Maledetti incontri

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Infierire sulla ferita della preda era il metodo più sicuro per renderla inerme. Così doveva pensarla l'individuo blu, perché mirò proprio al suo braccio destro nel contrattaccare. Zakrina, almeno in quei momenti, teneva la testa abbastanza sulle spalle da poter valutare il pericolo maggiore e reagire di conseguenza. Il gomito le inviava fitte tremende, anche portarlo a contatto con qualcosa sarebbe bastato a farle stringere i denti. La mano sinistra era pronta e riuscì a deviare la sviolinata del tizio blu.
    Quando Jill la riportò indietro Zakrina si stava di nuovo stringendo il braccio. Il dolore non era normale, sicuramente non si trattava solo di una ferita superficiale. Tuttavia doveva fare qualcosa. La situazione sarebbe degenerata con o senza il suo aiuto, ma doveva aiutare in ogni caso. Si ritrovò a pensare che forse farsi male le dava allo stomaco un giusto stimolo, quello dell'urgenza di andare via da lì il prima possibile. Ciò le poteva anche permettere di soprassiedere al cibo per qualche altro minuto. In fondo non si sarebbe goduta il pasto con una ferita simile.
    Valutò rapidamente la propria efficacia in quelle condizioni e arrivò alla conclusione che un combattimento corpo a corpo era fuori discussione. Avrebbe potuto davvero imitare il tizio blu, prendere un violino e tirare frecce a destra e a manca. Come se non ci avesse mai provato; davanti a quello scempio si ricordava di avere dei principi, come ad esempio "gli strumenti si suonano e basta", ma poi quando non c'era nessuno nei dintorni ne combinava di insulsitudini. Bisognava compierne una anche in quel momento.
    Jill sparì nella nebbia, ma ancora era a portata d'orecchio.
    "Che ci faccio con questa?" le chiese agitando la boccetta.
    Più che di fiale, aveva bisogno di un rampino. Un dannato rampino, lo stesso che aveva lasciato fuori. Forse Jill aveva qualcosa di simile. Tirò un lungo respiro e cercò di rilassare le spalle. Attorno non si vedeva un accidente, oltre all'essersi persa almeno cinque o sei volte nella stessa stanza negli ultimi otto secondi. La musica, se poteva definirsi tale, le stava urtando il sistema nervoso. Doveva assolutamente farlo smettere.
    "Jill! Ho bisogno di qualcosa di flessibile con una punta uncinata, come un rampino. Hai niente del genere?"
    Aveva solo un'altra soluzione da proporre, ma ne preferiva una che non comportasse il suicidio.
     
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    Splendore celeste

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    Il drago aspettò che la canzone scemasse di nuovo prima di agire: se era vero che gli scheletri perdevano di coordinazione quando il volume era più basso, quello doveva essere il momento più propizio per prenderli di sorpresa! Schiacciò sotto la sua mole i non-morti più vicini e ne approfittò per alzarsi in volo, senza grosse ripercussioni. Ebbe tutto l'agio di lanciare contro quel mare di ossa una palla di fuoco, così da ritardare la loro eventuale avanzata contro i suoi alleati, e si alzò in volo il più veloce che poté.
    Dall'alto la scena era piuttosto sconfortante. Dal suo punto di vista privilegiato, poteva notare che la nebbia si stava diffondendo verso la zona del tempio, ma era nel centro dell'isola che rimaneva maggiormente concentrata. In quel punto era troppo fitta perché anche i suoi sensi da drago riuscissero a capire cosa stesse succedendo al suo interno. Certo, c'erano dei lampi zigzaganti che gli facevano presupporre la presenza di Zell, ma in quel caos non c'era nulla che potesse dare per assodato. L'estremità con il tempio si riusciva a intravedere appena: se si concentrava un pochino, scorgeva tre figure oscurate dalla foschia che stavano combattendo tra loro. Non poteva riconoscere chi fossero di preciso, ma la loro silhouette gli diceva che fossero umani o simili. Potevano essere le umane o Aesiril che combattevano contro uno degli avversari meglio conservati? Difficile dirlo, così come difficile era capire cosa stesse succedendo nell'estremità opposta dell'isola. Anche se la nebbia non vi era ancora arrivata, non era semplice seguire le sue fazioni che lì si contendevano: da un lato c'era la Fata Pressina insieme all'elfa non-morta, dall'altra... chi era quella figura ammantata di nero? Perché li stava aiutando? O meglio, perché combatteva contro i loro nemici?
    C'era solo un modo per approfondire cosa stava succedendo in una delle tre zone: andarci di persona.


    JILL E ZAKRINA
    Jill era pronta ad attirare l'attenzione del nahrd e ingaggiare un combattimento, quando Zak le urlò se lei avesse... un rampino? Le aveva appena passato le sue fialette, l'unica arma che a Jill fosse rimasta. Cosa poteva servirle un aggeggio del genere, quando il nemico era proprio davanti a loro? Forse aveva sbagliato a dare per scontato che Zak sapesse come usare le fiale solo perché lei le aveva adoperate sotto al suo naso fino al minuto precedente...
    Jill sospirò e, ancora nascosta nella nebbia, si slacciò dalla cintura una corda sottile ma resistente, attaccata al rampino che usava per scalare rocce e palazzi. La lanciò nella direzione dalla quale era venuta la voce di Zak, cercando di farla atterrare vicino a lei (e incrociando le dita per non beccarla).
    Il nahrd finì di rinnovare la canzone: prima che si potesse concentrare su Zak, Jill si parò in mezzo. Certo, avrebbe preferito prenderlo di sorpresa mentre era distratto dalla melodia, ma non poteva mica lasciare che caricasse la sua alleata. Per quanto non si fidasse molto dell'altra umana, sembrava avere un piano. Avrebbe temporeggiato quanto serviva a Zakrina per... boh, fare quello che intendeva fare? Ohi ohi, perché aveva questa bruttissima sensazione?


