Quiete in frantumi

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    Mitar viene da qui


    La buon vecchia Itios. Dove nessuno giudica e nessuno viene giudicato. Almeno la parte principale della popolazione, quella che non trama o cospira.

    Il mercato cittadino brulicava di volti sorridenti quel giorno. Volti sorridenti e buon prezzi.
    In città nei prossimi giorni si sarebbe svolta una parata, per l'occasione i prezzi di mercati, taverne e altri negozi erano così bassi che sarebbe stato sciocco non approfittare. Ma il festeggiamento era solo secondario nel mio viaggio verso Itios.

    Dovevo fare visita ad un vecchio amico, un nano che possedeva una forgia nella parte est della città. Era necessario dare una controllata alla mia nuova armatura, e affilare l'ascia da guerra.

    La città si preparava a ricevere la visita di alcuni nobili da isole esterne. I nobili... persone di classe che vanno in giro con scorta senza mai ingaggiare scontri mortali. Che vita noiosa...

    La mia borsa era piuttosto leggera. Magari oltre all'armatura e la sua testa, a quel sacco di ossa secche, avrei dovuto prendere anche qualche moneta per il viaggio...

    All'ora di pranzo mi feci strada fra la folla verso una taverna.
    Un bel posticino, caldo ed accogliente. Se non fosse stato per alcuni briganti poco raccomandabili, che facevano bene a tenersi in disparte.
    Mi sedetti vicino al bancone, dando una fugace occhiata agli addobbi fatti per l'evento.

    Secondo alcune voci, ci sarebbe stato anche uno spettacolo di fuochi artificiali.
    Di certo questo spiegava la grande affluenza. Un'esibizione pirotecnica non era cosa da tutti giorni.
     
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  2. Ickym
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    Irene prima role

    Le doppie porte della taverna si spalancarono violentemente, ed una figura femminile e stravagante entrò nella sala Si fermò sulla soglia e si diede un'occhiata intorno passando lo sguardo sui presenti nella sala: delle lucertole troppo cresciute, svariati umani, un mezzo lupo, e qualche altra razza che non conosceva. Si domandava chi avrebbe alzato le mani per prima. Si mise a camminare con calma verso il bancone del proprietario della locanda. Camminava un po' barcollando, spostando il suo peso da un punto all'altro, tenendo le braccia larghe come se dovesse tenere l'equilibrio. Sembrava quasi che avesse bevuto un bicchiere di troppo.
    Un giovane si alzò e le passo vicino, prima che potesse raggiungere il balcone. Sapeva già a cosa stava mirando e infatti lo colse nel sacco. Mentre aveva una mano allungata verso la sua borsa delle monete, lei gli puntò un coltello alla gola e disse: "Un disonesto non può fregare un disonesto che è più disonesto del disonesto preso in considerazione, comprendi?!".
    Afferrò il giovane che la stava guardando con un misto di sorpresa, spavento e confusione, e lo spinse fuori dalla porta con un calcio.
    "Che gioventù sprecata..." disse tra se e se, e poi aggiunse alzando la voce, in modo che tutti la potessero sentire : "Qualcun altro vuole provarci?" aspettò un'attimo per vedere se qualcuno voleva rispondere, mentre analizzava il contenuto del sacchetto di monete che aveva appena rubato al giovane, incurante se qualcuno l'avesse vista o no, e poi disse "No, nessuno? Bene!" Si diresse verso il bancone a velocità normale e senza far finta di essere ubriaca e ordinò del vino.
     
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    Ero venuto in città per svolgere alcune commissioni, eppure sembrava che lo spirito dell'avventura mi perseguitasse. Un giovane brigante era stato appena scacciato, per sua fortuna. Se avesse toccato la mia morsa, allora sarebbe dovuto tornare a casa con le ossa rotte.

    Appena fui servito, afferrai la carne che avevo ordinato. La divorai selvaggiamente incurante di sguardi indesiderati. Con ancora più avarizia ingurgitai il delizioso vino che accompagnava la carne.
    Il sapore alcolico era molto intenso e dolciastro, la bevanda era stata conservata con cura. La carne era speziata con varie erbe aromatiche, proprio come piace a me. Cotta al punto giusto, leggermente croccante.

