Maledetti incontri

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    Erano passati pochi secondi da quando aveva rivangato la brutta esperienza al Torrente, e già Jill si stava pentendo di non aver continuato la sua corsa nella foresta. Per quanto la sua voce fosse leggermente ovattata dalla maschera, il rettile non ci mise niente ad intuire che lei fosse "la signorina delle canne". Urlò quello stupido nomignolo che le aveva affibbiato e alzò il braccio per indicarla con un'aria così stupita che a vederlo sembrava più che il suo sconcerto fosse dovuto ad un fantasma piuttosto che ad una semplice umana (viva).
    Ci volle qualche secondo perché Jill riuscisse a distogliere lo sguardo da quello del rettile. Si stavano fissando con un'intensità tale, che sentiva i suoi occhi infilzati nella pelle del suo volto, nonostante il cappuccio e la maschera. Solo quelle braccia appese nel nulla facevano sembrare la scena semplicemente una grande pagliacciata... Jill fu la prima ad abbandonare la posizione: abbassò rabbiosamente il cappuccio borbottando un paio di imprecazioni a random, per poi incrociare le braccia davanti al petto.
    Ora che aveva rimosso il cappuccio, il rettile era libero di osservare in tutta tranquillità le sue occhiatacce. Anche se non si accorse della prima, avrebbe tranquillamente potuto rimediare con la seconda o la quattordicesima, tanto il suo botta e risposta con l'elfo, il suo insinuare che fosse stata lei a tormentare lui e l'idea di condividere lo stesso sconcerto per aver incontrato così a caso quell'ombra del passato, la rendevano piuttosto incline a distribuirle più che profusamente. Per la luna nera, quanto odiava zio Rodd per averla portata a quel dannato Torrente!
    Quando l'elfo si allontanò per sincerarsi delle condizioni del loro compagno - che non era una viverna, come la suggestione le aveva fatto supporre -, il rettile finse di rispondere alla domanda di cosa ci facesse laggiù, e rilanciò di altre domande e una minaccia.
    < Pff.. tirarti qualcosa? Perché mai dovrei prometterti di non farlo, quando ancora tu non hai foderato la tua spada? >
    La vera risposta che era stata tentata a dire in realtà era: "Perché cavolo dovrei tirarti contro qualcosa, stupido rettile!?". Lo stimolo che in quel momento cercava di sopprimere era quello di voltare le spalle a tutti ed andarsene, non di mettersi a lanciare cose... la aveva presa per una casalinga isterica, dannazione? L'unico motivo per cui ancora non se ne era andata, era la spada che il rettile teneva tra le mani: ricordava fin troppo bene la sensazione di pizzicore alla schiena, dovuto alla prima volta che aveva cercato di ignorare l'ibrido per creare meno problemi... da dove gli veniva quell'idea di lanciare cose? Se proprio proprio, contro di lui aveva gettato appena un'inerte canna da pesca, ma cosa aveva in mano di pericoloso in quel momento se non dei guanti scuri?
    Il sollievo all'affermazione "non sniffo più nulla" fu evidente. Anche se si intuiva che non si riferisse al non aver più incontrato le pipe di zio Rodd di nascosto, la scelta dei termini non poteva essere più azzeccata. Si trattenne dal rassicurarlo che il suo olfatto sarebbe tornato a breve, ma si limitò ad un sorrisetto divertito, che venne nascosto della maschera nera. Tanto, anche se avesse davvero voluto spiegarlo, non avrebbe avuto lo spazio per intromettersi: il drago rosso si era fatto avanti chiedendo a lui chi lei fosse, come se l'umana in questione non fosse proprio davanti al suo naso...
    Dannate creature, perché toccavano tutte a lei?

    Ps. volete che li cancelli i messaggi sotto spoiler che abbiamo scritto un po' di tempo fa, o preferite tenerli?
     
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    Aesiril si sentì sollevato dalle parole di Gix e liberò un sospiro di sollievo. Il drago rosso non era stato nemmeno colpito dall'oggetto, qualsiasi cosa fosse, e lo aveva rispedito nel folto della vegetazione. Aesiril non indagò su cosa fosse l'oggetto misterioso e si lasciò andare all'ennesima carezza rivolta alla zampa posteriore del drago rosso prima che questi tornò in posizione quadrupede e zampettò verso Zell e l'umana che si fissavano come due felini maschi pronti ad azzuffarsi. L'elfo della Natura seguì a ruota Gix, raggiungendo Zell.
    L'ibrido del Fulmine rimase con la spada sguainata a guardare la signorina delle canne togliersi la maschera tra borbottii ed imprecazioni. Evidentemente anche lei, come lui, era molto seccata dalla comparsa dell'ibrido e Zell si rammaricò di non aver tirato dritto per la propria strada. Ma ora che l'aveva trovata doveva prima capire che ci facesse lì. Da sola. Non di vedeva la minima traccia nè del carro magico nè di suo zio Rodd con l'essiccatoio pieno di bella roba nè tantomeno le canne da pesca. L'umana non gli riferì nulla riguardo al motivo della sua presenza ma si limitò a farli notare che aveva ancora la spada sguainata. L'unico oggetto che temeva veramente e che Zell tenne sfoderato finchè non si sarebbe sentito sicuro. Inoltre, poteva minacciarla con la spada se l'olfatto non gli sarebbe ritornato in tempi brevi.
    In quel momento giunsero Gix ed Aesiril, che a differenza di Zell, rinfoderò la spada. Il drago rosso confermò anche a Zell che stava bene e rivolse la stessa domanda dell'elfo. Cioè chi fosse quell'umana.
    E fu proprio l'ibrido a parlare al suo posto, bloccandole ogni possibilità di presentazione, dandole le spalle per parlare con i suoi amici.
    "Questa qui, che chiamo signorina delle canne perchè non ricordo affatto come si chiama veramente..." e il braccio sinistro di Zell tornò a puntare l'umana.
    "....L'ho incontrata al Torrente Celeste. Io volevo sapere le sue intenzioni perchè aveva degli oggetti che io ritenevo misteriosi e pericolosi e che grazie alla gentile elfa Lyndis ho capito che erano delle canne che servivano per pescare." l'ibrido faceva delle pause mentre prendeva fiato tra uno sfogo e l'altro.
    "...questa qui invece è stata tutt'altro che gentile con me. Mi ha tirato addosso le sue canne da pesca, lamentandosi poi che io le rompa. Poi mi ha spaccato sulla testa un'enorme roccia e non contenta mi ha spiato nel torrente mentre io mi lavavo con cura il corpo. E ora mi ha perfino privato del senso dell'olfatto." continuò a lamentarsi.
    Zell sniffò con il naso verso Gix per captare l'odore del drago rosso ma non sentì ancora nulla. L'olfatto non accennava a tornare normale.
    "Davvero ti ha spaccato una roccia sulla testa? Ti ha fatto male?" chiese Aesiril al suo amico ibrido.
    Zell, ricordandosi del dolore pulsante alla testa si lasciò andare ad uno sfogo da cucciolo, confidandosi con il suo amico della Natura, usando la lingua nativa della loro terra Ilifùr.
    "Un diòl...ma un diòl cje non hai mai sintùt, Aesiril! Duc' al dì e duc' la gnòt avevi un diòl al cjaff che mi parevi di diventàr mat! Mi ha tiràt un clapòn di chèi gròs, e jo no recuardi nuje di chel momènt. Mi ha dàt un colp di chei justi! No l'è robìs di far! " e dopo lo sfogo nella sua lingua nativa, l'ibrido si lasciò andare a dei versi draconici di sfogo che sfiorarono il pianto, dandosi dei colpetti con le mani, compresa quella che brandiva la spada, alle corna nere che lo avevano protetto da quella botta tremenda.
    "Sumò Zell. Cumò l'è dut passàt...." l'elfo abbracciò e coccolò lo sconsolato Zell come se fosse un cucciolo, per poi fulminare con lo sguardo l'umana.
    "Zell ha detto che aveva un dolore fortissimo alla testa per tutto il giorno e la notte seguenti il vostro incontro ma non ha idea di che razza di pietra gli hai tirato addosso. Devi averlo colpito così forte che non si ricorda nulla, evidentemente ha perso i sensi per la botta. Ebbene, direi che come minimo devi porgergli le dovute scuse. Non si spaccano le rocce addosso senza motivo, non si sbircia chi si lava e soprattutto non si tirano le cose a ibridi e draghi, signorina delle canne o quale sia il tuo vero nome." spiegò l'elfo della Natura traducendo le parole dell'amico e sottolineando che doveva scusarsi anche con Gix. L'ibrido lanciò all'umana un'occhiataccia ancora più fulminante e prima che lei azzardasse una qualsiasi risposta, tornò a fare dei versi draconici all'elfo, indicandosi di continuo il naso con la mano sinistra libera.
    "Ah già vero. Devi anche restituirgli il senso dell'olfatto. Non so cosa tu abbia usato per privarlo completamente ma devi rimediare in qualche modo" aggiunse infine l'elfo.

