Una nuova alleanza!

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    Aidal viene da qui
    Non sapevo che titolo dare, se non vi piace lo cambio XD
    E per il luogo...mi pareva di aver letto che Mid avesse scritto "adiacente all'Ossidiana", quindi boh, ho aperto qui...
    In caso contrario, sposto la discuccione u_u


    Aidal stava camminando (anzi, meglio dire zampettando) lungo un sentiero boscoso, ma molto disastrato.
    Quel giorno aveva trovato delle creature che finalmente, avevano capito il potenziale pericolo che stava nascondendo Kengard tra le sue "spire" e finalmente la dragonessa, aveva qualcuno su cui contare (da ammontare a Zarthial, ovviamente!)
    Aveva conosciuto Maledet, un suo simile in tutto e per tutto, ma che ancora Aidal lo reputava un pò giovane e un pò dai modi di fare da cuccioli...per i suoi gusti. Ma non era un tipo cattivo o rompiscatole anzi...era il contrario!
    Poi aveva conosciuto Sylverion, un umano che secondo Aidal non lo era in tutto e per tutto...il suo odore nascondeva qualcosa di confuso ma apparentemente familiare! Senz'altro celava una seconda identità, ma la dragonessa non era stata così sfacciata a dirgli chi era veramente...tempo al tempo!
    E infine, Pharnasius. Anche lei portava odori confusi e abbastanza scemati, ma sembrava essere una tipa dura e chi sa il fatto suo.
    Insomma, la rettile oscura aveva trovato una bella compagnia, un pò insolita ma allo stesso tempo interessante. In sè per se, aveva sempre detestato la compagnia di chiunque, ma se essi (che siano draghi o altre creature), si rilevavano fidati e di buona parola, allora poteva stringere più una alleanza che proprio un'amicizia.
    La dragonessa voltò la testa dietro di sè, in cerca degli altri tre. Poi parlò, all'indirizzo di Maledet, dato che lui aveva detto che conosceva Kengard e così via.
    "Allora? Dov'è che dobbiamo andare?" domandò, inclinando la testa in attesa di risposte.
     
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    Maledet viene da qui

    Maledet zampettava baldanzoso.
    Aveva incontrato tre pittoreschi personaggi che avevano deciso di viaggiare con lui e persino che gli facesse da guida!
    Il drago oscuro si sentiva onorato di ciò, ma anche un po' sorpreso.
    Pensò un attimo a quei tre.
    A Pharnasius che fu la prima ad incontrare.
    Quella strana lupa dal carattere mutevole quasi più del suo.
    Poi Pensò a Sylverion... Quel misterioso uomo del ghiaccio, sentiva che non era umano, ma non era giunta l'ora di smascheralo, anche perché si era dimostrato così gentile.
    Poi penso ad Aidal...
    Era bellissima, forte e saggi.
    Quando guardava quella dragonessa si sentiva spiazzato: aveva paura di lei, ma ne era atterrato inesorabilmente.
    Negli occhi azzurri di quella splendida creature c'era gelo e freddezza.
    Maledet era giovane e aveva ancora un lato tenero e socievole, ma probabilmente con il tempo sarebbe diventato asociale e crudele come qualsiasi altro drago oscuro.
    Sarebbe diventato più cattivo di Aidal?
    Impossibile, non perché lei è troppo crudele, ma semplicemente perché stando con lei, Sylverion e Pharnasius sarebbe migliorato.
    Pensò anche alla nebbia, si erano rivelati incredibilmente crudeli, anche verso i loro stessi uomini, e anche nei confronti delle povere creature che schiavizzavano.
    Non capiva i loro nemici, poteva solo cercare di speculare quelle informazioni.
    Maledet pensando a quello guardava Aidal davanti a lui.
    Era veramente bella.
    La sua corporatura serpentina era pura arte.
    Le zampe sembravano sottili, ma in realtà erano fortissime e muscolose.
    Le ali non erano enormi come quelle di Maledet, ma erano ben bilanciate, perfette per muoversi agevolmente in aria e non impacciare a terra.
    Placche dure sulla schiena, la coda e il collo.
    Una cresta stupenda.
    Le zampe posteriori e la coda erano bilanciate in un modo che trovò stupendo.
    E un così bel faccino da bestia assassina che Maledet considerò: " spaventoso nella morte, amabile per vita".
    Aidal zampettava in un modo che Il giovane drago nero trovava molto sensuale.
    Gli piaceva il modo in qui faceva ciondolare la coda, e in vero gli piaceva molto la sua coda.
    "Allora? Dov'è che dobbiamo andare?"
    domandò lei puntandogli addosso quegli occhi stupendi.
    Beh... Non so di preciso, ma il sud è di la.
    Diciamo che me lo dice l'intuito.
    Fece sorridendo alla dragonessa.
    Poi Maledet guardò Sylverion.
    Non seguivamo la tua bussola magica Sylverion? Va bene di qua?
    Domandò alla creatura sempre sorridendo.

    cavolo che c'è a sud del ossidiana d'argento!?! Maledet ha studiato Geografia, ma io in geografia sono stato rimandato a settembre!!! Che c'è a sud del ossidiana d'argento?
     
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  3. Midnight Dragon
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    Sylverion arriva insieme a tutto il gruppetto.
    Per inciso, mi sono appena accorto che non abbiamo definito un tempo per la ruolata, se non il fatto che è giorno. Quindi, in mancanza, mi invento io un po' di cose :) Tenendo conto del fatto che Aidal si è svegliata prima del previsto, mentre era ancora giorno, del fatto che quando ha incontrato maledet aveva camminato già da qualche ora, più tutto quello che è successo dopo, ipotizzerei che dovremmo trovarci intorno alle due quando si aggrega anche Aidal, e se ci aggiungiamo due - tre orette di cammino si fanno le 4-5. Ditemi voi se devo correggere un po' i tempi ^^"


    Viaggiare in compagnia era sempre più interessante che viaggiare da soli. Da quando al gruppo si erano aggiunti i suoi nuovi compagni di viaggio l'intera giornata era diventata molto più interessante, e se si trascurava l'incidente dei cacciatori per il momento tutto filava liscio. Il timore che altri cacciatori potessero tornare per un po' gli aveva attanagliato i pensieri, ma ben presto aveva smesso di pensarci per godersi la nuova compagnia. E ci si poteva permettere di abbassare un pochetto la guardia, ora che il gruppo contava ben quattro elementi, di cui ben due draghi neri. Doveva essere un bel deterrente, immaginava.
    La camminata in sé non era stata accompagnata da troppe chiacchiere, un po' per risparmiare le forze in fiato, dato che il bosco era tutto un sali e scendi di sentieri spesso non battuti; eppure anche quando si camminava in silenzio, coperti dalle fronde degli alberi, il silenzio che aleggiava non era uno di quelli un po' imbarazzati, tra persone che aspettano l'un l'altra di fare la prima mossa. Al contrario, era qualcosa di più unito, un po' come se lo stesso viaggiare insieme contasse già come un tentativo di conoscersi. E nel frattempo, Sylverion si godeva tutti quei dettagli che accompagnavano la sua ennesima avventura: il suo sguardo correva ovunque, alternandosi tra il paesaggio e i suoi compagni. Un momento prima riconosceva alberi e piante, quello dopo ecco che esaminava un fungo o un inflorescenza mai vista, osservandole per un momento e imprimendole nella sua memoria, per poi raggiungere subito i suoi compagni e rivolgere loro grandi sorrisi. Senza rallentare gli altri, scovava quei piccoli dettagli che rendevano la sua esperienza di Kengard più interessante e completa, memorizzava e proseguiva.
    E mentre il sole, appena nascosto oltre le fronde, lento e inesorabile proseguiva il suo cammino, Sylverion aveva modo di osservare e conoscere ancora meglio i membri di quella singolare squadra.
    Si poteva dire che Pharnasius se la stesse godendo quasi quanto lui: spesso camminava accanto a lei solo per il gusto di vedere come reagiva al "nuovo", perché davvero sembrava che molte cose fossero del tutto nuove ed estranee per lei. Aveva già avuto questa impressione, e del resto lei stessa aveva confessato di essersi lasciata molto del suo passato alle spalle per viaggiare e fare esperienza nel mondo.
    Dall'altro lato della medaglia c'era Aidal: di tutti era la più riservata e discreta, e anche se Maledet era colui che tra tutti conosceva meglio Kengard, era lei a guidare la fila. Non parlava molto, e per un po' a Sylverion parve immersa nei suoi pensieri, forse rimuginando su quello che era successo quel giorno, forse chiedendosi come mai una solitaria come lei fosse finita in una sorta di branco.
    In mezzo c'era Maledet: seguiva Aidal come la sua ombra - posizione che Sylverion ritenne opportunamente "strategica" - e ne era totalmente ammaliato. Anche se questo non faceva che aumentare la sua voglia di punzecchiarlo un po', preferì non intromettersi e lasciargli ammirare in pace il "paesaggio" che gli si presentava davanti. Per una buona parte del viaggio fece del suo meglio per trattenersi dal ridacchiare. Eh bravo Maledet...