    AESIRIL E ZELL
    La nebbia intorno a loro si stava facendo sempre più impenetrabile. Già il loro nemico era piuttosto sfuggente, se avessero temporeggiato ancora sarebbero riusciti a prenderlo con la visibilità che piano piano scendeva? D'altra parte non avrebbero potuto fare altrimenti: curarsi non era uno spreco di tempo, quando la strategia del loro avversario marciava proprio sul ferirli di continuo e interferire sulla loro guarigione naturale. Che fare? Come potevano bloccare quella stupida nebbia? Distruggere quello stupido rebbitt? E uscire da quella stupida caverna?
    Il volume della melodia di sottofondo si alzò di nuovo d'intensità. Ecco un altro dei misteri di questo combattimento: era già almeno la terza o quarta volta che la musica aveva quello strano andamento. Certo, Zell e Aesiril avevano abbastanza problemi anche senza l'impellenza di cercare il misterioso bardo, ma con l'aumento del volume, aumentò anche l'afflusso di scheletri. Mentre prima erano solo uno ogni tanto che si distaccava dal gruppone e si aggirava nella loro direzione, senza più il drago che li tratteneva, erano molti i non-morti scrausi che si sparpagliavano in tutte le direzioni... soprattutto verso gli avversari più vicini.
    E chi erano costoro? Yep, l'ibrido e l'elfo.
     
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    Incubo infernale

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    Il turno curativo dei due amici bipedi fu fondamentale ma "la barra verde dell'HP che si vede nei videogiochi" non si riempì come loro due avrebbero sperato. Zell ed Aesiril si sentirono meglio e videro parte delle loro ferite rimarginarsi ma non come avevano previsto. Ovviamente, sia i vestiti dell'elfo che le scaglie dell'ibrido positivo attenuarono gli attacchi del rebbit.
    "Va meglio ma non è abbastanza!" disse Aesiril controllandosi le ferite.
    Intanto, la situazione attorno a loro non migliorò, anzi tutt'altro. Sentirono le ali del drago rosso sbattere nell'aria, segno che Gix aveva abbandonato la sua posizione e che si era spostato in un altro angolo del campo di battaglia e questo fece defluire i fastidiosi scheletri verso loro due, distogliendoli dal loro obiettivo: il rebbit. Come se non bastasse, sia la fastidiosa musica che la nebbia aumentarono ancora, distraendoli e mettendo alla dura prova la pazienza e i nervi dei due guerrieri.
    "Mi è venuta un'idea ma ho bisogno che tu mi faccia da scudo contro questi scheletri schifosi!" annunciò Zell mentre guardava nella direzione verso la quale doveva trovarsi il rebbit nascosto dalla nebbia.
    "Lascia fare a me!" l'elfo della Natura annuì deciso ponendosi tra il draghelfo positivo e il reggimento di scheletri che affluiva nella loro direzione.
    All'inizio sembrò non succedere niente ma lentamente il terreno sotto gli scheletri, da roccioso e compatto, si tramutò in una sorta di fango paludoso, che fece impantanare e rallentare gli scheletri. Quelli che defluivano da dietro spinsero tutti gli altri, facendoli cadere nel fango e più ne giungevano e più finivano distesi in quella sorta di sabbie mobili letali. Quei pochi scheletri che riuscirono a superare la palude vennero prontamente falciati dalla spada verde di Aesiril. Dall'altra parte, Zell non perse tempo e plasmò un fulmine globulare sul palmo della mano sinistra (dato che con la destra reggeva la spada) concentrandosi per pochi attimi (in maniera anche pericolosa per lui) ad occhi chiusi per percepire l'aura elettrica del rebbit, individuandolo in un punto in alto a destra sulla parete rocciosa. Anche se era accecato dalla nebbia, il draghelfo riuscì a "vedere" l'avversario attraverso il suo elemento e, prima che potesse muoversi, lanciò il fulmine globulare nella sua direzione, pronto a muoverlo a comando se il rebbit si fosse spostato.
    Gli scheletri finiti nella palude, invece, vennero incontro ad una fossilizzazione precoce; quando tutto il reggimento finì nel terreno molle e fangoso, Aesiril interruppe la sua tecnica, facendo tornare la terra al suo stato naturale, bloccando così gli scheletri dentro la dura roccia. A guardarli, le ossa e i crani che affioravano sembravano spuntoni di roccia bianca.
    "Per un pò non ci daranno più fastidio..." fu il commento di Aesiril, rimirando il suo lavoro, per poi voltarsi verso Zell che stava dirigendo un fulmine globulare al comando della sua mano, si vedeva benissimo il bagliore dietro la cortina di nebbia.

    Aesiril usa la tecnica VII: Zero coesione
    Zell usa la sua tecnica VI: Fulmine globulare
     
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    Drago rosso di fuoco

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    Gixcaririxen dall'alto guardò la situazione della battaglia e notò che la cosa non è confortante, vide che la nebbia continuò ad espandersi. Il drago rosso notò tre punti d'interesse: uno punto egli vide che c'era un alta concentrazione di quella nebbia e ci furono anche delle luci zigzaganti come se ci fosse una tempesta in atto in quella zona. Gix pensò che là potrebbe esserci Zell e la fonte della nebbia. In un altro punto vide delle tre figure che stettero combattendo tra di loro, ma non riuscì a capire chi sta combattendo contro chi a causa della nebbia che stette disturbando la sua vista. Infine in un altra zona vide qualcuno che non stava facendo parte del suo stesso gruppo che stette combattendo contro la fata e l'Elfa, e si chiese chi potrebbe essere e perché stette combattendo i loro stessi nemici. Mentre guardò la situazione il dragone notò una cosa abbastanza importante: tutte le sue ferite ricevute in tutta la battaglia iniziarono a guarire in modo naturale, quindi intuì che la nebbia potrebbe essere la causa del problema della guarigione in modo naturale.
    "Capisco, quindi è la nebbia che ci impedisce le ferite di guarire in modo naturale, allora chi non conosce un modo per guarire con un potere è nei guai, ed anche abbastanza, visto che anche da un taglietto insignificante potrebbe uscire del sangue, ai nostri avversari basta che ci feriscono leggermente in più punti e dopo aspettare che diventeremmo troppo deboli o moriamo perché abbiamo perso troppo sangue, penso che mi conviene avvisare i mei compagni di questa scoperta, dalle informazioni che ho, mi conviene andare prima dalle umane loro potranno essere in pericolo più dei altri, visto che, da quello che so, non posseggono alcun potere curativo" pensò il dragone rosso.
    All'inizio Gix fu un po' indeciso su dove andare, visto che non conosceva dove fossero le umane, ma dopo un ragionamento veloce, ripensando quello che aveva fatto e visto e nella speranza di aver scelto bene, egli volò giù verso le tre figure fino a quando non li distingui chiaramente. Se tra quelle figure ci fosse stato un nemico avrebbe attaccato con una palla di fuoco, provando a colpirlo, stano attento a non colpire gli alleati se ci fossero in quelle tre figure (quindi lo attacca se fosse lontano o stette allontanando dai suoi alleati) e dopo finito il suo attacco si sarebbe rivolto verso i suoi alleati (sempre se ci fossero) per dire "qualcuno è ferito, se sì deve uscire dalla nebbia e subito, essa non vi fa curare senza poteri", il dragone era chiaramente preoccupato, si poteva vederlo chiaramente dalla sua espressione.

