Hai un bel po' di casino in quella testa, secondo me

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    "No aspetta, forse hai frainteso" disse la ragazza, dubbiosa di aver per sbaglio forviato Ickym. "non intendo che dobbiamo combattere, mai uccidere se non strettamente necessario per la nostra sopravvivenza. Se la missione rischia di fallire si può usare qualunque mezzo, ma mai arrivare ad uccidere. Ricorda che se ti trovassi in pericolo non potresti contare su di me, e deve valere la stessa cosa per me... non soccorrermi se mi vedrai in pericolo. Pensa soltanto alla missione"
    Così per sfizio si portò il calice alle labbra l'ultima volta e succhiò l'ultimo rivolo di birra rimasta in una piccola nuvoletta di schiuma depositata sul fondo. Si ci si era buttato uno scoiattolo dentro, ma pazienza...
    "Si comunque è Reya il nostro compagno di missione. Non sottovalutarlo, sa fare meglio lui il suo lavoro di molti altri incapaci. Fidati, ce ne sono parecchi al mondo..."
    Sfruttò la pausa per distendere l'udito, sicuramente molto meno sviluppato di quello di Ickym, all'area circostante.
    "Ne parleremo meglio una volta usciti" concluse, alzandosi da tavola e aspettando che Reya raggiungesse il suo posto usuale sulla spalla, di vedetta e pronto ad ogni evenienza.
    Si allontanò e raggiunse il bancone all'esterno della stanza, dove vi trovò il locandiere intento a parlare con uno strano mezzelfo barbuto, probabilmente ibrido con qualche specie di cui, francamente, le importava ben poco.
    "A lei..." disse, poggiando sul bancone due pezzi d'oro. Sapeva che lì bastavano per quello che avevano bevuto.
    Il dialogo si interruppe e il locandiere fece cenno di si con la testa, per poi ricominciare a parlare come nulla fosse. Sapeva che Ickym le aveva offerto l'ultima birra, e avrebbe voluto pagare la sua parte, ma per il momento quello non aveva importanza.
    Si diresse così verso l'uscita assieme al mezzo drago, mentre due occhi alle spalle la fissavano imperturbabili.
    Sono curioso di sapere Lesath-la-Mucca cosa dirrà appena potrà far casino di nuovo xD
     
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  2. Ickym
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    "Comprendo." disse Ickym finendo il boccale. Doveva essere qualcosa di veramente importante se era arrivata al punto di dire di abbandonarla nel caso le cose dovessero mettersi per il peggio. Ovviamente non lo avrebbe fatto. Non si abbandona chi combatte al tuo fianco, e come se ciò non bastasse aveva bisogno del suo aiuto per trovare la sorella.
    Non si disse in disaccordo sulla cosa solo per quieto di vivere, e per evitare che non lo portasse con lei. In più voleva sapere in che modo "La Nebbia" avesse le mani in pasta in quell'isola, in modo di farsi un'idea migliore al riguardo, e per sapere se in futuro sarà meglio evitarla o no. In pratica voleva valutare se ciò che aveva davanti poteva dimostrarsi un nemico.
    "Oh non ne dubito al riguardo." rispose Ickym quando Ksefira gli disse che il mondo era pieno di incapaci.
    Dopo di ché, disse che ne avrebbero parlato in un'altro posto.
    Ickym si osservò intorno allarmato. Non gli sembrava di vedere nessuno di sospetto. Era pieno di gente la dentro, vero, ma nessuno sembrava che stesse origliando.
    Notò alcuni sguardi verso di loro quando si diressero vero il bancone.
    Ickym fece finta di niente, non era il momento di scatenare una rissa li dentro, tanto meno che ci scappasse il morto.
    "RRARGH! Cosa è successo?!? Sei morto? Lesath comparve improvvisamente, con una voce abbastanza spaventata e stordita in un certo senso.
    "Taci lucertola fantasma troppo cresciuta, non è il momento. Gli rispose Ickym con calma, mentre si annotava mentalmente di controllare di non essere seguito quando se ne sarebbero andati.
    Ksefira pagò subito le birre, impedendo a Ickym di offrire la birra, come aveva detto in precedenza.
    Mentre si dirigevano all'uscita e raggiungevano la strada Lesath tornò alla carica: "Cosa è successo? Rispondi sacco di carne."
    Ickym ignorò l'insulto, deciso a mantenere quella calma che la tecnica di Ksefira gli aveva donato, e rispose: "Potrebbe, o non potrebbe essere che Ksefira ti abbia fatto levare le tende a te, e a tutti i pensieri che come te mi assillano. Cosa si prova a finire nel dimenticatoio per un po' senza possibilità di ritorno?"
    Lesath per risposta provò ad attaccarlo mentalmente, ma fallì nell'intento dato che Ickym si aspettava che facesse qualcosa del genere.
    "Ti conviene stare tanto più calmo di così se non vuoi farti un'altro giro nel nulla" gli disse Ickym un po' divertito.
    Lesath si "acquietò" almeno a parole, in realtà stava rodendo di collera per il fatto che una semplice umana fosse riuscita e levarlo dai piedi senza alcuna apparente fatica, e che Ickym si stava prendendo gioco di lui.
    "Allora, dove si va?" disse Ickym a Ksefira una volta fuori dall'entrata.
     
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    Mentre usciva, si accorse dell'attimo di tumulto in Ickym. O il draghetto nella sua testa si era ridestato, o era sul punto di farlo.
    In ogni caso era come pensava, l'effetto della tecnica non aveva raggiunto una durata ottimale.
    Si domandò per un attimo perché fosse così difficile contenere quella maledizione, ma se neanche un mezzo drago sputa fuoco ci riusciva, sicuramente non era una passeggiata.
    "Andiamo a trovare una persona. Si chiama Logrund, ed è un... diciamo detenuto qualunque"
    Fece una piccola pausa, aspettandosi una qualche strana reazione che però ignorò, iniziando ad incamminarsi in una direzione ben precisa.
    Mentre imboccava una viuzza diretta inuna piazza gremita di gente e qualche svincolo sicuro e calcolato, continuò a spiegare.
    "Forse non sai che in questa città le forze dell'ordine sono rappresentate da un corpo di guardia che non agisce in nome di un sovrano. Potremo chiamarla oligarchia, ma c'è sotto qualcosa. Le apparenze sono troppo pacifiche, la casata degli Zaelis non è più diretta e pulita come un tempo. Comunque non è questo ciò di cui volevo parlarti: è stato arrestato un tizio un po'... particolare, creatore di golem paurosamente potenti. Qualcuno che è stato rinchiuso non per aver fatto qualcosa di sbagliato, ma per impedire che potesse farlo... lo so, sembra ingiusto, ma fidati che al loro posto avrei fatto lo stesso. Adesso però mi serve, quindi preparati ad andare contro la legge nella maniera più clamorosa possibile. Se vuoi ripensarci sbrigati, stiamo andando alle prigioni"
    Niente di più semplice! Diretto e coinciso.
    Così agivano loro, nessuna remora.
    "Sarò ripetitiva ma... tu fai quello che ti dico se vuoi accettare la missione, non preoccuparti se vengo catturata o sono nei guai"
    Così agivano loro, con la missione prima d'ogni altra cosa.
    Non le dispiaceva neanche più di apparire come un individuo senza scrupoli, non aveva alcuna importanza pur di portare a termine l'incarico. Una vita devota ad una causa come quella della nebbia... aveva come risvolto solo l'annientamento di ogni sentimento in missione.
     
