Una nuova alleanza!

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    Non c'è pace per certi morti...

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    Kengardiano
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    Gli aveva fatto "Shhhh"!
    A lui che voleva solo aiutarla!
    Che screanzata, una screanzata incredibilmente sexy ma sempre screanzata era, anche perché era impossibile che i cervi li sentissero da la su!
    Maledet gonfio le guance stizzito come per dirgli o urlagli contro qualcosa a quella dragonessa dagli occhi languidi, ma girandosi nuovamente verso il braco vide uno spettacolo inquietante: Sylverion aveva congelato loro il muso per farli soffocare.
    Maledet doveva fargli i complimenti per la trovata, ma quella non era una morte degna.
    Con i suoi occhi estremamente sviluppati vide Pharnasius puntare un cervo maschio piuttosto in avanti con gli anni, aidal invece a una grossa femmina.
    Maledet mirò al ultimo: un maschio giovane e vigoroso, la qui vita purtroppo giunta al termine.
    Ne la lupa, il falso uomo e la dragonessa non sapevano che lui avrebbero ucciso la loro preda più in fretta di lui, oltre al fatto che Maledet con il prossimo gesto non doveva nemmeno fare troppa fatica.
    Gli occhi di Maledet brillarono e il getto di adrenalina nelle vene gli fecero percepire il mondo notevolmente rallentato; Aidal volava in picchiata aggraziata, Pharnasius scattava agilmente e Sylverion... Si sistemava i capelli pomposamente lasciando fare agli altri.
    Ma Maledet avrebbe ucciso il suo cervo prima di loro, era come una gara per lui.
    Spalancò la bocca verso il suo cervo e sparò un raggio viola che separò la testa dal corpo con precisione millimetrica, poi il drago si lanciò in picchiata.
    Aidal era fisicamente più resistente e forse forte di maledet, ma lui era molto più agile e veloce.
    Raggiunse la sua preda prima di lei, poco dopo che Pharnasius prese la sua, e metre i suoi occhi spegnevano quella luce rossa Maledet intonò un ruggito glorioso spalancando le ali come per dire "guardate tutti come sono stato bravo".
    Qualsiasi drago avrebbe potuto uccidere un cervo in quello stato pietoso, ma tagliargli la testa da un kilometro non era da tutti.
    La morte del cervo poi così fu molto rapida e a Maledet non dispiaceva, dopotutto aveva perso la vita per nutrirlo.
    Volle seguire Aidal, trascinadosi dietro il corpo del cervo per mangiare con lei in quel posticino buio e appartamento. Sia perché era molto invitante per il basso livello d'inumanazione, e sia per lei.
    Non si avvicinò troppo a lei per non invadere i suoi spazi, ma poi sentii la dragonessa farsi una domanda:
    CITAZIONE
    "Che intenzioni avrà quell'elfo?"

    Maledet la guardò con le guance colme di carne e le labbra scagliose rosse per il sangue.
    Dovette ingigliare per rispondere.
    "Non so Aidal..."
    Fece il giovane drago tirando fuori la lingua in modo infantile e tenero, fingendo quindi ingenuità a tutti tranne che ad Aidal, verso il quale provava una certa complicità.
    ...però lo sapremo preso, comunque è meglio se non facciamo stronzate.. per ora stiamo al gioco. gli sussurrò ad Aidal tenendo la testa rivolta alla carne del cervo, per simulare che stesse mangiando in quella frazione di minuto in qui disse quelle cose ad Aidal, senza guardarla per dare sospetti.
    Lo disse in modo solenne e morbosamente serio. Impossibile non prendere quelle parole perentoriamente, mostrando la sua esperienza da abile assassino e esperto di situazioni incasinate.
    E ciò che preoccupava Maledet era che molto probabilmente aveva ragione: Cosa nascondeva l'elfo?
    Maledet riprese a mangiare tranquillo.
    Lo avrebbe scoperto presto.

    mai sottovalutare Maledet XD
     
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  2. Midnight Dragon
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    Come da programma, coordinati come un branco ciascuno uccise la sua preda. Così, mentre gli altri cervi fuggivano, il gruppetto poteva finalmente mettere qualcosa sotto i denti. Lanciò un'occhiatina veloce d'intesa a Maledet, senza curarsi del fatto che probabilmente non lo stava neanche guardando, preso com'era dalla dragonessa. Che esibizionista... ma del resto, come biasimarlo? All'età che aveva, qualsiasi cosa per fal colpo andava bene.
    In ogni caso, la collaborazione c'era stata, nonostante ciascuno fosse a suo modo un solitario. Persino Pharnasius non aveva indugiato a capire al volo e coordinare la propria caccia con la sua. Prima di consumare la cena, tese una mano verso il suo muso, carezzando dolcemente il suo pelo. Dopodiché, passò le mani sulla pelle del cervo, e laddove le sue dita sfioravano il suo mano comparivano incisioni profonde, come se avesse avuto degli artigli. Espose abilmente le parti più succulente con la precisione di un cacciatore, prima di mettersi a mangiare assieme alla lupa, tagliando con la carne con artigli che solo la lupa era abbastanza vicina per adocchiare e portandoseli alla bocca con le mani. In quel momento, per qualche istante gli tornò in mente la cucina di Valyrion: quanto gli mancavano, certe piccole comodità...
    «Gli elfi sono sempre molto evasivi nei loro modi di fare» aggiunse Sylverion, rispondendo subito dopo Maledet.
    «Sono fatti così, sibillini e misteriosi, hanno il loro modo di ottenere quello che vogliono, in modi che non sempre le altre specie sono in grado di capire. Dopotutto, il loro tempo è talmente esteso che possono permettersi di aspettare più di ogni altro...»
    In ogni caso, qualsiasi cosa fosse, avrebbe atteso fino alla fine del loro pasto.

    ---

    Aes, void, hawke, ditemi se va bene, scusatemi il post breve ma mettiamo qui una cesura così passiamo direttamente a quando Shal ci parla, okay? Che senza usare strumenti narrativi descriviamo ogni azione e non procediamo più XD Se va bene, toccherà ad Aes, che è tecnicamente il master, a descrivere in che posizioni si trovano tutti i pg in modo approssimativo, fornire il discorso di Shal e poi noi descriviamo riprendendo da lì ^^
    Se non vi va bene ditemi che modifico e faccio un post diverso, che non sono riuscito per ora a pensare a modi più veloci per procedere ^^"
     
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    tecnicamente voi avete la possibilità di farlo comunque i lbalzo temporale, se lo chiedete in precedenza... siamo un po' tutti Master GdR su sto forum, quindi fateli
    anche senza aspettare me


    Dopo aver condiviso il pasto con Sylverion e aver iniziato a prendersi dei pezzi di carne casuali com'era solita fare, rispose alla domanda di Aidal con l'unica possibile e plausibile opzione che considerava valida.
    "Sicuramente non ha intenzioni maligne, di questo ne sono sicura"
    Beh, non era stata considerata l'istinto? Se non le sentiva lei le cose in anticipo, chi doveva farlo?
    Era strano come si fosse sempre fidata di sé, in un certo senso era conscia di possedere un primordiale istinto di comprensione che la spingeva a capire gli altri e l'altrui comportamento.
    Sperava di non essersi sbagliata, non sarebbe stato un bene proprio quella volta.

