Fauci e Acciaio

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    ruolo con Setran

    La paluda di Andorix era immersa nel silenzio più cupo. La melma attendeva con occhi predatrici sulla sua superficie, e all'ombra dei tetri alberi rinsecchiti, in bilico fra la vita e la morte, le tenebre respiravano.
    Nascosti fra i recessi del tetro dominio, orride sette votate a perverse adorazioni tessevano le proprie macchinazioni avvolti nel silenzio dei miasmi mortali che invadevano la palude.
    Tutto venne infranto in una frazione di secondo da un rombo nell'aria. Sopra le nuvole possenti fauci ruggivano fiamme. Una maestosa creatura dalle ali di pipistrello gettava ombra sui pochi raggi di luce del crepuscolo che riuscivano a penetrare sulla stagnante superficie della palude. Le sue scaglie rosse riflettevano la luce solare, abbagliando le foglie secche della vegetazione.
    Sul dorso della bestia un guerriero coperto da un armatura a piastre simili a scaglie di drago attendeva in silenzio, guidando la creatura con il semplice fluire dei propri pensieri. Egli era un gladiatore e un cacciatore, la sanguinaria mano di Zatal unita al sangue mortale, egli era Setran.
    La rossastra e feroce viverna planó fino al suolo della palude.
    Con portamento terribile il dragonlord discese dal dorso della creatura. L'oscurità più nera quasi lo avvolgeva in quel luogo dimenticato e maledetto dagli avi. I pochi rossastri raggi del sole si stavano lentamente spegnendo difronte al suo sguardo. Il mantello scarlatto veniva sospinto dai suoi passi nel mentre che si preparava alla sfida celata dietro quel forte di rami e fango.
    Da tempo la palude narrava di creature abominevoli sctrisciate dagli abissi dell'inferno.
    Le loro note si sarebbero aggiunte al leggendario canto della spada di Setran.
     
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    spero di essere all'altezza. perdonatemi è la prima role :P


    Baledon aveva deciso che quel giorno sarebbe andato a caccia, aveva voglia di sfogarsi e mettersi alla prova con qualcosa che fosse al suo livello... sperava in cuor suo di trovare qualche aversario interessante.
    si stava facendo trasportare dalle correnti ascensionali che lo avevano portato così in alto, che da terra sarebbe apparso come un puntino nero nel mezzo della volta celeste.
    quand'ecco che ad un certo punto, i suoi sensi entrarono in allerta; parecchie centinaia di metri sotto di lui, una stria rossa, come una lingua di fuoco, scomparve nel fitto di una boscaglia.
    Baledon si riscosse, e stirando tutti i suoi 8,50 metri di pura forza dragonesca, si mise all'inseguimento.
    mentre planava in cerchi concentrici, si accorse di essere nelle zone della famigerata Palude di Andorix, famosa per le insidie che celava al al suo interno.
    mentre si accingeva a atterrare senza farsi notare dal misterioso essere che lo precedeva, una spaventosa fitta gli attravversò la testa.
    "noooooooooooooooo" ruggì baledon, "non oraaaaa!!!!".
    la maledetta fitta che lo stava attanagliando, era un "gentile" ricordino lasciatogli da un stramaledettissimo mago oscuro, quando Baledon era ancora guardiano di un tempio nella sua isola natale, l'isola di Kremantix, distante diverse centinaia di leghe da Kengard.
    questo mago oscuro, Baledon non aveva mai saputo il nome, e viveva benissimo anche con questo dubbio atroce,
    decise, così, dal nulla, che sarebbe stato carino distruggere la dimora di Baledon.
    alla fine di un violentissimo scontro, Baledon, aveva sconfitto quel mago figlio di un cane, ma il bastardo gli aveva lasciato questo bel ricordino.
    un corpo bicolore, una mente a volte scissa, ma la capacità di poter attingere alla parte corrosiva del fuoco.
    In fatti, Baledon poteva soffiare due tipi di fiamme, fiamme ustionanti, come un qualsiasi drago del fuoco poteva fare, ma allo stesso tempo poteva scatenare un'inferno di fiamme nere, che invece che bruciare, corrodono tutto ciò che toccano.
    solo che questa fighissima capacità, poteva utilizzarla solamente quando perdeva il controllo del proprio corpo; il desiderio più grande di Baledon era trovare qualcuno che gli potesse insegnare a dominare questo potere, per poterlo sfruttare a suo piacimento, e così facendo, diventare ancora più potente.
    riportiamo l'attenzione su quello che stava accadendo in quel momento a Baledon, in piena picchiata, così fulminea che chiunque stesse guardando il cielo in quel momento, gli sarebbe parso di vedere una freccia nera.
    Baledon si schiantò nel mezzo di un boschetto di alberi radi, rinsecchiti e maleodoranti.
    preso dal nervoso, e non avendo controllo sulle proprie azioni per il momento, vomitò una fiammata nera, la quale corrose gli alberi più vicini.
    squotensosi a destra e a manca, con la coda sverginò unìaltro tratto di foresta, ma alla fine riuscì a riprendere il controllo.
    Ricordatosi il motivo per il quale era piombatò li, si mise alla ricerca del misterioso individuo.
     
