Draghi, draghi, draghi... storie e leggende con i draghi del Latemar!

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    LA MONTAGNA ANIMATA E LE SCUOLE



    Questi testi appartengono ai bambini della scuola Secondaria di primo grado "Marzari Pencati", che ha collaborato con la società Latemar 2200 spa nel progetto “i racconti dei draghi del Latemar”, racconti che possono essere letti all'interno delle cabine durante la risalita da Predazzo a Gardonè.


    Inverno
    Tanto tempo fa sul monte Latemar viveva un drago di nome Inverno.
    Esso non era un drago normale come la tradizione vuole, perché sputava ghiaccio invece che fuoco.
    Un giorno, non potendone più del caldo e visto che era costretto a rimanere sempre nella sua caverna all' ombra , decise di andare sulla cima del suo monte a sputare neve, ghiaccio e gelo.
    Appena deciso di congelare monti e prati, gli venne in mente di oscurare il sole, così la neve non si sarebbe sciolta.
    Il gelo,la neve e il ghiaccio durarono per secoli,finché gli umani decisero di uccidere il drago in modo da far sciogliere la neve.
    Partirono con asce e forconi; salirono e salirono,ma la strada era ancora molta, così a un certo punto si fermarono a riposare. Dopo un po' si addormentarono. Al loro risveglio si trovarono di fronte un tale che sosteneva di essere un mago; egli diede loro una chiave per aprire la grotta del drago ed una corda di una lunghezza impressionante. -Legate la corda tutta intorno alla vostra vita -disse - Ed arriverete proprio davanti alla grotta del drago! - Poi magicamente sparì. Mentre gli uomini ubbidivano alle parole del mago, il drago Inverno sentiva il presentimento che qualcuno lo volesse eliminare. Così mise davanti alla porta della sua dimora i suoi attrezzi e tutti i mobili (il letto di ghiaccio, il tavolo, la panca..). Aveva appena finito di sistemare gli oggetti davanti alla porta, quando gli umani arrivarono; il primo della fila prese la chiave e iniziò a cercare la serratura, ma senza risultato.
    Uno della fila cadde e un po' di neve si spostò facendo intravvedere una fessura nel terreno della stessa forma e misura della chiave; così provarono a inserirla nel buco e la porta si aprì.
    Tutti i mobili ghiacciati sistemati dal drago caddero e si ruppero; le due mensole della credenza caddero e finirono sotto i piedi di un uomo che si era appena tolto la corda dalla vita; egli iniziò a scivolare. Cercando di rimanere in piedi, si aggrappò a due ghiaccioli lunghissimi i quali si spezzarono anch' essi. Con i ghiaccioli appuntiti in mano l' uomo iniziò a spingersi giù per la montagna. Quando arrivò in fondo, entusiasta urlò -È stato divertentissimo!!! Lanciatemi un pezzo di corda che risalgo!- Appena arrivato in cima constatò che, se non fosse stato per merito del drago, non avrebbero scoperto questo nuovo sport; così gli chiesero qual era il suo nome e lui rispose -Io? Mi chiamo Inverno. - Bene inverno, siamo in debito con te; che ne dici di dare il nome a una delle stagioni e che questa stagione sia proprio quella che hai inventato tu? - fece uno degli uomini presenti. Il drago tutto contento esclamò - Volentieri! Ma quanto deve durare?
    - Dal 21 dicembre al 21 marzo. Ho anche un' altra idea: vuoi dare tu il nome al nuovo sport?
    E il drago tutto inorgoglito rispose -Sì, lo chiamerò sci, perchè deriva da scivolare-.
    Tutti gli abitanti si divertirono a scivolare e il drago Inverno fu simpatico a tutte le persone che lo incontravano giù per la valle, diventandone la famosa mascotte.
    La notizia si sparse dappertutto e ogni inverno i turisti da tutto il mondo incuriositi si recarono numerosi in Val di Fiemme per sciare e per incontrare il famoso drago.

