Quiete in frantumi

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    Le ombre dominavano sulla soglia che avevo varcato per sfuggire alla fallace sorte che mi era stata imposta.
    Il baratro non accenna a terminare, infinito come le pieghe della notte. Il suo stesso fondo non mi era percepibile allo sguardo, così decisi di rallentare la caduta.

    Divaricai le gambe in modo da frenarmi e sfiorare il suolo con più delicatezza.

    La pietra che formava il passaggio si sgretoló sotto le mie zampe mentre venivo investito dai resti ghiacciati dell'arma a soffio del drago.

    Riuscii a scrutare una piccola fonte di luminosità che simboleggiava la fine della caduta.
    La vista del suolo era vagamente distorta, come immersa in una pozza d'acqua.
    Il rimbombante suono di un corpo caduto nel nitido liquido portatore di vita investì le mie orecchie. Il pelo sul corpo divenne umido e bagnato, ero caduto in uno specchio d'acqua piazzato a mezzaria.
    IO NON LA SOPPORTO L'ACQUA
    Urlai, mentre mi rialzavo per ruggire a quel sudicio liquido portatore di sporcizia.

    I frammenti del blocco di ghiaccio stavano per sfracellarsi sulla mia testa . Guizzai lontano dal loro punto di caduta mentre il suono della brina andata in pezzi riecheggiava per il gelido sottosuolo.
     
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  2. Ickym
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    Irene represse una risata quando il mezzo lupo esclamò per l'ennesima volta che non sopportava l'acqua.
    Poi schizzò via, in modo da evitare di essere colpito da dei pezzi di ghiaccio, che caddero sul piccolo specchio d'acqua che aveva formato, scuotendo l'acqua al suo interno.
    Lasciò andare l'acqua, che cadde a terra e s'infiltrò tra le pietre che componevano il pavimento, sparendo in una questione di secondi.

    "Beh dai, sono lieta di vedere che hai visto la via di fuga" disse in tono un pelo derisorio.
    Dato che si era bagnato a causa sua, decise di essere gentile, e prese le molecole d'acqua sul pelo del lupo, per poi farle cadere per terra. Chissà, magari adesso sarebbe stato più calmo.
    "Dunque Mitar" disse, ricordandosi in quel momento il suo nome, dato che lo aveva sentito nominare prima. "A parte la piacevole scampagnata, suppongo che tu voglia uscire di qui, no?" disse iniziando a camminare lungo il corridoio buio e freddo. Era anche un pelo umido, data la fontana, pochi metri più sopra, anche se dopo poco, l'umidità sparì.
    "Cosa mi racconta Mitar di bello? disse, prendendolo un pelo in giro per il modo che aveva per rivolgersi a se stesso.

    Il corridoio senza illuminazione proseguì per un poi raggiunsero un'intersezione a incrocio, in cui Irene continuò dritta. Sapeva la strada a memoria, e avrebbero preso raggiunto il centro di quel posto, dove avrebbero trovato qualcosa per illuminare la strada sicuramente.
    In lontananza già si poteva intravedere una fievole luce, che diventava, man mano che si avvicinavano più forte e intensa. Anche una leggera nota di calore proveniva dalla fonte di luce.

    Ho dato per scontato che Mitar seguisse Irene. Se hai in mente altro, basta che mi dici
     
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    La galleria che percorsi era avvolta dalle ombre. Non ebbi difficoltà ad orientarmi, in quanto creatura della notte il buio per me non era una minaccia ma bensì un potente alleato.

    Quella donna era davvero disdicevole. Leggero la nota di scherno nelle sue parole, come se in momento cruciale come quello si potesse fare dello spirito. Una vita macchiata dal disonore per un semplice equivoco, non era questo il fato di Mitar.

    Diedi un leggero colpo all'armatura che fece scattare i letali artigli retrattili. Il metallo da cui erano stati forgiati era tanto limpido da riuscire a riflettere quell'effimero bagliore di luce che guidava il nostro cammino in quel cunicolo sotterrano.
    Se per colpo di quel borioso ragazzino non fossi ricercato, avrei fatto esaminare questa meraviglia corazzata a un mio vecchio amico.
    Abbassi leggermente il braccio, in modo che potesse ammirare la divina armatura che avevo vinto nella lancinante battaglia della mia vendetta contro l'alchimista.

