Fauci e Acciaio

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    Non potevano andare avanti a combattere in quello spazio angusto, serviva più ampio margine di manovra.
    Mentre cavalcava il dracolich, Baledon si guardò attorno; "come fare per uscire da qui in fretta?" si domandò, poi addocchiò il portale alle spalle della fiera.
    "ottimo Aidal, continua a tener giù quelle maledette teste!" esclamò il drago bicolore in direzione della dragonessa, "ho un'idea..."
    "io sarei il perduto?" Baledon rimase sinceramente sorpreso dalle parole della dracolich, "se io sono il perduto, cosa dire di te? A quanto dici eri una bella donna, dici che tutti obbedivano a te... Quindi come mai ti sei ridotta a questo schifo? Forse ti sono cresciute cinque teste perchè eri sola, e quindi l'unico modo di farti compagnia è stato questo? Eri così brutta che nessuno voleva stare con te?" finito la sua invettiva Baledon rotolò giù dalla schiena della bruttissima creatura, si fiondò verso uno dei pilastri che sorreggevano la volta della stanza, e con una veloce sequenza di lame di fuoco corrosivo ne cominciò ad indebolire la base, completando l'opera con diverse frustate di coda e zampate a tutta potenza.l iberata dal suo sostegno la colonna prese a cadere verso la dracolich che distratta e immobilizzata da Aidal non si accorse in tempo del pericolo e venne sepolta dalle macerie.
    "ora tutti fuori di qui! Prendiamo la via del lucernario!" esclamò Baledon.
    Avvicinatosi all'ammazzadraghi, il drago bicolore si accovaciò facendogli segno di salire, "andiamo per sta volta ti aiuto io..."

    Edited by Aesingr - 30/10/2017, 16:04
     
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    Stava iniziando a faticare a tenere tutte quelle teste a bada con le sue ombre, quella bestia si agitava troppo. Però al contempo ella rivolgeva frasi taglienti a Aidal: parlava a proposito di tradimento, del fatto che lei fosse venuta lì al cospetto del dracolich per poi pugnalare alle spalle l'uomo di ferro, giunto lì per reclamare un trofeo.
    La dragonessa digrignò i denti in un sorriso sarcastico, gli occhi ridotti ad una fessura. Sapeva mascherare bene la fatica che stava provando in quel momento ma niente poteva farla desistere dal tenere fermo quel redivivo.
    "Sono un drago delle tenebre dopotutto, anche lui doveva sapere a chi andava incontro.
    Tradimento o non tradimento, ognuno qui è venuto per i propri scopi. E io non me ne andrò finché io e te non troviamo un'intesa."

    Maledet venne sbalzato violentemente contro il muro. Fu un colpo piuttosto forte che avrebbe sicuramente ucciso un umano, ma Aidal sapeva che il draghetto nonostante la costituzione fisica era forte, lo aveva visto con i propri occhi all'Ossidiana. Però doveva smettere di agire avventatamente in quel modo, sarebbe stato letale per tutti.
    Nel mentre che il gladiatore si dava da fare per abbattere quella bestia, ella si rivolse in seguito a Maledet, parlando a proposito dell'amicizia. Disse che non ne aveva più bisogno e che, prima di ottenere quel corpo decomposto era corteggiata per via della sua bellezza.
    Il suo discorso proseguì con una saccente descrizione del gruppo che era finito lì in quei tenebrosi meandri. Aidal non fece a meno di mostrare un ghigno divertito, una profonda risata di gola che echeggiò nell'angusto spazio.
    "Ammirevole. Non mi aspettavo questa tua rivelazione ma ammetto di essere davvero stupefatta." esclamò. Si fece forza con le zampe posteriori per cercare di tenere giù quelle teste scavate dalla decomposizione. Non poteva resistere a lungo però, doveva trovare un qualcosa di alternativo.
    "Forse sì, hai ragione: l'altruismo potrebbe essere la mia rovina. Ma questo non vuol dire che tu debba scartarmi per il suddetto motivo." concluse, tagliente.
    La dragonessa vide che l'ammazzadraghi aveva raggiunto la testa centrale del dracolich e che Baledon aveva avuto l'idea di buttare giù uno dei pilastri della caverna dopo una serie di colpi ripetuti. Distratta dal gladiatore e dalle ombre di Aidal che la tenevano ferma, il dracolich si accorse troppo tardi dell'ambiente che stava crollando sopra di lei. La dragonessa quindi, rapida, sciolse le ombre e si ritirò indietro a colpi d'ala, evitando per poco una maceria che le stava per schiacciare un'ala. Se non fossero usciti tutti in tempo dal lucernario, sarebbero stati sepolti lì dentro assieme a quella diabolica creatura. E Aidal non era venuta lì per rimanere schiacciata come una sardina. Quindi si affrettò ad avvicinarsi in volo verso il lucernario, pronta per uscire. Incitò Maledet a fare lo stesso, dato che era messo male fisicamente rispetto agli altri.
    Mentre il mondo crollava intorno a loro, i massi seppellirono la grossa e lurida bestia non-morta, colta alla sprovvista. Il silenzio in seguito avvolse quell'ambiente desolato e maleodorante. Tutto sembrava essere finito... Ma un qualcosa si muoveva ancora sotto le macerie, accompagnato da un'inquietante suono gutturale carico di ira e vendetta.
    "Luridi esseri..." ruggì la voce della dracolich, la quale si faceva forza per uscire dalla coperta di sassi e pietre. Era veramente arrabbiata.