    A giudicare dal sole, doveva essere pomeriggio inoltrato quando Aidal, dalla sua posizione in testa, cercò di nuovo i suoi compagni per domandare: «Allora? Dov'è che dobbiamo andare?»
    In quel momento, il sentiero si snodava ancora davanti a loro, non battuto abbandonato a sé stesso. Sebbene fossero passati due o tre volte per qualche radura, il bosco non aveva ancora accennato a sfittirsi più di tanto. Per esperienza Sylverion sapeva che in media il bosco rallenta l'avanzata, e anche a procedere svelti l'impressione era quella di muoversi lentamente. Sempre per esperienza, sapeva che si erano comunque lasciati dietro la radura dove poco prima si erano incontrati.
    Per una buona parte del viaggio, Sylverion aveva pensato a lungo all'opportunità di volare per fare prima. Ora che il gruppo era numeroso, l'idea di essere intrusi indesiderati nel territorio di qualche drago sfumava, e a meno di non finire nel territorio di un branco di draghi, un qualsiasi solitario avrebbe lasciato ben volentieri passare un gruppo così numeroso. L'unico inconveniente dell'idea era Pharnasius: qualcuno avrebbe dovuto trasportarla e non era sicuro che l'idea la allettasse. E poi c'era un'altra possibilità che non rendeva così allettante il volo: in quel modo sarebbero stati visibili, e non era sicuro che mettersi a volare così vicini a dove erano stati attaccati fosse un'idea saggia, così in bella vista di tutti. Certo, non era mica detto che i cacciatori si sarebbero ripresentati, e molti inconvenienti si sarebbero comunque potuti evitare volando davvero in alto, fuori dalla portata di magia di bassa lega e frecce. Problema: i draghi hanno dei polmoni abituati a respirare aria rarefatta e ad alta quota - non ne era certo, ma molti draghi di razze diverse avevano in comune questo piccolo tratto - ma in quel caso, anche a voler portare Pharnasius ad alta quota, non sarebbe riuscita a respirare. D'altro canto, camminare per il bosco li rendeva molto meno visibili al prezzo di rallentare i loro movimenti. Sylverion aveva molta cura di lasciare meno tracce di sé possibili, e così facevano anche gli altri più o meno consciamente, ma anche in questo modo un gruppo di quattro creature qualche minimo segno del suo passaggio lo lasciava. Meno visibile che volare, almeno.
    «Beh... Non so di preciso, ma il sud è di la. Diciamo che me lo dice l'intuito» rispose prontamente Maledet, con una leggera nota di modestia. «Non seguivamo la tua bussola magica Sylverion? Va bene di qua?»
    «Bussola?» fece distrattamente Sylverion. Cos'era più una bussola? Sfogliò rapidamente il suo dizionario mentale di kengardiano: ah, quei rozzi ma ingegnosi strumenti che gli umani avevano inventato per orientarsi usando il campo magnetico terrestre. Oggetti che avevano tutto sommato il loro fascino, ma Sylverion era cresciuto in una società che trasudava magia da ogni poro ed era abiutato alle fini soluzioni che la tecnomagia offriva. Ci mise un po' a collegare bussola, strumento di orientamento alle meridiane sideree a cui era abituato.
    «Se ti riferisci al cristallo di Avantgard, non è proprio una bussola» spiegò. «Anche se in un certo senso, diciamo che lo può essere. Comunque sì, va bene di là: l'importante è il viaggio, non la meta, e il sud mi sembra la migliore scelta sotto molti punti di vista».
    Avrebbe potuto fare il misterioso ancora per un po', ma alla fine il pensiero di dover una storia a Pharnasius e Maledet prevalse e si mise nell'ordine di idee che entro quella sera avrebbe comunque parlato un po' di sè.
    «Se volete vi posso raccontare un po' di cose mentre camminiamo» propose, tirando fuori nuovamente il ciondolo, accertandosi questa volta che tutti potessero vedere quel cristallo lavorato e la piccola lucina fiammeggiante racchiusa al suo interno.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Pharny viene da aquí con vosotros.
    Si per la fascia temporale sono d'accordo con Mid, siamo vicini al crepuscolo

    Era troppo appagante. Quella passeggiata si stava rivelando estremamente rilassante, al punto che per la prima ora di cammino non sentì il bisogno neanche di acelerare. Voleva godersi tutto ciò che la circondava, e anche se il suo istinto le suggeriva di sprigionare tutta quell'euforia in una corsa sfrenata si limitò ad osservare, osservare con ognuno dei cinque sensi la più piccola sfaccettatura della realtà.
    Lo sguardo cercava e anticipava, comunicandole la superficie di ciò che stava solcando. L'udito la portava nei meandri più intrinsechi del bosco e della vita che si celava tra quegli alberi. Il gusto le trasmetteva il sapore dell'aria, di tanto in tanto faceva schioccare la lingua e decifrava i vari sentori presenti nei dintorni. Il tatto era tutto ciò con cui veniva a contatto, il fogliame sotto le zampe, i sospiri del vento che le smuovevano di tanto in tanto la criniera.
    E il suo olfatto, ciò che più la contraddistingueva: le migliaia di tracce olfattive che potevano condurre a mille diverse scoperte erano per lei fonte di nuove verità, e ognuna di esse costituiva qualcosa con cui doversi confrontare.
    Annusava i diversi odori dei diversi tipi d'erba, le resine delle moltitudini di latifogli e tutto quello che un mondo ampio come la foresta poteva regalare.
    Non era mai stato così piacevole per lei rallentare, quella compagnia trascendeva qualunque realtà conosciuta. Anche se si domandava se, per i due draghi, proseguire ancorati a terra fosse una propria scelta o se lo stessero facendo per rispetto verso Di lei e Sylverion.

    "Cristallo di Avantgard?" Chiese all'uomo, che si era anche offerto di raccontare quel qualcosa che la incuriosiva assai e di cui voleva sapere al più presto.
    "Io propongo di raccontare ognuno qualcosa di noi. Se dobbiamo avanzare insieme penso che un minimo dovremmo conoscerci"
    Si era vero lei improvvisava, non sapeva niente del -procedere insieme-, ma ... era figo. E poi le pareva giusto così. I suoi ricordi non erano più ferite, ne cicatrici, erano un ostacolo superato e di cui ormai non si vergognava, anche se ripudiava i residui di quei giorni che ancora circolavano in lei insieme al suo sangue.
    Ed era giusto anche che sapessero chi erano i loro compagni, nella misura in cui ognuno avrebbe deciso di presentarsi.
    Aveva già inquadrato Maledet, Sylverion e Aidal, ma non sapeva assolutamente nulla di nessuno di loro. Tanto meno di Aidal, che oltre ad essere appena arrivata non sembrava bramosa di condividere pensieri e racconti. Cosa che invece pareva premere all'umano, e in parte anche a lei.
    Non poteva dire lo stesso per il draghetto innamorato, forse solo per la semplice incapacità di reprimere il dolore nel ricordare. Doveva averne passate molte anche lui.
    L'individuo è il risultato delle esperienze vissute e dall'ambiente in cui si è formato, Maledet doveva essere proprio il rappresentante di quella frase, una delle tante che Elvis le spiegava quando non avevano più energie dopo la più estenuante delle gare.
    Forse non era compito suo suggerirgli di tagliare con il dolore dei giorni trascorsi, ma prima o poi lo avrebbe fatto, qualcuno deve pur aiutarti no? Anche riuscire a farsi aiutare era dote di grande pregio e anche lei, dopo n enorme errore, l'aveva capito.
    Scusate il post poco sostanzioso, ora chiacchericciamo un po' e poi vedo di far iniziare qualcosa di serio. Gli pseudocacciatori precedenti erano solo una prova-un modo per far sfogare Maledet-un incipit per tirarli fuori in seguito. Ora facciamo qualcosa che non c'entra nulla invece xD o meglio, c'entra e come ma...
     
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    Aidal continuava a camminare e scoccava occhiate fugaci a Maledet che la seguiva silenzioso e intimidatorio come un'ombra: la dragonessa aveva la strana sensazione che la stesse guardando dalla testa fino alla punta della coda...cosa che lei, trovò abbastanza imbarazzante. Forse il giovane drago nero era solo incuriosito...o veramente pensava ad altro?
    Menomale che l'attimo fu interrotto dalle stesse parole di Maledet: il quale rispondeva alla domanda di Aidal.
    Beh... Non so di preciso, ma il sud è di la.
    Diciamo che me lo dice l'intuito.

