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Lucidana Wulden Specie: UmanaSesso: FemminaEtà: 21Elemento/Magia: Magia NeraAspetto fisico: Lucidana è una ragazza magra con dei capelli biondi e lunghi, e tendono a scivolare sulla schiena e le spalle. Gli occhi sono di un intenso color smeraldo smeraldo. La sua pelle non è molto candida, le labbra sono rosse e carnose. Con se porta il suo compagno di viaggio, un camaleonte di nome Calagi. Vestiario: Indossa un abito lungo color viola e porta un cappello da strega. Porta con se una borsa saldamente attaccata alla cintura decorata con dei teschi runici. Le sue scarpe sono aperte, come un sandalo. Porta con se pozioni di vario genere.Armi: Una scopa volante da strega in legno di quercia Carattere: E' una ragazza curiosa e testarda che non si fida molto degli estranei, specialmente quando hanno un'aspetto poco rassicurante. Di solito è allegra e spensierata, tende sempre ad evitare i conflitti diretti. Detesta ingaggiare uno scontro fisico e preferisce combattere a distanza con la magia. Adora burlarsi dei malvagi e di chi abusa degli altri. Non sopporta molto la vista dei cadaveri, ma quello che odia di più e la loro puzza. Tende ad essere riflessiva. Adora gli enigmi e i giochi d'intelletto. In battaglia: Potere speciale: Spostamento mistico: Una capacità magica che consente alla strega di far levitare oggetti di dimensioni e peso non eccessivo. Quali ad esempio chiavi, secchi, frutta, arnesi.
Tecnica I: Cupo globo della sofferenza: Una sfera d'energia di color catrame animata da lampi vermigli che esplode all'impatto causando danni considerevoli. Chi viene investito dal suo tocco viene logorato dal dolore per pochi secondi.
Tecnica II: Polvere accecante: Una maledizione che dopo essere stata pronunciata si manifesta sotto forma di una polvere luccicante che colpisce un nemico privandolo temporaneamente della vista e causandogli un intenso bruciore agli occhi.
Tecnica III: Sfortuna nera: una maledizione che dopo essere stata recitata colpisce un singolo bersaglio, costui verrà influenzato dalla malasorte in ogni sua azione. Diverrà goffo e impacciato, totalmente incapace di portare a termine un qualunque colpito senza scatenare il caos intorno a se. L'effetto è solamente temporaneo.
Tecnica IV: Manipolazione del terrore: Sfruttando i suoi poteri, Lucidana può entrare nelle menti altrui per scatenare sentimenti negativi, oppure manipolare i pensieri di chi subisce questo incantesimo.
Storia: Le storie belle, quelle con un lieto fine dove l’eroe salva la dama in pericolo e vissero per sempre felici e contenti cominciano sempre con c’era una volta. Ma questa non è una di queste storie, no per nulla. Perché in questa storia l’eroe non è un bel principe che cavalca sul suo fidato destriero con la chioma al vento per, insomma credo di avere inteso... No, questa è la storia di una ragazza, una ragazza che voleva scegliere la sua strada senza che un burattinaio portante una maschera di benevolenza manovrasse i fili della sua sorte. Questa è la mia storia! Le mie avventure, disavventure e esperienze. Da quando ho memoria, i miei genitori mi educarono ad essere una signorina educata e garbata. Dal portamento al linguaggio. Gli svantaggi di avere genitori nobili. Non me ne sono andata per questo però... Sono stati loro a mandarmi via. Erano ossessionati dal programmare il mio futuro, insistevano nel mostrarmi i loro programmi, nel raccontarmi che l’unico modo in cui potevo trovare la felicità era sposare un reale di un vasto regno. Tutte menzogne! L’unica cosa che interessa i miei avidi genitori arricchire le loro casseforti. Quand’ero ancora una bimba non esitavo a credere a tali fandonie, ma crescendo compresi dello smanioso desiderio di mia madre e mio padre. Un giorno in biblioteca ero immersa nei libri. “Almeno 8 ore di studio al giorno Lucidana” mi ripeteva sempre mia madre. Ma che gusto c’era nello star seduta a leggere dei noiosi libri sui portamenti a tavola, i balli e il linguaggio formale da applicare in presenza di determinati individui. Per non parlare poi delle materie matematiche e politiche. Stavo rimettendo al suo posto un libro quando il mio sguardo si posò sullo scaffale “miti e leggende”. Splendide storie intriganti, ricche di magia ed eroismo. Ah, la magia. Allungai un braccio per prendere uno dei volumi, ma scivolai e picchiai forte sul duro pavimento di legno, come se non bastasse