    Ok tutti accusano Jill per una cosa che non ha fatto, vediamo come se la cava. Trovare un avvocato su quelle montagne la vedo dura ihih XD
    E...il dialogo (in friulano, spero corretto) tra Zell ed Aesiril tradotto letteralmente:
    "Un dolore....un dolore che non ho mai provato in vita mia, Aesiril! Tutto il giorno e tutta la notte avevo un male alla testa che mi sembrava di diventare matto! Deve avermi tirato un sasso di quelli grossi e non ricordo nulla di quel momento. Mi ha sferrato un colpo di quelli giusti! Non si fanno queste cose!"
    "Su....andiamo Zell. Adesso è tutto passato...."

    E...per i messaggi spoiler, come vuoi. A me non danno troppo fastidio.


    Edited by ZellDragon6 - 13/5/2017, 17:11
     
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    Gixcaririxen ascoltò Zell che rispondeva alla sua domanda e pensò "bé che ha lanciato delle canne da pesca contro Zell era ovvio, altrimenti non lo aveva chiamato signora delle canne ma spaccare una roccia sulla testa di Zell mi sembra esagerato. Comunque questa ragazza avrà fatto disperare Zell di più della donna che mi aveva parlato al primo giorno in cui ci siamo conosciuti, chi sa se ha incontrato altre donne"
    Continuò ad ascoltare i suoi due compagni che stavano parlando nella loro lingua natia e approfittò per dire all'umana "scusami, posso sapere come ti chiami per favore? e sopratutto, cosa cera nella boccetta che avevi lanciato contro di me? è colpa di quella boccetta che Zell ha perso il senso dell'olfatto giusto?"
    Il drago rosso tornò a guardare i suoi due compagni che avevano finito di parlare tra di loro con la loro lingua e ascoltò l'elfo.
    "L'umana non deve scusarsi con me, di sicuro avrà lanciato quella boccetta contro di me per difesa, comunque penso che il contenuto della boccetta ha fato perdere il senso dell'olfatto di Zell" disse Gix ai due compagni
     
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    Come il drago rosso chiedeva, il rettile cominciò a spiegare chi lei fosse... molto vagamente. A quanto pareva lei si chiamava "signorina delle canne" dato che non si ricordava come si chiamava in realtà. E fin lì il discorso non faceva una piega, per quanto Jill si sentisse infastidita dal fatto che lei per lo meno il suo nome se lo era ricordato. I problemi arrivano poi.
    < Ho fatto cosa!? > esclamò, senza sapere se essere stupida o infastidita delle maldicenze del rettile.
    Poteva quasi capire che lui non avesse mai visto delle cane da pesca, poteva lasciar correre l'accusa di essere poco gentile, e sapeva di avergliele effettivamente lanciate contro quelle dannate canne... ma da dove veniva fuori la storia della roccia spaccata in testa, dello spiarlo mentre faceva il bagno!? Lei era un dannato scricciolo in confronto a lui, che roccia credeva che fosse in grado di alzare? E con la zucca vuota che si ritrovava era probabile che qualsiasi lei scegliesse non fosse abbastanza neanche per svegliarlo! E perché cavolo le dava della guardona? Come credeva di essere entrato in primis nel Torrente con il corpo così imbottito di fumo da non riuscire nemmeno a mettere un piede davanti all'altro? DANNATO RETTILE INGRATO! Dopo averla fiondata in acqua e averla folgorata a random era questo che meritava!?
    Dannazione, non ne poteva più di quel maledetto teatrino. Stava quasi pensando di recuperare armi e bagagli per andarsene e lasciare il rettile alle sue lamentele in lingua straniera, ma il drago rosso - fortunatamente non intaccato da quella pazzia - la interpellò. A confronto degli altri due era stato troppo gentile per ignorarlo.
    < Gillian Tress. > rispose secca.
    Si tolse la maschera lasciandola a penzoloni intorno al collo. Dopo qualche secondo si voltò verso il drago, ma prima che potesse continuare l'elfo tradusse le sciocchezze del rettile. Jill sospirò infastidita.
    < Il drago ha ragione: ora che la boccetta è distrutta gli tornerà da solo tra un po'. - disse esasperata - Basta che vi allontanate dal liquido che sta evaporando. >
    E sperava lo facessero in fretta. Se si trovava laggiù era per una faccenda importante, a differenza loro. Le stavano solo facendo perdere una marea di tempo!
     