    Un altro semplice e preciso movimento ritrasse nuovamente le lame nella corazza, mentre afferravo la pesante ascia da guerra che mi aveva accompagnato nel corso di centinaia di battaglie. Serrai l'arma nelle mani per poi farla roteare, riflettendo leggeri bagliori di luce sulle pareti.
    E per dare un'affilata a questa vecchia amica.
    Riposi la mia portatrice di morte dietro la schiena in modo da tornare a transitare in quel cunicolo ove solo un fiacca luce dilaniava le tenebre, rammentando i centinaia di scontri in cui mai la mia ascia mi aveva tradito.
    Invasori di territori, cacciatori di Tefzar, non-morti, empi rifiuti degli inferti, orchi, streghe e stragoni. Mai! Mai aveva fallito nel vincere la testa del nemico.
    Per la dea luna, dove porta questo traforo?
    Annusai l'aria nei dintorni, non emanava alcun odore particolare ad eccezione di un molesto tanfo di chiuso. Mi chiesi da quanto tempo non veniva utilizzato quel passaggio.
    Il cupo potere del buio pulsò con intensità nella mia mano, pronto a dilaniare qualsiasi cosa si opponesse alla mia volontà.
    Non vi erano abitanti lì dentro, nemmeno i vermi che strisciano sottoterra percorrevano quell'oscuro cammino.
     
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  4. Ickym
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    Mentre camminavano, Mitar le mostrò alcune peculiarità della sua armatura, come i artigli retrattili che sguainò e ritrasse per mostrarli. Poi le mostro anche l'ascia, mentre nel frattempo spiegava che era li per dell'ordinaria manuntenzione di quei formidabili strumenti di morte.
    "Ma come, combatti cosí bene, e non sei in grado di dargli una sistemata da solo? Mi sembra un pelo assurdo." questa volta non lo stava deridendo, ma la sorpresa nella sua voce era sincera.
    Dopodiché rispose all'esclamazione del lupo dicendo: Niente divinità qui, solo la forza e ingegnosità di contrambandieri e similari..
    Giunsero alla stanza illuminata. Era circolare, costruita in pietra lavorata, fatta per resistere al tempo più che per piacere dell'occhio. C'era una piccola scala a chiocciola che portava in alto, illuminata da un foro in alto da cui entrava la luce del giorno.
     
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    La scala che avevo difronte sembrava immensa, ma non ne fui stupito visto com'era profonda quella galleria. Mancava poco e mi sarei potuto dimenticare del fatale tanfo di chiuso che aleggiava nella grotta.
    Allora posso finalmente lasciare questo lerciume.
    Mi misi sulle zampe posteri caricando su di esse tutto il mio peso. Con vigorosa energia ed implacabile potenza balzai sulle scale, cominciando a scattare di gradino in gradino. Era una comoda passeggiata paragonata ad alcune alture che avevo affrontato da giovane, beffandomi dell'iracondo soffio raggelante delle nubi più tremende. Il fremente desiderio dell'allontanarmi da quell'umido passaggio mi rinvigoriva di nuova forza che con furia implacabile invadeva il mio corpo per consentirmi di proseguire senza fiatoni o decelerazioni, nonostante la battaglia che prima avevo sostenuto e il veleno che ancora pulsava leggermente nelle mie vene.
     
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  6. Ickym
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    Irene si guardó intorno mentre il mezzo lupo saliva la scala, lamentandosi del posto dove erano finiti. "Beh, se preferivi ti lasciavo al drago" disse più tra se e se che a Mitar. Mentre lui saliva, lei armeggió un'attimo con quel che c'era in alcuni bauli li sotto. Frugó per un po' dopodiché trovó quello che cercava, e quello che originariamente era il suo obbiettivo: una chiave d'oro che si appese al collo. Salí le scale, ma non velocemente quanto il lupo. Di certo non aveva la sua velocità o forza, non da umana almeno.
    Una volta sulla cima, uscí dal pozzo abbandonato che era camuffato ad entrata per i tunnel. Usciva appena fuori dalle mura, nascosto nella fitta boscaglia. In pochissimi conoscevano il passaggio, per lo più contrabandieri o ladri che volevano tagliare la corda in fretta. Più raramente, fuggiaschi e piratesse.

    Si stiracchió tranquillamente una volta uscita, per poi girarsi verso il lupo e chiedergli con voce calma e avvicinandosi per battergli una pacca amichevole sulla spalla:
    "Allora ricercato! Che programmi hai ora?"
     
