Approdo a Ke... ehm, com'è che si chiamava?

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    Ok Aes, quando andiamo al sushi mi devi 2 all you can eat. ( ͡° ͜ʖ ͡°)
    Risposta abbastanza rapida, ma hey, avevo una scommessa da vincere. :Vashnarak:


    La risposta di Shur alle non poi così velate accuse rivoltegli da Nivael non si fece attendere. Ciò era senza dubbio un bene, se non fosse per il fatto che il discorso del bardo, come da tradizione, si rivelò criptico, ambiguo ed assolutamente insoddisfacente.
    Egli aveva confermato che la notte del naufragio era lì… ma non era lì. Era stato lui a creare la canzone… ma non ne aveva ancora spiegato tutti i versi e, a quanto pare, nemmeno adesso aveva gran voglia di farlo. In compenso aveva suonato un pezzo niente male con il suo liuto, accompagnandolo tra l’altro con un simpatico spettacolo di magia sonora comprensivo di vortici di sabbia danzanti e allegre lucine azzurre.
    Era un gran peccato che, in quel momento, difficilmente Nivael poteva dirsi meno interessato alla sua esibizione. Il giovane drago fissava il musico con aria lievemente stizzita, mentre si sfregava le zampe anteriori l’una sull’altra per togliersi di dosso la sabbia che quello aveva sollevato nel suo estemporaneo sfoggio di prodezza magica e musicale. Poi si sedette pesantemente sulle sue zampe posteriori, esaurito sia fisicamente che mentalmente dal suo comportamento sconclusionato. Aveva bisogno di sfogare in qualche modo la propria frustrazione, ma si rendeva conto che, purtroppo, quello non era né il luogo e né tantomeno il tempo adatto per attaccare l'ennesimo battibecco con Shur.
    Con uno sforzo di gran lunga maggiore a quello che aveva impiegato per ridurre in brandelli l’armatura animata che a bordo relitto lo aveva ferito, Nivael piegò le labbra in modo da assumere un’espressione sorridente e cordiale. Ce la stava mettendo davvero tutta per non dare a vedere il proprio nervosismo, ma avvertiva il bisogno impellente di una valvola di sfogo. I suoi occhi saettarono brevemente a destra e a sinistra, alla ricerca spasmodica di un qualsiasi oggetto inanimato, o anche essere vivente, su cui riversare la propria rabbia repressa. Non trovò nulla, neppure un misero granchio.

    “Ok… Dai, posso farcela”, si disse tra sé e sé, mentre si passava lentamente la zampa destra sulla cresta del collo come a volersela pettinare. Poi, con un movimento sorprendentemente posato, il giovane drago del vento si portò l'altra zampa dinnanzi alle fauci.
    “Rrrr… EHM!”, fece per schiarirsi la gola, ma il suono che ne scaturì fu più simile al ringhio di una tigre in procinto di spezzare il collo alla sua preda con un sol morso.
    “Shur”, scandì Nivael con gran lentezza, come se il pronunciare ogni singola lettera del nome del bardo richiedesse per lui uno sforzo non indifferente. Continuava a sorridere affabilmente, ma la sua espressione amichevole era come un sottile velo di seta posto d’innanzi alla porta della cucina, nella pia illusione di poter celare ai presenti il fatto che la cena stava andando a fuoco.
    “Il punto da te sollevato è, uh… sensato. Ma ciò non toglie nulla a quello che ho detto io. Non trovi?”, osservò. Tra una frase e l’altra Nivael si leccava distrattamente gli artigli della zampa sinistra, nella speranza che la sua ostentata facciata di serafica calma fosse sufficiente a celare il suo reale stato d’animo.
    “Si, non vi è dubbio che la serpe abbia usato i due coboldi come pedine per radunarci qui. Questo è… beh, abbastanza allarmante, in effetti. Ma resta il fatto che sei stato tu a guidarci a colpo sicuro al relitto. Quindi…”
    Rimase in silenzio alcuni istanti, lasciando in sospeso la frase. Smise di lucidarsi gli artigli con la lingua, e il sorriso cordiale che gli illuminava il muso si spense come la fiamma di una candela investita da un improvviso colpo di vento. Fulminei quanto lo scocco di una freccia, i suoi occhi d’un giallo metallico trafissero quelli altrettanto dorati del musico.
    “Quindi tu sai più di quanto vuoi dirci”, disse con gravità. Portò il muso a pochi centimetri dal volto del suo interlocutore, come era solito fare quando ci teneva particolarmente a far passare un messaggio con sufficiente chiarezza.
    “Non è più il tempo degli indovinelli, Shur. Devi dirci tutto quello che sai. Adesso.” Le parole di Nivael non avevano un’intonazione esplicitamente intimidatoria, ma la freddezza trasmessa dalla sua voce era sufficiente a rendere chiaro che, in quel momento, egli non aveva più una gran voglia di scherzare.
    “Avrei decine di domande da farti. Cosa dicono i versi della canzone che non abbiamo compreso? Come puoi aver assistito al naufragio e salvato il drago nero dal cubo? Cos’altro sai della serpe e dei sette artefatti?”. Gli occhi del giovane drago, che sino a quel momento erano rimasti inchiodati su quelli del bardo, si posarono sullo strumento che egli teneva tra le mani.
    “Il tuo liuto è forse uno di essi?”