    --------------------------------------

    Conclusa la caccia, riempita la pancia e recuperato il pieno delle energie tornarono al cospetto dell'elfo, trovandolo esattamente dove l'avevano lasciato.
    Pharnasius si aspettava una qualche frase, una qualsiasi forma d'accenno verbale, invece egli non disse niente. Almeno, non con le parole: fece cenno al gruppo, con una mano vecchia di secoli, di avvicinarsi. Si incamminò poi verso l'interno della foresta antistante, più da considerarsi un ameno boschetto date le dimensioni non esageratamente vaste.
    Anche la disposizione degli alberi non lasciava pensare ad una fitta giungla, piuttosto un tranquillo parco cresciuto naturalmente in mezzo ad uno spiazzo di verde su quei monti silenziosi. Lo sguardo dell'elfo era parso in un qual modo strano, del tutto indecifrabile... almeno agli occhi di Pharnasius. Sembrava quasi aver velato un fugace istante d'amarezza, un attimo prima che si voltasse verso il suo mondo arboreo per indirizzare il gruppo sulla via da percorrere.
    La lupa se ne stette vicina a Sylverion durante tutto il percorso, ascoltando i suoi passi, assaporando il suo odore man mano che camminava al suo fianco. Le piacevano quelle mani delicate, o perlomeno non le davano fastidio.
    Il che significava che le piacevano, senza dubbio; anche il suo spirito pareva delicato, ma fino ad un certo punto. Il suo modo di cacciare l'aveva effettivamente stupita... chi sa se sarebbe riuscita a conoscerlo meglio?
    Si fermarono solo quando furono di fronte ad una capanna di legno sospesa in aria, sorretta da un groviglio di braccia possenti di frassino, rami robusti su cui era stata eretta una strana tana di una forma che Pharnasius non aveva mai visto.
    Qualcosa le diceva che quella era la struttura delle case dei bipedi, o comunque di alcuni di loro. In effetti era ingegnosa, per una creatura non predatrice costruire una tana rialzata e protettiva era di quanto più perfetto potesse escogitare.
    Per raggiungerla erano state posizionate delle scale, rigorosamente di legno liscio e levigato, che conducevano ad un ingresso abbastanza ampio da permettere a chiunque di entrarvi.
    Da fuori sembrava che, per quanto risultasse piuttosto grande, quella capannuccia non potesse garantire molto spazio a tutti e quattro, ma nel lanciare un'occhiata al suo interno si accorse che questa proseguiva fin dentro il tronco dell'albero.
    "Vi prego di non badare alla semplicità di questa dimora alle apparenze, vi assicuro che troverete tutto lo spazio necessario"
    Con quelle parole l'elfo salì con grazia e scioltezza i vari gradini, scomparendo all'interno della struttura nel momento in cui il gruppo portava le zampe di fronte alla breve scalinata. Pharnasius notò solo in quel momento che, per un motivo o per l'altro, i gradini andavano man mano rimpicciolendosi.
    A dire il vero non capiva gran parte di quelle stranezze quando si trattava di realtà diverse dalla sua, ma in quel caso neanche la curiosità la spinse ad indagare. Semplicemente, non gliene fregava nulla della forma e delle dimensioni degli scalini.
    Seguì dunque Shalksyaran all'interno della sua interessante tana fatta di legno, continuando a proseguire accanto a Sylverion.
    Una volta dentro non poté che spalancare gli occhi, per due motivi: lì dentro mancava la luce del giorno, come in una tana di quelle che conosceva, e il vuoto rimbombante che si trovò di fronte la colpì.
    Erano soltanto nell'ingresso della tana, il tutto proseguiva all'interno di un'altra scala, decisamente più lunga, nel sotto suolo attraverso il terreno e, forse, uno degli stessi alberi.
    L'ambiente era illuminato da qualcosa che aveva visto solo come risultato di una tempesta di fulmini ingiuriosa con i tronchi degli alberi, però sotto forma di piccoli zampilli di luce scaturiti da bastoni incastonati nelle pareti (alias torce... ma Parny non lo sa xD). Senza indugiare, continuò a mantenere il pacato passo dell'elfo fin dove aveva intenzione di portarli.
    Scendendo ancora più in basso l'odore dell'aria si faceva sempre più fresco e saturo d'umidità, ma quelle fonti di luce erano anche in grado di riscaldare l'ambiente, seppur non completamente.
    Pharnasius sentì dei suoni, o meglio delle voci, parlottare non molto distante da dove si trovavano. Non erano ancora arrivati abbastanza vicini da capire di cosa si trattasse, ma d'innanzi a loro si aprì una lunga fila di diverse vie sotterranee con antri di svariate forme, ognuno con un diverso percorso e una diversa conformazione. Dove diavolo stavano andando?
    Non si sentiva a disagio, anche perché non c'era ancora stato motivo di esserlo, ma non era neanche del tutto convinta che stessero per andare a giocare con dei cuccioli spensierati.
     
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    In via eccezionale muovo io Aidal, spero di non stravolgerla poveretta (resto sul generale il più possibile e sarò breve) ^_^ Hawke mi ha dato il permesso, dicendo che tornerà il prima possibile. Il prossimo turno è il tuo, vai Master!

    Dopo la caccia e dopo essersi riempita lo stomaco assieme a Maledet che, diciamocelo, si era divertito a fare un po’ di esibizionismo superfluo, seguì gli altri dall’elfo il quale li stava aspettando dove l’avevano lasciato.
    In breve raggiunsero quella che doveva essere la dimora di Shalksiaran, all’apparenza umile e tranquilla. Bastò un respiro con le narici ed un’occhiata più attenta per far capire alla dragonessa che probabilmente non era proprio come figurava, piuttosto sembrava intrufolarsi e districarsi all’interno degli alberi stessi, intuizione di cui ebbe la conferma una volta dentro.
    Anticipò il drago nero, che ovviamente continuava a restarle vicino, e i loro artigli ticchettarono a contatto con il pavimento ligneo del vano principale. Affinò i sensi e si preparò a qualche possibile evenienza pericolosa, per quanto i modi dell’elfo e il luogo non destassero esagerati sospetti riguardo minacce maligne.
    Scesero lungo ampie gradinate e lei se ne restò in silenzio, gettando di tanto in tanto qualche occhiata a Sylverion che proseguiva accanto a lei e a Pharnasius.
     