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    Se Andorix non fosse stato così umido come luogo, beh, era perfetto per Aidal: c'era abbastanza buio, prede a sufficienza per sfamarla e soprattutto, il silenzio. Le rane, gufi e pipistrelli erano gli unici che potevano spezzare quella tetra quiete con i loro lugubri versi che facevano intimorire chiunque fosse arrivato lì. Per questo poteva essere un ottimo posto in cui abitare definitivamente, in modo tale che tenesse alla larga invasori o guerrieri-morti con manie di grandezza e prepotenza...
    Proprio date una serie di spiacevole, seccanti e recenti avvenimenti e, proprio a causa dei sopracitati esseri megalomani, Aidal era nuovamente alla ricerca di una caverna o una tana tutta per sé. Il giorno prima aveva dormito in una grotta scavata nella terra in un luogo piuttosto trafficato da umani, chissà dove era andata a finire... Con grande riluttanza però, ormai aveva scartato l'Ossidiana d'Argento credendo che fosse un punto di riferimento per chiunque o forse, per troppi, disturbatori compresi. Così, lasciando che il suo sesto senso la guidasse, raggiunse la palude di Andorix.
    "Mhm..." mugolò, camminando sul viscido muschio verde cosparso di funghi luminescenti di varie specie e dimensioni. L'acqua stagnante accanto a sé ogni tanto emetteva bolle che salivano in superficie. Qualche abitante molto probabilmente la stava spiando, essendo una nuova arrivata. Poteva essere un coccodrillo? Dei rospi? Chissà...
    "Peccato che il clima è decisamente pesante. Altrimenti avrei scelto sicuramente questo luogo come dimora." pensò, assorta. L'umido della palude ormai si era impossessato delle scaglie di Aidal, rendendole bagnate, scivolose e lucide. Iniziò a sentirsi la membrana alare leggermente appesantita, costringedola così ad allargare le ali e a sventolarle leggermente per farle asciugare.
    Improvvisamente l'oscurità della palude si illuminò da una fiamma rombante che ruggiva nel cielo coperto di nuvole. Un boato fece tremare la terra qualche istante dopo.
    L'unico pensiero che riuscì a formulare in tal proposito Aidal fu proprio rivolto alla Nebbia Argentata, se qualcuno fosse venuto a cercarla per vendetta.
    Ma si stava sbagliando, probabilmente, poiché attraverso gli alberi di mangrovie vide un luccicare di squame cremisi e udì il respiro cavernoso di una creatura.
    Aidal voleva accertarsi chi fosse la creatura che era arrivata e sfruttò le ombre degli alberi palustri per muoversi furtivamente e... Sparì. Un frullio di ali piumate prese il posto della sua imponente figura, sostituita da un gufo reale dalle piume nero cenere.
    Direttamente dalla mia scheda PG
    CITAZIONE
    Potere speciale: Shapeshifting
    Aidal può mutare forma in un gufo reale eurasiatico. Le sue piume e i suoi occhi saranno dello stesso colore della sua forma draconica.
    Nota bene: 1) Può trasformarsi soltanto di notte, di giorno invece se si trova in ambienti chiusi e protetti dal sole.
    2) Da gufo non può parlare e non può azionare nessuna delle tecniche sottostanti. Ovviamente, la trasformazione richiederà un certo dispendio di energie, infatti può farlo soltanto due volte a notte.

    Quello era l'unico modo per passare inosservati dinanzi agli occhi di uno sconosciuto. In fondo un comune rapace notturno non sarebbe stato così al centro dell'attenzione...
    Aidal, ora nelle spoglie di un rapace, volava attraverso i cunicoli di rami intrecciati simili a zampe di drago. Si appollaiò su uno di essi, sopra tutto e tutti, rivolgendo il proprio sguardo in basso.
    Il luccichio di squame appartenevano a quella che era una viverna dagli occhi infossati, cavalcata da un guerrierio coperto interamente da un'armatura a scaglie. Scaglie di drago. Chi era forse costui, un ammazzadraghi in cerca del suo prossimo obiettivo da abbattere? Lo aveva mandato la Nebbia per uccidere Aidal?
    "Che provi solo ad alzare la sua misera spada." pensò superba e orgogliosa. Un bubolìo irritato le sfuggì dal becco e le piume del collo si gonfiarono come i peli di un gatto nervoso. Restò comunque arpionata al rampo, osservando silenziosa i movimenti dello sconosciuto.
    Altri rumori però si intromisero nell'ambiente, un crepitio sinistro di fiamme che ardevano foglie e legna. Un altro drago riversava la sua ira non molto distante da loro. Vomitava fuoco come un demone infernale.
    La dragonessa nel corpo di un gufo planò al ramo inferiore, facendo finta di cacciare un topolino. Da quel livello poteva tenere d'occhio per bene i due "obiettivi".

