La vedi quella linea? Perfetto, non oltrepassarla.

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    Era sera e la pioggia imperversava ormai da ore nella foresta di Ahsnaeris e le create che la abitavano si erano già rintanate da tempo nelle proprie tane cercando un po di caldo e di asciutto. Questo quasi tutti, tra gli altri si distingueva un grosso drago nero steso nel mezzo di una radura sotto la pioggia, in silenzio.
    Nevith come ogni giornata scura e con un po di pioggia era li nella solita radura a godersi le goccie che scivolavano sulle sue scaglie. I suoi occhi color viola erano fissi a guardare l'orizzonte come se fosse perso nel pensiero più grande della sua vita... oppure stava solo pensando a cosa sarebbe stata la sua prossima cena, in effetti stava ormai facendo buio e l'ora della cena era alle porte, a confermare il tutto lo stomaco del drago borbogliò
    "Unfh... forse sarà meglio andare a cercare qualcosa da mettere nello stomaco" pensò Nevith alzandosi mentre si stiracchiava le zampe.
    Con quella pioggia torrenziale non conveniva alzarsi in volo, una folata di vento particolarmente forte avrebbe potuto farlo precipitare addosso un albero oppure farlo schiantare sul fianco di una montagna, decise così di incamminarsi nella foresta il più silenziosamente possibile, di solito la foresta era piena di prede ma di solito non veniva giù il cielo, per cui era vitale essere discreti e silenziosi.
    Camminò per qualche minuto quando scorse un cervo in lontananza brucare l'erba, l'odore di carne fresca gli inebriò i sensi facendogli venire l'acquolina in bocca e facendolo mettere in agguato dietro la folta chioma di un albero caduto, tenne fissi gli occhi sul cervo mentre si avvicinava ad esso, ad un certo punto il cervo alzò la testa e guardò in direzione di Nevith
    "Cavolo... mi ha sentito..." disse tra se e se trattenendo il respiro e sperando che il cervo non avesse ancora fiutato il suo odore. Regnava il più completo silenzio rotto soltanto dalle gocce di pioggia e dalle folate di vento tra le rigogliose chiome degli alberi, Nevith e il cervo rimasero così, completamente immobili fissandosi l'un l'altro per vari secondi finché finalmente l'animale tornò a brucare l'erba
    "Grazie a Yvstus, non mi ha notato... Bene, ora o mai più."
    Nevith si preparò a balzare in avanti pendendo di mira la gola del cervo, sarebbe bastato un morso secco per avere la cena pronta e servita, ovviamente se fosse riuscito a prenderlo il cervo. Passarono pochi secondi fino a quando il cervo non mostrò la gola per mangiare un ciuffo d'erba nella direzione opposta a Nevith. Il drago balzò addosso alla preda atterrandola e con un unico morso riusci a romperle il collo, si stese a terra leccando via il sangue dalle labbra e iniziò a divorare la sua preda in tutta tranquillità fiero dell'esito della caccia.

    Oi scusa se ho scritto solo ora ma dal telefono non riusciva ad inviarmela, quindi sono dovuto tornare a casa di corsa per scriverla
     
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    La mistica foresta di ahsnaeris, sempre i suoi mille colti avevano fatto brillare per lo stupore migliaia di sguardi, facendo schiudere anche i cuori di ghiaccio.
    Quell'antica e arcana meravaglia ora era adombrata dalla cupa notte portatrice di una trattristante pioggia.
    Adagiato su un ramo bluastro divenuto particolarmente umido per la pioggia, un gufo biancastro avvolto da un alone azzuro e dalle ali ricoperte di brina osservava scocciato l'incessante pioggia davanti a se.
    Egli era molto di più di quanto si potesse intuire solo guardandolo. Quel minuto e fragile corpo infatti celava una bestia a scaglie capace di portare devastazione senza fine.

    Quel tortuoso fiume che era il corso del tempo continuó il suo ciclo infinito mentre il polare Sebulkron attendeva pazientemente.
    Un evento turbó la sua concentrazione. I suoi luccicanti occhi ghiacciati si posarono su una scena di caccia, un predatore a scaglie azzanó con ferocia il collo di una gracile preda. Il glaciale curvó leggermente il suo collo da gufo per osservare meglio il fugace scenario di morte. I suoi occhi brillarono di un luminoso abbaglió che si estinse rapidamente nel distogliere lo sguardo.
     