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    In via del tutto, ma del tutto, ma proprio del tutto eccezionale userò anche Maledet, perché richiestomi da Master che... non ruola se non ruola Aidal aahahahaha xD alla fine ruolo pure Sylverion così la faccio da solo la role. Comunque per favore, prendiamola con un po' più di serietà questa role, va avanti da mesi e non si è fatto nemmeno tre pagine, ce ne sono alcune di role che fanno 6 pagine in due settimane...
    Preferirei non dover più usare i PG degli altri, almeno non due volte di fila :). E Maledet, sappi che sto per... mmhhh, fare il cattivo

    Maledet si era impegnato con tutto se stesso per dimostrare le proprie abilità di caccia rapide ed efficaci, eppure non sembrava aver causato tutto quello scalpore. Consumò il suo pasto con Aidal, e poi si diresse insieme al gruppo nel luogo in cui l'elfo li stava aspettando.
    Continuò a seguire la dragonessa, cercando di tanto in tanto un modo per cominciare il dialogo, ma ritrovandosi costretto ad aspettare un momento più opportuno data la situazione. Avrebbe senz'altro preferito allontanarsi
    con lei per... beh, niente: questo non è il mio PG quindi niente.
    La costruzione però lo intrigava particolarmente, era curioso di vederne l'interno e di scoprire cosa celasse quella così apparentemente umile dimora.
    Mentre si addentrava nel vano più interno e cominciava a scendere la scalinata di legno probabilmente intagliata almeno in parte all'interno del tronco di un grosso albero, si avvicinò a Pharnasius. Voleva instaurare un dialogo più aperto con tutti i presenti, anche se Sylverion era troppo oziosamente impegnato a scompigliarsi l'egregio ciuffo e l'unica spiaggia, per il momento, era quindi la lupa.
    In un certo senso poteva anche rivolgersi a Shalksiaran, tuttavia non la considerava una cosa di primaria utilità, né avrebbe saputo cosa chiedergli.
    "Pharnasius... sai che forse noi ci somigliamo abbastanza?"
    Lei da prima non lo considerò neanche, poi si portò al suo fianco e chiese, molto semplicemente:
    "E quindi?"
    "E quindi possiamo capirci"
    La lupa entrò per un attimo a contatto con le squame nere del suo corpo, volutamente o meno. In effetti si era comportata così fino ad allora, non troppo chiaramente e con gesti difficili da delineare. Ma, per qualche verso, si sentiva simile a lei in fondo.
    "Si, decisamente"
     
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    Ora sono tornata, si può continuare "seriamente" questa role u.u
     
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  7. Midnight Dragon
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    Placata la fame, era il momento della curiosità. Non ci volle molto prima che tutto il gruppo si riunisse intorno a Shalksyaran, ciascuno curioso di ascoltare quello che aveva da dire. Ma occorse ancora attendere, perché al loro ritorno l'elfo non proferì parola, limitandosi a un cenno come per seguirlo, e così fecero.
    Per tutto il tempo, mentre camminavano, Pharnasius restò accanto a Sylverion, procedendo di pari passo. Sentiva il suo odore, ma più che altro sentiva la sua curiosità, e doveva sentirsi a suo agio per non allontanarsi mai da lui di più di qualche metro. Seguivano a ruota Aidal e Maledet, ma nessuno dei due ruppe il silenzio della loro camminata. Niente di insolito, probabilmente per Aidal, ma in qualche modo il giovane drago nero doveva forse essere pensieroso. O chissà cosa, non aveva senso pensarci.
    Shalksyaran li condusse a quella che doveva effettivamente essere la sua dimora in senso stretto, e bando ai giochi di parole elfici, intendiamoci: la sua casa. L'apparenza era, a tutti gli effetti, fin quasi banale e tipica: altro non era se non una grossa palafitta sopraelevata, sorretta dai rami degli alberi circostanti e costruita intorno ad uno di essi. Così tipicamente elfico, in effetti, vivere a stretto contatto con la natura. Una lunga scalinata, sempre in legno, conduceva alla piattaforma su cui si ergeva la capanna, e per qualche motivo Sylverion ebbe una discreta difficoltà a ricacciare indietro il dubbio che potessero non riuscire ad entrarci tutti. L'elfo si era fermato giusto il tempo di dichiarare "Vi prego di non badare alla semplicità di questa dimora alle apparenze, vi assicuro che troverete tutto lo spazio necessario", e il giovane drago scelse di dargli credito: di rado gli elfi parlavano senza un motivo ben fondato.
    Beh, voleva dire che ci sarebbero stati, che fosse per le dimensioni della capanna stessa o per qualcuno dei loro elaborati incantesimi non era rilevante, anche perché senza attendere risposta Shalksyaran era sparito all'interno, con la tipica leggiadria che caratterizzava la sua specie. Il gruppo lo imitò, avvicinandosi all'entrata.
    C'era qualcosa di strano, in quell'ambiente interno appena illuminato dalla luce soffusa delle torce, che inizialmente disorientò Sylverion. Una sorta di sensazione di vuoto, un odore umido e freddo di muschio, terra e corteccia che non si addiceva moltissimo al luogo. Naturale, ovviamente, ma quell'umido, come di terra fredda, non c'entrava molto. Stagnante, quasi, e non proveniva dal suolo, ma dall'interno della capanna. Solo quando fece i primi passi all'interno, accolto dall'ombra che il tetto offriva e quando gli occhi si furono abituati alla luce delle torce, Sylverion capì che effettivamente ci sarebbero stati: la capanna era scavata non solo all'interno del tronco, non solo era così più oscenamente grande di quanto non si fosse aspettato, ma scendeva.
    Scendeva. Nella terra.
    Questo spiegava l'umido, pensò Sylverion, che tastanto l'odore e cercando di adattarsi a quel nuovo ambiente, che gli dava una spiacevole sensazione di confinazione. L'intrico di cunicoli si estendeva probabilmente molto più in basso e in largo di quanto non fossero in grado di vedere, in tutte le direzioni. Alle spalle, restava sempre l'odore della corteccia e delle foglie, di fronte quello della terra, della roccia e del muschio. Chissà, si chiedeva mano a mano che scendevano lungo i cunicoli, quanto indietro di stavano lasciando l'entrata?
    Un po' per rassicurarsi, un po' perché se la sentiva, si passò una mano tra i capelli giocando col candido ciuffo e cercando di mettere un minimo d'ordine. Se prima Shalskyaran aveva catturato la sua curiosità, ora aveva la sua attenzione.
     
