Fauci e Acciaio

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    Prima che qualunque altra sillaba potesse uscire dalle labbra dell’ammazza-draghi, un ruggito tombale penetrò le sue orecchie. Il suo suono era tetro e diabolico, come il latrato di un demone.
    Scattò in piedi accompagnato da un cigolio metallico.
    Impazienti di affrontare il fuoco del redivivo.
    Commento Setran, con un tono quasi compiaciuto.
    Nel frattempo la carne aveva terminato la sua cottura, e il suo odore era stato avvertito da una creatura che transitava nelle fangose vie di Andorix.
    Le sue forme si muovevano silenti nella notte, occhi giallastri che luccicavano nel buio scrutavano con attenzione il falò creato dall’ammazza-draghi. Nell’ombra i suoi denti bramavano la seducente carne dorata.
    Setran afferrò il filetto e lo scagliò nelle tenebre. Gli artigli emersero famelici dalla notte per trascinare la preda nei recessi della palude.
    Improvviso e possente, il gladiatore scattò verso la creatura. Saltandole sul dorso come si fa con un toro in carica, Setran cominciò uno sfrenato rodeo con l’animale.
    Era un drago bipede senza ali, grosso quanto 3 buoi, gli artigli che fuoriuscivano dalle mani erano ossei e selvaggi. Il suo ventre era scuro e le scaglie azzurre decorate con pitture rupestri . Lunghe corna cariche di ferocia ne ornava il capo.
    Il gladiatore teneva con la mano sinistra le corna della bestia, mentre il suo corpo si stringeva con forza alle scaglie azzurre. Spostò poi la presa sul collo, avvinghiandolo utilizzando l’intero braccio.
    I moti corporei del drago erano soffocati alla mossa dell’ammazza-draghi, ma la mente primitiva ancora operava,
    Senza bruta rapidità, ma con armonica quiete Setran lasciò il collo del drago, e la bestia non scosse nemmeno un muscolo, come se tramite una sorta di empatia avesse avvertito la sua volontà sul fato che sarebbe seguito.
    Quella che prima era una furia impazzita, ora respirava a versi regolari. Il drago non pronunciava parole, ma emetteva solo selvaggi ruggiti. Era un essere indomito e libero, che aveva ripudiato la civilizzazione medievale della gran parte dei draghi, abbandonando la parola per barbari gridi con cui scatenare la paura più nera nelle menti dei nemici.
    Balzando dalla sua groppa in un movimento possente e spartano che fece ondeggiare il manto scarlatto, Setran tornò a calpestare il fango della palude.
    Il suo elmo era piegato verso l’alto, e gli occhi fiammeggianti fissavano imperterriti la bestia, analizzandone le forme e le storie che raccontavano.
    Cicatrici e freschi segni di battaglia decoravano il corpo del selvaggio. Numerose e dissimili zanne aguzze avevano assaggiato la sua carne.
    L’ammazza-draghi avvertiva il terrore manifestarsi sempre più potente nella primitiva mente della creatura. Il drago selvaggio conosceva gli influssi malefici che albergavano quell’antro di Andorix, l’indugiare per volontà del dragonlord ne annebbiava l’animo quieto, lasciando solo un orrido panico celato da una maschera di ferocia.
    Maestoso e tirannico, Setran diede le spalle alla bestia, liberandola da ogni obbligo.
    Così come era venuto, il drago selvaggio scomparve nel manto di cupa tenebra che avvolgeva Andorix, trascinando con se la deliziosa carne donatagli dal gladiatore.
    Il mezzodrago si rivolse a entrambi, rivolgendo però lo sguardo all'oscura.
    Il dracolich ha dei servitori. La negromanzia potrebbe essere parte delle sue oscure doti, per cui accetto.
    Ruotando poi lo sguardo verso Baledon:
    Non esiste nessuno che possa insegnare come domare questo tipo di potere, non direttamente. Ma puoi trovare in alcuni saggi una guida perché tu apprenda da solo la via da intraprendere.
    Con fare battagliero il gladiatore afferrò la Sferza dei Cieli, l’arco formato dalla mandibola del primo drago che aveva abbattuto. Leggero, robusto e letale, impossibile da tendere per un uomo che non eguagliasse il Signore dei Draghi in forza.