    Il calice di sangue
    C’erano una volta un re ed una regina i quali vivevano in un castello felice, armonioso e pieno di allegria. Un giorno la regina si ammalò e solo il sangue di drago avrebbe potuto guarirla. Sul monte Feudo, una montagna alta e maestosa, viveva un drago che possedeva un'immensità di oro, gioielli, corone e bracciali tutti d'oro, e tra questi un calice contenente il suo sangue rosso come il lampone. Allora il re prese una decisione: tutti i giovani del regno dovevano andare a cercare il drago per prendere il calice di sangue.
    Un mio giovane antenato di nome Giuseppe Morandini, che abitava vicino al monte Feudo dove viveva il drago, venne a sapere che la regina stava male e che aveva bisogno del sangue di drago, così decise di andare a cercare il drago sul Feudo.
    Il giorno dopo prese uno zaino con dentro del cibo, dell'acqua e dei vestiti e si mise in cammino verso la caverna del drago. Camminò e camminò e ad un certo punto vide una casa che sembrava disabitata, costruita in legno chiaro e scuro, il tetto di paglia, le finestre erano chiuse e la porta era così piccola che ci passava a stento il giovane ragazzo. Quando arrivò davanti alla porta bussò per vedere se vi abitava qualcuno, ma nessuno si fece sentire, allora spinse la porta ed entrò e si sistemò, accese il camino e si preparò una buona e calda cena e poi andò a dormire sfinito dal lungo viaggio. Il mattino successivo si svegliò e dopo aver fatto colazione si incamminò verso la caverna del drago. A prima vista gli sembrava brutta, tetra e buia; il giovane non era molto convinto di potercela fare, ma alla fine si convinse.
    Il primo tratto era buio sgradevole e molto freddo allora lo attraversò velocemente; il secondo tratto invece era molto più accogliente con affreschi, quadri degli antenati draghi e i tesori più preziosi, messi come in mostra. Quando ebbe finito di esplorare entrò in una grande stanza dove vi era il drago che stava dormendo sopra un mucchio d' oro. Il drago era tutto giallo ocra e dorato con qualche sfumatura verde e rossa, il suo muso non era molto feroce anzi sembrava amichevole, i suoi occhi erano chiusi e così non poteva osservarli, il suo naso era grande e a patata. Si potevano vedere bene le ali maestose e grandi con molte venature e ricoperte con un bel colore oro chiaro, era visibile anche la pancia con le sue scaglie gradi e gli artigli sembravano delle grandi forbici.
    Il giovane ragazzo stanco per la lunga camminata stette lì sdraiato a farsi, come il drago, un bel riposino. Quando il ragazzo si svegliò si ritrovò davanti il drago, e finalmente potè vedere gli occhi azzurri come il colore del cielo la mattina. Ma si prese un bello spavento quando se lo ritrovò davanti. Dopo qualche minuto si tranquillizzò e volle guardarlo più da vicino, per fare amicizia. Quando ebbe finito di guardarlo si sedette davanti a lui raccontando perchè era arrivato fino lassù. Il drago capì così gli diede il calice con il suo sangue ed il ragazzo lo portò di corsa alla regina ammalata. Finalmente la regina guarì e il re per ringraziarlo lo volle nominare futuro re. 

    Il Grande Patrimonio
    C'era una volta un piccolo drago di nome Ciuffo che aveva una gran voglia di imparare a sciare.
    I genitori vedendo l'entusiasmo del loro figliolo decisero di iscriverlo ad un corso di sci. Il piccolo drago imparò subito, era un vero fenomeno, ma un brutto giorno sfortunatamente, a causa della neve troppo ghiacciata, cadde e si ruppe una zampa.
    Dopo pochi mesi il drago recuperò tutte le forze e volle subito ricominciare a sciare anche se solo per pochi giorni, poiché l'inverno stava per finire e la primavera era alle porte. Ciuffo ne era in parte felice così avrebbe potuto ristabilirsi al meglio.
    Trascorsero le stagioni e il piccolo drago (non così piccolo come una volta) ricominciò a sciare sul Monte Feudo ma solo in quel luogo, perché pensava fosse il luogo più bello.
    Quando divenne grande Ciuffo riuscì a divenire il più preparato ed amato maestro di sci del Monte Feudo.
    Con il passare degli anni la leggenda del maestro drago si diffuse in giro per il mondo e i turisti venivano da ogni parte, non solo per ammirare con stupore e incredulità il maestro drago, ma anche la magnificenza dei paesaggi.
    In seguito anche grazie al contributo di Ciuffo il Monte Feudo divenne patrimonio dell'umanità dell' UNESCO e numerosissimi turisti sognavano di poter sciare un giorno in compagnia dell'eccezionale drago Ciuffo alle pendici del Monte Feudo.