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    Nevith divorò il cervo in pochi minuti per quanta era la fame che aveva in corpo. Finita la sua cena e lasciate solo le ossa il drago si alzò guardandosi in giro, già che c'era poteva farsi una passeggiata nella foresta senza dover tornare alla sua tana entro breve, d'altronde chi poteva esserci in giro con questa pioggia.
    Iniziò a camminare quando notò un gufo particolarmente interessato alla scena appena avvenuta, non era una novità che i gufi osservassero ma quel gufo in particolare aveva uno strano bagliore negli occhi... quasi non fosse realmente li
    "Beh? Non hai mai visto un drago cacciare?" disse con un tono simile a quello per intimidire un'avversario.
     
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    Il polare non mosse un muscolo, per qualche secondo rimase con lo sguardo rivolto al vuoto assoluto.
    Quello sguardo, così freddo e impenetrabile, fissava con aria d'indifferenza la creatura che aveva difronte.
    Non ho visto un drago cacciare, i miei occhi sono stati testimoni dell'abuso di potere che un drago ha appena compiuto su una creatura che gli era inferiore
    La sua voce era profonda come gli abissi bluastri che celavano mille misteri, e si ergeva come un tuono sulla pioggia battente.

    Le ebuerne ali del gufo si spalancarono liberando nell'aria piccoli frammenti di bria che formavano una scia azzura ove egli passava.
    Battendo le minute ali, Sebulkron compiette un giro completo attorno al giovane drago, per poi posarsi su un ramo a pocha distanza da lui.
    I draghi cacciano bestie ben più maestose
    Quell'affermazione venne con freddezza assoluta da parte del dragone, con una lieve punta di disprezzo nel definire ciò che accade caccia.
     
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    Nevith fissò all'inizio confuso il gufo che aveva iniziato a parlare e che gli aveva sottilmente dato del codardo, aveva ragione, i draghi cacciano prede più grandi ma per uno stomaco che brontola ci si accontenta di poco
    "Quello che tu chiamo abuso di potere io lo chiamo vantaggio. E poi non fai lo stesso tu con i topi ed altri roditori?" gli disse tenendo il suo gelido sguardo fisso su di lui.
    "E di grazia... con chi ho il piacere di parlare?" chiese sedendosi tranquillamente a terra.
    L'aria intornoa loro si era gelata portando la pioggia a trasformarsi in minuscoli chicchi di grandine che iniziarono a dar fastidio a Nevith che si vide costretto a ripararsi sotto un albero.

    Scusa se scrivo cose brevi ora ma sono un oi di fretta, appena ho un'attimo mi imoegno di più ^^
     
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    Non ti preoccupare, mica è essenziale rispondere all'istante. Prenditi sempre tutto il tempo che ti serve.


    Il tedio che il polare provava si fece più intenso in quel momento.
    Ancora il minuto becco si spalancó lasciando fuoriuscire la glaciale aria che accompagnava le sue parole.
    Quando decenni, quasi un secolo fa fui un cucciolo forse, ma io stesso non rammento di essermi mai nutrito di sudici topi.
    La grandine che cominció a scendere dagli sconfinati e turbolenti cieli portó un barlume di gioia nel gelido cuore di Sebulkron.
    Le gocce di pioggia che gli bagnavano il manto causavano un grande fastidio. Mentre invece la grandine gli riportava alla mente piacevole ricordi d'infanzia, lui da solo pronto a sfidare le impetuose tempeste gelate.