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  4. Ickym
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    Ickym non regi particolarmente quando Ksefira gli disse che stavano andando da un detenuto.
    "No infatti, non lo sapevo" rispose quando gli spiegò come funzionava la giustizia in quella città. Ringhiò un'attimo quando seppe che il prigioniero era diventato tale non per dei crimini commessi.
    Si mise nei suoi panni e decise che non gli piaceva l'idea di essere rinchiuso senza un valido motivo.
    Anche Lesath si immedesimava vagamente, dato che la situazione gli ricordava gli anni passati rinchiuso in una pietra, senza il suo corpo.
    "Nessun ripensamento" rispose Ickym sicuro, quando Ksefire gli disse che quel momento era l'ultima volta per tirarsi indietro.
    Quando poi gli ripetè di non pensare a lei, Ickym si chiese se in qualche modo avesse percepito i suoi pensieri di alcuni momenti fa. Nel dubbio, decise semplicemente di non pensarci e di concentrarsi sul suo compito.
    "Quanto è protetto il posto?" chiese guardandosi casualmente attorno. Diede anche una rapida occhiata dietro di se, ma non gli sembrò di vedere nessuno dei tipi di prima.
     
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    Ti muovo un attimo Ickym, poi se devo cambiare dimmi. Mi serve per fare tutto in un post. Comunque tranquillo, poi ti faccio fare a sberle anche a te


    "Bene. Appena arriviamo lì e avrò fatto la mia parte, tu usa le ali. Ovvero, non farti troppi problemi a passare i cancelli in volo e ad entrare all'interno della struttura, solitamente si attiva una magia che ti lascia come un pollo bloccato a mezz'aria, ma ho provveduto due giorni fà ad eliminare il problema... con un piccolo aiutino" spiegò, con un sorrisetto.
    A passo svelto si allontanarono dall'area più abitata di quella zona di Kerus, addentrandosi nei meandri delle vie più interne.
    Quando raggiunsero una struttura in pietra con due alti cancelli che anticipavano l'ingresso ad un ampio vano scoperto e attorniato di bianche colonne, Ksefira si fermò.
    Di fronte ad essi si trovavano la bellezza di... quattro guardie, due davanti ad un cancello e due davanti all'altro.
    Lei si avvicinò a quello di destra, e subito i due, un uomo e un orco stranamente basso per lo standard della sua razza -ma comunque più alto di due metri-, si mossero all'unisono in risposta.
    "Dove stai andando?" disse l'umano, mentre la sua armatura forgiata da chi sa chi nel bronzo più prezioso e resistente riluceva sgargiante. Era evidente quanto se la tirassero quelle guardie, avevano il compito di badare alle prigioni!
    Peccato non sapessero farlo. Era curiosa di vedere come avrebbero fermato qualcuno come Ickym, ma non voleva metterlo nei guai e restò sul piano iniziale, almeno per il momento.
    Sapeva che Ickym le avrebbe retto il gioco, quindi non doveva preoccuparsi neanche di dagli troppe spiegazioni.
    Chiuse gli occhi e si focalizzò sul flusso emozionale proprio di quello che gli aveva parlato e camminò nella sua direzione. Quando quello capì che stava per finirgli addosso si scanzò, ma lei fu altrettanto rapida a fingere di scanzarsi quando invece seguì i suoi movimenti per impattare contro di lui volontariamente.
    Riaprì gli occhi di scatto, emulando una faccia sconvolta.
    "O santo Eglamor, chiedo perdono... non volevo, scusi... scusi!"
    Arrivò quasi ad imitare un pianto perfetto, come una pazza sclerata solo sa fare. Nel frattempo Reya era scomparso dalla sua spalla e, con gli occhi concentrati su di lei, nessuno l'aveva visto infilarsi tra le sbarre. Avrebbe riso quando, pensando che la trappola anti volo si sarebbe attivata, le guardie avrebbero visto Ickym entrare tutto disinvolto, fischiettando una canzoncina magari.
    Contavano troppo sulle magie che proteggevano quel posto per essere abituati a reagire con prontezza, fregarli non era troppo complicato. Aveva eluso sorveglianze ben più sofisticate, quella era poco più di una passeggiata.
    "Come ti permetti, ma chi vuoi prendere iaaaahrg!"
    Uno spintone da parte della ragazza e l'uomo era finito contro al cancello. L'orco era subito intervenuto, con tanto di mazza bella grossa.
    Spostandosi, Ksefira fece finire il fendente giusto giusto in testa al tipo che si era appena ripreso dall'impatto con l'inferriata e, nonostante l'elmo, la botta bastò ed avanzò per tramortirlo.
    "No, no, piano, piano..."
    Smanaccando davanti a sé senza contegno come ci fosse un insetto da scacciare, fece qualche passo in dietro e si allontanò dall'orco infuriato. Nel frattempo, chi sa per quale magia occulta, davanti all'altro cancello uno dei due uomini era riverso a terra, pure in posizione comoda.
    Il quarto, che prima si trovava con lui a difesa dell'altro cancello, avvicinandosi in fretta alla ragazza deviò un ennesimo colpo dell'orco e lo disarmò, lasciandolo esterrefatto.
    Quest'ultimo ruggì imbestialito, con lo sguardo adirato quanto quello di... bo, di qualcuno adirato.
    "Sporco tradi..."
    E niente, Ksefira l'aveva già sbattuto per terra con l'aiuto del suo alleato: mentre lei l'aveva spintonato con tutta la sua forza in avanti, il cosiddetto traditore gli aveva mollato tutte le sberle possibili con le mani e il pomolo della propria spada in testa.
    C'erano voluti un bel po' di colpi da entrambe le direzioni prima di stordire un orco rivestito d'armatura, ma nessuno di loro due si era risparmiato e, con un guerriero inesperto come quello, non c'era voluto molto.
    "Ah, ma è possibile che si fidino di questa gente?" commentò Ksefira alla guardia in piedi accanto a lei sbuffando, mentre metteva comodo l'orco appena addormentato per bene. Lo fece così, tanto per fare pari con quello davanti all'altro ingresso.
    "Stanno tutto il giorno qui in piedi, cosa vuoi che sappiano fare?" rispose l'uomo.
    "Chi sa quanto vengono pagati"
    "Parecchio, non c'è dubbio"
    "Senz'altro. Grazie dell'aiuto comunque!"
    "Figurati. Chi è quel tipo?" disse la pseudoguardia, indicando Ickym che aveva sorvolato il cancello.
    "Uno simpatico che ho incontrato in una locanda. Ci penserà lui a scazzottare se ci sarà bisogno"
    "Ce ne sarà sicuramente. Stai attenta"
    Con ciò l'uomo si allontanò, lasciandola con un sorriso e caricandosi uno dei più-o-meno-feriti in spalla e portandolo via da lì. Essendo furbo non scelse l'orco, altrimenti addio articolazioni.
    Chiaramente era un modo per chiedere aiuto in maniera credibile e fingere di portare una guardia tramortita a chi di dovere perché risolvesse il problema, così che nessuno sospettasse di lui. Poi sicuramente quando sarebbe venuto a galla che qualcuno si era infiltrato dentro le prigioni si sarebbe scatenato il pandemonio, ma quella era un'altra storia... che si sarebbe svelata di lì a pochi minuti, ma comunque un'altra storia.
     