    La dragonessa nera si fermò, in mezzo al boscoso sentiero immerso dal crepuscolo, che si snodava davanti al gruppetto.
    Gli scoccò di nuovo un'occhiata interrogativa e volse lo sguardo verso Slyverion, perchè appunto il drago, aveva parlato a proposito di una "bussola".
    L'apparente umano ebbe un attimo di perdizione nel sentir nominare la parola "bussola", poi poco dopo parlò, spiegando che in realtà quel cristallo che possedeva, non fungeva propriamente come un mezzo per l'orientamento, ma che in un certo senso, lo poteva essere.
    Comunque sì, va bene di là: l'importante è il viaggio, non la meta, e il sud mi sembra la migliore scelta sotto molti punti di vista.
    Aidal annuì leggermente con la testa, poi riprese a camminare in mezzo al crepuscolo del sentiero. Il perchè stava camminando in testa al gruppo, nonostante non conoscesse Kengard? Beh, innanzitutto perchè il suo passo era bello ampio e l'andatura della camminata era sempre medio-veloce. L'altro motivo è che aveva dato per scontato che il gruppo al buio non ci vedeva benissimo, mentre lei grazie alla sua particolare struttura degli occhi che erano capaci di catturare anche la luce più flebile, vedeva benissimo nell'oscurità. E quindi, questo significava che poteva guidare la "comitiva" senza problemi.
    A momenti, le era balneata l'idea di trasformarsi in gufo e viaggiare nell'anonimato, dato che si stava facendo notte. Poi i suoi pensieri si interruppero quando Sylverion disse:
    «Se volete vi posso raccontare un po' di cose mentre camminiamo» e il "viandante" tirò fuori la sua strana pietruzza con una lucina fiammeggiante all'interno.
    "Io propongo di raccontare ognuno qualcosa di noi. Se dobbiamo avanzare insieme penso che un minimo dovremmo conoscerci" disse poi Pharnasius.
    L'idea non piaceva molto a Aidal. Però se ormai si erano alleati, avevano ragione sia l'umano che la licantropa.
    "Inizio io, così non ci penso più." mormorò Aidal, come se si volesse togliere quel dente subito e all'istante. Continuava a camminare, tenendo lo sguardo fisso in avanti.
    "Vengo da un'isola distante giorni di volo da Kengard. Appartengo ad una famiglia di draghi che hanno sempre coltivato con grande cura, l'arte della manipolazione delle tenebre e dell'oscurità, tramandandola anche a me." spiegò spartanamente e senza ulteriori giri di parole.
    "Siamo sempre stati vittime di discriminazione per via del nostro oscuro potere. Ma a differenza della maggiorparte dei draghi oscuri, facciamo uso delle Arti Tenebrose solo quando è strettamente necessario, o per difenderci.
    Conviviamo a stretto contatto anche con tutti gli Elementi, ma la Luce e il Fuoco ci danneggiano molto."
    concluse, scoccando una occhiata al gruppetto dietro di sè.
    Ovviamente Aidal si aspettava negativamente delle domande curiose...
    Scusate l'immenso ritardo, chiedo venia ;_;
     
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    Maledet guardò di sfuggita Aidal negli occhi.
    Aveva capito che faceva, meglio trovare una scusa.
    Scusa.Fece semplicemente Maledet rivolto ad Aidal, abbassando il muso sul terreno con fare sottomesso come un inchino.
    Intanto Sylverion aveva
    Spiegato che quella specie di bussola era in realtà un cristallo del Anvatgard.
    Maledet si girò subito in dietro.
    Ah, ne ho sentito parlare in un libro! Solo non credevo avesse quel aspetto. Me lo immaginavo un po' diverso... Quindi vuoi raggiungere una persona che ti è cara giusto?
    Fece Maledet dando nuovamente prova di; conoscenza, memoria e intuito nello stilare una ipotesi corretta.
    Lo aveva letto in un libro di alterazione e legami elementari che certi cristallini sono legati, e indicano il proprio gemello.
    Maledet si chiese chi sia la persona che Sylverion cercasse.
    Forse la sua ragazza, un amico o un parente.
    Chi lo sa?
    Poi Pharnasius aveva proposto di raccontare storie sulla propria vita.
    Aidal per prima aveva riposto.
    Mi spiace Aidal.
    Almeno i tuoi genitori ti volevano bene...
    Io potevo contare solo su mia madre per quanto riguarda di affetto...
    Maledet si mordicchiò il labbro.
    Ormai lo sentiva.
    Toccava a lui.
    Avrei voluto esserti vicino allora Aidal.
    Ma aimè non ero nemmeno nato probabilmente a quei tempi...
    Anche nella mia terra; Kal-Mer ci sono molti draghi oscuri.
    E anche loro venero discriminati come successe alla tua famiglia, ma reagirono al offesa in modo violento... Una notte insorsero si impossessarono del isola.
    Chi li aveva temuti e odiati li aveva spinti alla furia e al odio.
    Ogni creatura venne resa schiava e chi si rifiutava di obbedire... Semplicemente veniva mangiato vivo...
    Era costante caduta nella malvagità, tanto che al centro del isola di era formata una palude dalle nere acque.
    Li sorgeva la dimora del signore del isola.
    Le generazioni passavano e un giorno un drago, affetto da nanismo per via di una rara malattia, uccise con inganno, e probabilmente del veleno, suo padre e suo fratello prendendo il potere.
    Lui era un esaltato superbo e maschilista, con manie per la perfezione che a lui era negata per via di nanismo e debolezza.
    Egli dopo aver sottratto alla libertà una dragonessa del vento, la rinchiuse in una torre e la fece sua compagna.
    Dalla loro unione nacque un drago nero dagli occhi rossi e grandi con qui si muoveva come un pipistrello visto quanto erano gradi...

    Maledet versò una lacrima.
    Non era una lacrima di commozione, era una lacrima di disperazione.
    Era un cucciolo...
    Un tenero cucciolo...
    Ma lui voleva che fosse il figlio perfetto!
    Non doveva avere debolezze come lui!
    Non doveva provare sofferenza!
    Perché null'altro che sofferenza provò quel piccolo per tutta l'infanzia...
    Torture per renderlo insensibili.
    Umiliazioni per richiedere solo un po' di affetto.
    Allenamenti disumani al limite del impassibile per renderlo forte.
    E...
    Non riesco dirlo..
    G-gli i-interventi, perché gli fecero interventi disumani per potenziare il suo fisico e renderlo il killer.
    Era un arma quel cucciolo.
    Un esempio di perfezione.
    Per questo la madre lo chiamò il maledetto.
    Perché quella perfezione lo malediceva.
    Il figlio però si ribellò al padre e lo uccise.
    E... Fuggi, semplicemente fuggì liberando la madre.
    Se ne andò da quel inferno...
    Ormai sul collasso.
    Maledet fece un pausa.
    Stava piangendo copiosamente e singhiozzava.
    Si poteva sentire la sua sofferenza nelle parole, dal quale voleva comunque liberarsi.
    Di quei tre si fidava ormai e quello che era detto era detto.
    Ora scusatemi se piango, ma quel cucciolo ero io.
    Ora ditemi una cosa.
    Quanti anni crediate che abbia?! 20?! 30?!
    Vi sbagliereste!!!

    Maledet era fermo ormai, acciambellato quasi in posizione difensiva.
    Gl-i in-terve-venti...
    I-il mio corpo..
    Gli ormoni...
    M-mi vennero in-iettati ormoni della c-crescita...
    Io...
    Maledet provava orrore e disgusto verso se stesso anche solo a pensarci.
    Era uno spettacolo deprimente.
    Stringeva la terra tra gli artigli per lo sdegno...
    Era così difficile dirlo.
    Così semplicemente sollevò il capo e lo sputo fuori .
    Loro hanno modificato il mio corpo contro la mia volontà con gli ormoni!
    Io in realtà ho di soli 14 anni!!!
    Quelle parole sarebbero state uno shock per tutti non solo per lui...
    Un povero cucciolo cresciuto in ogni senso troppo in fretta.

    c'è l'ho messa tutta :3
     
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    lo so che rispondere ora non è il massimo, anche perché Maledet ha fatto giù una menosi così... MA È PASSATO UN MESE!!!
     
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  8. Midnight Dragon
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    Come aveva previsto, tirar fuori il cristallo si era rivelata una mossa interessante. Pharnasius moriva letteralmente di curiosità, Maledet un po' meno ma almeno aveva un'idea più chiara di cosa fosse. Aidal aveva mostrato uno sprazzo di interesse discreto, anche se non come gli altri.
    «Grimorio di Magia Antica e delle Arti Perdute?» citò Sylverion, rispondendo alle parole di Maledet. Curioso che avesse letto quel libro, considerando l'esiguo numero di copie circolanti. Era anche l'unico libro che spiegava come creare uno di quei cristalli, letteralmente l'unico libro al mondo con una procedura dettagliata. Ovviamente, dato che l'incantesimo era complesso oltremisura, Sylverion ipotizzò che nessuno ci fosse mai davvero riuscito e che pertante fosse rimasto l'unico libro a riportarlo scritto. «L'abbiamo scritto insieme io e mio fratello, quel libro. Mai trovato nessuno in grado di leggerlo e capirlo davvero però. Nessuno era mai disposto a copiarlo, quindi chissà quante copie ne esistono ancora...» rivelò. Omise il dettaglio più succoso: quel libro l'avevano scritto circa 150 anni prima, anno più anno meno. Doveva essere il primo volume di un ciclo che riportava e diffondeva pratiche ormai perdute che Sylverion e Valyrion avevano incontrato durante i loro viaggi, ma aveva un'impostazione arzigogolata e complessa, tipica della magia ascesa. Riportava persino alcune pratiche: come trasferire conoscenza, come creare una meridiana siderea, includeva persino alcuni esperimenti personali come il cristallo di Avantgard stesso, una variazione sull'incantesimo della meridiana. E ovviamente l'incantesimo che impediva al fuoco e al ghiaccio di estinguersi a vicenda, ovvero come infondere uno scopo nella magia elementale in modo da piegarne le leggi.
    Tutte cose estremamente basilari per loro che avevano avuto un maestro eccezionale, umanamente troppo complesse per qualsiasi mago privo di una preparazione adeguatamente impeccabile. Difatti non esisteva ancora alcun volume secondo, segno del fatto che l'interesse per le arti perdute della magia era sfumato di fronte alla loro arcana complessità.