    A quella domanda il metagufo ponderó con attenzione le parole che avrebbero seguito. Kengard era meta di molti viaggiatori da terre esterne, e forse qualcuno lo aveva calugnato per quelle che gli uomoni definivano malefatte.
    Ma allo stesso tempo in quella mitica terra, forze oscure attendevano nell'ombra tenendo i fili del destino in un maestoso gioco di potere dallo scopo ignaro.
    Vi erano certamente esseri ben più pericolosi di Sebulkron, e i canti su di lui potevano anche non aver mai lasciato la sua terra natia.
    Non mi è mai stato dato alcun nome, si puó dire che me lo sia conquistato. Non è mai un piacere parlare con me, poichè molti credono che la dea della sciagure sia la mia consorte. Sei sicuro di voler conoscere il mio nome?
    Attese nel più totale silenzio la replica del drago nero

    Edited by Tiziel - 29/1/2017, 12:08
     
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    L'espressione gelida di Nevith si tramutò in un piccolo sorriso beffardo, quello strano gufo era molto meno scontato e noioso di quanto si aspettasse, se era vero auel che diceva ovvero che la dea della sciagura lo seguisse ovunque andasse... la discussione poteva diventare interessante
    "Beh non è da tutti essere seguiti da una dea... buona o malvagia che sia" disse continuando a fissarlo negli occhi "E poi chiunque porti del freddo dietro a se ha sempre il mio interesse. Soprattutto se si tratta di un gufo che parla, anche se non credo sia la tua vera forma... vero?"
    Nevith aveva sempre avuto un gran talento nel riconoscere le intenzioni delle persone e cosa stessero nascondendo solo dallo sguardo, ovviamente quasta volta gli fu molto facile capire che il gufo non era la sua forma originale, la creatura stessa glielo aveva suggerito in qualche modo.
    Nevith attese che il gufo rispondesse continuando a fissarlo con il suo sorriso inquietante ma allo stesso tempo gelido.
     
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    Il polare rimase con lo sguardo rapace saldo su quel drago. Gocce di brina cadevano pigramente dal suo becco mentre egli parlava accompagnato da travolgenti chicchi di grandine che cadevano con tanta foga da piegare gli esili corpi delle foglie più piccole
    Gli umani con la loro tanto fertile immaginazione danno vita a sollazzanti sofismi, tutto per giustificare la loro debolezza e incapacità di difendersi.
    Per un momento il polare sbatté le palpebre, sopprimendo anche se per pochi secondi il bagliore glaciale che emanava il suo sguardo rapace.
    La mia limpida sincerità mi ha tradito. Ma del resto molte creature ignorano le nostre capacità. E se pochi di loro ne sono a conoscenza, ignorano come svelare questa fallace illusione chiamata mutazione. Del resto, ci vuole un drago per riconoscerne un altro.
    Sebulkron spalancò le ali e si portò all'indietro di qualche metro con un balzo, verso alcuni alberi che erano intrecciati fra di loro.
    Il suo corpo cominciò ad emanare una fitta nebbia glaciale, dal cui interno provenivano rumori di ossa in crescita. Le piccole ali appena distinguibili cominciarono a divenire spaventosamente grandi, prendendo la forma di quelle d'un pipistrello. Le eburnee piume andarono ad unirsi, formando delle letali dita alari che sostenevano un patagio color avorio che pareva emanare colori boreali.
    Il corpo in crescita dilaniò la corteccia degli alberi vicini, riuscendo quasi ad abbatterli, il possente collo si elevò al di sopra della nebbia glaciale, rivelando la punta di delle corna taurine rivolte all'indietro.
    Una cosa immensa dal colore del ghiaccio cominciò a sbattere selvaggiamente sulla terra bagnata, frantumando la grandine prima che potesse sfiorare il terreno.
    Da quella coda sino alla testa, correva una cresta affilata come le lame di centinaia di coltelli.
    I letali artigli del dragone si piantarono del terreno, e la nube di ghiaccio si dissipò rivelando per primo il suo ventre d'avorio, ed infine la bestia dei ghiacci si manifestò in tutta la sua maestosa potenza.
    Io, sono Sebulkron
    La tonante voce che aveva già manifestato nella sua forma di metagufo, sembrava divenuta dieci volte più potente, amplificata delle immense corde vocali del dragone.
    Quella voce pareva capace di spostare le montagne e dominare le tempeste. Nell'udirla alcuni piccoli animali fuggirono, rintanandosi nei loro alberi bluastri.
     