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  6. Ickym
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    Ickym ridacchiò un momento. Ksefira non lo sapeva, ma lui non aveva bisogno delle ali per "volare". E' una cosa che aveva imparato poco tempo dopo aver acquisito la sua forma antropomorfa: essendo già di suo, quando era umano, molto agile, il diventare un mezzo drago lo aveva reso ancora più veloce e in buona misura anche più forte. Inoltre nei primi periodi in cui non si fidava a volare, aveva imparato ad attraversare città, ben più grandi di quella, in poco tempo, correndo ed evitando gli ostacoli che gli si paravano davanti come se nulla fosse. Era faticoso e più lento rispetto al semplice volare, e in alcuni casi anche meno entusiasmante, però attirava meno l'attenzione: un'ombra sul muro può passare inosservata, ma un'ombra nel cielo, a meno che non sia notte, la vedono tutti. Inoltre Ickym si divertiva, quindi... Sì limitò semplicemente a risponderle "Capito, ci vediamo dall'altra parte"
    Si guardò velocemente intorno, e notò che gli edifici che lo circondavano erano il tipico ammasso urbano di edifici costruiti l'uno sopra l'altro.
    Stabilì velocemente un percorso per arrivare in una posizione elevata, poi si mise a correre verso il muro di una costruzione lì vicina. Una volta in prossimità del muro gli saltò addosso, continuando la sua corsa per alcuni passi sul muro. Così facendo raggiunse una sporgenza a cui vi si aggrappò. Velocemente si slanciò verso l'alto raggiungendo una finestra, e da li raggiunse il tetto.
    Senza perdere tempo si issò sul tetto e continuò a correre verso un atro muro, questa volta verso l'angolo. Il primo passo lo fece su uno dei lati del muro che formava l'angolo, mentre i restanti li fece sull'altro lato, in modo da raggiungere un'altro tetto, che con la rincorsa normale non avrebbe mai raggiunto.
    Improvvisamente il punto del tetto dove si era aggrappato cedette, il che fece perdere a Ickym la presa con una zampa. Mentre pendeva nel vuoto con una sola zampa a sostenerlo, alcune tegole caddero di sotto. Si issò di nuovo, questa volta con più fatica, ma ci riuscì ugualmente.
    Osservò di sotto. Ksefira era impegnata in un combattimento con le guardie, e non sembrava aver problemi anzi, sembrava che per lei fosse ordinaria amministrazione. Notò anche che era abbastanza alto da poter superare il cancello. Ottimo, sarà facile si disse tra se e se, prendendo la rincorsa.
    Cos'è tutta questa improvvisa spavalderia? chiese Lesath
    E' solo una delle poche cose in cui sono sicuro disse prima di saltare dal tetto, tuffandosi letteralmente nel vuoto.
    Gli sembrò di andare a rallentatore, mentre vedeva che superava Ksefira, le guardie, i cancelli. Stranamente, Ksefira sembrava che stesse guardando nella sua direzione, mentre parlava con una guardia dell'altro cancello. Che fosse un'infiltrato?
    Le sue domande vennero interrotte quando la gravità richiamò il suo corpo a terra.
    Ickym si chiuse a uovo e fece una rotazione intera in avanti, così da passare da una posizione "a tuffo", a una posizione in cui aveva le zampe verso terra. Aprì le ali per rallentare la caduta, per poi atterrare dall'altra parte del cancello senza neanche un graffio.
    Si avvicinò al cancello e appoggiandosi ad esso chiese a Ksefira mentre sogghignava "Serve per caso un passpartù? Perchè volendo ne ho uno pronto all'utilizzo"
     
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    La seconda volta che ho provato a fare una cosa come quella mi sono acceppato per terra del tipo... da sfondare la crosta terrestre. Menomale che sembro fatto d'adamianto dicono xD


