Approdo a Ke... ehm, com'è che si chiamava?

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    Nivael, prima role.


    Nivael stava sdraiato sul soffice manto verde del prato da svariate ore, rivolto a pancia in su. Le sue scaglie argentate scintillavano debolmente illuminate dal sole appena sorto, mentre una lieve brezza muoveva svogliatamente le membrane delle sue ali distese. In lontananza si udivano lo sciabordare delle onde del mare che si infrangevano sulla spiaggia e lo stridere di alcuni gabbiani.

    -Questo posto non è affatto male- pensò il giovane drago, sbadigliando sonoramente.

    Contemplare pigramente la volta celeste viaggiando nel frattempo senza meta col pensiero è sempre stata una delle sue attività preferite. Nonché, modestamente, quella che gli riuscisse meglio. Ma non poté fare a meno di pensare che forse questa volta stava un tantino esagerando nell'assecondare la sua smisurata pigrizia.

    Non che fosse particolarmente stanco per il viaggio del giorno prima, in verità. Aveva affrontato traversate ben più lunghe in condizioni climatiche decisamente più avverse. Eppure l’atmosfera di pace trasmessagli da quel luogo gli faceva venire una gran voglia di starsene lì a poltrire più o meno… per sempre. Una volta approdato sull’isola in tarda sera aveva passato l’intera nottata sdraiato su quel prato senza nemmeno cambiare posizione, e l’idea di fare altrettanto per l’intera giornata successiva gli appariva non poco allettante.

    -Uhm… probabilmente dovrei dare un’occhiata in giro per farmi un’idea di com’è l’isola- pensò Nivael.

    D’altronde non sapeva assolutamente nulla del luogo in cui si trovava. Poteva non essere così tranquillo come sembrava, e starsene ore ed ore sdraiato a fare nulla in un posto che gli era completamente estraneo non gli pareva in effetti l’idea più brillante della sua vita.

    Tra l’altro Nivael non aveva nemmeno idea di come si chiamasse esattamente l’isola. Il tizio che lo aveva informato della sua esistenza, un grifone vecchio decrepito e assolutamente non affetto da problemi senili, gliel’aveva descritta come un’isola apparentemente tranquilla ma in realtà piena di misteri e insidie nascoste, dove le creature ferali convivono in una meravigliosa ma fragile armonia con l’ormai onnipresente e alquanto molesta specie umana. E poi gli aveva detto anche il nome dell’isola. Sfortunatamente Nivael aveva smesso di ascoltarlo non appena aveva sentito dire “piena di misteri e insidie nascoste”, poiché aveva già iniziato a pianificare la rotta da seguire per raggiungere il luogo.

    -Dai, com’era? Sono abbastanza sicuro che iniziasse con la “S”- mormorò Nivael tra sé e sé.
    -Era… Senkart? Nah… suona malissimo. Kersanth forse… No accidenti, ancora peggio!- disse ad alta voce, emettendo un sonoro sbuffo dalle narici in preda la frustrazione.

    Niente. La sorpresa di constatare che l’isola descritta dal vecchio esisteva realmente, non essendo quindi una mera farneticazione dovuta alla sua età avanzata e alle troppe botte in testa subite in battaglia (ricopriva il ruolo di ariete, per cui la sua mansione era quella sfondare le porte delle fortezze nemiche a testate), era stata evidentemente tanto grande da aver rimosso il nome del luogo dalla sua mente.

    Con un gesto repentino Nivael abbandonò la sua posizione supina e si rizzò sulle sue quattro zampe. Era il momento di agire. Adesso aveva finalmente un obbiettivo ben definito: scoprire come caspita si chiamava l’isola in cui era appena atterrato.

    Edited by -Aleph- - 10/9/2017, 19:15
     
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  2. radsol
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    https://kengard.forumfree.it/?t=74802191
    Non ho la benche minima idea di come si alleghi un nome al link, comunque. Zorais, prima role


    Era ormai tardo pomeriggio quando il traghetto di Zorais arrivò a destinazione. Il crepuscolo aveva già iniziato a macchiare il cielo, creando mille sfumature di arancio, mentre il rumore del mare che batteva contro il Porto di quell'Isola si intonava col canto dei gabbiani, tutto era in pace e tutto era in armonia o almeno, così sembrava.


    "Bene. Sono arrivato" fece tra se e se scendendo dalla barca. La leggera brezza serale iniziò a scivolare sulla sua corazza di ferro mentre gli occhi purpurei, unica cosa distinguibile in lui nella nella notte, analizzavano cautamente ciò che lo circondava:
    Sembrava un posto tranquillo, come aveva sentito in giro. Vedeva i pescatori e i vari venditori disfare le loro baracche, ormai era sera ed era comprensibile che chiudessero tutto ma nonostante questo non c'erano solo persone che se ne andavano, sapeva che quello con la quale era arrivato era l'ultimo traghetto, quindi probabilmente coloro che stavano arrivando dovevano essere le tipiche coppiette in cerca di un po di romanticismo, o qualcuno in cerca di tranquillità, chi poteva dirlo. Nonostante sembrasse tutto tranquillo il drago corazzato non riusciva a mantenere la calma, il motivo era probabilmente proprio la sua corazza, non era solito usare il ferro per essa, spesso usufruiva di metalli molto più resistenti ma aveva immaginato che per un viaggio lungo un metallo leggero sarebbe stato ottimo, ma ora che era arrivato concordò con se stesso che avrebbe fatto una muta appena potuto.


    "Non mi sorprende che questo posto sia conosciuto come ritrovo degli studiosi, se tutta la città sarà come il Porto potrebbe rivelarsi un viaggio tranquillo" affermò ancora tra se e se, rimenbrando com'era giunto lì.

    Successe qualche mese fa ormai, il sigillo era stato sciolto e lui dopo chissà quanto tempo rinchiuso fu catapultato in un mondo alla quale ormai non apparteneva più. Era da solo, non sapeva che fine avessero fatto i suoi fratelli, ne dove fosse quel demone sigillato con lui, probabilmente erano nella sua stessa situazione, la prigionia purtroppo non aveva giovato al suo essere: ci vollero giorni solo per riuscire a muovere una zampa, e un mese intero per riuscire a forgiare una corazza decente, fortunatamente era un tipo molto paziente, e non ebbe alcun problema ad aspettare, ciò che fu complesso fu il suo nutrirsi. Poteva resistere qual che giorno certo, ma aveva comunque bisogno di un tipo di nutrimento, che ritrovò nel cacciare piccole creature. In quello stato era troppo pericoloso esporsi, soprattutto in un mondo che non conosceva, quindi la maggior parte delle volte si era dovuto accontentare di poco, ma poteva dire per certo che era molto meglio quella situazione che essere rinchiuso
    dopo quel mese finalmente riuscì a forgiarsi una corazza d'acciaio decente e avendo riacquistato quel minimo di forze che gli permisero di muoversi, si mise in viaggio, senza una meta precisa, sperava di incontrare i suoi fratelli per riunirsi, e pregava di non incontrare quell'essere mostruoso.



