Maledetti incontri

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    Splendore celeste

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    Prima non aveva potuto notarlo: aveva teso l'orecchio ma non c'era stato alcun suono; aveva scrutato i tre corridoi oscuri ma non c'era stato verso di intravedere nulla; aveva cercato di percepire qualcosa... qualsiasi cosa, ma gli scheletri non erano vivi. Non facevano rumore, non respiravano e non si muovevano: i tre corridoi le erano sembrati assolutamente intercambiabili e inerti. Solo quando la sua fialetta si illuminò, capì di aver fatto l'unica cosa che non avrebbe mai dovuto fare: dare loro un bersaglio.
    Una freccia partì improvvisamente dal tunnel più a sinistra e rimbalzò contro il muro dietro di lei, pericolosamente vicino alla sua persona.
    < Per la luna nera! > esclamò, una volta realizzato cosa fosse successo.
    Cercò di richiudere la boccetta, sperando che gli attacchi si affievolissero una volta interrotta la fonte di luce, ma una seconda freccia le sfiorò l'orecchio. Il rumore sibilante, amplificato dal ricordo non troppo piacevole di aver già sperimentato cosa significasse essere trapassata da una di quelle cose, le fece prendere un colpo e perdere la presa dalla fiala. Quella cadde a terra, si incrinò senza rompersi e rotolò in avanti seminando una striscia di liquido che prese ben presto a brillare.
    Voleva spegnere la luce e ora ne aveva il triplo di prima? Esattamente secondo i piani, insomma ^^"
    La luce extra le permise di vedere cosa custodisse il tunnel più a destra e, per quanto non la sorprese più di tanto vedere la luce riflettersi sulle squame frontali di qualche cranio minaccioso, non ne fu nemmeno troppo rassicurata: forse non erano armati di un pericoloso arco come quelli dell'altro lato, ma le spade, mazze, asce e scudi che reggevano nelle loro mani scheletriche, non avevano nulla da invidiare alle frecce che stavano attentando alla sua vita. Se non forse qualche chilo di ruggine in eccesso.
    Si accucciò e un'altra freccia volò sopra la sua testa. Ok, non poteva rimanere ferma in quel punto: se era ancora viva, lo doveva solo all'imprecisione di quegli archi mezzi scassati. Questo non significava, però che doveva continuare ad aspettare che il tetano piovesse su di lei...
    Si portò nella parte destra della stanza, così da togliersi dalla linea di tiro degli arcieri. Gli scheletri guerrieri cominciarono ad emergere lentamente dall'altro tunnel e Jill balzò indietro, estraendo il suo pugnale. Era uno scherzo, giusto? Alzò la lama per deviare uno spadone arrugginito. Aveva appena cominciato, come era possibile che avesse già a che fare con tutti questi scheletri? Con una piroetta si portò alle spalle del non-morto e gli fece saltare via la testa. Non è che aveva preso per sbaglio il tunnel destinato a qualcun'altro? Si accucciò alle spalle di un altro scheletro e balzò in alto per colpirlo al mento con un montante. Perché tutti quei nemici erano capitati proprio a lei che non amava per nulla combattere?
    < Questo non sarebbe mai successo se fossi venuta qui da sola... > borbottò a denti stretti, tra un colpo e l'altro.
    Schivò un affondo di spada saltando di lato e lanciò una rapida occhiata al terzo tunnel. Non era uscito ancora niente e nessuno da lì e Jill non sapeva se esserne lieta o preoccupata. Non ebbe il tempo di domandarselo: un flash illuminò la stanza e tutti gli scheletri attorno a quel lampo di luce si sgretolarono sul posto. Uno di loro doveva aver calpestato la fiala a terra, pensò Jill mentre colpiva con forza la tempia di nemico. Questo le dava quantomeno un istante di pace per poter riflettere. Che fare? Stava impiegando troppo tempo a rimuginare in quella stanza: per ogni scheletro che riusciva ad abbattere, ne entravano almeno altri due. Non poteva rimanere lì per sempre. Non le rimaneva che una possibilità di fuga...
    Tirò un calcio alle coste del non-morto davanti a lei e quello volò indietro a gambe all'aria, sbilanciato dal pesante elmo che indossava. Smarcata da ogni nemico, Jill si fiondò verso il terzo corridoio, quello centrale e quello più vuoto. Probabilmente anche l'unico che non avrebbe mai dovuto scegliere.
    Si voltò un istante per vedere quanta distanza era riuscita a mettere tra lei e i nemici e... si fermò di colpo. Inclinò la testa di lato, alquanto perplessa. Perché gli scheletri non la stavano seguendo? Perché avevano continuato a puntare verso il cristallo azzurro incastonato nel muro? Era come se non fosse con lei che ce l'avessero, ma... con l'unica fonte di luce rimasta nella stanza. Erano attratti da essa? Oh, questo spiegava perché non avessero reagito alla sua presenza finché non aveva tirato fuori la fialetta.
    Ok, forse non le era capitata una prova in cui doveva farsi largo tra i cadaveri dei suoi nemici, come inizialmente pensato. Forse quello che doveva dimostrare era la sua intelligenza: provare a... allo shiura, alla sua Signora o chiunque avesse ideato quel posto, che lei avrebbe trovato un modo per proseguire senza intromettersi tra i non-morti e le fonti di luce. Questo significava che l'unica via rimaneva comunque il corridoio di mezzo. E che avrebbe dovuto seguirlo brancolando nella più completa oscurità.
    Jill sospirò, non le piaceva per nulla quell'idea. Aggirarsi alla cieca era esattamente quel genere di cose che aiutava la gente a finire con il piede in qualche trappola. Non che avesse molta scelta... lanciò un'ultima occhiata verso gli scheletri: i primi arcieri erano emersi dal tunnel di sinistra e avevano preso a bersagliare i loro compagni più vicini alla luce. No, decisamente non c'era molto altro che poteva fare in quella stanza.
    Accennò un passo nel corridoio e non successe nulla. Incoraggiata da tale risultato, tentò di farne un altro, poi un'altro ancora, finché accadde l'inevitabile: la mattonella su cui appoggiò il piede si abbassò, fino a fare uno scatto.
    < Oh, corbezzoli... >
    Quella non era né una prova che voleva testare la sua forza, né un modo per testare la sua capacità di ragionamento. Quella era una dannata prova di fortuna. Punto e basta!
     
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    Incubo infernale

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    Il fulmine soffiato da Zell si diresse contro le sei sorelle Melusine che iniziarono a scappare e a disperdersi in modo da schivare il fulmine e a circondare il draghelfo bipede. Tuttavia, la Melusina 4 (qui vengono usati i numeri per distinguere le varie melusine perchè non ho voglia di usare le lettere dell'alfabeto greco come ha fatto Tira in precedenza) che era quella più vicina a Zell venne comunque colpita e folgorata dalla saetta bianca scoccata dalle fauci del draghelfo positivo. Il verso di agonia che anticipò la morte della Melusina acquatica era simile agli strilli delle melusine della stanza in cui si trovavano prima.
    La Melusina 1 provò ad avvicinarsi alla creatura elettrica e le schizzò addosso un getto d'acqua (simile a quello del Super Liquidator degli anni 90, per intenderci) mirando alle sue ali verdi; il contatto improvviso dell'acqua sulle sue ali verdi fece sfrigolare il liquido come se avesse colpito una piastra incandescente e Zell provò un fastidio improvviso come se fosse stato colpito da olio bollente. La Melusina 1 ridacchiò per prendere in giro l'ibrido, seguita dalle risate acute delle altre sorelle.
    "Ah, ridete di me, creature schifose? Vediamo ora chi è che riderà!" disse un adirato Zell, dopo essersi scrollato dall'ala l'acqua schizzata dalla Melusina 1.
    Zell iniziò ad indietreggiare piano piano, tenendo sempre gli occhi fissi sulle creature acquatiche come se avesse deciso di scappare e le Melusine, credendo di aver spaventato il drago bipede, iniziarono a seguirlo con i loro versi striduli e fastidiosi.
    Il draghelfo elettrico positivo si fermò e guardò le melusine.
    "Grrraaaaaaaaaaaaawaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaawaaawawwwaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaarrrrrr!!!"
    Zell lanciò il suo grido da battaglia, iniziando a correre fendendo con la spada e allo stesso tempo rilasciando corrente elettrica nel pavimento attraverso le piante arcuate dei suoi piedi artigliati ogni volta che li appoggiava a terra. Le Melusine, sentirono su di loro una scossa elettrica che veniva inferta a voltaggio sempre maggiore, mano a mano che Zell si avvicinava a grandi falcate, e ad ogni folgorata i loro versi di dolore erano crescenti.
    La Melusina 1, quella che schizzò contro Zell, venne anche tranciata dal tondo della sua spada, così come la Melusina 3. La Melusina 5 ebbe la sfortuna di trovarsi proprio sulla traiettoria del draghelfo il quale, favorito anche da un leggero volo, venne letteralmente stompata da entrambi i piedoni elettrificati dell'ibrido, riducendosi ad una pozzanghera melmosa.
    "Bleah.....che schifo!!!" fu il commento schifato di Zell che cercava di ripulirsi le zampe dai filamenti di Melusina 5 morta.
    Un verso simile a quello di un tacchino mezzo morto fece voltare Zell; non era un tacchino mezzo morto ad aver urlato ma la Melusina 6 che aveva ancora quell' 1 di hp vitale per sputacchiare un po' d'acqua a Zell, che comunque non colpì il bersaglio. A Zell bastò infilare la spada nella sua ripugnante bocca per spedirla nel Valhalla delle Melusine.
    "Basta Melusine acquatiche..." disse poi Zell. pulendosi i piedi sul pavimento roccioso.
    Davanti a lui, il tunnel faceva una brusca curva di novanta gradi a destra.