    Edited by Tiziel - 28/7/2017, 00:11
     
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    non appena il ruggito dell'immonda creatura svanì in lontananza, Baledon scorse con la coda dell'occhio una figura aggirarsi al limite della luce provocata dal falò del gladiatore.
    "C'era d'aspettarselo che l'odore della carne cotta attirasse qualche bestia" pensò.
    Si volse mentre con lo sguardo seguiva la traiettoria tenuta dal filetto che il dragonlord aveva scagliato nel folto della foresta; dall'oscurità emerse un drago bipide, senz'ali con il ventre scuro e le squame azzurre con dei segni tribali.
    I suoi artigli cercarono di afferrare la succulenta fetta di carne, ma il possente guerriero gli balzò in groppa, cercando di sottometterlo.
    Alla fine della lotta ne uscì vittorioso il signore dei draghi, il quale pareva controllare il drago attraverso qualche tipo di potere mentale, poichè la fiera una volta libera non cercò di aggredirlo.
    I due sembrava che si scambiassero informazioni mentalmente in quanto lo sguardo del cavaliere rimase inchiodato su quello del drago per qualche istante, pure Baledon percepiva qualche emozione provenire dalla bestia, la quale emanava un odore di paura e terrore probabilmente perchè anche il drago conosceva i pericoli che risiedevano in quella parte di palude.
    Dopo qualche tempo il discendente di Zatal, si volse verso Baledon e rivolgendosi alla dragonessa al al suo fianco, disse che avrebbe accettato l'offerta fatagli per affrontare il dragolich.
    Disse anche a Baledon che non esisteva nessuno che avrebbe potuto insegnargli a gestire il suo potere, ma di questo egli dubitava poichè, se non si sbagliava di grosso, anche la dragonessa possedeva qualche strano potere simile al suo dato il colore delle scaglie.
    Poi il mezzodrago afferrò il suo possente e temibile arco, pronto a mettersi in caccia:
    "molto bene!" esclamò Baledon "pronti a mettersi in caccia ordunque? Da dove iniziamo le ricerche? Penso che la cosa migliore sia sorvolare questa palude, e vedere se si scorge qualche indizio dall'alto, così da passare inosservati e poter nel caso attaccare dall'alto... Cosa ne dite?"
     
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    Dopo il ruggito non si fece attendere l'apparizione di un'ulteriore creatura, probabilmente attirata dalla carne che stava cuocendo il guerriero sulle fiamme precedentemente appiccate. Aidal non si fece assolutamente allarmare dalla presenza sconosciuta ma osservò silenziosa e analizzatrice la scena che seguì, in cui l'uomo domò la bestia (un drago bipede senz'ali quindi un lindworm) senza fare parola e solo con la sua esclusiva forza di volontà.
    "Incredibile. Averlo come alleato potrebbe essere una buona scelta, ma prima, seppur con molta pazienza, devo capire le sue reale intenzioni."
    La dragonessa scoccò un'ultimo sguardo alla bestia che, dopo intensi secondi silenziosi davanti al gladiatore, strisciò nelle tenebre con la carne cotta tra le fauci. Dopodiché Aidal si alzò dalla posizione seduta mentre l'uomo senza nome parlava a proposito del dracolich che aveva dei servitori, accettando al contempo la proposta della nera dragonessa.
    "Io preferisco rimanere a terra, al momento." mormorò in risposta a Baledon, voltando le spalle ai presenti e tuffandosi nell'umida vegetazione di Andorix. Grazie al colore delle sue scaglie, si sentiva a proprio agio immersi nelle scure tenebre che proiettavano gli alberi ritorti, con i rami aggrovigliati su loro stessi. Malgrado la sua mole tuttavia, poteva appunto sfruttare il potere delle ombre per camuffarsi e passare inosservata.
    Procedeva con la testa abbassata, le ali appiattite contro i fianchi e la coda che dondolava ad ogni suo movimento, stando attenta che la sua punta affilata non si impigliasse in qualche tronco caduto o cespuglio. La visibilità era veramente ridotta, tutto l'ambiente circostante era macchiato da colori crepuscolari e spettrali. Il cinguettare degli uccelli era assente e solo le rane gracidavano lontante in qualche pozza di acqua ristagnante.
    "Sto seguendo la traccia odorosa lasciata da quel lindworm, forse potrebbe portare alla tana del dracolich." pensò. Mentre la testa era immersa nelle sue teorie e schemetti mentali, una zampa urtò contro un qualcosa di duro. Quell'ostacolo, nonostante lei vedesse perfettamente al buio, non l'aveva proprio intravisto.
    "Ma che cosa è...?"
    Abbassò la testa rasente al suolo, e notò, pensando che fosse un sasso, che si trattava di un pezzo di rovina appena sporgente dal terreno umido. Era decorato con incisioni in una lingua che non conosceva, forse appartenuta ad una civiltà estinta da chissà quanto tempo. Quel pezzo però non era l'unico: quando Aidal alzò lo sguardo, poté vedere che per un'area considerevole era tutta cosparsa di rovine come quella contro cui aveva urtato poco prima: pezzi di arcate riverse a terra, colonne spaccate in due, statue raffiguranti umanoidi prive di testa e braccia avvolte dalle selvagge radici che infestavano quel luogo dimenticato.
    "Fate attenzione a dove mettete le zampe." commentò, continuando a osservare intorno. I dracolich prediligevano particolarmente luoghi abbandonati come quello, ma la cosa non poteva essere certa.
     
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    I dracolich non ruggiscono spavaldi come segno del loro destarsi dalla tomba. Sa già che siamo qui... Inoltre, io non combatto nascosto nelle tenebre, senza che il nemico sia conscio della mia presenza, non è rispettoso.
    Se vuoi, fallo. Io non te lo impedirò.