    Presto arrivo in una città, Non molto grande, in realtà sembrava un piccolo paesino di compagnia, immerso nel verde e nella tranquillità o noia più totale.
    Non ricordava il nome di questa, non ci prestò molta attenzione in realtà, ciò che lo stupiva però erano le creature che lo abitavano, non ne riconosceva nessuna, solo qualche essere simile a lui ma per il resto era tutto nuovo. Ma ciò che lo sconvolse fu il comportamento di questi esseri poiché non appena arrivato alle porte della cittadina fu accolto calorosamente da due esseri bipedi senza scaglie e senza pelo, se non per la testa.
    lo guidarono alla locanda di quel posto, dove finalmente si rifocillò completamente, tutti furono molto cordiali, dandogli anche un informazione essenziale: essendo che al drago serviva la conoscenza su questo nuovo mondo, gli fu consigliata la città di knawr, dove si dice fosse situata la più grande biblioteca conosciuta, e cosi si mise in viaggio. Purtroppo la sua totale ignoranza di quel mondo lo fece perdere un paio di volte, ma dopo un po' di peripezie eccolo lì giunto alla sua meta, anche se purtroppo la sua guarigione continuava a rilento, non aveva recuperato neanche un quinto della sua forza. Ad ora, non era neanche l'ombra del drago che fu.


    "Ok. In marcia, devo trovare quel tipo" fece dopo aver fatto ordine nella sua testa, Non voleva aspettare oltre, e anche se era sera, si mise in marcia verso la bibblioteca.

    By Aes: correggo io sotto richiesta di Rad


    Edited by Aesingr - 9/9/2017, 01:08
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Aes decide di mandare a pu**ane tutto il suo corso universitario e entra con... va beh, tanto lo descrivo in role U.U
    Rad ma seriamente il tuo draghetto è arrivato con un traghetto? xD
    Inizio a fare il guasta feste, preparati:
    1-cos'è kawr? Knawr! Ci tengo ai nomi dei luoghi, sono stati partoriti dopo lunghe ore di concitato ed infervorato rimuginamentamento, e... ecco...
    2-Knawr, anche scritta per bene, non è un'isola. Knawr è un pezzo di Kengard, esattamente la città che sta in fondo verso sud e in cui c'è tranquillità, con la grossa spiaggiaspiaggiosa dove si incontrano le onde.


    "Il problema è serio! Fin troppo serio! Dobbiamo sbrigarci a ritrovarle!"
    Ampie manciate di sabbia volarono ovunque per la spiaggia, salendo e scendendo in masse pulvirulente per schizzare in ogni dove.
    In effetti, l'unico problema grave in quel momento era la voce dei due coboldi dalle squame castanodorate, che si fissavano in cagnesco (o in coboldesco) continuando a scagliarsi sabbia addosso a vicenda.
    "Perché non vuoi mai darmi ascolto! Non ha alcun senso, non possiamo cercarle da soli!
    "Dobbiamo provarci! Chi pensi ci aiuterebbe? A nessuno importa dei nostri problemi!"
    "Gliene importerà a tutta l'isola se continui a sbraitare così!"
    "Tu stai urlando ancora più di me!"
    "Non è vero!"
    In un climax di schiamazzi, onde di sabbia che manco il dio Gahara del deserto e tante altre cose belle, i due piccoli rettili avevano effettivamente attirato l'attenzione di qualche passante. Per di più umani e qualche nanetto barbutissimo, tutti con lo sguardo puntato su di loro.
    Come se non bastasse, pareva che un Nahrd ubriaco stesse cantando a squarcia gola in mezzo alla spiaggia come nulla fosse, dando vita forse alla prima canzone veramente stonata da parte del suo popolo.
    Neanche il liuto che stava imbracciando sembrava emettere una sola nota al suo posto, era un vero e proprio delirio.
    Knawr, la città così detta tranquilla e ricca di pacato sapere... si, decisamente.
    Nel mentre che starnazzava come non ci fosse un domani, dando prova che lì ci si poteva benissimo ubriacare anche a quell'ora del mattino, correva da una parte all'altra della spiaggia come in preda alla follia indiscussa. Che fosse il risultato della sera precedente era improbabile, prima o poi qualsiasi alcolico avesse bevuto avrebbe terminato il suo effetto inebriante, e una notte intera era troppo anche per l'idromele d'ambra barricato.
    I due coboldi non si fermarono neanche quando il Nahrd passò loro accanto saltellando per la spiaggia, e lui a sua volta ignorò il fatto che gli fosse volata della sabbia addosso e fra i lunghi capelli castani.
    "Oohh finché le virtùùùùù, che sfioraan dentro meeee... le soglie di laggiùùù... all'ombra d'un perchééé... temerario mi sento già, e vi grido eilà! Voltar mi volterò, all'orizzonte finché può... il mio sguardo arrivar nel oltrelungo Maaaaar! E le corde sfiorerò, saggiamente sfiorerò! Mi vien voglia di cantaaaaaar... la mia felicitààààà! Pioggia e fuoco alvento anch'io, accoglierò nel pugno mio, è in burrasca tutto il dì ma resterò qui!
    Foglie di rugiada ormai, in calda estate non vedrai, il caldo sol d'ardesia sai... in cielo incontreraaaai! "
    D'improvviso, i due coboldi smisero di molestarsi a colpi di spiaggia, voltandosi a fissare il nahrd canterino con sguardo sinceramente confuso.
    "Ha detto... Foglie?" fece i primo, guizzando in avanti.
    "... d'ardesia?" completò l'altro, imitandolo.
    Senza aggiungere altro gli si gettarono praticamente addosso, senza rallentare neanche quando praticamente gli furono a meno di dieci centimetri.
    "Fermo! Dove sono le foglie D'ardesia?"
    Il musicista sclerato non voleva affatto fermarsi, anzi non dava nemmeno segno di averli sentiti.
    Uno dei due coboldi gli fece sgambetto con la coda (dai quanto sarebbe bello "scodetto), facendolo rovinare a terra.
    Quello, nonostante il torpore causato da qualunque roba avesse ingerito che pareva andare oltre una semplice bevanda pesante, ebbe la prontezza di lanciare il liuto in avanti nella sabbia per non schiacciarlo con il corpo mentre cadeva. Qualunque musicista che si rispetti odierebbe che i suoi strumenti vengano anche solo scheggiati, figurarsi spezzati a metà.
    Finalmente i due ebbero la sua attenzione mentre questo si rialzava, ma probabilmente non a sufficenza per ciò che era di loro interesse.
    "Salve miei giovani piccoli amici dorati, conoscete Sol d'ardesia? Adoro questa canzone! Avanti, ora vi faccio un bell'assolo e voi..."
    "No!" gridarono all'unisono i due, mentre il nahrd recuperava lo strumento dandogli una pacca affettuosa per pulirlo dalla sabbia. "Aspetta, sai dove sono le foglie d'ardesia?"
    Lui dedicò loro uno sguardo perplesso, socchiudendo i vivaci occhi gialli.
    "Foglie? No, è il sol! Sol d'ardesia! Non capite? La nota del sol, calda come il sole, d'ardesia, del color del cielo plumbeo! Sublime, unicamente sublime!"
    L'espressione dei due coboldi diceva chiaramente che non poteva essere una coincidenza, era assurdo che proprio mentre stavano cercando indicazioni sulle foglie d'ardesia qualcuno avesse iniziato a sbottare con una canzone che citava sia le foglie che l'ardesia.
    Non sapeva cosa dire, non riuscivano a faraltro che fissarsi reciprocamente con un evidente accenno di delusione sul muso.
    Il nahrd era ripartito a cantare a squarcia gola, pizzicando le corde in grumi di note che erano tutto fuorché accordi, allontanandosi nuovamente. Non potevano lasciarlo fuggire, Dopo un iniziale attimo di sgomento si lanciarono ancora al suo inseguimento, in un ampio prato che dava sulla parte esterna della città e da cui si poteva scorgere il corso di un fiume in lontananza scivolare placido in mezzo alle abitazioni lignee.
    "Aspet..." uno dei due coboldi si ritrovò a capitombolare per aria, a causa di un fallimentare tentativo di balzo terminato con una bella schienata per terra.
    "Aiaa! Ma cos'è stato... i miei occhi!"
    Il rettile si portò le zampe sulle palpebre, aprendo piano gli occhioni azzurri che erano rimasti abbagliati da qualcosa un attimo prima che si ritrovasse a decollare meglio di un drago. Un drago, si proprio un drago che se ne stava lì in piedi, apparso apparentemente dal nulla in maniera tendenzialmente random. Le sue squame rilucevano d'argento, molto più di quanto splendessero d'oro quelle dei coboldi, ora intenti a scrutare il drago con l'espressione di terrore più puro.
    Indietreggiarono all'istante, portando la lunga coda fra le zampe posteriori e tremando vistosamente, mettendosi l'uno vicino all'altro.
    "Le chiedo di perdonarci... grandioso drago... io... io non l'avevo vista... infinite scuse..."
    Si rannicchiarono come di fronte ad un demone oscuro proveniente dall'oltretomba, i loro teneri occhi color del cielo erano annebbiati dallo sconforto più totale.
     