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    La signorina delle canne, che ribadì il suo vero nome a Gix, Gillian Tress, non si scusò con Zell per avergli rotto la roccia in testa, ma almeno rivelò a tutti cosa era stato a far sparire l'olfatto a Zell.
    "Hai sentito, Zell? Se ci allontaniamo da qui ti tornerà l'olfatto tale e uguale a prima" disse l'elfo all'ibrido che, senza badare troppo alla raffinatezza in presenza di una donna, si ficcò le dita nel naso e provocò l'ennesimo rumoroso starnuto con tanto di scintille elettriche nell'aria (senza mettersi le mani davanti al muso, ovviamente). Poi prese una grande foglia da un ramo di un albero di acero che si trovava accanto a lui e si soffiò ancora più rumorosamente il naso.
    "Zell...mi hai sentito?" aggiunse l'elfo, guardando l'ibrido drago-elfo come se fosse un cucciolo.
    "Sì, certo che ho sentito. Manca solo che quella lì mi faccia diventare anche sordo! E spero che dica il vero, altrimenti potrei vendicarmi del dispetto della roccia sulla testa. Qui di rocce non ne mancano mentre alla signorina delle canne mancano le corna che a me hanno salvato da conseguenze ben più gravi di un pulsante mal di testa. Non so cosa le sia saltato in mente di farlo! E che lasci pur perdere le scuse. Scùse scùse... no tape la buse!" rispose Zell con voce in parte nasale, perchè si stava pulendo ancora il naso con la foglia-fazzoletto, che venne poi gettata a terra con noncuranza quando sottolineò nella sua lingua che chiedere scusa non ripara il danno fatto.
    "Non si chiama signorina delle canne, si chiama Gillian Tress" furono le parole in tono saggio di Aesiril.
    "E io non mi chiamo rettile! Rettile lo dirà alla sua lucertola di casa!" ribattè Zell seccato.
    L'ibrido rinfoderò finalmente la spada e zampettò verso il sentiero dal quale erano arrivati dando l'impressione di andarsene, ma lo faceva solo per allontanarsi da quella zona di effluvi mefitici che facevano perdere il senso dell'olfatto. Si fermò poco dopo presso un grande pino silvestre, dove Zell incise con gli artigli la corteccia per far stillare la resina ed annusarla, attendendo che il senso dell'olfatto gli tornasse.
    L'elfo invece era rimasto dov'era, visto che non sembrava che venisse influenzato dai fumi della boccetta.
    "Oh, mi sono dimenticato di presentarmi. Io mi chiamo Aesiril e sono un Elfo della Natura" si presentò facendo il gesto elfico del saluto. Aesiril indugiò per brevi attimi sulla tuta nera che aveva l'umana e tutta la serie di maschere che si era portata dietro, chiedendosi tra se e se perchè si era conciata in quel modo. Poi scoccò una breve occhiata all'ibrido che stava letteralmente sniffando la resina del pino. Passò velocemente lo sguardo a Gix, che sembrava essersi tranquillizzato. Nemmeno lui aveva lamentato danni al naso.
    L'elfo poi parlò nuovamente a Gillian, stavolta in modo gentile e leggero, per capire cosa fosse successo tra lei e Zell.
    "So che a Zell non stanno simpatici gli umani ma da come vedo voi due non andate molto d'accordo. Non so come sono andate le cose tra di voi ma ti posso assicurare che non è un tipo cattivo o malvagio. Non deve aver preso bene i tuoi dispetti. Mi chiedo che motivi avevi di tirargli canne, spaccargli rocce o sbirciarlo nei momenti privati....anche se....."
    L'elfo della Natura squadrò nuovamente l'umana.
    "Con tutto il rispetto... ma a pensarci bene non so come tu abbia fatto a rompergli una grossa roccia in testa senza che lui facesse qualcosa per impedirlo...già per me che sono un guerriero allenato mi è molto difficile. L'unico che può sollevare una roccia con facilità sarebbe il nostro amico drago rosso di fuoco." aggiunse Aesiril indicando Gix e sorridendogli.
    "Sento il vostro brusio...che avete da mormorare?" sbraitò Zell, che si era appoggiato contro il tronco di fianco, abbracciandolo in parte con l'ala.
    "Niente di cui tu possa preoccuparti, Zell!" lo rassicurò l'elfo.
    "Comunque mi sta tornando l'olfatto. L'umana aveva ragione ma ci sono ancora diverse cose che non mi quadrano e non mi schiodo finchè non avrò chiaro tutto!" aggiunse Zell ed Aesiril si limitò a guardare l'umana con uno sguardo che diceva "è fatto così, non posso farci nulla".

    Ok, il mio elfo sta iniziando ad assumere il ruolo di giudice di pace tra i due XD


    Edited by ZellDragon6 - 24/5/2017, 18:56
     
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    Gix annuì all'umana e disse "piacere di conoscerti, Gillian Tress io sono Gixcaririxen, Gix per gli amici". Subito dopo ascoltò l'umana che le aveva dato ragione.
    Il drago rosso vide il suo amico Zell che non si curava della presenza di una donna umana e pensò "ha preso molto dai tratti di noi draghi, comunque in presenza di un umana forse è meglio comportarsi con rispetto, sai come si dice, paese che vai, usanze che incontri. Continuò ad ascoltare i suoi due compagni che stavano parlando e subito dopo guardò Zell che si allontanò.
    Il drago rosso rimase insieme all'elfo visto che il naso di Gixcaririxen funziona ancora bene e lo ascoltò mentre si presentava e parlava a proposito della situazione di Zell e della donna e aggiunse "bé in più se la guardi bene Aesiril non sembra che abbia il fisico da sollevare una roccia abbastanza grande da far male Zell e in più romperla, come hai detto tu, tra i presenti, solo io posso farlo, a meno che, lei non è in grado si usare la magia." Subito dopo ascoltò Zell e disse "cosa che non ti quadra?".
     
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    Ah Zell, spero di non farlo subito esasperare XD

    Jill aspettò con finta calma che l'ibrido facesse i suoi comodi e, senza dire una parola, si limitò ad osservarlo mentre giochicchiava con il suo naso. Per nulla intimorita dal suo brontolare confuso, rimase impassibile anche di fronte alla nuova ondata di baggianate. Quelle accuse non meritavano una risposta. Come poteva pretendere che lei si scusasse per qualcosa che non solo non aveva fatto, ma che non era neanche lontanamente verosimile? Non era nemmeno sensato contestargli che si sbagliava di grosso... quello che avrebbe dovuto scusarsi era lui, dannazione, e cercare di difendersi le sembrava in qualche modo come se gliela stesse dando vinta...
    Dopo un tempo che le era sembrato un'eternità, il rettile rifoderò finalmente la sua spada, e si allontanò verso il sentiero. Jill si permise un piccolo respiro di sollievo, che sperò non fosse individuato né dal rettile né dai suoi compagni. Già con se stessa era difficile ammettere che in fondo in fondo non la lasciava proprio impassibile l'idea di essere trafitta da quell'enorme spadone, ma avrebbe preferito tutto piuttosto che lasciarlo intendere anche a qualcun'altro.
    Dopo che il rettile si fu allontanato, Jill pensò che fosse arrivata la sua occasione per andarsene. Così non fu: l'elfo vide bene di intavolare discorso presentandosi. Jill lo guardò, senza sapere come rispondere. Ripetere il suo nome le suonava un po' stupido, considerando che si era già presentata e che fino a prima l'elfo aveva ricordato il suo nome al rettile. Si limitò a rimanere nel suo solito silenzio, un silenzio che ben presto si fece vagamente imbarazzante. L'elfo distolse lo sguardo, lo portò verso il drago rosso di nome Gix... forse non era più intenzionato a cercare un dialogo con lei, forse quello poteva essere il suo momento per andarsene...
    No, forse per l'imbarazzo, o forse per boh, l'elfo riprese la parola. All'inizio Jill dovette trattenersi per non portare gli occhi al cielo esasperata da quella nuova arringa in favore del rettile, ma la seconda parte del suo discorso la sorprese non poco: finalmente qualcuno che osava mettere in moto il suo cervellino! Non fece in tempo ad elogiare il suo buon senso: Gix prese la palla al balzo e in sua vece confermò i sospetti dell'elfo. Sapeva che la notizia avrebbe dovuto farle fare i salti di gioia, ma per qualche motivo le lasciava l'amaro in bocca. Aveva come la sensazione che i due la stessero squadrando da capo a piedi, come se potessero analizzare ogni sua fibra muscolare solo parlottando tra loro. Anche se in vita sua non aveva mai desiderato una forza sovrumana, con tutti quei commenti sulla sua debolezza, il fatto di non possederla le sembrava una mancanza quasi imperdonabile: quanto avrebbe voluto essere capace di alzare una montagna, solo per rompergli un po' di uova nel paniere!
    Irritata più che mai, Jill accolse quasi con gioia il ritorno del rettile (non è vero, ma non ne poteva più di niente e di nessuno). Aspettò solo che l'ibrido finisse di parlare prima di perdere definitamente quella maschera di impassibilità che aveva faticato a coltivare fino a quel momento.
    < Non è necessario che sia tu a schiodarti... > disse finalmente.
    Portò le mani alla fronte e le allontanò il segno di saluto. Accennò dei passi verso il sentiero, e verso la cripta che non vedeva l'ora di raggiungere.
    < Addio, rettile. Fatti raccontare il resto dal tuo amico elfo... sembra abbastanza intelligente per riuscire a spiegarti tutto per bene. >
    Affrontare misteriose creature in inquietanti luoghi nascosti? Un'eventualità molto più piacevole di quella di dover rimanere lì a dar retta a quello stupido rettile!
     