    Uno sgarbato miserabile omuncolo, che però era ben vestito, mi urtò, e non si curò nemmeno di scusarsi.
    Non ti è stata impartita una qualche educazione?
    Di certo superiore a quella che hai ricevuto tu, bestia selvaggia. Perché non te ne torni nella foresta a divorare carcasse invece di immischiarti in una civiltà che non ti appartiene.
    Con fare arrogante mi diede le spalle, non ebbi dubbi a capire chi fosse. Era uno di quei noiosi nobili. Oltre a vivere pateticamente erano anche molto arroganti.
    Mi alzai e sovrastai la sua figura.
    Esigo scuse
    La sua mano si mosse sull'impugnatura di quel misero spadino che si portava dietro.
    Io sono di nobile casata, chi sei tu animale anormale per pretendere scuse?
    Qualcuno che non gradisce i tuoi modi
    Il mio ringhio, lo fece indietreggiare di qualche passo. Tentava di mantenere la sua arrogante espressione, per non cedere difronte a me.
    Il locandiere intervenne per separarci. Scelta saggia, quella di evitare una rissa nel suo locale.

    Non ebbi nemmeno il tempo di voltarmi, e quel vile nobile da strapazzo mi gettò una caraffa d'acqua addosso. ACQUA, IO NON LA SOPPORTO L'ACQUA.

    Lo afferrai , per poi scagliarlo contro un muro. Il rumore che fece il suo corpo che si schiantava contro la parete era piacevole.
    Si allontanò, per poi tornare un secondo dopo con un paio di guardie. La cosa attirò l'attenzione di alcuni malavitosi, e mise in fuga certi clienti.
    In un attimo, scoppio l'inferno in quella locanda.

    Cercai di trattenermi dall'impugnare l'ascia, infondo facevano solo il loro mestiere. Inoltre, non volevo affatto farmi una cattiva reputazione in quella patetica cittadina uccidendo qualcuno.
     
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  4. Ickym
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    Finì il suo bicchiere di vino con disgusto, faceva al quanto schifo e disse al locandiere:"Oste! Rabbocca con del buon rum mi raccomando, il migliore che hai!
    Quando arrivò con una bottiglia e un bicchiere, Irene rubò la bottiglia e lasciò delle monete sufficenti per saldare il conto. L'oste la guardò storto un'attimo, ma poi accettò il denaro senza proferir parola per poi correre a separare due litiganti.
    Si girò mentre trangugiava un lungo sorso e vide, che uno un uomo, forse un nobile, aveva appena gettato dell'acqua addosso al mezzo lupo, e quest'ultimo sembrava tutt'altro che felice.
    Si girò e gettò il sacchetto di monete rubato prima dietro il bancone. Se le cose fossero degenerate in una rissa, sarebbero serviti al locandiere.
    Stava per avvicinarsi per tentare di separare i 2, e magari rubare qualcosa nel processo, ma arrivarono presto delle guardie che misero in fuga molti dei clienti e dei "colleghi" nel posto.
    Fece per uscire anche lei ma le guardie bloccarono il passaggio, quindi, facendo finta di niente, si sedette ad un tavolo poco distante sorseggiare il suo rum, che tra l'alto non era male. Se evitava le guardie abbastanza forse non si sarebbero accorte di lei. Aveva già visto il suo volto nelle bacheche dei ricercati, come in tutte le città vicine alla costa, ma sperava che non l'avrebbero vista, dopotutto aveva un rum da finire e non aveva voglia di combattere.
     
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    Due lance tentarono di perforarmi il petto. Deviai i colpi con il braccio, protetto dalla mia nuova armatura.
    Con un rapido pugno sfondai i denti di uno dei miei aggressori. L'afferrai, agitando contro i suoi compagni come fosse una stella del mattino. Le altre guardie si tiravano indietro per non essere colpite, poveri illusi.
    Lanciai quell'uomo contro di loro, stendendoli e disarmandoli.
    Già finito? Per essere le guardie di un nobile siete piuttosto fragili.

