Loki, l'astuzia che porta al cambiamento

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    Loki è senza dubbio il membro più variabile, lunatico, versatile e dinamico del Pantheon nordico.
    Come perfetta rappresentazione di una dualità caratteriale, in netto contrasto tra il capriccioso e il pericoloso, con una vasta gamma di comportamenti tra il giocoso e il malefico. La sua astuzia è una lama a doppio taglio, che permise agli dei di vincere molte battaglie e di raggiungere obbiettivi altrimenti inarrivabili, assumendo l’aspetto di una figura tanto necessaria quanto subdola. Tale concetto si esprimerà al massimo della sua interezza quando sarà proprio lui una delle cause scatenanti della battaglia ultima, la fine del mondo, il Ragnarok.
    Come tutte le divinità maggiori, Loki è conosciuto con tanti nomi quanti sono i molteplici aspetti del personaggio, alcuni benigni altri malevoli; in quanto capace di mutare forma a piacimento, Loki è sempre stato considerato il più insidioso tra tutte le figure presenti nella mitologia norrena.

    Loki era Figlio del gigante Farbauti e della Dea Laufey; i giganti spesso figuravano come i principali nemici degli dei, eppure, a causa della sua fratellanza di sangue con Odino, nata dopo un patto di sangue avvenuto fra i due, tale aspetto è stato ampiamente trascurato e Loki ha preso il suo posto tra gli altri dèi nel Pantheon norreno.
    Il suo posto era di solito ai margini della gerarchia, solo in parte a causa delle sue qualità "trickster" (ciò che lo rende un’ambivalenza fatta persona).
    Molti trucchetti e scherzi che giocò agli altri dei e dee fecero infuriare Padre-Tutto Odino, il supremo dei supremi, cazzaro dei cazzari, e tra di essi è certamente degno di nota quello in cui rasò i capelli d’ oro di Sif, moglie di Thor, scatenando un bordello. Tra le bestemmie di lei e l’ira del marito, Loki dovette scappare dal furente martello di Thor per tutto il mondo degli Asir finché un fulmine non gli frisse i pantaloni.
    Ma che, riuscì a sfuggire anche quella volta, e ottenne anche una parrucca di puro oro!

    Loki era, a differenza di molti altri dei, estremamente vario nelle sue capacità. Non solo poteva cambiare forma, ma poteva anche cambiare genere, fino al punto di partorire.
    Ha dimostrato un livello di astuzia che nessun altro dio poteva equiparare e le sue molteplici capacità non facevano che renderli sospettosi sulla sua figura. Il suo carattere è stato alleviato in parte dalla presenza degli dèi (che rappresentavano l’ordine e la civiltà contro il caos dei giganti), ma la verità della sua natura distruttiva non poteva essere negata per sempre.

    Ci sono molti miti che comunque lo evidenziano in una luce positiva. Si racconta che si occupò di un uomo che diceva di poter ricostruire abilmente le mura distrutte che circondavano Asgard, la dimora degli dei. L’uomo giurò di riuscire a costruirle in modo che niente e nessuno potesse più infrangerle, ma in cambio chiedeva la mano di Freyja, la più bella e sensuale delle dee. Quando gli altri dèi sclerarono contro di lui, Loki si dimostrò benevolo e acconsentì.
    Pose solo una condizione, finire il muro senza aiuto e in un brevissimo lasso di tempo. Il costruttore, dopo aver chiesto solo l’aiuto del proprio stallone, fu d’accordo.
    In soli pochi giorni fu evidente che l’uomo non era quello che sembrava, e nemmeno il cavallo. Entrambi erano troppo forti per degli esseri umani-equini, e gli dei cominciarono a temere che Frejya sarebbe stata tenuta prigioniera da quello che in realtà era un gigante mascherato (non è ben chiaro come ciò fosse stato possibile… ma il mito originale spiega più plausibilmente che il segreto stava nella sola forza del possente cavallo).
    Loki salva la vicenda trasformandosi in una giumenta, seducendo lo stallone del costruttore, Così che il gigante fosse costretto a lasciare il muro incompiuto. Freyja era quindi al sicuro e Loki fu lodato, e dalla sua relazione con lo stallone nacque Sleipnir, il cavallo che poteva correre più veloce dei venti. Egli consegna Sleipnir ad Odino, e tutto si risolve nel migliore dei modi fra gli dèi, con il Padre-Tutto che ha ottenuto la sua cavalcatura figa e gli dei felici e contenti.

