Maledetti incontri

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Eh... sapessi

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    Passò una decina di secondi a osservare Jill che "si irritava di fronte al suo zaino". Quando le porse le erbe, non sapeva proprio come rispondere. Da un lato si sarebbe davvero mangiata anche una roccia, dall'altro aveva la sensazione che la fame avrebbe amplificato il saporaccio amaro di quella roba.
    Accettò comunque con entusiasmo, ma con decisamente meno intusiasmo se ne mise in bocca una manciata.
    "Grazie"
    Anche solo per diffondere in gola un qualunque tipo di aroma se la masticò ben bene. La sola sensazione di mettere qualcosa sotto i denti le fece almeno tornare il buon umore, se quando avesse ingoiato avrebbe avuto di che pentirsi poco importava.
    E poi che erbe erano quelle? Non saranno mica state le cose allucinogene di Zio Rod di cui Zakrina non sa nulla e oddio ora ci muore stecchita? xD

    "Non so chi sia a seguirci, se qualcuno ci sta seguendo. Non prendetemi troppo sul serio, forse è solo un'impressione. Propongo solo di non affidarsi al fatto che le porte si chiudono dietro di noi, qualcuno potrebbe comparire all'improvviso"
    In un certo senso quella situazione poteva spingere ad abbassare la guardia, magari era proprio quello a metterla in allarme.
    Per la prima volta, anche lo strano drago blu disse qualcosa di interessante. Questo però le fece tornare pensieri brutti sulla mancanza di cibo.
    "Me le sarei mangiate volentieri, purtroppo ho l'impressione fossero un pochino ostiche da digerire... non so se mi spiego"
    Ridacchiò. Chi sa quali liquami corrosivi le avrebbero invaso l'intestino!
    Lasciò a Aesiril l'ingrato compito di supportare Jill col libriccino dello zio, preoccupandosi invece del proprio armamentario. Le frecce in effetti potevano farle comodo, anche se a giudicare da cosa avevano trovato fino a quel momento dubitava avrebbe potuto farne grande utilizzo. I nunchaku erano a posto, in qualche modo sarebbe sopravvissuta. Condivideva però il pisolino dello strano drago blu. Anche lei si sarebbe fatta una pennichella molto volentieri. La tensione però le conferiva la giusta carica, aveva appena proposto di non abbassare la guardia e non poteva esser lei la prima a lasciarsi andare.
     
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    Splendore celeste

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    Rispose al ringraziamento di Zakrina con una semplice scrollata di spalle e si rallegrò di non aver offeso un drago giganorme quale Gix. Mentre l’elfo continuava a sfogliare il taccuino di zio Rodd, il rettile scelse un suo cantuccio per farsi gli affari suoi e non prese seriamente la conversazione riguardo un loro eventuale inseguitore. Gix non riteneva che fosse lo shiura a seguirli, ma più Jill ci pensava e meno le venivano in mente altre creature che sapessero della loro presenza tra quelle grotte e che potessero quindi cercare di rintracciarli. Zakrina stessa, che era stata quella che aveva insinuato questo dubbio, era la prima a definire la sua intuizione una semplice sensazione. Anche se li invitava a non farci affidamento più di tanto, consigliava comunque di non abbassare la guardia: anche se i percorsi che avevano intrapreso separatamente erano iniziati con l’abbassamento della roccia, non significava che qualcuno non potesse seguirli. Jill non poteva che darle ragione, non era stato lo shiura stesso che li aveva avvertiti dell'eventualità che più percorsi potessero raggiungere la meta finale?
    Il discorso poi virò verso il cibo e Jill lasciò che il rettile e Zakrina se ne occupassero per conto loro. Lei si concentrò sul taccuino insieme ad Aesiril.
    < Purtroppo non ho nessuna idea. Le ultime frasi di zio Rodd nel taccuino sono: “La grotta naturale davanti a noi continua in un corridoio di roccia grezza, che sembra scendere di almeno un centinaio di metri con delle sorte di gradoni di altezze irregolari. Robik, però, non si è fidato a procedere oltre. Prima di partire e controllare quello che ci riserva la prossima stanza, abbiamo estratto un cristallo luminoso dal muro, in modo che tutti potessero averne un frammento per farsi luce durante la discesa, anche se l’acqua che segue il tunnel sembra avere una lieve luminescenza naturale” – lesse ad alta voce – Dopo queste parole, non c’è più scritto nient’altro. Ci sono solo pagine bianche. >
    Lanciò quella patata bollente con un tono relativamente freddo, come se quel fatto non l’avesse tormentata fino a quel momento. Quando era partita per quella avventura, non si era preoccupata più di tanto del perché le note di zio Rodd si interrompessero così bruscamente, ma adesso che si trovava lì, sul limite del conosciuto, si sentiva un po’ a disagio all’idea di continuare. Sapeva che tirarsi indietro era impossibile ormai, ma le era bastato quello che aveva vissuto nella prima parte del viaggio per capire quanto più pericoloso fosse quel percorso, rispetto all’idea che si era fatta all’inizio… come poteva andare oltre senza nemmeno una mezza idea di cosa l’aspettasse? Per quale motivo zio Rodd aveva smesso di scrivere? In quel libretto c’erano almeno una dozzina di altri resoconti di viaggio, e quello era il solo che non era concluso.
    Jill scosse la testa, come a cercare di scacciare via quei pensieri negativi. Tanto, a cosa serviva domandarselo? L’unico modo per ottenere una risposta era chiedere allo stesso zio Rodd!
    Si stiracchiò e si spinse all’indietro, fino a toccare la parete liscia con la schiena. Cercò la posizione più comoda, così da potersi anche lei riposare un po’.
    < Cosa credi che ci sarà nella prossima stanza? – chiese, rivolta nella direzione di Aesiril – Lo shiura ha parlato di incontrare la sua… come l’ha chiamata? Signora? Secondo te cosa intendeva quando ha parlato di maledizione? >


    Erano passate qualche ora da quando Jill e gli altri avevano raggiunto quella stanza. Non erano stati raggiunti da nessuno e forse, quella di Zakrina, era stata dopotutto solo una sensazione. Nessuno aveva comunque osato abbassare la guardia… tranne per il rettile, che era riuscito a schiacciare un vero e proprio pisolino.
    Quando a Jill sembrò che anche gli altri si fossero riposati e rilassati abbastanza, si alzò in piedi.
    < Che ne dite se procediamo? > tentò.
    Tra fialette luminose e la luce naturale che emetteva l’acqua, non c’era davvero bisogno di estrarre il cristallo come avevano fatto zio Rodd e i suoi compagni, ma se i suoi alleati avessero voluto, li avrebbe aspettati.

    ---

    Il licantropo intravide una luce sul fondo del tunnel che stava percorrendo: finalmente era arrivato alla fine di quella dannata prova! Si trascinò in avanti senza abbassare la guardia per un solo istante e solo quando emerse dall’oscurità che lo circondava, stanco e boccheggiante, si lasciò cadere sul pavimento per riprendere fiato. Gli sembrava di essere solo: era evidente che fosse arrivato prima degli altri o forse in un’altra anticamera. Ne fu lieto, non amava mostrare agli altri la propria debolezza e quella prova lo aveva stancato più di quando aveva inizialmente programmato e molto di più di quanto era disposto ad ammettere.
    Si tirò su a sedere solo dopo qualche minuto.
    < Ciao, mio caro amico! > si sorprese a sentire. Non si era accorto che ci fosse qualcun altro nella stanza.
    Si riscosse in allerta, giusto il tempo di capire chi fosse quell’inatteso visitatore.
    < Oh, shiura, sei solo tu. > esclamò quindi.
    < Althes, non shiura. Il mio nome è Althes. – rispose il nuovo arrivato, stiracchiandosi e accoccolandosi a terra – E non è stato molto simpatico il tono in cui l’hai detto. >
    Il licantropo ridacchiò, emettendo un verso simile ad un basso ruggito, praticamente indistinguibile da qualsiasi altro suo grugnito irritato.
    < La tua dannata prova è stata molto più difficile questa volta. >
    Lo shiura si prese il tempo di cambiare posizione un paio di volte, prima di trovarne una comoda: appoggiò quindi la testa sulle zampe tese e non degnò il licantropo neanche di uno sguardo.
    < Non avevo forse cercato di avvertirti? – rispose – Questo tocca a chi riprova il test per una seconda volta. >
    Il licantropo rispose con un effettivo grugnito.
    < Da quant’è che sei qui? > chiese bruscamente, ignorando l’obiezione dello shiura.
    < Non da molto. Solo da quando sei entrato. >
    < E perché non mi hai avvertito prima? >
    < E rischiare di finire sgozzato dai tuoi artigli? No grazie, meglio non disturbarti finché stai riposando con la testa tra le nuvole. >