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    L'odore della foresta mi penetrò nelle narici, lavando via il lezzo di chiuso che era presente nel tunnel dove era passato.
    La boscaglia era fitta e abitata solo da animali, nessun segno di civiltà. Gli unici esseri senzienti eravamo io, la piratessa e i gufi che facevano risuonare il loro canto sulle scure onde della notte
    L'aria gelida soffiava fievolmente sul mio manto bagnato, mi sarei potuto prendere un malanno e non disponevo nemmeno delle pozioni giuste per contrastarlo.
    Le guardie di Itios sembravano non averci seguiti, dunque non avevo di che preoccuparmi se non che sarei potuto tornare in quella città per un bel pezzo.

    Nel sentire il sinonimo che aveva usato quella donna mi sfuggì un lieve ringhio.
    A vedere se c'è del lavoro per me...

    Mi preparai ad andarmene quando in lontananza ci fu un'impetuoso scoppio che liberò in cielo centinaia di scintille dai mille colori e forme. Lo spettacolo era cominciato.
    Come se il cielo notturno stesso fosse una tela e quei prodigi artificiali il pennello, vennero disegnati con le sfolgoranti luci immagini di una sanguinosa battaglia per la conquista di una terra lontana e la distruzione del male. I nomi degli eroi caduti vennero cantati in quel poema di scoppi e luci, lo scontro per la sconfitta del nero demone dagli occhi di sangue e la sua empia armata causò innumerevoli perdite, ma alla fine, i buoni vinsero.
    Rammentavo la storia che venne narrata quella notte, mi veniva sempre letta quand'ero un pargolo.

    Non appena lo spettacolo principale terminò lasciando spazio prima al vuoto assoluto, e infine agli applausi mi voltai verso la foresta.
    Le nostre strade, si dissociano qui.
    Mi piegai sulle zampe per poi spiccare il balzo dell'addio.

    Le monete che mi erano state date da quel nobile non sarebbero durate in eterno, mi erano arrivate all'orecchio nella locanda delle voci su alcuni vampiri che infestavano una cripta poco distante. Sembrava però che non fossero soli, avevano reclutato alcuni non-morti per le loro schiere.
    Avevo già potuto fare le mie personali conoscenze con esseri che sarebbero dovuti diventare polvere e ossa da tempo, ma che avevano preso la decisione di non abbandonare questo molto, approfondire tale conoscenza non mi sarebbe dispiaciuto.
     
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  8. Ickym
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    Chiamarlo ricercato, ebbe il suo effetto. Irene si divertì nel vedere che Mitar le ringhiò contro quando lo chiamò in quel modo.
    Poi, la celebrazione di qualcosa incominciò. Era ormai sera, e lo spettacolo di luci e ombre si fece appunto, spettacolare.
    Non si era mai voluta informare su cosa fosse incentrata quella festività, non che le interessasse più di tanto comunque, ma sarebbe stato meglio se in futuro avrebbe colmato quella lacuna.
    Quando lo spettacolo terminò, Mitar la congedò abbastanza freddamente, e se ne andò con uno dei suoi balzi tipici.

    Per un momento non seppe che fare, ma dopo poco le venne un'idea. Quel Mitar la divertiva, tutto serio e composto. Si sarebbe divertita un pelo di più con lui, giusto per passare il tempo.
    Si gettò a pesce dentro un fiume che passava li vicino.
    Da fuori, la sua sagoma si vedeva a mala pena, ma dopo pochi secondi in cui si contorceva, la sagoma partì a razzo verso monte, proprio dove Mitar si era diretto.
     
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    La gelida aria della notte si fece colma di un odore pungente, man mano che avanzavo verso la cripta di cui avevo sentito. Non era difficile orientarsi, bastava seguire la puzza.
    I non-morti avevano sempre un sudicio lezzo di carne in putrefazione, quando lo detesto... anche se, i loro fragili corpi cadevano a terra sotto i fendenti d'ascia con semplicità tale da rendere lo scontro tedioso. Il confronto diveniva particolarmente interessante solamente quando orde di zombie insorgevano dalla terra.

    Dopo qualche minuti di traversata arrivai difronte alla cripta. Dall'esterno potevo già intravedere le tombe saccheggiate per risvegliare come vampiri o altri tipi di non-morti le anime dormienti. Decine di cadaveri dissanguati decoravano il macabro cortile assieme a delle macabre piante nere come la pece.
    La costruzione era ampia e fatiscente, immense collone di marmo grigiastro ne sostenevano il tetto. Vicino all'entrata vi erano resti di legno logore e cerniere di ferro arrugginito, una porta abbattuta da ormai molto tempo.
    Dal suo interno provenivano distorti echi e dolenti lamenti. Era decisamente abitata da forze oscure.