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    ovvediamo se ci si fa con sta role... purtroppo ora ho fretta e non posso proseguire come avrei voluto, ma cerco comunque di avanzare un po' con la trama così nel frattempo rispondete voi


    Quel cucciolo bestione di un drago nonperdeva occasione di dar sfoggio dei suoi modi teneri e inafferabilmente dolci, i quali, ne era certa, nascondessero più di un'amara tristezza. Si era già accorta di ciò, aveva già capito che loro due si somigliavano, ma non capì perché proprio in quel luogo e in quel momento Maledet decise di ricordarglielo.
    Proseguirono per qualche altro metro senza interruzioni, poi uno strano ed inaspettato spettacolo si parò di fronte al gruppo:
    ad anticipare le stranezze fu un improvviso calore proveniente da un antro, non del tutto ancora visibile, che si apriva su una lunga galleria di forma pressoché circolare. Quando lo raggiunsero si resero conto che la luce e il calore che scaturivano da esso erano prodotti da una sorta di "cielo di fuoco", sospeso in alto a coprire la volta dell'ampio spazio nel quale misero le zampe.
    Pharnasius restò per alcuni secondi immobile a fissare le fiamme che si protendevano dal soffitto, incerta se fossero generate da un enorme numero di quegli affari che illuminavano anche la scalinata precedente o se ci fosse qualcosa di più. In ogni caso era impossibile capirlo, le lingue di fuoco erano talmente grandi e fitte che non permettevano di introdurvi lo sguardo attraverso.
    Il rumore delle fiamme che consumavano il legno era comunque una conferma di come qualcosa stesse alimentando quel prepotente calore, il quale si sprigionava sui presenti con vivida insistenza ed intensità.
    La lupa non aprì bocca, si godette quella nuova scoperta in silenzio e seguitò ad avanzare al fianco di Sylverion, per quanto non stesse effettivamente scambiando con lui ne gesti ne parole.
    La stanza che si manifestò in seguito fu ancora più incomprensibile alla mente di Pharnasius: dopo esser usciti da quell'angolo d'inferno, si erano portati fin dentro ad una radura sotterranea coperta di stalattiti e stalagmiti di ghiaccio trasparente, sporgenti sia dal terreno che dalll'alta copertura interna di quello spazio sconfinato.
    Qui la luce proveniva da alcune faglie presenti qua e là a puntinare il suolo, in un irregolare alternarsi di pozze di luce e cuspidi glaciali una di fronte all'altra.
    C'era un certo sentore di insolito in tutto ciò, al punto che diede da pensare persino a Pharnasius, la quale non poteva comunque esser certa che per Sylverion e gli altri quella non fosse una visione normale.
    La temperatura si era drasticamente modificata, com'era facile intuire il gelo si era impadronito dell'aria circostante ed aveva sostituito il torrido calore di qualche secondo prima.
    Dopo alcuni altri minuti surreali di cammino, la strana "nuova alleanza" finì in quella che aveva tutta l'impressione di essere l'imitazione di una sconfinata foresta nel sotto suolo, dove erano presenti tutti i suoni inconfondibili delle creature che vi abitavano, amplificati dall'enorme ampiezza di un mondo in cui lo sguardo poteva perdersi senza trovare confini, se non nell'alto soffitto di nuda terra che li sovrastava.
    Scoiattoli, tassi, farfalle ed alcuni ragnetti si muovevano in ogni direzione tra i rami di robusti latifogli, accompagnati dal canto di alcuni pettirossi e dal fruscio delle ali di diversi rapaci.
    Tra le fronde zampillavano striature argentee e luminose, generate dalla scia che si lasciavano dietro gigantesche e splendenti libellule , dalle quali si propagavano bagliori tanto vivaci ed intensi da rischiarare tutto ciò che le circondava.
    A quel punto non ce la fece più neanche lei...
    "C... cosa?" chiese a bassa voce, più a se stessa che agli altri.
     
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    Aidal proseguiva con passo moderato accanto a Maledet, mentre il naso era impegnato a fiutare ogni sorta di odore presente in quell'insolito ambiente. Non avrebbe mai pensato che dei draghi della loro mole potessero entrare in quello strano cunicolo che si apriva addirittura sotto una casa... Evidentemente la dragonessa, aveva ancora molto da conoscere su Kengard. D'altronde era arrivata lì da nemmeno tre giorni e già in uno di loro aveva guerrigliato con degli stupidi umani che l'avevano incastrata inutilmente.
    Intanto lei continuava a camminare e ogni tanto buttava occhiate fugaci all'altro drago nero. Non capì perché prima la voleva aiutare a cacciare e perché si fosse cimentato a fare movenze sceniche in quel modo... Che veramente Maledet provasse qualcosa per lei? Aidal non voleva pensarci e si sentiva forse anche in imbarazzo. Aveva l'idea che il suo simile la corteggiasse in qualche modo e che non si sarebbe arreso facilmente.
    Il problema era che la dragonessa non capiva cosa avesse di così bello tanto da attrarre attenzioni altrui. Aveva un cuore tenebroso e ingestibile, era fredda e vendicativa. Non aveva niente di positivo addosso, era un concentrato di subdolo sadismo fatto drago.
    “Chi si somiglia, si piglia?” si domandò mentalmente. Maledet eppure era un emissario dell’Oscurità come lei, con la sola differenza che aveva ancora gli occhi di un cucciolo innocente. E Aidal in un certo senso, invidiava quella sua caratteristica: lei non riusciva più a sorridere e a guardare il mondo senza distinguere il bene dal male.
    Mentre la mente era impegnata in un intenso dialogo mentale con sé stessa, una folata di caldo le accarezzò il muso appuntito. Gli occhi ancora non localizzarono la fonte di quel fenomeno ma ben presto, dopo altrettanti passi, il gruppetto fece ingresso in una specie di galleria circolare. Era ben illuminata e tenuta calda grazie ad uno strano cielo di fuoco, sospeso sopra le loro teste. La dragonessa osservò quelle lingue di fuoco che guizzavano come fruste e rimase ferma un attimo assieme a Pharnasius, a pensare come le fiamme potessero ardere messe in quell’insolita posizione. Dopodiché proseguì con il gruppo, entrando in una stanza che era l’esatto opposto a quella di prima: era fredda e numerose stalattiti e stalagmiti di ghiaccio spuntavano dal soffitto e dal terreno. Aidal si trovò più a suo agio lì rispetto a quella delle fiamme, magari trovare una caverna dove abitarci simile a quella non le disgarbava. Ma per ora, si sarebbe accontentata di quella grotta improvvisata trovata nel bel mezzo dell’Ossidiana.
    Dopo altrettanti minuti di cammino, lei e gli altri giunsero in un altro luogo che sembrava più una sconfinata foresta cresciuta sotto terra. Si poteva sentire l’allegro cinguettare degli uccellini e gli scoiattoli che guizzavano rapidi tra una fronda e l’altra, accompagnati dai tassi che camminavano silenziosi sul terreno di quel “microambiente”.
    “Com’è possibile che una foresta possa crescere così rigogliosa nel cuore della terra?” domandò, senza destinare la questione a nessuno. Così come la lupa, anche la dragonessa rimase stupita quando vide una libellula dalle dimensioni giganti che lasciava una luminosa scia, andando così a rischiarare l’ambiente circostante. Aidal socchiuse gli occhi a causa del troppo bagliore propagato da quell’essere ed emise un flebile ringhio a zanne strette.
     