    Gli lanciò un’occhiata di sbieco, per nulla d’accordo con quanto gli aveva appena detto. Magari si comportava in maniera frivola, ma il licantropo sapeva bene quanto in realtà lo shiura fosse forte. Anzi, era abbastanza certo che lui non sarebbe mai stato in grado di colpirlo, nemmeno se si fosse messo di impegno. Preferì lasciar perdere il discorso e cambiò argomento.
    < Ma si può sapere cosa sei venuto a fare qui? Pensavo che non potessi interagire direttamente con la tua Signora. >
    Lo shiura si rizzò di scatto.
    < Giusto! Sono venuto qui ad avvertirti: so quanto tu ci tenga a occupartene di persona, quindi mi sono sentito in obbligo di dirti che il gruppo ha cominciato a mobilitarsi. – pausa effetto – Stanno per andare ad incontrare la mia Signora. >
    Il licantropo si alzò in piedi, dimenticando improvvisamente la sua stanchezza. Il corpo era teso, gli artigli ghermivano la parete su cui si era appoggiato, le sue fauci erano pronte a mordere il nemico e i suoi occhi esprimevano quanto più odio possibile.
    < Ed ecco che ci risiamo… – lo shiura sospirò sonoramente – io ti ho solo voluto avvertire, ma se vuoi un mio consiglio, ti suggerisco di riposarti finché puoi. Da quant’è che stai aspettando la possibilità di vendicarti? Pochi minuti non potranno nuocerti. >
    < Non a me, forse. Ma per loro? Un solo minuto è come un’eternità. > rispose, quasi sovrappensiero.
    < Lo so che non ami sentirlo, – continuò lo shiura – ma dovresti rassegnarti all’idea che loro non esistono più ormai. >
    Qualcosa scattò nel licantropo: la sua schiena si irrigidì di colpo e il suo sguardo volò nella direzione dello shiura. Portò entrambe le braccia verso l’alto e nell’arco di mezzo secondo era già proiettato contro lo shiura per colpirlo con un gancio dall’alto verso il basso. I suoi pugni, però, incontrarono solo la roccia.
    Il licantropo si voltò lentamente, né deluso né irritato da non essere riuscito a colpirlo. Ormai lo conosceva da troppo tempo per preoccuparsene. Era consapevole quanto fosse stato impulsivo il suo gesto, eppure non poteva fare a meno di osservare lo shiura con le pupille dilatate, le zanne snudate e gli occhi rabbiosi, in un broncio che dimostrava tutto il suo astio per ciò che aveva osato dire. Le sue occhiatacce erano l’unico attacco che non lo mancavano mai.
    < Oh, quello sì che mi avrebbe fatto male! > esclamò lo shiura. Si trovava nell’altro lato della stanza e stava osservando le crepe che il pugno del licantropo avevano creato sul pavimento.
    Il licantropo non lo degnò di nessun’altra risposta. Lo osservò con aperta animosità, in silenzio. Rimasero a studiarsi per qualche altro secondo, finché il licantropo non si mosse per continuare il percorso. Lo shiura seguì con lo sguardo il suo spostamento e si ritrovò a osservare l’apertura dentro cui era sparito per qualche tempo prima di riuscire a riscuotersi.
    < Buona fortuna… – disse piano, come se parlasse tra sé e sé – spero per te che questa sia davvero la volta buona. >

    PS. Purtroppo ho dovuto scrivere questo messaggio senza una connessione internet stabile, sicché non sono potuta andare a ricontrollare cosa avevo già scritto nei messaggi scorsi e cosa no. Spero comunque che questo post mi aiuti a confondervi un po’ di più le idee prima delle battute finali ^^
     
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    Incubo infernale

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    Aesiril soppesò le ultime parole scritte nel diario di Rodd, passandosi un indice sotto il mento in maniera pensierosa. Jill, poi, gli illustrò le proprie deduzioni riguardo a cosa ci potesse essere dopo la grotta naturale.
    "E' plausibile. Potrebbe essere che questa sia l'ultima stanza e che la missione termini alla fine della scalinata sotto la grotta. Chiunque sia questa "Signora" dobbiamo mettere in conto che c'è il rischio di combattere di nuovo contro qualcuno o qualcosa. Pero mi rassicura il fatto che tuo zio è uscito vivo da qui. Ciò vuol dire che c'è un modo per uscire da qui....interi!" fu la risposta dell'elfo della Natura.
    Aesiril poi guardò in direzione di Zell, che si era appoggiato alla zampa di Gix e stava già sprofondando nel mondo dei sogni.
    "Direi di riposarci e poi riprendere, così possiamo recuperare un pò di forze. Poi, una volta fuori di qui vedremo come prendere qualcosa di mangiare." e con quelle parole, anche l'elfo cercò una posizione più comoda appoggiandosi con la schiena contro la parete. Ovviamente non sprofondò nel sonno come il suo amico scaglioso però il suo riposo fu comunque ristoratore.
    Mentre erano tutti fermi, gli unici rumori che si sentivano erano: il russare di Zell, lo stilicidio dell'acqua nella grotta naturale e il respiro regolare di Gix. L'elfo però udì qualcos'altro in sottofondo, una sorta di brusio molto leggero. Era come se, in qualche punto lungo il percorso che avevano fatto, qualcuno parlasse a voce alta. Voce attutita dalla roccia. Era indeciso sul dire o no agli altri quello che sentiva, perchè il brusio continuava, sempre costante. Poi d'improvviso, terminò.
    Dopo un tempo indefinito, fu Jill a richiamare gli altri, per procedere.
    "Direi di sì." fu la risposta affermativa dell'elfo, che si alzò stiracchiandosi e facendo dello stretching improvvisato per rimettere in moto il corpo. Si diresse, poi, dal draghelfo positivo, ancora accoccolato contro la zampa del drago rosso.
    "Zell, svegliati! Dobbiamo procedere!" Aesiril lo svegliò battendogli la spalla.
    L'ibrido si svegliò, facendo dei versi animaleschi di chi si sta svegliando, seguiti da dei rumorosi sbadigli a fauci spalancate.
    "Grawwrrr gnee.....che ora è?" chiese, con la voce ancora impastata dal sonno.
    "E' ora di procedere e di terminare questa missione. Siamo tutti provati"
    Senza aggiungere altro, l'elfo fu l'apripista, dirigendosi verso l'interno della grotta naturale.
    Quando la luce non fu più sufficiente ad illuminare il terreno accidentato ai suoi piedi, l'elfo prese uno dei cristalli dal muro ma dopo alcuni metri non bastava nemmeno quello ad illuminare la grande grotta e ad individuare la scalinata.
    "Zell, potresti usare un fulmine globulare per illuminare la grotta?" chiese al suo amico, era meglio che glielo chiedesse lui, invece che le due umane, con le quali Zell si sarebbe sicuramente rifiutato.
    "Arrivo!"
    Il draghelfo lo raggiunse a grandi balzi ed evocò un fulmine globulare con la sua mano destra, per poi farlo fluttuare a circa un metro davanti a loro. Ed ecco che apparve una gradonata in pietra grezza, con scalini irregolari l'uno dall'altro.
    "Dobbiamo scendere per di li!" E così, l'elfo e il draghelfo, spade alla mano e procedendo alla pari, iniziarono lentamente a scendere lungo i gradini.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    A giudicare dal tempo in cui erano rimasti ad aspettare, o avevano preso le sue parole troppo sul serio o erano tutti stremati quanto lei. Non era dotata di chi sa quale fattore rigenerativo superiore, ma aveva un corpo molto resistente. -Piastrine a mille- avrebbe detto Eidous con uno dei suoi incomprensibili commenti pseudomedici, ma nel suo caso era solo l'abitudine a farsi male. Ormai non ci faceva nemmeno troppo caso. Certo rompersi una mano non era piacevole, tuttavia sapeva arrangiarsi. Provò a restare in silenzio per udire suoni ovattati in lontananza o avvertimenti simili, ma non captò nulla di anormale. Quel luogo era decisamente silenzioso, e era meglio così. Il discorso di Aesiril le fece tornare il buon umore: fuori, fuori, fuori... cibo!
    Inoltre se quello Zio Rod con i suoi uomini era riuscito ad uscire, da quanto aveva capito era un umano relativamente comune, per quale motivo loro non avrebbero dovuto farcela? Non si poteva negare quanto l'ostilità del posto si impegnasse a torturarli, psicologicamente e fisicamente, ma era quasi certa che ci fosse una mente dietro a tutto ciò. Fin da prima nel chiedere a Jill era stata dubbiosa sul come funzionasse quell'ambiente, ma se era davvero un luogo magico per natura che senso avevano tutti quei corridoi?
    E che senso aveva domandarselo adesso? Se c'era qualcuno dall'altra parte, poteva anche fornirgli del cibo no? In effetti non era una cattiva idea; magari la mente li osservava ma non li poteva ascoltare, non sapeva che lei avesse fame. Dato imprescindibile per la riuscita della missione.
    "Eeeiih! Mente che fa apparire le cose!! Ho fame! Puoi far apparire una bistecca?"
    Il fatto che l'avesse gridato contro la parete da cui erano venuti non rese il gesto meno stupido. Quasi le passò la voglia di procedere, potevano aspettare l'ordinazione con calma altri venti minuti.
    La delusione quando fossero trascorsi senza nessuna bistecca pervenuta però l'avrebbero fatta arrabbiare assai. Quindi era meglio procedere. La mano le doleva ancora, ma almeno stava meglio di prima. Era pronta a concludere quel lavoretto, sperando con tutta se stessa che le prove stessero per concludersi. Non tanto per le 10 pagine di role, s'è fatto di peggio, quanto per poter mangiare in una sana locanda e pazienza se fossero arrivate manticore o altre cose non amene! Andava bene tutto: Gabof, CiaoIoSonoThyen, anche 404 andava bene... ma per carità tirate fuori il cibo!
    Dopo aver delirato mentalmente per un paio di minuti e aver battuto i pugni sulla parete come a bussare, tornò dagli altri con un sorrisetto imbarazzato.
    "Tutto a posto, andiamo"
     
