole le era apparsa troppo buffa e si accontentò di quello per decidere che non c'era più bisogno della sua presenza pacificatoria tra i due.
    Indietreggiò di un paio di metri, lasciando campo libero ad entrambi; se avessero voluto scannarsi non erano più affari suoi, il suo contributo l'aveva dato.
    Però si sentiva di dover fare alcune domande all'umana, non poteva ancora essere uccisa. Si sentì particolarmente stupido e egoista a pensarla in quel modo ma i pensieri erano i suoi, spesso finiva per pensare a cose a cui neanche stava realmente pensando.
    Per i flutti del Naiard!
    Appena avesse capito cos'è che voleva chiederle avrebbe formulato qualche frase adatta, ma non in quei frangenti. Magari... magari, sarebbe stato più sensato presentarsi.
    "Dato che siamo quì io direi che non farebbe male a nessuno sapere chi siamo no? Il mio nome è Aesingr e provengo... beh dal mare, non so dirvi da dove esattamente. E voi?"
    Bene, benissimo. Con quella frase così azzardata e... per la miseria, non pensata! Pensava ogni santo secondo e quando ce n'era bisogno non lo faceva. Beh... ormai era andata.
    C'erano troppi inghippi: cos'avrebbero pensato di qualcuno che neanche sapeva da dove proveniva? Il suo intervento aveva davvero avuto senso? Lo strano altro drago blu avrebbe accettato di -collaborare- e presentarsi come lui? L'umana avrebbe usato la padella per addormentarli?
    Se tutto fosse andato secondo i piani almeno non avrebbe dovuto più pensarli come umana e ibrido anaconda-ermellino.
    Si, in fondo pure una frase buttata a caso in quel modo poteva avere il suo potere. Doveva imparare a farne di più frequenti!
     
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