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    Maledet continuava a pensare alla situazione attuale, ma appena fu dinanzi alla casa dell'elfo gli venne un dubbio: come avrebbe fatto a offrire alloggio a due draghi un essere così modesto? Poi sentii odore di terra umida vicino al grande e maestoso albero, era stato scavato un tunnel abbastanza grande per farci entrare un drago e Maledet non se lo fece ripetere due volte.
    Come qualsiasi pg di un rpg che si rispetti entrò subito nella fenditura, ignorando il fatto che poteva essere pericoloso.
    Ma appena vide le fiamme i suoi occhi si spalancarono, stupiti per quel momento WTF.
    Maledet scese ancora temendo che avrebbe fatto più caldo, ma invece fece piu freddo.
    Si ritrovò in un posto pieno di cristalli di ghiaccio e Maledet sorrise felice correndo qua e la per il pavimento di ghiaccio felice.
    Amava il ghiaccio e la neve perché non aveva mai visto nevicare essendo nato in un isola dal clima tropicale.
    Gli venne l'impulso di leccare uno di quei cristallo di ghiaccio, ma se ne pentii per il fatto che la lingua gli rimase attaccata.
    Usò la corruzione per sciogliere quindi il ghiaccio, ma gli rimase un grosso pezzo di ghiaccio attaccato alla lingua, che quindi era costretto a tenere a penzoloni.
    Si diresse nuovamente verso i suoi compagni bofonchiando parole incomprensibili per via del blocco di ghiaccio e della lingua congelata.
    Ma appena entrati nel mite livello successivo, simile a una foresta sotto la foresta, il blocco si iniziò a sciogliere fino a staccarsi.
    Maledet rimise la propria lingua tra le fauci per scaldare le cellule raggelate del muscolo e si umettò le labbra sottili da drago.
    "ricordatemi di non leccare mai più i cristalli di ghiaccio."
    Disse Maledet agli altri con tono disinibito.
    Poi vedendo una grossa libellula gigante si ricordò quando da piccolo le mangiava.
    Ne afferrò una e la mangiò, erano come le ricordava di sapore, poi ci voleva il dessert dopo la cena.
    Il tenero draghetto oscuro poi si fece vicino alla lupa,
    Silverion era un amico, ma semplicemente al momento non aveva nulla da dirgli.
    Aidal invece forse voleva i suo spazi, ma gli rivolse uno sguardo complice mentre la superava.
    Aveva detto alla lupa che fossero simili in fondo, ma doveva fargli capire una cosa.
    Gli mise un ala sopra un gesto di protezione e la accarezzò mettendogli una zampa sulla testa.
    Quello non solo era un gesto di affetto, ma anche di superiorità.
    Voleva farle capire che era lui "il maschio alfa" e che l'avrebbe protetta, ma doveva rispettarlo anche se erano simili.
    Ora per la prima volta da molto tempo, Pharnasius non decideva il proprio destino perché erano altri a farlo per lei.
    Si, Maledet non l'avrebbe fermata se voleva andarsene, ma avrebbe cercato di dare a lei e agli altri il futuro migliore possibile.
    Maledet voleva che sia loro e sia lui possano vivere serenamente e con gioia a kengard.
    Glielo doveva per averlo scelto come capo.
    Fatto quel piccolo, ma estremamente significativo, la superò andando per primo di fianco al elfo.
    Non disse nulla, lo guardò con sguardo sospettoso girandosi verso sdi lui mezzo secondo e poi tornò a guardare avanti.
    Che c'era più avanti?
     