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    Drago rosso di fuoco

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    Gixcaririxen continuò a rimanere sdraiato mentre ascoltò i suoi compagni. Sentì Zakrina che disse di non prenderla troppo sul serio ma di non abbassare la guardia, subito dopo sentì Jill che lesse il diario di Rodd.
    Una volta che la sua compagna d'avventura finì di leggere pensò come mai non le avesse lette prima.
    Il drago rosso, si riposò, come tutti i presenti della stanza in cui si trovò e seguì il suggerimento della compagna d'avventura, così egli rimase attento con i suoi sensi e riuscì a sentire dei rumori in sottofondo, come se qualcuno stette parlando, notò che nessuno parlò della cosa e quindi pensò che forse fu solo la sua immaginazione.
    Dopo che passò un po' di tempo sentì Jill che chiese di continuare. Il dragone stette per provare a svegliare il suo amico ibrido ma appena vide l'elfo che ebbe la sua stessa idea egli si fermò ed attese che Zell si tolse dalla sua zampa.
    Una volta che il draghelfo si svegliò e si tolse dalla zampa di Gix, il drago rosso si alzò sulle sue quattro zampe "sono pronto" disse mentre attende che tutti i bipedi iniziassero a muoversi in modo da seguirli
     
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    Splendore celeste

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    < E' vero che zio Rodd è sopravvissuto, ma mi domando... >
    Jill lasciò la frase in sospeso e non continuò. Non aveva il coraggio di esprimere ad alta voce cosa le passasse per la testa, già pensarlo era sufficiente a metterla di cattivo umore. C'erano altri diecimila modi per terminare quella frase, ma tutti quelli che le venivano in mente erano pensieri altrettanto cupi. Era vero che zio Rodd fosse sopravvissuto abbastanza per raccontarlo, ma allora perché non gliene aveva mai accennato una parola? Era vero che zio Rodd fosse sopravvissuto, ma allora perché non aveva continuato a scrivere come terminava la storia? Era vero che zio Rodd fosse sopravvissuto, ma allora... perché...
    < No, scusa. E' solo un dubbio stupido. - continuò invece, distogliendo lo sguardo - Meglio se ci riposiamo, come hai suggerito: non sappiamo cosa ci aspetti nella prossima stanza... >
    Sapeva che quello non era davvero un dubbio stupido, sapeva che avrebbe fatto meglio a parlare, a mettere in allarme gli altri, e sapeva anche che in futuro se ne sarebbe pentita. Ma come poteva dire loro che, seppur zio Rodd fosse sopravvissuto, lei non aveva mai incontrato gli altri cinque che lo avevano accompagnato nella sua avventura?