    Edited by H a w k e ; - 4/9/2017, 17:46
     
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    Gli occhi attenti di Setran, che avevano osservato le potenti bestie a scaglie erte su maestose ali di pipistrello per anni, notarono qualcosa nel sentiero battuto fra alberi stagnanti e melma verdastra. La terra si deformava in varie curve tracciate da chissà quale mano, e su quella strada era impressa una forma che il gladiatore conosceva bene. Era una zampa di dimensioni mastodontiche dalle lunghe dita artigliate. Il peso era distribuito scompostamente sull'impronta e ciò le dava una forma insolita. Solo un occhio esperto avrebbe potuto riconoscere l'animale che aveva transitato in quel punto, e la sua classe.
    Prese a chinarsi per analizzare con maggiore cura la traccia quando un boato improvviso rupe il silenzio. Istintivamente Setran afferrò la Sferza dei Cieli, simultaneamente la sua cavalcatura ruotò il capo è spalancò ferocemente le terribili e aguzze fauci d'avorio.
    Il gladiatore aveva incoccato una delle sue frecce la cui punta era stata forgiata dalle scaglie di drago. Come una sentinella, procrastinava il manifestarsi del suo nemico.
    Dall'interno della fitta boscaglia non uscì alcun suono, il silenzio avvolgeva le piante come un colossale e tetro mantello.
    Qual'è il giudizio del tuo occhio esperto?
    Tramite l'eco del drago la voce della viverna penetrò nella mente di Setran attraverso i pensieri.
    Di certo quella è l'orma del nostro nemico, e in lontananza le fiamme divorano quest'empia foresta.
    Il sole ci ha lasciati da pochi minuti, un dracolich con tempismi particolari. Avrà avvertito la nostra presenza, eppure le sue fiamme bruciano lontane.
    L'ombra e l'ambiente ci sono alleati, colpiamo Inkalgorn!
    Le spire sul volto del drago si contrassero in una maligna espressione di compiacimento. Come per Setran, il fuoco della battaglia pulsava selvaggio nel suo cuore.
    Con una rapidità impressionante, attraverso il ponte mentale che li univa, Setran comunicò al compagno l'azione offensiva con cui aveva intenzione di sottrarre l'anima all'avversario che erano venuti a cacciare.
    Le possenti ali di Inkalgorn si spalancarono permettendo al drago di librarsi oltre la vegetazione, piegando i rami contorti degli alberi e lasciando ondeggiare furiosamente la melma della palude.
    Balzando come una pantera, Setran si strinse alla coda della cavalcatura.
    Squarciando l'aria con il muso messo in avanti come un ariete da battaglia, Inkalgron si diresse a inverosimile rapidità verso la fonte di quel fuoco arcano.
    Lo sguardo predato del drago notò qualcosa contorcersi oltre l'orrida flora. Quasi la viverna alata non sussultò per l'insolita meraviglia di ciò che aveva difronte.
    Si arrestò pur tenendosi librato in aria per osservare con maggior cura l'anomala creatura, ma la volontà di Setran prevalse sulla sua.
    Il drago si esibì in un leggiadro avvitamento aereo, per poi scagliare sulla stagnante superficie il suo cavaliere.
    Il gladiatore scivolò sul melmoso piano della palude come un delfino che cavalca le onde, rimanendo sempre in posizione eretta senza mai cadere.
    Aveva notato dall'alto in cui si trovava pochi secondi fa una tonalità insolita nelle scaglie dell'essere che sottostava, eppure aveva creduto si trattasse di un beffardo scherzo delle stelle. Ma proprio in quell'istante, in cui i suoi stessi occhi ardenti di fiamme potevano vedere con chiarezza i colori di quel drago, ancora incredulo.
    Una parte della creatura era ricolma di squame tanto scure da sembrare essere state forgiate nella pece, sotto un empio e diabolico martello. Mentre l'altra, brillava di candide scaglie d'avorio.
    Questo essere non mi pare affatto la creatura a cui hai deciso di reclamare la testa.
    Sogghignò Inkalgorn ancora sospeso fra le nubi, senza comunicare attraverso la mente ma esprimendosi con la propria lingua accompagnato da un tagliente tono sarcastico.
     
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    scusate il ritardoooooo!!!!!!


    Baledon udì l'avvicinarsi di un potente battito d'ali, il quale gli permise di conoscere l'identità della bestia che si stava avvicinando, perciò non rimase troppo colpito, quando un drago rosso apparve in tutto il suo fulgore. ciò che lo lasciò stupefatto, fu vedere un possente guerriero appeso alla coda della creatura.
    il drago, si esibì in una perfetta dimostrazione di lancio del cavaliere, il quale venne scagliato in contro a Baledon.
    non appena il guerriero si fù fermato, Baledon, lo esaminò: prese nota delle stupende armi, della lustra armatura e guardando in quegli occhi freddi e calcolatori, pensò: "costui dev'essere un valente combattente".
    scrutando in volto il nuovo arrivato, che dalla sua espressione trapelava dello stupore, si deduceva che egli non si aspettasse di trovare Baledon, ma qualche altro essere.
    prima che la situazione potesse degenerare, Baledon con sguardo contrariato, si rivolse al drago che ancora stazionava a mezz'aria:
    "e tu, mio rosso amico, lo chiami avvitamento con lancio del cavaliere quello?"
    "poi...." proseguì, alzandosi in volo, "un'avvitamento come si deve, devi farlo nascere dal collo! ora ti mostro come si fa, osserva bene!"
    Baledon, si alzò ancora più in volo, e non appena gli occhi degli astanti furono su di lui, si lanciò in una serie di acrobazie, che culminarono con un perfetto avvitamento: "prima si porta il collo dalla parte opposta di dove si vuole lanciare il cavaliere, e poi si porta tutto il resto del corpo nella direzione che si vuole".
    Dopo questa dimostrazione di volo, Baledon ridiscese a terra.
    "leggendo la tua espressione", disse guardando il cavaliere, "mi pare di capire che non ti aspettassi di trovare me qui, ma qualcun altro... o sbaglio?"
    Tirando fuori la punta della lingua, Baledon, assaggiò l'aria:
    "c'e' qualcuno qui nei dintorni che ha voglia di non farsi riconoscere... sento l'essenza di un drago, ma non lo vedo...".
    Baledon diresse lo sguardo verso un'albero li vicino:
    "fatti vedere!" ruggì così forte, che alcune foglie si staccarono dai rami.
    perdonatemi le ripetizioni, ci stò prendendo la mano
     