    Però l'idea di condividere aveva riscontrato un discreto successo. Ad iniziare era stata Aidal, presa dal desiderio di togliersi il pensiero probabilmente. Si perse il suo commento sottovoce anche se potè immaginare che, essendo l'ultima arrivata nonché tra tutti la più chiusa e riservata, non fosse particolarmente entusiasta di parlar di sé. «Vengo da un'isola distante giorni di volo da Kengard. Appartengo ad una famiglia di draghi che hanno sempre coltivato con grande cura, l'arte della manipolazione delle tenebre e dell'oscurità, tramandandola anche a me. Siamo sempre stati vittime di discriminazione per via del nostro oscuro potere. Ma a differenza della maggiorparte dei draghi oscuri, facciamo uso delle Arti Tenebrose solo quando è strettamente necessario, o per difenderci. Conviviamo a stretto contatto anche con tutti gli Elementi, ma la Luce e il Fuoco ci danneggiano molto.» spiegò, concisa e diretta. Per lei, la cosa sarebbe anche potuta finire lì.
    E ovviamente Sylverion aveva dozzine, di domande. La curiosità era il suo forte e quello era un momento giusto per chiedere, con l'innocente curiosità da viandante, priva di pregiudizi di sorta. Perché mai si era messa in viaggio? Che tipo di arti tenebrose tramandavano? Usavano anche altra magia elementale? Era migliorata la loro situazione o stavano lavorando per attenuare i pregiudizi? Da quanto viaggiava? Era anche curioso di sapere la sua età, ma non si chiede mai l'età ad un drago. E molte altre curiosità attendevano risposta: aveva persino iniziato a chiedersi se fosse possibile passare del tempo con loro, perché da sempre vivere un'esperienza è meglio che sentirsela raccontare.

    Le domande dovettero attendere, perché Maledet aveva incominciato a raccontare. Di lui non sapeva molto se non quello che si era lasciato sfuggire la prima volta all'ossidiana, e lì l'aveva calmato un po'. Ora il racconto si prospettava ancora più ricco di sgradevoli dettagli della sua vita, che non si fecero attendere. E mentre Aidal apparteneva ad una razza di draghi neri che altro non desideravano di starsene in pace, lontani dai pregiudizi, Maledet sembrava appartenere ad una razza di draghi neri della peggior specie, figlio di uno stupro e vittima di continue violenze da parte del padre. Dal singhiozzante racconto del drago, ogni cosa era stata fatta per renderlo un'arma più letale possibile e priva di sentimenti, che spiegava molto anche della sua estrema volubilità. Aveva capito l'origine di quella brama di sangue, ma non spese più di qualche secondo a compatirlo: la compassione è un dono sgradevole a fare a qualcuno, piuttosto meglio la comprensione, il supporto. Non la pena.
    Aveva a che fare con un cucciolo, un cucciolo forzato a crescere troppo in fretta e allevato per uccidere. Non era più proprio sicuro di poterlo capire fino in fondo, anche se questo genere di storie si sentivano ogni tanto viaggiando. Era il genere di storie troppo tristi per essere raccontate, quel genere di storie che spesso non hanno un lieto fine. Dovette, nel giro di pochi minuti, cambiare molto la propria visione del drago nero. Solo 14 anni? Escludendo Aidal, di cui non sapeva molto, era con tutta probabilità il più vecchio ed esperto di tutti. Avrebbe potuto non solo essere padre di Maledet, ma probabilmente anche padre del padre di suo padre. O una cosa simile.

    Si morse il labbro: la situazione richiedeva un drastico cambio di argomento. E doveva essere incisivo e consolante. Qualsiasi parola detta per pena avrebbe solo fatto star male il povero cucciolo, quindi doveva cercare di sostituire alla sofferenza la meraviglia per sviare il discorso. Gli era affiorata, nuovamente, un'idea, e sperò non fosse troppo... strana.
    «An Velir sylvirlien onyril'd in sylvir vaelir lien, on Valyr aemel adlislien, an nylive lien eln Avantgard.»*
    Okay, non ce la posso fare a scrivere tutto in luminare XD
    *Mentre il sole tramontava ad ovest e la neve si tingeva di luce, con Valyr guardavo il cielo, mentre la notte calava su Avantgard.