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    Nivael camminava lungo il bagnasciuga con il passo lento e regolare di chi non ha fretta. La sua priorità era quella di raccogliere qualche informazione sul luogo in cui si trovava, e per questa ragione aveva deciso di seguire il profilo della spiaggia nella speranza di imbattersi in un villaggio costiero o anche semplicemente in qualche pescatore.

    -Chissà se in quest’isola gli umani sono davvero così amichevoli come si dice- pensò Nivael.

    I suoi contatti con il genere umano sono stati numerosi e tra loro assai variegati. Nel corso dei suoi molti viaggi non ha potuto fare a meno di notare che gli umani sono molto spesso la specie più diffusa del luogo. Per via della loro numerosità e della loro abilità come artigiani e costruttori finiscono spesso per diventare una presenza assai influente se non persino ingombrante nei territori che colonizzano. Il più delle volte non arrecano danno a nessuno e, anzi, la loro influenza è di beneficio per tutti. Ma purtroppo le cose vanno spesso diversamente, e l’ascesa della società umana giunge talvolta a scapito delle creature autoctone e specialmente di quelle ferali.
    Per questa ragione Nivael tende ad approcciarsi agli umani con un pizzico di prudenza. Gli è capitato in passato di trovarsi in situazioni decisamente spiacevoli per colpa loro, essendo più di una volta approdato in luoghi dove le creature ferali erano brutalmente osteggiate se non persino cacciate e sterminate con sistematica efficienza.
    Tuttavia Nivael non portava rancore verso la specie umana, anche perché le sue esperienze di contatto positive superavano di gran lunga quelle negative. Il suo concetto di “approcciarsi con un pizzico di prudenza” corrispondeva infatti nell'evitare di atterrare nella piazza principale di una città che non conosceva gridando “Heilà!”.


    Si era fatta mattinata inoltrata. Lo stridio dei gabbiani in lontananza era divenuto più intenso rispetto all’alba, poiché con l’alzarsi del sole la loro attività tendeva a farsi più alacre. Seppure Nivael marciasse da quasi due ore, ancora non riusciva a togliersi di dosso quella leggera sensazione di torpore che lo accompagnava sin dalla prima mattina, che dava alla spiaggia un’atmosfera ovattata quasi onirica.
    Ma in fin dei conti era una sensazione piacevole, e Nivael se la godeva passeggiando con tutta la calma del mondo lasciandosi accompagnare dal suono morbido e ritmico delle onde del mare che, infrangendosi pigramente sulla spiaggia, bagnavano di tanto in tanto le sue zampe. La soffice sabbia umida impregnata d’acqua marina gli dava una gradevole sensazione di freschezza, e nel frattempo una leggera brezza scivolava piacevolmente sulle membrane delle sue ali e sulla sua cresta dorsale.
    In cielo non vi era nemmeno una nuvola, e il sole mattutino inondava la spiaggia della sua luce dorata. I raggi del sole riverberavano sul chiarore della sabbia, e con tutta quella luce Nivael fu costretto a socchiudere gli occhi per poter vedere meglio in lontananza.

    -Mh… mi sembra di intravedere un villaggio, ma è parecchio distante- pensò il giovane drago. -Ah, fa nulla. Qui si sta una meraviglia. Devo dire che l’idea di camminare ancora per un po’ non mi dispiace affatto- disse Nivael tra se e se, rivolgendo lo sguardo verso il mare con fare contemplativo. -Quest’isola potrebbe piacermi parecchio. È un luogo così rilassante e silenz… -

    Nivael non fece in tempo a terminare la frase, che un suono atroce e penetrante perforò i timpani di entrambe le sue orecchie. Si fermo di scatto, inorridito.

    -C-cos’è questo… questo frastuono demoniaco?- disse ad alta voce, quasi ruggendo.

    "Oohh finché le virtùùùùù, che sfioraan dentro meeee... le soglie di laggiùùù... all'ombra d'un perchééé... temerario mi sento già, e vi grido eilà! Voltar mi volterò, all'orizzonte finché può... il mio sguardo arrivar nel oltrelungo Maaaaar! E le corde sfiorerò, saggiamente sfiorerò! Mi vien voglia di cantaaaaaar... la mia felicitààààà! Pioggia e fuoco alvento anch'io, accoglierò nel pugno mio, è in burrasca tutto il dì ma resterò qui!
    Foglie di rugiada ormai, in calda estate non vedrai, il caldo sol d'ardesia sai... in cielo incontreraaaai!
    "

    Allarmato, Nivael si mise in posizione di guardia. -E’ forse il lamento di una persona che si sta sentendo male e chiede aiuto?- pensò. -No, impossibile… nessuna creatura di questo mondo è in grado di emettere dei suoni tanto raccapriccianti. Quali misteri nasconde quest'isola? Devo avvicinarmi senza farmi sentire… Spero di non rimanerci secco, ma sono troppo curioso-.

    Ricoprendo di una bolla di vuoto gli artigli di tutte e quattro le sue zampe in modo da sopprimere i suoni emessi dai suoi passi, Nivael si diresse di soppiatto in direzione della fonte del lamento infernale.
    Si trovava adesso ad una distanza di circa 15 metri da essa, e distingueva chiaramente tre figure intente a parlare tra loro. Erano due piccoli coboldi dorati e una creatura umanoide simile ad un elfo dalla pelle bluastra e dai lunghi capelli castani che stava raccogliendo da terra uno strumento musicale a corde, probabilmente un liuto. I due coboldi discutevano animatamente con l’elfo bluastro gesticolando in modo concitato e quasi teatrale, mentre quest’ultimo parlava lentamente e biascicava pesantemente le parole. Sembrava non capire granché di quello che gli veniva detto, essendo palesemente ubriaco fradicio. Da quella distanza Nivael non riusciva ad afferrare chiaramente l’argomento della loro surreale conversazione, ma era qualcosa che aveva a che fare con la musica e delle “foglie d’ardesia”. Ad un certo punto l’elfo bluastro imbracciò il suo liuto e propose ai due coboldi di suonare loro un assolo, offerta che essi rifiutarono all'unisono con veemenza ed evidente disgusto.

    -Quindi… quindi era solo un musicista ubriaco? Che roba si bevono da queste parti? hahahaha - disse Nivael sottovoce, trattenendosi a fatica dallo scoppiare a ridere a tutto volume.