    Shur non ebbe il tempo di replicare all’ennesimo assalto del drago argentato, perché Zorais, rivolgendosi con la sua consueta pacatezza al dragone d’ossidiana, aveva finalmente preso parola. Nivael lo fissava con vivo interesse, ma non era il contenuto del suo discorso ciò che stava catturando così saldamente la sua attenzione. Mentre Zorais seguitava a parlare in tutta tranquillità, infatti, un sottile fumo biancastro aveva iniziato sollevarsi dalla superficie delle sue squame nere come la notte. La nube di vapore, inizialmente appena distinguibile, si faceva sempre più fitta ad ogni parola che il drago pronunciava, fino a che Zorais non rimase completamente avvolto da una densa colonna di fumo bianco. Solamente i due bagliori violacei dei suoi occhi penetravano quella cortina compatta e candida quanto una parete di marmo, simili a stelle la cui luce distante filtra attraverso la coltre di nubi che coprono il cielo durante notti piovose.
    Non ci volle molto prima che la colonna di vapore iniziò a diradarsi, rivelando infine il risultato della metamorfosi cui era andato incontro Zorais: una possente corazza d’acciaio sfavillante rivestiva adesso il suo intero corpo, così che il dragone si era fatto persino più imponente di quanto non lo fosse stato con la sua vecchia corazza.

    “Eh… il solito esibizionista”, pensò Nivael mentre, sforzandosi di non darlo troppo a vedere, scoccava un’ultima occhiata complessiva a Zorais, o piuttosto alla colossale corazza che adesso celava interamente il suo corpo rendendolo irriconoscibile. A dispetto della sua osservazione silenziosa e beffarda, nello sguardo del drago del vento poteva leggersi una certa ammirazione. Il sorriso che incurvava le sue labbra non aveva un retrogusto di scherno o di acre ironia, ma anzi esprimeva una muta soddisfazione.
    La sua espressione, tuttavia, cambiò in maniera lieve ma significativa nel momento in cui egli si voltò in direzione del dragone nero. Il sorriso che gli illuminava il muso non si era affatto spento, ma esso appariva ora tiepido e distante, vuoto ed impenetrabile come tutti i gesti di circostanza.