    Con portamento audace e barbarico Setran si inoltrò all’interno del cupo dominio.
    Il suo piede corazzato echeggiava nel silenzio con un frastuono metallico. Gli occhi del gladiatore erano vigili e attenti, le mani imponenti pronte a scattare.
    Una fitta nebbia aleggiava nell’oscurità, sussurri diabolici si facevano largo nella testa dell’ammazza-draghi mentre un miasma forte di putrefazione gli invadeva le narici.
    I muscoli del gladiatore erano tesi e le mani possenti stringevano imperturbabili la Sferza dei Cieli.
    Fra colonne e idoli tagliati dalla falce del tempo il mantello scarlatto di Setran ondeggiava sospinto da una lieve brezza notturna.
    I fantasmi sembravano abitare quelle rovine, celando i loro volti dietro manti d’ombra, in attesa sull’uscio dell’inferno per strisciare fuori e ghermire l’anima degli ignari con artigli di nero terrore.
    Il tintinnio dell’armatura di Setran venne adombrato da un suono acuto. Un gemito tetro ed oscurò nacque dal terreno, un’ossuta mano ricoperta da vermi stagnanti e tessuti tagliuzzati guizzò sulla gamba dell’ammazza-draghi.
    Prontamente il gladiatore calciò il rivoltante artiglio per liberare il suo arto, balzando all’indietro per non cadere nuovamente nella morsa.
    Come risvegliato da un empio richiamo, dal fango della palude un redivivo dai tratti umani si erse ad adagio, gemendo con voce acuminata. Lentamente la terra che ne ricopriva la tetra sagoma scivolava , rivelando i lineamenti scheletrici e infossati. Portava una cotta di maglia divorata dalla ruggine, coperta al bacino da un logoro cinturone. Nella mano sinistra stringeva una mazza tondeggiante e acuminata, una stella del mattino.
    Negli occhi scavati del redivivo ardevano fuochi fatui torvi di collera. Il gladiatore ripose dietro la schiena l’arco ammazza-draghi, serrando i palmi delle mani corazzate.
    Accanendosi con furia il non-morto puntò la mazza contro Setran, ma lesto come un felino il gladiatore gli afferrò il braccio bloccando l’offensiva.
    L’ammazza-draghi osservò per qualche secondo il disgustoso dramma offerto dal rinato che si contorceva nella sua presa, urlando e gemendo. Assestando un prodigioso pugno nello stomaco del redivivo, Setran ne perforò lo stomaco trascinando dall’altro lato anche la cotta di maglia portato dal nemico. L’essere era privo di organi interni, e l’attacco del gladiatore non aveva sortito sofferenza in lui.
    Tenendo il pugno piantato nel foro, Setran strinse con forza l’avambraccio della creatura che impugnava l’arma, strappandolo per intero dal corpo.
    I fuochi fatui che gli bruciavano in viso si spensero al suolo quando il gladiatore utilizzando l’arto come impugnatura per la stella del mattino ne fracassò il cranio.
    Setran levò l’arma dalla mano ossuta, stringendone il manico fra le sue dita robuste.
    I redivivi i cui corpi venivano profanati per servire foschi padroni tendevano ad essere fragili, privati dello spirito e portati avanti solo dalla volontà del loro signore. In pochi fra questi esseri rappresentavano una sfida impegnativa, anche se divenivano particolarmente fatali quando adunghiavano in massa, Setran non gli avrebbe mai concesso di essere riportati all’inferno dalla lama di Shadormor. La spada era stata investita da forze arcane con cui poteva sovrastare i più raccapriccianti sovrani del vento e del fuoco. Mai la sua lama si sarebbe sporcata del sangue di un debole.
     
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    Baledon si strinse nelle spalle quando gli altri due rifiutarono la sua proposta di sorvolare la zona per cogliere il nemico dall'alto.
    Dopo che la dragonessa si mise in marcia subito seguita con passo feroce dall'ammazza-draghi, egli pensò "meglio restare uniti piuttosto che dividersi" e si mise in coda. Giunti che furono in una radura la dragonessa (che ancora non si era presentata) calpestò una rovina che a quanto pareva faceva parte di un comprensorio più ampio; guardandosi attorno Baledon notò altre rovine che li circondavano da tutti i lati.
    Quel posto gli trasmetteva una sensazione di trepida attesa, come se qualcuno o qualcosa fosse in attesa. Come evocato dai suoi pensieri, un guerriero non-morto sorse dalla palude attaccando immediatamente il gladiatore, ma questi senza nessun tipo di problema lo eliminò con la sua stessa mazza.
    Nel frattempo alle spalle di Setran, altri redivivi emersero dalle acque palustri avventandosi su i 3; non sembravano pericolosi ma forse l'alto numero di guerrieri avrebbero potuto causare non pochi problemi .
    Baledon si volse e avvolse una decina di non-morti con le sue fiamme, poi avventandosi su un altro gruppetto strinse tra le spire della coda uno di loro e usandolo come mazza iniziò a menarne altri 5 o 6.
    Una volta finito con loro si volse e vide un alto numero di scheletrici guerrieri dirigersi verso la dragonessa, non potendo far altro scagliò il guerriero che aveva avvolto nella coda nel bel mezzo di quel gruppo causando non poco trambusto.
    "Vai ad aiutarla" esclamò Baledon nella direzione di Setran"qui ci penso io" così dicendo stritolò tra le fauci un avventatissimo non-morto che aveva provato ad avvicinarglisi, "muoviamoci con questi, non è qui la vera battaglia" ruggì.
    ok ragazzi, o movimentato un pò le cose, spero non sia troppo. scusami tiz non mi ricordavo se Setran si era presentato se no ti chiedo scusa
     