    L'avventura di Kromos
    Mille anni fa sul monte Feudo avvenne una vicenda incredibile che viene narrata ancora oggi. I protagonisti sono stati un mio antenato, appartenente alla famiglia della regola feudale, di cognome Bosin, e una CREATURA INCANTATA.
    Molta gente che veniva a fare escursioni sul monte Feudo parlava dell'esistenza di un drago che prima o poi avrebbe distrutto il magnifico feudo strappando gli alberi e rovinando il paesaggio. Il mio antenato, che si chiamava Giovanni, voleva scoprire se quello che sentiva ogni giorno dai turisti e dagli abitanti di Predazzo era vero. Giovanni mentre s'incamminava lungo un sentiero erboso vide un enorme bestia intrappolata tra i rami dei possenti alberi. All'inizio si spaventò, ma testardo com'era, andò ad aiutare quella creatura: era un drago! Giovanni chiamò il suo amico Luigi, che era veterinario, urlando: “Luigi, aiuto!”. Dopo poco arrivò Luigi che vide subito il drago e gli si avvicinò benché impaurito. Giovanni era tutto preoccupato come se già si sentisse amico del drago. Luigi aveva con sé due falene magiche che mise sulle ferite del drago, il quale si addormentò. Giovanni chiese a Luigi se la situazione del drago fosse grave, ma con un sorriso Luigi gli rispose che stava bene e che dopo poco tempo si sarebbe svegliato.
    Giovanni, mentre attendeva, osservava attentamente il drago: era stupendo! Era di media grandezza, occhi da cerbiatto, scaglie del colore dell'arcobaleno sul corpo e sulle ali, la testa era dorata, e le zampe grandi avevano delle lunghe unghie bianche come la neve. Ad un certo punto si aprirono lentamente gli occhi che erano azzurri come il cielo. Giovanni con cautela si avvicinò e con gentilezza disse: “Va tutto bene? Hai bisogno di qualcosa?”.
    Ancora un po' scosso il drago rispose: “ Sì, ma tu che ci fai qui? Chi sei?”
    “Sono Giovanni, prima passavo di qui e vedendo che ti eri impigliato tra i rami ho chiamato il mio amico Luigi per aiutarti e adesso eccomi qua”
    “Grazie per quello che hai fatto, non ti dimenticherò! Innanzitutto il mio nome è Kromos e sono il drago dell'Arcobaleno, vuoi venire con me a farti un giro?” gli chiese e Giovanni accettò.
    Tutti e due felici volarono per circa un'ora, e Giovanni non aveva affatto paura e cavalcava come un eroe quel drago. Quando atterrarono Giovanni, ve¬dendo un po' turbato il drago, gli chiese cosa stesse succedendo e il drago rispose che da anni veniva cacciato da una persona cattivissima di nome Racchius, che voleva ucciderlo perché era un drago buono. Racchius aveva sparso la voce che Kromos avrebbe rovinato il monte Feudo. Giovanni allibito disse al drago che aveva già sentito quelle voci e aggiunse: “Lascia che ti aiuti in questa avventura, voglio vendetta”
    Il drago però rispose: “Sono d'accordo, il problema è che io sono un drago buono e quando sputo fuoco è multicolore e serve solo a curare le ferite”
    “Non c'è problema, ho già in mente un piano: mi condurrai da Racchius e mentre io cercherò di distrarlo, tu lo intrappolerai con una rete”
    “Ok, sali in groppa”
    Giovanni vedendo Racchius che camminava tranquillo iniziò a stordirlo di chiacchiere, poi nel momento giusto... plaff... la rete cadde su Racchius e Giovanni disse: “Adesso non potrai più permetterti di fare del male a Kromos”. Racchius dovette chiamare tutti gli abitanti e dichiarare d'essere un bugiardo e che Kromos era un drago buono ed onesto.
    Tutti si scusarono con Kromos per aver parlato male di lui e nel giro di cinque giorni costruirono una statua che lo rappresentava, con su scritto “il Drago feudale”. Questa storia fu tramandata di generazione in generazione ed oggi ho voluto raccontarla anche a voi.

    La gemma
    In mezzo al bosco c'era un laghetto di montagna, dove le alte vette si specchiavano nell'acqua limpida. Attorno al lago si trovavano alcune grotte inaccessibili, dove una draghessa aveva deposto un grosso uovo; proteggeva il suo cucciolo dal freddo e da gli altri animali con amore, ci voleva tanto tempo prima che il piccolo drago vedesse la luce, ma lei, paziente, lo accudiva. Finalmente l'uovo si schiuse e un piccolo drago dorato uscì dall'uovo. Nei primi giorni di vita la draghessa gli insegnò a volare e gli spiegò quali erano i pericoli a cui sarebbe potuto andare incontro. Crescendo iniziò a frequentare la scuola dei draghi dove trovò tanti amici. Nei primi giorni di scuola i draghi maestri capirono subito che era un drago dal cuore buono e nobile perciò gli affidarono un compito prezioso, quello di difendere la gemma dei draghi, poiché dentro la gemma c'era il segreto della vita dei draghi stessi. Era un compito duro e difficile ma il drago dorato aveva il cuore troppo buono per non ubbidire. Lo difese sempre e tutti gli portarono rispetto. Un brutto giorno vennero dei cavalieri con l'intenzione di rubare la gemma. Distrussero molte grotte e molti draghi e riuscirono a rubare la gemma, la misero in una sacca con l'idea di portarla dal mago del castello a valle per poterne carpire i segreti. Il drago dorato appena se ne accorse diventò tutto rosso poiché era infuriato e volando e sputando fuoco combattè contro i cavalieri. Fu ferito ma riuscì comunque a riportare la gemma e il suo contenuto in salvo. Il drago dorato usò quasi tutte le forze per riparare i danni fatti dai cavalieri e poi stremato si coricò,ma si guadagnò la stima di tutti.