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    Nevith osservò la scena impassibile, era insolito quanto spettacolare poter osservare come un piccolo rapace era in grado di diventare una delle creature più maestose che ci siano. La brina che era sul gufo poco fa venne spinta contro di Nevith che si trovò in poco tempo ricoperto da un'alone gelido.
    Quando si trovò Sebulkron davanti nella sua vera forma un po rimase affascinato, aveva sempre adorato il freddo e lui sembrava un'incarnazione di esso ma ciò non fece diminuire neanche di un centesimo la diffidenza che provava per lui, era un drago sconosciuto in quello che Nevith reputava il suo territorio, finché era un gufo era un conto ma qui si parlava d'altro. Aveva già avuto a che fare con altre creature che desideravano la sua tana, e nessuna di esse è mai più tornata a casa
    Nevith abbassò il capo tenendo lo sguardo fisso su Sebulkron "Nevith, piacere." disse mettendo nel tono di voce una leggera punta di aggressività.
    "E dimmi Sebulkron... da dove vieni? E che ci fai qui in una giornata come questa? Dal sorriso che hai fatto quando ha iniziato a grandinare suppongo che a te non piaccia la pioggia" nel mentre che diceva queste parole Nevith cominciò a girare intorno a Sebulkron squadrandolo da parte a parte. Era un drago molto possente e ad occhio sembrava parecchio forte... se le cose fossero per un qualche motivo sfuggite di mano questa volta Nevith si sarebbe dovuto impegnare al massimo per non dare di matto, ma come sempre sperava di poter risolvere parlando tranquillamente. Era difficile capire cosa provasse Sebulkron, la sua espressione fredda come il ghiaccio non lasciava trasparire nessuna emozione ed i suoi occhi sembravano in grado di vedere oltre le apparenze.
    Il drago nero attese tornando a sedersi davanti a lui la risposta di quest'ultimo.
     
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    A quella domanda l'immensa bestia dalla scaglie di gelo sbuffò rilasciando un'aria gelata e pungente.
    Le sue possenti zanne di spalancarono rivelando tutta la dentatura tanto potente da poter quasi schiacciare un macigno.
    E in nome di chi dovrei rispondere a questa domanda? Dovrei rivelare la mia tana in modo che tu possa saccheggiarla?
    Un lieve latrato seguì alla parole del dragone. Sebulkron era molto geloso di ciò che custodiva nel suo rifugio, domandargli da dove veniva poteva suscitarne l'implacabile collera.
    Credi davvero che sia giunto in questa foresta quest'oggi. Cosa potrebbe mai portare a pensare questo?
    Sebulkron diede un poderoso colpo ad un piccolo albero già semi-squarciato dalla trasformazione.
    Il tronco, oramai consumato, si spezzò con facilità e il piccolo albero cadde al suolo a pochi centimetri dal gigante a scaglie dei ghiacci.
    Degli scoiattoli che si erano appisolati sui suoi rami di un azzurro così alieno che pareva essere incantato, scapparono via nel mentre che il polare conficcava le sue grinfie di ghiaccio nella carne di pietra dell'albero tirandolo a se.
    Le zampe posteriori del glaciale si piegarono mentre egli adagiava lentamente il suo ventre sul tronco. L'immensa coda del drago strisció fino a trofarsi frontalmente a lui stesso. L'immenso serpe di carne boreale che era la coda di Sebulkron, non si mosse di un altro singolo centimetro, se non per la punta che si agitava come un feroce serpente pronto a dilaniare la preda con il suo veleno mortale.
    Oggi mi sento particolarmente benevolo però, dunque risponderó ad una sola domanda. Questa terra incantata su cui ora sono adagiato è casa di meraviglie, non puoi vivere per oltre millennio senza che il tuo occhio si posi su qualsiasi cosa che il mondo abbia da offrirgli.
    Nonostante la terribile voce del dragone, tale da spaventare le bestie inferiori, quelle parole vennero dette con una certa calma. Ma bisogna prestare attenzione alla calma di un dragone, in particolare a quella di Sebulkron, poiché è proprio come un lago ghiacciato. All'occhio su di esso pare regnare una quiete infinita, ma al minimo movimento brusco quella quiete si frantuma come uno specchio che cade al suolo.
     
