La vedi quella linea? Perfetto, non oltrepassarla.

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    Nevith si dimostrava un drago sempre più insolito. Quale bestia a scaglie vorrebbe mai placare volontariamente la propria smania di ricchezza. Il giovane inoltre si riveló vivere isolato dal resto del mondo in quel piccola radura che era il suo territorio.
    Il glaciale non volle domandare oltre a qualcuno che di certo avrebbe evitato di formulare repliche. Si limitó a rispondere ridacchiando leggermente quando le note glaciali della sua voce andarono a cantare vagamente della sua età.
    Credimi quando ti dico che non sono poi così vecchio. Considerata la longevità della nostra specie, ho vissuto appena un decino di quanto potrei davvero, ma secondo alcuni quel semplice decimo potrebbe ampliarsi a un quarantacinquesimo. Oppure potrei divenire eterno tentando la trasformazione in dracolich, ma indossare un cadavere non si addice al nostro nobile retaggio.
    In quell'attimo in cui divagó andando fuori dall'effettivo discorso, Sebulkron divenne particolarmente pensieroso non proferendo parola per pochi secondi. La sua mente era stata rapita dal pensiero che se avesse avuto certezze sui suoi genitori, nulla lo avrebbe fermato dal tentare di ascendere ad uno stato divino trasformandosi in un drago asceta.
    Il dragone dei ghiacci scrolló leggermente la testa, facendo cadere piccoli pezzi di brina sull'erba bagnata.
    Tamen, posso dirti che è nella natura di quasi tutti gli esseri viventi cercare di distruggersi a vicenda, anche di noi draghi. Le battaglie fra gli angeli di Bahamut e i diavoli di Tiamat sono oramai divenute leggendarie. Ma non solo gli epici scontri richiamano il pavido cuore di un dragone, le ragioni possono essere innumerevoli, ma io non vivo nelle menti altrui. Per quanto riguardo Kengard,
    le voci cantano di un organizzazione dagli obiettivi ignari. Non chiemermi altro su costoro poiché l'unica certezza che ho è che il loro passaggio lascia un orma di distruzione ancor più grande della mia.

    Il collo della bestia dei ghiacci ruotó nella direzione opposta a Nevith, per poi riportarsi su di lui.
    Rammento peró di un avvertimento. Prima che entrassi in questo bosco incantato mi è stato detto di prestare attenzione ad una certa costruzione piramidale, pare che lì vivesse un potente alchimista. Dai sussurri che girano sul suo conto pareva essere stato un membro della nebbia, questo fiché non è defunto. Un licantropo è stato visto lasciare la
    piramide con la sua testa in mano.
    Non so altro.

    Sebulkron si adagió sul tronco, serrando le potenti zanne che fino a quel momemto avevano emanato note glaciali.
    EDIT: Mi ero dimenticato di fare queste 2 piccole note. Tamen è latino e vuol diren" tuttavia" . Bahamut e Tiamat sono divinità dragoniche
     
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    Nevith ridacchiò sentendo la risposta del drago di ghiaccio, era ben consapevole della longevità della loro specie ma giovane qual era 100 anni potevano rivelarsi una vita, si stupì invece di sentir parlare della possibilità di diventare eterno ascendendo ad uno stato divino, non gli era mai neanche passato per la mente quella possibilità e si chiese cosa avesse di tanto importante da fare in vita per impedire ad essa di terminare, tuttavia si trovava d'accordo, indossare un cadavere non era di certo la più nobile delle azioni.
    Ascoltò in silenzio le gelide parole che uscirono dalla bocca di Sebulkron e non appena arrivò a parlare di quella struttura piramidale la scintilla della curiosità si accese nei violacei occhi di Nevith, rammentava di antiche rovine e strutture nella foresta ma nessuna di esse era piramidale...
    "Un membro della nebbia... ho solo sentito parlare di essa" Nevith si alzò e iniziò ad incamminarsi nel fitto della foresta facendo con la coda cenno a Sebulkron di seguirlo "Credo ci siano già abbastanza disordini senza il loro intervento, eppure continuano ad agire... la loro tenacia è ammirevole non c'è che dire. Inoltre in parte sono riusciti nel loro scopo, sembra che nessuno si fidi di nessuno in quest'isola... me compreso" ridacchiò nel mentre che alludeva alla sua stessa diffidenza
    "Beh... se è vero ciò che dici su quell'alchimista in quella piramide potrebbe esserci ogni genere di manoscritto... studi, appunti e forse persino qualcosa sulla nebbia..." Se era vero che non era avido di grandi tesori luccicanti era anche vero che poteva resistere al pensiero di tutta quella conoscenza che poteva trovarsi in quella piramide, magari non c'era nulla o magari la foresta aveva ripreso il controllo di quella zona occupata dalla struttura distruggendo tutto ciò che interessava a Nevith, ma se c'era anche la più piccola possibilità di trovate qualcosa doveva andare a vedere, o almeno provarci... una cosa era certa però, da solo sarebbe stato tutto più difficile. Nevith si fermò girandosi e guardando negli occhi gelidi Sebulkron, nei suoi occhi ardeva la fiamma della determinazione a trovare quella vecchia struttura
    "Sarebbe più facile trovarla se fossimo in due, perciò ti andrebbe di darmi una mano? Bada bene, non è una possibilità che do a tutti."