    Aesiril riuscì ad evitare gli squarci nel pavimento usando la sua abilità di compiere balzi lunghi e leggeri come se planasse con delle ali invisibili ed atterrando dove era sicuro che non ci fosse la gramigna e dove aveva la sicurezza che il pavimento fosse solido. Grazie a quell'abilità riuscì a passare velocemente un tratto di tunnel, risparmiando diverso tempo. Dopo aver superato la zona di tunnel più disastrata, l'elfo si trovò in un tratto più solido. Non c'era più la gramigna ma alle pareti cresceva abbondante l'edera rampicante, con fusti così grossi da reggere benissimo il suo peso e creando una pergola sulla volta. La luce dei cristalli ora era attenuata da quell'edera cresciuta in un luogo dove non dovrebbe farlo.
    Aesiril decise di proseguire lungo il bordo sinistro del corridoio, appoggiando i piedi il più possibile sui tronchi d'edera, aiutandosi con le sue abilità di elemento Natura, per spostarle. Era sicuro che un grosso tronco d'edera poteva reggerlo, un pavimento strano no.
    Mentre procedeva sentì improvvisamente un dolore acuto e mirato sulla mano sinistra, sulla quale si stava reggendo. Guardando dove metteva i piedi ma non dove metteva le mani, l'elfo si accorse di aver afferrato un ramo spinoso di rose e in quel momento tutta la vegetazione che era edera si trasformò in un roseto: le rose erano rosse e bellissime ma i rami erano costellati di spine molto acuminate. Solo nel punto dove si trovava era rimasto un tratto cortissimo di edera ma bastava che muovesse un passo avanti o indietro per calpestare delle odiosissime spine. Quando provò a tranciarne uno con la spada, Aesiril si accorse con orrore che, dal ramo mozzato, ne crebbe subito uno nuovo, ancora più lungo e spinoso del precedente. La potatura non era la strada giusta.
    "E adesso che faccio? Come posso procedere?" Aesiril cercò di ragionare sul da farsi. Continuare con i balzi e le planate era inutile, perchè le rose crescevano anche in altezza, occupando buona parte della sezione del tunnel.
    "Ragiona Aesiril....se l'edera si è trasformata in roseto dopo che ho toccato il gambo di un roseto, allora il roseto si trasformerà in qualcos'altro se trovo il gambo di un'altra specie vegetale..."
    continuò a pensare a voce alta.
    Dalla sua posizione dalla quale non poteva muoversi, l'elfo della Natura iniziò a cercare tra le spine se riusciva a vedere qualcosa di diverso. Ed eccola lì una soffice pianta di rosmarino. Che cresceva dietro ad un'autentica ragnatela di spine.
    Non potendo usare la spada, Aesiril cercò di divaricare il roseto cercando di entrare in contatto con il suo elemento. Dialogare e non combattere.

    Zell usa la sua tecnica VII Corrente di Passo mentre Aesiril usa il suo potere speciale e la tecnica II Frusta Vegetale per smuovere i rami e sbrogliare la matassa di spine ^^
     
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    Drago rosso di fuoco

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    Gli scheletri si sparpagliarono in modo da schivare le fiamme e colpire in più punti, ma due di loro vennero colpiti dalle roventi fiamme del dragone rosso e vennero carbonizzati.
    Immediatamente gli scheletri rimasti gli andarono addosso e lo attaccarono mirando alle zampe anteriori. Riuscirono a colpirlo, ma non causarono molto danno grazie alle durissime squame che facevano d'armatura al possente dragone di fuoco.

    Gix ringhiò e ruggì. Il suo ruggito non fu di dolore e neanche di rabbia, ma un ruggito di battaglia.
    Ruotò leggermente su sé stesso ed attaccò due scheletri con la zampa destra mentre questi stavano per colpire la sua zampa sinistra, intanto con la coda attaccò gli ultimi due scheletri rimasti.
    Gli scheletri vennero distrutti, ma una cosa insospettì il dragone: gli scheletri non avevano provato a schivare il colpo. "mhmm, come mai non hanno provato a schivare?, questa cosa mi insospettisce non poco, beh... andiamo avanti e vediamo cosa succede. mhmm... dove vado?" pensò Gixcaririxen mentre iniziava a camminare verso i tunnel per guardarli uno ad uno.
    Poco dopo sentì dei rumori che provenivano da dove erano rimaste le ossa degli scheletri.
    Ruotò il suo collo per guardare cosa stava per succedere e notò che quattro dei sei scheletri si stavano ricomponendo.

    Edited by Aesingr - 2/7/2019, 17:14
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Eh... sapessi

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    Fino a pochi secondi prima c'era il vuoto. Ora, dove prima si trovava il pavimento, il silenzio e l'oscurità erano stati sostituiti da un movimento uniforme e strisciante. Qualcosa si stava dirigendo verso di lei, occhietti bianchi e corpi sinuosi si muovevano rapidi sfruttando le stesse sporgenze a cui anche lei si stava aggrappando.
    Ecco perché le era stato dato tutto quel vantaggio. L'adrenalina schizzò a mille, e le sue braccia sembrarono rinvigorite da nuova energia. Anche se cominciavano a duolerle le dita più che i muscoli degli arti. Era abituata a sforzi anche abbastanza prolungati, non sarebbe stata la sua resistenza fisica a tradirla. La pelle umana però aveva fin troppi limiti, e senza le squame dello strano drago blu era piuttosto doloroso rimanere appigliati a superfici così frastagliate.
    Senza indugiare ignorò la sensazione dei tagli che le si stavano formando sulle mani e salì ancor più in alto, schizzando come un ragno su una parete coperta di ragnatele. Sentiva le creature sotto di lei farsi sempre più vicine, e sapeva che, proseguendo in avanti e verso l'alto, prima o poi avrebbe trovato il soffitto ad aspettarla. Non sarebbe potuta salire oltre quel punto, e sarebbe stata costretta a combattere.
    In altri frangenti avrebbe trovato simpatici quei mostriciattoli, ma priva della libertà di movimento che le conferiva il suolo non sarebbe andata troppo lontano senza affrontarli.
    Fino a quel momento aveva evitato di guardare in basso, ma ora ne era costretta. Non le bastava ascoltare i loro movimenti. Erano troppi e il suono che producevano si mischiava con quello degli altri.
    Per puro caso, notò che un paio di loro erano precipitati nel vuoto. Inizialmente le venne da ridere; sembrava che la stanza avesse installato un sistema magico con qualche falla. Che ci fossero degli errori nelle trappole che la stavano aspettando?
    Soltanto dopo un'altra manciata di secondi ed un'altra decina di sporgenze scavalcate si rese conto di cosa quell'errore significasse. Le creature più distanti cercavano di aggrapparsi alle sporgenze che erano sul punto di sgretolarsi, per questo precipitavano.
    Più che un bug del sistema sembrava un invito a lavorare d'intuizioni. Non se lo fece ripetere, e cominciò a muoversi prima in su poi in giù sempre procedendo in avanti.
    Non aveva tempo per elaborare particolari strategie, doveva essere rapida. Procedendo a zig zag avrebbe coperto meno distanza e avrebbe faticato ad alternare salita e discesa, soprattutto le volte in cui doveva rischiare di scendere su una sporgenza molto più in basso di quella in cui si trovava.
    Avrebbe anche perso del tempo e avrebbe spinto i mostri più vicine a lei, ma non si sarebbe fermata. L'unico piano che le venne in mente fu quello: rallentando, senza mai fermarsi del tutto, avrebbe fatto in modo che gli appigli in via di sbriciolamento si avvicinassero contemporaneamente ai mostriciattoli. In questo modo ne sarebbero caduti in gran numero, e anche se l'avessero raggiunta non avrebbe avuto troppi problemi a scacciarli. Sperava solo che non continuassero a nascere all'infinito.
    In qualche modo sembrò funzionare. Riuscì a mantenere le distanze accettabili, almeno per un po'.
    A pochi metri da lei vide, attraverso la fioca luce azzurrina dei cristalli, una nuova porzione di terreno solido. Le bestie a quel punto accelerarono, giungendole molto vicino. Così vicino che poté sentire il loro corpo sfiorarle le gambe, mentre con veloci scatti tentavano di afferrarla.
    Con un grido piantò i piedi su una delle sporgenze, che fortunatamente resse il suo peso, e si lanciò a pescie verso la salvezza. La sua mente le diceva di non abbassare ancora la guardia, ma non aveva piani di riserva qualora il terreno si fosse rivelato un'illusione o l'ennesimo inganno di quel tipo. Non era in grado di volare, né aveva supporti per aggrapparsi. Doveva sperare andesse tutto bene.
    Non seppe se definire quell'atterraggio piacevole. Da un lato era piombata su un pavimento materiale ed era salva, dall'altro si era fracassata come minimo una mano per attutire l'impatto. Rimase distesa per terra stringendosi la mano con l'altro braccio, digrignando i denti per le fitte.
    Fortunatamente non sembrava essersi rotta nessun osso, ma il polso destro non stava per nulla bene ed il palmo le si era scorticato in più punti. Si voltò appena in tempo per gioire della sua vittoria.
    Le creature brutte e cattive stavano cadendo nel vuoto senza riuscire a raggiungerla, e nonostante ci provassero sembravano precipitare sempre un attimo prima di sfiorare il suolo.
    Non riuscivano ad ottenere la spinta che lei aveva ottenuto balzando sulle gambe, con corpi serpentiformi come quelli darsi lo slancio era praticamente impossibile. Quella fu la loro sconfitta e la sua salvezza.
    Ansimò, riprendendo fiato e massaggiandosi la mano ferita. Si alzò lentamente e camminò a passo svelto verso il termine del corridoio, aspettandosi una nuova sfida. Se si fosse trovata davanti ad un percorso come quello appena superato sarebbe sicuramente morta in malo modo, non era in grado di aggrapparsi con la mano destra né tanto meno di usarla per combattere.
    Forse era finita, doveva solo uscire.
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    Splendore celeste