    I vampiri erano nemici naturali della mia razza, sin dall'alba dei tempi i licantropi li avevano combattuti per la supremazia della notte.
    I succhiasangue tendevano ad essere ingannatori, celando dietro a un bel viso dall'immortale bellezza il loro vero, sudicio e mostruoso aspetto. Ma un vampiro per quanto astuto può essere sempre smascherato. Godevano di una certa fama per la loro pratica dell'abbindolare le vittime per poi colpirle alle spalle, privandole della linfa vitale.
    I vampiri più potenti disponevano di incredibili capacità magiche, tali da potere schiacciare anche la volontà più pavida.
    Ma c'era una cosa che mi dava sempre sicurezza nella battaglia contro un vampiro, quei bastardi necessitavano di rimanere sempre occultati nell'ombra, il più lieve raggio di luce ne dilaniava la carne come se fosse stata immersa delle brucianti fiamme degli inferni.

    Strinsi l'impugnatura della mia ascia, soffermandomi nel pensare a come avventurarmi in quella bocca demoniaca incarnata in terra.

    Edited by Tiziel - 19/12/2016, 22:26
     
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  10. Ickym
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    Uscì dal fiume, ritornando nella sua forma normale nel mentre. La nuotata l'aveva tenuta nascosta nel suo inseguimento del lupo, sperò che l'acqua che ancora grondava dai suoi vestiti l'avrebbero tenuta nascosta all'olfatto di Mitar per un'altro po'.
    Lo seguì mentre si addentrava in una cripta. Il posto non era un gran ché: Tombe scoperchiate, posto in rovina e abbandonato da lungo tempo, lezzo usuale di morte che aleggiava nell'aria.
    Ma sopratutto, più di ogni altra cosa, il posto era ottenebrato, buio. Ovvio, era notte, ma quello non era un buio normale, aveva un che di magico.

    Notò che Mitar, poco più avanti di lei, stringeva per bene la sua ascia e stava osservando l'entrata, da cui provenivano dei strani suoni.
    Capì che forse era il caso di avere un'arma a portata di mano.
    Sfilò uno dei pugnali dalla cintura e lo tenne saldamente in mano. Non prese la sciabola perché lo strusciare della lama sul fodero avrebbe fatto rumore, forse un po' troppo date le circostanze.
    Si avvicinò a Mitar con passo felpato, tentando di non farsi scoprire, per poi dargli due pacche leggere sulla spalla con la mano, e dicendogli Buh... sottovoce.
    Sperò di averlo colto di sorpresa e di averlo spaventato, chissà che faccia avrebbe fatto rivedendola. Sorrise al pensiero, immaginandosela.
     
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    Mi preparai ad addentrarmi nel tenebroso tumulo, quando una voce familiare mi riecheggiò nelle orecchie.
    Passai l'ascia nella mano destra, ruotando nella medesima direzione. La terra si spostava sotto i miei piedi, mentre balzavo all'indietro per allontanarmi e portarmi a distanza di guardia, in modo che non un singolo fendente potesse penetrare la mia difesa.

    Alzai lo sguardo e fra le pieghe delle ombre distinsi la figura a cui proveniva quella voce.
    Ancora tu?
    Cosa diavolo ci faceva quella donna nel cimitero? Che fosse anch'ella venuta a combattere gli empi non-morti, mi avesse incontrato per caso oppure pedinato, non m'importava. Avevo un compito da svolgere.

    Feci dondolare l'ascia sui fili d'erba, ormai divorati dall'oscuro male che albergava nella cripta. Mi voltai per dirigermi verso l'entrata della fatiscente costruzione.
    Mi auguro vivamente che tu non voglia ostacolarmi, ho del lavoro da fare.
    L'entrata puzzava ancor di più dell'esterno, immaginavo già il terribile tanfo di chiuso misto a putrefazione che aleggiava nel cuore dell'oscura tomba.
    Quell'odore era come un richiamo. Empi mostri generati dalle ombre attendevano la notte nella loro sacrilega tana, per poi uscire a caccia e succhiare via dal midollo di ignare vittime la dolce ambrosia vermiglia, e con essa la linfa vitale.
    La mia ascia gridava sangue, la sua lama urlava per incrociare il grottesco e sudicio collo di un vampiro.
     