    Sapevo entrambe le cose tranquillo XD
     
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    Il maestoso gigante dei ghiacci sbuffó leggermente. Un'aria gelida congeló l'erba davanti a lui, portandando ancor più freddo a quelle verdi terre reduci di una tempesta.
    Le sue zampe anteriori e posteriori sprofondarono nella terrena per il suo grande peso, mentr'egli si rialzava dal tronco dove era adagiato.
    Possibilità... curioso ció che dici, giovane drago. Saresti tu a trarre vantaggio da una unione in questa ricerca. Dato che pare io sia ben più informato di te su quanto è avvenuto.
    Sebulkron per un momento si soffermó sul pensiero di ció che poteva trovarsi all'interno della piramidale costruzione. I sussurri della foresta gli avevano indicato la zona dove stare alla larga, poichè quello e il deserto del vecchio alchimista, ove la sua magia nera ha divorato la vita lasciando solo sabbia bruciante.
    Per quanto potente la bestia del gelo avrebbe incontrato difficoltà ad addentrarsi nel fatisciente monumento per via delle sue smisurate dimensioni, e come metagufo non avrebbe potuto usufruire dei suoi incredibili poteri se ce ne sarebbe stato bisogno.
    Troviamo un accordo. Avrai il mio pieno e puro ausilio per raggiungere la vecchia piramide maledetta e fronteggiarne i possibili pericoli. E dopo, parola di drago, ci spartiremo equamente ogni cosa possa aggradarci. Si tratti di tesori, conoscenza o potere... il tutto sarà diviso secondo le nostre personali esigenze.
    Che questa sia la solenne e infrangibile promessa di un drago a un drago. Sei disposto ad accettare tali condizioni?

    Sebulkron il polare dragone dei ghiacci attese paziamentemente la replica di Nevith alla sua proposta.
    Non sapeva quali fossero le intenzioni del giovane drago o i suoi obiettivi, ma volle comunque proporre un accordo ecquo perché non ci fossero dissapori. Poichè i draghi sono creature nobili e maestoso, non vili che approfittano dell'aiuto altrui senza rendere i giusti ringraziamenti.
     
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    Nevith ascoltò la proposta che il drago gli aveva appena fatto, rimase qualche secondo in silenzio pensando se valeva la pena o se avrebbe sorvolato la foresta da solo cercando la struttura, guardò a terra pensieroso calcolando cosa avrebbe potuto trovare e prendere e cosa invece avrebbe dovuto lasciare al drago dei ghiacci. Nevith alzò lo sguardo serio incrociandolo con quello di Sebulkron, entrambi i draghi sembravano determinati a mantenere la promessa in caso Nevith l'accettasse, ma nonostante questo il drago d'onice temeva che l'avidità dell'altro avrebbe potuto prevalere su di lui.
    "...va bene Sebulkron, accetto... Parola di drago." disse in modo schietto e con tono solenne, era una promessa che non si poteva infrangere, una volta stretta non si torna indietro.
    Ora che l'accordo era stretto bisognava trovare il posto e sperare di riuscire ad entrare senza dover tramutarsi in un fragile umano, in caso ci fosse qualche pericolo li dentro sarebbe stato difficile cavarsela senza che il suo elemento funzionasse, entrava come in uno stato dormiente quando si trasformava costringendolo il più delle volte ad arrangiarsi con ciò che trovava, un pezzo di legno, una pietra o qualche strano oggetto
    "Bene... hai almeno una minima idea di dove si trovi questo posto? Potrebbe essere una radura o comunque uno spazio aperto, sarebbe troppo complicato edificare una piramide nel mezzo della foresta anche con l'ausilio della magia"
    Per quanto Nevith odiasse affidarsi agli altri era inevitabile in una situazione come questa, Nevith non sapeva nulla di quella piramide mentre Sebulkron sembrava saperne molto più di lui.
     