    Rogos
    Tanto tempo fa in una grotta riposava un drago chiamato Rogos, un piccolo drago dall'aspetto innocuo ma forte. Rogos stava dormendo nella sua tana quando all'improwiso sbucò dal terreno un altro drago. Il drago sotterraneo, chiamato Rammental, scagliò un raggio violento con tutte le sue forze su Rogos, ma il draghetto lo schivò e lo colpì alla testa facendolo fuggire e conservò il suo territorio. Poi vennero altri draghi e lui, stanco di combattere, andò via alla ricerca di un posto tranquillo. Un giorno incontrò un vecchio drago saggio che gli diede una mappa con segnato un posto tranquillo in cui trovare rifugio, si trovava sotto la montagna chiamata Latemar. Rogos scavò un tunnel lungo dodici kilometri in profondità. Dopo sei mesi di lavoro incessante finì l'opera e il risultato fu un bellissimo castello sotterraneo. Il castello aveva sette piani, quattro sale da pranzo, sei bagni e nove zone per il soggiorno. Da allora tutti quelli che conoscono questa leggenda girano il Latemar per trovare il castello di Rogos, ma ancora nessuno dice di averlo trovato... In verità è che lui non vuole essere scoperto ma vivere nell'immaginario e nelle fiabe di grandi e piccini.

    Draghi e il Latemar
    Nelle antiche leggende sono narrate cose stupende: draghi, guerrieri e imprese da compiere.
    Noi ne abbiamo scovata una che vi interesserà. Tanto tempo una mattina fa in un luogo chiamato Predazzo, tutta la gente s'era svegliata e aveva trovato i campi incendiati e distrutti : era stato il drago dell'Apocalisse: il suo nome era Rocco. Egli era molto dispettoso con gli umani. Se non fosse stato per sua moglie Coster, avrebbe già incendiato il paese e distrutto la popolazione.
    Rocco aveva sette teste, con sette diademi e ben dieci corna. Coster invece aveva cinque teste, cinque corna e un fossile su ognuna di esse . Erano tutti e due di colore azzurro. Coster e Rocco avevano due figli: Rogos era il più grande e Roxy la minore.
    Dopo tanti anni Rocco morì di vecchiaia e Coster un anno dopo di solitudine. Rogos e Roxy diventarono grandi ed il primo insegnò alla sorella a cacciare e a volare. Un giorno Rogos mentre raccoglieva mirtilli cadde in una buca. Si ferì alla zampa e ritornò alla tana dalla sorella.
    Roxy aveva imparato dalla mamma Coster a curare le ferite. Allora prese la benda e l'avvolse intorno alla zampa di Rogos, che avrebbe voluto subito andare a cacciare, ma la sorella glielo proibì. Rogos, senza speranza di uscire, restò a letto per due giorni. Il terzo giorno stava meglio e riprese normalmente a cacciare e a volare.
    Un giorno però arrivò più in giù, fino a Predazzo. Gli abitanti, credendo che Rogos fosse Rocco (suo padre), presero forche e bastoni e lo fecero prigioniero. Rogos fece un verso e così Roxy capì che lui era in pericolo.
    Volò in paese e, vestita com'era (due fiocchi alle orecchie, un vestitino rosa e delle scarpe viola), fece intenerire i Predazzani, che decisero di non catturarla. Ricordando che Coster, la moglie di Rocco, era più vecchia di Roxy, capirono che forse colui che credevano Rocco era il figlio di questi e quindi i due draghi erano fratello e sorella.
    Allora i Predazzani liberarono Rogos e fecero amicizia con i due draghi.
    Quando al giorno d'oggi sentite i rumori dalle montagne del Latemar sappiate che sono i due draghi che giocano tra di loro. Infatti loro non invecchieranno mai, ma ricordate: non si mostreranno spesso ai cittadini, perchè prima o poi potrebbero ricatturarli!