    Venni scombussolato da un brocca che si frantumò sulla mia testa. Era uno brocca fragile, poco più delle guardie. Ma il responsabile non sarebbe rimasto impunito.
    Non appena mi voltai un'asta di legno mi colpí sulle gambe, portandomi in ginocchio.
    Quell'arrogante nobile mi fissava compiaciuto, che sciocco.
    Mitar non si inginocchia davanti a nessuno.

    Mi rialzai ruggendo verso colui che mi aveva atterrato. L'afferrai per il collo, cercando di trattenere la mia forza. Non volevo mica spezzarglielo.
    Anch'esso venne scagliato contro parete, questa volta andando a rotolare verso l'ultimo tavolo ove vi era ancora clientela. Occupato, da un dama parecchio strana.

    L'ennesimo incapace, ebbe la splendida di colpirmi a distanza ravvicinata con una balestra. La freccia andò in pezzi non appena si scontrò con il robusto metallo della mia armatura.
    Calciai via la guardia con una facilità tale, che lo scontro era quasi noioso.

    La battaglia continuò ad infuriare. Fra pugni, calci e coltellate alle spalle, vi era parecchio sollazzo.
    Non potevo fare altro che godere nell'impegnarmi a deviare colpi di spada senza impugnare la mia arma, ma solamente con l'armatura.
    Alcune lame poco curate, si frantumarono appena sfioravano la corazza. Questi nobili... nemmeno la briga di curare le lame delle loro guardie.
     
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  6. Ickym
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    Umm. chi o cosa è finito verso il tavolo di Irene? (sorry per la domanda idiota ^.=.^")
     
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    Guardia del damerino. Armatura leggera, coltello, spada a una mano
     
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  8. Ickym
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    Capito


    Il litigio tra il mezzolupo e il nobile era degenerato in una rissa a tutti gli effetti.
    Sapeva il fatto suo: nonostante fossero in superiorità numerica gli stava tenendo testa alle guardie. "Bravo lupacchiotto" penso mentre stava bevendo dalla bottiglia.
    Una delle guardie venne lanciata e atterrò a pochi passi da lei. Nel rialzarsi ebbe modo di dare bene uno sguardo alla sua faccia, e con fare stupido disse: "Ma tu sei..."
    "Noooo, io non sono quello che stai pensando che io sia" gli rispose all'uomo senza lasciargli concludere la frase.
    Quest'ultimo si rialzò e gridò con un ghigno: Questa è la piratessa che cercano giù in porto! Prendetela
    Cattivo lupachiotto, cattivo pensò giusto prima di schivare un fendente dall'uomo che si era appena rialzato.

    Si buttò indietro con la sedia, atterrando e facendo una capriola all'indietro per rimettersi in piedi. Bevve un'altro sorso di rum mentre l'uomo che aveva attirato l'attenzione su di lei si gettava in avanti con un affondo maldestro. Irene si spostò di lato schivandolo, e usò la bottiglia come arma: spaccandola in testa al malcapitato, che finì a terra e ci rimase.
    "Quanto rum sprecato" disse per poi girarsi e vedere 2 lancieri dirigersi verso di lei.
    Oh Oh disse prendendo la sua sciabola. Deviò facilmente un lancia, e diede un calcio al possessore facendolo rotolare per terra illeso e con una giravolta su se stessa schivò l'affondo del secondo uomo, per poi calare con la sua sciabola sulla lancia, tranciandola di netto, lasciando all'uomo poco più che un bastone da passeggiò.
    Puntò la lama alla gola dell'uomo, e fece si spostò in modo da avere l'uscita dietro di se, per una fuga facile facile.
     
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    Quegli omuncoli incapaci sarebbero dovute essere delle guardie del corpo? Magari la loro utilità era quella di cadere sotto la potenza nemica in modo da permettere ai deboli damerini di fuggire.