    Se c'è il nemico ed è fuori portata dai suoi alleati (sempre se ci sono) Gix usa la tecnica II
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Una cosa finalmente per il verso giusto. Non era chiaro cosa stesse accadendo in quel marasma di canzoni, nebbia, cose che volavano e un "lascia fare a me!" che giungeva dai meandri di non si sa dove, ma un rampino giunse a comando.
    Zakrina si strinse nelle spalle, afferrò con la mano sinistra il proprio braccio destro sopra al gomito e lo strizzò con forza. Sentì il sangue rallentare e il braccio fare un po' meno male, abbastanza meno male da poter utilizzare la mano destra per raccogliere il rampino. Non aveva difficoltà ad alternare l'utilizzo delle due mani in combattimento, ma per quello che doveva fare doveva unire forza e precisione. Con la sola mano sinistra non ci sarebbe riuscita. Gill stava non solo esaudendo i suoi malsani desideri, ma la stava anche proteggendo. Non poteva deluderla. La modalità Zakrina da combattimento era tornata.
    Si concentrò per recepire i messaggi circostanti: il tizio blu non era distante, Gil si era frapposta a sua difesa, la nebbia era fitta, una grande massa si stava avvicinando.
    Perfetto. Tutto perfetto. Si ricordava anche il nome del drago rosso.
    "Gix!" gridò, spostando il rampino nella mano sinistra e lanciandolo come fosse a pesca di draghi. "Afferralo!"
    Avrebbe potuto semplicemente agganciarlo per una squama, una punta, qualsiasi cosa componesse la massa gigantesca del suo corpo, e difficilmente l'avrebbe mancato. Era meglio non rischiare tuttavia, così sperò che lui sfruttasse uno dei suoi grossi artigli per acchiappare il rampino al volo. Sia a causa della nebbia che della confusione non riuscì a capire quale parte del drago l'avesse accontentata, stranamente erano diventati tutti accondiscendenti, l'importante fu sentire trazione solida dall'altra parte. Passò la cima della corda che le era rimasta sulla mano destra, prese la rincorsa e saltò in aria, afferrò sia con la mano sinistra che con i denti la corda al volo e proseguì ad issarsi su alternando dita e molari. Quel che c'era di incredibile in tutto ciò, era che a contarle ricordava di aver già sperimentato altre sei volte quella follia. In nessuna di queste aveva un braccio fuori uso, l'aveva fatto per divertimento. I muscoli del collo erano sufficienti per stabilizzarla, per salire però doveva andare di braccio.
    Fu in cima prima del previsto, giusto il tempo di imprecare fra i denti qualcosa di delirante, e appena trovò le compatte squame di Gix si preparò a colpire. Adesso era lei a poter assistere dall'alto agli eventi, come il musico poco prima improvvisatosi direttore d'orchestra di una banda di scheletri e di casino porco.
    Nella coltre caliginosa sapeva dove si trovasse in quel momento, non l'aveva mai perso d'orecchio e Gill era un buon indicatore di posizione. Per centrarlo però doveva avvicinarsi. Sarebbe stato semplice chiedere a Gix di scendere, ma aveva già perso secondi preziosi e non poteva lasciare altro tempo all'avversario. Gill si era già data da fare abbastanza.
    "Appena strattono dal basso tu lascia andare il rampino" disse al drago in fretta e furia, accorciando la corda di un paio di nodi velocissimi.
    Incastrò l'ancora in una squama di Gix, si lanciò verso terra e quando fu a portata sferrò un calcio volante a girare di Chuck Norris al musico pazzo. Gix aveva avuto tutto il tempo di afferrare il rampino con l'artiglio se non voleva rischiare di perdere una squama per il peso della gravità, quindi non se ne curò. In effetti avrebbe dovuto farlo, perché se la squama si fosse staccata lei sarebbe caduta. Era rimasta appesa con la mano sinistra alla corda a pochi centimetri da terra come previsto. Diede un piccolo strattone e aspettò che Gix le lasciasse il rampino, poi lo scagliò verso il violino del musico per provare a recuperarlo e far ascoltare finalmente a tutti un po' di buona musica: quella dei violini fracassati in fronte agli scorbutici manipolatori di morti. Sicuramente il calcio che gli aveva dato lo avrebbe lasciato rincoglionito per il tempo sufficiente ad improvvisare una ballata.
    Dovette usare la mano destra per lanciare, non era brava con la sinistra. Per strattonare però avrebbe dovuto cambiare braccio, una coordinazione assoluta era cruciale per compiere gli ultimi passi di quella follia.
    Scusa Gix, ho dovuto usare un po' il tuo pg per aggrapparmi U.U
     