    “Lenoor. Dunque è questo il tuo nome.”, esordì Nivael con aria un po’ pensierosa, scrutando il suo interlocutore intensamente negli occhi.
    “Beh, onorato di fare la tua conoscenza, Lenoor. Ne approfitto per sottoscrivere le parole del nostro amico in lucente armatura”. Le parole del drago argenteo avevano il tono calmo e misurato del diplomatico, ma in mezzo ad esse aleggiava un’appena percettibile nota di ammiccante ironia velatamente diretta al suo compagno Zorais.
    “Anzi, mi permetto di rafforzare il concetto”. L’agitazione che lo attanagliava quando per la prima volta si era rivolto al dragone nero si era ormai completamente sciolta, e la sua parlantina risuonava molto più ferma, persino disinvolta. Lo stesso poteva dirsi della gestualità del suo corpo e specialmente della sua coda, la cui punta aveva ormai da tempo smesso di contorcersi come un serpente agonizzante.
    “Direi che è sottointeso che tu verrai con noi, dato che la faccenda ti riguarda personalmente.” Il sorriso di circostanza che arricciava le labbra di Nivael si spense. Nelle sue parole non vi era adesso più alcuna traccia di ironia.
    “Noi ti offriamo il nostro aiuto, ma abbiamo bisogno della tua forza, dal momento che affronteremo un avversario temibile. Devi dirci tutto quello che sai rispetto ai suoi poteri, perché non possiamo assolutamente partire senza un piano d’azione.”
    Nivael si alzò sulle sue quattro zampe con un singolo movimento celere e sinuoso del suo corpo serpentino. Mosse un paio di passi verso l'interlocutore, curandosi tuttavia di non avvicinarglisi eccessivamente.
    “Perché la serpe sa che siamo qui. Se c’è qualcuno che dovrebbe stare attento ad un attacco a sorpresa, quello non è il nostro nemico”. Rimase in silenzio qualche istante, fissando intensamente il drago nero come a volerne saggiare anche il minimo increspamento nell’espressività.
    “Siamo noi.”

    Edited by -Aleph- - 2/5/2019, 22:41
     
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  2. radsol
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    "Hai perfettamente ragione Nivael, è un ragionamento giusto e calcolato, mi sorprendo quasi sai? Io stesso riesco appena a mantenere la calma" fece facendo qualche piccola risata, non voleva assolutamente darlo a vedere, Ma quella situazione lo turbava e non poco. Egli fece qualche passo qua è la, aveva bisogno di sentire la placida sabbia sotto le zampe, o per meglio dire sotto la sua nuova armatura dopo quel racconto, era buffo pensare all'enorme cosa in cui si stavano cacciando, dovevano affrontare un nemico potente, con un artefatto leggendario, ed era tutto iniziato da una passeggiata su quella medesima spiaggia, dove il canto di quei gabbiani che si sentivano in lontananza probabilmente era lo stesso di quella mattina, così lontana ormai.
    Zorais però non aveva propriamente paura, lui conosceva bene quel sentimento, ciò che tormentava il suo cuore ora era tutta quella responsabilità che gli stava cadendo sulle spalle in poco tempo, davvero non poteva far a meno di ammirare un po l'abilità del suo compagno del vento di adattarsi, o almeno provarci. Con questi pensieri continuò a muoversi per la spiaggia, si muoveva e si stiracchiava, si potevano udire tutti i suoni della sua nuova armatura, ne andava molto fiero, pur essendo stata una creazione molto veloce.