    L’elfo bluastro aveva ricominciato ad urlare a squarciagola emettendo suoni estranei a questo mondo, camminando nel frattempo in direzione del centro abitato che si intravedeva in lontananza. I due coboldi avevano ricominciato a discutere animatamente tra loro non prestando affatto attenzione all’ambiente circostante, tanto che non si erano nemmeno accorti che l’elfo bluastro si era allontanato da loro ormai di una quindicina di metri.
    Muovendosi silenziosamente grazie al vuoto generato dai suoi artigli, Nivael si avvicinò di soppiatto ai due coboldi dorati, che erano talmente presi dalla loro discussione da non averlo minimamente notato. Il drago si trovava ormai a meno di un metro di distanza da loro. Era talmente vicino che il riflesso della luce solare sulle sue squame argentate aveva accecato uno dei due coboldi, che si coprì immediatamente gli occhi.
    Non appena egli vide la figura (per lui) imponente di Nivael, il suo volto venne improvvisamente deformato da un’espressione di puro terrore. L’intero corpo del piccolo coboldo esprimeva una sensazione di sgomento indicibile: tremava visibilmente e aveva la coda tra le gambe, e i suoi occhi azzurri sembravano supplicare pietà. Non appena notò la presenza del drago l’altro coboldo ebbe una reazione completamente identica a quella del compagno. I due si rannicchiarono a terra l’uno vicino all’altro in preda al panico più totale, iniziando a balbettare un torrente di scuse al drago argentato.

    Nivael li guardava dall’alto in basso, com’era inevitabile per via della differenza di dimensioni che correva tra lui e i suoi interlocutori, ricoprendoli interamente con la sua ombra. Puntò i suoi occhi gialli prima sull’uno e poi sull’altro coboldo.

    -Che carini- pensò.

    Il suo muso si illuminò di un sorriso cordiale ma al contempo un po’ artefatto, come se esso non fosse rivolto ai suoi interlocutori ma piuttosto derivasse da un pensiero che in quel momento stava attraversando la sua mente.

    -Heilà- disse Nivael guardando intensamente negli occhi prima l’uno e poi l’altro coboldo, imperturbabile nella sua espressione cordiale. –Vi serve per caso una zampa? Si dà il caso che a me serva.- disse, ripulendosi nel frattempo di un po’ di sabbia bagnata che insozzava gli artigli della sua zampa sinistra.
    -Voglio dire, non c’è cosa più nobile che ricambiare un favore con un altro favore, non trovate?-
     
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  5. radsol
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    Era ormai Mattina quando Zorais aprì gli occhi.
    nonostante volesse cercare informazioni in fretta, naturalmente la sera non era il momento migliore per farlo, d'altronde è comprensibile: a fine giornata sembra ovvio che la gente voglia riposare e non pensare più a nulla, quindi chiedere informazioni sarebbe stato solo un disturbo alla pace di quel posto.
    "Ben svegliato" la voce della locandiera lo riportò alla realtà:
    Era un avvenente Elfa alta bionda e con abiti succinti, probabilmente vestita in quel modo per attirare solo più uomini. Sembrava intenta a lavare dei bicchieri, probabilmente di qualche ubriacone abituale.
    Il drago metallico scese le scale di legno che portavano al corridoio della sua stanza, avvicinandosi al bancone e salutando la donna, che puntualmente gli passò un bicchiere con un liquido bianco all'interno. "Cos'è? " fece con tono misto tra il sospettoso e l'annoiato, non sentiva odori strani, e dubitava fosse alcool, essendo mattina presto.
    "Tranquillo, è semplice latte di capra, non ho mai visto nessuno sveglio a quest'ora del mattino qui, quindi goditelo fresco, la mia locanda ti ha soddisfato? " fece ella con tono gentile. Aveva una voce soave e un carattere altrettanto solare, Forse non era solo per i suoi abiti poco consoni che questa taverna era così apprezzata
    *ti ringrazio, ho dormito bene*
    Rispose Zorais, prendendo il bicchiere e gustando la sua colazione, constatando che era l'unico presente in quel momento, apparte qualche umano addormentatosi sulla sedia, probabilmente dopo una sbronza
    " allora, cosa ti porta qui? Non ti ho mai visto da queste parti, e di solito sono molto attenta"
    Fece la ragazza, con tono interessato e con un piccolo ghigno alludendo alle sue ultime parole, Non sembrava avere nessuna cattiva intenzione, probabilmente era solo interessata ad avere una conversazione con qualcuno che non aveva fin da subito puntato gli occhi sugli alcolici o sul suo seno abbondante.
    " sto cercando una persona, tu potresti aiutarmi?" Le rispose il drago, cercando di avere un tono diverso dall'annoiato, non era mai stato bravo a parlare, ma cercava comunque di fare del suo meglio per ricambiare tutta la gentilezza mostratagli.
    " mhhhh" fece ella, mettendo l'indice sotto il mento con fare serio, per niente consono alla postura appena creata "dovresti andare al porto, è il posto più ricco d'informazioni, nonché il più frequentato di giorno".
    " di solito.... Non dovrebbe essere una locanda il luogo più ricco d'informazioni? " abbozzó un sorriso, cercando di essere un minimo spiritoso, ma risultando più come una frecciatina puntigliosa
    "vero.." controbatté la fanciulla, poggiando i gomiti conserti sul tavolo, esponendo il seno "ma io mi faccio pagare anche per le informazioni "
    " sei spietata..." commentò Zorais , questa volta davvero annoiato mentre guardava il suo bicchiere ormai vuoto
    "Ehy, provaci tu a gestire un intera locanda da solo, e con uomini che ti ronzano attorno da mattina a sera per chissà quale desiderio carnale, ho fatto tanti sacrifici per avere questo posto, e se devo indossare uno straccio che mi copre appena ed essere avida anche con semplici parole beh si sarò spietata" fece con un sorriso iniziale, per poi trasformare il suo tono completamente, facendolo diventare serio e a tratti cupo, forse era stato troppo indelicato e aveva toccato un tasto delicato.
    "Ehm..." il corazzato si era reso conto del suo errore ma non aveva la benché minima idea di come uscirne "quindi....quanto ti devo per la notte e questo latte delizioso? " cercò di sviare l'argomento, e questo sembrò funzionare essendo che la ragazza rise leggermente e tornando solare a poco a poco
    " non mi devi nulla per questa volta, tranquillo offre la casa"
    "Sei un pò incoerente così non credi? " rispose sorpreso, non voleva stuzzicarla di nuovo, semplicemente avrebbe voluto ripagare per tutto
    " in realtà per niente, ricorda che ho un debito con te per l'altra sera" ridendo di gusto, anche se sottovoce, ripensando agli avvenimenti citati
    "Non che abbia fatto tanto in realtà...." disse spostando lo sguardo, tornando con la mente e ieri sera.
    Zorais era appena entrato in quella locanda molto animata, la puzza di alcool mista a altri odori sgradevoli lo stava già facendo vomitare, per non parlare del baccano che si stava creando, con ubriaconi che cantavano e ballavano.
    Si avvicinò al bancone. Ciò che voleva era solo trovare una stanza per potersi riposare in pace, e sperare che quel baccano non lo disturbasse.
    Scrutando attentamente la stanza, riuscì a trovare quella che si supponeva fosse la locandiera, portava un vassoio con dei bicchieri e delle bottiglie su una mano, e veniva seguita da un uomo, probabilmente ubriaco, chiaramente interessato all'avvenenza della fanciulla.
    Zorais decise di andare a parlarvi, voleva fuggire al più presto da quel trambusto, ma nel mentre che si avvicinava, il rapporto tra l'uomo e la locandiera si fece più manesco: iniziò a mettere le mani dove non doveva e continuava a corteggiata con insistenza, tant'è che alla fine la donna lo spinse via brutalmente facendolo cadere, portando con quell capitombolo tante risate del pubblico.
    L'ubriacone, non accettando l'affronto subito, con un volto furioso tirò fuori un piccolo pugnale, e senza un minimo di esitazione, si avventò sulla donna, per poi finire sulle scaglie di Zorais che nel frattempo aveva iniziato a parlare con la donna posizionato esattamente tra lei e l'uomo.
    fu un piccolo lampo e con un suono sgraziato il coltello si divide in due al tocco con le scaglie metalliche del drago, che sotto il silenzio e lo sguardo stupefatto di tutti respinse l'uomo con la coda, commentando con uno sguardo annoiato e la frase "che spreco di metallo" per poi tornare tranquillamente a parlare con la donna.