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    Toccava ad Hawkeeee! *frusta Tizy e Vulnus contemporaneamente*
     
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    cacchio è vero D: Scusami hawke, il caldo mi ha incasinato il cervello xD
     
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    Aidal stava ammirando silenziosamente le rovine avvolte dal tetro alone della palude. Osservava ogni dettaglio, ogni incisione di quel luogo dimenticato al contempo ascoltava attentamente i suoni circostanti. Le rane parvero inaspettatamente smettere di gracidare e i loro versi furono presto sostituiti dal clangore dell'armatura del gladiatore che avanzava senza il timore di farsi scoprire.
    "Le rane hanno smesso di gracidare non appena siamo arrivati qui. Ma sono abbastanza distanti, non credo che si siano spaventate per un niente.. Secondo me avvertono qualche altra presenza."
    Come nei racconti dell'orrore, una mano in decomposizione emerse dal terreno e afferrò la caviglia del guerriero in armatura. Un altro si destò dal terreno fangoso con una stella del mattino impugnata e gli occhi di un sinistro blu luminoso.
    "Che adorabili creature." commentò sarcastica, mettendosi sulle proprie difese. Tuttavia, la dragonessa non ebbe tempo di attaccare quel mostro poiché molti altri simili a quello uscirono dalle acque stagnanti alle loro spalle, avventantosi contro di loro. Un gruppo di redivivi infatti si diresse da Baledon ma incontrarono fine certa, un altro numericamente sostanzioso verso Aidal. Quest'ultima aguzzò un sorriso sghembo quando il drago bicolore urlò a Setran di correre ad aiutarla.
    "Non sono una dragonessa in difficoltà." esclamò. Dispiegò le ali a metà per mantenere un buon equilibrio e con la coda dalla punta a rasoio colpì una schiera di cinque redivivi, che caddero a terra letteralmente divisi a metà tra il tronco e le gambe. Un'ulteriore approfittò della situazione per attaccare Aidal davanti (dato che era voltata per uccidere gli altri) ma un'ombra filamentosa simile ad una zampa uscì da sotto le proprie zampe e afferrò il non-morto per il cranio, fracassandolo. Infine sistemò altri scheletri con un soffio delle sue fiamme nere che li avvolsero in tutta la sua fatalità. Le urla contorte e spettrali dei redivivi riempirono l'ambiente circostante e in pochi minuti di loro non rimasero altro che resti di ossa e pezzi di armatura corrosi. Essi emanavano un odore acido misto a esalazioni di fumo nero.
     
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    In realtà, no. Però comunque usi una narrazione in terza persona, quindi non dovrebbe essere un problema. Nel dubbio puoi sempre dare una rapida occhiata ai dialoghi sopra, tanto sono evidenziati dal colore e dovresti beccarli tutti in meno di 1 minuto.