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    Le immense ali di ghiaccio di Sebulkron si spalancarono di colpo, liberando nell'aria frammenti di brina.
    Il dragone caricó il peso del suo possente corpo sulla zampe posteriori nel mentre che ruotava il suo corpo in direzioni di una radura sufficientemente ampia.
    Pochi passi che lasciarono l'orma ghiacciata della bestia a scaglie glaciali furono sufficiente a dare la spinta per alzarsi di qualche centimetro da terra. Il poderoso battito d'ali di Sebulkron, che sembrava capace di spazzare via la vegetazione circostante se solamente fosse stato più potente, lo fece ergere di qualche metro da terra. Colpi d'ala ripetuti con una sincronia perfetta inalzarono il dragone sino ai cieli e piegarono gli alberi più esili.
    Il polare indirizzó la sua spaventosa e ruggente voce glaciale verso Nevith.
    Come ho già ribadito sono stato avvertito sul dove stare lontano. Una radura all'estremo est della foresta, la riconosceremo poiché dove ella si trova la vita non prende forma.
    Il dragone del ghiaccio indirizzó il suo muso verso la direzione che gli era stata sconsigliata. Elevandosi sino alle nuvole con la potenza della sue maestose ali, egli si gettó verso est con la potenza di una cometa ricoperta di scottanti lingue di fuoco. Al suo passaggio, Sebulkron lasciava una scia di brina glaciale che rifletteva i fasci di luce degli alberi incantati, i quali raggiavano di arcana luminosità.
     
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    Nevith caricò il suo peso sulle zampe posteriori abbastanza per potergli permettere di spiccare il volo, il battito simmetrico delle sue ali fece piegare le cime degli alberi nel mentre che lui si librava in aria seguendo la direzione del drago ghiacciato. Gli stava poco più dietro guardando a terra in cerca di questa landa disabitata. Nel mentre che volavano Nevith si chiese cosa avesse mai fatto di tanto oscuro e potente da riuscire a bloccare anche la foresta di Ahsnaeris , impresa dove perfino l'acqua del mare aveva fallito... doveva essere un alchimista molto potente in vita, per fortuna ci aveva pensato il licantropo che aveva nominato Sebulkron. Sotto di loro la foresta si estendeva per chilometri ininterrottamente, giganteschi alberi di mille colori diversi, iniziò a sentirsi un leggero odore di cedro provenire dalla superficie cosa che attirò l'attenzione del drago d'onice, riconobbe subito il motivo dell'odore di cedro, stavano sorvolando un piccolo boschetto di Lirisii, degli alberi mastodontici simili a crature dalla folta chioma rossastra, di certo era uno degli alberi più particolare e belli a Ahsnaeris ed uno dei preferiti di Nevith, fu proprio in un albero caduto di quella specie che due anni addietro creò la sua prima tana di fortuna nascosta dalla folta chioma dell'albero che sembrava non volersi arrendere al fatto di essere ormai sradicato e prossimo alla sua fine.
    "Cos'ha fatto questo alchimista per meritare la morte e per avere questa reputazione? Oltre far parte della nebbia intendo" chiese accelerando un minimo ed accostandosi a Sebulkron.
     