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    Tre passi. Le erano bastati solo tre passi in quel corridoio buio per finire nella prima trappola.
    Sentì la mattonella calare inesorabilmente sotto il suo peso e bloccarsi irrimediabilmente con un click. Il tutto durò appena un istante, ma nella sua mente il tempo si contrasse: percepì subito di aver calpestato la mattonella sbagliata e, la consapevolezza di ciò, le fece vivere quell'istante come se durasse un'eternità, un'eternità nella quale non poteva fare nulla se non commettere quel madornale errore.
    Con il cuore in gola, Jill balzò all'indietro, così da scansare... qualsiasi cosa quel dannato posto avesse in serbo per lei. Sapeva, però, che ormai era troppo tardi, che il danno era stato fatto. Non aveva idea di cosa aspettarsi, così si preparò per qualsiasi cosa: dall'essere impalata da un dardo di balista al dover scappare da una gigantesca palla rotolante. Così, quando notò un semplice pannello nel muro ruotare sul suo asse e mostrare un banale cristallo azzurro sul retro, Jill non lo interpretò immediatamente come una minaccia.
    Rimase ad osservarlo per qualche istante, tanto sollevata quanto perplessa, prima di realizzare le reali implicazioni. Lanciò una rapida occhiata alle sue spalle e capì che, a pensar male, ci aveva visto giusto: le orbite vuote dei non-morti che si intravedevano nell'altra stanza, si erano tutte voltate verso di lei e il cristallo. Tempo due secondi e cominciarono a mobilitarsi nella sua direzione. Cosa stava aspettando? Con la coda dell'occhio notò i primi scheletri arcieri incoccare delle frecce.
    < Non di nuovo, dannazione! > esclamò, voltandosi di scatto per fronteggiare il muro di tenebra con cui continuava il resto del corridoio.
    Non le rimase che correre, così corse come se non ci fosse un domani. Non aveva controllo di ciò che calpestava lungo la via e non se ne preoccupò più di tanto. Ora che conosceva il loro funzionamento, ritenne che la strategia "I non-morti sono lenti, tanto vale lasciarseli alle spalle" fosse molto più efficace del tentare al buio l'approccio più prudente. Per ritardare ulteriormente il percorso dell'orda alle sue spalle, Jill pescò dal marsupio la maggior parte delle sue fialette luminose: una se la appuntò alla cintura per illuminarle la via e aiutarla a non schiantarsi contro le pareti del corridoio, le altre le seminò invece lungo il percorso, pronte per essere calpestate dai goffi scheletri che la inseguivano.
    La strategia funzionò finché qualcosa non la fece inciampare. Non aveva idea di cosa fosse stato: cercò di attutire la caduta con le mani, ma la fialetta sulla cintura si ruppe nell'impatto con il pavimento, scoppiando in un flash improvviso che non l'accecò per miracolo. Si tirò a sedere nella penombra, illuminata dalla sola luce dei cristalli in lontananza e, nel tempo che le servì per massaggiarsi il braccio destro che aveva colpito un po' più malamente, si chiese almeno trecento volte cosa fosse successo. Si rialzò in piedi e notò che intorno al suo stivale si era attorcigliato qualcosa. Jill lo recuperò sia incuriosita che preoccupata. Era un filo quello? Lo mise in controluce per cercare di carpirlo meglio. Era inciampata su quella cosa? Le mattonelle non erano quindi l'unico tipo di trappole a cui doveva stare attenta?
    Purtroppo non ebbe il tempo per rispondersi: l'ennesimo pannello ruotò al di sopra della sua testa, seguito a ruota da un secondo un po' più avanti, di un terzo poco oltre e così via. Nel giro di pochi istanti, tutto il corridoio da lì in avanti venne illuminato a giorno. Quella, però, non fu la cattiva notizia, anzi, l'orda di non-morti era ancora lontana e della luce extra non era che la benvenuta. La cattiva notizia venne annunciata dal rumore di una pietra che scivolava sulla pietra: un pannello ben più grosso si aprì sulla parete del corridoio, rivelando un secondo tunnel.
    Di per sé non era così male aver trovato un'altra strada, magari era pure quella più giusta. Il problema derivava da ciò che stava dentro quel nuovo corridoio: dapprima ne uscì una mano artigliata, poi una testa dalla folta capigliatura bionda e scarmigliata, infine un busto di donna dalla carnagione livida attaccato ad una dannata coda di serpente.
    Una melusina. Doveva aver a che fare da sola con una dannatissima melusina.
    La creatura guardò a destra e sinistra, come se volesse decidere in che direzione andare. Non la caricò non appena la vide e questo le fece supporre che la melusina, come gli scheletri, non fosse attirata da lei, ma dai cristalli azzurri. Purtroppo, quelli alle sue spalle, erano molto più luminosi e vicini di quelli nell'altra direzione.
    < E certo! - borbottò Jill tra sé e sé - Se un mostro ha il 50 e 50 di andare verso di me o dall'altra parte, dov'è che decide di andare? >
    Si accucciò e recuperò il pugnale legato sulla schiena, pronta a tutto per affrontarla e sopravvivere. Non era improvvisamente impazzita, Jill non faceva mai nulla che non credeva di non poter fare (circa). Era già riuscita ad ucciderne quasi una, che problema c'era nell'affrontarne un'altra? Certo, in quel momento si ritrovava in uno stretto corridoio e non in un'ampia stanza che le consentisse di schivare al meglio, gravava sulle sue spalle il peso dello zaino e della fatica, aveva sì e no un minuto prima dell'arrivo dell'orda di non-morti e, soprattutto, non ci sarebbe stata nessuna roccia che l'avrebbe aiutata se le cose si fossero messe male... MA aveva un vantaggio abbastanza significativo: a differenza del suo precedente incontro, il suo scopo non era di attaccarla, solo di scansarla. La melusina era attirata dalle luci e se solo si fosse levata di mezzo, non l'avrebbe più disturbata. Forse. E se fosse riuscita ad infilarsi nel nuovo tunnel, avrebbe trovato un modo per togliersi anche dalla strada degli altri scheletri. Sempre forse. In ogni caso, non poteva certo dare le spalle alla melusina come aveva fatto con gli scheletri: il suo sputo corrosivo era ben più preciso e pericoloso degli archi scassati degli arcieri e se fosse corsa via in quel corridoio così stretto e dritto, non l'avrebbe mai mancata. Almeno questo era indubbio.
    Si accertò che la maschera fosse ben calata su naso e bocca. Pescò rapidamente un aggeggio di metallo dal marsupio e lo lasciò cadere tra lei e la nemica. Quello impattò a terra e rimbalzò un paio di volte prima di emettere un denso fumo grigio. Non aspettò neanche che la sua figura fosse completamente celata prima di partire alla carica.
     