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    Aesiril guardò a colpi Gix e a colpi Jill. Aveva l'impressione di parlare con un manichino, dato che l'umana non proferì nessuna risposta nè a lui, nè a Gix. Almeno che ammettesse o smentisse quel fatto che Zell odiava tanto. Aesiril avrebbe capito subito se l'umana avesse detto la verità o no. Quel suo silenzio lo insospettì nuovamente, era vero che l'umana aveva un fisico troppo gracile per sollevare una roccia e romperla sulla testa di Zell ma chi gli rassicurava che lei fosse una maga e avesse usato la magia per rompere quel misfatto?
    Dopo che l'ibrido drago-elfo sollevò i suoi ennesimi dubbi dalla sua posizione contro l'albero, l'umana girò i tacchi e se ne andò per il sentiero, lasciando un Aesiril molto sospettoso.
    L'elfo della Natura si avvicinò al drago rosso, per sussurrargli anche i suoi dubbi.
    "Quest'umana è troppo silenziosa, mio caro Gix. Confermo quanto dice Zell. Ho il forte sospetto che ci nasconda qualcosa!" disse l'elfo al drago rosso mentre seguiva con lo sguardo l'umana che stava avanzando a grandi falcate lungo il sentiero, passando vicino a dove c'era Zell.
    L'ibrido del Fulmine non ci passò sopra e bloccò il sentiero all'umana portandosi davanti, spalancando le sue ali verdi per darle l'impressione di essere ancora più grande e sventolandole davanti la sua mano sinistra a sei dita, mentre la destra era già nuovamente sull'elsa della sua spada.
    Da una parte l'avrebbe lasciata andare a suo rischio e pericolo ma dall'altra voleva capire che cavolo ci faceva la signorina delle canne in quel posto sperduto e del tutto inospitale per gli umani, specialmente umani soli.
    "Nein nein, halt!" esordì l'ibrido usando il comando di fermarsi con la lingua della regione che confinava a Nord con Ilifùr e che funzionava sempre per dare comandi secchi.
    "Se credi di mangiarmi la coda, ti sbagli di grosso, umana!" continuò usando l'espressione draconica "mangiar la coda" che era l'equivalente umano di "prendere per i fondelli"
    "Non per farmi gli affaracci tuoi ma in te tutto non mi quadra. Cosa ci fai qui sola soletta tra queste impervie montagne? E perchè sei conciata come un ladro? Perchè non vedo nè Rodd nè il suo carretto magico pieno di buona roba? Ooooh....lui si che è un bravo umano. Scommetto che sei qui a sua insaputa. eh?"
    Zell la tempestò di domande come aveva fatto quel giorno al Torrente Celeste quando la signorina delle canne era apparsa. Non gli quadrava il fatto che non avesse le canne ma non le menzionò. Forse era l'unico lato positivo, l'assenza di quei lunghi bastoni che usava per prendere i pesci.
    Aesiril seguì l'umana, chiudendogli il sentiero alle sue spalle e bloccandola tra lui e Zell.
    "Zell ha tutte le ragioni di insospettirsi e lo sono pure io. E per fortuna che mi sono accorto dei segni del suo bivacco, altrimenti avremmo tirato dritti senza accorgerci di niente" disse l'elfo della Natura, rimarcando il loro colpo di fortuna, e il colpo di sfortuna per l'umana.
    Le due creature antropomorfe si scambiarono uno sguardo di intesa e poi Zell tornò a fissare storto l'umana, sperando di storcerle le informazioni con le buone maniere.
     
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    Gix osservò l'umana che era rimasta in silenzio e pensò "non ha detto niente, sopratutto quando ho detto che forse è una maga"
    Il drago rosso ascoltò l'elfo e disse "be sicuramente è strano che lei si trovi qui da sola."
    Gixcaririxen osservò l'umana che iniziava ad allontanarsi dal gruppo con l'intenzione di abbandonarli e vide che il suo amico Zell la bloccava e lo ascoltò attentamente ma una frase lo aveva incuriosito: il carretto magico pieno di roba buona.
    Il drago rosso si rivolse verso l'umana e disse "Gillian Tress anche io penso che sembra strano che tu sei qui da sola, comunque, di cosa sta sta parlando Zell?"
    Subito dopo si rivolse a Zell e disse "Zell per favore togli le zampe dall'elsa della tua spada"
     