    Ais e Elena
    Tanto tempo fa in un piccolo paese ai piedi di un monte che tutti chiamavano Feudo c'erano tante famiglie, tutte diverse, ma la più importante era quella che di cognome faceva Giacomelli.
    Ogni notte la bambina di dodici anni, Elena, sentiva uno strano rumore che non sentiva nessuno oltre lei. Elena andava sempre a lamentarsi dalla madre ma lei le diceva che era tutto frutto della sua immaginazione. La bambina diventava ogni notte che passava più curiosa e il giorno del suo 13° compleanno sognò una caverna sulla cima del Latemar, quella grotta l'aveva già vista con suo padre durante una gita. La mattina dopo Elena si fece sempre più curiosa e volle andare a quella caverna che aveva sognato e così fece. Preparò acqua e cibo e si avviò per la caverna. Quando arrivò le venne male alla testa e si buttò a terra, scivolando dentro la caverna e atterrando su una cosa viscida, squamosa e stranamente azzurra.
    Quando si alzò la strana cosa sotto di lei si mosse e disse: "Ti potresti togliere dal mio naso per piacere, mi fai il solletico"
    Elena si mise ad urlare e poi svenne.
    Mentre era sdraiata a terra fece un altro sogno dove c'era un drago con la voce del drago che aveva incontrato e per giunta dello stesso colore, lei lo stava cavalcando e stavano volando sul paese dove viveva Elena, ad un certo punto qualcuno tirò una freccia e centrò la zampa del drago e delle piccole farfalline strane si appoggiarono sulla ferita e la curarono.
    Elena si svegliò senza finire il sogno e sentì la voce del drago che disse:" Non avere paura io sono il tuo protettore e tu sei la mia protettrice"
    La ragazza chiese al drago:"Drago qual è il tuo nome?" il drago rispose:" Il mio nome è Ais e sono il drago del ghiaccio"
    Ais spiegò ad Elena quale fosse il problema nel suo mondo e come avrebbe potuto Elena dargli una mano, e le disse queste parole:"Ogni drago ha un cavaliere e il cavaliere più potente è quello del principe dei draghi. Io sono il principe dei draghi e tu sarai il mio cavaliere anche se sei una bambina. Devi aiutarci a sconfiggere il regno dei draghi del fuoco e ti prego di non lasciarci andare come hanno fatto gli altri cavalieri."
    La ragazza accettò e si preparò per la battaglia, ma prima il drago le fece vedere dove avrebbero combattuto e la portò nel suo paese, che era completamente disabitato ed Elena chiese perché proprio in quel paese e il drago spiegò che era un mondo parallelo e che al suo paese non sarebbe accaduto nulla di male. Elena chiese ad Ais cosa fossero quelle piccole farfalline strane e lui rispose che servivano a curare le ferite e che si chiamavano arcofalene.
    Il giorno dopo la battaglia cominciò ed Elena comandò tutti i draghi portandoli alla vittoria.
    Il drago ringraziò Elena e le offrì due doni molto potenti: le regalò una montagna d'oro e una collana che le avrebbe permesso di andare nel mondo parallelo quando più le sarebbe piaciuto.
    Ais portò a casa Elena e la salutò dicendole di tornare presto. Elena promise che sarebbe tornata e poi andò a casa, dicendo fra sé e sé:"Sì, certamente tornerò!".

    I Draghi del Monte Feudo
    C'era una volta, molto tempo fa, un drago che viveva sul monte Feudo. Il suo nome era Rogos. Dal piccolo villaggio, ai piedi della montagna, si vedeva ogni tanto che sorvolava il cielo insieme alla sua compagna. Gli uomini che abitavano la valle temevano che un giorno o l'altro i due draghi potessero attaccare le loro case e per questo cercavano una famiglia disposta a cacciarlo. Un giorno un uomo della famiglia Dellantonio con i suoi due figli accettò il pericoloso incarico. I tre uomini scalarono la montagna e dopo tre giorni di fatiche e peri¬coli raggiunsero la bocca del vulcano e vi si calarono dentro con l'aiuto delle corde. Durante la notte videro l'entrata del rifugio del drago, ma aspettarono l'alba per attaccare perché di giorno i draghi di solito dormivano. Piano piano il padre entrò nella grotta, ma avvicinandosi mosse un sassolino. Il drago Rogos si svegliò im¬provvisamente e si alzò in piedi. Era di un colore rosso vivo come la fiamma che usciva dalla sua bocca, aveva una grande testa, due occhi infuocati e denti affilati come rasoi. La coda era lunga e il corpo ricoperto di scaglie lisce, brillanti e taglienti. Le ali erano maestose e molto luminose, le zampe robuste e con grandi artigli neri. In quel momento però il vulcano si risvegliò e gli uomini scappando scivolarono si ritrovarono circondati dalla lava. Intanto i due grandi draghi si alzarono in volo per fuggire, ma vedendo i tre uomini in pericolo di morte, tornarono indietro per salvarli. I tre furono portati vicino al villaggio in un campo di grano e tornati in paese raccontarono la loro incredibile avventura. Da quel giorno gli abitanti del villaggio amarono e rispettarono i draghi del monte Feudo.