    Una ad uno i miei pugni causavano lividi di vario genere sulla loro carne, ammaccando le fragili armature che vestivano.
    Nessuno era una sfida degna per me, quella scazzottata non era altro che un riscaldamento. Eppure erano armati e addestrati, possibile che non riuscissero a causarmi gravi ferite?
    Mancò poco, solamente un'altra mangiata di uomini si oppose al mio furore. E pochi secondi dopo, tutto tacque.
    Chi? Chi, vuole sfidare Mitar?
    La mia fame di sfida non si era ancora saziata, pretendevo lo scontro.

    Ai miei piedi le doloranti guardie cercavano di ignorare il dolore dei lividi, altre rimanevano in disparte, per evitare di affrontarmi.
    Ne notai una ancora in piedi, la cui gola minacciava di essere tagliata dalla strana dama.
    Vuoi essere tu il prossimo sfidante di Mitar?
    Ruggivo difronte al suo volto, in modo che si decidesse a lottare. Ma invece, non faceva altro che fissarmi con quei suoi occhi color quercia.

    Un'applauso ruppe il silenzio. Un uomo ben vestito, dalla fitta barba e i capelli grigi varcò la soglia della locanda. Era accompagnato da un altro uomo, un suo sottoposto. Anch'esso era vestito in modo regale, con varie tonalità di colore.
    P-padre...
    Esclamò il nobiluncolo che mi aveva provocato.
    L'uomo rimase immobile, con le braccia incrociate serrate dietro la schiena.
    Non parlare, figlio.
    Cominciò ad analizzare meticolosamente la locanda. Il suo sguardo di fermò sulla dama. La fissò per soli pochi secondi prima di chiedere al suo consigliere.
    Consigliere, questa donna non è forse ricercata?
    Si, signore. Pare che ci sia una gran bella taglia sulla sua testa.
    Dunque consigliere, possiamo presupporre che sia stata lei a scatenare questo putiferio
    Quel miserabile nobiluncolo sorrise con aria beffarda, prima di incitare una menzogna che avrebbe potuto costargli la vita.
    Si padre, lei e il suo complice mannaro. Andrebbero arrestati sedutastante
    Nessuno stupido viziato può accusare Mitar di crimini per cui non ha colpa.

    Il mio ringhio lo mise a tacere, e per un attimo egli sussultò. Faceva meglio a non provocarmi ancora, o suo padre avrebbe dovuto assistere alla sue fine.
    Sta mentendo, io non conosco questa donna. E' stato lui stesso a scatenare questa rissa. Dimostrando anche la debolezza del suo corpo di guardia, oltre che la sua codardia.
    O ma davvero? Allora dovrei punirlo... Oppure no, magari tu menti.
    Alla sua affermazione ringhiai con maggiore ferocia. Io mentire? Perché avrei dovuto farlo? Io sono Mitar. Se avessi voluto scatenare da me quel putiferio non avrei lasciato che quegli uomini camminassero nuovamente sulla terra dei vivi.

    Edited by Tiziel - 14/9/2016, 23:24
     
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  10. Ickym
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    Guarda che è Irene che ha la lama puntata alla guardia, non il contrario. xD