    Eppure il suo lato vile e maligno è altrettanto famoso. Loki non ha la forza o il coraggio di Thor, Tyr, Odin, o uno qualsiasi degli altri dèi, e in questo va contro una delle virtù più importanti delle divinità nordiche e della tradizione norvegese. Ci sono molti miti in cui viene catturato, torturato e costretto a tradire i suoi compagni e dei, cosa che non esiterà a fare per salvare la pellaccia ogni volta.
    Tutto di solito finisce bene in un modo o nell’altro, anche se questo molto spesso avviene per mano di un altro dio o dea e lui se la cava senza gravi conseguenze.

    Loki è delineato molto bene nel poema chiamato Lokasenna, che fa parte dell' Edda poetica.
    Nel racconto, gli dei organizzano un festino e Loki viene scacciato per i suoi modi fastidiosi. Rientrato in un secondo momento nelle sale del banchetto, si scontra in un acceso scambio di insulti con tutti gli dei presenti, ai quali vengono rinfacciati i propri vizi in maniera alquanto molesta, finché Thor non lo butta fuori a martellate sul groppone.

    Il mito che forse più è conosciuto di Loki risulta essere quello della sua tortura incessante, nel momento in cui viene accusato dagli Æsir per la morte di Baldr(Baldur), il più bello degli dei.
    Dopo aver capito che ad attuare un mortale inganno ai danni di Baldr era stato proprio lui, gli Asir lo conducono in una grotta del Niflheimr, il regno del ghiaccio, dove trasformano suo figlio Váli in un lupo e spingono quest’ultimo a divorare il fratello Narvi. Con le budella del giovane, rese metallo, incatenano dunque Loki a tre pietre appuntite. Un serpente sospeso al di sopra della sua testa cola veleno sopra il suo volto, e la sostanza lo corroderebbe ustionandolo se Sigyn, sua sacrosanta moglie, non raccogliesse costantemente le gocce in un bacile. Ma ogni volta che il recipiente si riempe e Sigyn si allontana per svuotarlo, il liquido di fuoco del veleno colpisce comunque Loki che comincia ad urlare e a dimenarsi, e i suoi violenti sussulti causano i primi terremoti.
    Da notare come poi, alla fine di tutto, nella battaglia delle battaglie, nel pandemonio dei pandemoni, Loki tradirà comunque anche sua moglie (il cui nome significa “Fedele”) con la quale aveva avuto il suo unico rapporto d’amore sincero. Era stato infatti da lei che erano nati i figli Váli e Narvi, figli benevoli che niente avevano a che fare con il suo lato caotico.
    L'uccisione di Baldr era avvenuta in maniera molto insolita, non è neanche del tutto chiaro il motivo del perché Loki lo volesse morto.