    Edited by H a w k e ; - 30/10/2017, 15:30
     
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    Maledet si rese conto che poteva essere ridotto peggio: Una rapida scansione del suo senso di emo-percezione gli rivelò di aver subito una emorragia interna e che ora nel suo esofago scorreva sangue verso il ventriglio del drago, il pre-stomaco insomma.
    La botta altre a provocare la ferita interna, provocata da uno strappo dei tessuti a seguito del violento urto, e questo fece anche rigurgitare parte del sangue al drago dopo la botta tanto fu forte il colpo, ma fortunatamente non era grave, la botta fu si violenta, però per lo meno le sue condizioni non erano brutte come temeva.
    Doveva smettere di essere tanto avventato, Aidal era calma anche se in pieno scontro, avrebbe dovuto stare più attento, se non fosse stato per la elevata flessibilità e resistenza delle sue ossa si sarebbe probabilmente rotto qualche costola, o avrebbe persino rischiato di rimanere paralizzato dalla vita in giù, semplicemente restò a prendere fiato ascoltando quelle parole piene di disprezzo, che a dire il vero provocavano solo un senso di pietà per quel anima corrotta fino a tale punto, ma doveva ammettere che un pò lo divertiva la quantità di cose assurde che diceva, sopratutto il fatto che faceva la Grammar nazi sul fatto che aveva detto che amicizia non è un verbo, anche se chiaramente lui intendeva un altra cosa.
    La dracolich disse anche che avrebbe sepolto lui e Aidal insieme, chiaramente lui non aveva voglia di morire, era così giovane che sperava di vivere un tantinello più di 15 anni, ma la trovo comunque un idea molto romantica tutto sommato.
    Bisognò dire purtroppo una delle cose dette dalla rediviva riusci a sconvolgere il draghetto, che di certo non si aspettava una tale rivelazione.
    "Aspetta un attimo! Ma sei una femmina!? Cavolo se sei ridotta male!"
    Fece lui stupefatto tanto da non rendersi quasi conto che con la trovata degli altri stava per venire travolto dal soffitto.
    Seguendo Aidal uscii, sicurissimamente sarebbe morta, di nuovo.
    "Aidal temo dovrai trovare un nuovo mentore."
    Fece Maledet sicurissimo che tutto fosse finalmente finito.
    Quando con occhi strabuzzati ed espressione sconvolta vide quindi la dragolich emergere infuriata nera quindi lascio al lettore il calcolo della perplessità e stupore del draghetto, misto a un filo di slerata disperazione, e ovviamente questo calcolo impossibile rasentava la divisione di zero.
    "O mer** è la notte delle psicopazze poco viventi, ma comunque troppo! Non muore mai quella!?"
    Fece il draghetto persino più sconvolto di prima vedendola riemergere dalle macerie del tutto.
    Il draghetto era abbastanza stanco di lottare contro nemici un pochino immortali così: Prima il colosso al ossidiana, ora una tizia piuttosto decomposta un tantinello a prova di morte, se non altro almeno ora poteva volare e visto che la "signora cadavere" aveva le ari piuttosto bucate, quindi in volo non doveva essere un granché.
    O almeno era un buon piano per ora, Maledet era pronto a prendere il volo.
     