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  11. Midnight Dragon
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    Fin dal primo momento, quando aveva messo piede in quella che sembrava essere la dimora di Shalkskyaran, Sylverion aveva avuto la sensazione che ci fosse qualcosa di strano, esotico persino. Ne ebbe conferma quando, l'odore del fuoco giunse alle sue narici più intenso, quasi come se sottoterra stesse imperversando un incendio. Il che era ridicolo, ma il motivo non si fece attendere, sotto forma di una grossa sala, scavata nella roccia e nella terra, il suo soffitto ardeva.
    Accelerò il passo - c'era molto caldo lì dentro, e qualche goccia di sudore gli stava già solcando la fronte e il corpo- solo per fermarsi e aspettare gli altri una volta giunto dall'altro lato, fermandosi solo allora per contemplare la volta infuocata. Probabilmente non c'era un soffitto, ma il fuoco era così diffuso che non si poteva vedere nientre aldilà. Cosa mantenesse le fiamme sul soffitto, doveva essere magia, pensava, sarebbe stato tipico degli elfi. A meno che l'elfo non avesse trovato il labirinto e solo in seguito l'avesse abitato...
    Tornò a camminare, accanto ai suoi compagni, ed altri spettacoli simili si susseguirono: una seconda camera, questa volta fredda e quasi interamente ricoperta da spessi strati di ghiaccio, gli accolse brillando di rilessi lumicosi delle torce.. o forse no. Già qui Sylverion si sentiva più a suo agio e si prese del tempo per ammirare ogni dettaglio, per constatare che l'assenza di torce era giustificata da fratture nel suolo da cui sgorgavano raggi di luce, che rimbalzando sui cristalli illuminava la camera. Che ci fosse un pizzico di magia, ora non ne aveva dubbio, ma aveva assistito a spettacoli ancora più incredibili di questo, quindi tutto sommato, si limitò a osservare.
    Fu alla terza stanza che il resto del gruppo, però, rimase senza parole, e coi suoi buoni motivi: qui l'ambiente era una foresta, nel sottosuolo, ma era un po' come se ogni cosa, se non l'alto soffitto che restava una costante, avesse perso la nozione di limite. Ogni pianta ed animale sembrava amplificato, gigante, e l'impressione era quella di essere entrati in un bosco con la prospettiva non di draghi, umani, o lupi, ma di insetti. E qui, la luce arrivava da libellule e lucciole rigorosamente titaniche.
    Com’è possibile che una foresta possa crescere così rigogliosa nel cuore della terra?
    Sylverion si lasciò sfuggire un "mmh" di riflessione, come a cercare le parole. "Magia" sembrava banalizzante, del resto.
    "A volte la natura ci stupisce più di quanto non siamo disposti a credere" azzardò. "Tra gli Artigli del Cielo di Arisia, c'è una cascata in cui l'acqua risale invece che precipitare, si infila sul soffitto di un complesso di grotte scatato nel monte Hagaltar, e corre come un fiume lungo le sue pareti o sospeso per aria fino a quando non precipita in un lago sotterraneo. Nel Nord di Aestheros, se guardi il cielo all'alba e al tramonto di un particolarissimo giorno, il nero della notte è viola e l'arancione, il giallo e il rosa dell'alba sono sostituiti da sfumature di verde e oro. In una delle caverne sotto il Landart, ho letto che c'è un complesso di grotte che ospita ricolmo di felci e piante luminose, ma lì non ci sono mai stato."
    Omise il fatto che nel Landart non era proprio il benvenuto.
    "Spesso e volentieri la magia c'entra qualcosa, anche se in forme naturali, primordiali a cui non siamo abituati. Qui, non saprei."
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Lo stupore aveva cominciato a prendere il posto della sorpresa, venendo presto rimpiazzato da ipotesi random su cosa come e chi avesse potuto generare quello spettacolo meravigliosamente improbabile.
    Sylverion citò realtà estranee un po' a raffica, e Pharnasius cercò di seguirne il discorso nonostante la sua beata ignoranza.
    Ogni parola era fonte di comoscenza e di sapere, ogni frase racchiudeva un significato intrinseco da esternare; tutto poteva esser considerato parte di un mondo talmente vasto da far venire i brividi al solo pensiero, e quel Sylverion dava l'idea di conoscerne una buona fetta di quel mondo.
    Maledet poi fece qualcosa che la lupa impiegò alcuni secondi a comprendere e altri ad accettare, spinto da chi sa quale bisogno o motivazione. Restò immobile, reprimendo quello che il suo primordiale istinto le suggeriva e limitandosi ad alzare lo sguardo.
    Sollevò una zampa e la portò su quella di Maledet, spingendogliela verso terra e riportandola dove doveva stare. I suoi occhi erano quelli fulgidi di una fiera che non conosceva
    padroni, avrebbe accettato solo l'alfa condottiero al quale tuttavia non si sarebbe sottomessa.
    "Non ti negherò la mia fiducia... drago, te la sei appena guadagnata"
    Fece una piccola pausa, in cui si allontanò dalla sua ala e si diresse verso gli altri per portarsi fra Aidal e Sylverion.
    "Ma accetterò solo la tua guida, nient'altro"
    Sperava di aver sottointeso abbastanza chiaramente che, al suo prossimo tentativo, quella zampa coperta di squame nere si sarebbe ritrovata con qualche ossicino da rimpiangere.
    Shalksyaran (che nessuno qui scrive bene... dai su, 40 punti nel botteghino a chi lo scrive 3 volte di seguito per bene senza fare copia e incolla xD)) sorrise nel vederli dialogare in quello strano modo, erano senz'altro il gruppo più assurdo con cui avesse mai interagito, anche se l'ultimo che gli si era presentato risaliva a più di una cinquantina di anni prima.
    "Mi appare chiaro che non mi trovo di fronte ad individui comuni..." disse, abbozzando un'espressione soddisfatta ma allo stesso tempo intrigante, come volesse far intendere che aveva qualcosa in servo per loro.
    "Ti stupirà sapere, giovane Sylverion, che non vi è magia in tutto ciò... si, forse quella magia primordiale che giustifica i fenomeni da te descritti, tuttavia per creature vissute in tempi lontani anche la luce della luna poteva esser considerata magia, al pari del fuoco che può scaturire da due semplici pezzetti di legno o di pietra"
    Pharnasius era pienamente consapevole di quel concetto, per lei tutto era magia... anche la neve che scendeva dal cielo per posarsi sulle fronde e sul suolo, allo stesso modo dei fulmini che squarciavano le nubi grigiastre di un temporale furioso.
    "Maledet..." continuò l'elfo, rivolto al drago. "Mi sento in dovere di consigliarti un po' più di attenzione quando ti trovi d'innanzi a qualcosa che non conosci, hai appena ingerito una danzatrice dell'anima... e non sarà piacevole la sua reazione"
    Lo disse con un filo di preoccupazione nel tono della voce, ma la sua espressione innaturalmente vivace e sorridente lasciava presagire che ci sarebbe stato da divertirsi.
    Maledet avrà un bellissimo maldistomaco tipo dopo esser stato al Sushi a mangiare all you can eat:l'energia lo comprimerà da dentro cercando di uscire, e quando riuscirà ad uscire tornerà in forma della stessa libellula che ha ingoiato.
    Non voglio sapere da dove verrà fuori... grazie xD e piano con i rutti che quella foresta costa!

    Quando la situazione si fu risolta, Shalksyaran si mosse di qualche passo all'interno della foresta, sollevando entrambe le mani per convogliare su di esse un flusso argenteo di energia, proveniente da filamenti luminescenti che parevano nascere dagli alberi, dagli animali e dal suolo circostanti; tutto sembrò confluire in lui per qualche secondo, in un attimo solenne nel quale il canto della foresta accolse i presenti nel suo tiepido abbraccio.
    Quando si avvicinò di nuovo al quartetto, sulla sua mano non vi era più il lungo scettro colorato, bensì una piccola sfera d'energia pulsante di vita.
    E dunque parlò, nuovamente.
    "Se vi o condotti fin qui è perché possiate, quando di fronte al pericolo, conoscervi veramente l'uno con l'altro. So che avete affrontato da poco uno scontro di cui le motivazioni vi sono state poco chiare, quindi è giusto che sappiate cosa vi attende: quelli che avete ucciso non erano individui viventi, la loro esistenza si era già conclusa molto tempo prima. Riportati in vita allo scopo di trarvi in inganno, nelle loro vene era stato imposto un sangue non più scarlatto ma adombrato dal dolore... eppure in loro ancora vi era della fratellanza, amicizia sovrastata da un ordine superiore che impediva loro di ribellarsi. Purtroppo sono riusciti a fare di voi il prossimo bersaglio di un male superiore, avversario contro cui potrete battervi solo se totalmente fiduciosi nei compagni di battaglia. Affinché possiate comprendere fino in fondo l'altrui dolore e l'altrui forza, vi chiedo se siete disposti ad accettare quest'ultimo mio regalo, che tutto ciò possa accompagnarvi per l'eternità"
     