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    Splendore celeste

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    Perché lo aveva fatto? Perché si era parata in mezzo? Vero che la strategia non era più di attaccare il nemico, ma i suoi riflessi erano abbastanza per sopravvivere un tempo sufficiente e permettere a Zak di fare... qualunque cosa intendesse fare? Sospirò, era evidente che lo avrebbe scoperto presto. Che senso aveva preoccuparsene?
    All'improvviso, un riflesso di luce attirò la sua attenzione. Alzò lo sguardo e, quello che all'inizio era un semplice bagliore filtrato dalla foschia, divenne ben presto un conglomerato di fiamme, sempre più grandi e sempre più vicine. La luminosità e il calore le fecero distogliere lo sguardo e celarlo sotto il cappuccio: la palla di fuoco impattò poco più avanti, proprio dove il nahrd si era allontanato per rinnovare la melodia.
    Tutto quello che Jill notò prima che il fumo e le fiamme si diradassero, era che la canzone non si era interrotta. Quando finalmente riuscì a vedere le condizioni del nemico, Jill sperò di non averlo fatto. Metà del volto e del torso del nahrd era scomparso ed era stato sostituito da carne bruciata. Il violino d'osso era fisso sotto al mento, perfettamente intatto, e risaltava bianchissimo contro l'osso esposto e annerito dalle fiamme. L'archetto scorreva a destra e sinistra sulle corde, come se il bardo non si fosse nemmeno accorto di cosa gli fosse appena successo... ecco, dopotutto era stata una cattiva idea pararsi in mezzo. Se quello era stato un attacco del grosso drago rosso, forse avrebbe potuto pensarci lui al nahrd?
    Stava per nascondersi di nuovo nella nebbia, quando il bardo finì di suonare e si voltò nella sua direzione. La caricò e Jill scartò di lato per evitare che il violino la colpisse in pieno. La puzza di bruciato era fortissima, Jill fece un paio di balzi indietro, come per mettere un po' di distanza tra lei e la fonte di quell'odore pungente. Il nahrd recuperò terreno velocemente e cercò di sorprenderla con un rapido fendente. Non c'era il tempo per schivare, ma riuscì comunque a intromettere il braccio tra l'archetto e il suo collo, per sospingerlo appena al di sopra della testa.
    Ecco che si ricominciava, un balletto impazzito con il peggior sottofondo sonoro e odoroso di sempre. Non che l'alternativa fosse meglio, eh, ci teneva ancora all'interezza della sua zucca. Il problema era che più combatteva e più aveva la possibilità di esaminare da vicino il nuovo aspetto ributtante del bardo. Ok, anche gli altri scheletri non avevano molti muscoli su cui contare, ma una dannata palla di fuoco gli era appena andata addosso! Eppure la sua velocità non accennava a diminuire, la sua precisione era comunque millimetrica e il suo violino calava sempre con la stessa dannata forza. Come aveva fatto a non scomporsi per aver perso metà della faccia, un braccio e una spalla? I danni erano evidenti: tutte le volte che muoveva il violino, Jill poteva vedere chiaramente quanto fosse vuoto e roso dalle fiamme. Attraverso le ossa della spalla riusciva quasi a vedere... vedere l'interno? Una strana idea cominciò a formarsi nella testa di Jill, un'idea di cui era certa che si sarebbe pentita presto.
    Schivò l'ennesimo colpo e infilò una mano nel marsupio. Recuperò una delle fialette e aspettò il momento più propizio. Si abbassò un paio di volte, scartò di lato, balzò all'indietro. Quando il non-morto calò il violino, Jill contrattaccò: saltò sopra il violino, gli girò a lato e con uno scatto ficcò la fialetta dentro al corpo del nahrd. Tutti sapevano che i non-morti erano sensibili alla luce, no? Perché non approfittare dell'apertura sulla spalla per attaccarlo da dentro?
    O almeno, questo nella teoria. La fialetta non esplose nel flash di luce che si aspettava, il nahrd non si frammentò nei mille pezzettini che avevano caratterizzato gli altri scheletri degli altri corridoi. Il bardo voltò la testa nella sua direzione, puntò le sue orbite vuote contro di lei. Dannazione! La boccetta non doveva essersi rotta, forse si era solo crepata. Una luce tenue aveva cominciato ad emanare dal non-morto, fuoriuscendo dalla spalla, dalle orbite, dalla bocca e qualsiasi ferita. Per quanto suggestivo, non aveva fatto nessun danno al nahrd. Anzi, semmai il contrario..
    Rapido, il bardo fece una giravolta e, con il pugno chiuso sull'archetto, la colpì sul fianco ferito. Jill si piegò in due per il dolore, ma riuscì a reagire all'attacco successivo parando il violino con un braccio. Ouch, quello lo avrebbe sentito anche domani, ma meglio che farsi colpire sulla tempia, no? Con una pedata sul torace, il non-morto la mandò a terra. Jill alzò lo sguardo. Lo avrebbe sentito, sempre che ci fosse stato un domani...

    E poi, beh niente. Zak volò contro il nahrd. Nel senso, l'umana volò letteralmente addosso al non-morto, centrandolo in pieno e arrivando da chissà dove. L'impatto fu sufficiente per destabilizzare l'avversario e rompere del tutto la boccetta: l'esplosione di luce che si era già aspettata prima, uscì finalmente da tutti i pori del non-morto, lasciando il nemico leggermente stordito. Se non era ancora sconfitto, non doveva mancare tanto. Jill lo sentì cadere a terra non troppo distante da lei.



    ZELL E AESIRIL
    Il rebbitt si era attaccato su una parete rocciosa. Grazie ai suoi artigli, poteva osservare passivamente l'ambiente attorno a lui, seppur in quella posizione antigravitaria. Il suo sguardo vacuo era rivolto verso l'elfo: lo fissava mentre si sforzava di annientare il mare di ossa e ferraglia davanti a lui. Più combatteva e più ferite avrebbe collezionato. Più ferite aveva e, per quanto piccole, più ne avrebbe risentito della nebbia. Non doveva essere per forza lui a infliggerle, poteva anche solo limitarsi a guardarlo: qualsiasi fosse il taglio, avrebbe continuato a sanguinare.
    Era un po' deluso dall'altro avversario, invece. Non capiva perché stesse fermo e immobile, perché non aiutasse il suo alleato sommerso dai nemici. Non vedeva la situazione davanti a lui? Non vedeva la mole imponente di scheletri che li fronteggiavano. No, ovvio che no. C'era la nebbia. Aveva pure gli occhi chiusi, per qualche strana ragione. Forse aveva paura. Forse era disperato. Forse il rebbitt aveva già vinto e la Signora avrebbe riconosciuto il suo merito! Sorrise sardonico, anche se la lingua incastrata fuori a penzoloni non gli rendeva le cose facili.
    Ad una certa, l'ibrido in standby esplose in un globo elettrico. Con la sua strepitosa capacità di reazione, il rebbitt aspettò l'ultimo istante prima di balzare di lato, così da dare l'impressione di averlo beccato e potersi dirigere contro l'ibrido e fargli almeno qualche taglietto. Fu il globo che lo sorprese, però: non si schiantò contro la roccia su cui era appoggiato fino all'istante prima, seguì il suo movimento. Il rebbitt era in aria, non c'era alcun modo per poter schivare il colpo. Le sue ali non era fatte per volare, ma solo aiutarlo a balzare meglio. Il globo elettrico lo prese in pieno e cadde a terra con un tonfo secco. Rotolò un paio di volte, fino a fermarsi sul fianco. Cercò di alzarsi rapidamente, ma riuscì solo a scalciare in maniera scoordinata. Ohi ohi, l'elettricità del globo lo aveva paralizzato sul posto? Oh, ma non sarebbe durata per molto... per ogni istante che passava e più percepiva le forze tornare...