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    Zell, evidentemente troppo impegnato a combattere che a fare semplici calcoli con il pallottoliere, non si accorse che aveva sconfitto cinque Melusine e non sei. La numero 2 (che non avevo minimamente calcolato nel post precedente) finse spudoratamente di essere stata sconfitta dall'ibridone elettrico ed attese che oltrepassasse per coglierlo alle spalle. Consapevole di essere comunque da sola contro un bestione elettrico, decise di agire di astuzia, perchè non le andava di raggiungere, per ora, le sorelle nel Valhalla delle Melusine, per quanto già le mancassero tanto.
    Senza fare versi da tacchino, la Melusina si rialzò, si mise a correre e spintonò l'ibrido contro la parete come uno scolaro bullo che spinge il compagno di classe debole, per poi scappare lungo il corridoio facendo ora i versi da tacchino.
    "Raawwrrr e.......ehi!!!! Brutta $£$400!! Torna qui!!!!!" sbraitò Zell lanciandosi all'inseguimento a spada sguainata.
    Appena l'ibrido svoltò l'angolo a novanta gradi, soffiò un fulmine ma incredibilmente mancò il bersaglio, andandosi a schiantare contro uno dei cristalli azzurri alle pareti. Zell, infuriato per aver ciccato la Melusina e per essere stato spintonato di sorpresa, era così impegnato ad inseguire la Melusina 2 urlante che non studiò il tunnel, apparentemente dritto e uguale a quello appena trascorso. A circa un terzo del rettilineo, il piede destro di Zell schiacciò una mattonella che fece un inquietante -click/clack- che fece fermare subito Zell.
    Subito dopo si sentì un rumore di pietra che struscia contro pietra che annunciava che effettivamente stava succedendo qualcosa (come nel post di Tira). L'ibrido elettrico positivo, ora visibilmente allarmato, sentì il pavimento vibrare sotto le sue zampe e vide che dalla mezzeria si stava lentamente, ma inesorabilmente, aprendo a metà in senso longitudinale e lui aveva un piede di qua e un piede di là. Era nel mezzo del mezzo del pasticcio e come se non bastasse, sotto al pavimento, c'era il terrore ancestrale inscritto nelle memorie più arcane di una vita precedente di Zell: una piscina. Che diavolo ci faceva una piscina in un dungeon?
    La Melusina 2, invece, ben felice di aver attirato l'ibridone in trappola, si tuffò dentro ed iniziò a sguazzare come se fosse Aesingr in un lago cristallino.
    "Dannazione ed accidenti!!! Accidenti e dannazione!!! Dannazione ed accidentiiiiii!!!!!!!!!!!!!!" urlò Zell mentre tornava indietro correndo rasente al muro di sinistra, mentre il pavimento andava sempre più riducendosi. Ebbe l'impressione che la distanza che lo separava dal soffitto stesse gradualmente diminuendo ma non era una sua impressione: il soffitto stava veramente scendendo e ciò impediva al draghelfo di spiccare il volo.
    Prima che potesse finire a mollo, il draghelfo fece l'esatto opposto di quello che normalmente fa ogni umano sano di mente: tuffarsi da fuori a dentro una piscina. Invece lui, prima che sparisse l'ultimo lembo di pavimento sotto i suoi piedi, spiccò un balzo e un tuffo sul duro pavimento del tunnel precedente non interessato dalla trappola. Planando con le ali, Zell attutì il colpo sul pavimento ma fu comunque un impatto duro.
    Il cuore del draghelfo batteva impazzito nel petto, a casua dell'adrenalina e dello spavento.
    "Santi Draghi del cielo....che paura....ma che cosa è successo?" l'ibrido cercò di calmarsi, guardandosi indietro: al posto del tunnel, era comparsa una piscina molto profonda, nella quale mai e poi mai avrebbe potuto toccare con i piedi artigliati. Come se non bastasse, il soffitto era sceso ad un punto tale da non permettergli di volare sopra la piscina. Tra il pelo d'acqua e il soffitto ci stavano non più di due metri di aria libera.
    "Ma perchè il mondo deve girare in modo così storto??!?!?!!?" si lamentò l'ibrido piagnucolando.
    Dopo aver urlato il suo sdegno al mondo di Kengard che, secondo le sue convinzioni, ruotava su un asse non proprio dritto, Zell ragionò su come superare l'ostacolo. Doveva usare nuovamente la ragnatela elettrificata; iniziò a plasmarla con le mani artigliate a sei dita e la legò al soffitto abbassato, poi iniziò a camminare a schiena in giù lungo il soffitto, aiutandosi anche con le ali e la coda. Il ragno enorme dotato di sole quattro zampe che era Zell, avvolto nella sua ragnatela di corrente, attraversò la piscina senza finire a mollo, consapevole che, se il soffitto si fosse abbassato ulteriormente per lui sarebbe stata la fine. Nessuno, a parte la Melusina 2, avrebbe potuto sentirlo o aiutarlo.
    La signorina Melusina 2, sbigottita da quell'abilità dell'ibrido, cercò di distruggere la sua tela elettrica con uno spruzzo di acqua ma ottenne l'esatto opposto: il fulmine risalì lo spruzzo e la foglorò sul momento.
    Alla fine della lunga traversata sopra la piscina, l'ibrido finalmente rivide il pavimento e per lui fu una gioia immensa risentire un semplice pavimento roccioso sotto i piedi. Il tunnel ora si strinse passando sotto un arco a sesto acuto dopo del quale il corridoio finì in una sorta di grande stanza dove confluivano altri quattro corridoi e dopo il quale c'era un ponte molto largo su un fiume sotterraneo di colore bluastro fluo.
    Zell si rese conto ora che era arrivato per primo al termine dei tunnel "solitari" ora doveva attendere l'arrivo degli altri.
    "E io che pensavo di essere l'ultimo....beh...meglio così...ora mi siedo e aspetto gli altri...."
    Così si sedette subito fuori dall'arco, appoggiato alla parete, e in pochi secondi il suo muso divenne così pesante che si addormentò con la testa appoggiata alla mano sinistra, accompagnando il suo sonno ristoratore ad un rumoroso russare da drago a bocca aperta.

    Come Aesiril aveva previsto, il roseto si trasformò in soffice e profumato rosmarino quando riuscì a toccare il gambo di rosmarino dietro ai rovi. Rinfoderata la spada, perchè era inutile in quel momento, l'elfo della Natura riprese il cammino lungo quella che era diventata una selva profumata di rosmarino. Certo, procedere non era del tutto facile tra rami disposti a random e pavimento sconnesso (che non voleva saperne di riconnettersi) ma con lentezza e mormorando parole dolci al verde riuscì ad attraversare tutto il tunnel fino ad una curva secca a sinistra, oltre la quale c'era un altro rettilineo in fondo al quale c'era un arco a sesto acuto del tutto coperto di vegetazione. Il pavimento del tunnel stavolta era intatto ma era diviso in grandi mattonelle sulle quali c'era scritto in caratteri runici i nomi di varie piante, fiori ed alberi. Temendo di nuovo a delle trappole, Aesiril mise cautamente i piedi su quelle che portavano i nomi di piante "innocenti" come abete, genziana, salvia, larice,....ed evitando quelle "pericolose" come tasso, oleandro, veratro, crocus.....
    Ovviamente tastò più e più volte le varie mattonelle, prima di camminarci sopra, per essere effettivamente sicuro che non scattasse qualche trappola nascosta e ciò le fece rallentare ulteriormente. Ma stranamente arrivò all'arco senza far scattare nulla. Il problema però era l'arco stesso: era praticamene avvolto da rampicanti molto più spinosi delle rose incontrate prima ed erano annodati su di loro in maniera tale da non riuscire a sbrogliarli. L'elfo della Natura tentò nuovamente di schiarirli attraverso i suoi poteri della Natura ma stavolta la sua tecnica non funzionò. Sembrava che un antico incantesimo rispedisse indietro ogni magia lanciata ai rampicanti.
    Solo ora Aesiril notò che si trovava su una mattonella che recava una frase in runico: una sorta di indovinello riguardo il mondo vegetale e l'intelligente elfo capì che le mattonelle dovevano essere percorse in maniera tale da attivare una sequenza corretta che avrebbe liberato il passaggio dai rovi. Leggendo con attenzione, Aesiril capì che la chiave stava nel periodo di fioritura di varie specie vegetali; da quella più precoce a quella più tardiva.
    "Spero che non sia così difficile e che non accada nulla se dovessi sbagliare..."
    Un indizio lo aveva trovato proprio dietro di se, perchè la mattonella recava il nome runico dell'abete azzurro e sapeva che era una specie molto tardiva (lo so perchè è l'albero più tardivo del mio giardino X3)
    L'elfo tornò all'inizio del tunnel e ricordò che una delle prime mattonelle recava il nome "primula", non trovando altre specie più precoci della primula che fiorisce già in inverno, posò il piede e la mattonella, stavolta, si abbassò leggermente con un -click- ma a differenza di Zell e Jill, questo click non fece scattare trappole ma portava buone notizie.
    Felice di aver trovato la chiave del mistero, iniziò il suo percorso botanico saltando, dopo la primula, sulla mattonella che recava la scritta "viola". E anche lì ci fu il magico -click-