    "Va bene" fece, tornando al presente " allora mi dirigerò al porto, tu per favore stai attenta" continuò alludendo all'altra sera
    " si tranquillo, non avrò armi, ma so cavarmela" fece ella, addolcebdosi e sorridendo di più, apprezzando la preoccupazione del drago
    "A questo proposito" rispose, interrompendosi e concentrandosi per un momento:
    Le scaglie sul suo dorso iniziarono a vibrare e pian piano da queste si creò una vera e propria spada umana, semplice e leggera, ottima per gli inesperti, egli la prese e la porse alla donna
    " spero che almeno un minimo possa aiutare, non si spezzerá facilmente, le mie opere non deludono mai" e così, senza aspettare neanche una risposta se ne andò, verso il mare.

    Il suono familiare delle onde scroscianti unito al canto dei gabbiani riuscì di nuovo a calmare il drago metallico, nulla era cambiato dallo scorso giorno, era come sempre un posto pacato e tranqui.....

    "Oohh finché le virtùùùùù, che sfioraan dentro meeee... le soglie di laggiùùù... all'ombra d'un perchééé... temerario mi sento già, e vi grido eilà! Voltar mi volterò, all'orizzonte finché può... il mio sguardo arrivar nel oltrelungo Maaaaar! E le corde sfiorerò, saggiamente sfiorerò! Mi vien voglia di cantaaaaaar... la mia felicitààààà! Pioggia e fuoco alvento anch'io, accoglierò nel pugno mio, è in burrasca tutto il dì ma resterò qui!
    Foglie di rugiada ormai, in calda estate non vedrai, il caldo sol d'ardesia sai... in cielo incontreraaaai!"

    "Che diavolo succede?!? Chi stanno torturando in modo così atroce " pensò tra se e se Zorais, coprendosi le orecchie già corazzate per non sentire quelli che probabilmente potevano essere tranquillamente dei lamenti provenienti da qualcuno in punto di morte, causata solo dalle più atroci torture.
    Dopo che finalmente quello straziò Finí, forse per masochismo, il drago ne cercò la provenienza, era curioso di scoprire quale creatura a questo mondo era capace di cotanto potere polmonare.

    Egli arrivò sulla spiaggia dove si poteva assistere ad una scenetta al limite tra il buffo e l'inverosimile.
    C'erano due coboldi dorati tremanti e spaventati davanti a un drago argenteo molto esile e per nulla minaccioso, ma probabilmente era una questione di punti di vista.
    Zorais sentì il drago parlare di alcune informazioni, e di dare una zampa, così, vedendo che forse aveva trovato qualcuno di disponibile, Si approcciò ai tre.
    " scusatemi, potrei anche io usufruire della zampa? " fece cercando di essere gentile, ma come al solito, dando molto di più un impressione minacciosa
     
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    I due coboldi, appena capirono le parole del drago, rimasero così frastornati che ci sarebbe voluto uno strillo nell’orecchio per ridestarli del tutto.
    Si resero comunque conto, contro ogni loro aspettativa, che quel drago non aveva nessun intento aggressivo. Inizialmente il suo muso era arrivato decisamente troppo vicino ai loro gracili corpicini, facendo scorrere loro tutta la vita davanti agli occhi almeno sedici volte. Uno dei due per poco non svenne, mentre l’altro emise uno squittio talmente acuto che avrebbe stordito un lupo nell’arco di un centinaio di metri. Quel che il drago disse però li aveva lasciati entrambi a bocca aperta, talmente aperta che la loro mascella per poco non raggiungeva un angolo di 180°.
    Chiedeva una zampa? Da loro? E cosa potevano avere che potesse interessare ad una creatura come lui?
    “S… si, certo… cioè…”
    “No, a noi non serve… e… lei… somma creatura… di cosa ha bisogno?”
    Si tirarono leggermente indietro, ma non troppo per, diciamo, paura di mancare di rispetto al drago.
    “Si, ehm… esatto… questo intendevo. È solo che…”
    “Non… non sembriamo piacere… a quelli della vostra specie, non vuole mangiarci… vero?”
    Alternavano le frasi a vicenda in un susseguirsi di balbettii e strani mugugni, anche se piano piano la loro espressione sembrava starsi un minimo rilassando.
    Come se non bastasse, ne giunse un altro. Non potevano crederci, due draghi contemporaneamente? Era la prima volta che si trovavano al cospetto di due draghi allo stesso momento.
    Anche se quello appena giunto sembrava diverso, aveva uno strano aspetto e sembrava portare indosso qualcosa di molto simile ad un’armatura. Quello che subito saltava all’occhio era l’assenza di ali, caratteristica che conferiva a quelle maestose creature il dominio dei cieli, e i coboldi si chiesero dove le avesse lasciate.
    Anche lui pareva necessitare di una zampa, e speravano ardentemente che i due bestioni non intendessero la cosa nel senso più letterale del termine perché farsi staccare la zampa da un drago era sicuramente l’ultimo dei loro progetti quel giorno.
    “Salve… salve anche a lei…” disse uno dei due piccoli rettili dorati, “qualunque cosa… sia in nostro potere fare per aiutarvi… la faremo”
    In lontananza si poteva sentire ancora la voce del Nahrd che progressivamente scompariva, anche se ad un certo punto la cantilena parve retrocedere e tornare verso di loro. Ecco, ci mancava anche quella.
    Ad ampie falcate, con il liuto sempre stretto in braccio al limite della scomodità perché i liuti mentre si corre non si imbracciano per nulla bene, tornò verso il gruppetto appena formatosi tutto fomentato e più allegro di prima.
    “Pioggia e fuoco alvento anch'io, accoglierò nel pugno mio, è in burrasca tutto il dì ma resterò qui!”
    ”No, era meglio se non ci restavi qui” pensarono i due coboldi, scrutandolo con l’espressione più rassegnata del mondo. Il fatto che i draghi non li avessero ancora sbranati era un miracolo, se quel tipo li infastidiva e cambiavano idea, nel regno dei morti gli avrebbero fracassato il liuto in testa per l’eternità giusto perché ci stava bene come punizione infernale.
     
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    Il muso dei coboldi era rivolto verso Nivael, ma era chiaro che i due non lo stessero realmente guardando: in quel momento erano troppo impegnati a vedersi scorrere la propria vita davanti agli occhi.
    La reazione che le parole cordiali del giovane drago produssero su di loro fu esattamente quella che egli si attendeva: un’indescrivibile misto di sorpresa e confusione, il tutto condito con una punta di panico. Le mascelle dei due coboldi si spalancarono al punto tale che diedero l’impressione di essere sul punto di slogarsi da un momento all’altro, mentre le loro gambe smisero di tremare improvvisamente come congelate da una raffica di vento gelido. Uno dei due emise uno squittio talmente acuto che Nivael ritrasse istintivamente la testa di una decina di centimetri, infastidito.