    Grazie alla luce offerta dal globo di Zell, non ebbero nessuna difficoltà a trovare la scalinata descritta dallo zio nel taccuino. Jill fu una delle prime a cominciare a scendere: i gradini erano composti dalla giustapposizione di diverse pietre, che potevano essere più o meno lunghe e più o meno alte, a formare un percorso che conduceva indicativamente verso il basso e in avanti. Non che le servisse a qualcosa sapere più o meno dove stessero andando, anzi, era da quando erano entrati nella profondità dell'Ossidiana che aveva rinunciato ad orientarsi. La scalinata era circondata da due pareti di roccia grezza e sulla destra c'era un piccolo canaletto che raccoglieva l'acqua trasudata dalle pareti. Come spiegava zio Rodd nel libretto, quell'acqua aveva una leggera luminescenza, non violacea come la melma acida che avevano incontrato nella stanza delle melusine, ma era di un azzurro freddo e - a giudicare dal fatto che al rettile non fosse venuta ancora la dissenteria - non doveva essere nemmeno altrettanto corrosiva. Il sottile rivolo d'acqua che accompagnava il loro percorso, non era comunque sufficiente a rischiarare loro il cammino, ma tra il globo di Zell, i cristalli di Aesiril e le fialette di Jill, seguirono il percorso senza troppi problemi. Il flusso si fece via via più ampio, raccogliendo sempre più acqua, fino a raggiungere una larghezza di una ventina di centimetri quando avvistarono il fondo della scalinata.
    Seguirono un breve corridoio, alla cui estremità intravidero una luce brillante dello stesso tono azzurrognolo del fiumiciattolo, ma molto più luminosa. Il rumore dell'acqua che cadeva verso il basso si impose sul rumore dei loro passi, ma solo quando emersero dal corridoio, fu chiaro il perché fosse tanto forte. Superarono un'altra apertura, solo per emergere in uno spiazzo pianeggiante di forma più o meno rettangolare, e abbastanza ampio perché tutti potessero starci senza sentirsi stretti. L'estremità opposta rispetto a quella dell'ingresso, terminava bruscamente in un burrone da cui il fiumiciattolo si gettava per cadere giù.
    Jill avanzò con cautela e si affacciò.
    < Questo... che strano. > borbottò, guardandosi attorno.
    Non che di solito fosse di molte parole, ma lo spettacolo davanti al suo naso la lasciò a bocca aperta. Non si era aspettata di finire in un posto del genere: come era possibile che zio Rodd si fosse lasciato sfuggire la possibilità di descrivere e disegnare un simile ambiente?
    Lo spiazzo si affacciava su una camera gigantesca, sul cui fondo c'era un lago luminoso che ne occupava tutta l'estensione, eccetto per la parte più a ridosso della parete più vicina e una sottile ma lunga lingua di terra che formava un'isola di roccia nera al centro del lago. Il piccolo rigagnolo d'acqua che li aveva accompagnati lungo la scalinata, non era l'unico che formava una cascata che si gettava nel lago, anzi, erano numerose le cascate più o meno imponenti che si riversavano da altrettanti spiazzi simili a quello dove il gruppo era posizionato in quel momento. Sia gli spiazzi che le cascate, erano concentrate ad uno dei poli della stanza, mentre l'altro si perdeva nell'oscurità. Se la sua vista da umano avesse permesso a Jill di studiarne i dettagli, probabilmente non avrebbe notato alcuna differenza con il resto del soffitto.
    Era difficile da notare da là sopra, ma sembrava che ci fosse una sorta di edificio sulla parte più lontana dell'isola. Se i suoi occhi non la ingannavano, l'edificio doveva essere una sorta di tempietto in stile Antica Grecia, ma di una pietra nera identica a quella sottostante. Jill si chiese se fosse quello il posto che dovevano raggiungere e si guardò attorno per cercare un modo per scendere. Volendo, la stanza era grande a sufficienza per consentire sia a Gix che al rettile di volare o planare fino all'isola, ma Jill era troppo testarda e abituata a fare da sé per prendere quest'ipotesi in considerazione e si diresse invece verso degli altri gradoni di pietra che correvano lungo la parete e che scendevano gradualmente sul fondo dello stanzone. Un ponte di roccia stretto permise a lei (e chiunque l'avesse seguita giù per le scale) di raggiungere l'isola nera.
    Una volta che tutti furono a terra, i cinque camminarono lungo un sentiero di ghiaino scuro che zigzagava tra i numerosi rilievi rocciosi che costellavano la superficie dell'isola, fino a raggiungere l'estremità opposta. Lì era effettivamente presente il tempio che aveva notato dall'alto, ma solo ora che era abbastanza vicina poteva notare quanto inquietante quel posto fosse: a partire dal nero della roccia, alla sensazione di desolazione generale che la caratterizzava. La roccia che formava il tempio sembrava essere un tutt'uno con il terreno sottostante, come se fosse in realtà frutto di un'unico masso scolpito per ricavarne una serie di colonne e stanze. Il nero della pietra non appariva naturale, ma come se l'azzurro dell'acqua non fosse sufficiente per illuminarla e ciò che era custodito al suo interno era nascosto da un buio pesto, quasi solido. L'unica nota di colore, che forse costituiva il motivo che aveva permesso a Jill di notarlo a distanza, era una decorazione del frontone simile ad un corno bianco incastonato nella roccia, non grande quanto quello di un drago, ma nemmeno troppo piccolo.
    Il terreno davanti al tempio era pianeggiante e ricoperto degli stessi sassetti del sentiero, anche se non erano pochi i punti in cui erano presenti una serie di crepe e altre irregolarità. Jill si guardò attorno, chiedendosi cosa fosse quel posto. Lo shiura aveva parlato di una "Signora", giusto? Ma allora perché non avevano incontrato nessuno da quando erano entrati lì dentro?
    < Visitatori? > disse una voce, probabilmente femminile.
    Jill si guardò attorno non capendo né da dove provenisse né chi avesse parlato. La voce, se così si poteva definire, era sembrata più un gorgoglio gracchiante che una parola, e rimbombava ai lati della stanza rendendo ancora più complesso stabilirne l'origine. Si sentì quindi una risata lenta, un rumore perfino peggiore, come delle unghiate su una superficie liscia d'ardesia.
    < Ah, da quanto tempo non riceviamo dei visitatori, mio caro? Giorni? Mesi? Anni? - la risata riprese per qualche istante - Avevo percepito che i nostri figli fossero più irrequieti oggi, ma se lo avessimo saputo prima, avremo preparato qualcosa per accoglierli come un ospite merita. >
    Chi stava parlando? E con chi è che lo stava facendo? Era lei la "Signora" dello shiura?
    Una figura cominciò ad emergere dal tempietto, come se l'ombra che nascondeva l'interno fosse in realtà la superficie di un liquido nero e denso: apparve prima una gamba nuda, poi un braccio. Seguì una massa di capelli color paglia, un busto e delle ali grigie. La pelle della creatura era violacea, il volto livido. I vestiti, che una volta dovevano essere di un colore vivace, adesso erano degli stracci grigiastri che conservavano solo qualche traccia dell'antico colore. Dalla sua corporatura minuta e dall'aspetto delle sue ali, Jill pensò che fosse un essere fatato, ma c'era qualcosa di sbagliato nel modo in cui appariva, qualcosa... di corrotto.
    < Benvenuti nel nostro regno, Mortali. Spero vi possiate trattenere un po' più a lungo degli ultimi che sono venuti a trovarci. >
    Non c'era dubbio: la voce raschiante che li aveva accolti, proveniva proprio da quella strana figura. L'essere fece qualche movimento scattoso e iniziò a fissarli con un'intensità preoccupante. I suoi capelli ricadevano davanti al viso in maniera disordinata, ma non riuscivano a nascondere del tutto il ghigno distorto che corrispondeva probabilmente al suo sorriso.
    Chi era quella creatura?
    Anzi, che cos'era?

    ----

    Erano passati venti minuti da quando avevano lasciato la stanza. All'improvviso, da una delle aperture, uscì uno scheletro vestito come un inserviente del Mac, con un vassoio in mano.
    < Tavolo 01? - si guardò attorno - Una bistecca per il tavolo 01? Ah, cavolo, se ne deve essere già andata... >
    La mente di Zakrina è più potente di quello che lei crede (???????????????)

    Ok, ho cercato di glissare il più possibile sui dettagli inutili e il percorso che abbiamo fatto, spero di essere stata chiara sulle varie descrizioni... non sono il mio forte ^^" A parte quello che ho scritto, potete aggiungere quello che vi pare, ovviamente nei limiti del buonsenso: purtroppo nessun fast food dopo l'ultimo check-point XD

    @Zell "per qualche strana ragione", il tuo Zell si sente un po' su di giri. Non ubriaco o livello Salvia del Veggente, ma è più allegro di quello che sarebbe normalmente. Per il momento, almeno, poi chissà...