    Zell usa di nuovo la sua V tecnica ed arriva in fondo per primo...Aesiril ci impiegherà ancora un pò e mi sa che arriverà per ultimo, quindi credo che sarà qualcuno di voi a stanare Zell che russa X3


    Edited by ZellDragon6 - 23/7/2019, 10:20
     
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    Gixcaririxen fu sorpreso nel vedere che gli scheletri si erano ricomposti.
    "beh... visto che sono non morti è ovvio che si ricompongano, ma è strano che si siano ricomposti solo quattro dei sei scheletri che ho abbattuto... forse... visto che quei due non si possono ricomporre, perché li ho ridotti in cenere, si sono definitivamente distrutti. Quindi basta che li riduca in polvere d'osso per impedirgli di ricomporsi" pensò il drago rosso che si girò in modo da averli di fianco ed iniziò a camminare intorno agli scheletri, mentre ringhiava contro di loro.
    Dopo qualche secondo, gli avversari si gettarono conto il loro bersaglio per provare a colpirlo, il primo su una zampa anteriore, due sul fianco ed infine l'ultimo su una zampa posteriore. Ma Gix si fermò e quando furono abbastanza vicini li attaccò con la sua lunga coda.
    Gli scheletri provarono a schivare il colpo ma il drago rosso riuscì a colpirli tutti e quattro, facendoli a pezzi. Non perse tempo: li calpestò, in modo da frantumare le ossa.
    Tornò quindi alle tre vie principali, proseguendo in quella centrale. Camminò tranquillamente per un paio di minuti ma poi sentì, sotto la zampa, una pietra che andava giù. Poi ci fu un boato ed a seguire un rumore di roccia in movimento.
    il dragone guardò indietro e vide una roccia rotonda che rotolava verso di lui.
    "PER LE SACRE CORNA DI BAHAMUT, VIIIAAA" disse spaventato mentre iniziava a correre a tutta velocità.
    Mentre correva intravide l'uscita del tunnel, anche se cominciava ad essere stanco. la sua andatura rallentò, ma l'andatura della roccia rimase invariata e lentamente stava per raggiungerlo.
    Usò le sue ultime forze rimaste per continuare a correre. Alla fine il dragone riuscì a passare l'uscita del tunnel e dopo mezzo secondo la roccia rotonda si schiantò sulla parrete dell'uscita, creando un grosso boato ed un bel polverone.
    Gix tossì, e quando la polvere si disperse il dragone si guardò intorno e vide Zell

    Edited by Aesingr - 26/7/2019, 04:14
     
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    Troppo stanca per dedicarsi ancora anima e corpo a sfidare quel maledetto corridoio, avanzò a passo adagio e si fermò più di una volta nei successivi trenta metri a massaggiarsi le zampette doloranti. Chiese gentilmente alla casetta magica di non farle altri scherzi: d'accordo divertirsi, ma stava un po' esagerando.
    O meglio, se la cosa si fosse protratta oltre sarebbe stata esagerata. Magari poteva sentire i suoi pensieri, da quanto era successo non sarebbe stato affatto strano, quindi nel provare a chiedere se potesse lasciarla in pace non c'era nulla di male.
    Procedette dunque senza porsi altre domande, sperando che fosse giunta alla fine. In effetti cominciava a sentire un po' d'aria "normale" provenire dalla porta di fronte a sé.
    Quando svoltò l'angolo, rabbrividì. Si imbatté in qualcosa di sconcertante, nella più atroce delle verità, nel più imprescindibile degli ostacoli che la casa poteva porle di fronte.
    "Strano drago blu! Cosa ci fai qui? Non dirmi che devo combattere contro di te!"
    ...
    Si, aveva ragionato troppo negli ultimi minuti. La sua testa aveva bisogno di un po' di relax, non avrebbe elaborato l'informazione -è arrivato prima lui e questa è la conclusione del percorso individuale-. Non notò neanche Gix e... questo era piuttosto allarmante. Si limitò ad accasciarsi a terra con un gemito contrariato, facendo una smorfia brutta.
    "Proprio tu no, uffa! Lo sapevo che era tutta colpa tua"
    Lo guardò malissimo, come fosse davvero lui il problema.
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    Il fumo si diffuse rapidamente in quell'ambiente ristretto e stagno, sia alle sue spalle che davanti a lei. Non c'era un filo d'aria che potesse diradarlo, sicché era nelle condizioni perfette perché quella nebbia perdurasse virtualmente in eterno. Non che a Jill servisse un utilizzo tanto esteso, anzi, lei lo necessitava giusto il tempo di scontrarsi contro la melusina e scansarla di lato, così da aumentare le sue possibilità di fuga. La nebbia non era così fitta da impedire alla luce di passare, solo abbastanza per celare i suoi movimenti dopo che si fosse allontanata, e Jill era certa che, dopo essere cozzate una contro l'altra, la melusina avrebbe continuato lungo il corridoio, senza nemmeno considerare il tunnel secondario in cui lei voleva rifugiarsi. O almeno, credeva. Sperava.
    Date le condizioni, avrebbe potuto usare anche la sua tecnica di fuoco, sicuramente più efficace di quel semplice fumo: non avendo nemmeno più alleati tra i piedi, non doveva temere che il vapore corrosivo risultante potesse danneggiarli. Purtroppo, non era così pazza da creare un incendio proprio nella direzione nella quale era diretta: anche se aveva una maschera che filtrava l’aria che respirava, non aveva comunque i mezzi per spegnere l'incendio in breve tempo. E un incendio significava luce. E la luce non era sua alleata, in quel frangente.
    No, l'idea migliore che le venne in mente, fu quella di caricare a testa bassa e pugnale alla mano. Balzò in avanti per cogliere la melusina in contropiede e, tempo due passi, venne circondata dalla densa coltre di nebbia. L'unico problema di quella tecnica era che comprometteva anche la sua visibilità oltre che quella nemica e avrebbe dovuto prestare attenzioni particolari per non perdere l’accesso al corridoio secondario. Non aveva poi così voglia di scontrarsi nuovamente contro l'orda di scheletri che aveva tanto faticato a seminare.
    Quando, secondo i suoi calcoli, si ritrovò appresso alla melusina, Jill calò il pugnale e cercò la pelle nemica: l'urlo della donna-serpente spezzò il silenzio, confermandole di essere riuscita a colpirla con successo. La nebbia le impedì di confermare dove di preciso, ma a giudicare da come si contorceva, non doveva aver incontrato un punto vitale. Estrasse la lama dalla sua carne e continuò per la sua strada, facendo scorrere la mano libera sulla parete di pietra, così da essere certa di sapere quando girare. La melusina, però, ebbe più riflessi rispetto a ciò che Jill si aspettava: si voltò e la artigliò alle spalle, incontrando fortunatamente solo il suo zaino.
    Trovò l’accesso al corridoio secondario e vi si gettò dentro senza perdere tempo a controllare i danni. Per paura di attivare qualche altra trappola con relativo pannello luminoso, Jill si schiacciò contro una delle pareti laterali e lì aspettò, sull’attenti e con l’orecchio teso, pronta a scattare nel caso la melusina l’avesse seguita. Rimase ferma e immobile per un tempo che le parve infinito e si mosse solo quando non sentì più le urla irritate della donna-serpente.