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    Attingendo alla forza del suo immortale padre, Setran teneva salda la presa sulla necrotica testa. L’agitazione perenne della dracolich non poteva schiacciarne l’invitto spirito.
    La sua gracchiante voce proseguiva nel berciare aforismi velenosi verso l’interno gruppo.
    Che creatura miserabilmente stolta. Ti fregi di una saggezza che non ti appartiene, esiste forse qualcosa di più lacrimevole dello sciocco convinto d’essere sapiente?
    Le tue parole sono fruttate dal seme della boriosa supponenza, un vano e fallace tentativo di eludere l’abbagliante verità che grava su di te.
    Ma lasciami illuminarti sulle mie motivazioni. La bellezza è fugace, nel corso dei secoli avvizzisce, il potere è eterno. Quando i millenni cominciarono a pesare sulla mia testa, compresi che ormai non avevo solo perduto una preziosa arma, ma mi avvicinavo inesorabilmente al termine del mio ciclo. Tamen, dalle conoscenze raccolte negli anni con la medesima arma che avevo perduto, potevo forgiare una nuova vita. Io non so mai stata perduta, il mio obiettivo ha sempre risuonato nitido.

    Sogghignò con scherno a Baledon, per poi rivolgere lo sguardo accusatore ad Aidal.
    Dragonessa, noto con piacere che cominci a vedere il valore dell’egoismo, rivedo molto della giovane me. Se questa grezza oscurità fosse plasmata da mani esperte, anche tu potresti piegare i sovrani delle terre dorate con inganni e menzogne.
    Setran aveva cinto le gambe sulla testa della rediviva, in quella battaglia fra la volontà più forte, i due parevano eguagliarsi. La tempra della strega draconica contro il fiero valore dell’ammazzadraghi.
    Un brivido silenzioso scosse la testa della non-morta, nel mentre che le antiche colonne si abbattevano sul suo corpo. Il gladiatore compreso il pericolo cercò di tuffarsi sulla schiena del drago bicolore, ma una micidiale precipitazione di pietra lo bloccò. Balzando lontano dalla pioggia funesta, distinse sulla macchia scura che gli si apriva sul capo una rossastra figura. Evocando l’eco del drago, richiamò i servigi della creatura in attesa. La coda vermiglia discese nella tana, salvando Setran dalla rovina.
    Le macerie smosse da una forza gigantesca ancora soffiavano il disprezzo della dracolich.
    Ergendosi maestoso sulla terribile cavalcatura, Il Signore dei Draghi lanciò uno sguardo speranzoso. Non a colei che tanto esitava a soccombere, ma al cielo tempestato di splendenti e imperituri diamanti.
    Cosa definisce un re?
    Il suo sguardo puntava alla volta celeste, eppure la voce virava alla non-morta.
    Il diritto al trono, forse le ricchezze, o la potenza della sua nazione... Vari imperatori si sono piegati a quella che oggi è una maschera putrescente, ma potevano ritenersi davvero dei sovrani, o erano solo dei burattini con qualche briciola di virtù.
    Come un re diventa degno di questa nomea?

    Setran slacciò uno dei copriavambracci, rivelando un arto semi-coperto da lucenti scaglie d’ebano.
    Il sangue del mio sangue ha guardato a me come un abominio. Lui, despota dei grandi deserti a sud, mi ha ripudiato.
    Nemmeno tu, forte della saggezza di centinaia di mondi puoi trovare una risposta. C’è un’unica certezza nella tua esistenza... Coloro che sono stati sedotti da te, vipera ammaliatrice, erano dei deboli, non poderosi sovrani.

    Riallacciando la corazza il gladiatore vide la creatura riemergere con il fuoco ardente nel nefando cuore, accompagnata da un crocidante risata.
    Ora comprendo come hai fatto a sopravvivere così tanto mietendo vittime fra i miei simili, e anche i vostri simili.
    I punti verdastri sul di lei volto beffeggiavano i draghi.
    Mezzodrago... Non osare elevarti al di sopra del tuo abietto retaggio. Erano degli stolti, ma pur sempre sommi regnanti. La tua genia è un insulto alla nostra nobile razza, andreste sterminati tutti per curare il misfatto.
    Quando ti ucciderò, con molta probabilità tutte le divinità ti ripudieranno, come fece al tempo il tuo consanguineo.Sei nient’altro che sterco sul firmamento, e mi sollazzerò torturando la tua anima in eterno.