    Il clamore scatenato dalle ossa in trepidazione dei redivivi richiamò lo spirito guerriero di Setran.
    Possente come un leone, il suo pugno corazzato abbatteva i non-morti con colpi tempestosi. La stella del mattino infieriva con brutale potenza sugli esili corpi dei resuscitati. Ossa spaccate e latrati d’angoscia riempivano l’aria, generando una mortale sinfonia di cui Setran era il compositore.
    Non sono la balia di nessuno, se decido di ingaggiare lo scontro è per mio volere...
    Gli occhi in fiamme si orientarono verso la figura della dragonessa impegnata nello scontro.
    Non ha bisogno del mio ausilio per contrastare questi sparuti non-morti
    Ribatté a Baledon
    Feroce e selvaggio il gladiatore ancora una volta fece assaggiare alla mazza la carne dei resuscitati. Gli scheletrici avversari si riversavano contro di lui come un onda che si infrange in riva al mare. I fuochi fatui che bruciavano nei loro occhi atroci si estinguevano sotto il colpo della distruttiva mano di Setran.
    Uno dei redivivi cercò di spezzare la sua guardia con un fendente laterale, l’ammazza-draghi intravedendolo alzò il braccio sinistro in difesa del suo addome. Un tintinnio di acciaio seguì alla lama dell’arma che si scontrava con la portentosa armatura del gladiatore.
    Con un colpo rapido sul ginocchio Setran fece prostrare il nemico ai suoi piedi. Un pugno prodigioso del gladiatore rispedì all’inferno quella creatura. L’arma brandita dal non-morto prima che Setran ne ghermisse l’empia esistenza era una rude ascia da guerra, dall’impugnatura d’ebano dove correvano fregi d’acciaio. Non era stata deteriorata dagli influssi della palude, poteva ancora dilaniare brutalmente carne e ossa.
    Stringendo la stella del mattino e l’ascia da guerra nelle sue mani, Setran divenne un uragano di iracondo furore. Le armi brillavano sotto lo sguardo d’avorio della luna, le loro lame devastatrici separavano carne e ossa, dipingendo arcate d’argento e ululando al vento con clangore e strepiti d’acciaio.
    Nell’occhio del tifone di morte e sciagura le urla battagliere del gladiatore risuonavano alte. In pochi minuti le armi che aveva raccolto dalle sinistre mani dei rianimati erano state cosparse di bile e pelle marcia di una decina di resuscitati.
    Gli abomini strisciati fuori dai cancelli dell’ade continuavano ad avanzare, ma stavolta con maggiore prudenza, quasi come se cominciassero a temere l’indomabile guerriero. Un comportamento insolito per degli esseri portati avanti solo dalla volontà di un empio padrone.
    Alle spalle dell’ammazza-draghi un’antica arcata semi-spezzata ancora resisteva alle insidie del tempo. I redivivi indietreggiarono con le armi poste in guardia, Setran ruotò il capo analizzando i loro moti insoliti.
    Dalla più sinistra oscurità due punti rossastri richiamarono l’attenzione dell’ammazza-draghi. Voltandosi notò che i punti crescevano sempre più, fino a diventare degli abbaglianti fari cremisi. Fauci mostruose e deformi avanzavano nell’ombra, rivelando poi un volto dalle squame logore, divorato dalla necrosi.
    Il dragonlord riconobbe in quei denti giallastri lo stesso morso che aveva segnato il corpo del drago selvaggio. Un drago zombie, probabilmente caduto nel tentativo di sfidare il dracolich, che ne aveva usurpato le sfoglie con la sua sudicia negromanzia. La bestia rianimata tentò di azzannare il gladiatore, guizzando verso destra Setran evitò la morsa.
    I limpidi raggi lunari misero in risalto i lineamenti del drago, contorti dalla carne marcia che ne copriva lo scheletro.
    Le sue ali erano ristrette, zampe ed artigli sottili e letali. Aguzze spine formavano un collare, e file di aculei correvano dalle spalle. Il corpo snello e le scaglie porpora, quasi scure, non tradivano l’esperienza del gladiatore. In vita quell’essere era stato un drago ululante.
    Saldando la presa sulle taglienti armi d’acciaio, Setran si scagliò pavido contro il mortale nemico.

    Edited by Vulnus Bone - 3/8/2017, 12:38
     
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    Dopo un violento ma breve combattimento dove i tre compagni diedero prova delle loro capacità, i non-morti iniziarono a perdere terreno; "che abbiano capito che contro di noi non hanno possibilità?" si domandò Baledon ad alta voce.
    Mentre si girava verso l'arcata sotto la quale i nemici si stavano ritirando, colse un bagliore rossastro che diventava sempre più forte, fino a trasformarsi negli occhi di un drago macilento, dalle squame rosse e con un collare fatto di spine ossee.
    Baledon osservò il drago-zombi il quale provò ad azzannare Setran, ma questi con un passo laterale evitò il morso poi riforzando la presa sulle armi che stringeva in pugno si lanciò impavido contro la feroce creatura.
    a causa dello spazio ristretto Baledon non poteva spiccare il volo per attaccare il nemico su due fronti, quindi dovette accontentarsi di lanciare una velocissima lama di fuoco verso le zampe del drago nemico nella speranza di ferirlo e farlo cadere.
    Vuln questo png lo muovi tu?
     