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  12. Ickym
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    La reazione del mezzo lupo fu esattamente quello che si aspettava, e quando gli disse
    CITAZIONE
    "Ancora tu?"

    gli rispose girandosi a guardare dietro a lei, come se si riferisse a qualcun altro, per poi rigirarsi verso Mitar e dirgli: "Chi? Io?
    Lo seguii mentre si dirigeva verso l'entrata, e al suo augurio gli rispose dicendo: Si da il caso che anche io abbia del lavoro da fare qui....
    Ovviamente, non era vero, ma voleva solo stare dietro al mezzo lupo per vedere che faceva. Certo che c'è una puzza che metà basta... sembra come roba in putrefazione
    Si avvicinò a Mitar e gli disse sottovoce :"Di un po' cosa c'è di così bello qui? Eccezione fatta per il buon odore e per la splendida architettura, assolutamente non rovinata?
     
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    Mi arrestai, per lasciare leggermente la presa dalla mia arma bipenne.
    Hai del lavoro da fare e non sai nemmeno dei pericoli che abitano le ombre qui presenti?
    Mi lasciai scappare una sonora risata, che proseguì per qualche secondo. Rivolsi lo sguardo a quella strana donna.
    Pericoli per cui faresti meglio a badare al tuo collo, a me no che tu non voglia abitare la notte fino alla fine dell'eternità, o finché qualcuno non ti taglierà la testa
    Rivolsi l'ascia verso il basso, appoggiandomi all'impugnatura nel mentre che mi dilungavo nella spiegazione.
    I non-morti a cui piace nutrirsi della dolce ambrosia vermiglia dei mortali, i vampiri.
    Dalla puzza e dalle voci, pare che qualche pipistrellaccio troppo cresciuto abbia dato vita a una bella tana. Probabilmente oltre a lui c'è anche qualche Ghoul generatosi dal suo potere, e magari due e tre vampiri che gli fanno da prole. E forse qualche animaletto da compagnia.

    Sollevai la mia ascia per stringerla con entrambe le mani, e mi diressi verso la fatiscente entrata in rovina.
    Ora se vuoi scusarmi, ho qualche succhiasangue da decapitare.
    Varcai la soglia, ed immediatamente le terribili ombre mi avvolsero, potei udire con maggiore intensità i lamenti che avevano solo sfiorato le mie orecchie mentre ero al di fuori di quel tumulo.
    Le presenze malefiche mi stavano aspettando
     
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  14. Ickym
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    Alla critica del mezzo lupo rispose con un ghigno: "Mica ho bisogno di sapere dei pericoli per... fare quel che devo fare"
    Quando poi gli parlò del fatto che c'erano dei vampiri li dentro, e di stare attenta al collo, allora si stiracchio esponendo il collo apposta. "Non sono così mortale come sembro, ma grazie per la preoccupazione"
    Quando si scusò ed entrò senza tanta esitazione nell'antro dei mostri, anche lei entrò, con un tono confidente e anche un pelo sfacciato. Non fece alcun rumore, ma seguì lo tranquillamente il mezzo lupo.
    "Di un po' Mitar, i lupi mannari non dovrebbero essere servi dei vampiri? Mi hanno sempre raccontato che era così." chiese, sussurrandogli.
    Mentre camminava dietro a Mitar, non aveva ancora sguainato la spada, ma teneva una mano su di essa pronta ad usarla, e nel frattempo si osservava attorno.
     
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    Alla sua affermazione mi sfuggì un lieve ruggito
    Menzogne, tutte menzogne.
    Quei deboli che scelgono di servire le empie creature non posso definirsi lupi, e coloro che invece hanno ormai piegato la propria volontà alla natura bestiale per essere usati, possono solo essere compatiti.
    Solo millenni che le nostre razze sono in lotta, e questa notte io difenderò l'onore del mio retaggio.

    Nell'aria sentivo già l'odore della lotta, misto al lezzo di morte.

    Mi domandavo a quali ingannevoli atrocità avrebbero pensato quei vili succhiasangue per cercare di abbattermi. Dovevo distinguere bene la realtà dalla finzione, per evitare di cadere in un trabochetto.

    Fra tutti gli echi dannati che dominavano la cripta, si potevano distinguere alcuni vaghi rumori. Lo scricchiolio di minuti passi sulla pietra era fra questi, che appartenesse a qualche topastro o un non-morto non era chiaro.
    Pianti, reali o veri? Non potevo esserne certo.
    Se quella donna doveva proprio venire anche lei tanto valeva abusare del suo aiuto.
    Senti nulla che non sia un inganno?
     
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44 replies since 5/9/2016, 18:25   524 views
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