    Il fondo del corridoio si aprì su una nuova stanza in cui Jill uscì, seguita da uno sbuffo di fumo. La luce nella nuova stanza era la stessa che aveva accompagnato lei e gli altri nei precedenti passaggi, ma il buio che aveva incontrato durante la sua prova individuale, gliela fece trovare quasi accecante. Sbatté le palpebre per qualche secondo, prima di riuscire a mettere a fuoco ciò che si trovava davanti a lei: a quanto pareva, lei non era stata la prima a terminare, anzi, quasi l’ultima. L’unico che ancora mancava, infatti, era Aesiril.
    Jill si portò in disparte e salutò i presenti con un semplice grugnito poco convinto. Tutti stavano pensando a riposarsi dopo la fatica delle due prove precedenti e tutti ricambiarono il suo disinteresse con una simile reazione. Si sedette in un angolo della stanza e, persa nei suoi pensieri e grata di aver terminato quell’incubo fatto di tenebre ed ossa, si tolse lo zaino dalle spalle.
    < Per la luna nera! > esclamò tra sé e sé, nel vedere in che condizioni era ridotto.
    L’artigliata della melusina l’aveva tranciato per bene: tre profondi tagli orizzontali avevano aperto la tasca principale, esponendo il contenuto e facendolo pendere pericolosamente di lato. A giudicare dai bordi netti, era una sorpresa che quell’attacco non le avesse pure staccato un braccio. Non che le dispiacesse, ma come era possibile che la stoffa con cui era composto l’avesse protetta meglio che il suo corsetto di cuoio? La risposta alle sue perplessità arrivò esaminando l’interno dello zaino, completamente zuppo d’acqua. Jill rovistò tra garze non più utilizzabili, sacchetti d’erbe rovinati e altri oggetti ormai inutili, e trovò la responsabile nell’unica borraccia che le era rimasta. O meglio, nei resti dell’ultima borraccia: gli artigli della melusina erano stati fermati proprio da quella. Jill alzò lo zaino per accertarsi di aver riversato tutto il contenuto sul pavimento davanti a lei e notò che anche il suo arco corto normalmente legato sul lato dello zaino era stato spezzato, probabilmente anch’esso per smorzare l’attacco della non-morta.
    < Fantastico... > commentò tra uno sbuffo e l’altro.
    ”...forse sarebbe stato meglio perdere un braccio” completò mentalmente.
    Jill sospirò. Lamentarsi non sarebbe servito a nulla.
    Alzò lo sguardo per distrarsi dal disastro davanti a lei e decise di focalizzarsi sui dintorni. La stanza in cui erano finiti era parecchio grande, tant’è che se Gix si fosse disteso a terra senza particolari riguardi per ciò che aveva attorno, ci sarebbe stato comunque uno spazio abbondate anche per tutti gli altri. Le pareti della stanza presentavano due diverse fogge che si distaccavano l’una dall’altra in maniera netta, ma con dei confini frastagliati che passavano per il soffitto e il pavimento della stanza, per incrociarsi a metà delle due pareti opposte: una metà, quella più vicina ai tunnel da cui Jill e gli altri erano usciti, si presentava liscia, con dei piccoli cristalli azzurri incastonati e si continuava perfettamente con le superfici che delineavano i cinque corridoi; la seconda metà, invece, diametralmente opposta alla prima, appariva irregolare quanto la roccia di una caverna naturale e, come in una grotta, la roccia trasudava umidità che si raccoglieva a terra, in un rigagnolo d’acqua che non meritava nemmeno l’etichetta di pozzanghera. Le goccine d’acqua erano condotte verso il centro della parete da una lieve discesa che culminava con un’interruzione del muro di roccia. Quella era l'unica apertura nell'altra direzione e probabilmente costituiva anche l'unica via di accesso verso la nuova prova, quella misteriosa, di cui zio Rodd non aveva anticipato nulla.
    Del nuovo ambiente non si poteva notare molto dalla sua posizione, ma se Jill tendeva le orecchie e ignorava i rumori molesti del rettile, poteva sentire un lievissimo scroscio d’acqua. Si chiese se fosse potabile. La consapevolezza di essere rimasta senza acqua, le aveva messo una sete pazzesca.

    Scusate il ritardo, ma agosto è stato un periodo stranamente pieno di impegni ^^


    Edited by Tirannosaurorex - 4/9/2019, 11:23
     
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    Il pisolino pomeridiano di Zell durò relativamente poco. Non fece nemmeno in tempo ad entrare nel mondo dei sogni che un frastuono improvviso, seguito da un forte boato che fece tremare le pareti, lo fece sobbalzare. Sulle prime pensò che si trattasse di un tuono, ma lo escluse quando si ricordò di essere sottoterra, quindi diede la colpa del suo risveglio improvviso ad una scossa di terremoto. Ma anche l'evento tellurico non era il colpevole. Assieme all'ennesimo nuvolone di polvere che sporcò ulteriormente le scaglie dell'ibrido, da uno dei tunnel uscì Gix, visibilmente spaventato. Di nuovo, avvolto dalla polvere, Zell iniziò a tossire.
    "Mrrrrggghh.....Gix...stai bene? Cos'era quel frastuono? Uffa....sempre confusione deve esserci...mai in pace e io ho bisogno di riposare..." si lamentò l'ibrido.
    Ormai interrotto il sonnellino, il draghelfo studiò l'ambiente circostante; da lì in poi, il sotterraneo prendeva la forma di una grotta carsica, con concrezioni e stillicidio. Il pavimento non era più liscio ma roccioso con stalagmiti e un rigagnolo d'acqua. In quel momento spuntò fuori dal tunnel anche la signorina dei ordegni che a freddo gli chiese se doveva combattere contro di lui.
    "Signorina dei ordegni...ma che ti sei fumata? Io...."
    La frase di Zell venne interrotta da una scarica di colpi di tosse dovuta alla polvere finitagli nella gola secca. Dai colpi di tosse violenti, degni di un fumatore incallito o di un malato di polmonite, sprizzarono delle lievi scintille dalle sue fauci. Nel frattempo arrivò anche la signorina delle canne e ora all'appello mancava solo l'elfo della Natura.
    "Sign....signorina....lasciami almeno dissetarmi e lavarmi....e guai a te se mi vieni a sbriciare....." riuscì a dire Zell, con la voce flebile da un colpo di tosse e l'altro.
    Il draghelfo elettrico lasciò gli altri ed entrò nella grotta naturale e, seguendo il rumore di acqua, trovò una sorta di rigagnolo che prendeva acqua dallo stillicidio della roccia. Zell si diede ora dello stupido per essersi spaventato troppo e non aver bevuto dalla piscina nella stanza adiacente, così si distese a terra e risucchiò con gran rumore tutta l'acqua del rigagnolo e quel poco di pozzanghera che formava, prosciugandola completamente. Non contento, iniziò a leccare via tutta l'acqua che filtrava dalla roccia, ma anche quella non bastò a placare la sua sete. Per pura fortuna riuscì a scorgere, tra un gruppo di stalagmiti, una sorta di scodella naturale dove si era raccolta dell'acqua purissima.
    "Deliziaaaa!!!"
    L'ibrido vi affondò il muso ed iniziò a lappare rumorosamente come un lupo assetato, vuotando completamente la scodella di roccia, portando finalmente sollievo alla sua gola secca e alla sua sete. Un sonoro rutto che rimbombò nella grotta confermò che Zell si era dissetato e che l'acqua era buona. Il rutto dell'ibrido diede inoltre conferma a Jill che non poteva più attingere all'acqua.
    Quando tornò nella parte di dungeon con i cristalli azzurri, si accorse che era tornato anche Aesiril e che si era seduto accanto alla signorina delle canne.
    "Oh bene! Ci siamo tutti!" disse l'ibrido, sedendosi accanto al drago rosso.


    Aesiril riuscì a risolvere l'enigma delle piante e, quando anche l'ultima mattonella fece -click-, i rovi che coprivano l'arco iniziarono a districarsi e a sciogliersi, facendo esultare l'elfo della Natura come un tifoso da stadio dopo un gol della propria squadra, con tanto di braccia alzate, saltelli ed urrà urrà. Si accorse troppo tardi che, oltre l'arco, c'erano i suoi compagni, riuscì ad intravedere il muro di scaglie rosse che era Gix e Jill che stava esaminando il proprio zaino. Riacquistando la propria eleganza elfica, Aesiril uscì dall'arco e raggiunse gli altri. Vide Gix, Zakrina e Jill che stava imprecando contro il proprio zaino strappato ed inzuppato.
    E vide Zell che stava leccando le rocce della grotta, così intento che non si accorse della sua presenza. L'elfo lasciò il suo amico scaglioso nelle sue misteriose lappate e si sedette accanto a Jill.
    "Il tuo zaino è ridotto piuttosto male ma vedo che tu stai bene. Per fortuna che ho tenuto io il diario, altrimenti se si fosse bagnato sarebbe stato illeggibile!" disse Aesiril, prendendo dalla tasca il diario di zio Rodd ed aprendolo tra lui e Jill.
    "Ora dovremmo essere qui....mi confermi?" aggiunse l'elfo soffermandosi sulle pagine che probabilmente mostravano il luogo dove si trovavano ora, ma chiese comunque conferma alla nipote dell'autore.
    Un rumore improvviso proveniente dalla grotta fece trasalire l'elfo della Natura, intento a studiare il diario, ma si trattava nient'altro che di un sonoro rutto del draghelfo che finalmente si accorse della sua presenza. I due amici bipedi si scambiarono un veloce saluto seguito da un cenno delle mani che diceva "va tutto bene".
    Zell si sedette accanto a Gix mentre Aesiril riprese lo studio del diario, per capire cosa dovevano fare ora.