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    Come Jill immaginava, il rettile le bloccò il passo. Fu tuttavia un movimento più brusco di quello che si aspettava, tanto che mentre l'ibrido apriva le ali e portava la zampa verso l'elsa della propria spada, Jill reagì d'istinto, accucciandosi leggermente per essere più reattiva e portando la mano dietro la schiena per raggiungere la sua spada corta dalla lama nera. Se non la prese fu solo perché ci teneva alla vita: circondata com'era, dal rettile in avanti e l'elfo dietro, non sarebbe riuscita a resistere più di tanto, per quanto armata e rapida di riflessi.
    Per lo squalo più grosso degli abissi: era condannata a sorbirsi l'ennesimo sfogo del rettile! Con sua estrema sorpresa non fu solo l'irritazione ad emergere, ma anche una leggera puntina di preoccupazione.. perché le aveva chiesto cosa ci faceva vestita in quella maniera? Che nonostante fosse una creatura e che non sembrasse apprezzare la vita cittadina, in qualche modo conoscesse il pesce pagliaccio e che stesse cominciando ad associarlo al suo volto? Jill cominciò a pentirsi di aver rivelato il suo nome completo in un semplice moto di irritazione, non solo perché sentirsi chiamare per nome e cognome a ripetizione suonava troppo strano, ma anche perché poteva essere pericoloso per lei e la sua famiglia se andavano in giro a raccontare i loro sospetti. Il simbolo che la distingueva (il pesce pagliaccio cucito a livello della spalla) era nascosto sotto della stoffa nera, ma lo stesso non le piaceva lasciare il suo destino nelle mani di quei tre sconosciuti. Non le importava molto di quello che le succedeva, ma non le piaceva per niente l'idea che quei tre potessero dire una parola di troppo e mettere in pericolo la sua famiglia.
    Il rettile continuò con i suoi sproloqui, e Jill sperò che la frecciatina sui suoi vestiti fosse solo una delle tante frasi a random che uscivano dalle sue fauci. Forse, FORSE, non tutto era perduto. Il rettile non si era focalizzato sulle sue vesti, e c'era sempre la speranza di riuscire a distogliere l'attenzione da quel tema scottante. Insomma, non era più probabile che quelle creature sospettassero di lei in quanto umana in territorio ostile? Sembrava più che credessero lei fosse una maga piuttosto che associare la signorina delle canne allo sfuggente pesce pagliaccio... e non era un po' difficile pensare che i tre la riconducessero a Kerus solo per consegnarla all'uomo con la cicatrice e riscuotere la sua taglia?
    Dopo averci pensato meglio, Jill si sentiva quasi stupida per aver rimuginato tanto su qualcosa di probabilmente infondato. Per la sua pace mentale, sentiva comunque di doversi liberare di quei tre al più presto. C'era solo un metodo che non implicava scappare nella foresta a rotta di collo con il rischio di finire folgorata/bruciata-viva/stritolata/senza-più-braccia o altri destini orribili a random... anche se odiava più di ogni altra cosa essere costretta a giustificare le proprie azioni. Per lo meno il drago rosso chiese al rettile di togliere la mano dalla spada, e piano piano anche lei si rilassò, tornando ritta e allontanando la mano dalla sua spada corta. Se aveva perso l'appoggio dell'elfo, almeno per il momento resisteva un certo grado di rispetto da parte di Gix.
    < Se risponderò alle vostre domande, poi mi lascerete in pace? >
    Gettò lo zaino a terra e si sedette con le spalle contro un albero. Sospirò prima di parlare ancora.
    < Cosa faccio qui non sono affari vostri, rettile, così come non sono affari miei sapere cosa state facendo voi qui. Vi basti sapere che non ho nessuna intenzione di fare del male alla foresta o alle creature che ci abitano più di quel che mi serve per sopravvivere. >
    E con questo intendeva cacciare per nutrirsi, sradicare qualche pianta per mangiarla, strappare rami secchi per riscaldarsi e cucinare, difendersi in caso di attacco, e altre azioni facilmente condivisibili da tutti i presenti. Quasi sperava che qualcuno del gruppo potesse leggere la sincerità delle sue parole, almeno quella tortura sarebbe finita prima! Per chi diamine l'avevano presa? Un demone assassino?
    Alzò lo sguardo come per sfida verso l'elfo e il drago, poi si soffermò sul rettile fissando i suoi occhi nei suoi. Si diceva che non si poteva dubitare delle parole di qualcuno che ti guarda dritto in faccia, no?
    < Zio Rodd sa che sono partita. - "se non lo ha già intuito vuol dire che si è rimbecillito tutto ad un tratto" - Se non è con me è perché è mio zio non la mia balia.. non mi deve mica accompagnare dovunque! >
    Incrociò le braccia al petto. Sperò che dalla sua espressione impassibile non risaltasse la sua piccola omissione: era passata poco meno di una settimana da quando aveva lasciato Kerus, lo zio non solo sapeva che era partita, ma molto probabilmente aveva pure capito dove si era diretta. Doveva sentirsi fortunata se non l'aveva ancora raggiunta per tirarle le orecchie!
    < C'è altro o posso finalmente liberarmi della vostra presenza? > chiese seccamente, spostando lo sguardo da un volto all'altro.

    Ok, non lo uso spesso, ma la parte in corsivo ("bla bla bla") è per rendere il pensato. Per semplicità la userò anche per quando Jill intende omettere qualche piccolo dettaglio ^^


    Edited by Tirannosaurorex - 13/6/2017, 11:20
     
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    Zell mugungò e borbottò con lievi ruggii quando Gix gli chiese di togliere la zampa dall'elsa della spada, tuttavia obbedì ed incrociò le zampe al petto, continuando a fissare l'umana e ascoltando cosa aveva da dire. Come aveva previsto, la signorina delle canne si rifiutò di riferire perchè fosse lì facendogli solo notare che non aveva essuna intenzione di nuocere all'ambiente naturale. Sapeva quanto Zell ci tenesse al rispetto dell'ambiente e quanto odiasse gli umani che distruggevano la Natura. Inoltre, disse che Rodd sapeva che lei era lì. Ma quelle parole non bastarono a far cedere l'ibrido che era sempre con l'aria sospettosa.
    "Tipiche parole degli umani che vogliono nascondere qualcosa. Non ho dubbi che tu possa fare dei disastri ambientali da sola però c'è sempre qualcosa che non mi torna. Tu nascondi qualcosa di losco!" disse l'ibrido del Fulmine.
    Poi fu Aesiril a prendere parola, in modo più gentile dell'ibrido. A differenza di Zell, Aesiril non aveva bollato l'umana come "signorina delle canne che nasconde qualcosa", quindi i suoi modi furono più gentili di quelli di Zell. Perfino il mastodontico Gix era meno minaccioso rispetto a Zell.
    "A quanto vedo stiamo facendo la stessa strada. Se non hai nulla da nasconderci, penso che tu sia d'accordo se proseguiamo tutti assieme" disse Aesiril, rivolgendosi all'umana.
    Ma prima che l'umana potesse intervenire, Zell parlò di nuovo, dopo aver fatto un ruggito di frustrazione.
    "Io non mi fermerò ogni due metri per aspettarla se lei dovesse camminare lenta come un bradipo. E non mi giro se questa qui dovesse scivolare giù per un dirupo." sbottò l'ibrido, puntandole addosso l'indice indicatore ed accusatore.
    "Caro Zell, se ti dovesse rallentare puoi ingannare il tempo volando o arrampicandoti. Non credo proprio che ti annoierai nel tuo habitat. E se Gillian ha deciso di venire quassù, credo che sia consapevole del terreno che l'aspetta. Ti ricordo che a differenza nostra, lei ha passato tutta la notte qui." rispose, sempre gentilmente ed educatamente Aesiril.
    Zell fissò di nuovo l'umana, indugiando sul suo zaino pieno di cose che Zell non osava immaginare e sui suoi piedi infilati negli stivali e non riuscì a reprimere una leggera risata di sfottò verso l'equipaggiamento e le calzature dell'umana.
    "Spero che tu abbia ragione, Aesiril. " sogghignò Zell.
    "Zell, è l'unico modo per toglierti quel dubbio che tanto ti rode. Gix, tu sei d'accordo se Gillian Tress viene con noi? Forse camminando insieme in questo bellissimo posto, l'astio che c'è tra loro due può passare. L'aria di montagna fa bene al fisico e all'umore." disse infine l'elfo della Natura, rivolgendosi prima all'ibrido e poi al drago rosso.
    Per tutta risposta, Zell allargò le braccia, sbuffò, facendo uscire dalle fauci socchiuse una scintilla e scosse il muso sconsolato, gesto che diceva del tutto "perchè tutte a me?". Si era svegliato con il pensiero di passare una giornata in montagna con i suoi amici, invece ora si trovava a condividere quell'escursione con una delle tre umane che proprio non si aspettava di vedere. Ma almeno tutto il male non veniva per nuocere e poteva andare peggio. Assieme a lei potevano esserci anche la signorina della paellia e quella dei cucchiai.
     