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    I redivivi che un tempo erano stati umani parevano essere infiniti: ne sbucavano uno dietro l'altro, tutti da posti impensabili. Addirittura uno, armato di daghe, saltò giù da un albero di mangrovie e balzò sulla groppa della dragonessa mentre questa finiva di fare fuori altri non-morti.
    La prima cosa che fece Aidal, accortasi del nemico, fu agitare la schiena come un cavallo da rodeo. Lo zombie tentò di aggrapparsi alle sue squame arpionando i pugnali in mezzo a esse ma fu preso alla sprovvista: la dragonessa si buttò a terra -tantoché essa tremò per via della sua mole- e poco dopo si udì un sinistro scricchiolio di ossa rotte. Del "povero" morto vivente era rimasta poca roba intera, se non una mano che, muovendosi, tentava di cercare le altre parti del corpo per attaccarsi. Con la zampa infine, Aidal ruppe la testa del redivivo e i suoi occhi, immediatamente, da blu spettrale divennero solo orbite vuote.
    Arrivò un altro colpo di zampa e di coda ad un'ennesima schiera di cervelli vuoti -ovviamente armati- che avanzava sia verso Baledon, che verso di lei. D'altro canto e dall'altra parte, l'ammazzadraghi in armatura era piuttosto impegnato con uno scontro corpo a corpo e pareva essere temuto dai suoi avversari. Tutto d'un tratto però due occhi cremisi fiorirono nell'oscurità remota della palude e subito, essi, furono oggetto di interessamento da parte di Aidal, la quale molto presto ebbe il piacere di scoprire che appartenevano ad un drago dall'aspetto cadaverico e mangiato.
    "Emana un odore putrescente. E i suoi occhi sono privi di ragione e volontà. Vuoti." pensò. Erano davvero empi -seppur minacciosi-, come se fosse proprio comandato da qualcuno, dal dracolich "in persona". Quindi non doveva essere lontano. Aidal doveva andare sul punto in cui era apparso il drago-zombie e seguire così la sua scia di odore che, era piuttosto evidente.
    "Tanto quell'essere ha preso di mira quel gladiatore. Quindi potrò sbrigare questa faccenda da sola."
    Si liberò di altri redivivi con un altro getto di fiamma e iniziò a dirigersi sul punto che si era preindicata. Ma prima che potesse fare un passo di più, dietro alle proprie spalle avvertì una presenza...
    "Volaan!" irruppe una voce spettrale.
    Quando la dragonessa si voltò, per capire chi aveva parlato, vide tutto ciò: dinanzi a lei sostava uno scheletro armato di ascia bipenne rivestito completamente di armatura, rovinata dalla ruggine e dal muschio. La lunga barba bianca era ancora attaccata al suo mento ossuto e i suoi occhi, invece che blu fuoco fatuo, fiammeggiavano di rosso come i tizzoni di un braciere. Al contrario degli altri "suoi simili", egli era a cavallo su un destriero, un grifone decomposto quanto il drago zombie, con le piume marroni malcipiate e le ali ossute chiazzate di fori. La creatura era irrequieta e gracchiava versi lugubri simili a quelli di un corvo.
    "Graaac, graaac, greeec!"
    Dietro di sé il cavaliere redivivo portava una scorta di venti come lui, chi armati chi di lance, chi di spadoni. Una perfetta armata delle tenebre, che sembrava attendere trepidante gli ordini dal loro generale.
    "Bolog aaz, mal lir!" urlò lo scheletro dagli occhi di bragia, puntando l'ascia contro Aidal. Lei non sapeva cosa stava dicendo l'ammasso di ossa, ma sicuro era un qualcosa di provocante o offensivo, detta in una lingua talmente antica che si era persa nel tempo.
    "Scusa, io parlo un'altra lingua." commentò Aidal. Del fumo nero iniziò a formarsi nelle sue fauci e qualche secondo dopo uscì una vigorosa fiammata nera diretta alle schiere armate. Urla distorte e metalliche si propagarono nell'ambiente e questo portò general redivivo a dare l'ordine di attaccare l'avversaria ai suoi soldati.
    "Bene, vedo che avete finito di offendermi, allora." sibilò sarcastica, preparandosi a rispedire nuovamente all'inferno gli scheletri.

    Ho usato la lingua dei Draugr di Skyrim per gli scheletri... Che infatti mi ricordano un sacco le sopracitate creature. Comunque "Volaan" significa "intruso" e l'altra frase invece "implora pietà, piccolo verme!"


    Edited by H a w k e ; - 5/8/2017, 01:09
     
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    Non c'è pace per certi morti...

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    mi aggiungo con Maledet dopo la role al ossidiana nuova alleanza.

    Il drago oscuro aveva seguito l'amica da un pò, non la stava stolkerando... Cioè forse si, ma voleva solo vegliare su di lei, anche se probabilmente non ne aveva bisogno, inoltre non avevano avuto ancora tempo per parlare di ciò che era successo al ossidiana, ma di certo non avrebbe lasciato che quei cadaveri avrebbero messo le loro luride mani su di lei.
    Sparo un raggio oscurò che disintegrò il primo di quei mostri disgustosi che osò avvicinarsi a lei, era un abominevole cadavere rozzamente rianimato e marcito per via della palude che di certo non è pietosa per un corpo lasciato allo sbando tra le sue acque nere.
    Maledet preferiva di gran lunga queste acque a quelle della sua terra, sentiva le sue energie mescolarsi a quelle di quel luogo, quando consumava energia oscura per osmosi la rigenerava direttamente dal ambiente esterno tanto questo era carico di energia oscura e negativa.
    Maledet sorridendo fiero al amica dello stesso elemento mentre emerse dalle fronde.
    "Hey, ciao Aidal, ti serve una zampa con quei mucchi d'ossa?
    Fece Maledet pronto a lanciare un ulteriore offensiva contro quelle creature "carine e coccolose", soprattutto il redivivo in groppa a un essere marcio e gracchiante che in vita doveva essere stato un grifone.
     