    Ti sbagli.
    Intervenne, abbassando lo sguardo alla disgustosa nemica.
    Io sono il portatore della spada del firmamento
    Veemente e gloriosa, Shadormor vibrò nell’aria tumefatta di polvere. Sul viso squamato di Inkalgorn si schiuse un sadico sorriso di compiacimento.
    Madame, ho capito. Lei è una forte dragonessa indipendente che non ha bisogno di nessuno. Probabilmente conosce anche una qualche stregoneria fatta di cinesi e lunghe ossa per provare i piaceri della carne. E per la mia sanità mentale, preferirei che tenesse segrete tali verità occulte.
    Le risa della viverna vennero oscurate solo da quelle della non-morta.
    Deridi me sciocco animale? Tu che ti pieghi alla volontà di un immondo essere come quello sul tuo dorso?
    Si è guadagnato il mio rispetto. Ed è di certo più furbo degli stupidi con cui ti deliziavi a fare la meretrice. E stanotte, proverai sulla tua empia pelle, la vera forza della sua spada. Tutte le note della leggenda canteranno per accompagnare la tua fine.
    La belva vermiglia frantumò i timpani dei presenti con un nerboruto palpito alare, capace di condurlo sulla facciata del cielo notturno.
    Nella tana, la strega ha cercato di trarmi in inganno, moltiplicando la lama in decine e decine. In quel momento, ho sentito il cuore della spada pulsare, la sua anima invocava il mio nome, il nome del suo unico signore. Ho compreso l’origine del suo retaggio. Ora, dopo secoli di torpore, Shadormor libererà le sue vere fiamme.
    Una coltre di sfere arcane rigettate dalla dracolich inseguiva gli indomiti, intenti ad ascendere la troposfera. Guidato dagli occhi del gladiatore, la ruggente viverna aggirava sinuosa gli incanti della rediviva.
    Nella mano di Setran, la mistica arma diveniva più vivida, come se rispondesse al fulgido abbaglio di nebulose e stelle lucenti.
    E in lampo lattescente, i frammenti di cosmi estinti si ricongiunsero forgiando il cammino sulla quale brilla il furore di Shadormor. La lama galvanizzata dalla labile luce del firmamento, rinacque sotto una cascata di lacrime siderali.
    Con la spada rovente di candide fiamme celesti, cavalcando quell’incubo acuminato chiamato Inkalgorn, Setran si lanciò verso la portatrice di tenebra abissale.

    Edited by Vulnus Bone - 5/11/2017, 16:58
     
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    (spoiler) scusatemi il ritardissimoooooooooo!!!!!!! (/spoiler)

    Non appena iniziò a venir giù tutto, Baledon si diede una poderosa spinta con le zampe posteriorie gli artigli sotto quella immane spinta lasciarono degli squarci nella viva roccia.
    Dato che il gladiatore avea avuto un passaggio dalla sua vermiglia cavalcatura, egli potè volare via rapido da quel angusto buco di morte che era divenuta la caverna.
    Portatosi più in alto di tutti, osservò la scena, la caverna che crollava sulla nefanda creatura, tutti che scappavano, e come c'era d'aspettarsi quella p...tana non era mica schiattata, anzi era ancora più inferocita, sputtacchiava nell'aria ruggendo tutto il suo disprezzo.
    Osservò Setran disquisire col nemico per poi lanciarsi all'attacco con la spada rilucente stretta nel pugno.
    A quel punto Baledon fece la sua mossa, compì un ampio giro che lo portò alle spalle della creatura, e lanciatosi in picchiata le arrivò alle spalle.
    Nonostante la mole della nemica fosse maggiore rispetto a quella del drago bicolore, questi riuscì a bloccarle le ali, poichè essendo non morta, le sue ossa erano fragili.
    Stringendo il dorso della rediviva in una poderosa stretta, Baledon inarcò il collo e soffiò un getto di fuoco alla massima potenza.
    Data la sua natura, la dracolich divenne una palla di fuoco che venne scagliata verso il basso da Baledon, in direzione di Aidal:
    "avanti dragonessa, mostraci tutta la tua potenza" esclamò il drago in direzione della ombrosa creatura.
     