    Tira...quando Jill arriva, Zell è già sveglio e non russa più...ma rutta! X3.....purtroppo per colpa del frastuono provocato da Gix, il rettile si è svegliato quasi subito X3
     
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    Gixcaririxen continuò a tossire per un po', mentre ascoltava Zell che chiedeva se tutto era a posto.
    "Sì, ora è tutto a posto, per un attimo non venivo investito da un masso" disse Gix, che con il muso indicò dietro di sé, in modo da far notare all'ibrido il tunnel bloccato dalla roccia rotonda.
    Si sdraiò per rilassarsi, ma stette attento a non occupare più spazio del necessario. Il drago rosso vide arrivare Zakrina che disse cose senza senso, poi arrivò anche Jill che li salutò con un grugnito. Si domandò quale prova l'umana avesse affrontato.
    Rimase disteso sul pavimento, anche quando vide che Zell andava a bere. Quando Aesiril si avvicinò, fece un cenno con il muso per salutarlo.
    Rimase sdraiato in attesa che tutti (lui compreso) si riprendessero.

    Edited by Aesingr - 1/10/2019, 02:17
     
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    Fu sollevata di scoprire che non si trattava di un ennesimo ostacolo, ma della conclusione del tragitto. Di quel tratto almeno, segmento del percorso che le aveva dato non poche grane.
    Non poteva dire certo di starsi annoiando; forse stizzendo, quello si. Il nocciolo della questione sembrava non arrivare mai, e al contempo qualcosa le suggeriva che ci sarebbe stato un modo per violare quelle strane regole. Non tanto per volgerle a suo favore, quanto per provare l'ebrezza di fare di testa sua come sempre. Man mano che proseguiva la sua mente formulava certezze e convinzioni, secondo cui non poteva esserci magia o luogo incantato in grado di frapporsi fra lei e le sue follie.
    Ora che era giunta fin lì, affidandosi comunque alla razionalità e alla logica in un luogo che di irrazionale aveva anche il tessuto stesso della pietra sulle pareti, non si sarebbe fermata. Però aveva fame, aveva sete, probabilmente cominciava anche a sentirsi stanca. La vampata adrenalinica d'energia che aveva pervaso le sue membra era stata di quanto più violento e allo stesso tempo giustificato ci si potesse aspettare di fronte ad una corsa contro il tempo, lo spazio e magari anche qualcos'altro.
    Gix, squamoso, rosso ed ingombrante, si era steso a riposare. Lo strano drago blu era andato a bere e aveva palesemente gradito il Brendy; Jill era tornata, con addosso l'espressione di chi aveva appena subito un torto, uno di qualche tipo. Aesiril dava un'impressione simile, ma meno marcata.
    In un primo momento la curiosità stava per spingerla a chiedere a destra e a manca su quanto avevano dovuto valicare nei rispettivi percorsi, ma sarebbe stato sicuramente un chiacchericcio lungo e potenzialmente superfluo.
    In tutta onestà avrebbe potuto anche dare un morso allo strano drago blu se solo non avesse temuto di prendere la scossa. Il suo stomaco brontolò, e lo fece tanto rumorosamente che anche quello di un drago come Gix ne sarebbe rimasto stupito e avrebbe fatto capolino per stringergli la mano.
    Si, lo stomaco del drago avrebbe fatto capolino e strinto la mano allo stomaco di Zakrina. Ha senso no?
    Non che servisse motivare quel rumore assordante di pentola gorgogliante, ma volle manifestare comunque il suo disagio.
    "Ho fame" ripeté ad alta voce.
    Perché come sfida non le avevano proposto di divorarsi quindici cinghiali, trentotto cervi e quattro opossum come spuntino? Avrebbe sicuramente vinto la prova in men che non si dica, arrivando anche prima a destinazione. Invece no: pareti che si sgretolano, pavimenti che scompaiono, creature immonde che strisciano e balzano come serpentelli affamati. Oh, come li capiva! Avrebbe fatto altro che i balzi e le strisciate mortali per un po' di cibo sostanzioso.
    Quasi le balzò in mente di tornare indietro a cercare qualche bestiaccia da sbranare, ma il dolore alla mano e alle gambe la lasciarono al suo posto. Non era ridotta come avrebbe potuto conciarsi un'umana qualunque dopo ciò che aveva dovuto fare lei negli ultimi minuti, ma questa volta non ne era uscita fresca come una rosa.
    Il luogo in cui si stavano dirigendo sembrava una caverna scavata in prossimità di un fiume, l'odore umido e il ritmico gocciolare le erano alquanto familiari. Ne aveva viste di grotte di quel tipo, alcune persino subacque. Era emozionante scendere sotto alcuni metri d'acqua per poi risalire dalla parte opposta di una parete, emergendo sotto ad un soffitto di roccia in un oscuro spazio d'aria respirabile. Era come trovarsi in un mondo a sé stante, dove anche i rumori che si trovavano a pochi metri di distanza, all'esterno, diventavano completamente estranei. Certe volte neanche il suono del respiro appariva udibile, impossibile non rimanere affascinati ed esterrefatti in certe situazioni.
    Troppi pensieri e ricordi le tornarono alla mente. Era sicuramente la richiesta di carburante in forma di cibo che la lasciava a metà tra i pensieri e la volontà di sbrigarsi a proseguire.
    Mentre la sua testa elaborava gli istinti primitivi e l'incapacità di soddisfarli, ignorò le proteste che l'ibrido fulminoso le rivolse, giustamente, dopo le sue stupide accuse. Lo lasciò perdere e si avvicinò a Jill.
    "Lo zaino se l'è vista brutta più di te"
    Non faticava ad immaginarsi scene di mostri abominevoli che cercavano di trascinarla per lo zainetto, né lei che di rimando lo utilizzava come martello orchesco di distruzione di massa. Non si diede troppa pena per quell'affare, e non perché non era il suo; semplicemente, non custodiva nessun cibo.
    Un piccolo brivido poi le attraversò la schiena. C'era qualcosa oltre al cibo inesistente che la turbava, qualcosa che voleva far presente a tutti da un lato ed ignorare dall'altro. Il suo era solo intuito, non il frutto dell'acutizzazione sensoriale sviluppata fra gli alberi dei boschi, quindi non avrebbe avuto un vero motivo per farlo.
    Volle comunque azzardare, giusto perché condire le cose con un pizzico di timor panico avrebbe di certo aiutato la combriccola.
    "Non so perché, ma ho come la sensazione che qualcuno ci segua"
    In realtà non le pareva proprio che li stesse seguendo, diciamo piuttosto che sentiva le proprie impronte lasciate indietro che venivano calpestate da qualcun altro.
    Esprimere un tale concetto a parole sarebbe stato da manicomio, dunque non approfondì. Solo... quando si era gettata nel suo breve ma intenso percorso, aveva percepito una primordiale sensazione di caccia nell'aria. Se fosse stato solo il luogo a volerla predare con quella corsa sfrenata o se davvero ci fosse qualcuno non poteva dirlo. In ogni caso, anche non fosse stato così, mettere tutti ancor più in guardia non avrebbe potuto guastare le cose; ne era certa.
    Zak non ha sentito il tipo che li segue, è il ssuo istinto animale che le suggerisce pericolo anche dove magari non c'è. Le avrei fatto dire lo stesso anche se non ci fosse stato nessuno U.U
     