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    Senza mai staccare il proprio sguardo dalla meta, il polare spalancó le potenti fauci, facendo fuoriuscire le note glaciali.
    Questa non è una domanda da porre a me, sarebbe più opportuno farla a chi ha deciso di prenderne la testa. Ma dubito che lo incontreremo, magari qualcuno sulla via potrà illuminarci sull'accaduto.
    Il dragonico occhio di Sebulkron si concentró oltre la distesa rossastra che stavano sorvolando.
    Al mondo poche creature potevano vantare di avere una vista potente come quella di un drago, forse le creature più prodigiose mai concepite da madre natura.

    Mentre il maestoso volo dei draghi proseguiva, la vista del portatore di gelo addocchió qualcosa di vagamente simile ad una punta piramidale.
    Ancora, il dragone dei ghiacciai più freddi si rivolse a Nevith, facendo cantare le note glaciali che ne accompagnavano la profonda voce.
    Presto potrai soddisfare le tue curiosità. Il luogo ove la vita non prende forma è vicino.
    Gli splendidi e innumerevoli alberi che formavano l'incantata foresta di Ahsnaeris si interruppero di colpo.
    In quel luogo lugubre e sinistro solo pochi arbusti rinsecchiti erano riusciti coraggiosamente ad avvicinarsi solanto alla casa del defunto alchimista. Un'ampia distesa di sabbia che precedeva la fatiscente costruzione piramidale che i due erano venuti a cercare era tutto ciò che vi si poteva trovare.
    Nemmeno gli scorpioni o altri animali abituati al clima diurno del deserto osavano sostare in quel luogo maledetto dagli dei.
    L'empia presenza dell'alchimista ancora sostava, poiché madre natura si era rifiutata di far crescere uno solo dei suoi figli in quel grottesco luogo.
    L'immensa piramide che sembrava capace di tagliare il cielo a metà e oscurare la luna con la sua sola presemza, dall'esterno non sembrava molto malconcia, se non fosse stato per qualche crepa nelle sue pareti simmetriche.
    L'ingresso era semi-crollato, ed alcune piccole macerie ostruivano il ciclobico passaggio.

    Il glaciale atteró con grande maestria, sentendo le sue zampe sprofondare nella fredda sabbia notturna, che andava a mescolarsi alla brina onnipresente sul suo corpo a scaglie.
    I suoi passi sembravano capaci di far tremare la terra per il terrore, mentr'egli si avvicinava sempre più all'entrata della piramide maledetta.
    Come l'alchimista fosse riuscito a portare una tale desolazione su quella terra era un arcano irrisolvibile, che egli si era portato per sempre nella tomba quando il tristo mietitore venne a reclamare la sua anima nera.
     
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    Alzando un po di sabbia per la corrente generata dalle sue ali Nevith atterrò posando le zampe sulla gelida sabbia che presto le ricoprì, davanti a lui si ergeva quello che era rimasto della struttura ormai in disuso ed abbandonata, sembrava talmente alta da poter toccare il cielo e bucarlo con lòa sua punta se solo lo volesse. Nonostante lo stato d'abbandono era resistita bene al tempo trascorso dalla morte dell'alchimista, la struttura sembrava intatta tranne per qualche piccola crepa sparsa e poche macerie vicino quella che Nevith riconobbe come l'entrata. L'aria intorno ad essa era pesante e singolare, decisamente diversa da quella all'interno della foresta. La distesa di sabbia si inoltrava per qualche centinaio di metri intorno alla struttura creando così una gigantesca conca desertica.

    Nevith osservò la mastodontica entrata talmente alta da far passare i due draghi senza alcun problema, avanzarono spostando quelle poche macerie che ostruivano il passaggio con le possenti zampe. All'interno gli sembrava di vedere un tappeto rosso rovinato dal tempo e dalla cura assente. Era abituato a vedere chiaramente al buio quindi non avere una fonte di luce non sarebbe stato un grosso problema per lui... ma per il suo compagno? Non poteva certo sapere se era in grado di vedere in assenza di luce o se avrebbero dovuto trovare un modo per far entrare nella piramide una fonte di luce.
    "Come te la cavi al buio Sebulkron?" chiese allora Nevith pensando ad una soluzione alternativa in caso ce ne fosse stato bisogno. Avrebbe potuto prendere un ramo e accenderlo con il suo fuoco color viola per poi tramutarsi in umano e usarlo a mo di fiaccola ma il drago glaciale avrebbe potuto schiacciarlo per errore o avrebbe potuto far crollare addosso di lui delle macerie urtandole con la coda o le spalle, in fondo non aveva idea di quanto fosse alto il tetto e larga la struttura.
     