    Edited by Tirannosaurorex - 13/2/2020, 17:18
     
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    La scalinata sembrava non finire mai, tra il ticchettare degli artigli di Zell sui gradini di pietra, lo scalpiccio dei piedi di Aesiril, il gorgogliare dell'acqua fluo, quel mix di suoni era diventato un mantra ripetitivo che accompagnava la discesa del gruppo verso gli inferi.
    Sia Zell che Aesiril non sapevano quanto tempo fosse passato quando giunsero sul fondo della scalinata dove si iniziava ad udire un rombo di cascate. Troppo forte per poter essere provocato dal ruscello color fluo che li avevano accompagnati durante la discesa. Una volta giunti nell'ennesima stanza, tutti rimasero affascinati dall'ambiente in cui si trovavano. Il draghelfo positivo si guardava in giro con la bocca aperta e meravigliato come se fosse un bambino che vede qualcosa per la prima volta. La reazione dell'elfo della Natura fu comunque di fascino ma meno infantile del suo amico scaglioso. Sotto la loro piattaforma, in stile Spyro, si apriva un burrone sul fondo del quale c'era un lago che raccoglieva tutta l'acqua che scorreva nelle vicinanze. In centro del lago c'era un'isola e al centro dell'isola una strana costruzione nera, che venne scorta da Aesiril subito dopo Jill.
    "Secondo me dobbiamo scendere là sotto. Ci sono delle scale!" l'elfo della Natura indicò un'altra lunga scalinata scavata nella roccia che consentiva a chi non aveva ali di scendere.
    "Io scendo in volo! Ho proprio voglia di stiracchiarmi le ali. Sapete una cosa? Questo posto mi piace!" disse il draghelfo con una voce improvvisamente allegra.
    Zell si lanciò oltre la piattaforma e spalancò le ali verdi scendendo sfruttando tutta l'ampiezza della grotta e tracciando eleganti spirali. Mentre planava, Zell lanciava ruggiti e versi di contentezza che riecheggiavano nella grande caverna.
    "Il pisolino deve avergli giovato molto. Zell mi sembra diventato improvvisamente allegro..." disse Aesiril mentre scendeva lungo la scalinata, osservando di tanto in tanto il suo amico scaglioso che planava.
    Zell fu il primo a toccare il fondo ghiaioso della caverna, seguito poi da Gix. Mentre attendeva che arrivassero i bipedi senza ali, il draghelfo si mise a curiosare qua e là, come un draghetto, in cerca di chissà cosa. Finalmente, Aesiril e le due signorine giunsero alla fine della scalinata e assieme percorsero un sentierino ghiaioso che conduceva al centro dell'isola. Ora che erano vicini, potevano osservare meglio la strana costruzione che si trovava davanti a loro. Era una sorta di tempietto nero, costruito con la stessa roccia che componeva il terreno e la ghiaia del sentiero. Zell non venne preoccupato dalla tonalità scura della costruzione, non era un tipo che giudicava una cosa buona o malvagia in base al colore. Comunque sia, il draghelfo era così di buon umore che non si preoccupò nemmeno di sfoderare nuovamente la spada, dopo averla riposta per il volo. Spada sguainata, invece, dall'elfo.
    "Andiamo a vedere cosa c'è là dentro! Forse è un rifugio!" Zell rimase sempre capofila, percorrendo con fare allegro il sentiero ghiaioso.
    Mentre cercava la porta per entrare, una voce lo fece bloccare. Stranamente, nemmeno quella voce misteriosa proveniente dal nulla mise in allarme il draghelfo che non si scompose minimamente.
    "Zell, fai attenzione!" lo avvertì Aesiril, già in posizione di guardia.
    "Ma non c'è nessuno!" rispose l'ibrido elettrico.
    La voce parlò di nuovo; benchè sembrasse provenire dal nulla non sembrava una voce minacciosa. Almeno così sembrava.
    Qualcosa si palesò, dalla strana costruzione nera, uscì qualcuno direttamente dalla parete. Una creatura che nè Zell nè Aesiril avevano visto prima e che non avevano idea di cosa possa essere. L'elfo della Natura squadrò la creatura con motivata apprensione, pronto a combattere se fosse necessario. Il draghelfo, invece, continuava a non scomporsi.
    "Salve! Tu dovresti essere la signorina dello Shiura, vero? Oh bene, se è così significa che siamo arrivati in fondo! O-oh! Benissimo! Io sono Zell, lieto di fare la tua conoscenza!" esordì Zell in maniera stranamente allegra.
    Aesiril si girò verso le due umane e il drago rosso solo per un breve momento per comunicare ad espressione facciale che qualcosa non andava nel comportamento di Zell. Ok che lui aveva la moda di bollare le umane con l'appellativo "signorina" ma quello non era il caso. Anche perchè quella cosa che avevano davanti non era un essere umano!
    "Creatura, qualsiasi cosa tu sia, perdona la nostra intromissione. Veniamo in pace e non vogliamo fare del male a nessuno. Ma cosa saresti?" l'elfo della Natura, con comportamento decisamente più adulto e composto, cercò subito la diplomazia con quella cosa. Teneva ancora la spada in posizione di guardia ma non voleva usarla fin da subito.
     
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    Gixcaririxen scese per ultimo in quella scalinata e seguì i suoi compagni fino a raggiungerne il fondo.
    Fu molto affascinato dallo spettacolo che trovò, si guardò intorno mentre pensava "qui posso volare senza problemi, ma è strano che l'autore del diario non abbia descritto questo bel luogo".
    Continuò a guardarsi intorno mentre ascoltava i suoi compagni e notò il pezzo di terra situato al centro del lago.
    "anche io ho voglia di sgranchirmi le ali" disse il dragone e quando i bipedi si furono allontanati spalancò le sue grosse ali e si diresse verso l'estremità dello spiazzo. Giunto a destinazione saltò verso il vuoto ed in contemporanea sbatté le ali.
    Iniziò a volare, ma a differenza di Zell, egli rimase in volo sopra hai suoi compagni senza squame in modo da poter controllare la situazione e dare una copertura aerea.
    Una volta che i suoi compagni d'avventura l'ebbero raggiunto, il drago rosso atterrò dietro di loro. Dovevano trovare la signora che lo shiura aveva nominato all'entrata del luogo, ma notò soltanto il tempietto e si domandò "forse non abbiamo ancora finito? strano, secondo lo shiura, dopo le due prove avremmo dovuto incontrarla".
    Udì poi una voce e vide una creatura che usciva dal tempietto. Il dragone restò in silenzio perché ormai i suoi compagni avevano già fatto le stesse domande che voleva fare anche lui e come l'elfo della natura si mise in guardia.

    Edited by Aesingr - 31/3/2020, 00:28
     
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    Qualcosa le suggeriva di dover restare ad aspettare la sua ordinazione, ma il dovere chiamava e non poteva farlo aspettare. O forse si? E poi quale dovere?
    La curiosità di come sarebbe andata a finire cozzava con la fame, ma Zakrina era più istinto che ragione quindi la fame vinceva sempre. Lo spazio che raggiunsero in fondo all'ennesima scalinata però riuscì a recuperare la sua attenzione e a darle una bella spinta. Era incredibile quale magnificente spettacolo le si parasse di fronte, ma non lo descriverò di nuovo che Tira è stata decisamente esaustiva. Si era persa solo qualche secondo ad osservare l'acqua vividamente azzurra e limpida, approfittandone anche per imitare il drago strano blu e abbeverarsi. Dubitava che a lui non avesse dato strani effetti solo per il colore simile a quello delle sue squame, quindi poteva berla; ragionamenti dettati dalla fame seconda parte.
    Osservò incuriosita Gixcaririxen sollevarsi in aria, oscurare la poca luce presente e atterrare nella porzione di terra emersa a qualche metro di distanza. Non per un motivo particolare seguì Jill nella scalinata che scendeva lungo la parete senza chiedere aiuto ad un paio di ali, raggiungendo il sentiero acciottolato e dismesso che li portò faccia a faccia con quella che, almeno sperava, sarebbe stata l'ultima insidia fornita da quell'ambiente così mistico e surreale.
    Sicuramente quella stanza era l'arena da boss finale perfetta, forse Zio Rod e compagni avevano finito prima le vite e non c'erano check point per salvarsi le chiappe.
    Emersa La creatura grigiastra, con la sua fluente chioma biondo paglia e le sue ali da fatina incacchiata con la vita, a Zakrina tornò tutta la voglia di giocare che aveva perduto a causa della famona. Poteva anche prendere due Aes con una fava: "Si decisamente, una cenetta sarebbe stata gradita"
    Le rispose con la più totale scioltezza, arruffandosi i capelli che le si erano in parte scompigliati e intrecciati, tirando fuori un bel casino di riccioli e sbiasciche random non proprio carine. "Si riesce a stento a bere un po' d'acqua da queste parti"
    Non aveva neanche l'energia di alzare troppo il tono, quindi la frase le uscì ancor più strafottente di quanto avrebbe voluto.
     