    Ksefira osservò Ickym che atterrava dall'altra parte del cancello e si chiese perché, un drago o mezzo drago che fosse, non si trovasse già davanti la porta principale della prigione.
    "No, servirebbe capire perché ti piace complicarti la vita... ma non importa"
    Prese la guardia più vicina, ovvero l'orco, e la ribaltò finché i pezzi dell'armatura non furono ben visibili anteriormente. Senza alcun ritegno gli frugò nelle due tasche che portava ai lati della cintura sotto il bronzo delle protezioni, e, come immaginava, vi trovò le chiavi.
    Neanche uno stupido avrebbe pensato che le avessero le altre guardie umane ed insignificanti, l'orco aveva come scritto in fronte -ho io le chiavi, venite a prenderle... in uno dei due significati del termine "prenderle"-.
    Aprì la serratura senza troppi indugi, aspettando che Ickym si fosse spostato per non batterglielo in fronte. Un mezzo drago con un bernoccolo era pur sempre un mezzo drago, ma... beh, con un bernoccolo.
    Si diresse verso il portone principale davanti a cui non ci stava ovviamente nessuno, ma una retroguardia per eventuali complicazioni come quella? No, lì a Kerus era tutto più scadente di quello che si era immaginata.
    Ovviamente quelle chiavi aprivano anche quel portone. Nessuna magia strampalata, nessun incantesimo di controllo... si si, proprio la città in cui sorgono i più grandi talenti era quella. I più grandi rintronati, al massimo.
    Con un cigolio la porta si aprì, e all'interno l'odore di umido e di fresco arrivò immediatamente, dando al luogo oscuro e tetro un aspetto decisamente da carcere.
    Dopo un'ultima occhiata fuori e dopo che Ickym fu entrato si richiuse il portone alle spalle, ed un piccolo brivido le attraversò la schiena quando si accorse che, in fondo, non erano tutti poi così stupidi in città.
    "Emh... bene, non c'è la serratura per riaprirla dall'interno"
    Sbuffò stizzita, come quello fosse uno dei tanti problemi che poteva palesarsi in una missione del genere.
    "Vabbeh, ci pensiamo dopo a risolvere il problema... e tu non ridere, mi sono dimenticata di controllare prima di chiudere"
    Così dicendo si incamminò negli spogli corridoi che conducevano nei vani più interni, da cui, stranamente, non proveniva quasi nessun suono. Il che era in parte normale, di recente Kerus era considerato uno dei luoghi più pacifici del mondo -si come no-, i detenuti non dovevano essere in numero eccessivo.
    La cosa che però sapeva di strano era l'innaturale silenzio che si prospettava lungo quegli anditi e quelle mura così poco invitanti, le quali non facevano presagire nulla di piacevole.
    Ed ovviamente eccole, laggiù in fondo... due guardie messe lì giusto giusto per rompere le scatole nel momento più inopportuno.
    Nell'oscurità distinse ben poco, le fiaccole poste ad illuminare il loro cammino erano decisamente rade, ma gli parve di capire che quella di sinistra fosse sul punto di addormentarsi in piedi. L'altro invece era sicuramente molto più sveglio, e la cosa che saltava all'occhio era il suo aspetto rigorosamente da piccolo e squamoso rettile, con le sembianze di un coboldo in armatura e dotato di spada. Non riconobbe la specie dell'altro finché non si fu avvicinata, appena prima che il coboldo le si dirigesse incontro in fretta, con l'arma sguainata e puntata verso di loro. Il suo compagno era un altro orco, ma pareva ancora più tonto del precedente, il che lasciava intendere quanto quella razza puntasse in alto a livello intellettivo.
    Fece appena in tempo a bisbigliare una frase al mezzo drago, prima di dover udire la voce acuta quanto fastidiosa del coboldino.
    "Mai colpire a morte, mi raccomando. Falli dormire ma n..."
    "E voi chi siete! Mostratemi il simbolo della casata"
    Doveva riferirsi allo stemma degli Zaelis, dettaglio che, a sapersi, avrebbe potuto farle comodo.
    "Santo Eglamor, scusate signore! Credo mi sia caduto nella locanda qui davanti... sa, un bicchiere più uno meno..."
    "Ti è caduto un tatuaggio?"
    Per poco non si mise a ridere, ma riuscì a mantenere il contegno giusto il tempo per puntargli un dito contro.
    "Senti, sono venuta qui a fare un po' di confusione, non intralciarmi il lavoro prima del tempo"
    E da non si sa dove arrivò minimo un'altra decina di guardie, una dopo l'altra, di diverse specie e... aimè, dimensioni. Ebbene si, tra di loro c'era anche
    un bestione alto più di tre metri, decisamente qualcosa di simile ad un gigante, o perlomeno un ibrido tra uno di loro e un'altra creatura.
    Prima di fantasticare su come si accoppiassero i giganti con creature non giganti, Ksefira fece cenno ad Ickym di imboccare il percorso di sinistra in fondo al corridoio nel quale si trovavano, dove si sarebbe giustamente confrontato faccia a faccia con il bestione.
    Era un modo per dirgli -ecco a cosa servi, io con quello non voglio averci nulla a che fare-
    Bastava passare avanti e nascondersi, ma un muro come quello per lei sarebbe stato abbastanza arduo da valicare. Che fortuna aver trovato quel compagno inaspettato!
    Si chiese come Reya fosse entrato all'interno della prigione con la porta chiusa, o meglio... si chiese quale imbocco per l'aria avesse sfruttato dato che dall'esterno lei non ne aveva adocchiati.
     
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  8. Ickym
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    Ickym sogghignò quando Ksefira gli rispose.Non disse nulla e silenziosamente seguì Ksefira mentre, dopo aver aperto il cancello si avviava verso il portone principale.
    Entrarono e Ksefira chiuse il portone, notando solo dopo che non c'era la serratura all'interno.
    Ickym rimase un'attimo interdetto dal fatto che si fosse dimenticata di controllare.
    "Iniziamo bene" pensò dopo che quest'ultima gli disse di non ridere.
    Continuarono a muoversi, finché non trovarono 2 guardie che gli sbarrarono il cammino.
    Il dialogo che ne scaturì tra Ksefira e la guardia più sveglia gli fece sembrare di essere in una barzelletta.
    Subito dopo una decina di guardie li raggiunsero circondandoli. Ickym si guardò intorno rapidamente, erano tutti fattibili, tranne per un bestione di tre metri, quello avrebbe dato qualche problema. Mentre analizzava la situazione Ksefira gli fece cenno di occuparsi del bestione.
    Ovviamente il lavoro sporco sarebbe capitato a lui, solo perché aveva scaglie ed artigli.
    Ickym schioccò preparò brevemente, schioccando alcune articolazioni e stiracchiandosi un'attimo poi, prima che le guardie gli si avventassero addosso, si diede una spinta con le ali, in modo da fare uno scatto verso il bestione, il quale provò a colpirlo, ma Ickym fu più agile e il pungo che era indirizzato a lui finì sul pavimento.
    Essendo molto agile, lo aggirò rapidamente per poi saltargli sulla schiena, raggiungere le spalle e tempestargli di pugni la testa. Il gigante dapprima si dimenò tentando di scrollarsi di dosso Ickym poi riuscì ad afferrarlo e a lanciarlo via.
    Ickym atterrò su una guardia, scaraventandola a terra violentemente, per poi tornare all'attacco. Usò la stessa tattica, ma sta volta, al posto dei pugni, avvolse la lunga coda sul collo del gigante, e strinste più forte che potè. Vediamo se dopo di questo stai ancora in piedi!"
     