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    Non preoccuparti Elexar!
    Stai andando bene comunque ^^

    Ciò che vide la lasciò piuttosto sconcertata: sotto di sé di alcuni rami e dritto in avanti, un drago particolare era stato il fautore di quelle fiamme molto simili all'alito fatale di Aidal. Quel rettile non solo era grande (quasi quanto lei all'incirca) ma aveva una colorazione strana delle sue squame: una metà nera e una bianca. Presto egli venne raggiunto dalla viverna e dal suo cavaliere; quest'ultimo piombò a terra mentre la sua cavalcatura era rimasta nel cielo come una sentinella.
    Aidal seguì il discorso attentamente, voleva capire quale era il vero obiettivo del probabile ammazzadraghi. Invece sentì solo le parole dell'altro drago che parlava a proposito dell'acrobazia con cui la viverna e il guerriero si erano esibiti per discendere al suolo. La conversazione iniziava a prendere toni terribilmente noiosi finché il rettile bicolore non saggiò l'aria e avvertì la fugace presenza di Aidal.
    "Mi ha scoperto ormai." pensò, bubolando sommessamente. Ormai non poteva farci più niente, non poteva restare nascosta a lungo. Planò quindi al ramo ancora più inferiore e poi direttamente sul suolo muschioso, in un'ampia zona ombrosa. Dove nessuno la poteva vedere, ritornò lentamente alla sua forma originale. Adesso non erano più impronte di gufo quelle che lasciava a terra, ma di un drago grande alto sui cinque metri. La sua mole era possente e tanto, grazie al suo Elemento e all'oscurità della palude, Aidal riusciva a camminare silenziosa, con le ali appiccicate ai fianchi e la cresta rosso sangue abbassata per evitare impatti con foglie o rami.
    Continuò a marciare così finche non raggiunse il gruppetto, apparendo dalle tenebre dietro il suo simile ma direttamente davanti agli occhi del guerriero.
    "Che simpatica compagnia..." sibilò. Fece zampillare la lingua fuori per saggiare l'aria. Un drago, una viverna e quell'essere umanoide chi era? Il suo odore non apparteneva nettamente ai comuni esseri umani...
    Fulminò con lo sguardo il rettile in volo tra le nubi, dalle squame rosso lucenti. La sua posizione non le piaceva, se nel caso avesse attaccato da un momento all'altro doveva sbarazzarsene subito.
    "Viverna, non ti viene voglia di disarcionare il tuo cavaliere delle volte? Con quale dignità sei al suo servizio?" commentò aspra. La sua attenzione poi passò al drago dai due colori, squadrandolo come un oggetto raro, poi di nuovo sull'umanoide e la sua bestia. Aidal non era avventata e tantomento agitata: studiava i tre sconosciuti mentre ogni tanto faceva saettare fuori la lingua dalle fauci zannute. Voleva attendere e vedere che intenzioni avevano.
     
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    Setran osservò sorpreso come il drago replicava le sue azioni. Invece di attaccare selvaggiamente lui e la sua cavalcatura, stava dando lezioni di acrobazie a Inkalgorn. La viverna osservò i movimenti del drago bicolore con un sorriso di malizia dipinto sul volto. Inkalgorn aveva solcato i cieli accompagnato dall'ammazza-draghi per anni, le numerose e cave cicatrici sui suoi aculei portavano monito della sua esperienza in combattimento.
    Quando il drago bicolore terminò la sua esibizione, il rosso dragone spalancò le mostruose zanne.
    Tutto ciò è molto affascinante.
    La sua voce era imponente e terribile, simile al suono di un fatale tamburo che echeggiava alto fra la nebbia emettendo la sentenza di morte. Il drago rosso sogghignava tetramente, come se un demone possedesse il suo corpo.
    Lo uccidiamo?
    Chiese beffardo a Setran, senza comunicare attraverso l'eco del drago perché fosse udito.
    Il gladiatore era ancora confuso dalle ultime parole che gli erano state rivolte. La sua era una mente semplice, e quel drago aveva lasciato che il dubbio si insidiasse come una vipera malefica nelle sue membra. Come faceva a sapere qual’era la sua espressione se un elmo gli cingeva il capo?
    La bocca di Setran non si spalancò nemmeno di un millimetro per replicarne la domanda, altresì la sua attenzione venne risvegliata da ciò che seguì.
    Istintivamente portò la mano corazzata alla cinta, accarezzando l’elsa di Shadormor.
    Il drago non proferì menzogne o inganni, dall’oscurità più nera che stagnava nella palude una creatura si fece largo emergendo dalle ombre. Setran incrociò il suo sguardo, quasi torvo per la presenza del gladiatore.
    Le fauci possenti di Inkalgorn ruggirono, serrate in una morsa famelica vomitavano fiamme furenti. Il suo viso non mutò minimamente, trattenendo il suo diabolico ghigno. Gli occhi vuoti fissavano svagati la dragonessa.
    E tu con quale ignoranza ti vesti del lusso di dar fiato a quella lingua biforcuta?
    Il suo tono non mutò, quella voce era tanto terribile da sembrava capace di sfidare il tuono che urla in cielo durante la tempesta. Le spire sul suo volto si contrassero in un’espressione ben più seriosa.
    Potrei divulgarmi nelle ragioni che supportano le mie azioni, ma calibrando il martello del giudizio dalle tue prime parole, sarebbe fiato al vento. Per cui, non perderò tempo con te.
    Setran rimasto taciturno come gli era consono, si espresse con poche parole.
    Quella parola, “cavaliere”.
    La sua voce era di natura ruggente e metallica, eppure il suo tono pareva quieto come l’atmosfera che avvolge il mare al tramonto.
    E’ sinonimo di un guerriero dai nobili intenti, che combatte per un aulico trionfo non solo in battaglia ma nei cuori di coloro che ne osservano le gesta.
    Questo ceto di guerriero, non mi appartiene. Io sono un gladiatore.