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    Durante il percorso verso l'estremità dell'isoletta al centro di quell'enorme grotta, Jill non si era sprecata in molte parole. Anzi, aveva camminato al fianco dell'elfo e degli altri serbando un silenzio inquieto. Si guardava attorno con aria preoccupata, scandagliando i dintorni con l'accuratezza migliore che i suoi occhi umani potevano permetterle; faceva attenzione a dove metteva ogni passo, come se si aspettasse che sotto il ghiaino scuro potesse nascondersi qualche insidia. Si calò il cappuccio sul viso e nascose il resto del volto con la maschera protettiva: non aveva idea di cosa avrebbero trovato da lì in avanti, ma aveva la certezza che non le sarebbe piaciuto per nulla. Anche se non sembrava esserci nessuno attorno, lei non riusciva a tranquillizzarsi. Era tutto fin troppo tranquillo per essere... tranquillo.
    Quando la creatura si manifestò, Jill capì di aver fatto bene a temere il peggio. Non solo ogni parola che esprimeva sembra una stilettata nelle orecchie, ma la stessa avversione che Jill percepiva per quel luogo, in quella creatura era amplificato di mille volte. Indietreggiò discretamente, in modo da lasciare tra lei e la creatura una buona decina di metri, senza attirare l'attenzione di nessuno. Andò a posizionarsi al fianco di Zakrina, appena davanti a Gix. I più vicini al tempio rimanevano Aesiril e il rettile, ma tra loro e l'essere dovevano esserci comunque almeno sette o otto metri.
    Il rettile fu il primo a farsi avanti, con un brio che Jill valutò decisamente fuori posto. Fino a quel momento, la creatura non aveva focalizzato il suo sguardo su nessuno in particolare, ma quando il rettile aveva accennato ad avvicinarsi per parlare, la creatura si era voltata di colpo verso di lui e così era rimasta, senza sbattere neanche le palpebre, a fissarlo immobile e silenziosa. Solo la sua testa si muoveva a destra e sinistra con dei movimenti lenti ma scattosi. Distolse lo sguardo solo quando l'elfo si intromise a rimediare alla faccia tosta del rettile.
    Passò un secolo prima che la creatura rispondesse. Jill sapeva che non dovevano essere più di una manciata di secondi, ma la sua inquietudine non le permetteva di ragionare tanto freddamente quanto avrebbe voluto.
    < Hai sentito caro? Loro non sanno chi siamo. No no no, non sembra che stiano scherzando. Te lo assicuro, la loro confusione sembra genuina. - la creatura sorrise esponendo una fila di denti neri e aguzzi - Sì caro, lo so che non sono la migliore per empatizzare con dei mortali, ma non percepisco nessuna malizia nella loro voce. >
    La creatura alzò la testa e fissò lo sguardo sull'elfo, l'ultimo ad averle rivolto la parola.
    < Ma pensi che sia davvero necessario dirglielo? - la sua espressione si fece confusa e solo dopo qualche secondo le tornò un sorriso storto - Oh, ho capito. Sì, hai ragione: è meglio evitare fraintendimenti. >
    Il sorriso della creatura si allargò, esponendo anche le zanne inferiori. Le sue braccia si allargarono e le sue ali la sollevarono a qualche centimetro da terra.
    < Noi siamo... - si bloccò e distolse di nuovo lo sguardo dal gruppo - oh, tu non vuoi? Molto bene, allora. >
    Rise, ancora. E di nuovo la sua risata raspante fece accapponare la pelle a Jill. Si prese il suo tempo ad osservare tutti i membri del gruppo, ad uno ad uno, prima di riprendere a parlare.
    < Potete riferirvi a me come Pressina: io sono la Fata che ha aiutato il Re Elinas a fondare la Città Sotterranea. E' grazie a me se esiste il lago che costituisce il Distretto dell'Acqua. >
    Fata Pressina? Città Sotterranea? In che razza di guaio si era andata a cacciare? Il taccuino di zio Rodd parlava solo di "cripta del nano Elinas". Jill sapeva che quel nome c'entrava in qualche modo con la storia della Città Sotterranea, ma quando aveva deciso di intraprendere quell'avventura non si sarebbe mai aspettata che si sarebbe trovata faccia a faccia con uno dei suoi fondatori. A dire la verità, non aveva previsto nemmeno di ritrovarsi il rettile alle calcagna... avrebbe dovuto immaginarsi che sarebbe andato tutto storto dal momento in cui lo aveva rivisto.
    Zakrina fu l'unica che osò intromettersi nel silenzio che si era generato dopo l'affermazione della fata. Jill sospirò nel sentirla parlare di cibo. Che male aveva fatto per ritrovarsi dei compagni del genere? Non c'era almeno uno che teneva un minimo alla sua pellaccia? Mancava poco che il rettile avesse chiesto alla creatura di farsi un selfie assieme e adesso Zakrina esigeva un banchetto a suo nome. Jill sospirò di nuovo lanciando un'occhiataccia all'altra umana. Come facevano a non sentire la stessa inquietudine che lei provava?
    Pressina non parve tuttavia risentita dalle parole di Zakrina. Anzi, semmai sembrò riscuotersi di colpo.
    < Una cenetta? - esclamò - Ma che grandiosa idea, Mortale! Hai sentito, caro? Una cenetta è proprio quello che ci vuole! >
    La sua risata si stoppò in un istante. In un battito di ciglia, Pressina non era più lì. Jill ebbe un tuffo al cuore quando se la trovò al fianco nell'attimo successivo. Con la coda dell'occhio notò le mani della creatura appoggiate sulle spalle di Zakrina, la testa rivolta all'indietro come se si preparasse a scattare in avanti da un momento all'altro e le sue zanne nere erano snudate e molto più acuminate di quello che Jill avrebbe creduto possibile.
    Prima che potesse completare il suo lavoro, Pressina scomparve con la stessa rapidità con la quale era comparsa. Jill non osò muoversi, non osò voltarsi. La cosa peggiore di tutte era che lei non aveva percepito la Fata muoversi. Un istante prima stava levitando a qualche centimetro del terreno a una decina di metri di distanza, nell'istante successivo era appena ad un metro da lei, pronta ad azzannare la faccia di una sua alleata. Si guardò attorno per cercare negli occhi dei suoi compagni un minimo di rassicurazione. No, si era sbagliata: la cosa peggiore non era stata non percepire il movimento di quella... di quella cosa. La cosa peggiore era leggere lo stesso sconcerto anche nel volto dei suoi compagni.
    < Ma perché no? Pensi che siano i più giovani a dover mangiare per primi? - la voce della Fata non sembrava troppo distante - Nemmeno? Oh sì, hai ragione. Hai ragione come sempre, caro. >
    La voce proveniva dall'alto. Jill ci mise qualche secondo a notarla: era seduta sul tetto del tempietto, con le gambe nude a penzoloni sul vuoto. Era difficile notarla, nonostante la luce azzurrognola che il fiume sotterraneo diffondeva tutt'attorno. Era come se il tempio fosse avvolto da un'aurea di penombra innaturale, che si concentrava a livello dell'entrata e del tetto.
    < Prima del banchetto, desideriamo sapere con chi è che abbiamo il piacere di pranzare. E' stata la Città Sotterranea a mandarvi? > disse la creatura, alzandosi in piedi e osservando tutti loro dall'alto della struttura.
     