    "Ascoltami shur" fece avvicinandosi al musico, Non sapeva bene come spiegare la propria teoria che gli era saltata in mente, Ma gli teneva gli occhi purpurei fissi addosso, era molto serio, quasi sembrava volesse azzannarlo
    "tu parli molto del destino, e di come egli ci abbia portato qui, nonostante Nivael creda fermamente tu abbia in un certo senso manipolato il tutto" fece facendo una piccola pausa e sedendosi davanti a lui, Non voleva sembrare minaccioso, ma le sue parole serie ribombavabo minacciose nell'armatura
    "Ma io non credo tu sia un manipolatore, come hai detto tu prima, hai solo creato la canzone... è questo ciò che fai, dici di non avere poteri magici o altro... tu decanti solo le parole del destino e della realtà, trasformandola in una melodia che da voce all'esistenza stessa... Ma quindi tu che cosa sei? Tu mi conosci, sai chi sono davvero e da dove vengo, scommetto che sai benissimo anche cosa ho subito per così tanto, hai scritto la canzone perché sai, sai probabilmente anche ciò che succederà o come finirà... Cosa sei quindi? Una divinità? Un portavoce? L'Araldo del destino?" Fece una pausa per riprendere fiato, aveva buttato fuori un po tutto quello che pensava, aveva gli artigli stretti, Non era arrabbiato o nervoso, voleva solo conoscere la verità, anche se con quel nahrd Non si poteva mai sapere
    "Serpe... cioè, volevo dire, Lenoor, perdonami, farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarti con la serpe, anche se sono ancora debole ho una promessa da mantenere, Ma ti vorrei fare una domanda... quanto tempo sei stato li sotto? Anni? Perché se shur c'era... E se ciò che penso è vero, persino il suo aspetto da nahrd è una maschera"
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Era giunto il momento. Nivael reclamava risposte, così Zorais e lo stesso drago d'ardesia.
    Il bardo si ergeva in piedi con lo sguardo perso nel mare, con il proprio liuto in braccio. Non dava l'impressione di esser sicuro di quali parole usare, perché un paio di volte mosse le labbra senza che ne uscisse alcun suono. Che fosse indecisione la sua? Che dopo aver giocato con la pazienza di tutti i presenti non trovasse il modo di esprimere in maniera coincisa la risposta di cui avevano bisogno?
    Sospirò. Anche Lenoor pareva rapito dal suo silenzio, come se fosse soltanto Shur ormai a dominare la scena. In fondo era stato così fin dall'inizio, da quando erano giunti su quella spiaggia il Nahrd li aveva condotti a colpo sicuro. Come aveva detto Nivael sia lui che la vera Serpe sapevano molte più cose, più di quante Lenoor stesso avrebbe mai potuto credere.
    "Questo liuto non è uno dei sette oggetti, il drago d'ardesia qui presente ha già elencato in quali forme si manifestino: Uno specchio, uno spartito, un flauto, una pietra, una statua, il cubo e il settimo artefatto, ancora sconosciuto. Non so quale sia il potere di ciascun oggetto, neanch'io ne so molto. Gli unici due oggetti con cui sono entrato in contatto sono il cubo e il flauto, ma non posseggo né l'uno né l'altro. Lo spartito fino a qualche tempo fà si trovava al sicuro nella biblioteca dell'elfo Ferglarendir, qui a Knawr, purtroppo è stato portato via"
    Sembrava che finalmente si fosse deciso a raccontare. Acreos e il fratello, che fino a quel momento si stavano curando di tutt'altro che delle parole del bardo, cominciarono ad aguzzare le orecchie non appena venne nominata la biblioteca. Conoscevano quell'elfo, era proprio a lui che inizialmente avrebbero voluto chiedere aiuto. Il punto era che l'anziano Ferglarendir non era capace di sfruttare la violenza per risolvere le situazioni, e pareva che in quel momento le parole non sarebbero bastate.