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    Buono, era partito alla carica più fomentato che mai. Lei non sarebbe stata da meno allora!
    La regola era comunque valida, se si poteva evitare di combattere bisognava farlo. Deviò quindi due colpi qua, ne respinse tre di là, tirò due veloci pugni e qualche calcio al coboldo e ad un paio dei suoi compari, trovandosi in breve con le spalle al muro e con mezze guardie che le puntavano l'arma alla gola.
    Apparentemente in trappola sogghignò un po' divertita, mentre con un rapidissimo taglio di mano faceva cadere l'arma al più vicino, schizzando di lato per infilarsi nel corridoio antistante alla battaglia.
    Successe un po' di casino dopo: due si colpirono tra di loro, un terzo conficcò l'arma nel muro e un altro ancora addirittura inciampò nell'aria come faceva lei dopo aver bevuto... di preciso non seppe spiegarsi il perché, ma probabilmente erano partiti tutti alla carica contemporaneamente ad inseguirla e qualcuno aveva schiacciato gli altri.
    Qualcuno era veloce, qualcun'altro no. In diversi la inseguirono, ma alla fine vuoi per l'armatura, vuoi per le dimensioni o vuoi per il poco allenamento, rimasero solo il primo coboldo e un mezzo troll ad inseguirla. Una cosa era vera: di specie strane ne abitavano da quelle parti.
    L'unica cosa che notò non andare troppo bene fu l'essersi allontanata da Ickym, o comunque averlo lasciato solo. Si era tirata dietro quasi tutto il resto del branco di ragazzetti, ma il gigante e un paio di guardie erano rimaste con lui e questo preferiva non farlo succedere.
    Non era il momento di allontanarsi, non con delle guardie ad inseguirli almeno. Avrebbe provato anche lui l'ebrezza di vagare per una prigione in cerca di un tipo senza una mappa ne indicazioni, il poco che aveva chiesto al suo compare infiltrato era sfumato nel vuoto dato che lui non conosceva gli interni e il massimo che poteva dirle era che la struttura scendeva verso il basso, e che, sicuramente, il suo bersaglio era molto in profondità.
    Si voltò dunque all'indietro improvvisamente, facendo una supermega scivolata di quelle
    che se vanno male ti ammazzi per terra, e con ciò fece inciampare uno dei due inseguitori. Prese una capocciata sul muro da far venire i brividi ad un garuda secolare, ma non ne soffrì più di tanto e riprese a correre, in direzione opposta alla precedente. Gli inseguitori rimasti indietro non se l'aspettavano e solo uno fu pronto a riceverla, llasciando gli altri ad ipotizzare sciocchezze sul perché la ragazza stesse facendo avanti e indietro a random. Quello infatti le lanciò contro un pugnale, azione che francamente Ksefira non si aspettava, con cui riuscì a ferirla sulla mano che ella utilizzò per difendersi.
    Prima che cadesse usò gli scatti repentini delle sue braccia e afferrò l'arma con l'altra mano, la rispedì al mittente e senza voler sapere se il colpo avesse sortito effetto gli corse incontro. Balzò all'ultimo secondo per aria tipo ninja e, anche se non era abituata a quel genere di mosse, la cosa funzionò e la portò alle spalle di tutti.
    Lo nascondeva bene, ma il poco influsso di magia del potenziamento che stava utilizzando sul corpo iniziava a fare i suoi effetti. Non era molto brava in quel genere di energia magica, preferiva la potenza fisica del proprio corpo agile e scattante, ma ogni tanto in situazioni come quella poteva fare un'eccezione. La usava di rado anche perché non l'aveva mai approfondita molto e ne conosceva solo le basi, ma dovette ammettere
    che il consiglio che gli avevano dato alla tana prima che partisse non si era rivelato malaccio: se non vuoi impegnarti ad impararla perché sei pigra, almeno concentra quello che sai sulle gambe!
    Sfruttò tutte le energie magiche accumulate nei muscoli delle cosce flettendo le ginocchia, un attimo prima di balzare addosso al gigante contro cui Ickym stava combattendo e mollargli un calcio sul didietro. Come era chiaro che quello non ne risentì granché, ma fu abbastanza per sbilanciarlo e continuare a correre dando ad Ickym la possibilità di finirlo se voleva. Bastava che non lo ammazzasse, o gli avrebbe mangiato il naso... così a sfizio.
    "Sbrigati, da questa parte!"

    fai continuare se vuoi il combattimento tra Ickym e il gigante e aggiungici pure qualcuno, mentre Ksefira scappava dalla parte sbagliata penso siano successi casini anche da te :)
     
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  10. Ickym
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    Sorry se rispondo solo adesso, ma mi ero dimenticato, e vedere il tuo messaggio in chat mi ha fatto tornare in mente il tutto. Sorry >.=.<""