    La furente viverna adocchiò il suo condottiero, avendo un breve dialogo attraverso il ponte mentale che li connetteva, suggerendo poche azioni orali a Setran.
    L’ammazza-draghi ruotò il collo verso l’essere dalle scaglie miste.
    Per sollevare la tua curiosità precedente, sono venuto qui per affrontare un potente drago non-morto.
    E speriamo che questo drago dell’oltretomba non abbia spire scure. Comincio a sentirmi in imbarazzo nell’essere l’unico in questa maledetta palude senza nemmeno una scaglia nera.
    Commentò Inkalgorn, sarcastico e terribile.

    Edited by Tiziel - 18/7/2017, 02:30
     
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    intendevo la tua espressione corporea... *l'importante è crederci....*


    Baledon accolse l'arrivo del nuovo arrivato, una dragonessa , con immensa gioia, poiché ora erano in 2 a fronteggiare il gladiatore e la sua viverna.
    Baledon notò con un certo piacere che le squame della nuova dragonessa, erano per quanto possibile, simili alle sue, e percepì provenire da lei una immane forza spirituale, segno che la nuova (amica), Baledon sperava di poterla chiamare così, era veramente tosta.
    "salve, sua dragonesca eccellenza" disse Baledon rivolto alla dragonessa, "io sono Baledon, per servirla".
    "ora, il nostro qui presente rosso amico, stava disquisendo sul fatto di eliminarmi o meno.... A me che sono in vita da 1200 anni, e ho sconfitto maghi oscuri da prima che lui nascesse...." e così dicendo fissò con sguardo leggermente canzonatorio la viverna svolazzante.
    successivamente riportò l'attenzione sul guerriero che stazionava lì davanti, il quale stava parlando di un drago non-morto.
    "un drago non-morto? ora si che la faccenda inizia a farsi interessante... e per grazia, dove si nasconderebbe?" disse Baledon.
    Poi con sguardo ancora più irrisorio si rivolse nuovamente alla viverna:
    "ti senti discriminato a non avere le squame nere? la questione si risolve facilmente...."
    Afferrò tra gli artigli una grossa zolla di melma maleodorante, e la scagliò contro il muso arcigno della cavalcatura del gladiatore.

    Edited by Elexar - 19/7/2017, 00:27
     
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    La viverna all'osservazione e domanda di Aidal le rispose per le rime. Ma lei sogghignò, non affatto colpita da quelle parole. Voleva solo vedere di che pasta era fatta e quanta fedeltà provava verso l'umanoide.
    "Comunque sia, non hai risposto alla mia domanda. Pazienza, era solo una mia fugace curiosità." parlò la dragonessa, sedendosi sulle zampe posteriori e portandosi la coda a rasosio avanti, adagiata sugli artigli anteriori. Lei non mostrava segni di agitazione o tensione né tantomeno di ostilità (finché tutti se ne stavano buoni ai propri posti): bagnata dalle ombre della palude niente la faceva intimorire. Ma aspettate... C'era veramente qualcosa di cui Aidal aveva veramente paura?
    "E va bene, non so chi tu sia ma da qui in poi ti chiamerò gladiatore." mormorò verso l'uomo sconosciuto, studiandolo sottecchi con i propri occhi. Ricoperto fino ai capelli con quell'armatura era impossibile scorgere la sua espressione facciale e difficile capire cosa stava provando al momento. L'odore però era l'unico che non poteva mascherare (misto a quelle delle squame di drago morto che aveva addosso) e, come Aidal aveva pensato prima, di umano aveva pochissimo.
    La dragonessa si voltò quando il suo simile bicolore, non molto lontano da lei, la salutò con una certa spigliatezza che in realtà non si aspettava. Quando lui si presentò dicendo il suo nome, lei si limitò solo ad annuire con la testa. Voleva restare ancora velata dal mistero, il nome lo avrebbe svelato a suo modo e tempo... Anche perché c'era quella viverna che non le piaceva per niente. A differenza del suo padrone, era molto più avventata e con la lingua biforcuta, proprio come aveva definito Aidal poco prima.
    Rimase in silenzio quando il suo simile, confessando che aveva 1200 anni e che aveva ucciso molti maghi, parlava riguardo la viverna che lo voleva uccidere. Aidal non seppe se rimase sorpresa dal fatto che Baledon (così si era presentato) avesse quella veneranda età o che il gladiatore, poco dopo, accennò del fatto che stava dando la caccia ad un dracolich. I suoi occhi glaciali furono puntati immediatamente sull'uomo.
    "Un dracolich si sta nascondendo a Andorix? Interessante..." mormorò lei. I dracolich erano draghi non morti estremamente potenti e carichi di malvagio potere. Aidal però, in un certo senso li ammirava. Aveva un'innata attrazione per l'occulto e la necromanzia e delle volte rimaneva stupita di sé stessa. Questa era opera del sangue del suo antenato, Uthgar, che scorreva silenzioso nelle sue vene e, con l'avanzare degli anni dava chiari segni di manifestazione comportamentali simili al suo terribile antecessore.
    "Voglio vedere quel lich, devo assolutamente scovarlo." pensò. Il suo sesto senso le suggeriva di trovarlo, di batterci e di apprendere cose che lei ancora non sapeva.
    "E se..."
    La dragonessa, pervasa da un'idea che la prese sul momento, rimase assorta nei propri pensieri per qualche secondo, poi rivolse uno sguardo a Baledon, che al contempo tirò una zampata colma di fango alla creatura rossa sopra di loro. Infine guardò il suo gladiatore.
    "Le mie squame sono in tinta con la palude e oltretutto, sono capace di vedere attraverso le tenebre e di entrare in simbiosi con esse. Ti aiuterò a trovare il dracolich ma la viverna dovrà lasciare stare l'altro drago."
    Era un patto fuori dal pensiero di Aidal ma pur di vedere quella bestia non-morta avrebbe ricattato chiunque.
     