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    Era arpionata sul lucernario, con gli occhi rivolti in basso che osservavano il dimenarsi della dracolich sotto la roccia. Sbuffò una risatina quando Maledet le disse di trovarsi una nuova mentore.
    "Dopotutto i migliori maestri siamo noi stessi." esordì con una strana ironia dai toni seri. Ma in realtà sotto quel duro strato di fredde squame nere si stava celando un animo pensieroso. Rimunginava sulle parole dette prima dalla rediviva, in mezzo alla battaglia tra lei e l'ammazzadraghi. Parole che dapprima non aveva mai udito da nessuno: "Noto con piacere che cominci a vedere il valore dell'egoismo, rivedo molto della giovane me. Se questa grezza oscurità fosse plasmata da mani esperte, anche tu potresti piegare i sovrani delle terre dorate con inganni e menzogne.".
    "Mhm..."
    Sbuffò una nuvoletta di fumo scura, la quale si dissolse presto nell'oscurità della volta notturna. Una nuova battaglia sotto di lei era appena iniziata, il gladiatore difatti si stava battendo con ferocia contro la dracolich che, nonostante il crollo dei massi, non aveva intenzione di demordere.
    "E no, non muore mai. E già morta dopotutto." constatò amara, riprendendo la domanda di Maledet. Non sapeva nemmeno se continuare a lottare contro una creatura ottusa che non voleva darle nessun tipo di insegnamento. Pensò che dopotutto non ne valeva la pena, che poteva benissimo continuare a vivere imparando da sola, come sempre aveva fatto negli ultimi decenni.
    L'intenzione di stare sul lucernario a guardare lo svolgimento dei fatti nei meandri oscuri l'allettava alquanto. Ma era vero che era venuta lì con lo scopo di andare via con qualcosa di nuovo in serbo. Quindi non poteva assolutamente arrendersi.
    "Oh, no."
    Una massa di scaglie/ossa ammuffite inglobate dal fuoco stava venendo contro di lei. Baledon le aveva urlato di mostrare tutta la sua potenza.
    "Stai scherzando, vero." inveì sarcastica. Non le restava che parare e/o incassare il colpo, quindi si alzò in volo e protese gli artigli. L'impatto però fu violento e entrambe, dracolich e Aidal, vennero sbalzate fuori dal lucernario. Insieme si schiantarono contro il suolo palustre di Andorix che circondava la caverna, distruggendo mangrovie e piante che albergavano il luogo tenebroso.
    Aidal era ancora viva e vigile, un po' dolorante ma niente ossa rotte o frantumante. Le placche squamose avevano retto bene l'impatto. Doveva però togliersi di dosso quel monte di carne marcia che la stava seppellendo, dato che la rediviva era sopra di lei. Anch'essa era cosciente ma visibilmente rovinata a livello fisico. Merito delle fiamme di Baledon e dei colpi dell'ammazzadraghi.
    "Allora, ti arrendi? O vuoi buscarne dell'altre?" domandò la dragonessa. Strisciò a carponi fino a quando sopra non sentì più il peso della dracolich. Poi si alzò in piedi sulle quattro zampe e si scrollò per riprendersi. Era sporca di fango e aveva molteplici rametti secchi incastrati tra le squame: tutto ciò la rendeva più vissuta del solito.
    "A quanto pare il tuo corpo sembra reggere male. Potevi farne uno meglio, non trovi? Hai tante teste e poco cervello allo stesso tempo."
    L'essere non-morto iniziò a dimenarsi, tentando di rialzarsi.
    "Ti conviene pensare prima di dire simili cose." sibilò affaticata.
    "Ora sei lontana dalla tua fonte di potere. Voglio vedere come te la cavi, adesso."
    "Forse allora non mi conosci bene."
    La dracolich si alzò affannata sulle zampe. Con l'energia che le rimaneva, le fauci delle teste ancora in grado di muoversi iniziarono a formare al loro interno delle sfere di energia viola. Si stava preparando per un nuovo attacco devastante.

    Non so più cosa inventarmi DX
    Che ne dite che tra qualche post la chiudiamo?
     
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    Maledet prese il volo e respirò a pieni polmoni, la ferita interna non era più un grave problema, più un fastidio interiore.
    Quello che sentì proferire dalla bocca della dragolich lo fece infuriare.
    Una calma stoica e severa pervase Maledet, guardava quel cadavere ambulante come se ora lei ad avere 14 anni.
    Aidal lottava con la dragolich che stava per usare un colpo tremendo, ma Maledet si lanciò in picchiata impugnando la sua spada di blackrock, impattò sulla Rediviva usando tutto il peso del suo corpo per mozzare di netto il collo della testa che stava per sparare dalle fauci addosso ad Aidal, ma le altre teste erano ancora vive, malgrado si contorcessero per quel dolore insopportabile che nemmeno la natura non-morta frenavano.
    "GROOOOOAAAAARRRH! Pagherai cara questo affronto maledetto bastardo mezzosangue!"
    Disse quel essere rinnegato dagli dei il qui volto era una maschera di puro odio, dolore e furia, deformato dalla necrosi.
    Maledet la ignorò e saltò atleticamente in parte ad Aidal, per poi rivolgersi a lei.
    "Aidal non ascoltarla.
    Tu non sei così, sei fredda stoica, ma dentro tu vuoi ancora sentirti almeno in parte pura, perché non vuoi cedere del tutto al tuo lato bestiale e crudele.
    Sei la dragonessa che ama leggere, che preferisce evitare lo scontro se necessario perché non vuole rubare il dono che è chiamato vita, perché vuoi solo essere rispettata, non temuta.
    E sai cosa? È solo colpa di oscuri come quella lì che volevi come mentore se noi draghi oscuri siamo ostracizzati dalle altre razze."