    C'era da dire che sarebbero state comunque un'ottimo punto di partenza. Dato che Shur stava per svelare l'arcano, per prima cosa sarebbe stato buona cosa ascoltarlo. "Probabilmente voi non avreste dovuto immischiarvi in questa faccenda, ma sembra che siano stati i guai ad afferrare voi"
    Piantò i suoi enigmatici occhi gialli su quelli di Nivael, che più di chiunque altro risultava turbato da tutto quell'alone di mistero.
    "La nebbia argentata. Stanno cercando di impadronirsi di tutti gli oggetti, due di essi sono già in mano loro. Quel che è peggio, è che né il cubo è uno di questi, né la serpe appartiene al loro gruppo. Quindi, come ben immaginerete... non sono gli unici a starli cercando. Sono stati due membri della Nebbia a portar via lo spartito"
    Pizzicò quasi involontariamente due delle corde, assumendo un'espressione tanto scura quanto sconcertata. "Scrissi quelle note alcuni anni fà, non pensavo avrebbero portato a questo. Il creatore di uno dei sette oggetti, non che ne vada fiero, sono io. Questo però non aggiunge nulla a ciò che vi interessa sapere, dico bene?"
    Abbozzò un sorriso, come a voler mascherare il fugace dolore che per un attimo avevaincrinato la sua stoica fermezza.
    "Sto cercando gli oggetti nel tentativo di radunarli. Alcuni di essi emettono delle particolari frequenze d'energia che rispondono al suono della mia musica, il cubo è stato il primo di cui ho cercato di impadronirmi. Per questo stavo seguendo la loro imbarcazione, perché sapevo uno di loro possedesse quel maledetto pezzo di metallo. Il non voler utilizzare il mio potere per combattere fu il secondo più grande errore che nella mia lunga vita io abbia commesso"
    Dava l'impressione che sarebbe stato loro grato se non avessero posto ulteriori domande. Certo non poteva evitare di sollevare la questione, ma il suo sguardo suggeriva che non avrebbe svelato altro riguardo i suoi trascorsi né sui suoi poteri.
    "Assistetti al furto senza intervenire. Non Credevo quel cubo avrebbe davvero potuto tanto, diede ad una misera creatura l'aspetto e la potenza di Lenoor, con le medesime fattezze e la medesima vigoria"
    Il drago nero allungò il muso verso l'alto, sibilando fra le zanne.
    "Avete detto di aver bisogno della mia forza" asserì, interrompendo il bardo. "ma non rimane molto in me di ciò che ero un tempo, i poteri residui nelle mie squame sono nettamente inferiori a quelli che... la Serpe si è portata via con sé"
    Batté la coda a terra, sollevando un'altra nube di sabbia. "Se quello che avete visto prima vi appare sconcertante, sappiate che ciò che può fare la Serpe è di gran lunga più pericoloso. Si avvicina a quello che un tempo era il mio massimo potere"
    In effetti, scoprire che quello non era che un frammento della sua energia doveva essere piuttosto allarmante. Non tanto per i due coboldi, che vedevano anche nel semplice aspetto di una creatura come Nivael qualcosa di irraggiungibile, quanto per i due draghi che si stavano offrendo di combattere un nemico fin troppo potente.
    Tuttavia lo stesso Lenoor sembrava più infastidito che spaventato. Fino ad allora, nonostante avesse scoperto che Shur lo aveva aiutato seppur solo in parte, non aveva mostrato il minimo cenno di gratitudine. Né a lui, né agli altri. Ciascuno dei presenti aveva contribuito a salvarlo in un modo o nell'altro, eppure sembrava che niente lo turbasse o lo spingesse ad essere cordiale.
    Se il suo atteggiamento di sfida si era ammorbidito, probabilmente era solo perché non aveva altra scelta che riconoscere quanto il loro intervento fosse stato necessario.