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    La maestosa viverna continuò a sorridere beffarda e maliziosa.
    Ordunque? Le mie zanne hanno assaporato la carne di principi demoniaci e signori draconici, eppure non me ne vanto.
    Setran ancora immerso nei suoi pensieri non rispose alla domanda di colui che si era annunciato come Baledon, poiché non ne vedeva il motivo. L’ammazza-draghi non era a conoscenza della posizione del nemico, il quale transitava in spirali di malefica e tetra oscurità.
    Il suo sguardo fiammeggiante si rivolse alla dragonessa. Nel momento in cui la sua lingua stava per muoversi e dare risposta all’oscura creatura, Inkalgorn vide una palla di fango scagliata da drago millenario attraversargli gli occhi giallastri. L’istinto prese dominio del suo corpo, scagliando una potente sfera infuocata contro il globo paludare. Seguì un’esplosione di fiamme e calore, lingue di fuoco danzavano in aria assieme a cenere e fumo. L’onda d’urto scatenata da quella potenza incendiaria, fece ondeggiare in movimenti leggiadri e potenti il mantello di Setran, come spinto dal respiro degli angeli.
    Avevo detto nere, non sudicio marrone di palude.
    Ghignò Inkalgorn.
    Il Signore dei Draghi non venne minimamente scosso dal distruttivo boato, al di sotto l’elmo il suo sguardo rimase apatico e assorto.
    Devo meditare su questa offerta.
    Accompagnato dalla danza siderale delle stelle, Setran prese ad instaurare un immenso falò, talmente ampio da surclassarlo in altezza. Con i muscoli d’acciaio trasportava il legname della palude in una zona battuta, quasi priva di sudiciume. La sua forza fisica era colossale, e gli permise di terminare con una rapidità tale che anche il più impaziente degli orchi non avrebbe potuto lamentarsi.
    Senza nessun gesto o parola da parte del gladiatore, il rosso sputò una sfera incendiaria sul cumulo di tronchi abbattuti disposti selvaggiamente da Setran, lasciando che le fiamme crescessero forti divorando spessi rami e ceppi.
    Afferrando un grande tronco e disponendolo come un grezzo scanno, l’ammazza-draghi si accomodò sulla sua grezza superficie.
    Il suo sguardo era immerso nella fiamme, osservo i movimenti aggraziati e temibili del fuoco.
    Drago dalle tonalità miste, hai detto di chiamarti Baledon... Ho visto che le tue fiamme sono nere, solo un altro drago che ho incrociato nel corso dei mio viaggio su questo mondo eruttava fiamme nere, e anche io... Un tempo.
    La sua bocca si esprimeva, ma la sua mente era rivolta al passato, nel mentre che il ballo sfrenato delle fiamme lasciava rifiorire vecchie memorie.
     
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    La viverna reagì con sorprendente rapidità soffiando una ruggente massa di fiamme contro la sfera di fango di Baledon, la quale provocò una potentissima onda d'urto, che spazzò le cime degl'alberi.
    Baledon decise saggiamente di non rispondere alla provocazione della vermiglia creatura.
    Quando la misteriosa dragonessa, di cui ancora ingorava il nome, fece la sua proposta al gladiatore, Baledon rimase sorpreso.
    "strano" pensò "non la facevo una tipa che scendesse a compromessi" "a meno che... non ci sia altro dietro le sue parole..."
    Poi osservò lo strano comportamento del guerriero che stava imbastendo un falò gigantesco:
    "possibile che per riflettere su una proposta debba darsi fuoco" pensò.
    Quand'egli gli rivolse la parola, si accorse che alla fine della frase la sua voce sumò come se la mente dell'ammazza-draghi stesse ricordando cose di un passato lontano...
    "e poi" si disse Baledon "chi sarà, o chi poteva essere, quest'altro drago che usa, o usava fiamme oscure?" "ed inoltre cosa vorrà dire con e anche io... un tempo." .
    le sue squame frusciarono quando si mise seduto e puntò lo sguardo sul temibile gladiatore, in attesa che concludesse il discorso...
     