    I due coboldi si scambiarono un fugace sguardo d’intesa con la coda dell’occhio. Non mossero neppure i loro musi, tanto erano pietrificati dal terrore e forse ancor di più dalla confusione. Sentivano entrambi un bisogno impellente di rassicurarsi l’un l’altro prima di armarsi di tutto il loro coraggio e compiere quella che ai loro occhi appariva come una missione eroica se non di fatto suicida: rispondere alla domanda che gli aveva rivolto il drago argenteo. Uno dei due deglutì. Guardò ancora volta il suo compagno con la coda dell’occhio, come se volesse vedere il volto dell’amico un’ultima volta per dirgli addio, poi aprì la bocca e disse qualcosa. O almeno provò a farlo:

    “S… si, certo… cioè…” balbettò il piccolo rettile. La sua bocca si era fatta improvvisamente così asciutta da impedirgli di articolare le parole.

    “No, a noi non serve… e… lei… somma creatura… di cosa ha bisogno?”
    sussurrò l’altro con voce incerta e tremolante, venendo in soccorso del compagno che sembrava essere ad un passo dal perdere i sensi.
    Nivael continuava a guardare i due coboldi dritto negli occhi senza dire nulla, assolutamente imperturbabile nella sua espressione cordiale. Sembrava quasi indossare una maschera.

    -Ok… è uno di quei momenti- pensò. Nivael lo trovava uno dei pochissimi lati negativi del girare il mondo essendo un drago: doversi sorbire, almeno due o tre volte alla settimana, conversazioni a base di silenzi imbarazzati e i balbettii con creature poco avvezze ad avere a che fare con i membri della sua specie. Fortunatamente Nivael aveva trovato un modo per intrattenersi anche in una situazione così tediosa: tutto quello che doveva fare per suscitare nell’interlocutore una reazione sufficientemente divertente era sorridere e guardarlo negli occhi senza dire nulla. Funzionava sempre.

    -Qui la faccenda andrà per le lunghe. Beh, tanto vale mettersi comodi- pensò, e con un movimento agile e fluido si sedette sulle sue zampe posteriori. I due coboldi intanto continuavano ad alternarsi nel farfugliare mozziconi di scuse.
    “Si, ehm… esatto… questo intendevo. È solo che…” provò a dire il primo dei due coboldi, arenandosi però ingloriosamente a metà della frase. Anche questa volta venne in suo soccorso il compagno. “Non… non sembriamo piacere… a quelli della vostra specie, non vuole mangiarci… vero?” disse lui sorridendo timidamente mentre sfoggiava il suo sguardo più supplichevole.

    Nivael fece bella mostra del suo vasto repertorio di denti sfoggiando un ampio ghigno sardonico.
    -Mangiarvi?- disse, avvicinando il suo muso a quello del piccolo rettile fino ad essere certo che egli sentisse distintamente il suo respiro sulla propria pelle -Ma no, e perché dovrei fare una cosa del genere? Quando vi ho chiesto di darmi una zampa intendevo soltanto domandarvi se potevo gentilmente strapparvi una zampa a morsi per usarla come stuzzicadenti, tutto qui- affermò con tono molto serio, guardando il coboldo dritto negli occhi. Rimase in quella posizione per una manciata di secondi. Poi scoppiò improvvisamente a ridere.
    -Eddai che sto scherzando, su haha- riuscì a dire a stento tra una risata e l’altra, rimettendosi nuovamente seduto -Scusa eh, ma me l’hai proprio servita sul classico piatto d’argento. Non avete nulla da temere da me, ve lo garantisco- assicurò ai due rettili dorati battendosi la zampa sinistra sul petto, facendo del suo meglio per trattenere le risate.

    -Ah, comunque il mio nome è Nivael. Piacere di conoscervi- disse facendo una sorta di piccolo inchino protendendo lievemente il corpo in avanti.
    -Ma adesso, per cortesia, parliamo affari importanti-. Il suo tono di voce si era fatto da un momento all’altro calmo e serio, così come l’espressione del suo muso. -Da voi ho bisogno semplicemente di alcune informazioni- disse parlando lentamente, curandosi di scandire per bene le parole -Vi porrò una serie di semplici domande, alle quali, se lo vorrete, mi onrerete con una risposta possibilmente sincera ed accurata. In cambio, qualora lo desideriate, sono disponibile ad aiutarvi nella vostra ricerca. Altrimenti mi toglierò di mezzo e con ogni probabilità non ci incontreremo mai più. Allora, che ne dite? Affare fatto?- Protese una zampa verso i suoi interlocutori, assumendo nuovamente la sua solita espressione cordiale ma impenetrabile.

    Ma proprio in quel momento gli occhi di Nivael furono feriti da un intenso bagliore.
    -C-cosa?…- Si coprì il muso con la stessa zampa che aveva appena teso ai due coboldi.
    Puntò lo sguardo in direzione della fonte della luce che lo aveva accecato, constatando che si trattava del riflesso del sole su di una superficie metallica. In questo non vi era nulla di particolarmente strano, se non fosse che la superficie metallica in questione era la pelle di una grossa creatura che si stava avvicinando a loro. Sembrava un drago senz’ali che indossava un’armatura simile a quella di un cavaliere umano, solo che, ovviamente, di taglia colossale. Era una visione piuttosto memorabile.

    Nivael si rivolse nuovamente verso i due coboldi. -Guardate- gli sussurrò con un sorriso canzonatorio stampato sul muso -un altro drago! Oggi è proprio il vostro giorno fortunato-.

    Giunto a pochi metri di distanza da loro, il drago corazzato si approcciò al curioso trio.
    "Scusatemi, potrei anche io usufruire della zampa?"

    Sebbene il contenuto del messaggio fosse di natura pacifica, a Nivael sembrava che il tono di voce contenesse una sottile nota minacciosa. Optò per un approccio prudente. Non conosceva le intenzione del drago metallico e, ad occhio e croce, gli sembrava un tipo sufficientemente grosso e forte da potergli spezzare l’osso del collo con una sola codata. No, non era il caso di fare il buffone come aveva appena fatto con i due coboldi. D’altronde, come Nivael sapeva per esperienza diretta, non tutti apprezzavano il suo umorismo.

    Uno dei due piccoli rettili dorati rispose immediatamente all’appello del drago corazzato.
    “Salve… salve anche a lei…” disse con tono timoroso ma al contempo ormai quasi rassegnato, “qualunque cosa… sia in nostro potere fare per aiutarvi… la faremo”.

    Nivael lo seguì dopo un paio di secondi. -Salve- disse sorridendo affabilmente. -Mi chiamo Nivael, sono un viaggatore. Piacere di conoscerti, è bello incontrare un tipo ancora più metallizzato di me di tanto in tanto. Anche tu sei in cerca d’aiuto?-

    Tutto sembrava filare in modo piuttosto liscio, ma proprio in quel momento le orecchie di Nivael furono tramortite da un suono orrendamente sgradevole. Esso si faceva rapidamente sempre più intenso e sempre più insopportabile. Per qualche strana ragione Nivael lo trovava vagamente familiare.
    Poi intravide una figura spuntare dalla cresta della collina, ed ebbe l’illuminazione che cercava: era l’elfo bluastro di prima.

    -Non posso crederci!- si fece sfuggire ad alta voce il giovane drago argentato. Diresse lo sguardo verso il musicista impazzito. Ancora pochi metri ed egli sarebbe entrato nel suo raggio d’azione.
    Sul muso di Nivael si disegnò un ghigno di sfida. -Vediamo se sai suonare anche sottovuoto- pensò.