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    La domanda che aveva posto precedentemente al gruppo, fu presa in considerazione da Sylverion. Disse che non sapeva di preciso che cos'era il fattore scatenante di questa selvaggia foresta sotterranea, dopo aver illustrato con le parole strani fenomi di un insolito mondo che solo lui conosceva, dove i cieli erano viola e verdi al tramonto e le cascate risalivano invece di scendere. Forse si trattava veramente di "magia primordiale", così aveva detto. Aidal rimase piuttosto interessata da questa serie di cose poiché ella amava viaggiare e vedere nuove cose che placavano la sua irrefrenabile voglia di esplorare. Avrebbe voluto fargli più domande a riguardo, ma il tempo era quello che era e la situazione non le sembrava propensa per ciò.
    Shalksyaran poi, da brava guida, intervenne nel discorso. "Non vi era magia in tutto ciò", disse con il suo solito fare enigmatico. Quindi stava a significare che era tutto opera di Madre Natura?
    "Nella mia terra di provenienza, ci sono due lune." disse la dragonessa. Il suo sguardo cadde su quello complice di Maledet, che la superò per poi andare dritto verso Pharnasius. Non origliò per filo e per segno quello che si dissero poiché era più attenta alla meraviglia che la circondava che altro, ma le parve di capire a occhio e croce che la lupa azzurra avrebbe solo accettato la guida del drago nero e basta, senza essere sottomessi o altro. Aidal dette pienamente ragione a Pharnasius: su questo era come lei, non accettava l'autorità o gli ordini di nessuno che si innalzava sopra di lei. Era uno spirito libero, apparteneva solo e soltanto alla Natura e a nessun altro.
    "Entrambe si alzano nei cieli al calar della notte ..." esordì, riprendendo il discorso di prima. "...E illuminano Crescentia con i loro forti e argentei raggi, tantoché le superfici dei laghi e dei fiumi si colorano di quello stesso colore e... Brillano. Sembra proprio che al posto dell'acqua ci sia l'argento fuso."
    Anche lei aveva una buona dose di cose da raccontare riguardo la sua terra d'origine. Non tante come Sylverion, ma nemmeno poche come la conoscenza base di un comune umano dalla mente razionale.
    Tornò ad osservare la fitta vegetazione, scorgendo vari animali quà e là. Maledet prima, ebbe la geniale idea di mangiare una di quelle libellule luminescenti e, a tal proposito, il saggio Shalksyaran lo avvisò con un filo di preoccupazione nella sua voce, misto ad una strana vivacità. Ciò che successe dopo infatti, non fu proprio un bello spettacolo e Aidal non seppe se sorridere o andarsene via ignorandolo. Assunse quindi, un atteggiamento e uno sguardo neutro, rivolgendo ogni tanto occhiate al resto del gruppo. Ma la sua attenzione poi, venne presto catturata dall'elfo che protese le mani verso l'alto e iniziò così a convogliare svariati flussi argentei di energia che provenivano da tutto l'ambiente circostante. La nera dragonessa rimase lì a guardarlo con un certo stupore che si celava dietro i suoi freddi occhi. Non aveva mai visto niente di simile prima di quel momento... Era tutto così incredibilmente interessante quel posto. Cercò quindi di memorizzare ogni singolo dettaglio che presto avrebbe riportato sulla sua caverna tramite disegni e scritte incise sulla dura pietra.
    Shalksyaran dopo quel gesto solenne quanto bellissimo, si avvicinò al quartetto con il bastone che era diventata una strana e piccola sfera ma pulsante di una grande energia vitale. Iniziò a spiegare, in un discorso articolato e complesso, che li aveva condotti fino lì per conoscersi l'uno con l'altro, che coloro che avevano ucciso nello scontro precedente (Aidal quindi pensò subito al drago e agli uomini che aveva abbattutto assieme a Zarthial e a Alexander) erano già morti da tempo -così avevano capito-, riportati in vita con un solo scopo: rendergli la vita difficile e il sangue amaro. Per abbattere questo nemico comune quindi, dovevano avere una reciproca fiducia e dovevano fare un gioco di squadra. Aidal non era tagliata moltissimo per questa cosa, era piuttosto asociale e tendeva a non avere rapporti troppo amichevoli con nessuno. Preferiva fare tutto da sola, soprattutto combattere... Ma se l'elfo, vecchio più di lei di chissà quanti anni, aveva detto al gruppo che dovevano fare in quel modo, allora in quelo modo doveva essere. Dovette accettare quel consiglio un po' a malvolere quindi, ma doveva farselo andare bene. Forse conoscere gli altri avrebbe smorzato più il suo pessimo carattere, chi lo sa...
    "Io sono disposta ad accettare." rispose per pima, con una lieve nota di insofferenza che bagnava le sue parole scandite lentamente. Era certo che l'elfo sapesse che la dragonessa non era pienamente d'accordo su questa cosa e che aveva accettato più per il suo bene che altro. E anche per abbattere quell'inutile marmaglia riunita in una sorta di associazione che aveva guastato il suo primo giorno a Kengard. Non potevano fare di peggio, ovvero disturbare un drago delle Tenebre.
    Gliel'avrebbe fatta pagare cara. Aveva voglia di infilare gli artigli dentro alle loro cavità oculari e strappare via l'occhi per poi giocarci dopo, facendoli rimbalzare come palline da ping-pong.
    Ah, come desiderava farlo...
     
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    Non c'è pace per certi morti...

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    Gli abissi dell'amigdala, dove gli orrori sono tali che pure le mura urlano folli.

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    Come si aspettava...
    Pharnasius gli aveva detto quello che anche lui pensava.
    Non ti sottometterò alla mia figura, ora so di potermi fidare di te lupa.
    Fece il drago sapendo che se lei lo avesse tradito, lui l'avrebbe uccisa.
    Motivo in più per fidarsi, vito che la lupa doveva aver intuito tale concetto.
    Quindi Maledet si rilassò guardando il paesaggio mentre zampettava.
    Era tutto così bello!
    Le piante colorate! Gli insettoni svolazzavano... Ma Maledet aveva fitte strane allo stomaco.
    Bah forse quella libellule era guasta.
    Anche i discorsi di Sylverion e Aidal lo incuriosirono un sacco.
    "wow, due lune? Una cascata che va su?
    Che bello!
    A Kal-Mer invece non c'è bella roba... L'acqua è nera come inchiostro e in estate quella brodaglia è così piena di lamprede da rendere impossibile uscire dal acqua senza quelle bestiacce appese a succhiare il sangue...
    Brrrrh... Mi vengono i brividi solo a ripensarci, ma erano ottime saltate in padella.
    Il cielo era sempre coperto e raramente si vedeva il sole il giorno o la luna e le stelle la notte.
    Ma c'erano tantissimi fuochi fatui che illuminavano l'intera palude.
    Erano le anime di chi era morto in quel luogo.
    Uno spettacolo surreale e raccapricciante, ma nulla come gli ya-te-veo... Alberi che divorano chiunque si avvicini, una tra le poche piante di grandi dimensioni capaci di crescere da quel veleno melmoso che era la palude.
    Quei cosi spezzano uno a uno ogni osso della preda, fino a ucciderti più di dolore che di altro... Poi ti ingoiano, e di te non rimane nulla più di un ricordo.