    Lereck
    Molti credono che i draghi siano creature che portano distruzione, mentre in realtà sono estremamente pacifici e padroni della pace e degli elementi. Possono governare un elemento solo mentre dormono, quando si svegliano il loro influsso sulla natura si arresta. Sono i custodi! Non lo sapevate vero? Delusi?
    Eh, non sempre le cose sono così come sembrano.
    C'era una volta un mio antenato, Emilio, che si risvegliò un giorno in una grotta piena di cristalli. Era parecchio distratto, talmente tanto che era caduto all'interno della grotta durante una passeggiata e aveva battuto la testa, quindi al risveglio non capiva cosa stesse accadendo e come mai si trovasse lì.
    Rimase sbalordito da quello che vide, non capiva come potesse essere finito in quel posto così incredibile ed affascinante, con dell'acqua corrente e delle pietre luccicanti che brillavano come piene di arcobaleni. Fuori dalla grotta, all'entrata, vide una splendida creatura che riconobbe come una ninfa seduta su una conchiglia, sospesa sull'acqua di fronte ad una cascata a riposare.
    Venne preso dalla smania di raggiungere quella visione celestiale e iniziò a correre verso la cascata. Arrivandole in prossimità si fermò ed iniziò a gridare: "Eih! Chi sei? Chi sei? Mi senti?"
    Lei aprì gli occhi verde smeraldo e disse: " Sì, ti sento, purtroppo ti sento." E con un prodigio fu accanto a lui. "Sono Nim fata del lago di Lereck, drago guardiano del vento delle nuvole e dell'acqua e ti dico che se vuoi avere salva la vita ti conviene correre fuori dalla caverna in fretta".
    Emilio non se lo fece ripetere due volte, prese per mano la fata e corse, corse, corse. La caverna sussultava e tremava." Ma cos'è che fa tremare così la terra?" chiese Emilio. " E' Lereck, si sta svegliando!" rispose Nim
    Arrivati in superficie la cosa che li colpì fu il vento, un vento che sembrava parlare, che non era fortissimo, ma che non si placava mai. Giunti sul promontorio si accorsero che anche il mare dava segni di essere in balia di qualche incantesimo. In un momento da un gigantesco gorgo emerse una creatura che Emilio non avrebbe mai più dimenticato, enorme, lucente come l'armatura di un cavaliere. Nim disse:"Perdonaci Lereck, ti abbiamo disturbato". E Lereck rispose: " Non ti crucciare fata Nim, fa bene anche a noi draghi sgranchirci ogni tanto, l' unica cosa è che come tu sai da sveglio non ho più nessun controllo sugli elementi". Emilio non aveva mai sentito parlare una creatura magica, tanto meno un drago, le leggende raccontavano di esseri divoratori di uomini, ma in effetti questo drago non era niente di tutto quello che gli avevano raccontato. A quel punto il drago si rivolse direttamente a lui, guardandolo direttamente negli occhi: " L' unico che può aiutarci sei tu, lo farai per il bene del mio e del tuo popolo?Devi riportare Nim esattamente nello stesso punto in cui sei caduto nella grotta sotterranea, forgerò per te una pietra che tu poserai sul terreno, la pietra farà in modo di riportare Nim alla cascata, ma mi raccomando nessuno vi deve vedere."
    Emilio aveva la bocca impastata dalla paura e dall'emozione, ma in qualche modo rispose che sì, avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarli. Si erano appena girati per avviarsi quando il drago allungò il collo sinuoso verso di loro, e dal suo occhio rotolò una lacrima, che caduta a terra diventò uno zaffiro scintillante. "Prendetela" disse il drago, " vi proteggerà da sguardi indiscreti, e quando arriverà il momento riporterà la dolce fata nella caverna, Emilio, ascolta il tuo cuore, non avere paura di sbagliare io sarò con te". E così allungò il suo muso verso la sua guancia come in un ultima carezza.
    Il viaggio di ritorno fu lunghissimo perché la pietra non permetteva loro di incontrarsi con nessun essere vivente, né umano né animale. Arrivati al pascolo il ragazzo ascoltò il consiglio del drago, e superando il timore di condurre Nim in un punto sbagliato, ascoltò solo il suo cuore, che infatti non lo tradì, e lo portò dritto sul punto della radura dove tutto incominciò:
    "Prima di posare la pietra Nim, devo dirti una cosa, ma per me non è facile, insomma volevo dirti che non vi dimenticherò mai, né te fata Nim né Lereck il drago". La fata rispose: " Emilio, neanche noi ti dimenticheremo mai, hai accettato di aiutarci nonostante il tuo cuore fosse colmo di paura grazie, grazie dal più profondo del cuore".
    Emilio appoggiò la pietra a terra dopo aver abbracciato Nim, ci fu un lampo abbagliante, poi più nulla. Il ragazzo, stordito si avviò verso il punto da cui era iniziato tutto, ma era così distratto che non riuscì mai a ritrovarlo.