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    Gix ascoltò l'umana che rispondeva alle domande di Zell ma non le sue e pensò "vuol dire che lo chiederò a Zell. Comunque ha risposto un modo un po vago, ma è la sua vita quindi più fare quello che vuole"
    Il drago rosso ascoltò Zell che si lamentava della risposta e disse"Zell, se lei non vuole parlarcene noi non siamo costretti a forzarla di dire cosa ci fa qui. Per me può fare quello che vuole visto che la vita è sua, l'importante è che non segua la strada del male, tutto qui.
    Gixcaririxen ascoltò il discorso tra Zell e l'elfo e pensò "ma quanti problemi che stanno creando". Una volta interpellato il drago rosso rispose Per me va bene, ma è lei che deve accettare oppure no, come avevo detto prima la vita è sua. Subito dopo guardò il suo amico Zell e disse "comunque Zell non ti devi preoccuparti, se Gillian si stanca troppo la posso sempre portala sulla mia groppa, sempre se accatta la mia offerta". Gix guarda l'umana
     
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    La coerenza temporale mi impedisce di precisare da quale role Zakrina stia arrivando, essendo adesso impegnata alle follie di questo sclero di role.
    Probabilmente viene dalla role successiva a quella linkata


    Decisamente non si aspettava che ad Andorix fossero tutti ad un livello di “fuori di testa” superiore al suo, ma ormai tante cose erano cambiate in quell’ultimo mese e ne aveva veramente passate di tutti i colori.
    C’era da considerare che, oltre al suo fisico ormai provato da esperienze assurde, anche la sua mente aveva in parte risentito di quelle nuove relazioni. A partire dalla conoscenza di Aiko, di quel pazzo di un pegaso che l’aveva salvata in uno dei momenti più critici dei suoi ultimi anni di vita e trasportata a Kerus, del bbarone e del drago-samurai più figo del mondo, tutto aveva preso delle pieghe notevolmente inaspettate.
    L’aver incontrato il maestro, Eidous e Kenshin aveva rivoluzionato notevolmente i suoi ultimi propositi. Era partita con intenti talmente bellicosi da poter essere considerati sanguinari, ma era bastato un viaggio spazio-temporale in mezzo ai ragni per farle cambiare idea. La luna rosso sangue che aveva rischiarato quella notte non l’avrebbe mai scordata, né le avventure pazze in cui aveva rischiato anche la vita assieme a quei due. In fondo il barone era un buon capo, Kenshin un buon amico, il maestro un buon… maestro. L’aveva fatto dannare un po’, il grido che aveva stordito mezza palude era rimasto nei suoi pensieri come qualcosa di cui sentirsi in colpa. Poveretti, per causa sua tutti i pesci avevano vissuto decisamente un brutto momento.
    Si sedette a riprendere fiato, camminava ormai da qualche ora e l’alba stava per sorgere.
    Dal momento in cui si era abituata al grigiore della palude, i cambiamenti di luce e buio le facevano poca differenza. Quella notte non era stata così fredda da rallentarle il cammino, anzi era stata piacevole come non si sarebbe mai aspettata.
    Adorava girovagare di notte nella foresta, i suoni circostanti erano veramente infiniti, e sentiva come se nessuno potesse spiarla. Non temeva le ombre, poiché se qualcuno poteva sfruttarle per attaccare, lei poteva sfruttarle per nascondersi.
    Anche i monti tra i quali si trovava in quel momento le davano la stessa sensazione, per quanto sentisse la mancanza della fitta boscaglia di Ahsnaeris o, ancor più nitidamente, di casa propria.
    Si distese a terra per entrare a contatto con il suolo, giusto per fare in modo che il suo corpo potesse assaporare a pieno il concetto del riposo. Guardando in alto incrociò con lo sguardo la luce lunare, mischiata con i primi chiarori del mattino, e cominciò nuovamente a viaggiare con i pensieri.
    Non aveva voluto sapere niente riguardo Aesingr, e non era convinta di aver scelto l’opzione sbagliata; tuttavia la curiosità era forte, così forte che aveva deciso stupidamente di accettare di rimanerne all’oscuro per non rischiare di ricominciare a vivere nel desiderio di vendetta.
    Sorrise, sfilando i nunchaku dai rispettivi foderi ai lati delle corte brache, sentendosi più libera dopo aver passato giornate con quel mantello e tutta quell’attrezzatura da missione addosso. Le aveva restituite ad Eidous, dato che non sapeva di che farsene, però si era comunque procurata delle frecce e un nuovo arco e anche molto interessante.
    Lanciò i bastoni lontano, giusto per poi far fatica a ritrovarli quando si sarebbe rialzata, e restò immobile ad osservare il sole che sorgeva.

    Non aveva dormito quella notte, aveva riposato per una giornata intera e si sentiva totalmente piena d’energia. Sapeva di dover adempiere ad un compito, ma per il momento non aveva alcuna fretta e, anzi, pensava di godersi un ritorno alla non-civiltà in pieno stile Zakrina.
    Quando si alzò e si lanciò di corsa per i pendii in salita e in discesa, tra rocce e bassi strapiombi, si ricordò di quanto le fosse mancata quella sensazione in quegli ultimi tempi. In mezzo al silenzio, sola, con il semplice brivido di dover stare attenta ad ogni centimetro dell’ambiente circostante. Nell’Ossidiana c’erano monti molto tranquilli, per niente ripidi e con superfici quasi levigate o coperte d’erba, ma a lei piacevano le zone come quella; anche mettere un piede male poteva voler dire guai, dunque la sensazione di starsi allenando e di star temprando il fisico non veniva mai meno.
    Non passò molto prima che la cosa iniziasse ad entusiasmarla, ma anche a stremarla. Era mattina inoltrata quando giunse ad uno spiazzo boschivo veramente tranquillo, finalmente un luogo alberato dopo giorni.
    Si aggrappò a uno dei pochi rami sporgenti verso il basso, e salì su un piccolo intreccio di fronde messo lì apposta per lei, da cui osservò il luogo in cui si trovava:
    per un po’ solo alberi, menomale, e poi un prato che sembrava dirigersi verso l’alto. Il tutto era costeggiato da un piccolo corso d’acqua che puntava ad est, nel quale, dopo aver riposto le armi accanto alle radici di un bel pioppo, si tuffò pochi minuti dopo per una bevuta e per una sciacquata. Per quanto le temperature fossero ottimali si era fatta anche una bella sudata, e un bagnetto non le avrebbe fatto male. Erano quelli i momenti in cuitornava uno sprazzo di nostalgia ad ingoiare la pace circostante, ma evitò di rimanere su quella lunghezza d’onda per più di un istante.
    Provò persino a schizzare un cinghiale che si era spinto lì vicino, giusto per attirare la sua attenzione. Quello bellamente la ignorò, anzi sembrò darle della scema con lo sguardo per i seguenti due o tre minuti.
    Si divertì a studiarlo, come fosse il più interessante degli animali, e chiese al proprio stomaco se aveva o meno abbastanza fame da doversi scomodare da le culle del fiumiciattolo.
    Quando si fu accertata di essere apposto ancora per un po’ e di non aver bisogno di cibo, dopo un’altra mezz’ora di bagno più che fresco, ripartì di gran carriera e si decise ad aggirare il monte che le si stagliava d’innanzi con imponenza per poter continuare verso Knawr.