    "Non sono certo del perché la Serpe abbia avuto il bisogno di rapire un'innocente cobolda" continuò Shur, "ma credo stesse cercando Una qualsiasi preda incapace di difendersi. Una famiglia era il suo obbiettivo perfetto, considerando che gli altri avrebbero cercato aiuto per recuperarla. Quanto al fratello ucciso..."
    Si voltò a fissare i grandi occhioni blu dei coboldi, riducendo la voce ad un basso ringhio gutturale. "temo fosse semplice crudeltà"
    Con quelle parole Shur si avviò alla conclusione del racconto, ma soprattutto della role, che va avanti da tipo duecento anni! :yea:
    "Qualunque sia il motivo che lo ha spinto a radunarci qui, gli mostreremo che è stato un grave errore. Si Nivael, fin dall'inizio io stavo cercando la Serpe, e fin dall'inizio ho fatto in modo che il Sol d'ardesia vi guidasse. Se non aveste appreso gradualmente tutto questo, non avreste percepito la portata della situazione. Inoltre mi state ampiamente sopravvalutando, e questo mi spaventa. Potrebbe significare che non siate affatto pronti ad affrontarla. Anche per questo ho cercato di mettervi alla prova più di quanto non fosse necessario. Ciò che ho fatto in fondo è stato aiutarvi poco alla volta, ma se ti da così pena quest'attesa... immagino tu sia sicuro di te. Non sarà una battaglia di sole zanne e artigli, per questo volevo comprendeste che c'è molto più di uno scontro da affrontare. Per quanto riguarda le strofe restanti..."
    Invece di terminare la frase, Shur abbozzò uno dei suoi sorrisetti e rispose a Zorais, che, in maniera più pacata, gli aveva posto domande complementari a quelle del drago del vento.
    "Quasi tutto ciò che hai detto è vero. Non sono io a manipolare il vostro cammino, il destino ognuno se lo costruisce da solo. Siete voi che avete voluto restare, voi che avete voluto combattere, voi che avete voluto aiutare quella che sarebbe anche potuta essere la Serpe stessa. Vi ho solo dato qualche suggerimento. La musica mi ha condotto qui, dove ho incontrato sia i coboldi che voi. Mi dispiace ma non sono una divinità ne voglio esserlo... se so più cose di quante dovrei conoscerne, è grazie al Sol d'ardesia"
    Il suo solito dannato intramontabile sorrisetto era tornato, imperituro più che mai. Lasciò poi parola al drago nero che, con occhi calmi ma saturi di vitalità, rispose alle ultime domande che gli avevano posto.
    "Non so da quanto tempo ero sommerso, e se credete che il musico stia mentendo la mia risposta non cambierà le cose. Ho perso il conto delle lune, talvolta non mi rendevo neanche conto dei giorni che scorrevano. Non avere più un corpo che necessita di vivere non aiuta in questo. Penso che la Serpe abbia messo quelle armature a difendere la nave proprio per tenermi al sicuro da un attacco, gli sarei servito... per così dire vivo. Moriremo, letteralmente, nel cercare di scoprirne il motivo"
    Cominciò ad incamminarsi, agitando a ritmo regolare la coda alle sue spalle e dischiudendo le ali. "Non v'è motivo di parlarvi del mio potere, dovrete aspettarvi di tutto dal nostro avversario. Tuttavia potrete contare su di me"
    Così dicendo, cominciò a muovere qualche passo leggero verso Knawr. Come risposta non era delle più esaurienti, ma almeno avevano dalla loro parte un buon alleato. Si, alla fine sia lui che Shur avevano lasciato aperto un interrogativo, ma ora sapevano cosa dovevano fare.
    Combattere.
    Irya e Acreos sembravano rinfrancati dalla situazione. Magari era vero, il destino aveva messo il suo zampino sulla sabbia di Knawr quel mattino. O forse era stata la musica di Shur ad aver intessuto le trame di quell'incontro.
    O forse...