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    Aesiril si portò più vicino al suo amico scaglioso che temeva che venisse attaccato da quella creatura, visto che non aveva nemmeno estratto la spada. L'Elfo della Natura, a differenza del draghelfo, guardava la creatura bipede con estrema attenzione, pronto ad aspettarsi un attacco da un momento all'altro. La creatura parlò di nuovo, non con il loro gruppo ma con qualcuno che non si vedeva e che con ogni probabilità si trovava all'interno dell'edificio e continuando a definire loro come "mortali". Dopo vari giri di parole, la creatura si presentò come Pressina e disse di essere la Fata che ha aiutato il Re Elinas a fondare la Città Sotterranea.
    "Ooooh!! Una fata quale onore!!! Devi essere una creatura davvero speciale!" rispose Zell che continuava a seguire Pressina con lo sguardo ammaliato.
    Aesiril non riusciva a capire lo strano comportamento del draghelfo e si limitò ad invitarlo a stare zitto a gesti.
    Quando intervenne Zakrina con la proposta di una cenetta, lo stomaco di Zell iniziò a brontolare e l'ibrido, nemmeno turbato dagli spostamenti repentini della fata, appoggiò per la prima volta la proposta dell'umana.
    "Sì giusto! La signorina dei ordegni è affamata e anch'io sto iniziando ad avere un certo appetito e...." la frase del draghelfo elettrico positivo si interruppe perchè Aesiril gli sferrò una gomitata contro il sottoala.
    "Zell, smettila!" lo esortò Aesiril a voce bassa, cercando da farlo ragionare.
    "Ma cosa ho fatto?"
    "Ti stai comportando in maniera troppo estroversa, non è da te!"
    Colpito improvvisamente nell'orgoglio, l'ibrido positivo cercò di ingoiare il rospo rifilatogli dal suo amico elfo guardandosi in giro. Ora la creatura si era appollaiata sul tetto del tempio lasciando le gambe penzoloni e sembrava aver accettato la proposta della cena. O il pranzo, stando a Pressina. Ormai non si capiva più che ora fosse. La fata, prima di invitarli a mangiare, chiese su chi li avesse mandati.
    "Ci ha mandati lo Shiura!" strillò Zell come se fosse ad un comitato col megafono.
    Stavolta Aesiril non fece in tempo a zittire il draghelfo.
    "Gentile Pressina....concedici ancora qualche minuto...devo parlare con i miei compagni di viaggio!" l'elfo della Natura si rivolse gentilmente alla creatura fatata.
    "E tu vieni con me..." aggiunse, rivolto a Zell.
    Aesiril tornò dalle due ragazze e da Gix, seguito a ruota dal draghelfo che di tanto in tanto voltava il muso verso Pressina.
    "Allora? Che facciamo? Ci fidiamo?" chiese rivolto per lo più a Jill e a Gix, visto che Zell e Zakrina avevano già dato il loro parere.
    "Uffa andiamo!! Io e la signorina dei ordegni abbiamo fame e quella fata gentile ci sta offrendo da mangiare!" insistette ancora l'ibrido del Fulmine.
    "Non mi fido ancora di lei....ti ho già invitato a stare zitto, Zell! Hai già spifferato la nostra missione....ora taci!" stavolta il suo ordine suonò militaresco.
    "Quindi?" chiese di nuovo mentre Zell iniziava a borbottare.
     
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    Gixcaririxen continuò a rimanere in silenzio mentre i suoi compagni conducevano la parte "diplomatica", egli ascoltò ed osservò attentamente la creatura. Si preoccupò del comportamento strano dell'essere. "deve essere lei la signora che lo Shiura ci ha chiesto di salvare, è diventata matta come ha detto.
    Le sue teorie ebbero maggiore conferma quando la creatura si presentò come Fata Pressina e disse di aver aiutato il re Elinas a fondare la città "capisco, quindi quell'aspetto è dovuto alla corruzione, all'inizio mi sembrava una fata anche se aveva un aspetto spento... rovinato" pensò, ma quando sentì Zakrina che chiedeva qualcosa da mangiare il dragone rosso mise la sua zampa destra sul muso (come se stesse facendo un facepalm). "dannazione, le sembra che sia questo il momento di pensare al cibo?" pensò e subito dopo sentì il suo amico draghelfo che stava per chiedere la stessa cosa. Guardò i due che avevano chiesto del cibo e fece un piccolo ringhio di disapprovazione, perché stava trovando fastidioso il comportamento superficiale di Zell e Zakrina.
    Subito dopo Gix notò la fata che comparve vicino alle due bipedi femmine per poi divertirsi a sfoggiare la sua abilità. Si fermò sul tetto dell'edificio; il drago era molto preoccupato visto che la fata poteva comparire per poi apparire in una direzione diversa dopo un battito di ciglia.
    "è vero che avvolte Zell si comporta come un cucciolo ma ora si sta comportando in modo sconsiderato... dato che ci siamo perché non spifferiamo tutto?" pensò Gixcaririxen mentre guardava male Zell e muoveva violentemente da desta a sinistra la sua lunga e potente coda. Poi notò Aesiril che si avvicinò per chiedere se ci si poteva fidare e rispose "io non mi fido... e se state pensando che se voleva farci del male lo avrebbe già fatto, vi dico solo: chi lo dice che non stia giocando con noi?, pochi secondi fa ha dato dimostrazione della sua abilità", subito dopo si rivolse a Zell "Aesirl ha ragione, ti conviene non dire una parola, in questo momento ti stai aprendo molto con una sconosciuta e di solito non lo fai"

    Edited by Aesingr - 15/4/2020, 18:34
     
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    Effettivamente, quello che avvenne non contribuì a farla felice. Avrebbe anche risposto ancora con la sua solita spontaneità, se quella creatura non gli fosse comparsa alle spalle in maniera fin troppo repentina.
    Accadde tutto molto rapidamente, e la sua testa registrò due opzioni: la prima era quella di voltarsi e sferrarle un pugno sul viso, l'altra era quella di balzare indietro. Non fece nessuna delle due cose, ma rispose al suo sguardo inquietante con uno altrettanto deciso, e sicuramente più stizzito e innervosito prima che quella scomparisse nel nulla per tornare dov'era prima.
    Le cose degenerarono quando lo strano drago blu cominciò addirittura ad approvare le sue follie, assecondando i suoi deliri di fame precoce. Aesiril cercò di riportare l'ordine, suggerendo di allontanarsi per disquisire di chi sa cosa.
    Come se non fosse evidente che la fata demoniaca li stesse sfottendo, prima l'elfo cercò una via diplomatica e poi Gixcaririxen puntualizzò che stava giocando con loro.
    Zakrina rimase dov'era e non si mosse neanche quando gli altri si riunirono per discutere del più e del meno, sempre lo stessero davvero facendo. In quel momento era divenuta abbastanza assente e non stava prestando attenzione ai suoi compagni; sapeva solo che quella creatura l'aveva sfidata, in maniera per nulla velata.
    Fece un paio di passi in avanti e piantò gli occhi su Pressina. Non poteva dire che la fame le era passata, ma qualcosa di altrettanto prorompente le stava facendo venire una gran voglia di fare sul serio.
    Già la sua mente selvaggia aveva cominciato a pensare ad ogni possibilità di riuscire a colpirla nel momento in cui si fosse di nuovo avvicinata, o quando fosse ricomparsa per aggredire qualcun altro o quando si fosse mossa per raggiungere istantaneamente un altro punto della stanza. Sarebbe stato difficile centrarla con le frecce, ma dubitava che sarebbe rimasta illesa ad un attacco frontale con il nunchaku.
    Accantonò i pensieri bellici solo perché lo scontro non era ancora cominciato, ma non aprì bocca. Non aveva niente da dire, era pronta alla battaglia se fosse stato necessario.
     