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    Lo spaventoso corpo del dragone guizzò nella notte evitando la fiammata di Baldeon. Setran stava per assaltare il redivivo e quasi venne coinvolto nell’attacco, gli istinti del gladiatore avvertirono il pericolo imminente permettendogli di scansarsi in tempo.
    Lo sguardo dell’ammazza-draghi era saldo sugli empi fuochi fatui del redivivo ululante. Leggermente ripiegato sulla schiena, Setran camminava giudizioso senza avventatezze. Lui e la bestia furono a pochi passi, uno strepito improvviso nacque dalle zanne del drago, che si avventò iracondo sulla corpulenta figura del gladiatore. Ruotando su stesso Setran evitò il colpo, ma il redivivo non permise la nascita di un’apertura nella sua difesa, prontamente ruotò il capo scagliando contro l’ammazza-draghi un’energia anomala e invisibile. Accompagnato da un fragoroso tintinnio d’acciaio eluse il colpo per puntare al nemico. La forza invisibile abbattutasi sul terreno come una meteora innalzò cumuli di terra e polvere riempiendo l’aria con uno stordente boato.
    Stringendo l’ascia e la mazza nelle sue mani insanguinate, Setran liberò un prorompente grido selvaggio e attaccò frontalmente la bestia, scagliandovi contro la sua ascia da guerra. L’arma si conficco sul fianco marcio e deteriorato della creatura, che non accennò a una sola maledizione o bestemmia ma istintivamente si portò indietro di qualche passo.
    Correndo come in preda ad una frenesia demoniaca, Setran balzò sul dorso logoro del drago. Il redivivo si voltò spalancando le fauci fameliche per richiamare l’arma a soffio, richiudendole travolto dalla mazza chiodata di Setran.
    Non più mascherato dall’inganno dell’ombra notturna e della distanza che li separava, il drago appariva in tutta la sua imponenza. Le mascelle mostruose sarebbero state capace di stritolare un bue intero, i denti affilati potevano perforare l’acciaio e gli occhi infuocati bruciavano di collera ultraterrena.
    L’ammazza-draghi come una lancia che si precipita al suolo scattò sul fianco sinistro della bestia, che nel mentre aveva deciso di agitare furioso il corpo per disarcionarlo. Setran si ritrovò con l’elmo immerso nella terra per aver perso l’equilibrio nel momento più fatale.
    Gli affilati denti ricurvi del drago stavano per sprofondare nell’armatura del gladiatore, quando ad opporsi a tale destino irruppe la sua forza sovrumana e i riflessi felini. Le mani corazzate bloccavano la mascella superiore mentre il forte piede impediva la chiusura di quella inferiore. Nella presa micidiale l’ululante si dibatteva per cercava di spezzare la tenacia dei suoi muscoli d’acciaio.
    Il gladiatore era immobile come un colosso di marmo, solo le braccia ondeggiavano scosse dai movimenti del nemico.
    Il drago volle richiamare nuovamente la ruggente forza invisibile, Setran fiutando il pericolo lasciò le mascelle del drago che appena furono libere si socchiusero cercando di schiacciarlo.
    La bestia rediviva ruotò su se stessa proiettando il gladiatore contro un muro incrinato. Riprendendosi dall’impatto Setran puntò lo sguardo alle armi, giacenti ai piedi del drago.
    L’ululante liberò nell’aria il potere precedente represso, travolgendo l’ammazza-draghi con un cono di vibrazioni urlanti. Le orecchie di Setran avrebbero potuto sanguinare sotto l’influsso di quel soffio, era come se un milione di tamburi suonassero nella sua mente con il furore di uno stormo di pipistrelli.
    Il suo corpo veniva schiacciato contro la parete che andava a sgretolarsi vittima dello strepito.
    La colonna alle sue spalle venne sbriciolata da quella forza, concedendo a Setran l’occasione di evadere dal tocco fatale del drago.
    Le orecchie fischiavano e il gladiatore era ancora parzialmente stordito dalla tortura sonora che l’aveva colpito.
    I fuochi fatui che bruciavano sul viso del drago cercarono nella coltre di fumo generata dallo sgretolarsi delle rovine la corpulenta figura di Setran. Gli occhi sacrilegi colsero il loro obiettivo troppo tardi, una freccia scagliata dalle tenebre perforò l’aria e si conficcò nella zampa anteriore destra del redivivo con la potenza di un giavellotto. Il drago cercò di liberarsi strattonando la zampa, ma la freccia , già imponente di suo, era stata scagliata con tanta forza da averla impallata.
    Possente e furioso il gladiatore marciò con la Sferza dei Cieli impugnata. L’elmo a forma di drago non riusciva a celare i suoi occhi torvi, ardenti di collera. Con destrezza ripose l’arma dietro il suo manto scarlatto.
    A pugni chiusi Setran si tuffò nel turbinio di rasoi che ruggiva cosparso di miasmi liquidi difronte a lui. Senza riuscire nemmeno ad afferrarlo fra le sue zanne, il redivivo inghiottì intero il massiccio guerriero con non poche difficoltà. Negli attimi che seguirono l’ululante venne scosso da impulsi e contrazioni, la sua intera figura sembrava stare implodendo su se stessa.
    Dal ventre della creatura sorsero fiamme furenti avvolte in una lama nera, che risalì fino alla gola. Un fendente gigantesco separò a metà le estremità del drago, e dallo squarcio si levò una mastodontica figura cornuta cosparsa di bile e altre sostanze stomachevoli che stringeva nella mano una spada nera come la notte.
    Con il mantello che ondeggiava vittorioso e l’arma grondante, Setran rivolse un breve sguardo agli occhi della creatura. Le braci sacrileghe avevano smesso di ardere, estinte dall’ultimo colpo dell’ammazza-draghi.
     