    Si avvicinò alla guardia che teneva sotto scacco e gli disse: "Va, raggiungi i tuoi camerati, scioo.". La guardia si allontanò lentamente, mentre Irene abbassava la sciabola.
    Ad un certo punto, mentre il mezzo lupo domandava di avere altra sfida, quando un vecchietto entrò nella stanza applaudendo.
    Scoprì che il nobile da strapazzo che aveva scatenato tutto quel casino era il figlio del vecchiotto. Maledì il mannaro e il figlio viziato per averla fatta scoprire, e seguì con poco interesse il resto della conversazione. Un copione già visto: Il nobile che mente per farla franca, riuscendoci, facendo finire nei guai il malcapitato di turno.
    Puntò la sciabola al licantropo e al figlio del nobile dicendo con tono risoluto, tipico di un capitano: "Tu mezzo lupo, e tu nobile da quattro soldi, secondo il codice mi dovete entrambi un favore".
    Sospirò e dicendo: "Allora, allora, allora..." s'incamminò verso il vecchiotto. Le guardie rimanenti le si pararono davanti puntandole le loro armi.
    "Ok, va bene" disse in tono stufato, rinfoderando la sua sciabola per poi tentare di nuovo ad avvicinarsi, solo per essere bloccata di nuovo.
    "E va bene! disse esasperata allontanandosi.
    "Io non sono in combutta con il mezzo lupo qui presente" disse indicando il licantropo, per poi continuare: e ad iniziare il combattimento è stato suo figlio. Ora potrebbe non credermi, ma 2 testimonianze contro una dovrebbero essere sufficienti. Ah, non si preoccupi neanche ad ascoltare i qui presenti. Sono sicuro che tutti temono troppo per la loro vita, quindi concorderanno con qualsiasi versione voi vogliate" disse scagliando uno sguardo truce a tutti i presenti rimasti.
    Ora, vorrei appuntare una cosa. Può darsi che io sia la persona che voi cerchiate, come anche no. Ma nel caso astratto in cui io sia, che non è detto e non è cosa certa vorrei ricordare, la persona che stiate cercando, cosa attenderebbe alla persona che state cercando, nel caso catturiate la persona che state cercando? Perché potrebbe essere che la persona che stiate cercando, si stia lentamente, ma quanto mai inesorabilmente, avviando. disse senza lasciare un respiro tra le parole. Nel frattempo, mentre faceva questo discorsetto, atto solo a distrarre da dove stava andando, aveva preso dal bancone un'altra bottiglia di rum e aveva raggiunto le scale, ed era pronta a imbarcare la via, se fosse stato necessario
     
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    lo so scusa, ho solo sbagliato a descrivere ^^"

    A quale codice annuiva quella folle dama? Di certo nessun codice che io conoscessi o a cui ero fedele.
    Donna, Mitar non ti deve niente!
    Ruggì su di essa.

    Il vecchio prese a rispondere alla sua domanda.
    Chiaramente questa persona, dovrebbe scontare la sua pena a seconda del crimine.

    Anche lui cominciò a vagare per la taverna, gesticolando mentre compieva il suo discorso. Ma che diavolo avevano da gesticolare e parlare tanto...
    La legge verrebbe applicata sotto la giurisdizione della città. Di conseguenza sarebbero loro a decidere se la pena possa essere qualche anno nelle segrete.
    Si diede una grattatina alla barba.
    O magari un bel taglio netto sopra al collo. Stesso conto per eventuali complici.
    Ancora osava accusarmi .

    Ero stanco di tutti quei dialoghi. Nessuno accusa ingiustamente Mitar.
    Afferrai l'ascia accuratamente riposta vicino ad uno sgabello. Il suo colpo fendeva l'aria, spaventando quelle semplici guardiole.
    Toglietevi dalla mia strada, se non volete concludere i vostri giorni quest'oggi.
    Sudore intriso di paura traspirava dai loro volti, fiutavo il sangue che gelava nelle loro vene.
    Nessuno mi avrebbe ostacolato, nessuno di loro era al mio pari. Io sono Mitar.
    Potremmo trovare un comune accordo
    Prese a voltarsi ancora verso quella dama patita del rum.
    Se siamo tutti d'accordo
    Il giovinastro intervenne
    Padre, devo dissentire.
    NO!
    La sua voce fu come un tuono, che si imbatte a ciel sereno sulle teste degli ignari.
    Quel nobiluncolo non osò parlare oltre. Magari il vecchio non era il solito uomo arrogante delle altre corti. Pareva molto disposto ad evitare che per i capricci del figlio le sue guardie finissero macellate.
     