    Fece Maledet solenne con la sua voce dolce e amorevole all'amica mentre le urla furenti della rediviva di sottofondo gli davano a quella scena un che di più serio e drammatico, teatrale, se proprio si vuole esagerare.
    La strega draghesca si alzò ringhiando verso Maledet sputando bile e fluidi putrescenti, mentre dal collo amputato colava un liquido nero che puzzava dei peggiori olezzi di carne marcia divorata dai vermi.
    "Tua specie?! Non sei nemmeno un drago oscuro puro, mezzo-vento! Sei solo uno sporco draghetto mezzo sangue! UN LURIDO BASTARDO! E ora scoprirai il potere di un VERO oscuro purosangue!"
    Disse la maledetta putt**a per poi caricare Maledet e Aidal avvolgendosi da un aura di energia negativa fatta di puro odio per liquefarne le carni.
    Il giovane drago oscuro però era certo più veloce di quel cadavere ammuffito, quindi provò a spingere via Aidal per proteggerla dal impatto, poi...
    Poi lei lo travolse con violenza immane, ma lui era dietro di lei indenne che ridacchiava tenendo la sua testa in zampa, poiché si era trasformato in ombra per non venir colpito.
    "beh allora pensa che vergogna per te grandissima, purissima e lezzissima "puro-sangue" a essere stata decapita, da "uno sporco draghetto mezzosangue" che nemmeno riesci a colpire, poi ora sei un non morto, che senso hanno la purezza di sangue se ora il tuo è nero come pece?"
    Fece lui sarcastico con tono di scherno prima di tirargli addosso la testa perduta con più forza il corpo smilzo ereditato dalla madre gli consentì.
    Non era per nulla offeso, era felice di essere un ibrido, non voleva essere come il padre e la cosa della purezza della razza e il resto era solo una grande cazzata per lui, la forza vera dipende dalla determinazione personale, non dalla purezza genetica di una presunta razza superiore.

    Edited by Master of Void - 25/12/2017, 16:45
     
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    Raffiche di oscurità sfrecciavano tumultuose verso l’ammazzadraghi, la lama nera di Shadormor si protese verso il basso, liberando un’arcata di furia astrale che frantumò le sfere d’ombra.
    Setran vide la figura in fiamme della dracolich venire scagliata verso Aidal, perdendo poi una delle teste per mano dell’altro nero.
    Le ali delle viverna fendettero brutalmente l’aria notturna, trasformandolo in un aerolite rosso cremisi. Inkalgorn saettò a pochi centimetri dalla strega, permettendo al mezzodrago di squarciare l’intera ala sinistra con un colpo della spada. Le fiamme biancastre con le loro sfumature azzurrine penetravano la carne putrefatta, divorando l’avversaria fino al midollo.
    Setran balzò via dal dorso della creatura, fendendo una zampa della nemica. Il colpo accompagnato dal fuoco cosmico logorò l’arto, espandendosi come un cancro diabolico sul suo corpo.
    Un’ennesima onda d’urto allontanò il gladiatore, scaraventandolo lontano dalla rediviva.
    Tu... Abominio in armatura, ignori quale leggenda ci sia dietro quella spada. Vero?
    Stentavo a riconoscerla, ma ora è chiaro. Una lama capace di richiamare le forze del cosmo... Brandisci Shadormor. Quell’arma è forse più antica di me, come la perduta favola che racconta la caduta del suo primo possessore... Una favola, di cui di certo non sei a conoscenza.

    Fa silenzio. S’impose lui tonante, nonostante il dolore per la battaglia.
    Sei una viscida serpe capace di rigurgitare solo veleno. Ora che la morte incombe, cerchi disperatamente un cunicolo per strisciare via e salvare la tua sudicia anima.
    Hai ingannato il ciclo di vita e morte per troppo tempo, noi siamo la mano del destino, ormai non puoi più fuggire dalla sua morsa. Vae victis, così ho promesso.