    Sia Aesiril che Zell sentirono la musica di sottofondo che si interruppe bruscamente. Che fosse successo qualcosa al bardo? Che gli altri lo avessero finalmente sconfitto? I pochi scheletri scampati all'attacco di Aesiril non avevano più un alone rosso attorno alle orbite e sembravano anche molto meno aggressivi di prima. Sembrava quasi che non fossero più intenzionati ad attaccarli, sempre che non si fossero avvicinati troppo a loro.
    Ok, se il bardo era stato sconfitto, mancavano solo l'elfa e la fata! Il rebbitt era alla loro mercé, ormai.

    Scusate il ritardo, ma è stato un periodo un po' impegnato ^^
     
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    Il piano di Zell aveva funzionato! L'ibrido, seppur ad occhi chiusi, percepì chiaramente il fulmine globulare colpire in pieno il rebbit e farlo cadere a terra.
    "Ora Aesiril! Ora!" l'ibrido riaprì di colpo gli occhi e si fiondò a spada sguainata nella direzione del Rebbit.
    Lo trovò disteso a terra agonizzante con dei fulmini che percorrevano ancora il suo corpo e senza esitare, il draghelfo positivo gli piantò la spada condensata di elettricità nel cranio, bloccandolo a terra e provocando altre scintille elettriche. Aesiril arrivò visibilmente più affaticato dell'ibrido ma trovò comunque la forza per infliggere alcuni fendenti alle zampe del mostro, per reciderle del tutto mentre il draghelfo mantenne la spada bloccata nel cranio finchè fu sicuro che l'avversario fosse stato sconfitto.
    "Complimenti per l'idea vincente, Zell!" si complimentò Aesiril.
    "Siamo forti!"
    I due si scambiarono i gesti di vittoria elfici ma subito dopo il bipede scaglioso dovette sorreggere il suo compagno di battaglia, visibilmente stanco.
    "Tutto bene, Aesiril?"
    "Più o meno...questa battaglia mi sta sfiancando più del previsto..."
    In quel preciso istante la musica fastidiosa cessò di colpo e gli scheletri fuggiti dall'attacco "geologico" dell'elfo rinunciarono ad avvicinarsi e rimasero come ebeti sul posto.
    "La musica fastidiosa ha smesso!" osservò Zell.
    "Già...gli altri devono aver sistemato il bardo!"
    Nel silenzio calato, i due amici bipedi udirono Gix consigliare di uscire dalla nebbia per curarsi.
    "Gix dove sei? Aesiril è ferito!" rispose l'ibrido.
    Zell si incamminò nella direzione dalla quale provenne la voce del drago rosso, sostenendo l'elfo e pronto a difenderlo in caso di attacco. Fortunatamente dopo alcuni passi la nebbia si aprì e davanti a loro apparve la gigantesca sagoma rossa di Gix, assieme alle due signorine.
    "Abbiamo ucciso il Rebbit ma Aesiril ha bisogno di riprendersi. Come state?" chiese Zell, un pò a tutti.

    Zell usa la tecnica I "Spada del Fulmine"
     
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    Gixcaririxen sentì urlare Zakrina che lo chiamò per poi dirgli di pigliare una cosa. si voltò nella direzione in cui provenne la voce e vide un rampino che andò contro di lui, lo afferrò subito con la sua zampa. Il dragone rosso si domandò cosa volesse fare l'umana con il rampino e se era meglio potarle via lui stesso.
    "è anche vero che bisogna far fuori il prima possibile quel maledetto bardo, che faccio?" pensò il drago, poi vide Zekrina che stette salendo fino a raggiungerlo. nel mentre con la coda nell'occhio vide che l'attenzione del bardo non morto fu rivolto verso Jill che era rimasta da sola ad affrontare il non morto.
    Gix in quel momento avrebbe potuto prendere le umane e rovinare qualunque piano avesse in mente Zakrina oppure lasciarla fare, sperando che funzionasse, al massimo sarebbe intervenuto per prendere i suoi alleati per metterli in groppa e volare fuori dalla nebbia.
    Gixcaririxen scelse di lasciar fare all'umana che disse cosa il dragone rosso doveva fare, egli la guardò, vedendo l'umana che stette accorciando la corda ed iniziò a capire il piano dell'umana, poi disse "va bene". Gix vide l'umana cadere giù, nel mentre egli continuò a tenere l'estremità del rampino, ora tra i suoi artigli della sua zampa, e poi la vide tirare un calcio contro il bardo, infine sentì la corda tirare verso il basso e la molò nel mentre vide della luce che uscì dal non morto e poi sentì il silenzio.
    "ho paura che la fata Pressina non ci piegherà molto tempo prima di capire cosa è successo ai non morti superiori e poi fare qualcosa che potrebbe peggiorare la nostra situazione, spero che il nostro alleato misterioso riesca a tenerla a bada il più possibile" pensò il dragone rosso nel mentre atterò vicino al corpo del non morto bardo, poi disse "allontanatevi" ed infine soffiò il suo fuoco contro il bardo non morto fino a ridurre un mucchio di cenere, per sicurezza, non si sa mai.
    Il drago rosso sentì Zell che lo chiamò e poi lo vide venire incontro, infine lo ascoltò. Gixcaririxen disse "sempre pronto a spaccare qualche osso ai dei non morti, comunque hai detto che hai sconfitto un Rebbit? che cos'è? è la fonte della nebbia?, comunque ho paura che non abbiamo molto tempo prima che la fata decida di prendere la situazione in mano e non so per quanto tempo il nostro alleato misterioso possa trattenerla insieme all'elfa, quindi chi ha bisogno di cure si raggruppi, così con un solo singolo soffio posso curare tutti quanti".
    Il dragone aspettò, se i suoi compagni avessero fatto quello che aveva chiesto allora avrebbe usato la sua tecnica Luce di vita il gruppo formato, se non lo avessero fato allora sarebbe costretto a curare uno a uno i componenti del gruppo che aveva bisogno di cure.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    In qualche modo le cose avevano funzionato per il verso giusto. Zakrina stessa era piuttosto perplessa della riuscita dell'assalto volante, oltre che del calmarsi della situazione. Più o meno. Il silenzio da quelle parti, era risaputo, non prometteva mai niente di buono. Non era solita affidarsi al prossimo, tantomeno ai bestioni squamosi che non fossero Aes, tuttavia al sentire "cure" per quella volta mise da parte la diffidenza per i metodi magici e simili. Era piuttosto strano sentire che quel gigante rosso potesse curare qualcuno, piuttosto si rischiava di venir schiacciati anche solo dal suo respiro. La questione comunque non la turbava. Sapeva come trattare le creature troppo cresciute che difficilmente entravano negli edifici: bastava incastrarli da qualche parte.
    Il loro avversario era stato incenerito, forse e dico forse una volta per tutte, ma giusto perché a Tira non piace che si risolva tutto così... Zakrina tirò un pestone al cumulo di cenere fumante così per sfizio. Nel farlo si scottò la gamba, essendo il fuoco ancora vivo, ma questo non fa testo.
    "Ecco. Ora è finita"
    Era risaputo che un mucchietto di cenere non morto si rende realmente morto tirandogli un bel calcio.
    Con un respiro di quelli profondi, fiduciosa che gli altri se la fossero cavata, si avvicinò a Jill. Anche lei era stata colpita. Nel mentre li raggiunse anche lo strano drago blu per ragguagliarli.
    "Ancora vivi, credo"
    La differenza tra vivo o morto là dentro era piuttosto sottile. Zakrina odiava questo dettaglio, da che mondo è mondo se uccidi qualcuno o qualcosa quello è morto. L'adrenalina di un colpo fatale a segno è diversa da quella infusa in un attacco normale, per lei era una differenza imprescindibile. Dopo aver ucciso un avversario, preda o nemico, il corpo inviava una sensazione di rilassamento scaturita dal concludersi dell'opera. Dover ricominciare era molto più difficile che continuare a menare, per questo evitò di deconcentrarsi nonostante l'apparente vittoria. Anche Gixcaririxen aveva qualche perplessità a riguardo. Per il momento, ma di sicuro accadrà qualcosa che non ne darà il tempo a nessuno, sarebbe stato meglio leccarsi le ferite.
     