    Edited by -Aleph- - 27/9/2017, 21:25
     
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  8. radsol
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    "Interessante"
    Penso tra se e se Zorais, approcciandosi all'insolito gruppo appena incontrato.
    prima di intromettersi con la sua richiesta di aiuto aveva origliato giusto un minimo la conversazione che stavano avendo, voleva essere sicuro di chi aveva di fronte, e denotò che non c'era molto da preoccuparsi:
    I due poveri coboldi parlavano balbettando e tremando, sembrava che da un momento all'altro stessero per avere un infarto. Pur non potendolo comprendere, Zorais immaginò che un essere così piccolo avesse nel suo dna l'avere paura di un qualcosa grande cinque o sei volte lui, d'altronde non conosceva per nulla questo mondo ancora, e pur essendo stato trattato bene, Non sapeva davvero che fama avessero i draghi o in generale che rapporto avessero certe creature, una cosa era certa, quei due... tremavano più di una spada battuta su una delle corazze del drago.
    una cosa però che aveva notato era il legame di questi due esserini, completavano addirittura le frasi l'uno all'altro, che fossero fratelli? Di Certo il loro manto era simile, chissà quanti anni avevano, sembravano giovani, e dalla loro reazione, forse era la loro prima volta davanti a un drago, che siano esseri così rari? Davvero strani.
    Certo però che l'essere argentato non era meno singolare:
    Agli occhi di Zorais era molto... "esile", avrebbe potuto spezzargli facilmente l'osso del collo con una codata se avesse voluto, pareva... giovane, non poteva di certo affermare la sua età a un solo sguardo, ma il suo modo di parlare non lasciava molti dubbi, forse è nel pieno dell'adolescenza? Che per qualche scherzo della sorte quel drago d'argento e i coboldi avessero la stessa età? Comunque fosse il drago a prima vista pareva... ingenuo,
    Sembrava si stesse prendendo gioco dei piccoletti facendo qualche battuta sul tipo di frase usata per approcciarsi, per poi blaterare qualcosa su un accordo
    Sembrava avere esperienza con questo tipo di situazioni questo drago, che non fossero i primi i coboldi che ha fatto tremare? Beh comunque fosse, sembrava un buon momento per chiedere aiuto.
    Ma ancora prima che potesse proferire parola, fu il drago argenteo a parlare, evidenziando il suo essere drago ai coboldi, Che per buon risposta, alla vista di Zorais sbiancarono, sembrava che uno dovesse sorreggere l'altro, o sarebbero venuti entrambi, sembrava comica come scena, ma anche a tratti tenera
    " potrei usufruire anch'io della zampa"
    Queste furono le parole di Zorais, facendo finta di non aver sentito la battuta del drago argenteo. I primi a rispondere, molto, forse troppo repentinamente furono i coboldi, Che in maniera più umile, anche stavolta forse un tantino esagerata, offrirono ogni loro servigio al drago metallico,
    Così come fece il drago argenteo, che si presentò ed offrì anch'egli il suo aiuto, senza farsi mancare una battuta sul metallo:
    si chiamava Nivael, e... forse sarà stato il modo di Zorais di approcciarsi, il suo essere grosso e di metallo, oppure in generale l'essere uno sconosciuto, che fece mettere in guardia il drago d'argento, il drago corazzato lo capì subito, c'era una differenza abissale dal modo in cui aveva appena parlato ai coboldi rispetto a come si era presentato a Zorais, nonostante avesse provato a scherzare si vedeva che era allerta, beh non gli cambiava molto, lui c'era abituato, molto sguardi diffidenti, e incomprensioni avevano più di una volta graffiato l'armatura del drago.
    ma un suono infernale lo risvegliò dai suoi pensieri, era tremendo, e familiare.
    Era il bardo che lo aveva condotto da loro, anche se quella tortura doveva finire, ma prima che Zorais agisse, egli sentii Nivael mormorare qualcosa
     
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    L'accumulo di emozioni era davvero eccessivo, e il ritorno dell'elfo non era certamente d'aiuto. Quel che pensarono istantaneamente fu di sfruttare l'occasione per fuggire, la distrazione fornita dal cantante pazzo sarebbe bastata forse perché le loro zampe li portassero rapidamente fuori dal loro sguardo.
    Impossibile, quei draghi li avrebbero acciuffati in un istante, soprattutto quello argenteo di fronte a loro che, a differenza dell'altro, aveva anche le ali.
    Probabilmente i due coboldi svennero a ruota prima uno e poi l'altro, riprendendosi per sostenersi a vicenda quando il drago disse loro di volere soltanto una zampetta, ma riuscirono a non darlo a vedere. Erano morti soltanto dentro, praticamente.
    Ascoltarono poi con attenzione ogni singola sillaba pronunciata dalla creatura, chiedendosi perché si divertisse a far venire loro i peggio traumi.
    "R... ricerca? Quale... quale ricerca?" abbozzò quello di destra, cercando di dare al suo muso un'aria sufficentemente perplessa che oltrepassasse la paura.
    "Noi non abbiamo parlato di ricerche..."
    Almeno così ricordavano, in quegli ultimi secondi poteva esser successa qualunque cosa. Che il drago sentisse loro i pensieri? Non potevano crederci, non volevano crederci. Se davvero leggeva la mente e si dilettava nel giocare con il loro terrore era più sadico dei draghi che avevano cercato di ucciderli a prima vista, evento da cui neanche era trascorso molto tempo.
    "Chiedete pure quel che desiderate..." riprese il primo.
    Si stavano adattando alla faccenda, per quanto fosse contro la loro natura e il loro istinto.
    Attesero anche le parole dell'altro drago, avrebbero soddisfatto ogni loro richiesta, come la legge naturale che li faceva sentire inferiori aveva deciso. Cercarono di assumere una posa un po' meno scomposta, drizzandosi sulle zampe posteriori in modo da dare una minuscola parvenza di dignità.
    "Comunque... è un vero piacere... fare la vostra conoscenza" mai una frase sarebbe potuta sembrare più fuori luogo di quella. "Io sono Irya, e lui è Acreos" fece il primo, presentando entrambi.
    Il nahrd finalmente, purtroppo, era giunto loro molto vicino, e si era fermato a scrutare il drago d'argento per qualche istante ma senza smettere di cantare... o meglio... di starnazzare.
    "In fondo al mondo io non so, se il sol ancor pizzicherò, ma più ovvio è certo che... tentar io proverò! Oh salve compagni! Il nostro cammino nuovamente si incrocia! Voce del destino? Il sol per voi vibra con fierezza! Udite, udite come inebria il vostro spirito!"
    E giù schitarrate a manetta su quel povero liuto.
    Forse un paio di accordi gli uscirono giusti, almeno per i due coboldi che di musica capivano ben poco sembrò così. Era stato chiaramente un caso, ma era inutile sottolinearlo; quello che li fece sorridere entrambi era che considerasse quella situazione come l'incrociarsi dei loro sentieri, dato che era lui ad esser tornato indietro.
    Avevano quasi l'impressione che i draghi non gradissero la sua presenza, e chi accidenti l'avrebbe gradita in effetti? Bisognava avere problemi seri per sopportare tranquillamente quella roba.
    Sfruttarono la cosa per osservarlo con la stessa espressione stizzita che avrebbe dovuto assumere chiunque di fronte a cotanta follia.
    "Creature possenti! Volete ch'io per voi intoni una canzone di gloria?"
    Nonononononononononononononononono...
    ottimo, perfetto...
    era finita.
     
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    Il drago corazzato non disse nulla, limitandosi a fissare in silenzio lo strano terzetto di rettili dorati e argentati. La sua figura dominava torreggiante su quella di tutti, e sia Nivael che i coboldi apparivano al suo cospetto come delle creature immensamente piccole, deboli e assolutamente insignificanti. Il raggi del sole si riflettevano sulla sua armatura come sulla superficie liquida dell'argento vivo, tramutandosi in saette di un biancore tanto abbagliante da ferire la vista. I suoi occhi si intravedevano appena, celati com’erano dall’ombra della colossale corazza. I pochi raggi del sole che filtravano attraverso le sottili fessure dell’elmo li facevano scintillare di un'intensa ma quasi spettrale luce violacea. Non vi era un solo centimetro del suo corpo che non fosse coperto da metallo, e Nivael aveva l’impressione che dentro quell’armatura non vi fosse un drago, ma bensì solo e soltanto un profondo abisso di oscurità.