    Con la spada in pugno e il fuoco nel cuore, Setran si scagliò verso la non-morta. Una saetta nera come la pece lo accolse, il gladiatore caricando furiosamente, contrastò l’attacco con un fendente mortale. Il fulmine venne scisso in una moltitudine di scintille, ma un turpe artiglio di oscurità si accanì su di lui.
    Inkalgorn cercò di azzannare la dracolich con fauci rivestite di fiamme, ma ella fu più svelta, addentando il collo della viverna con due delle teste.
    Dibattendosi ferocemente, il gladiatore riuscì ad annientare la presenza evocata contro di lui con una sciabolata. Scorgendo l’opprimente prigionia a cui la rediviva aveva costretto Inkalgorn, Setran rinfoderò Shadormor, estraendo la truculenta Sfera dei Cieli. Scagliò uno dei dardi elementali, la cui punta brillò di azzurro. La freccia si conficcò in uno degli occhi della strega, quello della testa che stringeva la viverna all’estremità del collo. Il cranio cominciò a congelarsi lento ed inesorabile, permettendo al selvaggio dragone di liberarsi con una fiammata.
    L’ammazzadraghi riusciva a percepire il cedimento nel corpo della strega, l’occulto potere a cui si era affidata per secoli la stava abbandonando sulla soglia della fine.
    Setran estrasse dal turcasso la mirabile freccia intagliata dalle scaglie di Ramnel, denominato Respiro dei cieli.
    Dall’alto, Inkalgorn preparava la sua offensiva. Un ultimo assalto, e la dracolich sarebbe caduta. Il gladiatore con un impeto di forza immane, scoccò il dardo.
    La punta brillò nella notte, nel mentre che luminose ali angeliche accompagnavano il manifestarsi di una eterea figura abbagliante. Il muso arcuato, le zampe artigliate e la forma del corpo non tradivano la sua natura. Ramnel sembrava essere tornato nel mondo dei viventi per guidare la freccia forgiata dalla sua carne verso la disfatta della nemica.
     
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    scusatemi il ritardo ragazzi

    Ormai per la dracolich era giunta la fine, Gli avevano mozzata una testa, il gladiatore gli aveva squarciata un'ala ma lei non si arrendeva nelle sue chiacchere, continuava a sparlare.
    Dopo che aveva scagliato la dragonessa, il drago bicolore era atterrato ad una certa distanza, decidendo che gli altri potevano farcela anche senza il suo intervento.
    così rimase in attesa ad osservare lo svolgersi delle azioni.
     
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    Non c'è pace per certi morti...

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    scusate ragazzi credevo ancora toccasse ad hawke

    Maledet ansimava un pò, ma non era ancora stanco per davvero, solo un pochino affaticato. Evitò alcune raffiche energetiche sparate verso di lui e capitò in parte al drago bicolore.
    haf haf haf, Battiamo la fiacca eh? Ma si! Tanto quella è quasi andata, gli ho pure mozzato una testa, ma anche da qui posso dare una mano al nostro amico."
    Fece Maledet con cameratismo dovuto forse alla stanchezza mentre si riferiva a Setran, a qui offri un colpo di supporto sparando dalla bocca un raggio eclissi addosso alla Rediviva.
    Tanto messa com'era il Gladiatore e la sua fiera bestia potevano farcela anche da soli, sopratutto con un piccolo aiuto.
     
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    Brillando di un milione di tonalità, la freccia di Setran, guidata dalla candida anima di Ramnel, si conficcò nel cuore nero dell'impura dragonessa.
    Un'agghiacciante gemito di dolore riecheggiò per la palude, mentre la carne, già indebolita dalla battaglia bruciava sotto la furia solare nata dall'essenza del drago battezzato Respiro Dei Cieli.
    Setran vide l'anima deturpata da secoli di malvagità venire espulsa dai resti martoriati, per cercare rifugio nel filatterio, ove le forze oscure non avevano smesso di pulsare.
    Ruggendo di collera, lo spirito di Ramnel si tuffò ad artigli spalancati nelle grigie ombre senza fine. Un lieve secondo di silenzio accarezzo l'epilogo di quella furiosa battaglia. Il cristallo dove la dracolich era scappata cominciò ad sgretolarsi accompagnato da un acuto suono di vetri stridenti.
    Un'esplosione luminescente che costrinse il gladiatore a coprirsi gli occhi si espanse per tutta l'area, annientando anche il più infimo resta di tenebra che la maligna dragonessa aveva evocato nel corso dei secoli.
    Avvolto da un'aura d'avorio, lo spirito di Ramnel, liberato dal suo fardello, risalì il cielo per ascendere a una nuova forma, vagando verso terre eteree ignare persino a Setran, i cui occhi avevano viaggiato per anni in tutto il mondo.