    Si stupì incredibilmente di udire delle voci, una delle quali molto profonda e alcune più giovanili e… umane.
    Le era chiaro che i toni fossero abbastanza alti, perlomeno non amichevoli. E lei che credeva di essere sola!
    Pensò a quante possibilità avrebbe avuto di incontrare qualcuno di potenzialmente pericoloso da quelle parti, e manmano che scartava la possibilità di trovare gente tranquilla si convinceva di dover rimanere per i fatti propri.
    Si, come no.
    Quel luogo era abbastanza boschivo, non certo una foresta ma ricco di vegetazione. E le piante erano le sue amiche migliori nella difesa, nella fuga e nel nascondiglio.
    Si avvicinò con tutta tranquillità, evitando di rispettare la necessità di restare furtiva, recuperando le armi ma tenendole estremamente riposte. Non voleva certo mettersi nei guai senza prima aver sfruttato la possibilità di instaurare una conversazione piacevole.
    Il trovarsi di fronte la scena di un bestione rosso fumante, un qualcuno per terra, un qualcosa di molto simile ad un drago notevolmente strano e un umano non del tutto umano la lasciò abbastanza di sasso.
    Il punto era che l’umano non del tutto umano stava coccolando il drago strano, che a sua volta impugnava una spada e si dava delle botte in testa con le zampe.
    Se solo non avesse saputo di trovarsi a Kengard, quella scena l’avrebbe stupita. Ormai ne aveva viste troppe per poter reputare tutto quel quadretto strano, dopo un vampiro e un mezzelfo nudi a farsi le cose-brutte le andava bene tutto.
    Valutò l’ipotesi che anche quell’umano non del tutto umano potesse essere un mezzelfo, o un elfo intero, e che quel drago invece potesse essere un mezzo drago, o un drago non del tutto intero.
    L’altro bestione rosso invece era anche troppo intero, un paio di metri meno non gli avrebbero fatto certamente male. Perché l’unica normale sembrava la ragazza che si era appena tolta il cappuccio dopo essersi rialzata? Almeno le pareva una ragazza, da quella posizione le rimaneva quasi completamente di schiena e, per quanto ne sapeva, si sarebbe potuta rivelare un demone con fattezze oscure che brandiva pentole incendiarie.
    La cosa che non le piaceva era solo l’ostilità che quelle tre creature parevano mostrare nei suoi confronti, soltanto perché erano più forti fisicamente non dovevano atteggiarsi a duri.
    Infilò una mano nella faretra, impugnò una freccia, la incoccò nell’arco nuovo nuovo e la scagliò in direzione della coppietta intenta a farsi le coccole amorevoli, mirando a pochi metri alla loro destra. Sperò che le sue doti fossero ritornate attive dopo un paio di miseri fallimenti negli ultimi tempi, non voleva sapere come sarebbe andata a finire se li avesse colpiti e sperò ardentemente che la freccia atterrasse soltanto sotto il loro sguardo.
    “Che accidenti state facendo! Basta fare baldoria, non si litiga da queste parti!”
    Non aveva niente di meglio da dire effettivamente.
    Fortunatamente il dardo non li aveva colpiti ed era arrivato dove lei voleva, dunque non c’era bisogno di far’altro. Rimise l’arco in spalla e si avvicinò con cautela, preparandosi ad un’eventuale reazione in stile maestro del vuoto.

    Edited by Tirannosaurorex - 9/9/2018, 15:42
     
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    Nonostante la sua apparente disponibilità, il rettile non era ancora del tutto convinto e continuava a pensare che lei stesse nascondendo qualcosa. Cosa altro pretendeva da lei? Che le raccontasse la sua storia della sua vita nei minimi dettagli? Scheletri nell'armadio ce ne avevano tutti, non per questo bisognava andare in giro ad interrogare chiunque capitasse a tiro! La cosa che però a Jill infastidiva di più, era la sensazione che se lei fosse stata un elfo e non un'umana non le avrebbero mai riservato un trattamento così ostile. L'unico oltre a lei che sembrava accorgersene era Gix... una vera fortuna che ci fosse anche lui insieme al rettile e all'elfo!
    Non sembrava che i tre avessero altre domande per lei, così Jill ne approfittò per alzarsi in piedi. Non si sentiva in colpa a non raccontare apertamente la verità a quel gruppo di sconosciuti, chiunque nei suoi panni si sarebbe irritata come lei per quelle continue domande. Anche la proposta dell'elfo, per quanto logica, in quel momento le sembrava solo un altro mezzuccio per tenerla ancora sott'occhio, e fare un ultimo tentativo per capire cosa la portasse così lontano da casa.
    < Come preferite... > si costrinse a dire.
    Anche se era molto tentata dal rifiutarsi, non voleva dare al rettile altri stupidi motivi per risentirsi dei suoi confronti. L'unico conforto era che al rettile quella trovata piaceva poco almeno quanto a lei (questo significava che erano d'accordo su qualcosa? Oh cielo). Il drago invece accettò senza problemi, anzi, le offrì pure un passaggio, che Jill non sapeva come rifiutare senza offendere l'unico muso amico del gruppo.
    < Grazie, ma al momento non... > accennò, prima di sentire qualcosa sibilare nell'aria e vedere una freccia conficcarsi nel terreno non troppo distante dal rettile e l'elfo.
    Prima di voltarsi ed affrontare chiunque fosse in agguato, Jill si calò il cappuccio sul viso con uno scatto della mano, mentre portava l'altra dietro la schiena per raggiungere la sua spada corta. Dalla boscaglia venne fuori una donna, un'umana come lei. A parte questo Jill non si prese il disturbo per studiarla (prese nota appena della sua saggia decisione di riporre l'arco): quella era l'occasione d'oro che stava aspettando! Con i tre distratti da qualcun'altro, poteva finalmente pensare di svignarsela!
    Mise la mano nel marsupio da cui tirò fuori discretamente un aggeggio metallico, tolse la sicura (un corto laccetto che permetteva al meccanismo di azionarsi) e lo lasciò cadere a terra in mezzo al gruppetto. Dopo un rumore come di un liquido in ebollizione, il piccolo aggeggio esplose rilasciando in pochi istanti una coltre di fumo grigiastra. Jill non perse tempo, trattenne il respiro finché non si rimise addosso la maschera nera, recuperò rapidamente il suo zaino e cominciò a correre tra gli alberi verso la cima della montagna. Sperava che l'effetto sorpresa fosse sufficiente per farla allontanare senza che qualcuno cercasse di fermarla, e contava sull'effetto leggermente stordente del fumo per ritagliarsi un certo margine di tempo e trovare un nascondiglio il più lontano possibile da lì. Sapeva che doveva comunque sbrigarsi, per quanto efficacie contro esseri che come il rettile avevano un buon olfatto, il fatto di averlo attivato all'aria aperta significava che il vento non ci avrebbe messo molto ad allontanare la nube di fumo.
    In pochi secondi Jill uscì dalla nebbia, e per essere più sicura di non essere ritrovata, Jill aprì un'altra boccetta per cancellare il suo odore. Continuò a correre in salita per un po', e rallentò il passo solo quando fu certa che nessuno la stesse seguendo: non era tanto per evitare di stancarsi, ma siccome non era abituata a muoversi in montagna, se non poteva seguire il sentiero direttamente, doveva per lo meno accertarsi di star procedendo parallelamente ad esso.
    Dopo una decina di minuti che si inerpicava tra gli alberi, il bosco si aprì su una radura. Jill non fu così pazza da tuffarsi in mezzo solo per essere facilmente sgamata agli occhi del drago o del rettile che probabilmente la cercavano dall'alto, ma si bloccò sul limitare, un po' per riprendere fiato e un po' per tirare fuori dallo zaino il diario dello zio. Fortunatamente la radura in cui era finita era la stessa che lo zio descriveva: lo sprazzo era abbastanza ampio da permettere di intravedere la cima rocciosa della montagna sopra gli alberi che circondavano la radura più avanti; il prato era di un verde brillante, ed era interrotto in più punti da rocce e lastre di pietra affioranti; sulla destra il bosco continuava e incorniciava il prato, mentre sulla sinistra si interrompeva bruscamente in una parete di terra e pietra con delle grosse rocce addossate ad essa.
    Secondo il diario lì, in quella parete, c'era l'entrata della cripta.