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  12. Ickym
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    Ascoltò con poca attenzione quello che aveva da dire il vecchio. Tanto per lei, se fosse stata catturata, la punizione sarebbe stata solo una, cambiava solo il metodo.
    Si rivolse al mezzo lupo e gli disse"Sei sicuro di non dovermi niente?" lo guardò fisso negli occhi, per poi fare dei rapidi movimenti verso le scale con essi, in modo da indicare la possibile via di fuga.
    Se fosse uscito di li, avrebbero avuto una chiacchierata.
    Si girò di nuovo verso il vecchio e disseUmh, interessante. Ora, mi piacerebbe tantissimo rimanere qui per osservarvi trovare un'accordo e vedere come amministrate la giustizia a Itios ma purtroppo, ho già degli impegni improrogabili, quindi se volete scusarmi. fece un cenno di saluto, come se avesse un cappello, e s'inchinò leggermente, dopodiché si girò di scatto e salì le scale velocemente.
    Sopra alle scale c'era un lungo corridoio con ai lati alcune porte che conducevano alle stanze dove il locandiere e la sua famiglia viveva probabilmente. Corse fino in fondo al corridoio e aprì la finestra che li si trovava, dopodiché cautamente, si arrampicò fuori dalla finestra, fino a raggiungere il tetto dell'edificio. Per fortuna che li gli edifici erano costruiti veramente vicini l'uno all'altro. Pensò che da la sopra non sarebbe stato difficile scappare.
     
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    Rimasi silente con il vecchio ad osservare la scena. Quella donna aveva ancora osato insinuare che avessi un qualche debito verso di lei.
    Sta scappando, forse non era poi così innocente.
    Non ne ho idea e non è di mio interesse, io me ne vado.
    Voltai le spalle a quel vecchio nobile, per dirigermi verso l'uscito. Ma a quanto pareva quel dannato giovane non voleva che lasciassi la locanda. Stupido irrispettoso nobile, osò mandarmi di nuovo contro le sue tremolanti guardie.
    Il vecchio stava per intervenire, quando una guardia, che calzava una luccicante corazza nanica varcò la soglia. Le sue mani stringevano uno spadone runico che emanava luci aliene.
    C'è sincerità nella tua voce, ma vorrei essere sicuro.
    Intuivo del sorriso beffardo che gli decorava il volto, senza neanche avere bisogno di voltarmi. Un ultima sfida dovevo sostenere per dimostrare di essere senza peccato. Mitar difronte al combattimento non si tira mai indietro.

    Il mio nemico divaricò le gambe mettendosi in guardia, il suo spadone puntava verso di me. Con piccoli movimenti scattanti si avvicinava, credevo non riuscisse a tenere lo spadone per l'eccessivo peso. Il fendente fu rapido, sarebbe potuto essere letale se non fossi scattato via.
    Approfittai della sua guardia scoperto per cercare di disarmarlo, prevedette la mia mossa e mi calciò sul muro.
    Mentre si avvicinava decisi che dovevo dare al mio avversario il privilegio di affrontarmi mentre impugnavo un'arma.
    La sua colossale arma a due mani stava per tagliarmi a metà, gli artigli retrattili dell'armatura scattarono per bloccare il colpo e a contrastare la sua avanzata verso di me vi era tutta la mia potenza fisica.
    I nostri sguardi erano incontri in uno scontro mortale, ognuno leggeva negli occhi dell'altro che non avrebbe lasciato la presa, non si sarebbe arreso. Avevamo entrambi un'anima guerriera.
    Accompagnato da un devastante ed impetuoso ruggito mi rialzavi facendo sussultare il mio avversario. Estrassi l'ascia che ingaggiò uno scontro contro lo spadone. Il clangore delle armi risuonava per tutta la locanda attirando l'attenzione dei curiosi. Non volevo curarmi del dar piacere a un pubblico che non avevo chiesto, volevo solo battermi e vincere.
    La battaglia proseguì, finché non riuscì ad aprire la sua guardia. Maneggiare quello spadone lo stancava parecchio. Scatenai sulla sua armatura una raffica di pugni rapidi e fugaci, la potenza era tale da farlo trasalire.
    Le sua mani si aprirono, e lo spadone cadde al suolo a simboleggiare la sua sconfitta.

    In pochi silenti secondi contemplai il mio avversario sconfitto. Tesi una mano, e sentì la sua potente presa corazzata. Si rialzò con lentezza, per porre un piccolo inchino con la testa.
    L'applauso del vecchio era l'unica cosa che risuonava nella stanza, assieme alle sue parole.
    Combatti con convinzione. Di certo non sei un criminale.
    La sua mano si allungò verso un piccolo sacchetto, che mi lanciò contro. L'aprii, per vedere delle piccole monete luccicanti.
    Per il tuo disturbo.