    Ickym continuò a tenere il bestione. Chissà che polmoni aveva per resistere così tanto e continuare a dimenarsi.
    Lesath rise e poi gli disse"Adesso voglio proprio vedere che fai
    Ickym smise di prestare attenzione al bestione e si guardò intorno: Ksefira si portò dietro la maggior parte delle guardie. Solo 3 guardie rimasero indietro. Una era quella a cui era atterrato addosso, mentre le altre due stavano tentando di rimetterlo in piedi.
    Non ci volle molto perché i 3 si mossero per attaccarlo insieme.
    Ickym dovette impegnarsi per escogitare un modo di liberarsi rapidamente dei 3, senza lasciare andare il bestione. Lasciò leggermente la presa con la coda, in modo da avere la possibilità di muoversi, ma allo stesso tempo tenendo il gigante sotto scacco. Quest'ultimo ebbe la possibilità di riprendersi un pelo respirando quel poco di aria, che la nuova posizione di Ickym gli acconsentiva.
    Le 3 guardie cominciarono a menare fendenti, ma Ickym era più veloce, e riuscì ad usare il gigante come perno per tirare un calcio a uno dei soldati, il che lo fece capitombolare per terra.Si spostò, in modo da mettere il gigante in mezzo per usarlo come scudo. In quel momento Ksefira tornò, e fece in modo di far perdere l'equilibrio al gigante. Ickym, esortato dalla fretta di Ksefira decise porre fine al combattimento. Si soffiò delle fiamme nella mano, per poi spegnerle in faccia al gigante, e infine saltò giù. Quest'ultimo urlò dal dolore e si sdraiò a terra coprendosi il viso con le mani. Ickym fece lo sgmabetto a una guardia con la coda, mentre afferrava l'ultima per il collo. Era lo stesso tizio che si era rialzato e per qualche motivo Ickym si irritò del fatto che non era rimasto a terra. Gli tirò un pugno alla testa, talmente forte da piegare leggermente il metallo dell'elmo e facendolo finire per terra ad alcuni metri di distanza.
    Si girò per correre via, ma notò che la guardia che aveva fatto cadere si stava lentamente rialzando, ancora rintronata dalla caduta, Gli si avvicinò e gli sbatté la testa sul pavimento dicendogli in tono calmo ma minaccioso "Ti conviene stare a terra".
    Dopodiché corse via.
    Lesath era stupefatto da quello che era appena successo, di solito Ickym era una persona "giusta", perfino nelle battaglie, ma quello che aveva appena fatto non gli sembrava molto nel suo stile. Non era ormai la prima volta che succedeva, e la cosa iniziava a piacergli.
    Ickym raggiunse Ksefira poco dopo e esordì dicendo "Il gigante non è più un problema" in tono apatico.
     
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    Successe tutto abbastanza in fretta, l'importante era che nessuno fosse più lì dietro ad inseguirli.
    Prima che Ickym concludesse il suo lavoro lei si era voltata per controllare che stesse bene, e nel vedere come si era sbrogliato da tutti quei bersagli le diede uno strano senso di timore, nonostante fosse certa che la stesse aiutando.
    Lei si era presa una testata sul muro e un taglio superficiale su una mano, mentre quel draghetto non sembrava neanche aver faticato... anzi, piuttosto si era divertito.
    "Molto bene" rispose, anche se un filo stranita dall'assenza di emozioni provenienti da lui.
    In seguito ad un combattimento, di solito, chiunque emetteva emozioni a tutto spiano; poco importava, l'obbiettivo doveva prevalere come prima preoccupazione. Continuarono a correre finché non si trovarono di fronte ad un immenzo atrio coronato di passaggi, da ognuno dei quali proveniva solo silenzio. Quelli rumorosi erano veramente pochi, e i lievi suoni che udiva non sembravano ne lamenti ne proteste. Possibile che non ci fosse davvero nessuno in quel posto?
    Improvvisamente percepì un rumore diverso dagli altri, uno di quelli che conosceva come quello del proprio cuore: Reya era comparso squittendo da uno degli ingressi oscurati dall'ombra, carico di informazioni e pronto ad indirizzarli alla meta.
    Lei lo acolse come sempre, piegandosi a grattargli la testa, e lo scoiattolo si fermò solo per un attimo a godersi le sue attenzioni. Non appena si fu accontentato delle coccole partì nella direzione da cui era venuto, in attesa che i due lo seguissero.
    Nel luogo in cui si stavano dirigendo pareva esserci un quantitativo di luce maggiore, forse il numero delle torce aumentava man mano che ci si avvicinava a qualche cella abitata.
    Ksefira proseguì senza nessun indugio, fiduciosa nel suo compagno e pronta a a qualunque evenienza. Effettivamente l'unica cosa che la turbò fu il vedere come Reya, ad un certo punto del percorso, aveva iniziato di tanto in tanto a fermarsi. Che stesse valutando la presenza di un pericolo?
    Quando il roditore si fermò a mezza strada tra un corridoio e un altro per voltarsi verso di lei, capì che la sua intuizione non era poi così errata.
    "Cosa c'è?"
    Eppure non si stava accorgendo di nulla...
    "Reya?"
    Lui in risposta squittì con energia, uno stridio acutissimo che si espanse riecheggiando in tutto l'andito antistante.
    Quando Ksefira si voltò ebbe quasi un sussulto nel rendersi conto che, alle loro spalle, era comparso un bestione con tre teste assurdamente spaventose, una creatura che nonostante le sue missioni non aveva ancora mai avuto l'occasione di incontrare:
    la testa di leone centrale, una serpentina a destra ed una di capra a sinistra. Ma che accidenti ci faceva lì quel coso? Chi era quel pazzo che aveva deciso di farla entrare in quella prigione come guardia?
    "Santissimo Eglamor di tutte le brocche di vino invecchiato... e quello che cosa sarebbe?"
    Ovviamente no, non era un avversario per lei. Non voleva neanche chiedere ad Ickym di fronteggiarlo, quindi il massimo che poté fare fu iniziare a correre senza badare a niente e a nessuno... urlando il nome di Ickym nel tentativo di richiamarlo affinché non indugiasse con quell'affare.
    In ogni caso lui avrebbe fatto come preferiva, lei non sarebbe certo rimasta a farsi calpestare-sbranare-spappolare da quell'abominio.
    Capì che, alle sorti che aveva pensato di non dover seguire, se ne sarebbe potuta aggiungere un'altra: arrostire; percepì un forte calore ed una luce, troppo abbagliante per essere quella di una torcia, giungerle alle spalle e non impiegò molto ad immaginare che quell'affare avesse sputato una vampata di fuoco incandescente.
    Poteva essere stato anche Ickym per quanto ne sapeva, ma dubitava che se fosse stato lui la fiammata le sarebbe venuta in contro raggiungendola da dietro.
    Reya correva davanti a lei, altrettanto spaventato e agitato da un'apparizione che entrambi non potevano prevedere.
    L'affare-abominio-coso è una chimera ovviamente, ho pensato che Ickym poteva averla sentita tramite l'odore ma per dare più suspance ho immaginato che l'odore fosse stato coperto da quello pungente di vecchio, umido e chiuso... però se vuoi cambio xD
     