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    Il dragone dei ghiacci allungo il maestoso collo verso l'entrata della piramide. Il polare inaló leggermente l'aria della casa, ritraendo di poco il collo, disgustato dal lezzoso odore di muffa onnipresente nell'abitazione.
    Facendosi forza con la sua volontà ferrea da dragone allungó il muso sin dentro la piramidale costruzione. Al suo interno vi erano candelabri logori che avevano consumato la loro ultima candela da tempo, e la vecchia cera solodificatasi ora li avvolgeva come la presa mortale di un cobra.
    Sebulkron non temeva il buio che imperversava nella vecchia casa maledetta dell'alchimista, poiché la vista di un drago poteva permettere alle maestose bestie dei cieli di vedere al buio come fossero stati felini, sebbene con un raggio ampiamente ridotto.
    In pochi secondi la vista di Sebulkron si adattò alla perenne oscurità, riuscendo quasi a squarciarla con il bagliore del suo sguardo.
    La bestia dalle scaglie ghiacciate fisó per un momento ciò che aveva davanti.
    Non è del buio che dovremmo preoccuparci.
    Da dove si trovava poteva scrutare una lama d'acciaio in lontanza risplendere nell'oscurità. Apparentemente sembrava conficcata nelle usurate pareti di legno, ma era probabile che non fosse l'unico pericolo della piramide dannata dagli dei.
    Abbasando lo sguardo il polare notó qualcosa di ancor più insolito.
    Affinando la vista, si accorse che un mastodontico vuoto senza fine bloccava la strada subito dopo l'entrata.
    Sulla schiena del drago centenario cominciarono a formarsi decine di aghi ghiacciati. Con un colpo secco abbasò la testa e indirizzo la letali e pungenti lame gelate verso quel vuoto, ponderando attentamente la potenza del suo movimento perché cadessero come corpi spinti nel vuoto e non si conficcassero nella pareti.
    A qualche secondo dall'azione del dragone si udì nell'aria rimasta silente sino a quel momento, un vago rumore di ghiaccio schiantato al suolo.
    Non sembra molto profondo...
    I primi pericoli si erano rivelati ai due draghi, non rimaneva altro che scegliere cosa li aggradasse di più. Se cercare di superare l'abisso, o affrontarlo buttandocisi dentro.
     
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    Nevith seguì a ruota il suo compagno all'interno della struttura lieto che l'oscurità non rappresentasse un problema per il compagno. L'aria era stantia e maleodorante a causa della muffa che cresceva rigogliosa tra le vecchie assi della piramide. Il drago nero ci mise solo qualche istante prima di abituarsi alla più completa oscurità, d'altronde anni a dover imparare a nascondersi nei posti più impensabili avevano allenato gli occhi. Osservò la stanza cercando di capire quale fosse il problema a cui alludeva Sebulkron e notò questo oscuro abisso e la lama conficcata in lontananza, dovevano scegliere da che parte andare e così si mise a valutare tutte le possibili situazioni: se avessero superato l'abisso avrebbero dovuto sperare che la lama non fosse il rimasuglio di qualche trappola, in quel caso sarebbe potuta scattare mentre si trovavano in uno spazio ristretto impedendogli così la fuga condannandoli a morte quasi certa. Invece provando a calarsi nell'abisso in caso avessero trovato qualcosa con un po di riflessi e di fortuna sarebbero potuti volare fino a tornare in quella stanza... entrambe le scelte erano rischiose ma quella più fattibile a Nevith parve calarsi nell'abisso. Gli espose così le sue opinioni a riguardo continuando a guardarsi intorno in cerca di una via alternativa ma non gli sembrò di trovarne alcuna.
    "Non mi sembra ci siano alternative... provare a superarlo sarebbe sicuramente più rischioso che provare ad entrarci dentro. Inoltre lo hai detto tu stesso, non sembra molto profondo disse portando lo sguardo pensieroso su quello del drago dei ghiacci "Che ne dici, proviamo a scendere?"
     