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    Splendore celeste

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    LICANTROPO
    L'unico rumore che riusciva a percepire era il suo stesso fiatone. Non sapeva se fosse perché era troppo stanco da ignorare tutto il resto o se fosse perché effettivamente non ci fosse più nulla che valesse la pena ascoltare. Qualsiasi fosse il caso, non era l'udito il senso su cui era focalizzato, ma la vista: davanti a lui il cadavere dell'elfa era steso a terra, fermo e immobile, dilaniato in più punti dalle sue artigliate e dal potere delle sue bombe di oscurità.
    Il licantropo azzardò qualche passo in avanti, ma subito digrignò le zanne. Sconfiggerla non era stato per nulla facile, nemmeno per lui. Le sue membra stanche ricordavano tutti i colpi che aveva subito e la fatica accumulata durante il combattimento. Si costrinse comunque ad approcciarla: se lui era lì, in fondo, lo doveva proprio a lei.
    Non appena le fu accanto, la testa dell'elfa si mosse di scatto. Il cuore del licantropo mancò un battito... gli era rimasta abbastanza energia per abbatterla di nuovo, se fosse stato necessario?
    < R... odd... > sussurrò la non-morta.
    Anche se il volto dell'elfa era rivolto nella sua direzione, non sembrava guardarlo. La sua espressione era triste, come se... come se stesse ricordando? Com'era possibile che avesse mantenuto una certa lucidità nonostante tutto quello che le era successo? Aspettò, non seppe nemmeno lui per quanto tempo. L'elfa però non si mosse più, non disse null'altro. Il suo sguardo si era spento per sempre e, se lui avesse avuto una voce in capitolo, quella sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe fatto.
    Il licantropo si lasciò scappare un ringhio sommesso. Il solo pensiero di quella dannata fata e di ciò che aveva fatto al suo benefattore gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Sentì le zampe stringersi a pugno, le zanne snudarsi e i muscoli contrarsi pronti all'azione. Non era ancora arrivato il momento della vendetta, però. Se qualcosa aveva imparato in questi anni d'attesa era proprio che ogni cosa aveva il suo tempo. Chiuse gli occhi e si costrinse a respirare profondamente fino a calmarsi. Non poteva permettersi di agire in maniera precipitosa, non poteva permettersi di rovinare tutto quando era ormai a portata di mano.
    Il suo sguardo si abbassò, tornò verso quello di Vexx.
    < Mi dispiace. - le disse chinandosi al suo fianco - Sarei dovuto essere abbastanza forte da proteggervi entrambi. >
    Sapeva che lei non poteva più sentirlo, ma non aveva il coraggio di lasciare in sospeso il suo richiamo: doveva risponderle. Le chiuse gli occhi con una zampa, sperando che fosse sufficiente per dimenticare il suo sguardo vacuo, puntato verso il nulla. La sua tristezza, però, durò solo per qualche istante, non poteva permettersi troppe distrazioni. Girò la testa verso la mano dell'elfa, si costrinse a guardare il suo anello. Lo sfilò dall'anulare e se lo mise al dito. La semplice vera dorata si adattò magicamente alla forma della sua zampa e cambiò colore fino a diventare nero. Si focalizzò sul potere dell'anello e riuscì ad evocare un piccolo pugnaletto dalla lama scura. Suo malgrado, si ritrovò a sorridere: erano diciannove anni che non lo usava, ma si ricordava ancora come funzionava.