    Il Regno Nascosto Dei draghi
    Nei secoli più antichi, in una piccola vallata, c'era un vastissimo regno il cui potente re viveva sul monte Feudo; il re Gustavo III era molto fiero perché aveva paesi molto ricchi su cui governava, tranne uno che era molto povero ed era proprio sotto il castello del re. Gustavo utilizzava questa povera gente per farle costruire monumenti e altri edifici. In questo povero paesino c'erano molte case ridotte male, ma quella che si notava di più era quella in fondo alla strada. Si poteva definire quasi una baracca, con una scritta "Casa Dellantonio" dove vivevano tre ragazzi: due erano maschi, Carlo di tredici anni, alto con capelli scuri e occhi verdi, e Luca di cinque anni, basso con capelli anch'egli scuri e con occhi marroni, infine Cora, una ragazzina di dodici anni, abbastanza alta con due grandi occhi verdi e dei lunghissimi capelli raccolti in una coda. Questi ragazzi volevano far finire i duri anni di schiavitù, facendosi aiutare dal leggendario drago "Rogos", ( conoscevano questo drago perché avevano trovato la sua storia in un vecchio baule). Volevano sfidare il re per essere di nuovo liberi, così partirono con tutte le provviste per il viaggio, ma prima si dovettero assicurare che il re accettasse la sfida. Dopo due ore di viaggio arrivarono al palazzo, le guardie guardarono i ragazzi sfiniti e li portarono dal re, tenendoli sempre d'occhio. Il re, vedendoli, chiese loro cosa volevano. Cora fu molto decisa e disse al re che lo volevano sfidare e che se loro avessero trovato il drago Rogos, il re avrebbe dovuto lasciare libero il paese, mentre se perdevano il re avrebbe potuto fare quello che voleva di loro tre. Gustavo scoppiò in una lunga risata dicendo che i draghi non esistevano, ma per fare contenti i ragazzi accettò. Disse loro che dovevano tornare entro due giorni prima che il sole tramontasse. I ragazzi partirono quel pomeriggio e sapendo dove andare perché Rogos era un drago dei vulcani, quindi dovevano andare a cercare un vulcano. Carlo nel baule della loro casa aveva trovato anche una mappa che indicava la strada da percorrere per trovare il drago leggendario e la strada conduceva sulla cima al monte Feudo. Cora decise di seguire la strada che indicava la mappa e iniziarono il loro viaggio. Per scalare il monte ci volle molto tempo e il loro primo ostacolo fu un enorme masso sulla strada; i tre non sapevano come fare ma poi a Luca venne in mente di utilizzare la corda molto lunga che aveva portato: legarono il sasso e con tutta la forza che avevano tirarono, il sasso si spostò cadendo di sotto verso il castello. Carlo notò che al posto del masso c'era una spada con il manico a forma di drago tutto dorato, se la mise nello zaino e proseguirono finché non calò la sera e siccome erano in un bosco cercarono un albero e costruirono una specie di tenda con dei rami e una coperta, accesero un falò e dopo aver mangiato qualche biscotto andarono a dormire.
    Durante la notte i tre si svegliarono sentendo degli strani rumori e ognuno, piano piano, prese dei rami e Carlo prese la meravigliosa spada e così uscirono dalla tenda. Appena fuori si trovarono davanti un piccolo animaletto che giocava con le foglie. Accesero di nuovo il fuoco e lo guardarono meglio scoprendo che era un cucciolo di drago color fuoco con due grandi occhi grigi e, rimanendo un po' stupiti e non sapendo cosa fare, decisero di pensarci il giorno dopo. La mattina appena si svegliarono trovarono ancora il draghetto dove lo avevano lasciato e ai ragazzi sembrò così tenero che decisero di tenerlo con loro perché magari avrebbe potuto portarli dal drago! Camminarono seguendo per ore il piccolo draghetto finché non arrivarono in cima al monte ma trovarono solo erba e tanti sassi; si guardarono intorno ma non trovarono nessun drago, finché Luca notò un piccolo buco in un enorme sasso. Il bambino cercò di tirare via la polvere e trovò una scritta in un alfabeto mai visto in vita sua; intanto Carlo stava cercando sulla mappa l'entrata della casa di Rogos ma ci riuscì. Cora notò che dalla parte opposta della mappa c'erano degli strani simboli con una scritta in ALFABETO DEI DRAGHI; d'un tratto la ragazza prese il foglio, lo girò e iniziò a tradurre i vari simboli finché non comparve la frase: "ENTRATA REGNO DEI DRAGHI". I ragazzi si illuminarono di gioia quando videro il piccolo draghetto entrare tra quei sassi e i tre vollero seguirlo ma non riuscirono ad aprire la porta, poi notarono una fessura e Carlo provò a infilare la spada e per fortuna si aprì.
    Entrarono e vi trovarono un lungo corridoio e sulle enormi pareti delle fiaccole che lo illuminavano. Percorsero il corridoio finché non arrivarono a delle enormi grotte dove c'erano centinaia di draghi, ognuno diverso dall'altro. Davanti a loro si trovarono un enorme tavolo con tanti draghi riuniti e al centro un grande drago con in braccio il piccolo draghetto. Il drago più grande di tutti si alzò dicendo che li stavano aspettando e ringraziando per averli liberati perché erano rimasti intrappolati per secoli in quel posto. Cora tutta contenta chiese loro se poteva aiutare la loro gente ma subito il capo la fermò e le disse che non potevano perché loro volevano essere delle leggende e rimanere lì e non volevano più andare fuori per essere uccisi dagli uomini ma vivere felici. I tre si rattristarono e se ne andarono, ma prima il capo Rogos diede loro alcune sue lacrime contenute in una piccola ampolla che avevano il potere di far diventare il re buono e per ultima cosa chiesero loro di non dire a nessuno della loro esistenza.
    Dopo aver camminato a lungo i tre arrivarono prima del tramonto al castello dove il re li aspettava e vedendo che non avevano trovato nessun drago capì che aveva vinto. Cora allora velocissima prese l'ampolla e buttò le lacrime addosso al re che in pochi secondi per fortuna diventò buono e decise di cambiare il regno perché lo avevano sfidato rischiando anche di morire. Così i tre diventarono consiglieri e il regno cambiò.
    Ci sono ancora tante leggende sui draghi ma non si saprà mai se sono realmente esistiti.