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    La risposta della viverna alla zampata di fango, come pensava Aidal, non fu affatto positiva. La creatura infatti scagliò una palla di fuoco a terra e la dragonessa istintivamente si dissolse nelle tenebre della palude, sparendo agli occhi dei presenti. Riapparì qualche secondo dopo nel medesimo posto ormai ridotto in fiamme e cenere. L'odore della legna bruciata aleggiava nell'aria come un miasma fatale.
    Aidal annuì quando l'uomo in armatura disse di meditare riguardo l'offerta che aveva proposto lei stessa poco prima, ma non capì perché lo sconosciuto iniziò a fare una grande pila di legna che, successivamente, venne incendiata dalla sua stessa cavalcatura.
    CITAZIONE
    Drago dalle tonalità miste, hai detto di chiamarti Baledon... Ho visto che le tue fiamme sono nere, solo un altro drago che ho incrociato nel corso dei mio viaggio su questo mondo eruttava fiamme nere, e anche io... Un tempo.

    Le fiamme nere che divoravano gli alberi quindi appartenevano a Baledon. Era ciò che aveva visto prima Aidal, prima che venisse allo scoperto. Pure lei aveva fiamme simili, fiamme nere e subdole come la peggiore delle creature oscure. Ma di quale drago stava parlando il gladiatore? Diceva di averne incontrato soltanto un altro nel corso del suo viaggio e che pure lui stesso ne era in grado un tempo.
    "E quale sarebbe l'altro drago che aveva la capacità di sputare queste fiamme nere? disse Aidal. Era impossibile che l'uomo stesse parlando di lei, anche perché non lo aveva mai incontrato prima.
    Ma soprattutto... Non era l'unica ad avere quel potere, a quanto pareva.
     
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    Inkalgorn discese sulla superficie. Le sue potenti zampe si piantarono sul terreno, e il muso si piegò leggermente. Utilizzando il collo della furente viverna come gradinata, il gladiatore risalì sul suo dorso. Dalle sacche contenenti i propri averi, Setran estrasse le possenti frecce intagliate dalle scaglie di drago, ma particolarmente diverse da quelle che portava sulla schiena. I maestosi dardi esalavano una lieve energia che ne invadeva l’affilata punta.
    Con occhi analitici, Setran scelse 5 di quelle frecce, riponendole con cura nella faretra. Una in particolare, aveva la punta fulgida e brillante come una stella nel cielo notturno.
    Esplorando con le mani corazzate un’altra sacca del drago, levò una gigantesca fetta di carne, grande quasi quanto lui, conservata da centinaia di gelidi sali. Quell’appetitosa bistecca apparteneva di certo a un animale di dimensioni colossali.
    Con un movimento slanciato e potente, Setran la scagliò sul falò. In poco l’aroma di carne invase l’aria, coprendo il lezzo che trasudava dalla palude.
    L’ammazza-draghi tornò a sedersi nel mentre che il ruggente Inkalgorn risaliva il cielo notturno, radiante della siderale danza di milioni di stelle. La sagoma si fece sempre più piccola, fino a sparire negli spiragli di buio, oltre la vista dei 3.
    Il gladiatore ruotò il capo verso la dragonessa. Con voce fredda e apatica rispose:
    Zatal, la falce del tartaro. Gli abitanti del sud, dove si estende il suo desertico dominio, l’hanno definito con questo epiteto quand’egli ascese al potere.
    Immerso nei ricordi, il gladiatore rammentava la sua terre natia, dove aveva conosciuto la sofferenza fisica e mentale. Laggiù, oltre il mare che delimitava le coste di Kengard, a intere leghe di distanza, le desertiche lande logoravano ogni cosa.
    Nato nelle fiamme del supplizio, addestrato per essere un guerriero privo di misericordia. Sotto il tragico martello di quelle terre, Setran aveva forgiato il suo codice d’onore.
    Proseguendo nel suo discorso, l’apatia sembrava dissiparsi nelle tenebre delle memorie, lasciando solo un’abissale malinconia.
    Le sue fiamme sono nere come la pece, ma differenti dalle tue, Baledon. Il suo fuoco ha un famelico cuore scarlatto, che divora ogni ente sul suo atroce cammino.

    Anni fa un druido mi spiegò alcuni dei principi che riguardavano l’ordine naturale delle cose.
    Il fuoco per molti rappresenta solo distruzione e sciagura, è in realtà una forza purificante. Il suo effetto libera la terra, permettendo la nascita di una nuova vita.
    Ma le fiamme di Zatal sono diverse. Il loro cuore scarlatto è ingordo, si ingozzano come cani famelici, lasciando solo un’infinita distesa di sabbia... Su quel letto di morte sono eretti i pilastri del reame di Zatal.