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    Splendore celeste

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    Era troppo focalizzata ad irritarsi davanti al suo zaino rovinato, per controllare quello che succedeva attorno a lei. Alzò finalmente la testa solo quando il rettile le ordinò di non seguirlo mentre si faceva il bagno nell'altra sala di pietra. Jill sbuffò sonoramente e non si sprecò a rispondere, ma seguì il suo spostamento finché non scomparve dietro la parete di roccia con uno sguardo così stizzito che chiunque avrebbe capito cosa fosse successo al Torrente Celeste. Perfino lo shiura che non era presente in quel momento.
    Sospirò, come a fingere di lasciar perdere, e tornò a rovistare nella stoffa zuppa e lacera dello zaino: le poche carte che aveva portato con sé erano diventate ormai illeggibili, le garze umide erano più un pericolo che un aiuto e le erbette curative che aveva preso in prestito da zio Rodd non erano più propriamente essiccate. Recuperò le ultime munizioni che le erano rimaste e le distribuì tra la cintura e il marsupio, scartando il resto insieme allo zaino sbrindellato. Tentò di stiparvi tutto, ma lo spazio era limitato e non grande a sufficienza. Dato che lei non poteva portarseli appresso, tanto valeva cederli ai suoi alleati, no?
    Zakrina, che fino a quel momento le era sembrata troppo concentrata sul suo stomaco gorgogliante per preoccuparsi di altro, scelse proprio quel momento per rivolgerle la parola. Jill le rispose con un grugnito, tanto le condizioni del suo zaino erano facilmente intuibili. Le lanciò invece un paio di sacchettini di stoffa bagnata contenente le erbe di zio Rodd e le porse tre frecce: con il suo arco rotto, non avrebbe potuto farci nulla.
    < E' lo stesso un po' di insalata per combattere parte della tua fame? Non è nulla di sostanzioso e probabilmente sono parecchio amare, ma... non credo che non ti uccideranno... >
    Aesiril finì finalmente la sua prova e si sedette al suo fianco. Anche lui citò le condizioni del suo zaino e Jill riservò anche al povero elfo un'occhiataccia random, solo perché non ne poteva più di contemplare quanto fosse fortunata e sfortunata nello stesso momento. La sua attenzione passò al taccuino che Aesiril le indicò, e Jill si sentì di nuovo in colpa per non aver ancora rivelato agli altri che zio Rodd non era mai arrivato a descrivere cosa ci fosse dopo le prove individuali. Parlava di cosa avesse passato Satyr il guerriero da solo in un labirinto di oscurità, dei cunicoli che Robik l'eroe era stato costretto ad affrontare e di tutti i tunnel che Geb della terra aveva scavato per arrivare fino a lì, ma dopo questo: zero. Nessuna scritta, nessun disegno. Sapeva solo che zio Rodd era ancora abbastanza vivo da uscirne intero e andare a nascondere quel diario in un cassetto del suo studio... e abbastanza traumatizzato da non averne mai accennato una sola parola. Lui era sopravvissuto, ma che ne era stato degli altri cinque che lo avevano accompagnato? Thyrdis, Robik, Vexx, Geb e Satyr. Lei non li aveva mai sentiti nominare, né da Rodd né da un altro membro della sua famiglia. Solo Vexx aveva un suono vagamente familiare e non solo perché lei, insieme a Geb e Satyr, ricorrevano spesso anche negli altri capitoli del taccuino.
    Jill scosse la testa, come a distogliere l'attenzione dai suoi pensieri. Osservò il punto che l'elfo le aveva indicato e lesse rapidamente qualche parola per capirne il contesto.
    < Sì, suppongo che siamo qui. - rispose sbrigativamente - Ma prima di concentrarci su questo, ci sono un paio di cose che potrebbero esserti utili. >
    Gli tese tre fialette, le stesse che lei gli già aveva prestato durante lo scontro contro le tre melusine alla fine della prima prova. Gli porse anche due piccole palline metalliche, come quelle che Jill aveva utilizzato nello stesso scontro e che il rettile era riuscito a spremere ulteriormente.
    < E meglio se dai tu queste al rettile, dubito che da me le accetti... - "...anche perché io con lui voglio averci a che fare il meno possibile", completò mentalmente - Contengono del materiale che può creare una scintilla elettrica. Non sono poi così forti rispetto al suo potere, ma a lui saranno più utili che a me. >
    Poi si voltò verso Gix, con un'aria leggermente colpevole.
    < Purtroppo non ho nulla a misura di drago. Spero che tu non ti offenda se non do qualcosa anche a te. >
    Jill sospirò. Aveva temporeggiato abbastanza, era infine arrivato il momento di rivelare che lei non aveva più la pallida idea di cosa avrebbero dovuto aspettarsi da lì in avanti. Aprì la bocca e... Zakrina se ne uscì con una frase alquanto evocativa: qualcuno li stava seguendo? Cosa intendeva? Non appena raggiungevano un nuovo ambiente venivano isolati dal precedente con una dannata mega-roccia. Come poteva dire se avevano qualcuno alle calcagna?
    < Ehm... magari è lo shiura che vuole tenerci d'occhio? > propose lei, seppur con una certa titubanza.
    Se mai il commento dell'altra umana fosse in qualche modo fondato, chi altro poteva essere a seguirli? Chi altro sapeva che loro stavano arrivando?

    Scusate se ci ho messo un secolo a rispondere, ma ero indecisa su come cominciare a seminare qualche indizietto qua e là, e ho finito per rimandare e rimandare. Sorry ^^" Se avete domande riguardo la trama, ora è il momento di farle, altrimenti nel giro di un paio di post (massimo) si procede dalla "Signora".. e tutto verrà spiegato alla fin fine, (forse) ^^
     
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    Incubo infernale

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    Aesiril prese le tre fialette e le due palline metalliche dategli da Jill.
    "Grazie. Devo ammettere che le tue fiale luminose mi sono state molto utili" ringraziò con un gesto elfico e un leggerissimo sorriso per contrastare un pò l'eterna espressione mugugnante dell'umana, il cui zaino era rotto. Proprio nel momento in cui l'elfo mise le fialette in tasca, Zell tornò dalla grotta ed andò a sedersi vicino a Gix.
    "Zell!" lo chiamò.
    Aesiril andò da Zell e gli consegnò le due sfere metalliche.
    "Fanne buon uso, hanno il tuo stesso elemento!"
    "Grazie, Aesiril!" l'ibrido positivo prese con delicatezza le due sfere e le ripose nel tascapane assicurato alla cintura.
    "Non dovresti ringraziare me ma Gillian Tress"
    Il draghelfo si limitò a mugugnare di gola.
    "Tutto bene? Era stata dura la prova?" gli chiese poi l'elfo, sedendosi sui talloni.
    "Tutto bene?!?! Ben un Cuàr di Rosacis!! Queste trappole sono maledette! Ho rischiato di fare una brutta fine! Il pavimento si è aperto e sotto c'era una dannata piscina profondissima che stava per farmi annegare!! Mi chiedo chi sia quel rimbambito che va a costruire una piscina in un posto come questo!!" fu lo sfogo di Zell.
    "Su su...ora siamo di nuovo insieme...non ti succederà nulla di tragico!"lo consolò Aesiril accarezzandogli l'ala verde.
    Il draghelfo elettrico stavolta fece delle leggere fusa, apprezzando le carezze del suo amico.
    "Tu invece? Anche tu hai trovato piscine assassine?"
    "No...e in tal caso avrei nuotato...nella mia prova non c'era nessun combattimento ma un vero rompicapo botanico!" rispose l'elfo, il cui cervello ancora fumava per il tanto ragionare.
    "Scusami ma ora devo tornare da Gillian per decidere il da farsi"
    Aesiril tornò a sedersi accanto a Jill quando Zakrina disse di avere l'impressione di essere seguiti.
    "Sì è vero! Anch'io ho sentito un rumore sospetto.....è il tuo stomaco! Perchè non ti sei mangiata una Melusina?" fu la deduzione dell'ibrido riguardo le sue impressioni.
    "...però se lei ha fame, io ho sonno...." aggiunse a mente Zell, appoggiando la testa sulla zampa anteriore di Gix, scambiandola per un cuscino.
    L'elfo della Natura si lasciò scappare una leggera risata, prima di tornare alle faccende serie.
    "Io mi auguro che fosse lo Shiura..in tal caso ci darebbe un aiuto. Il diario di tuo zio non dice nulla su come proseguire. Tu hai qualche idea?" chiese poi a Jill.
    "Se non si prosegue, io dormo....." fu il pensiero mentale dell'ibrido, dopo aver sentito che erano finiti in una sorta di vicolo cieco. E Zell riprese a sonnecchiare leggermente, senza russare. Almeno per il momento.

    Sinceramente...pure io sono spaesato come i nostri piggi XD


    Edited by ZellDragon6 - 27/11/2019, 16:26
     
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    Drago rosso di fuoco

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    Gixcaririxen ascoltò i suoi compagni d'avventura: sentì Zakrina che si lamentava di aver fame e subito dopo Gillian che parlava con Aesiril mentre consegnava delle fialette. Il drago rosso ridacchiò nel sentire l'umana che si scusava per non avere della roba a misura drago, la cosa lo divertì un po.
    "non preoccuparti io non mi offendo per questo" disse Gix mentre sorrideva, poi sentì Zakrina che disse di avere una sensazione di qualcuno che stava seguendo il gruppo e ritornò serio. Ignorò Zell che usava la sua grossa zampa come cuscino ed ascoltò i suoi compagni che pensavano fosse lo shiura che li stava inseguendo.
    "se qualcuno ci segue deve essere molto abile nel nascondere il proprio odore, oppure ci sta inseguendo da distanza... visto che non riesco a sentire il suo odore... comunque penso che sia improbabile che sia lo shiura a seguirci di nascosto, visto che ormai siamo a conoscenza della sua esistenza" disse Gix.

    Edited by Aesingr - 7/1/2020, 22:53
     
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