    Shur esce, Lenoor esce, escono tutti... la role è conclusa! *parte un festone intergalattico, più intergalattico del viale Iperspazio di Nitro fueled*
    Rispondete tutti e tre se volete, così finalmente la chiudiamo.

    Mi aspetto da qualcuno la domanda "Si ma... do minchia si va?" Eeeeh, vedrete U.U
    Rectina ti consiglio di non unirti al seguito, il tuo personaggio è troppo decontestualizzato e purtroppo rimane un po' fuori luogo.
    Non so come infilarci pure Amly in tutto questo casino. Poi sicuramente il seguito non lo aprirò subito, tra voi che rispondete ogni anno e io che con l'accumularsi delle role faccio peggio di voi, tanto vale aspettare un pochino xD

    La conclusione con tutti che si allontanano era troppo mainstream per questa role. Siamo andati avanti a colpi di "ma che boia dice quel bardo?" Non ci si può smentire proprio alla fine, e quindi puntini puntini anche per il finalone!

    Gente sono emozionato. Veramente è finita? Wuuf! Sicuramente Nivael avrà altre domande, ma abbiamo un'altra role a disposizione!
     
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    Finalmente il bardo si decise a parlare un po’ più esplicitamente. Certo doveva essere proprio nella sua natura fare discorsi a metà, sebbene lo facesse con una disinvoltura degna di nota. Liuto che pizzicava, dunque, non era uno dei sette artefatti come lo era il cubo. Cubo che però era oggetto di ricerca da parte di più individui, a quanto pare.
    Ci sarebbe stata una battaglia cruenta alla quale tutti loro non potevano sottrarsi, invischiati com’erano ormai nella vicenda. Per riprendere le parole del cantore: il destino ognuno se lo costruisce da solo, e loro avevano scelto di andare fin in fondo a quella storia.
    lanciò un’occhiata al mare con occhi languidi. Poi girò di nuovo lo sguardo verso gli altri, il drago nero si era mosso e stava avanzando verso la città di Knawr. Dal canto loro, le altre creature sembravano fermamente convinte di ciò che dovevano fare.
    Si grattò per un istante la punta del naso, ripensando a quando li aveva incontrati sul ponte della nave. Poi le venne in mente il tentativo fatto per smorzare il vertice. Quella, in effetti, era l’unica azione da lei compiuta per essere loro d’aiuto, ma quanto avrebbe potuto dare loro man forte in uno scontro?
    Non possedeva le caratteristiche più idonee per prendere parte a quella missione, perciò era meglio farsi da parte prima che fosse troppo tardi, anche perché la battaglia che dovevano affrontare i draghi, i coboldi e il musico era solo ed esclusivamente loro. Loro erano i protagonisti indiscussi della storia, lei, alla fine, poteva essere considerata l’attrice non protagonista e forse per questo vincerne il premio se mai si fossero trovati in uno spettacolo.
    Attese che calasse il silenzio, quindi parlò.
    “Credo che per il momento le nostre strade debbano dividersi.” Esordì esibendo un sorriso cordiale: “Ciò non toglie che potremmo ritrovarci un giorno, tuttavia, ritengo di non avere i mezzi necessari per supportarvi nella battaglia che combatterete, che, tra l’altro, è vostra.”
    Fece una pausa.
    “Vi ringrazio per il tempo trascorso insieme.” Concluse, senza aggiungere altro.
    Si congedò dal gruppo con un inchino del tronco e un mezzo sorriso. Dopo di che strisciò con eleganza verso il mare. l’acqua abbracciò dapprima la sua coda, poi la vita e il tronco.
    Prese a nuotare finché non si trovò all’incirca a tre metri di distanza dalla spiaggia. Volse indietro lo sguardo per incrociare quello degli astanti per qualche secondo, quindi s’immerse completamente, sollevando la coda verso l’alto come ultimo gesto di saluto.
    il movimento delle onde non era così armonioso da giorni; le ricordava una melodia di un noto pianista. Il movimento sinuoso delle onde paragonato all’armoniosità degli arpeggi musicali.
    Chissà se avrebbe mai scambiato qualche parola con il bardo a proposito di musica, o avrebbe mai più rivisto il drago d’argento lisciarsi la cresta con fare alle volte nervoso, alle volte signorile.
    Sorrise debolmente. Per il momento, la cosa migliore che poteva fare era ritornare nel suo regno, da chi l’aveva accolta quando aveva scoperto di essere una sirena e se n’era andata via di casa. Aveva molto da fare: infatti, doveva ancora prestare la dovuta attenzione al ghiaccio rosso trovato alla tundra.

    Amly esce.
     
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    Se Nivael ha altre domande? Ne ha tipo il doppio di prima.

    Dato che la role è finita ho fatto un post piuttosto breve, perché onestamente non mi andava di scrivere il solito papiro con 300 linee di dialogo e 580 domande, se poi nessuno vi avrebbe risposto. u_u
    Forse è un po' fuori personaggio per Nivael lasciar correre le questioni in sospeso tendendosi le proprie domande per sé... ma in effetti lo aspetta un'intera nuova role dove potrà scassare ampiamente le balle a tutti, quindi per questa volta vada così.
    :paninozzo:



    Era ormai pomeriggio inoltrato. La sabbia chiara del bagnasciuga riverberava la luce abbacinante del giorno, disperdendola in un chiarore aureo e uniforme. L’intera linea costiera era un’unica striscia di una lucentezza quasi metallica, che si estendeva a perdita d’occhio come un infinito sentiero di polvere d’oro. I raggi del sole, come accade quando colpiscono i resti di uno specchio caduto al suolo e ridotto in tanti minuscoli frammenti, si riflettevano sulla superficie appena mossa del mare dando vita alla danza cangiante di una miriade di riflessi di un bianco intenso, che ferivano gli occhi come frecce.
    Lo sciabordare cadenzato delle onde che si rovesciavano pigramente sul bagnasciuga e il fruscio di una brezza lieve erano gli unici suoni che perturbavano un silenzio altrimenti assoluto, inframezzati occasionalmente dal verso stridulo e altrettanto ritmico di qualche gabbiano.
    Volgendo lo sguardo verso l’entroterra ci si trovava circondati da un altro mare altrettanto vasto, questo, però, di un’iridescente colore smeraldino. La distesa verdeggiante di quei prati si estendeva a sino a fondersi con l’orizzonte. Morbide colline ed alture evocavano grandi onde dal moto straordinariamente placido, impressione rafforzata da un vento che, delicato come una carezza, pettinava il loro soffice manto verde. In lontananza si scorgeva la città di Knawr, la cui sagoma frastagliata risaltava sul chiaro sfondo azzurro di un cielo senza nuvole.
    Una corrente fresca e leggera animava appena la cresta del collo di Nivael, facendo vibrare impercettibilmente anche le sue ampie membrane alari. Un deciso odore di salsedine gli giungeva alle narici. Lo trovava piacevole. Aveva sempre amato il mare e le zone costiere. Altrettanto piacevole trovava la sensazione di frescura che avvolgeva gli artigli delle sue quattro zampe che, come nel ghermire una preda invisibile, erano saldamente affondati nella sabbia perennemente umida del bagnasciuga.