    Per un momento, il suono della sua voce cancellò gli altri suoni, improvvisamente carica di significato e potere, improvvisamente così diversa da prima. «Non faceva molto freddo, per la prima volta la neve non era fonte di morte e sofferenza per noi ma di meraviglia e ispirazione, così tinta di rosso e di giallo. I bambini giocavano intorno a noi come se quella bianca sabbia non potesse far loro del male in alcun modo, e anzi portava sorriso sui loro volti. Prendevano Valyrion per mano, gli chiedevano di giocare, lui capiva ma non sapeva come rispondere, e poi gli è arrivata una palla di neve in faccia, un tiro mancino. Ha passato ore a imparare a giocare, con quei bambini, sotto il cielo notturno illuminato dai grandi falò rossi e dorati. La gente giocava con certe polveri che non avevamo mai visto, puzzavano di cenere ma, gettate del fuoco, lo tingevano di viola e di verde, di blu e d'oro e sprizzavano scintille alte ne cielo, che ogni volta era come la prima. Valyr ne era affascinato, io cercavo di capire come funzionassero, per farlo fare a lui.
    Più tardi arrivarono i Mardhaerim, i viandanti senza patria che vivevano nomadi viaggiando di villaggio in villaggio, portando messaggi e storie di realtà così lontane che nessuno riusciva mai ad immaginarle. Le raccontavano, con giochi di luce e di ombre, come se di colpo queste prestassero attenzione e seguissero solo il suono della loro voce. Il prezzo di una storia era un'altra storia, donavi loro quel di cui sentivi potessero aver bisogno o piacere di avere ed in cambio loro raccontavano, ammaliando persone e animali.
    La mattina arrivò prestissimo, anche per la notte più lunga dell'anno: tutti col naso in su a guardare il cielo mentre Silitha la stella del Nord sbiadiva ed i raggi del sole coprivano il cielo di verde e di viola come cristalli preziosi, e l'Aurora ebbe inizio. L'unica volta che ho visto un'alba con quei colori, per un solo giorno all'anno. Proprio sotto i raggi dell'alba io e Valyr abbiamo unito e mani e cantando una piccola magia, abbiamo da neve e fuoco plasmato questi cristalli che portiamo al collo.
    »
    Mentre raccontava, il suono delle parole incantava l'aria, vibrando di potere, trasmettendo vividissima la visione del racconto: il freddo terreno innevato, il calore dei falò e lo scoppiettio della polvere, prima il tramonto e poi la nitidissima notte, così vivida che ci si poteva contare le stelle. Poi i mormorii stupiti di mescolavano alle voci dei cantastorie e dei bambini che giocavano con la neve e con il fuoco, ed infine l'Aurora, smeraldo e ametista, cristallina nel cielo. Persino le emozioni provate, sia nel ricordo che nel raccontarlo, rievocandolo, traspiravano da quella visione, piena di serenità e meraviglia.
    Poi, rapida e vivida com'era venuta, sparì con il suono della voce di Sylverion quando pronunciò l'ultima parola, lasciandoli esattamente dov'erano prima, come appena svegliati da un breve ma intenso sogno. Sylverion tossì un po' per rischiarirsi la voce, e in Kengardiano continuò:
    «E questa è la storia di com'è nato questo ciondolo che porto al collo» concluse. Parlare in luminare era stancante quando dovevi rievocare con quella potenza tutto quel mare di ricordi ed emozioni, quindi ora la sua voce era appena appena un po' bassa, le sue tempie pulsavano nella sua testa come piccoli tamburi, ma se questo era sufficiente a tenere alto lo spirito del gruppo ne era valsa la pena. E prima di riparlare in luminare, avrebbe aspettato un bel po' di tempo.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Non era più molto convinta che la sua proposta fosse stata positiva, sembrava che non era esattamente il dialogo che tutti cercavano.
    Aidal non si curò neanche di nascondere il fastidio che provava nel raccontare di sé, e il suo breve discorso ne era la testimonianza. Non poteva dire di saperne molto più di prima su di lei, anche se... manipolazione delle tenebre poteva diventare un argomento di cui avrebbe desiderato approfondire la conoscenza.
    Forse avrebbe dovuto cercare altrove le informazioni e non portarle via a forza dalle fauci della dragonessa, sapeva cosa significava parlare quando non se ne aveva l'intenzione. In un certo senso riuscì anche a trarre un paio di similitudini con se stessa, entrambe erano, da quel che aveva capito, compagne della notte. Per motivi diversi ovviamente, quanto le tenebre dovevano essere l'arma di Aidal, tanto la luna e l'oscurità che con lei scendeva era di consiglio per Pharnasius.
    Quello con cui aveva più cose in comune però era Maledet, come aveva già avuto modo di capire. Il drago iniziò a raccontare, a sputare ricordi, a lacrimare, quasi a gridare, a rimembrare tutto il dolore dei suoi quattordici anni trascorsi nella sofferenza.
    Furono brevi momenti d'angoscia per Maledet, intenzi quanto le fiamme più roventi e oscuri quanto un crepaccio senza fondo. Forse non poteva dire di capirlo, ma probabilmente lo capiva più di Sylverion e Aidal, un qualcosa in lui era così tremendamente simile alla sua storia che temeva di rispondergli.
    Sapeva qual'era la differenza tra quel drago e se stessa, ma spiegargliela avrebbe potuto peggiorare la situazione invece di essergli d'aiuto. Stava per provarci, incurante di quanto avrebbe potuto scaturire, ma un evento articolato e straordinario sovrastò tutto il resto.
    Era sicuramente il suono della voce di Sylverion, anche se il mondo circostante sembrò ovattarsi per lasciar spazio ad una diversa realtà, evidentemente non presente ma assolutamente vivida.
    In quella che per un momento parve una seconda esistenza accolse tutti i ricordi, tutte le sensazioni e i suoni lasciandoli fluire placidi e piacevoli, fino quasi a percepire il soffice odore della neve di cui era innamorata. Non sapeva se in quel miasma di percezioni potesse nascere anche una sorta di condivisione, sperava di non intaccare il racconto di Sylverion, ma non poté fare a meno di rievocare i suoi primi giorni, i giorni in cui raggiungeva la vetta del monte, mentre il suo sguardo si perdeva nel cielo umettato d'ambra, correndo come un fulmine che attraversa i nembi nonostante i pochi mesi di vita.
    Si adagiava su quel morbido manto candido che spesso diventava la culla che non aveva mai avuto, il suo giaciglio, la "tiepida" coltre sotto cui distendersi per sentirsi al sicuro.
    Ci aveva messo giorni a capire che se non metteva la testa sotto poteva comunque essere vista, il suo essere puramente cucciola gli faceva sembrare strano il naturale, e semplice l'innaturale. Tutto però veniva assimilato così in fretta dalla sua testa, tutte le spirali e le volute di sensazioni provate e elaborate si agglomeravano in qualcosa di sempre più solido, finché non giunse al momento in cui, poco più di una lupacchiotta, capì che avrebbe ucciso... non solo per cacciare.
    "La neve non è fredda, se si ha il pelo che ci riscalda. Il gelo non ci spaventa, se si ha qualcuno su cui poter contare, a cui poter insegnare, da cui poter imparare. Non temiamo la neve né il dolore se ci sentiamo protetti e spinti a proteggere, anche quello che ci abbatte può diventare fonte d'energia per permetterci di tornare dritti sulle zampe"
    Non era certa a chi dei tre si stesse rivolgendo, ma approfittò dell'idea di Sylverion per rispondere sia a lui, che a Maledet, che ad Aidal... che a se stessa. Anche se, inevitabilmente, diresse lo sguardo verso Maledet e verso tutta la tristezza che lo seguiva come un alone palpabile e confuso nell'aria.
    "Io non conosco il significato del termine famiglia, né ho mai saputo cosa sia un branco. So solo cosa vuol dire essere sorella e compagna, ma ho dovuto uccidere per arrivare a questo. Ho ucciso quei genitori che non ho mai avuto, e l'ho fatto per poter continuare... o forse iniziare a vivere. Me ne vergognavo, mi ripudiavo per quello che ero stata costretta a fare, ma tutt'ora non mi pento della mia scelta. Quando il flusso della vita cerca in ogni modo di sconfiggerci... non commettiamo un errore nel cercare di reagire. Adesso siamo qui, siamo liberi di scegliere se tornare indietro, restarcene dove siamo o proseguire. Io voglio andare avanti... non ho intenzione di fermarmi"
    Si rivolse in fine a Maledet direttamente, fissandolo per un istante negli occhi. Nei suoi occhi di dolce e tenero inferno.
    "Ti dirrò che mi dispiace solo quando ciò che hai nel cuore non ti recherà più dolore"
    Dato che il gruppo si era praticamente fermato riprese a camminare, anche se non era suo il compito di guidarli.
    "Usa quella stessa energia con cui graffi la terra per condurci, sai che puoi farlo" Continuò senza voltarsi, anche perché, nel mentre che finiva di parlare, un curioso profumo attirò la sua attenzione.
    Fortunatamente non erano più i tizi di prima, anche se continuava ad avere una strana sensazione da quando se li era lasciati alle spalle nella foresta. Non potevano averli incontrati così per caso, era stato tutto fin troppo strano anche ai suoi occhi inesperti.
    L'odore indefinito era statico, non si stava né avvicinando né allontanando, e i suoni circostanti non facevano pensare a niente di minaccioso. Attese comunque che gli altri avanzassero, non voleva allontanarsi improvvisamente.

    sorrytemi il ritarding, ce l'ho fatta xD ho intenzione di far partire una specie di quest... ok?
     
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    Aidal continuava a camminare con la testa alta e il passo lemme e sostenuto. Dopo che ebbe descritto la sua storia in breve e di sfuggita, Maledet intervenne per raccontare la sua struggente e dolorosa vita. Se Aidal si lamentava che era stata vittima di discriminazioni, il suo simile oscuro aveva subito delle cose assai terribili e contro natura. Ecco perchè aveva delle ali così enormi dato che la madre era una dragonessa del vento, e un fisico troppo sviluppato per l'eta che aveva a causa degli interventi forzati da parte del padre.
    Aidal continuava ad ascoltare silenziosa, con le orecchie tese all'indietro. Si era entrati in un argomento alquanto delicato e consolarsi riguardo le proprie disgrazie sembrava difficile...almeno per la dragonessa. Preferiva restare in silenzio ed esprimere il suo dispiacere col pensiero, sperando che l'interlocutore potesse capire. Il silenzio vale più di mille parole, dicevano alcuni anziani del suo clan. E lei aveva sempre rispettato questo antico e veritiero detto.
    A Maledet gli era stata sottratta l'infanzia che tutte le creature dovevano avere e Aidal finalmente capì il perché delle volte si comportava in modo infantile o giocoso. In fin dei conti, era un drago simpatico e risvegliava nella dragonessa un lato che aveva sepolto da tempo nelle tenebre: quello del divertimento.
    Improvvisamente intervenne la voce soave di Sylverion. Forse aveva capito l'andazzo del momento che stava prendendo una brutta piega e incominciò a parlare di tutt'altro, magari per risollevare gli animi. Prima pronunciò una frase di cui Aidal non aveva capito minimamente e poi, prese a raccontare di come lui e Valyrion (forse un suo presunto parente stretto, la dragonessa non sapeva chi fosse) riuscirono a "fabbricare" quel misterioso e attraente cristallo che aveva al collo.
    Una bella storia intrisa di magia e mistero, che portò la rettile nera a dirglii una cosa:
    "Parli come uno di noi." si limitò a dire lei rivolto a Sylverion. Quel "noi" era specificato alla razza draconica. Non pretendeva una risposta e tantomeno che gli spiegasse per filo e per segno quale era la sua vera natura se ce l'aveva. Rispettava gli spazi privati degli interlocutori e sicuramente, non voleva invaderli con tanta violenza.
    CITAZIONE
    "Io non conosco il significato del termine famiglia, né ho mai saputo cosa sia un branco. So solo cosa vuol dire essere sorella e compagna, ma ho dovuto uccidere per arrivare a questo. Ho ucciso quei genitori che non ho mai avuto, e l'ho fatto per poter continuare... o forse iniziare a vivere. Me ne vergognavo, mi ripudiavo per quello che ero stata costretta a fare, ma tutt'ora non mi pento della mia scelta. Quando il flusso della vita cerca in ogni modo di sconfiggerci... non commettiamo un errore nel cercare di reagire. Adesso siamo qui, siamo liberi di scegliere se tornare indietro, restarcene dove siamo o proseguire. Io voglio andare avanti... non ho intenzione di fermarmi"

    disse Pharnasius, intervenendo dopo Sylverion.
    "La famiglia non è soltanto padre, madre o altro...la famiglia si può creare anche con gli amici che ritieni più fidati. La famiglia può essere un branco, un gruppo di cui ne fai parte orgogliosamente a costo di proteggere chiunque ami."