    All'improvviso sentì un forte suono gracchiante provenire dall'alto. All'inizio non capì di cosa si trattava, ma quando lo realizzò sentì la stessa cieca furia di prima. Era la fata, ecco chi era, stava sghignazzando come una pazza per chissà quale ragione. Doveva dare il meglio di sé per cercare di trattenersi e saltarle addosso... ma, in fondo, perché costringersi? Il più era fatto, no? Vero che non doveva essere precipitoso, ma adesso non restava altro che rispettare la seconda promessa, quella che più gli premeva, e finalmente avrebbe pagato anche l'ultima parte del suo debito d'onore.
    Dov'era andata a cacciarsi Fata Pressina? Che fine aveva fatto quella sua figura ributtante? A giudicare dalla risata, doveva trovarsi in uno dei pilastri lì attorno...


    FATA PRESSINA
    Erano sulla cima di una di quelle colonne di pietra nera che crivellavano la superficie dell'isola. Pressina era seduta in maniera scomposta, con le gambe a penzoloni nel vuoto e la schiena inarcata pericolosamente in avanti. Non avevano paura di cadere, no, era da molto tempo che nessuno dei due aveva più paura. Eppure quel giorno Pressina si sentiva nervosa. E poteva chiaramente sentire di non essere l'unica.
    < Caro... - bofonchiò sconsolata - cosa ne pensi? Sei sempre stato tu quello che aveva le idee migliori. >
    Pressina stava guardando nella direzione del tempio, dall'altra parte dell'isola. Si stava mangiando le unghie a sangue, senza sapere che fare per rimediare a ciò che vedevano i suoi occhi, abituati ormai a secoli di quell'innaturale penombra. Si guardava attorno alla ricerca di una qualche risposta. Che dovevano fare? Cosa dovevano provare? Non c'era nulla che stesse andando secondo i loro piani. I loro piccoli avrebbero dovuto liberarsi di quei fastidiosi mortali, costringerli ad unirsi alle loro fila e sfruttare il loro potere così da proteggere la loro casa e aiutarli a ritornare quelli che erano un tempo.
    "Pres...sina..."
    Una voce rispose al suo richiamo. No, non poteva essere definita una voce. Probabilmente non lo era davvero e, se avesse fatto attenzione, perfino lei ne ne sarebbe resa conto. Sapeva di essere l'unica a poterlo sentire, ma era sicura che fosse perché era il legame che gli univa ad essere così forte da resistere a tutto. Anche alla sua morte. Non poteva metterla in dubbio proprio ora. Era lei che aveva bisogno di quella voce, dopotutto, altrimenti come sarebbero potuti andare avanti?
    < Caro? Che c'è, caro? Ti sento un po' debole. >
    Aspettò una risposta, ma non ne ottenne nessuna. Cosa era successo? Non era la prima volta che faceva il difficile, ma quello non era il momento ideale.
    < Caro? > lo spronò. Non funzionò.
    Era colpa di quegli intrusi? Non c'era nient'altro che potesse spiegarlo: non era mai stato un chiacchierone, ma non aveva mai evitato di risponderle! Pressina si era alzata in piedi. Era così tesa che riusciva a reggersi in equilibrio su quello stretto pilastro, solo con la forza dei suoi piedi, artigliate contro la nuda roccia. Si guardava attorno senza sapere che fare. Cosa dovevano fare?
    "E' arrivato... momento"
    < Co... cosa? >
    La tensione che la supportava, la abbandonò tutta ad un colpo e si lasciò cadere di nuovo sul pilastro.
    < Davvero, caro? > sussurrò. Non aveva il coraggio di parlare più forte, non riusciva a crederci.
    "S...ì"
    La risposta era stata flebile, ma lei l'aveva sentita chiaramente, come se tutti avessero potuto farlo. Era l'ora? ERA L'ORA, FINALMENTE!
    Scoppiò in una terribile risata. Non aveva nessun motivo per tacere, ormai, non c'era più alcuna ragione per disperarsi per la scomparsa dei piccoli. Se Elinas era guarito, allora tutti erano guariti. Non restava che aspettare che i piccoli si svegliassero e avrebbero potuto tornare tutti a casa! Che bella notizia... chissà quanto era cambiata la loro bellissima città sotterranea da quando se ne erano andati. Non sapevano neanche quanto tempo era passato da quando si erano dovuti rinchiudere lì dentro!


    ZELL, AESIRIL, GIX, ZAK e JILL
    Gli occhi di Jill erano chiusi: stava aspettando che il violino del bardo calasse su di lei. Perché tardava ad arrivare? Sbirciò da un occhio solo per scoprire che quella pazza di Zakrina era già là accanto a lei: aveva colpito il non-morto prima che potesse avventarsi su di lei. Jill si tirò su a sedere perplessa, reggendo il suo braccio destro con quello sano. Il combattimento non era ancora finito, ma a giudicare dal tonfo a breve distanza che le segnava l'arrivo del drago, ormai non doveva mancare tanto. Un suo ulteriore intervento era più che superfluo.
    Jill si limitò a trascinarsi da parte, fino a trovare una roccia contro cui sedersi. Si sentiva tutta dolorante, come non le succedeva da tempo. Era stanca e probabilmente Zakrina le aveva pure passato un po' della sua fame, perché anche lei si sentiva più vuota che mai. Osservò gli ultimi istanti della battaglia e non disse nulla quando Zakrina le si avvicinò. Non rispose nemmeno a Zell che si accertò delle loro condizioni. Era solo incredibilmente sollevata che nessuno degli altri fosse stato ferito seriamente... o peggio.
    Il drago direzionò un fascio di luce verso di loro. Jill si sentì subito meglio, anche se non le fece passare del tutto il fastidio al braccio intirizzito. Non che avesse così importanza, tanto era il sinistro quello con cui impugnava il pugnale. Che non aveva più, tra l'altro.
    Jill sospirò. Alzò lo sguardo verso l'elfo.
    < Aesiril, hai te il diario di zio Rodd? > disse lei, di punto in bianco.
    Era un momento di riposo? Tanto valeva sfruttarlo per confermare i suoi... sospetti. Sapeva che quella situazione non era finita finché la fata non li avrebbe lasciati andare o lei non sarebbe morta, ma per il momento aveva bisogno di riprendere il fiato. Tutti loro ne avevano bisogno.