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    Il polare non si mosse minimamente, con voce glaciale replicò.
    Per me non vi sono differenze, nessuna della due può fermarmi.
    Gocce di brina cominciarono a vorticare attorno al dragone, che emanò un gelo pungente.
    In pochi secondi avvenì la strabiliante mutazione. Il corpo di Sebulkron venne avvolto da un manto di nebbia glaciale, mentre la sua grande ombra cominciava lentamente a svanire venendo sostituita da una più piccola.
    La grande bestia dei ghiacci, si ritrovò trasformato ancora nel minuto gufo dalle splendide piume d'avorio e lo sguardo glaciale.
    Sebulkron era una creatura di grande potenza, ma avvolte è bene sostituire la forza con qualcosa di più conveniente. Nella sua forma di metagufo sebbene non avrebbe potuto ricorrere ai suoi distruttivi poteri elementali, tanto grandi da spezzare la vita e fare il modo di arrestarla per sempre, ma l'esiguo corpo da rapace sarebbe stato più utile. Nella sua vera forma le innumerevoli limitazioni dei suoi movimenti non avrebbero fatto altro che suscitarne la collera. Non è consigliabile alimentare le furenti fiamme dell'ira di un drago, anche di uno dei ghiacci.

    Con pochi battiti d'ali si portò sopra il diroccato pavimento, e cominciò la sua discesa verso i sotterranei della piramide.
    L'oscurità sembrava volerlo avvolgere in un empia gabbia di tenebre, lasciandolo spaesato e privo di guida. Nell'abisso in cui si stava calando, non vi era alcuna forma di luce, se non quella del suo stesso sguardo avvolto dalla brina glaciale.
     
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    Nevith accennò un sorriso compiaciuto dalla determinazione del compagno, aspettò qualche secondo la discesa del gufo e decise di buttarsi nell'abisso. Un attimo prima di toccare terra il drago d'onice si tramutò in un essere umano. In un attimo un ragazzino di 17 anni dai capelli color rame atterrò senza problemi sul freddo pavimento sostituendo l'enorme drago che era prima. Il ragazzo si alzò scrocchiandosi la spalla e guardandosi in giro. Non adorava quella forma poiché reputava gli esseri umani come il risultato di un'evoluzione finita male ma aveva imparato a conviverci, sarebbe sicuramente stato più facile attraversare la piramide con quelle dimensioni piuttosto alle sue dimensioni reali.
    Mentre Nevith era in quella forma il suo elemento era come addormentato ed aveva assolutamente bisogno di qualcosa che potesse usare per difendersi, fortunatamente trovò un piccolo bastone di legno appuntito, sarà stato lungo circa 45cm ma era sicuramente meglio che andare in giro senza un qualcosa per difendersi in quella oscurità che pareva infinita.

    Gli occhi di Nevith che avevano mantenuto il loro colore viola scrutarono i dintorni alla ricerca del compagno tramutatosi in gufo, non aveva più la vista buona come quella di un drago ma era comunque abbastanza per poter vedere in quell'oscurità
    "Bene... da che parte andiamo? chiese con una voce notevolmente meno potente.
     
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    Lo sguardo glaciale del metagufo si diresse verso il giovane drago. Il suo minuto becco si spalancò rilasciando un lieve spiffero gelato, ma che accompagnava l'impetuosa voce glaciale di Sebulkron.
    Avanziamo finché non troviamo qualcosa di nostro interesse e distruggiamo qualsiasi cosa ci ostacoli
    Il metagufo sbatteva freneticamente le sue minute ali rapaci dalle penne d'avorio, mantenendo un andatura lenta in modo da permettere al giovane dragon tramutatosi in ragazzo di seguirlo.

    Nonostante l'implacabile fiume del tempo non avesse compiuto un lungo tragitto da quando l'alchimista era deceduto permanentemente, le ragnatele era più spesse di quanto sarebbero dovute essere.
    Persino i fatali artigli del metagufo avrebbero impegnato del tempo a reciderle.

    Più si avanzava e più il sotterraneo della piramide si faceva intricato, andando a trasformarsi quasi in un labirinto.
    C'erano alcuni alcuni corridoi che svoltavano in circa altri tre, rendendo il tragitto incredibilmente snervante.
    Inoltre la sensazione di essere perennemente osservato s'impadronì di Sebulkron, costringendo a girare il suo collo rapace ogni pochi secondi.
     