    Scusate il ritardo, sono in preda agli esami di fine corso XD
     
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    Maledet si sentiva ferito.
    Ri-scoperchiare tali ricordi traumatici era sempre doloroso.
    Ma le strane parole incomprensibili per Maledet, che Sylverion urlò come un pazzoide. ebbero comunque il potere di cessare i suoi singhiozzi.
    Stava raccontando una storia del suo passato.
    Trovava affascinante il modo in qui lui e Valiryon, che doveva essere suo parente, avevano realizzato il cristallo magico del Avantgard.
    E una cosa nella storia trasformò il broncio di Maledet in sorriso; la neve.
    Maledet aveva sempre sognato la neve.
    Dicevano che era bianca e fredda... Ma anche morbida e stupenda. Sognava notturne distese innevate.
    Ma una caratteristica del racconto di Midnight lo preoccupò; che avesse sofferto sulla neve?
    Aveva detto che durante quella stupenda festività per la prima volta aveva visto in modo positivo la neve, comunque forse si sarebbero divertiti un giorno su quella neve di qui aveva sentito parlare.
    Ma la frase di Aidal lo riportò alla realtà.
    parli come uno di noi.
    Maledet avrebbe approfittato di quel momento in qui anche Aidal sospettava di lui.
    Ma si trattenne...
    Sylverion era stato così comprensivo.
    Gli aveva raccontato un evento piacevole della sua vita per tiragli su il morale.
    Anche Aidal pur non parlandogli o facendogli domande sul suo sofferente passato, e la sua espressione diceva tutto.
    Si poteva dire che Aidal facesse paura per il suo aspetto minaccioso, ma Maledet la trovava meravigliosa, e quel espressione di cameratismo gli diedero la forza di rialzarsi, e asciugarsi le lacrime con una zampa.
    Voleva che lo vedessero sensibile, ma non debole.
    Poi anche Pharnasius, quella cara lupetta, raccontò la sua storia.
    Ora fu il draghetto oscuro a dispiacersi per lei.
    La sua storia era simile a quella sia di Aidal, che di Maledet stesso.
    La lupetta si girò a indirizzò di Maledet a, qqqaa per un aaaaaa in quei suoi cucciolosi( e diabolici) occhi rubino, umidi come rubinetti.
    "Ti dirrò che mi dispiace solo quando ciò che hai nel cuore non ti recherà più dolore"

    Poi visto che era tempo di riprendere il cammino Pharnasius riprese a camminare.
    "Usa quella stessa energia con cui graffi la terra per condurci, sai che puoi farlo" Continuò senza voltarsi, anche perché, qualcosa attirò la sua attenzione.
    "Anche se ora sai che sono tanto giovane?"
    Domandò il drago piuttosto sorpreso, ma poi intervenne Aidal.
    "La famiglia non è soltanto padre, madre o altro...la famiglia si può creare anche con gli amici che ritieni più fidati. La famiglia può essere un branco, un gruppo di cui ne fai parte orgogliosamente a costo di proteggere chiunque ami."
    Disse poi Aidal.
    Al che Maledet la guardò e il suo sguardo si fece serio e deciso.
    "Avete ragione entrambe.
    Va bene, posso farcela. A volte per via della mia sfiducia in me stesso lo scordo.
    Scordo di essere più forte di quanto immagino e lo sarò ancora di più per voi."
    Disse con un tono autoritario e virile così virile che lo rendeva Sexy.
    Si stupì delle parole che aveva detto, ma quei tre gli ispiravano fiducia, non solo verso di loro, ma anche verso di sé.
    Il drago sorrise a Sylverion e lo prese delicatamente tra le zampe anteriori, poi muovendosi in modo "pipistrelloso" usando le muscolose ali al posto delle zampe anteriori si mosse rapidamente parandosi donazioni ad Aidal e Pharnasius.
    Mise giù Sylverion, prima che pensasse troppo male.
    Aveva un espressione maliziosa, lievemente stizzita, che subito però si fece dolce e coccolosa.
    Maledet strinse i tre in un lungo e tenero abbraccio con le zampe, stando attento a non far male alla lupa e al uomo molto più piccoli di lui.
    Poi strofinò per un breve attimo il muso contro quello di Aidal.
    "vi voglio bene."
    Disse con la sua cucciolosità prima di rilasciarli.
    Non lo avrebbe fatto.
    Ma in quel momento aveva proprio bisogno di un abbraccio.
    Poi si voltò per tornare ad incamminarsi.
    Ora era lui in testa.
     
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  12. Midnight Dragon
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    Appena calato il silenzio dopo la sua confessione, Sylverion attese in silenzio. La visione, come al solito, si era dissolta come fumo al vento e lasciava traccia solo nella memoria di chi aveva vissuto l'esperienza, esattamente come ogni qualsiasi altra parola. Ma ciò che contavano in quel momento erano le reazioni e, avendo tirato fuori quel vecchio trucchetto, voleva osservare quello che il suo discorso aveva portato alla luce.
    Per qualche attimo, seguì il silenzio. Anche solo ad un primo sguardo, ciascuno aveva preso diversamente il significato del suo discorso, aldilà della storia raccontata. Pharnasius, per esempio, aveva un'espressione a metà tra il solenne e il pensieroso, come se il racconto del drago avesse in lei risvegliato in lei la memoria di un altro evento, simile per significato, magari di qualcuno che le stesse a cuore. Imperscrutabile come sempre, però, era e tale rimase, così che Sylverion non fu in grado di capire nient'altro di quello che, per qualche secondo, aveva provato.
    Maledet, d'altro canto, sembrava improvvisamente luminoso: un sorriso di pura meraviglia gli attraversava il muso e Sylverion fu sicuro di vedere nei suoi occhi brillare un lampo di gioia, curiosità, aspettativa. Qualcosa all'interno del racconto doveva averlo colpito, oppure tutto: il drago si dimenticava sempre di dosare il tono delle parole quando parlava. Quello che la mente sviluppata di un adulto percepiva nell'ascoltare la lingua dell'ascensione era esattamente la stessa cosa che l'interlocutore intendeva, né più né meno, ma in tutta la sua interezza: immagini, suoni, sensazioni, concetti concreti ed astratti, conoscenza e nessi logici ben oltre quello che le singole parole di un qualsiasi linguaggio poteva esprimere. Per un bambino, o un cucciolo in questo caso, questo poteva effettivamente essere ben più impetuoso di quanto lo fosse per un adulto. O forse si preoccupava semplicemente troppo? In ogni caso, il torrente di emozioni positive, aspettative e legami familiari doveva averlo travolto in pieno, e questo apparentemente gli aveva fatto molto bene: sembrava che le sue preoccupazioni si fossero dissolte per tutta la durata del racconto.
    Aidal era di del tutto un'altra pasta: tra tutti e tre, era quella che meno si era stupita del suo giochetto. Anzi, a parte un fugace (forse...) lampo di curiosità nei suoi occhi per la storia, sembrava non impressionata dall'effetto che aveva avuto la sua voce. Semplicemente, con la tutta la concisione di cui era capace, si fece solo sfuggire un "Parli come uno di noi" e lasciò cadere la faccenda nel vuoto.
    Sylverion impiego un paio di secondi per capire due cose: prima di tutto, dalle sue parti i draghi sapevano parlare allo stesso modo, ma probabilmente non era una pratica così comune o comunque non era utilizzata in presenza di non-draghi. Secondo, aveva capito che lui era un drago, ma per il motivo sbagliato: la lingua ascesa derivava da uno dei dialetti degli elfi Viernal'ai, custodi della luce e creature di millenaria longevità, che a loro volta dagli antichi draghi avevano imparato il dono della lingua e l'avevano domata, trasformando la rude e primordiale espressione del loro linguaggio magico in una elegante, ma più fine e mite parola in grado di ammaliare. Il dono era poi stato insegnato ai viandanti del deserto, coloro che sarebbero poi diventati il popolo asceso: assieme ad altre arti, poi raffinate nel corso del tempo, avevano sviluppato la lingua Luminare, loro dialetto ufficiale, che aveva acquistato una potenza mai ascoltata in nessuna delle specie o dei popoli che avevano abitato quella terra. Dopo la grande guerra, il Luminare in quella landa era stato bandito e cancellato dalla memoria come qualsiasi altro segno del popolo asceso, e non rimaneva praticamente più nessuno che fosse in grado di riconoscerlo per quello che era: la più grande lingua magica mai inventata dalla razza umana.
    La storia era ovviamente caduta nell'oblio di quella regione, e non escludeva che i draghi in molte altre terre avessero comunque raggiunto un simile dono. E dunque, era abbastanza evidente che nascondere di essere un drago non aveva più senso, così come tantomeno rivelarlo. Avrebbe viaggiato così, lasciando a tutti il sospetto e consapevolezza che i draghi nel gruppo erano tre. Lo capì anche Maledet ma, dopo un attimo di indecisione, ebbe la decenza di rispettare il buon senso di Aidal.
    «Io non conosco il significato del termine famiglia, né ho mai saputo cosa sia un branco.» intervenne Pharnasius con solennità. «So solo cosa vuol dire essere sorella e compagna, ma ho dovuto uccidere per arrivare a questo. Ho ucciso quei genitori che non ho mai avuto, e l'ho fatto per poter continuare... o forse iniziare a vivere. Me ne vergognavo, mi ripudiavo per quello che ero stata costretta a fare, ma tutt'ora non mi pento della mia scelta. Quando il flusso della vita cerca in ogni modo di sconfiggerci... non commettiamo un errore nel cercare di reagire. Adesso siamo qui, siamo liberi di scegliere se tornare indietro, restarcene dove siamo o proseguire. Io voglio andare avanti... non ho intenzione di fermarmi». Parlava d'istinto, ispirata, ma Sylverion non poté non condividere quelle parole e annuì in un cenno di approvazione. «Usa quella stessa energia con cui graffi la terra per condurci, sai che puoi farlo» concluse infine, rivolta a Maledet.
    «La famiglia non è soltanto padre, madre o altro...la famiglia si può creare anche con gli amici che ritieni più fidati. La famiglia può essere un branco, un gruppo di cui ne fai parte orgogliosamente a costo di proteggere chiunque ami.»
    Quelle parole ebbero il potere di revitalizzare il drago nero, che finalmente ritrovò la stessa energia di poco prima. «Va bene, posso farcela» fece, con rinnovata decisione. «A volte per via della mia sfiducia in me stesso lo scordo. Scordo di essere più forte di quanto immagino e lo sarò ancora di più per voi» e accompagnò queste parole con un tono di voce che, per un solo attimo, Sylverion gli lanciò un'occhiata maliziosa. La cosa finì subito, perché Maledet prese lo di peso (anche se in modo inaspettatamente delicato) per posarlo tra Aidal e Pharnaius, per poi sciogliersi in un breve ma caloroso abbraccio accompagnato da un «Vi voglio bene».
    Dopotutto, era ancora un cucciolo, e lo sguardo di Sylverion si intenerì con quel fugace abbraccio. Aspettò ancora, per vedere cosa avrebbe fatto: ora era lui in testa, e finché Sylverion non avesse capito esattamente dove si trovava avrebbe guidato lui il gruppo. Sarebbe stata anche una buona prova, per quel cucciolo...