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    scusatemi l'attesa


    Baledon rimase al quanto perplesso quando un altro drago emerse dalle oscure profondità della palude.
    "E questo da dove sbuca?" si domandò non senza poco stupore, "visto che nessuno di noi lo ha notato fino ad ora?"
    Ora lo spazio nella radura iniziava a farsi veramente esiguo con 3 draghi presenti, e il rischio che i nemici potessero sopraffarli solamente perchè loro non avevano spazio di manovra si stava alzando pericolosamente.
    Mentre Baledon osservava il nuovo arrivato farsi figo disintegrando uno dei guerrieri che stavano assalendo la dragonessa, Setran era alle prese con il drago non-morto, il quale sconquassava l'area circostante con delle onde d'urto che scaraventavano grossi pezzi di terra in giro per la radura.
    Seguire i due combattimenti in corso aveva distratto Baledon e questo permise ad uno dei redivivi di farglisi sotto e riuscì con una lancia arruginita a ferirgli l'ala sinistra; preda della furia più terribile Baledon iniziò a martoriare di colpi tutti i guerrieri che aveva attorno; gli artigli dilaniavano le armature come se fossero state fatte di carta, le zanne spezzavano armi e ossa come fossero ramoscelli, e la possente coda usata come un formidabile maglio da guerra sbalzava lontano da se i nemici.
    Un guerriero particolarmente possente gli andò in contro impugnando uno spadone a due mani; Baledon attese che fosse a portata di fauci e con uno scatto improvviso gli strappò l'arma dalle mani e poi un colpo particolarmente potente spedì il guerriero tra le braccia del generale a cavallo del grifone il quale non parve troppo contento dell'abbraccio improvviso.
    "draghi e ammazzadraghi miei, vediamo di terminare queste bazzecole di combattimenti e cerchiamo la fonte del potere di questi non-morti" disse Baledon avvicinandosi alla dragonessa ed al nuovo drago giunto.
    Mentre procedeva nella loro direzione spazzava l'area attorno a sè con brevi vampate di fuoco nero che corrodevano i nemici sul posto.
     
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    sono affari miei!

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    I non-morti davanti la stavano assalendo mentre il generale a cavallo del grifone decrepito continuava a impartire ordini come un ossesso. Aidal si fece sotto con zanne e artigli e il peso del suo stesso corpo: un drago di ben cinque metri era già devastante di suo e lo si poteva vedere benissimo. Le orde di redivivi venivano squarciate a metà, impregnando gli artigli di interiora marce e sangue scuro e putrido. Pezzi di arti e teste volavano come massi lanciate da catapulte. Quel luogo dapprima dimenticato sembrava essersi trasformato in un vero e proprio set cinematografico di un film splatter... Con la differenza che ora, lo spazio iniziava a farsi stretto. La dragonessa per schivare un attacco andò a urtare contro un fianco di Baledon e per poco la cresta rossa non venne bruciata dal fuoco che aveva eruttato il drago-zombie contro cui stava lottando il gladiatore.
    "Dannazione." imprecò silenziosa, sferzando una codata ad altri morti viventi.
    "Mi stanno davvero scocciando."
    Decise di tagliare la testa al toro e di andare dritto al succo: attaccare il generale a cavallo del grifone. Forse abbattendolo, i suoi soldati si sarebbero "persi", non avendo più ordini da seguire.
    Ci fu un intenso secondo in cui Aidal e il non-morto armato di ascia bipenne si scambiarono sguardi omicidi, poi fu lei la prima ad attaccare. Protese gli artigli in avanti, dandosi la spinta con le ali ma una figura familiare le scivolò davanti, colpendo il bersaglio che la dragonessa stava mirando con tanto odio.
    "Maledet!?" urlò, con voce interrogativa, sorpresa, arrabbiata, sconcertata... No, non se lo aspettava proprio di vederlo lì. L'ultima volta l'aveva lasciato all'Ossidiana d'Argento... E da lì non si erano più visti. Forse l'aveva seguita? E se sì, come aveva fatto lei a non accorgesene in tempo?
    "Quello era il mio bersaglio." ringhiò, marcando le ultime due parole. Quella distrazione però le costò un graffio sotto l'occhio da parte degli artigli del grifone che gli era svolazzato davanti e aveva iniziato a sferrare colpi come un gatto infuriato. Aidal ruggì non dal dolore ma dalla scocciatura: anche se non era una ferita grave, il sangue le usciva in modo copioso.
    "La pagherai!" Assestò un poderoso morso all'ala del pennuto mezzo decomposto e con tanto di cavaliere sopra, lo scaraventò contro un albero di mangrovie. Il colpo gli fu significativo ma non fatale da ucciderli nuovamente sul colpo... Dopotutto erano già morti.
    "Ricorda le parole di Shalksyaran, ricorda le parole di Shalksyaran..." si ripeteva lei, mentre riprendeva fiato. L'unione faceva la forza. Così come aveva combattuto all'Ossidiana, doveva fare altrettanto anche lì.
    Afferrò molto volentieri ciò che disse Baledon e si preparò a seguire le tracce lasciate dall'armate dei redivivi che avevano invaso quel luogo.
    "Maledet, finisci tu qui. Io vado a stanare la bestia."

    Edited by H a w k e ; - 15/8/2017, 10:02
     
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