    Dallo sguardo del giovane drago d’argento, assorto nella contemplazione di quel paesaggio bucolico, non traspariva nessuna particolare emozione.
    Dentro di lui, in realtà, infuriava una tempesta di interrogativi, di ipotesi e di obiezioni, stato d’irrequietezza interiore che si poneva in contrasto stridente con l’atmosfera serena di quella giornata così tersa.

    Cos’è la Nebbia Argentata, e qual è il suo obbiettivo? Cosa accade se gli artefatti vengono radunati? Perché Lenoor era così restio a parlargli dei poteri che gli sono stati sottratti, nonostante essi fossero un elemento a dir poco fondamentale per preparare una strategia di battaglia? A cosa serve lo spartito scritto da Shur? Ma soprattutto, che accidenti di diamine è il Sole d’Ardesia?

    Le domande che avrebbe voluto porre al bardo e al drago nero sgorgavano nella sua mente come acqua da una sorgente montana, ma Nivael capì che quello non era il momento adatto per esternare le proprie perplessità. No, adesso non ne avrebbe cavato nulla. Non che avesse la minima intenzione di lasciare aperti tutti quei quesiti. I suoi dubbi li avrebbe fugati più avanti, nel corso del viaggio. Ci voleva solo un po’ di pazienza…

    “Va bene. Degli altri oggetti ne riparleremo quando questa storia sarà finita.”, disse asciutto Nivael.
    “Beh, dobbiamo mettercela tutta per collaborare”, aggiunse con l'ostentata indifferenza di chi sa di affidarsi ad una banale formula di circostanza. Sfregandole l’una sull’altra, si pulì gli artigli delle zampe anteriori dai piccoli grumi di sabbia umida che vi erano rimasti attaccati. Dopodiché scoccò un’occhiata penetrante prima a Shur, poi a Lenoor.
    “Per farlo serve fiducia reciproca.” Un sorriso cordiale ma freddo incurvò leggermente le sue labbra.
    “E affinché vi sia fiducia, non possono esservi segreti tra noi. Siete d'accordo?”
    Il drago argentato non attese risposta, accingendosi ad incamminarsi in direzione di Knawr.

    Il silenzio teso che regnava sulla spiaggia venne spezzato da Amly. La sirena salutò quelli che per un tempo fugace sono stati i suoi compagni di viaggio, affermando di non poter far più molto per aiutarli nella loro impresa. Ringraziò con un elegante inchino e un ampio sorriso, e con un paio di vigorose spinte della sua coda era già in acqua.

    Nivael arrestò di colpo il proprio incedere, voltandosi in direzione del bagnasciuga.
    “Amly!”, esclamò quando ormai la sirena era già scomparsa, inghiottita da quella scintillante pianura di argento vivo che era il mare illuminato dal sole vespertino.
    “Grazie di tutto!”, le gridò con energica vivacità, ma nella sua voce echeggiava una distante nota di malinconia.
    “Ci rivedremo mai più? ... Chi può dirlo.”, si disse tra sé e sé, riprendendo ad incamminarsi verso la città.


    Nivael esce.

    Wow, quasi non posso crederci che l'ho scritto veramente. Stiamo assistendo alla fine di un'era. :asd:


    Edited by -Aleph- - 22/7/2019, 22:56
     
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