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  12. Ickym
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    Seguí Ksefira rapidamente attraverso una serie di corridoi, vide lo scoiattolo di prima che si univa al gruppo, e poi continuarono.
    Quando Ksefira, si giró messa in guardia dallo scoiattolo, il suo sguardo fu abbastanza per Ickym per capire che c'era qualcosa che non andava.
    Si giró, e vide anche lui la bestia che aveva spaventato Ksefira. Stranamente non aveva sentito il suo odore. Probabilmente era stata l'aria viziata, umida e con quel vago odore di muffa, che aveva coperto l'odore della chimera
    "Corri! Stupido!" "urló" Lesath a Ickym
    "Da quando in qua ti preoccupi della mia sopravvivenza? Credevo ti servissi morto. gli rispose Ickym mentre si metteva a correre dietro a Ksefira. Poteva affrontarla, in fondo era mezzo drago, ma non li, non in quel corridoio, non aveva abbastanza spazio per lottare.
    Ma tu mi servi morto, senplicemente voglio vedere come questa piccola tua "scappatella" finirà" gli rispose Lesath dopo un momento di silenzio passato a cercare una scusa per la sua reazione. Si era preoccupato per Ickym. Qualcosa non andava.
    In tutto questo tempo Ickym non aveva sentito Ksefira chiamarlo, perché era distratto dalla piccola conversazione con Lesatg, ma la stava comunque seguendo.
    La chimera, sputó fiamme a loro, innondando il corridoio di fuoco. Ickym aprí le ali e si fermó in modo da fare da "tappo" e impedire alle fiamme di raggiungere Ksefira. Essendo un drago del fuoco, quando le fiamme lo raggiungsero non gli fecero niente se non accaldarlo. Riuscí parzialmente nel suo intento, in quanto alcune fiamme riuscirono comunque a passare, ma non riuscirono ad andare di molto avanti, Ksefira non si sarebbe fatta del male.
    Una volta finita la fiammata, richiuse le ali e fece per raggiungere Ksefira, ma la chimera lo aveva raggiunto nel frattempo, e con una poderosa zampata lo scaraventò contro il muro. Un pelo stordito si rialzò e si mise subito a correre per raggiungere Ksefira, evitando di poco un'altra zampata.
    Aveva decisamente bisogno di un posto dove avrebbe potuto aggirare la bestia, dove avrebbe avuto spazio di manovra, altrimenti non avrebbe avuto scampo.
     
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    Ogni sua fibra le suggeriva di correre, correre e ancora correre.
    I suoi pensieri stavano fluendo come impazziti uno accanto all'altro, con domande del tipo -ma cosa stiamo facendo?- -chi ha messo questo coso qui?- -perché ho accettato questa missione?- -da quando in qua gli alberi hanno le foglie?-
    La confusione e l'ondata d'adrenalina però non le impedì di capire che Ickym la stava proteggendo da dietro, e il che in un certo senso la rincuorava, anche se... no, gli aveva detto che nessuno avrebbe dovuto aiutare l'altro in caso di pericolo. E lui cos'aveva fatto?
    Aveva totalmente disobbedito, maledetto...
    non riuscì ad andare oltre, quando sentì che la bestia si stava avvicinando sempre più a lei e in particolar modo al drago non poté che seguire l'istinto.
    Per Eglamor il tormentatore, quel tipo si era offerto anche di aiutarla!
    Non avrebbe voluto farlo ma era il momento di sguainare la spada e fregarsene di tutto e di tutti, senza dubbio.
    Si voltò di scatto e corse verso la chimera, che aveva per poco sfiorato il dorso di Ickym un attimo prima di prepararsi ad un balzo anche troppo agile per la sua stazza e per lo spazio consentito. Doveva essere abituata ai rettilinei e alle curve ad angolo, era stata molto probabilmente addestrata a respingere intrusi in quel modo, lasciandoli passare e impedendo loro la fuga. Non poteva credere che l'unico modo di sbarazzarsene fosse ucciderla.
    Quando la creatura le fu a pochi metri dal volto però niente ebbe più senso: Ickym le era passato accanto, mentre un'ennesima zampata stava per raggiungerlo, e lei lo spinse di lato con quanta più forza aveva affinché il bestione non lo colpisse.
    Sperava solo di non averlo spiaccicato sul muro quel povero mezzo drago di fuoco, ma non poté accertarsene in alcun modo; la chimera le fu addosso e lei riuscì solo a menare un fendente disperato che le fece il solletico alla corazza.
    Contro un umano Ksefira poteva vincere nel novanta percento dei casi senza batter ciglio, con elfi nani orchi e creature simili aveva comunque una buona esperienza... e vantava persino di aver fronteggiato un giovane drago del ghiaccio in amicizia ed averlo quasi sconfitto, oltre che aver tentato uno scontro con un garuda spadaccino, uscendone anche piuttosto dignitosamente.
    Tuttavia niente poteva prepararla a quella forza assurda, che la schiacciò a terra in un istante e la travolse senza troppi se e troppi ma.
    Per qualche grazia divina la chimera la colpì con il petto e le passò sopra senza calpestarla, questo significava che aveva come bersaglio Ickym e che lei non le interessava.
    Perfetto, il momento giusto era rrivato: senza far caso allo stordimento le si aggrappò alla coda come fosse un traino, riuscendo ad issarsi con un urlo sul suo dorso prima di esser sbalzata via. Ovviamente quello irritò la creatura, che non poteva non accorgersi di qualcuno che le stava invadendo la schiena, per quanto potesse essere insignificante un'umana come lei.
    Fu giusto l'attimo che le servì per colpire la testa felina con la spada e buttarsi in avanti senza preoccuparsi della caduta, nella speranza di averla rallentata almeno un attimo.
    Mentre la creatura appena sanguinante si voltava e ruggiva di dolore lei si alzò un po' dolorante e riprese a correre, sperando che Ickym avrebbe fatto lo stesso, ma non capendo più niente di quanto stava accadendo.
    Giunse in un area circolare più illuminata improvvisamente, evento che la sconcertò non poco e che la disorientò all'istante.
    "Che acci..."
    Quella stanza pareva illuminata da una luce innaturale sul soffitto, un cerchio quasi bianco il quale inondava l'intero vano di uno strano bagliore del tutto insolito in una prigione.
    Si rese conto solo allora delle gabbie disposte a cerchio alle pareti, e della presenza in solo quattro di esse di un individuo ciascuna.
    Ksefira ci mise un attimo a riconoscere il suo bersaglio, all'interno della cella più ad est della stanza e con un'espressione in parte confusa in parte concentrata sul muso.
    Era evidentemente una creatura insolita, il suo corpo da gatto antropomorfo e il suo pelo nero non lasciavano certo dubbi.
    In quell'esatto momento, preceduto da qualche secondo in cui Ksefira non aveva sentito la chimera avvicinarsi... probabilmente grazie ad Ickym o a qualche altro fattore a lei ignoto, la bestia irruppe con violenza nel vano e si lanciò contro di lei a fauci scoperte.
    Sentì come se tutto le stesse per crollare addosso, soffitto, pareti e salsicce della sera prima comprese, ma ciò che arrivò alla sua schiena fu solo una forte folata di vento dovuta all'impeto del mostro.
    Ebbe l'impulso di voltarsi solo per non essere uccisa come una codarda in fuga, ma accorgersi di quello che stava succedendo le mise ancora più domande in testa di quante già ne avesse.
    La chimera era trattenuta a terra da delle radici spuntate non si sa come dal suolo, le quali le avevano avvolto gli arti e le teste, impedendo anche che soffiasse fiamme con un reticolo legnoso che andò ad intrappolarle la testa centrale.
    Nel vedere il gatto mannaro -o qualunque cosa fosse- protendere le mani fuori dalle sbarre si chiese cosa lei fosse venuta a fare lì, se quello stupido di un gattaccio aveva ancora a disposizione il suo potere magico.
    Aveva bisogno di spiegazioni, ma prima doveva accertarsi dell'effettiva salute di Ickym.
     