    La malinconia lo abbandonò come acqua che scende da una montagna, il suo tono riprese il suo naturale ruggito, un ruggito che pulsava nel suo sangue.
    La popolazione da generazioni consumata dalla sua tirannia, ha ormai dimenticato il significato della parola libertà. E anch’io lo avevo dimenticato...
    L’ammazza-draghi spalancò il suo palmo corazzato. La sua mano divenne calda nel mentre che limpide fiamme arancioni evocate dalla sua natura di dragonica guizzavano sulla superficie delle dita. Quelle fiamme presero una forma sferica e letale.
    Il gladiatore si focalizzò sulla palla infuocata che aveva appena generato, riprendendo il suo monologo.
    Un tempo anche queste fiamme erano nere e portatrici di incolti veleni. Da tempo ho ripudiato quella tetra e abominevole natura. Ora sono pure, private dei demoniaci influssi che guidano il fuoco di Zatal.

    Edited by Tiziel - 22/7/2017, 19:07
     
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    raga se non oso troppo, metto un po di benza sul fuoco ok? dite se ho esagerato


    Baledon osservò il gladiatore prelevare 5 frecce assai strane dalla faretra che la viverna portava sul dorso; 5 freccie assai strane, pulsavano di energie differenti, una su tutte.
    "che dardi strani usi ammazza-draghi" disse Baledon nel mentre che il guerriero lanciava una fetta gigantesca sul falò.
    Poi ascoltò interressato il racconto che egli fece sul suo passato.
    "Zatal...." pensò tra se e se "non mi dice niente...", però il fatto che il dragonlord fosse riuscito a liberarsi dell'influenza maligna lo lasciò piacevolmente sorpreso.
    "se non sono indiscreto", esordì Baledon, "posso domandarti se conosci qualche d'uno che possa insegnarmi a controllare il mio oscuro potere? Non voglio liberarmene, ma sfruttarlo."
    Nel momento stesso in cui terminava di fare la sua domanda, un potente ruggito fu portato alle loro orecchie.
    "che sia il dragolich di cui parlavi" disse Baledon, volgendo lo sguardo attorno a se, "se così fosse, direi di non farlo attendere più del dovuto; voi cosa ne dite? Lasciamo stare le divergenze e diveniamo compari nella lotta?"
     
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    Aidal osservò le frecce estratte dal gladiatore e rivolse un'occhiata a Baledon quando fece la sua osservazione riguardo esse. La dragonessa emise una smorfia e dalle sue narici uscirono delle lievi fili di fumo nerastre.
    "Sono fatte con le scaglie di drago." commentò, puntando il suo sguardo critico sulle armi del guerriero.
    "Percepisco ancora, seppur in modo sfumato, l'energia dei loro possessori..." Si domandò che effetto facessero quelle punte infilate nel corpo di altri draghi. O che potere potevano emanare le sue nere, scagliate sui nemici. Tuttavia, quei draghi per finire sulle armi di un gladiatore dovevano essere stati per forza uccisi, anche perché strappare le scaglie ad un drago vivo era estremamente doloroso tanto da poter desiderare, appunto, la morte.
    "Per quale motivo quest'uomo potrebbe uccidere i draghi? Motivi personali? Soldi? Fama? Devo riuscire a capire." Si portò una zampa sotto il mento ruvido e appuntito, mentre l'altra era appoggiata a terra sul terreno umido e scivoloso. Al contempo Aidal ascoltò lo sconosciuto che narrò di Zatal, l'essere che era in grado di eruttare fiamme nere come le sue dalla potenza distruttiva, con la differenza che avevano un cuore scarlatto.
    "Zatal mi ricorda Uthgar l'Antico, il mio antenato che rase al suolo secoli addietro la mia terra natale." pensò, colpita da quella coincidenza. Osservò il gladiatore che dal suo palmo della mano, inaspettatamente, generò una fiamma dai vividi colori aranciati che presto si trasformò in una sfera che fluttuava sulle sue dita. Continuando il suo monologo, egli disse che era riuscito a purificarle dall'abominio di Zatal, togliendo ogni sorta di malvagità che le caratterizzavano.
    "Il mio olfatto allora non mentiva. Nelle sue vene scorre il sangue di drago. Il suo stesso potere è proprio quello di un drago, seppur compresso e meno potente rispetto a quello della nostra specie. Inoltre, deve essere l'erede di questo Zatal se ha parlato così delle sue fiamme, proprio come se avesse ereditato un fardello contro cui lottare per tutta la vita."
    Per un istante Aidal pensò che aveva qualcosa in comune con quello sconosciuto. Entrambi discendenti di esseri maligni e distruttivi, entrambi in conflitto con i loro lati oscuri. La dragonessa era riuscita a manipolare e a sottomettere la parte distruttiva ereditata dal suo antenato, ma non poteva negare la sua natura di drago oscuro.
    Improvvisamente, Baledon domandò al guerriero in armatura se conoscesse qualcuno che potesse insegnargli a controllare e a sfruttare il suo potere, a detta sua, oscuro. Aidal lo squadrò ancora una volta e stava per dargli una risposta ma un ruggito lugubre irruppe nell'ambiente come un presagio di morte. Poteva essere il dracolich di cui stavano parlando...
    "Allora gladiatore, accetti o no la mia proposta? Se fossi in te non mi farei sfuggire un'occasione simile. " gli disse, cercando di convincerlo.
     
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