    Mi stavo preparando a lasciare la locanda quando riapparve il giovinastro. Preso dalla battaglia non avevo notato la sua assenza, maledetto nobiluncolo. Era accompagnato dalle guardie cittadine, mi pareva ovvio che cosa avesse fatto, altre menzogne per convincerli della mia complicità con quella donna. Per la dea luna! Nemmeno la conoscevo.
    Non sarei finito in prigione per una menzogna, quindi presi la stessa via di fuga della dama. Ad ostacolare il mio cammino vi era solo una finestra, che andò in frantumi non appena mi ci lanciai contro. Dalle ombre feci nascere delle aguzze catene che si avvolsero attorno al mio corpo, ed andarono a conficcarsi nella costruzione. Con un balzo mi portai in cima, e feci tremare la copertura della locanda. Ci sarebbe mancato solo il crollo del tetto.
     
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  14. Ickym
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    Mentre di sotto si sentiva il suono delle lame che si incrociavano, Irene stava analizzando un percorso che l'avrebbe riportata fuori da quel casino.
    Si sporse un'attimo, anche se fu una pessima idea, dato che alcune guardi la videro e scagliarono 2 frecce verso di lei.
    Una quasi la colpì e per schivarla ci mancò poco che non perdesse l'equilibrio.
    "Mi vogliono proprio morta, eppure non ho fatto niente di male... a parte depredare e razziare. Ummh forse è per quello che c'è l'hanno con me".
    Fece spallucce mentre prendeva la rincorsa. Una volta presa, si lanciò verso il tetto più vicino, dove atterrò rovinosamente rompendo alcune tegole e facendo scivolare alcuni detriti nella strada sottostante.
    Si rialzò mentre sentiva le voci delle guardie che provenivano da sotto, unite dagli ordini sbraitati dal vecchio.
    Poi la finestra da cui era uscita prima andò in frantumi, a causa del mezzo lupo di prima, che tramite delle catene che evocò da chissà dove, riuscì a raggiungere il tetto facilmente.
    "Non male!" gli urlò "Ma sei comunque in debito".. Aveva notato che gli dava fastidio che gli dicesse così, e ci stava prendendo gusto. Si ricordò che anche il figlioletto del vecchio aveva un debito con lei, perciò spiò velocemente dov'era.
    Ovviamente, era nelle retrovie, con il padre.
    "Non ti preoccupare, arrivo anche da te"
     
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    Cavaliere Affatto Nobile

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    Udivo le freccie scoccare dietro di me nell'osservare il paesaggio circostante.
    Ancora la voce assillante della donna mi risuonava nelle orecchie, rompendo la mia concentrazione.
    Donna lo ripetero per l'ultima volta, Mitar non ha debiti da estirpare co-
    Un'arciere scoccó verso di me, e dovetti interrompere la conversazione per deviarla.
    Discuteremo di questo debito non appena avró chiariato questo malinteso
    Difronte a me si innalzava una difficoltà che non poteva essere aggirata. Le guardie attaccavano a vista, e per sfortuna non potevo uccidere o contrattacare senza compromettere la mia innocenza.

    Cominciai a balzare fra i tetti frantumando una serie di tegole. Ringhiai al pensiero di dovere fuggire per tornare a lottare in un secondo momento, ma non avevo altra scelta. Non è un bene essere ricercati a Itios. Quel nobiluncolo avrebbe pagato caro per la situazioe in cui mi aveva impantanato.
    Alle mia spalle le guardie continuavano ad incoccare frecce, urlando alla mia fuga. Se li avessi avuti fra le mani avrebbero scoperto con mia grande soddisfazione che non ero io quello che doveva fuggire.

    Una raffica di frecce si preparava a perforare il mio corpo. Nella zampa l'oscurità prendeva forma, e così scagliai il mio fatale buco nero che risucchiò nella forza d'attrazione le frecce, spezzandole a metà.
    La sfera d'oscurità esplose in una nube di ombra, dandomi qualche secondo di vantaggio per trovare una via di fuga dal quella situazione.
     
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