    Fece Maledet parlando anche lui della sua terribile terra natale.
    Ma poi a proposito di cose che risalgono.
    Maledet sentiva il suo torace gonfiarsi.
    La pancia gli faceva male terribilmente, ma lui ignorava quel dolore come niente fosse.
    Poi Maledet emise un rutto sparando un raggio energetico dalla bocca, e per fortuna era per primo il drago in parte al elfo, o avrebbe beccato qualcuno davanti.
    L'elfo gli disse quindi che l'insettone che Maledet aveva mangiato era una cosa brutta... "Perfetto" pensò tra sè.
    Ma poi si allontanò per la sicurezza degli altri e rigurgitò un liquido arcobaleno.
    Maledet però non fece in tempo a sconvolgersi che sentii il sederino bruciargli, e un enorme scarica di energia arcobaleno dal sedere lo sparò a razzo facendolo volare per tutta la foresta come nyan cat, lasciando una enorme scia arcobaleno il drago urlava spaventato con le lacrimuccie agli occhi.
    Andò a sbattere contro quelle sorta di rovine bislacche e sputò quel fottuto insetto.
    "non mangerò mai più libellule luccicose..."
    Fece il drago sbarellato...
    Gli ci volle qualche minuto per riprendersi e seguii gli altri.
    L'elfo dal nome impronunciabile anche per un drago spiegò dopo questo siparietto cose che Maledet trovò assurde... Ma nemmeno tanto.
    "vuoi dire che i membri delle nebbia sono zombie?"
    Chiese Maledet perplesso a se stesso mentalmente.
    Bocciando poi quel assurda idea continuò ad ascoltare.
    Eh... Ottimo erano fottuti.
    La nebbia o boh gli volevano incasinare la vita o farli crepare male a quanto sembra.
    Ma l'elfo con qualche strano voodoo o magia stramba gli avrebbe legati spiritualmente in qualche modo.
    Io sono giovane e loro vogliono negare il futuro mio e di chi ho giurato di proteggere. Sono disposto a fare questo e altro per i miei amici!
    Fece Maledet pieno di determinazione, mentre seduto come un gatto aprii i 22m di ali in una sorta di gesto d'amore e protezione verso Pharnasius e silverion; alla sua sinistra.
    E Aidal alla sua destra.
    Non sarebbe tirato indietro.
    Ma in realtà era molto preoccupato, nessuno di loro dovrebbe provare il dolore che ha provato lui nella sua infanzia...
    Soprattutto Lei, ma gli sarebbe piaciuto invece raccogliere il dolore di quella dragonessa e lasciarvi sogni e speranze, come in ognuno di loro.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Eh... sapessi

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    Mid abbandona, quindi userò limitatamente Sylverion per qualche post finché non chiudiamo.
    Hawke: mi riferisco a quei tizi che ci hanno attaccathi a cuori impavidi, non quelli della nebbia... dico per il discorso di shalks-coso. comunque èits the same, tanto erano pensieri xD


    Shalksyaran si premunì di un attenzione particolare nei confronti di quei suoi ospiti così improbabili quanto attesi da tempo, ognuno con il suo modo di vedere le cose ma sinceramente desiderosi di collaborare. Il fatto che si conoscessero da poco non contava, ormai si sentivano uniti e ciò lo spinse a sorridere.
    Ognuno raccontò qualcosa della propria terra, luoghi diversamente affascinanti e notevolmente diversi. Per l'elfo non erano realtà improbabili, era anzi più che consapevole dell'esistenza di tutto ciò, ma ogni volta era un piacere per la sua mente accogliere quelle informazioni di nuovo e sentir narrare di luoghi a lui sconosciuti da comparare a ciò che aveva vissuto.
    "Non turbate il vostro spirito, ciò che avverrà non intacherà in alcun modo la vostra mente, ne permetterà ad alcuno di scoprire cosa desiderate nascondere. Potrete solo... comprendervi l'un l'altro, e ciò vi sarà d'aiuto a breve"
    Maledet, dopo una scena piuttosto trascurabile... ma che sdecriverei volentieri con il linguaggio aulico di Shalksy perché si, avvolse tutti in un altro dei suoi evitabili abbracci. Evitabili almeno per Pharnasius...
    "Solo una cosa vi prego di capire, spesso per sopravvivere ci aggrappiamo a delle convinzioni che ingenuamente chiamiamo realtà... ma tutto quello che ai nostri occhi erroneamente appare reale, potrebbe invece rivelarsi una mera illusione.. che ci allontana dalla verità. Non siate convinti che il nemico di oggi sia anche quello di ieri, e... va bene, sto decisamente parlando troppo. Non trovate?"
    L'anziana creatura abbozzò un'espressione più giocosa, certa che troppe parole li avrebbero solo disorientati.
    Una potente luce li pervase, come stessero brillando di luce propria, come se ognuno di loro emanasse purezza. Dopo di che essa si mischiò all'ombra, e il quartetto si ritrovò immerso in volute luminescenti ed oscure, in un complesso vortice di luci ed ombre che si intersecavano sapientemente.
    Pharnasius non si scompose, domandandosi soltanto se avrebbe dovuto reagire, proteggersi, allontanarsi o semplicemente aspettare. Scelse di restare immobile, aguzzando comunque i sensi per prepararsi ad una minaccia incombente.
    Non accadde niente che potesse turbarla, fu anzi un momento insolitamente confortante, per quanto poteva esserlo la sensazione di trovarsi sospesi nel vuoto per diversi secondi e avvolti da un mondo incolore di bianco e nero.
    Fu strano, ma non necessariamente sgradevole. I problemi giunsero dopo
    , quando si ritrovarono l'uno separati dall'altro, apparentemente soli, in uno spazio infinito circondato di fiamme bianco-azzurre di una lucentezza assolutamente improbabile.
    "Che possiate accogliere gli orizzonti dell'anima, e che essi possano raggiungervi"
    La voce di Shalksyaran riecheggiò tutt'attorno, prima che le fiamme dessero forma ad una realtà totalmente diversa dalla prima.
    ...
    Scusate, devo aspettare un responso da Mid riguardo Sylvio, quindi lascio in sospeso. Il post sarà molto più lungo assai


    Edited by Aesingr - 16/1/2017, 20:45
     
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