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    La fata li osservò dall'alto in basso con un'espressione incuriosita. Non sembrava toccata dalla loro improvvisa apparizione o dal fatto che avessero invaso la sua isola: un sorriso storto ne aveva arricciato le labbra da quando il gruppo aveva fatto la sua comparsa e Jill aveva il timore che le si fosse impresso nella retina così profondamente che se avesse distolto lo sguardo avrebbe continuato a rimanere nel suo campo visivo. Non che avesse osato distogliere l'attenzione da lei, eh. Anzi, osservava ogni suo movimento senza dire una parola, da sotto il cappuccio e dietro la maschera. Studiava il suo atteggiamento, il modo in cui il suo peso si spostava a destra e sinistra, il modo in cui il suo piede nudo e violaceo penzolava oltre l'orlo del tetto, ed era pronta a correre ai ripari quanto prima nel caso Pressina decidesse di spostarsi di nuovo.
    L'espressione della fata cambiò radicalmente quando il rettile si fece sfuggire il motivo della loro presenza: le sue sopracciglia si inarcarono, il suo volto si inclinò di lato, il suo piede smise di ondeggiare sul vuoto. Quel cambiamento, se mai ci fosse stato, durò appena un istante. Data la scarsa luminosità, poteva benissimo essere stata la sua immaginazione, ma Jill sapeva che stava per succedere qualcosa, se lo sentiva. Non aveva idea di cosa potesse essere, ma non doveva essere per nulla qualcosa di piacevole.
    < Lo shiura? Interessante. - sussurrò la fata tra sé e sé - Mi chiedo a quale dei due vi riferiate... >
    Jill riuscì a sentirla appena sopra il rumore delle cascate in lontananza, e solo perché la sua attenzione era completamente rivolta verso di lei. Pressina tirò su il piede, fino a sedersi a gambe incrociate senza preoccuparsi dell'inclinazione del tetto.
    < Lo so, caro, ma ha davvero importanza? Tanto vale fare un tentativo. > continuò la fata, sollevandosi in piedi.
    Con la coda dell'occhio, Jill notò Zakrina avanzare di un paio di passi verso il tempietto. Cosa intendeva fare? Si voltò verso l'umana: la sua attenzione era calamitata verso Pressina, ma non con la stessa mal celata preoccupazione con cui lo aveva fatto lei fino all'istante prima, non con l'apparente curiosità con cui si stava guardando attorno la fata. Era... sfida, quello che le leggeva negli occhi?
    Ottimo, stavano tutti improvvisamente impazzendo lì dentro? Solo lei non riusciva a smettere di pensare di essere finita in una dannata trappola?
    Jill toccò la spalla i Zakrina, pronta a balzare all'indietro nel caso fosse stata troppo presa dalla sua futura avversaria per non rendersi conto che lei fosse una sua alleata.
    < Calma. - le disse piano - Non ancora. >
    Non era proprio il caso affrettare i tempi: forse i propositi della fata non erano i migliori nei loro confronti, come aveva dimostrato la breve scenetta del turno precedente, ma per il momento non aveva ancora dimostrato tutte le sue carte. Non sapevano ancora cosa Pressina volesse e non sapevano se potevano sfruttarlo a loro favore per uscire di lì. Non era solo il timore per il peggio che suggeriva a Jill di non mostrarsi apertamente ostili, ma anche un -relativamente- freddo calcolo strategico. Più sapevano di quello che avevano davanti e meglio sarebbe stato per tutti. Sempre che fossero sopravvissuti abbastanza per mettere in pratica le loro conoscenze, per lo meno.
    La fata si mosse. Jill alzò lo sguardo giusto in tempo per notarla aprire le braccia e lasciarsi cadere oltre il ciglio del tetto. Prima che il suo corpo potesse impattare contro il terreno, però, Pressina scomparve nel nulla. Jill accennò un passo all'indietro. Era scomparsa di nuovo? Non era stato un glitch dovuto alla sua immaginazione?
    < E' stato Elthas che vi ha mandato? >
    La voce della fata era improvvisamente alle sue spalle. Jill si voltò: Pressina era accanto al gruppetto che si era formato per confabulare tra loro. Una delle sue mani livide era appoggiata sulla spalla del rettile, l'altra su quella dell'elfo. Ci fu un istante di silenzio, prima che si staccasse dal gruppo, si voltasse di spalle e si allontanasse di qualche passo gesticolando con le mani.
    < In qualche modo deve aver capito che sono finalmente riuscita a guarirlo! E adesso che si è finalmente ripreso, la Città non ha più nulla da temere! Non vedo l'ora di poter riabbracciare tutti dopo questo lungo periodo in cui siamo stati costretti a nasconderci. Pensate a quanto saranno felici tutti quanti di rivederlo! >
    Con una piroetta si voltò di nuovo verso il gruppetto. Sembrava che i movimenti della fata fossero diventati leggermente più fluidi con il passare del tempo, anche se non erano ancora per nulla paragonabili a quelli di un normale individuo.
    < Voi siete venuti per aiutarmi a portarlo a casa, vero? - il suo sguardo passò lentamente da una persona all'altra del gruppo, il suo sorriso tornò tanto sghembo quanto non mai - Siete venuti per portare tutti noi a casa? >
    La fata distolse lo sguardo, lo spostò verso la riva e la indicò con un cenno della mano. Dapprima non si notò nulla, ma dopo qualche istante...
    Jill si girò dall'altra parte: stava succedendo lo stesso. Erano circondati?
    < Oppure è stato Althes che vi ha permesso di passare? >
    Jill ritirò mentalmente tutto ciò che aveva pensato sul sorriso di quella creatura. Vedere il suo volto minaccioso e corrucciato era infinitamente peggio. E, sicuramente, tutti gli scheletri che stavano emergendo in superficie non aiutavamo granché a migliorare il mood generale.

    Aes, anche Zakrina comincia a sentire le prime avvisaglie di stranezza, senza che lei se ne accorga necessariamente ^^ Non tanto quanto Zell, ancora eh
     
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    Aesiril annuì alle parole di Gix, che confermò i suoi sospetti e che rimproverò ulteriormente Zell per il suo comportamento stranamente estroverso.
    "E' vero...stiamo in guardia...se è un nemico, è estremamente pericoloso..." sussurrò l'elfo della Natura al drago rosso, senza togliere lo sguardo dalla fata e senza rinfoderare la sua spada.
    Come previsto, Pressina venne attratta dalle parole di Zell riguardo lo Shiura e, come era ulteriormente previsto, iniziò a chiedere varie informazioni riguardo la loro presenza.
    "Dannazione a Zell! Cosa gli è saltato in mente di spifferarlo?" pensò tra se e se.
    Aesiril sussultò quando la fata, dal tetto del tempietto, apparve improvvisamente dietro di loro, riuscendo addirittura ad appoggiare le mani sulle spalle dei due amici. Se l'elfo venne percorso da un brivido di paura, che non fece notare agli altri, il draghelfo invece pensò di sorridere e di strizzare d'occhio a Pressina che continuò a bersagliare di domande. A quel punto, Zell puntò il dito artigliato della mano sinistra, con tanto di braccio, verso Jill.
    "Chiedi alla signorina delle canne! E' lei che ci ha trascinati in questa missione e lei può rispondere a tutte le tue domande!"
    Con quell'ulteriore frase del suo amico scaglioso, l'elfo nascose meglio il diario di Rodd nelle tasche della sua tunica. Non voleva che la fata lo scoprisse. Ma non era quello da temere. Dopo che Pressina indicò un punto imprecisato verso la riva del lago sotterraneo, dal nulla comparvero altri scheletri.
    "Attenzione! Scheletri! Preparatevi!" Aesiril mise in guardia tutti.
    "Di nuovo scheletri? E che vuoi che sia! Li abbiamo sconfitti come niente!! Raaaaaaaaaaaaaaaawwwwwrrrrrrrr!!!!" Zell, che si era nuovamente ricaricato, sfoderò la spada e andò incontro gli scheletri.
    I suoi "rawr" cadenzati tornarono a farsi sentire mentre con un tondo staccò di netto un teschio che volò nell'aria e finì in acqua, seguito da altre ossa di vari scheletri che facevano la fila per finire trucidati dalla spada di Zell. Un forte rimbombo molto simile a quello di un grosso carro armato sovrastò i "rawr" di Zell. Una roccia delle dimensioni di un barile iniziò a rotolare verso gli scheletri che si avvicinavano all'elfo e al drago rosso, schiacciando quelli che si trovavano sulla sua traiettoria. Il draghelfo positivo, nel sentire tutto quel chiasso, si girò un solo istante per vedere cosa stesse succedendo, per poi tornare a massacrare scheletri con estrema foga e voglia.

    Aesiril usa la sua tecnica VIII: Strike!
     
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