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  14. Ickym
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    Ickym si riscosse completamente solo quando Ksefira lo spinse per terra, per evitare di essere colpito da un'altra zampata.
    Ksefira riuscì ad salire in groppa alla bestia, e a ferirla, per poi buttarsi in avanti e per correre via. Il ruggito della chimera fu abbastanza per riscuotere Ickym definitivamente, che si mise a correre senza neanche alzarsi, bensì continuò a 4 zampe.
    Finirono in una stanza circolare e ben illuminata. Ickym si buttò a terra e con una capriola si rialzò, per evitare di essere preso dal balzo della chimera che scoprì solo dopo non essere indirizzato a lui. La bestia però, finì a terra, trattenuta da delle radici improvvisamente spuntate dal terreno che le impedivano qualsiasi movimento.
    Ickym non perse un momento e saltò in groppa alla bestia con agilità, buttò il mantello indietro e sfoderò la sua spada corta per poi puntarla in un punto nevralgico dove avrebbe potuto avere buone possibilità di ucciderla al primo colpo. Non era una cosa sicura, dato che ogni chimera è diversa, ma spesso, c'è un punto tra la testa di capra e la testa leonina che se colpito può paralizzare o uccidere la creatura. Lo sapeva solo grazie agli studi che aveva condotto con suo nonno anni prima, ma quello non era il momento per abbassare la guardia.
    Si rivolse a Ksefira dicendo con un tono che era una mezza via tra il sarcastico e l'agitato: "Sai, non so quanto sarà facile uscire di qui senza uccidere nessuno, in particolare il grosso problema che è appena stato ingabbiato da chissà cosa."
    Dopo una breve pausa, aggiunse in tono un po' più serio: "Comunque sia, tu stai bene?"
    Doveva ammetterlo, la ragazza aveva fegato da vendere, e di certo non si faceva problemi tuffarsi nei pericoli, quasi letteralmente.
     
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    "Un po' ammaccata e con un ginocchio forse non proprio integro... ma va alla grande. Anche tu mi sembri star bene o sbaglio?"
    Per quanto i compagni non si dovessero aiutare e dovessero fidarsi l'uno dell'altro in missione, in quel frangente Ickym non era uno di quegli squilibrati dei suoi compagni... quindi al diavolo le regole.
    "Il qualcosa che ha ingabbiato il grosso problema è lì" continuò poi, indicando alla destra di Ickym e della chimera, dove si trovava la cella del gatto nero eretto su due zampe e ancora con gli arti anteriori e il naso tra le sbarre.
    "Vi sbrigate ad ammazzarlo? Un altro minuto e mi esplodono le vene" commentò calmo il felino, facendo scintillare i suoi vivaci occhi gialli nel buio del suo pelo.
    "No, aspet..."
    "Si so come siete voi del tuo gruppetto di scalmanati, ma quell'affare non è neanche senziente, oltre al fatto che qui dentro la sua vita ha poco senso"
    In una sola rapida frase aveva riassunto tutto il vero che la ragazza non voleva sentirsi dire, ma in fondo se la bestia si fosse liberata sarebbero stati guai per tutti in quel postaccio.
    Ksefira passò un attimo lo sguardo sugli altri prigionieri, che ovviamente avrebbe fatto uscire, anche solo per dispetto a Kerus: un comune nano barbuto, una ragazzina e un altro gatto mannaro, però dal pelo fulvo a differenza del suo "compagno di stanza".
    Guardò Ickym che si era già preparato con la spada ad assestarle il colpo di grazia, e gli fece cenno con la testa di agire come preferiva.
    La chimera si scosse con violenza senza riuscire a spezzare la trappola lignea che l'aveva immobilizzata, ma le radici scricchiolarono sotto la sua forza tremenda e di lì a poco avrebbero ceduto se non si fossero dati una mossa.
    Sperava che il drago non avrebbe sbagliato a menare il suo fendente, anche se in un certo senso era sicura che non avrebbe fallito.
    Poteva quasi sentire il flusso magico attraverso il terreno, scaturito dai palmi delle zampe del gatto in direzione dell'enorme creatura, ed era convinta che uno sforzo magico simile le avrebbe almeno fracassato qualche osso. Ma non avevano detto che quello era un evocatore di golem? A quale razza di potere stava attingendo in quel momento? E se era abbastanza forte da bloccare una chimera, cosa gli aveva impedito di uscire da lì? In fondo era stata lei a non chiedere troppe spiegazioni, quindi non poteva lamentarsi se i dettagli del dopo-missione le erano oscuri.
    Non vedeva l'ora di tirarli fuori per capirci qualcosa in più, e per accertarsi che Ickym fosse fuori pericolo. Se si fosse fatto del male dopo essersi offerto di aiutarla, quello che gli restava intero glielo avrebbe rotto lei come punizione per essersi fermato a proteggerla dal fuoco e dagli artigli del mostro.
     
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208 replies since 6/7/2016, 23:08   3247 views
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