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    Nevith ha sempre odiato la compagnia soprattutto se si trovavano vicino la sua tana senza essere stati invitati. Era la prima creatura senziente che vedeva da ormai qualche anno, non si era mai interessato molto agli affari interni di Kengard, aveva solo sentito parlare di forze oscure pronte a impossessarsi dell'isola ma fin'ora non erano mai venute da lui quindi non era un suo problema. Ma di certo un grosso dragone color ghiaccio che insinuava che volesse saccheggiare la sua tana di certo non era tra i migliori che potevano capitare. Sentita la risposta Nevith si sentì un brivido passare nella schiema, ma non di paura bensi di rabbia. Strinse gli occhi fino a ridurle a fessure continuando a guardare il dragone, piantò gli artigli al suolo e la sua coda iniziò a muoversi lentamente dietro di lui innervosito
    "Credi davvero che mi abbasserei a tanto da andare a saccheggiare la tua tana...?!" disse alzando man mano la tomaltà di voce, ma subito dopo si calmò lasciando di nuovo spazio alla sua tipica freddezza
    "Ho per caso l'aspetto di qualcuno che saccheggia per sopravvivere? Potrei sembrare meschino ma ti assicuro che le apparenze ingannano" detto questo si alzò sgrullandosi di dosso quel poco di pioggia che non si era ancora ghiacciata e fece qualche passo indietro scavando con la coda un piccolo solco lineare sulla terra
    "Dato che tu non ti fidi di me ed io non mi fido di te prendi questa linea come un confine. Oppure oltrepassala, sempre che tu sia abbastanza folle da farlo" disse dandogli le spalle e girando semplicemente la testa
    Nevith pensò immediatamente che quella diffidenza sei suoi confronti era una reazione istintiva del dragone color ghiaccio avido di quello che aveva nella sua tana, d'altronde da quanto aveva capito era vecchio di millenni poteva esserci ogni sorta di tesoro li dentro ma decise che data la precedente reazione non era il caso di chiedere cosa ci fosse.
     
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    Alle parole di Nevith, il polare emise una leggera risata appena udibile.
    La coda di Sebulkron serpeggió lievemente verso la terra che era stata scavata a mo di confine dal drago d'onice.
    Un leggiadró colpo della possente coda del polare bastó a spezzare quel minuscolo confine.
    Le minacce non hanno mai fermato la volontà di nessun drago, tu stesso dovresti essere conscio di questo. Come dovresti essere conscio che nessun drago deprederebbe con futulità la tana di un suo simile, non senza averlo prima uccisso almeno. I tesori si conquistano versando sangue, molto sangue.
    Sebulkron ritrasse pigramente la coda a se, abbassando il muso sul tronco.
    Gli parve strano che quel drago che aveva difronte non avesse apparenti interessi verso le splendide gemme preziose e le brillanti monete d'oro. Eppure se c'era qualcosa che accomunava tutte le razze di draghi era la loro sfrenata avarizzia. Dai rossi ai bianchi, da quelli d'oro a quelli di rame. Persino gli ibridi non mancavano di ereditare la brama dei loro antichi padri e madri.
    Io non diffido, ma in questa terra che si avvia sempre di più verso la battaglia per evitare il decadimento, anche gli alberi hanno orecchie. E sebbene un drago mi affronterebbe per avere ció che ho vinto versando sangue a fiumi, ci sono vili che oserebbero prenderselo senza prima avere sfidato il mio soffio elementale. La cosa è alquanto disgustosa
     