    Per fare la nube di fumo Jill usa la sua II tecnica:
    CITAZIONE
    Guscio di nebbia:
    Non farsi scoprire è un ottimo piano, ma anche piuttosto ottimistico. Nel caso in cui Jill venga individuata, dispone anche di un paio di trucchetti che le permettono di distrarre e seminare eventuali inseguitori. Il più efficace consiste nel lasciarsi alle spalle una nube di fumo che nasconda la strada da lei intrapresa. Questo avviene grazie ad un piccolo marchingegno di sua invenzione che scaldandosi fa evaporare il liquido nascosto al suo interno, rilasciando una nebbia densa. Le persone più sensibili e le creature con un buon olfatto, passando nella macchia di nebbia appena creata possono sentirsi leggermente stordite. Ne risentono un po' anche i comuni mortali, se non escono subito dalla nube di gas.

    Scusate il gesto un po' improvviso ma adesso che ci siamo tutti questo era il metodo più rapido per avvicinarsi al luogo della missione... pensate ad una scusa per seguirla, anche se non credo che sarà così difficile trovare una qualche giustificazione (mi immagino già i ruggiti imbestialiti di Zell XD)
     
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    Zell si voltò verso Gix con l'intento di parlargli ma riuscì solo ad alzare la mano destra per attirare la sua attenzione e non fece nemmeno in tempo a dire "Gix" che una freccia si conficcò in un albero molto vicino a lui ed Aesiril.
    "Ci attaccano!" urlò l'elfo che con una velocità fulminea tipica della sua razza, estrasse la spada e si acquattò a terra per evitare di essere colpito da altre frecce, che probabilmente avrebbero seguito la prima, che era dannatamente troppo vicina.
    Ma non ci furono altre frecce, ma dal bosco apparve un'umana.
    Zell non fu veloce e pronto come Aesiril ed estrasse la spada rimanendo incautamente in piedi, se chi aveva tirato quella freccia ci avesse riprovato con mira migliore, lo avrebbe colpito, ma non successe. L'ibrido drago-elfo comunque si mise subito in guardia e non appena scorse l'umana comparire dagli alberi, iniziò a sbraitare adirato.
    "Un'altra umana! Ferma dove sei! Metti giù tutte le armi e le cose strane che hai e...." ma l'ordine militaresco urlato a voce alta di Zell venne coperto da un'esplosione e da una nuvola di fumo che avvolse tutti.
    L'elfo e l'ibrido iniziarono a tossire, chi in maniera più fine e raffinata (l'elfo) chi in maniera forte e grezza sputacchiando scintille (l'ibrido drago-elfo), inoltre entrambi avevano un fastidioso ronzio alle orecchie dovuto all'esplosione improvvisa e gli occhi lacrimanti per il fumo.
    Zell iniziò a battere le ali per provocare il vento e dissipare quella nuvola provocata dall'esplosione misteriosa.
    "Cosa......cough....cough.......cosa è success.....?" chiese l'elfo ancora in preda alla tosse.
    L'ibrido, mentre dissipava il fumo con le ali, scorgeva la sagoma dell'umana appena arrivata che faceva capolino di tanto in tanto dal fumo, e stessa cosa poteva vedere lei nei confronti di Zell. L'ibrido barcollava in preda alla tosse e allo stordimento ma riusciva comunque a tenere la spada dritta e a puntare l'altro braccio in direzione dell'ultima arrivata.
    "Cough cough!!!! Tu......uman...cough......signorin.....cough! No....n-non fare altre boiat......cough!!! cough!!! Stai ferma.....cough!!"

    A vedere e a sentire Zell sembrava un tossico drogato nel culmine della fase "fumata a pieni polmoni".
    L'ibrido diede altri colpi di ala e dopo qualche minuto, gran parte del fumo si dissolse e piano piano le condizioni di voce delle due creature antropomorfe miglioravano.
    Fu Aesiril ad accorgersi che qualcosa, anzi qualcuno, mancava all'appello, visto che Zell era intento a guardare con lo sguardo incattivito l'umana che aveva osato tirare la freccia.
    "Gillian Trees non c'è più!" fu la sentenza veritiera dell'elfo della Natura.
    "COOOOOOOSSSAAAAAAA?" urlò Zell guardandosi intorno ma della signorina delle canne non c'era traccia.
    Così tornò a rivolgere la sua attenzione rabbiosa verso l'unica umana rimasta, indicandola di nuovo con la mano sinistra, in quanto la destra era intenta a reggere la spada.
    "Ho capito tutto!! Questa qui è una complice della signorina delle canne! Ci ha distratto con quella freccia in modo che la signorina delle canne gettasse quel coso che non so cosa sia che è esploso facendoci rimbambinire!" sbraitò un sempre più furioso ibrido del Fulmine. Chi gli stava attorno poteva avvertire un chiaro aumento dell'elettricità statica nell'aria, come quando sta per scoppiare un temporale.
    "Getta le armi e tieni le mani bene in vista! Sapevo che c'era qualcosa che non quadrava! Non voglio sentire altre esplosioni" fu l'ordine dell'elfo della Natura.
    "Aesiril, Gix! Occupatevi voi di questa umana! Io vado a cercare la signorina delle canne! Mi ha fatto arrabbiare moltissimo stavolta. E fate attenzione! Non fatevi mangiare la coda!"
    E senza attendere risposta, Zell ripose la spada nel fodero, aprì le ali e si alzò in volo, sollevando un turbine di terra e foglie.
    Quando l'ibrido si fu allontanato, Aesiril continuò nell'interrogatorio.
    "Chi sei? Cosa ci fai qui con quell'altra? E non raccontarmi bugie!"

    Zell si sollevò in volo poco sopra le cime degli alberi e seguì dall'alto il sentiero verso monte. Se la signorina delle canne doveva fuggire era più logico correre in discesa ma dato che insisteva molto a proseguire in salita, Zell intuì che è quella la direzione che doveva aver preso. Doveva cercare qualcosa e Zell doveva trovarla prima che lei raggiungesse il suo obiettivo, qualsiasi esso fosse.
    Mentre volava, l'ibrido del Fulmine richiamò tra le sue fauci il suo elemento e di tanto in tanto soffiava un fulmine che colpiva terra con un tuono, quasi al pari di un fulmine naturale. E gli ordini sbraitati dall'alto facevano alternanza ai fulmini, ai tuoni e ai ruggiti di rabbia.
    "Avanti, vieni fuori!"
    L'ibrido cercava sempre di colpire radure erbose, rocce sporgenti e alcuni punti del sentiero.
    "So che ci sei! Non puoi nasconderti per sempre!"
    "Lascia che ti becchi e vedrai! Mi hai fatto proprio invertire le cariche!"
    "Esci fuoriiiiii!"
    L'arrabbiato Zell sorvolò un bosco e poi un'ampia radura circondata da picchi montuosi Zell soffiò tre fulmini consecutivi al centro esatto della radura, incenerendo in parte l'erba. Decise di riposarsi le ali che battevano di continuo a causa del volo forzato a bassa quota, e si appollaiò sulla cima rocciosa che dominava la radura e il sentiero. Calcolando la velocità di un umano in salita, si trovava più o meno alla distanza massima oltre la quale fosse stato impossibile che si trovasse la signorina delle canne. Doveva per forza trovarsi li attorno.
    Zell smise la sua tempesta di fulmini e iniziò a scrutare la radura dall'alto. Se la signorina delle canne non veniva fuori, sarebbe sceso e avrebbe iniziato a cercare nel bosco.

    Zell si è appollaiato sulla cima che domina la radura e la cripta nascosta ma non ha ancora visto Jill. E non è arrivato li per caso ma per ragionamento XD
     
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