    Scusate il ritardo. All'inizio avevo deciso di... far accadere altre "cose" in questo messaggio e mi ero presa un po' di tempo per scrivere tutto. Mi sono accorta però che avrei dato troppe info tutte assieme e ho deciso di spezzarlo in due.
    In fondo, è da un sacco di tempo che abbiamo cominciato, un turno in più di attesa cosa volete che sia? ^^ Anche se dura un mezzo secolo? ^^" Se il vostro pg ha domande sulla trama è questo il momento per farle. E se voi giocatori volete dei remainder sulla trama per sapere che domande fare, vi scrivo qui sotto i link di alcuni post in cui vengono detti gli indizi più eclatanti. Non serve leggere tutto il post, ma solo i dialoghi o altri piccoli dettagli (specificato tra parentesi).

    - origine del libretto (seconda parte): #entry606470611
    - entrata secondaria della cripta (estratto taccuino in corsivo all'inizio): #entry611073522
    - shiura (dialogo): #entry612807434
    - licantropo (seconda parte + estratto taccuino in corsivo della terza parte): #entry614193865
    - teorie sulla origine della cripta (dialogo): #entry628360088
    - teorie 2 (dialogo): #entry628640517
    - fine prova individuale licantropo (seconda parte): #entry637161768
    - fata 1 (dialogo): #entry638104152
    - fata 2 (dialogo): #entry639489728
    - fata 3 (dialogo): #entry640219714
    - fata 4 (dialogo della parte Zakrina): #entry642254504
    - Vexx (parte elfa): #entry646082004
    - licantropo 2 (parte Zell): #entry650308996
     
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    Incubo infernale

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    Gix era del tutto all'oscuro di quello che era successo nel combattimento dove erano impegnati Zell ed Aesiril, beh in fondo era normale, con tutta quella nebbia che avvolgeva tutto e tutti, e chiese cosa fosse un Rebbit.
    "Un Rebbit? E' una specie di......" l'ibrido positivo cercò di paragonare il loro ex nemico a qualcosa di più comune.
    "Una specie di ragno, ma molto più grande e molto più spaventoso. Si attacca sulle pareti ma è anche agilissimo a schivare gli attacchi. Inoltre, come un ragno, se ti tocca anche lievemente può farti molto male...come una specie di veleno che ora sta corrodendo il povero Aesiril. Abbiamo dovuto ideare una specifica strategia per ingannarlo e sconfiggerlo! E...sì! Il licantropo aveva detto che il Rebbit era all'origine della nebbia, infatti come è morto, la nebbia si è dissipata." spiegò il draghelfo mentre uno stanco e provato Aesiril si appoggiava alla spalla scagliosa dell'amico.
    Il grande drago rosso offrì il suo potere per curare i suoi alleati, così Zell ad Aesiril si misero in coppia per farsi curare. Per Aesiril, che tra tutti era quello con "meno HP", fu un vero sollievo ricevere la cura da parte di Gix ma anche Zell ne trasse vantaggio.
    "Grazie mille Gix! Il tuo potere mi ha ricaricato. Quel mostro mi ha fatto davvero male!" ringraziò l'elfo della Natura esibendo il gesto di ringraziamento elfico.
    Anche Zell ringraziò il suo amico rosso, più a gesti che a parole, accarezzandogli il fianco.
    Jill si avvicinò ad Aesiril, chiedendogli se avesse ancora il diario dello zio Rodd.
    "Certamente! L'ho tenuto in un posto sicuro, per evitare che si rovinasse durante i combattimenti o che qualcuno me lo rubi." rispose annuendo deciso e ravanando in una tasca che si trovava nella parte interna della sua casacca color mimetico.
    L'elfo della Natura restituì il diario alla (quasi) proprietaria, nelle stesse condizioni in cui l'aveva preso.
    "Qual'è la situazione ora?" chiese poi guardandosi in giro.
     
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    Drago rosso di fuoco

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    Gixcaririxen aveva ascoltato Zell che aveva spiegato che cos'era un Rebbit ed aveva confermato che fosse quella creatura la fonte della nebbia. Mentre stava curando i suoi compagni pensò "un licantropo... se è dalla nostra parte perché era rimasto nascosto per tutto questo tempo?, che sia lui quello che sta affrontando la fata e l'elfa? ma la cosa più importante, come ha fatto Rodd a scapare via di qui? anche se temo che sia riuscito a scapare solo lui visto che, ripensando al combattimento, penso che abbiamo affrontato i compagni d'avventura di Rodd che sono morti qui per poi diventare non morti".
    Il dragone finì di curare i suoi compagni ed annuì a Zell ed Aesiril in risposta ai loro ringraziamenti, egli notò che per ora ci fu della calma da parte dei avversari, fu il momento migliore per recuperare le forze e riorganizzarsi. Poi sentì Jill che chiese del diario e disse "che succede? vi è sfuggito qualcosa? pensavo che aveste letto tutto il diario, comunque ci sono cose che mi preoccupano..." poi parlò rivolto all'intero gruppo e cercò di tenere la voce bassa in modo che solo i suoi compagni possono sentirlo "avete sentito la fata? ha detto due nomi dopo che Zell ha detto che lo Shiura ci ha fatto passare, possiamo intuire che ci sono due Shiura una quella che ci ha fatto passare ed un altra che non conosciamo. E anche il comportamento della fata che parla da sola, anche se non si può escludere che sia in contato telepaticamente con qualcuno che sta facendo tutto questo. Infine aveva detto che lei aveva guarito qualcuno, io sospetto che voleva riportare in vita il re Elinas, non come non morto ma come un essere vivente... Mi domando se anche i reggenti sono coinvolti nella faccenda visto che avevano impedito a Rodd e il suo gruppo di venire qui e spedire dei uomini in questo luogo, uomini che sono diventati non morti ed abbiamo combattuto... Comunque io ho il sospetto che la struttura sia la chiave e dobbiamo fare qualcosa lì dentro, forse contiene il corpo di re Elinas, mi è sfuggito qualcosa? I miei sono solo dubbi e sospetti".
    Dopo il dragone rosso rimase in silenzio pensieroso se rivelare quello che temeva per quello che riguardava il gruppo di Rodd oppure no... fu un pensiero essenziale che bisognava essere condivisa in quel momento? Pensò per qualche secondo per poi decidere di tenere per sé il dubbio, non c'erano prove concrete per dire che quelli che avevano affrontato erano i compagni di Rodd, il drago di terra potrebbe essere benissimo un altro drago, quindi aspettò che Jill finisce di chiarire i dubbi, egli rimase in piedi ed in guardia, anche così riuscì a recuperare energie fin quando poteva.
     
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