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    Nevith ridacchio alzando un sopracciglio, se Sebulkron reputava quelle sue parole minacce come avrebbe catalogato le vere minacce
    "Mi dispiace che tu abbia inteso il mio semplice avvertimento come una minaccia, spero di non aver dato l'impressione di voler intimidire... solo preferirei che tu tenessi la tua squamosa coda lontano da me, sai come si dice... spazio personale."
    Nevith si girò smettendo di mostrare le spalle al drago color ghiaccio
    "A quanto vedo sei molto geloso del tuo tesoro mh? Posso solo immaginare cosa ci sia tra quelle gemme... Ma non ti preoccupare, non mi sono mai interessati tutti quei gingilli da tenere da una parte a prender polvere, preferisco qualcosa che si possa leggere. Ed inoltre non proverei neanche ad avvicinarmi alla tua tana finché tu sei in vita, senza uno scontro diretto per impossessarsi del tesoro che divertimento ci sarebbe?"
    Finalmente smise di piovere e la luce della luna iniziò a risplendere sulla splendida e rigogliosa foresta di Ahsnaeris, illuminata da quella luce argentea la foresta aveva tutto un'altro colore. Le creature della notte iniziarono ad uscire fuori dalle loro tane in cerca di cibo tenendosi comunque molto distanti dai due draghi che continuavano a discutere freddamente.
     
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    Sebulkron rialzò il suo maestoso collo dl tronco dove era adagiato.Ancora la bocca del drago si spalancò lasciando fuoriuscire la sua profonda voce glaciale.
    Il confine tra avvertimento e minaccia, è alquanto sottile.
    Il dragone dei ghiacci fu sorpreso da ciò che ne seguì. Un drago a cui non interessavano i tesori, che Bahamut lo folgorasse se stava sognando.
    Dunque sei più interessato alla foga della lotta che al piacere dell'adagiarsi su un letto dorato fatto di preziosi.
    Nonostante il momento interrogativo, il viso della bestia a scaglie ghiacciate non mutò espressione. Magari semplicemente l'avidità di quell'insolito drago non si era ancora manifestata.

    Un fievole raggio di luce lunare venne riflesso prima sugli alberi incantati e poi sulle meravigliose scaglie del dragone, piene della magia nata dal suo elemento. Quell'incontro dette vita ad un misto di luci boreali argentee.
    Quella luce così debole brilló di fugace intensità, non appena il polare spalancò con forza le sue immense ali per liberarsi dalla grandine accumulata su di esse.
    La zona venne irradiata da quella bellezza glaciale, alcuni piccoli animali posarono il loro sguardo su di lui, meravigliati dallo spettacolo che aveva dato vita la sua presenza mista alla luce lunare in quel luogo arcano.
    Non appena ebbe finito di scrollarsi di dosso i pezzetti di ghiaccio che non erano scivolati via,richiuse le ali sopprimendo quei fasci di luce aliena e quasi divina.
    Sei un drago insolito, Nevith. È qualcuno chi ti ha educato a reprimere i tuoi istinti o semplicemente non si sono ancora manifestati?
    Chiese il possente glaciale, ritraendo lentamente la coda a se.
     
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    Nevith fissò le luci che il dragone aveva prodotto grazie ai piccoli pezzi di ghiaccio che erano su di lui, all'inizio non prestò molta attenzzione a quello che gli disse, era troppo preso ad osservare quella meravigliosa luce, ma appena si rese conto di quello che gli aveva chiesto dal suo volto scomparve qualunque tipo di sorriso lasciando spazio alla più completa apatia
    "Queste non sono cose che si possono insegnare, ho dovuto imparare da solo come fare.
    Dal tono di voce del drago d'onice si poteva notare un certo fastidio nel parlare di quell'argomento, anche la sua coda si era immobilizzata all'istante.
    "E per la cronaca non ho detto di preferire la foga della battaglia... non mi dispiace è vero, adoro sentire il sapore del sangue fresco sulle labbra e l'odore della carne dilaniata, ma di solito tendo ad un atteggiamento più... indiretto, se capisci cosa intendo"

    Nevith cercò subito di cambiare argomento, non adorava parlare di se stesso o una qualunque cosa che riguardasse il suo passato, anche la più insulsa, la bocca del drago si aprì ma la sua voce sembrava costretta ad uscire contro la sua volontà, come se avesse perso ogni voglia di parlare
    "Da quel che mi sembra di capire sei in vita da molto tempo quindi dimmi... da quando quest'isola ha deciso di distruggersi dall'interno? Più di una volta ho visto uomini, bestie e perfino draghi uccidersi nel fitto della foresta"
     
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