    La signora ha dato i suoi ossequi, ora possiamo lasciare questo disgustoso putridume?
    Setran stava per dare una risposta alla sua cavalcatura, quando nel manto nero della notte vide risplende un rapace più insolito del solito, anche per una terra come Kengard.
    Era un gufo il cui colore dell'esotico piumaggio ricordava i ghiacci nordici. Emanava un'insolito alone, e dalla coda cascavano minuscoli frammenti di brina.
    Appena lo sguardo di Inkalgorn si posò sulla creatura, il suo ghigno caratteristico divenne una smorfia. La viverna ruotò rapidamente il collo, liberando un getto di fuoco e fiamme verso il gufo.
    Un gelo che ricordava quello della Tundra del bianco meriggio cominciò ad artigliare la terra sottostante nel mentre che un'ombra gigantesca emergeva dalle ceneri del turbinio fiammeggiante con una voce fredda e profonda.
    Inkalgorn... gli anni non hanno avvilito il tuo garbo.
    Una singolare figura draconica si manifestò. Grandi ali ghiacciate erano ripiegate sulla sua schiena, corna ricurve si ergevano minacciose dal capo e una oblunga cresta percorreva tutto il suo corpo.
    Devo congratularmi con i presenti per lo scontro, alquanto delizioso.
    Ero giunto in cerca di un alleato abbastanza potente da assistermi, e pensavo di averlo trovato. Ma voi ne avete svelato la natura ingannatrice, uccidendola. Almeno ho evitato di equilibrare l'universo con le mie stesse zanne. Si sa che le mani, e di sicuro anche quella del destino, hanno al massimo 5 dita.

    Setran lasciò che il dragone dei ghiacci terminasse con il suo interloquire, per poi estrarre dal fodero la poderosa Shadormor, puntandola verso l'albino.
    Non ti sprecheresti mai a posarti al suolo solo per congratularti. Dimmi cosa vuoi, Sebulkron!
    Diretto come si addice alla tua fama, Gladiatore ammazzadraghi.
    Come avrai capito, ho osservato dall'alto il tuo scontro con la dracolich. E ti concedo di essere diventato potente oltre le mie aspettative, sei riuscito addirittura a destare le vere fiamme di Shadormor dal loro sonno millenario, notevole.

    Sebulkron lanciò un'occhiata alla cavalcatura di Setran, per poi tornare a concentrarsi sul gladiatore.
    Tamen, non sono certo che tu abbia raggiunto ancora l'apice della tua forza. Quindi, voglio proporti una sfida.
    La zampa cosparsa di scaglie si chiuse, lasciando libero solo un dito, il quale descrisse un percorso nell'antro della foresta.
    Dirigiti nel cuore della palude, dove la sapienza e il nulla coesistono in una diabolica armonia. Laggiù, un'antica entità di tempi dimenticati è in attesa.
    Svanendo fra la stessa brina che ne aveva annunciato la venuta, Sebulkron lasciò il gladiatore a meditare sulle sue parole.
    Ma a Setran non serviva meditare su una battaglia che prometteva di portarlo al di là delle sue possibilità. Saltò in groppa alla sua feroce viverna , per scomparire senza saluti nell'alba imminente.
    Setran esce
     
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    La freccia forgiata dal dragone Ramnel, si diresse ineluttabile contro la dracolich, conficcandosi iin quello sterno ormai marcio. Ormai la fine della no-morta era giunta, il male che assediava quella parte della palude era stata sconfitta. "compagni d'armi" disse Baledon, "è stato un piacere combattere al vostro fianco, chi sa, se e dove ci rivedremo? Vi auguro un luminoso cammino!" e così dicendo prese il volo e sparì all'orizzonte.
     
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    Gli abissi dell'amigdala, dove gli orrori sono tali che pure le mura urlano folli.

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    Maledet guardò l'orizzonte che si parava ai suoi occhi.
    Aidal... Non lo voleva.
    Sapeva questo, ma sperava almeno sarebbero rimasti amici.
    Era arrabbiato, stressato, triste... Solo.
    Voleva piangere, urlare, distruggere ogni cosa, ma era troppo stanco e impigrito.
    Si sdraiò a guardare il corpo della dragolich.
    "eh... Forse non avevi tutti i torti.
    Mah, ferivi gli altri e sopratutto te stessa.
    Non capirò mai voi non-morti.
    Perché tornare in un mondo come questo?
    Forse per te aveva più valore di quanto ne sto dando io, ma non volermene male.
    C'è un ordine naturare che comunque va rispettato il tuo tempo era già finito molto tempo fà purtroppo.
    Riposa in pace."

    Fece Maledet malinconico, prima d'impilare le macerie sul suo corpo creando una specie di tumolo e volare in quella fredda notte, solo di nuovo.
    Questa volta non avrebbe seguito Aidal, era libero, e questa libertà era più pesante di qualsiasi catena.

    Maledet esce.
     
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