    Ragazzi, scusate il ritardo, ditemi se devo correggere e spero di non averci messo errori ^^"
     
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    Si stava già concentrando su quello che era improvvisamente diventato il nuovo obbiettivo.
    Si, stava per farlo, e Maledet avvolse tutti nella sua tenera dolcezza di cucciolo troppo cresciuto. Solo quando li lasciò andare, e lei ebbe modo di tornare a concentrarsi sulle sue percezioni, gli rispose.
    "Così giovane... non sei molto più giovane di me, so cosa significa crescere prima del tempo"
    Quel drago aveva qualcosa di tremendamente particolare, per non dire strano. Aveva bisogno soltanto di un po' di coraggio, qualcuno che gli infondesse un motivo per andare avanti, e forse offrirgli qualcuno da protreggere era quanto di più utile potessero fare.
    Aidal invece dava l'impressione di non aver bisogno di nessuno. Difficile dire se fosse sempre stato così o se ciò scaturisse da particolari episodi, ma quanto disse piacque seriamente a Pharnasius.
    Che il loro incontro fosse destinato ad accogliere le loro necessità? Che Maledet avesse bisogno di sentirsi accettato quanto la lupa di accettare? Che Anche Sylverion cercasse qualcosa che poteva ricevere da loro? Sicuramente a breve l'avrebbe scoperto.
    Ad un tratto le sue narici vennero colpite da un'improvvisa ulteriore irruzione, come se intenze tracce olfattive si fossero materializzate a breve distanza da loro... o fossero giunte lì molto rapidamente.
    Suoi simili... no, ma sicuramente non così diversi da un lupo.
    Ebbe l'istinto di ringhiare, di porsi a difesa del proprio territorio, ma quello non era territorio di nessuno... perlomeno non suo. Si avvicinò quindi tenendo il muso sollevato, con lo sguardo dritto d'innanzi a sé, dove non vi era niente più di qualche cespuglio e qualche tenue movimento che squoteva le fronde, facendole sussurrare. Non voleva togliere il ruolo di guida al draghetto, ma furono le fonti sconosciute ad avvicinarsi...
    Quelli che gli vennero incontro erano due esemplari molto grossi piuttosto simili a lei, ma con orecchie più lunghe e distese lungo le guance, con il muso leggermente più smussato e un po' meno snelli di lei. Sembravano massicci sia nella muscolatura che nella carne, dovevano nutrirsi davvero bene per poter mantenere quel fisico. Il primo dal manto quasi interamente nero se non per le zampe e la punta del muso sfumate in un grigio scuro, l'altro dal pelo candido... candido come la neve, candido come il ricordo di Sylverion.
    Questi non si dimostrarono ostili, ma neanche disposti a dialogare. Semplicemente, forse, non erano in grado di farlo. Anche Pharnasius non lo sarebbe stata se... va beh, non era il momento.
    Si fermò, attendendo qualunque cosa che potesse rivelarsi utile a decifrare quella situazione e a non considerarla pericolosa.
    "Akra, Yu... volete starvene buoni? Oggi proprio..."
    Eccola, la fonte del primo odore. Un'altra, una nuova creatura... sbucata dal nulla... che si era ammutolita nel trovarsi davanti Pharnasius. E adesso a cosa si trovava di fronte? orecchie appuntite, pelle olivastra, abbastanza somigliante ad un umano, dall'aspetto un po' insolito...
    Quello che indossava, anche se creature come lui erano solite portare qualcosa a coprire la pelle nuda, non l'aveva mai visto. Risaltava con l'ambiente verde-castano circostante, per questo l'ampio vestito bianco che gli ricadeva fino ai piedi scivolando lungo le zampe posteriori attirò subito la sua attenzione.
    Dalla sua spalla sinistra spuntava una stranissima cosa, costituente la punta di un bastone di legno che teneva ancorato alla schiena in obliquo. Quell'assurda estremità aveva la forma di miriadi di cuspidi stellate di tantissimi colori, così tanti che dubitava che tutti realmente potessero esistere. Infinite tonalità di giallo, di rosso, di blu e di tante altre graduazioni totalmente insolite di qualunque altro pigmento.
    Lo sguardo che si scambiarono fu di incerta curiosità, come lui poteva sicuramente scorgere diffidenza in lei, anche Pharnasius era sicura che le sue palpebre, seppur abbassate, le stessero comunicando incertezza.
    Akra e Yu, come il tizio li aveva chiamati, le si erano posizionati a destra e a sinistra, e nonostante la cosa non la turbasse non la metteva nemmeno a suo agio.
    Non seppe per quale motivo esattamente lo fece, ma indietreggiò con tutte e quattro le zampe mentre osservava i pochi peli grigi sulla nuca della creatura antropomorfa, mentre ascoltava il suo respiro e studiava il suo odore, il suo istinto gli suggeriva di trovarsi di fronte a qualcosa di potente. Non minaccioso, non spaventoso, ma potente.
    I due animali invece le trasmettevano l'idea di trovarsi lì per proteggere lui, e la loro attenzione rivolta unicamente a lei ne era la dimostrazione. Cosa doveva fare? Probabilmente gli altri la stavano vedendo, in fondo si trovavano a pochi metri di distanza e non c'erano piante a coprire la visuale eccezion fatta per pochi cespugli. Semplicemente era indecisa se avvertirli o meno, non poteva considerare quegli esseri una minaccia, ma diffidare era sempre lecito in tali frangenti.
    "Finalmente!"
    Finalmente? Finalmente che cosa? Quello che aveva interpretato essere un sorriso sulle labbra della creatura non le era di conforto. A cosa si riferiva?
    "Non badare ai miei cani, anche loro quando si imbattono in qualcosa di nuovo si incuriosiscono"
    Ma bene, quelle espressioni che a lei erano parse vagamente ostili in realtà erano, come nel suo caso, solo curiose?
    "E anche voi laggiù, non temete" Continuò quello.
    Beh, a due draghi... dire non temete poteva suonare ridicolo, ma almeno era certa che non fosse intenzionato ad attaccare nessuno di loro. Nondimeno continuava a tenere gli occhi chiusi, continuava a scrutare di fronte a sé senza sollevare le palpebre, probabilmente non doveva averne bisogno.
    Ok quello è un elfo un po' vecchiotto, i cani sono... due cani e... e niente, dal prossimo post iniziamo una questua xD se per voi va bene
     