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    Nevith seguiva a passo deciso ma comunque cauto il metagufo, più andavano avanti più gli pareva di sprofondare negli abissi più profondi della terra.
    Il loro cammino era snervante, spesso una porta di divideva in tre costringendoli a provare ad entrare in tutte e tre le porte prima di capire quale fosse quella esatta.inoltre più avanzavano più la strada veniva costellata da polvere, muffa e ragnatele, troppe ragnatele.
    Il ragazzo notò la singolare abitudine di Sebulkron a guardarsi indietro a intervalli irregolari, al contrario invece lui era troppo concentrato a pensare ai possibili risultati che aveva ottenuto l'alchimista ed i vari esperimenti che avrebbe potuto mettere in atto se non fosse stato ucciso. Rabbrividì al pensiero di cosa sarebbe potuto succedere alla foresta e alla sua nuova casa, si sarebbe ridotta come l'area circostante alla piramide? O si sarebbe trasformata in un luogo maledetto da ogni dio esistente capace di uccidere ogni intrepida creatura che vi ci avesse messo piede? Decise di accantonare quei pensieri e di concentrarsi a spostare le ragnatele dal suo cammino.
    "Tiro ad indovinare, questo posto è pieno di ragni assassini pronti a mangiare le nostre budella." disse Nevith al metagufo scherzando cercando di lasciare la frustrazione da parte.
     
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    Sebulkron fu incurante dell'ironico commento di Nevith. Egli era il gelo assoluto, e raramente sulla sua superficie si creava una spaccatura che somigliasse ad un riso come replica ad una battuta.

    La scia di brina che il glaciale portava con se continuava incessante ad avanzare nel labirinto.
    Per tempo immemore il metagufo del gelo aveva varcato nella torreggiante costruzione piramidale le spesse porte di pietra, trovando nient'altro che mille altri corridoi, torce esaurite e fiale vacanti.
    Il labirinto ad un certo punto si spaccò in due strade, come aveva fatto anche precedentemente. Ma qualcosa catturó particolarmente l'attenzione della bestia a scaglia ghiacciate.
    Nel corridoio di destra intravise una figura vagamente simile a un quadrupede.
    Sbattendo con ancor più foga le ali egli si portò nel corridoio di sinistra. I suoi brillantini occhi ghiacciati distinsero un cumulo di insolite ossa di dimensioni quasi ciclobiche. Il cranio aveva una forma insolito, e possedeva ben più di due fori per gli occhi, mentre le zampe erano come piccozze affilate per scalare le pareti più insormontabili.
    Una buona parte delle ossa era ammucchiata nello stesso punto, mentre altre si ritrovavano sparse per tutto il pavimento.
    Nonostante il buio, il metagufo notó che erano quasi completamente scure, come se fossero state carbonizzate.
    Concordo con ciò che dici
    Disse con voce glaciale il metagufo, annuendo al commento che Nevith aveva fatto prima.

    Nell'accorgersi che vicino a quel cadavere vi erano anche molti mattoni in frantumi e alcune crepe sul pavimento, Sebulkron intuì che quei pezzi di granito erano in quelle condizioni perché schiantati al suolo. Alzò verso il tetto del sotterraneo, venendo colto di sorpresa.
    Sopra di lui si estendeva un infinito cielo di ragnatele, tessuto su travi crollate e mattoni in frantumi. Aracnidi grandi quanto il metagufo stesso erano le disgustose stelle che brillavano in quel rivoltante cosmo di bava ragnesca. I ragni ondeggiavano senza sosta sulla sua testa rapace, tessendo ragnatele con cui rafforzare l'immensa tela.
    Uno di quegli aracnidi prese Sebulkron alle spalle, nel tentativo di imprigionarlo. Lesto il metagufo cominciò a sbattere freneticamente le ali, liberandosi della sua presenza. I suoi artigli rapaci vennero sguainati come una letale spada, e si conficcarono nell'esile corpo dell'aracnide. Il piccolo ragno lancio un raccapricciante grido d'agonia, che però venne udito dalle orecchie dei suoi fratelli e sorelle. Prima decide, e poi centinaia, bramavano la dolce che era giunta nella loro tana.
     
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