un libro mi cadde in testa. Volevo prendere quel tomo polveroso e bruciarlo per l’emicrania che mi aveva scatenato, quell’idea venne smorzata dalla curiosità crescente nel leggere il titolo del libro. “Guida alle arti magiche per principianti”. All’inizio pensai ad un mucchio di fandonie, la magia non esisteva, e poi che ci faceva in quella biblioteca. Prima che potessi cominciare a sfogliarlo intervenne il mio bibliotecario. Le sue ramanzine già mi risuonavano in testa, o povera me chissà quale sarebbe stato il castigo. Rimase in silenzio, commentando semplicemente che quel libro non doveva essere lì. Mi guardò con fare strano ed investigativo, come se avesse percepito le mie intenzioni. La sera stessa qualcuno bussò alla mia porta, ma non vi era nessuno al di fuori di essa, se non un pacchetto imbustato come fosse un regalo. Lo scartai con curiosità, il contenuto mi sorprese parecchio. L’ennesimo libro che mi avevo colpito nella biblioteca, riguardante le arti magiche, era ora nelle mie mani. Da quella sera, ogni volta che avevo del tempo libero sgattaiolavo via per leggerle un po’ ed impratichirmi nelle arti mistiche. Un giorno quasi per scherzo, durante la cena provai ad utilizzare un incantamento per rianimare i morti sul tacchino che ci era stato servito per cena. Cominciò a correre per la sala, causando uno spavento generale. Io ridevo divertita dalla scena, mentre gli inservienti cercavano di catturarlo. Solamente il bibliotecario, che era solito cenare con noi rimase impassibile. Dopo cena ricevetti la sua visita. Mi disse che avevo talento, e mi avrebbe istruita se lo avessi voluto. E come rifiutare? Non riuscii a chiudere occhio all’idea di imparare i segreti delle arti arcane più avanzate. Il tempo passava, ed io imparavo sempre di più. Non era facile dividere il tempo fra i noiosi libri che i miei genitori volevano che studiassi e gli splendidi volumi di arti arcane. Poi arrivò il fatidico giorno.... Quello in cui avrei dovuto conoscere il mio futuro marito. Rinunciare per sempre all’apprendimento della magia, per vivere una regale vita in una nobile corte. Come avrei potuto non ripudiare una simile sorte? Con sconforto stringevo la valigia, mentre mio padre mi accompagnava alla nave. Per un attimo mi rallegrai nel vedere il mio bibliotecario avvicinarmi con un borsa che all’apparenza sembrava piena di libri e qualcos’altro che non riuscivo a distinguere, nella mano sinistra stringeva qualcosa di particolarmente lungo. Sembrava quasi una lancia, era avvolto in un panno di pelle. Doni per il viaggio, mi raccomandò sottovoce di non aprire nulla finché non saremmo salpati. Non appena scese la notte mi rintanai nella mia cabina, da sola. Non riuscivo a prendere sonno, di conseguenza la noia mi portò ad aprire la borsa che mi era stata donata, quale meraviglioso stupore. Vi erano degli abiti, abiti da incantatrice, erano color prugna e oltre al vestito comprendevano una cintura e un cappello. L’eccitazione che provai non fu nulla però, paragonata a quella che venne dopo nel rimuovere la pelle dalla presunta asta. Era una scopa! Una scopa incantata che levitava. Quell’uomo non era un semplice bibliotecario, era il mio benefattore. Aveva compreso che avrei fatto di tutto pur di non lasciare che altri decidessero della mia sorte, e mi aveva dato gli strumenti per prendere in mano il mio destino e plasmarlo come avrei meglio creduto. Senza perdere altro tempo mi cambiai d’abito, per raggiungere di soppiatto il ponte della nave. Impugnai la scopa per poi spiccarlo il volo, e , finalmente libera! Non ci sono parole per descrivere ciò che provai in quel momento. Dopo essermi spostata a debita distanza dall’imbarcazione mi portai vicino ad un isolotto per riposare. Chinandomi ai piedi di un albero notai qualcosa di particolare, un minuscolo esserino dalla pelle squamosa. Non appena mi vide scomparve dalla mia vista, trasalii nel notare che era scomparso. Pochi secondi uno lingua mi toccò il tallone, mi voltai di scatto e rividi quell’esserino. Superando il mio timore lo presi fra le braccia, lui cominciò a leccarmi il viso. Non sembrava volermi lasciare, avevo trovato il mio primo amico in quella che sarebbe una lunga avventura. Decisi di chiamarlo Calagi. Ancora molto mi aspettava oltre il cielo di zaffiro che mi aveva vista fuggire da una gabbia dorata.
Edited by Vulnus Bone - 17/6/2018, 17:05
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