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    Aidal si sentì strusciare il muso di Maledet contro il suo, seguito da un grande abbraccio di gruppo con le sue enormi ali.
    CITAZIONE
    "Vi voglio bene"

    disse lui. La dragonessa fece finta di nulla e non disse nulla, anche se le sarebbe piaciuto dire che non si conoscevano nemmeno da due ore e che inizialmente potevano evitare cose del genere. Sì, Aidal per queste cose era troppo burbera...chissà se prima o poi si sarebbe lasciata andare. Lasciò che Maledet la sorpassasse per giungere in testa al gruppetto, mentre lei retrocesse per ultima in modo da sorvegliare la cosa da dietro. Dato che vedeva bene al crepuscolo e al buio, poteva avvisare il resto se stavano andando incontro a degli ostacoli.
    Quanto alla domanda che aveva posto a Sylverion, egli non rispose. Aidal si era già immaginata che non lo avrebbe fatto, ma presto anche la vera identità di quel misterioso viaggiatore sarebbe venuta allo scoperto: la dragonessa sentiva nuovamente quell'odore forte di neve e di freddo che proveniva da lui, misto a quello di un umano. Fin da quando lo aveva visto ovvero non pochi quarti d'ora prima, aveva percepito in lui una strana doppia identità, se così si poteva definirla.
    Dei bruschi movimenti intorno alla vegetazione irruppero nell'aria improvvisamente, seguite da delle comparse di tracce odorose spuntate dal nulla. Aidal osservò Pharnasius che si era messa in testa a tutti, avvicinandosi ai rumori sospetti, allarmata. Anche la dragonessa abbandonò l'ultima posizione e sorpassò tutti con passo lemme ma elegante allo stesso momento, mentre fiutava scrupolosamente ogni molecola presente nell'aria. Per fortuna che non si trattava di odori umani: avevano un tono più selvaggio misto ai profumi della foresta. E a dare conferma di ciò, furono due massicci e strani licantropi (da quello che sembravano poiché rasentavano la somiglianza con Pharnasius) che spuntarono fuori dalla vegetazione. Uno era completamente nero e l'altro bianco candido. La cosa strana è che non avevano detto nulla o non manifestavano sentimenti ostili, erano semplicemente sbucati dal bosco per chissà quale motivo. Aidal rimase immobile con gli occhi di ghiaccio ridotti ad una fessura.
    CITAZIONE
    "Akra, Yu... volete starvene buoni? Oggi proprio..."

    disse una voce che veniva da dentro la vegetazione. La voce poi venne allo scoperto, rivelando che apparteneva ad una strana creatura vagamente somigliante ad un umano dalle orecchie a punta e pelle olivastra che indossava uno strano vestito bianco e lungo. Sulla sua schiena invece, portava quello che sembrava un bastone innaturalmente bello e misterioso.
    La dragonessa inclinò la testa di lato con una espressione abbastanza stranita, non aveva mai visto creature del genere. Per ora il tizio apparso per ultimo lo avrebbe definito "quello-col-bastone" e gli altri due "quei-strani-licantropi". Proprio quest'ultimi due si posizionarsono una a destra e una a sinistra di "quello-col-bastone", dando l'idea che stavano a guardia come due fedeli cagnolini.
    CITAZIONE
    "Finalmente!"

    esclamò il simil-umano. Aidal incarcò il collo all'indietro, alzando un "sopracciglio" scaglioso, come se volesse far intendere a cosa si riferisse quel "finalmente."
    CITAZIONE
    "Non badare ai miei cani, anche loro quando si imbattono in qualcosa di nuovo si incuriosiscono"

    Quindi quei-strani-licantropi erano due cani. Interessante...anche se Aidal aveva una concezione del cane ben differente...
    CITAZIONE
    "E anche voi laggiù, non temete"

    Temere?
    Suonava ridicolo nei confronti di ben due draghi...
    "Ci è concesso sapere chi siete voi?" domandò la dragonessa, cercando di essere meno sgarbata possibile.
     
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    Aveva appena ripreso a camminare che sentii Pharnasius dire: "Così giovane... non sei molto più giovane di me, so cosa significa crescere prima del tempo"Maledet si voltò verso la lupa.
    "Si hai ragione. A volte ripensare hai miei mali mi fa dimenticare quelli degli altri.
    Dovrei imparare ad accettare il mio passato."
    Disse Maledet imbarazzato, ma la lupa era tornato ad annusare in giro.
    Sylverion lo guardò intenerito, mentre Aidal serrava piuttosto fredda e con un espressione che parse un po' minacciosa a Maledet.
    In effetti si era spinto un po' oltre, Maledet era abbastanza emotivo, si era lasciato un po' trasportare.
    Era da troppo poco che li conosceva, ma Maledet era abbastanza bravo a leggere le persone dopo molte esperienze personali.
    Chi lo sa, forse con il tempo anche Aidal avrebbe dimostrato un po' di tenerezza, anche se tra tanti suoi simili che aveva incontrato (suo padre incluso) doveva essere tra i più potenti.
    La cosa non spaventava minimamente il giovane drago, anzi stare insieme a una simile "Potenza" lo eccitava.
    Quando aveva preso testa al gruppo lei si era messa in fondo.
    Che si fosse offesa o imbarazzata troppo?
    Tralasciando simili pensieri Maledet tornò a concettarsi sulla invisibile bussola interiore che li guidava a sud, verso
    Ma poi con la sua vista acutissima vide una cosa bianca muoversi tra la vegetazione che la celava alla sua vista in gran parte.
    Il drago con il suo passo silenzio malgrado la mole si avvicinò sentendo odore di una creatura simil-umana, ma di aroma selvatico.
    Poi il vento cambiò direzione e un forte odore di canide si sparse nel aria, ma non poteva essere Pharnasius;
    Secondo i calcoli del drago grazie allo sviluppo rapido possedeva un intuizione da detective, i pensieri correvano rapidissimi nella sua testa. In quei momenti gli sembrava che il tempo rallentasse.
    "Pharnasius non ha questo odore e l'angolazione del vento viene da quell'altra direzione. È qualcos'altro..."
    Pensò il drago arrestando il passo, pochi secondi prima che Aidal lo sorpassasse Maledet con un camminata cauta, ma anche dannatamente sensuale ed elegante che fece spalancare gli occhi a mandorla di Maledet per mezzo secondo.
    Dalla vegetazione erano emersi due grandi cani, uno quasi tutto nero e uno bianco, con caratteristiche molto lupine.
    Non parlavano ovviamente e non avevano comportamenti aggressivo, segno che erano stati addomesticati.
    Pharnasius gli ringhiò, come se volesse difendere un territorio che in vero non era suo, i cani non sembravano intenzionati ad attaccare, ma probabilmente quella doveva essere la prima volta che Pharnasius incontrava cani vista la sua relazione.
    Anche Aidal sembrava piuttosto sembrava disturbata dalla loro presenza visto lo sguardo che aveva.
    Maledet non capiva il motivo di tale agitazione nella dragonessa.
    Erano si cani, grandi si, ma solo cani... No?
    "Akra, Yu... volete starvene buoni? Oggi proprio..."
    Fece una creatura che saltò fuori cespugli
    Era una creatura umanoide con la pelle olivastra e le orecchie a punta, forse un elfo dei boschi o un altro tipo di creatura della foresta.
    Era sicuramente la cosa che aveva visto tra i cespugli, infatti indossava quello stesso vestito bianco e portava un bordone complesso e ben lavorato.
    Probabilmente era un mago visto il bastone tanto particolare, e stava solo portando a spasso i suoi "cagnolini", che ora si erano messi ai suoi fianchi.
    "finalmente." disse il tipo.
    Aidal inclinò la testa di lato con una espressione abbastanza stranita, non aveva mai visto creature del genere, mentre Maledet pur essendo molto più giovane ne era più avvezzo.
    Anche da piccolo alcuni dei servi umani avevano cani, gatti e altri animali, quindi non era nulla di strano per lui.
    "Non badare ai miei cani, anche loro quando si imbattono in qualcosa di nuovo si incuriosiscono"
    Maledet guardò prima Aidal, poi Pharnasius per poi tornare ad osservare con una insolitamente pragmatica curiosità il tipo.
    La verità era che non aveva nulla di concreto da dire, si comperava così a volte anche per timidezza e una lieve tendenza al asocialità tipica delle creature oscure.
    Questo era un comportamento ereditato dal padre, mentre il lato giocoso deriva dalla madre che era una dragonessa del vento molto allegra prima di incontrare il suo "compagno senza possibilità di scelta".
    "E anche voi laggiù, non temete"
    Fece poi l'essere.
    Maledet capii che si riferiva a lui e sylverion.
    Al che Maledet si avvicinò e sfoggiò un sorriso che cercò di rendere meno minaccioso. Che poté.
    "Emh... Buon pomeriggio, anzi buona sera che si sta facendo buio."
    Disse Maledet educatamente, ma un po' imbarazzato.
    "Ci è concesso sapere chi siete voi?" domandò la dragonessa, battendo Maledet nel porre per primo tale quesito.
    Si sentiva che cercava di essere meno sgarbata possibile.
    Anche maledet attendeva la risposta in silenzio una buona volta.
     
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