    La vicenda iniziò con alcuni sogni premonitori di morte, in cui Baldr vide preannunciata la propria morte e che confidò a Odino e Frigg, suo padre e sua madre.
    Nel tentativo di scongiurare il destino incombente del figlio, Frigg radunò a sé tutto quel che esiste al mondo, piante, animali, pietre, elementi ed esseri viventi, imponendo un giuramento universale: mai nulla
    avrebbe dovuto recare del male a Baldr. In questo modo il dio praticamente divenne invulnerabile a qualsiasi tentativo di ferirlo, e da allora gli dei cominciarono un gioco non esattamente simpatico. Ogni giorno, dopo pranzo, formavano un cerchio intorno a Baldr e cominciavano a lanciargli oggetti a caso, armi,
    pietre, veleni e qualunque altra cosa venisse loro in mente, perché nulla poteva più nuocergli.
    Tramutatosi in donna mortale Loki chiamò a sé Frigg e riuscì, dopo averla fatta ubriacare con dell'idromele, a carpirle il punto debole del figlio. V'era solo una creatura a cui Frigg non aveva imposto il giuramento, ovvero una piantina di vischio debole ed innocente sorta accanto alle radici di una possente quercia.
    Ovviamente la piantina non poteva recare alcun male a Baldr, ma Loki decisamente si. Raccolse il vischio, ne fece una freccia e si recò quindi da Hǫðr, fratello di Baldr che, essendo cieco, non poteva partecipare al malsano divertimento degli dei i quali riempivano il povero dio della benevolenza di sassate di vario genere (si dice che Thor si divertisse a lanciargli contro il suo martello, che tornava indietro senza causargli alcun danno).
    Loki disse ad Odr di volerlo aiutare, perché potesse anch'egli divertirsi come tutti, e far così piacere a suo fratello. Gli consegnò quindi la freccia e lo guidò nel lancio, e Baldr cadde a terra trafitto sotto lo sguardo sconvolto e attonito delle divinità, che subito si voltarono confuse verso Loki.
    Al funerale di Baldr parteciparono creature di ogni specie, tra cui anche dei giganti malvagi, a testimonianza di quanto il dio fosse amato.
    Hermóðr, altro figlio di Odino, appena conclusosi il funerale cavalcò verso il regno dei morti nella speranza di farsi restituire Baldr.
    Hel acconsentì, ma pose una condizione affinché ciò avvenisse: tutti gli esseri della
    terra, vivi o morti, avrebbero dovuto versare lacrime così da dimostrare il dolore universale per la morte del dio della benevolenza.
    Gli Asi inviarono dunque messaggeri in ogni dove, ottenendo che tutto, uomini, creature fatate e animali, pietre e alberi, piangessero per Baldr. Questo finché in una caverna trovarono la gigantessa Þǫkk, che si rifiuta di prendere parte al cordoglio cosmico , condannando per sempre il dio alla morte.
    Anche se nessuno poté mai accertarsene, sembra che Þǫkk fosse nient'altri che Loki sotto mentite spoglie.

    Loki è in ultima analisi conosciuto come il portatore della fine. Tre dei suoi figli appaiono in gran parte del grande scontro finale ultimo e definitivo. Sua figlia Hel, valorosa guerriera, governa il regno dei non-morti e lo assiste fino alla fine; suo figlio Jormungand è il serpente che circonda il mondo, destinato ad affrontare il suo nemico mortale, Thor, eroe del popolo. Entrambi moriranno atrocemente; l’ altro figlio di Loki, il lupo Fenrir, potrà finalmente liberarsi dalle sue catene e provocare devastazione nel mondo. Egli ucciderà Odino, e verrà poi sconfitto da Vidar.

    Il racconto della fine rappresenta il macrocosmo del duplice scopo di Loki come creatore e distruttore. Anche i suoi genitori, un gigante e una dea, rappresentano il fulmine (che indica il lato caotico) e un ramo di pino (che indica il lato benigno) in un perfetto equilibrio.
    La sua astuzia e la sua capacità di aprire nuove possibilità agli dei porteranno doni e fama, ma tali attributi, assieme alla sua natura maligna, porteranno anche alla fine del mondo durante il quale lui stesso morirà.
    Nonostante ciò, è risultata necessaria la presenza di qualcuno che incarnasse la doppia funzione essenziale che appunto Loki rappresenta: creazione e distruzione, senza il quale niente sarebbe cambiato, e sarà proprio a causa dello stesso Loki che tutto volgerà al termine.

    Edited by Tirannosaurorex - 28/3/2021, 10:08
     
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