    Edited by Aesingr - 3/7/2017, 19:14
     
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    Oh my ASSDFNOGFGBJRDBVRTFFNSDVB GRE43956945354 *sviene per troppa pucciosità*

    Ma questi racconti sono bellissimi. Semplici ma densi di significato. Quanti draghi teneri, coccolosi e pucciosi.....specialmente Inverno...me lo spupazzerei tutto. ^w^

    E....awwwwwwwwww quanta dragosità nel mio paradiso /habitat /paese dei Draghi / paese adottivo che è Predazzo.....ci devo tornare ci vedo tornare ci vedo tornare ci devo tornareeeeeee!!!!! XD *saltella ovunque rilasciando fulmini colorati a random*
    Scriveranno le mie nobili gesta da draghetto del Fulmine che vola tra le guglie dolomitiche e zampetta tra gli abeti secolari, facendosi accarezzare e coccolare da tutti *posa fiera*

    Ok....*preparativi per occupare qualche casa a Predazzo*


    Edited by ZellDragon6 - 12/5/2017, 16:17
     
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    Sono troppo pucci vero?
    Comunque a breve i prossimi! Ce ne sono altri assai carininerrimi, anche se il mio prrrrrrreferito... no non te lo dico ^_^
     
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    E ricordiamoci che ogni drago nato dalla fantasia (che fosse di un bambino o di noi più adulti) è un drago nato nell'universo fantasy.
    Bravi bravi bambini, crescono bene...saranno i Dragonkin e adoratori di draghi di domani. ^_^
     
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    Altre due postate! Trascriverle mi richiede abbastanza tempo U.U quindi continuerò prossimamente.
     
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