    -Perché non risponde? Non sopporto quando la gente mi ignora-, pensò innervosito. -Ma ho come la sensazione che le questioni di educazione siano in questo caso l’ultimo dei miei problemi. Innanzitutto devo capire chi è il tizio che ho davanti e quali sono le sue intenzioni.-
    Non fece tuttavia in tempo a terminare di formulare il suo pensiero, perché improvvisamente spuntò dal nulla il musicista ubriaco accompagnato dal suo seguito di suoni estranei al mondo dei mortali.
    Nivael si era preparato ad accoglierlo come meritava, o almeno come lui riteneva meritasse, ma le parole di uno dei due coboldi lo distolsero dal suo intento.
    "R... ricerca? Quale... quale ricerca?" farfugliò perplesso. "Noi non abbiamo parlato di ricerche...". affermò mantenendo il consueto tono di rispetto reverenziale, seppure questa volta la sua voce fosse leggermente più ferma rispetto a prima.

    Nivael rimase perfettamente immobile nella sua posizione attuale, seduto sulle zampe posteriori e con il muso puntato in direzione del musicista delirante in avvicinamento. Tuttavia distolse lo sguardo da esso e lo diresse sul coboldo che aveva parlato, puntando le sue iridi gialle su quelle azzurre di lui.
    "Chiedete pure quel che desiderate..." continuò il piccolo rettile dorato, non avendo con ogni probabilità notato l’occhiata non proprio rassicurante che gli aveva rivolto il drago argenteo. D’altronde, se lo avesse fatto sarebbe presumibilmente svenuto seduta stante.
    "Comunque... è un vero piacere... fare la vostra conoscenza" proseguì in modo talmente forzato da trasmettere una sensazione di disagio indescrivibile. La medesima sensazione che evidentemente stava provando lui in quel preciso momento. "Io sono Irya, e lui è Acreos" fece presentando entrambi.

    -Hey, aspetta un attimo- esclamò con un tono di teatrale sorpresa il giovane drago, avvicinando leggermente il suo muso a quello del coboldo. -Se non sbaglio, prima ho sentito chiaramente te e il tuo amico intimare a quel… “musicista” di rivelarvi dove si trovano certe fantomatiche “foglie d’ardesia”, o una roba del genere- disse mettendo molta enfasi sulla parola “chiaramente” e pronunciando il termine “musicista” con palese riluttanza e fastidio, come se si vergognasse profondamente per averlo utilizzato nel riferirsi a quell'individuo.
    -Eddai Irya, non prendiamoci in giro- disse con lo sguardo ammiccante e il sorriso astuto di chi sta facendo a qualcuno un’offerta da veri intenditori. -Se la metti così non fai che aumentare la mia curiosità, no?- proseguì con tono giocoso e canzonatorio, facendo spallucce. -Come potrei sapere tutte queste cose se prima non ti avessi sentito parlarne? Insomma... pensi forse che io sappia leggere nel pensiero o qualcosa del genere?- concluse mantenendo il medesimo sorriso d’intesa, tirando fuori leggermente la lingua e facendo l’occhiolino allo spaurito rettile dorato.

    In verità Nivael stava iniziando a sentirsi un po’ in colpa per il modo in cui stava tormentando quei due poveri coboldi. Lui stava solo giocando, ma aveva l’impressione che i due piccoli rettili stessero seriamente correndo il rischio di morire di crepacuore. Tra l'altro gli stavano pure simpatici, se ciò fosse accaduto non se lo sarebbe mai potuto perdonare. Ma pensare alle conseguenze delle proprie azioni non era mai stato il suo forte, e adesso era genuinamente incuriosito dalla questione delle foglie d’ardesia ed era deciso ad andare in fondo alla faccenda. D'altronde, cos'altro aveva da fare? Dormire ancora sulla spiaggia? Recarsi al villaggio per chiedere ai passanti se gentilmente potevano dirgli il nome dell’isola in cui si trovava? No, buttarsi a capofitto alla ricerca di chissà cosa andando a finire chissà dove era ai suoi occhi una prospettiva decisamente più intrigante.

    Il povero Irya non fece in tempo a rispondere al breve quanto tremendamente ambiguo monologo del drago argenteo, poiché proprio in quel momento lo stonatissimo Nahrd canterino raggiunse finalmente il curioso gruppo di rettili metallizzati.
    "In fondo al mondo io non so, se il sol ancor pizzicherò, ma più ovvio è certo che... tentar io proverò!" gorgheggiò, accompagnando i suoi versi con la più sgradevole combinazione di note che mai fu emessa da uno strumento musicale. Però azzeccò un paio di accordi: il dio della musica era magnanimamente intervenuto in soccorso delle orecchie dei nostri eroi.
    "Oh salve compagni! Il nostro cammino nuovamente si incrocia!" disse riponendo il suo liuto. Notando quel gesto, i due coboldi emisero un leggero ma chiaramente udibile sospiro di sollievo. "Voce del destino? Il sol per voi vibra con fierezza! Udite, udite come inebria il vostro spirito!".
    Questo è il modo in cui esordì, provocando una reazione oltremodo gelida in tutti i presenti. Nivael lo osservava con gli occhi sgranati e uno strano sorriso a denti scoperti dipinto sul muso. Chiunque si sarebbe accorto che stava macchinando qualcosa, ma per sua sfortuna il Nahrd era troppo ubriaco per cogliere anche il più ovvio e grossolano dei segnali non verbali.

    "Creature possenti! Volete ch'io per voi intoni una canzone di gloria?" disse infine imbracciando il suo liuto, accingendosi a ricominciare a suonare.

    -AH! COL CAVOLO IMPANATO E FRITTO!- gridò Nivael mentre sul suo muso era dipinto un sorriso quasi maniacale, e nello stesso istante generò una bolla di decompressione proprio davanti al liuto del Nahrd, il quale si trovava a circa sei o sette metri di distanza da lui. Il vuoto d'aria si richiuse immediatamente, e l'effetto di risucchio venutosi a generare diede allo strumento uno strattone tanto intenso da strapparlo dalle mani del musicista. Il liuto si librò nell'aria descrivendo un'ampia traiettoria ad arco in direzione di Nivael, che lo afferrò al volo con la sua zampa sinistra.

    -Mi dispiace amico, ma finché sei ubriaco questo lo tengo io- disse con tono trionfante e un sorriso compiaciuto stampato sul muso, facendo nel frattempo oscillare per gioco lo strumento tra i suoi artigli. -Ho fatto un favore a tutti i presenti, te compreso. Fidati-


    Rad: so che Zorais non ha risposto a Nivael perché il Nahrd è comparso prima che egli potesse aprire bocca, ma ormai avevo impostato così la frase e non mi andava di cambiarla. xD
    E poi, come forse avrai notato, Nivael è talmente infantile ed egocentrico che si annoia ad aspettare anche due secondi per qualcosa, per cui ha iniziato ad innervosirsi solo perché Zorais non gli ha risposto immediatamente.

    Aes: ok, ho modificato il messaggio autoconcludendo l'azione di Nivael. :yea:


    Edited by -Aleph- - 17/10/2017, 21:58
     
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  11. radsol
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    Ma come si era ritrovato in quella situazione? Pensò Zorais.
    Un luogo a lui sconosciuto, un mondo a lui sconosciuto, attratto da racconti di grande conoscenze presenti in quel posto, di sicuro perfetto per ottenere informazioni, e magari riuscire a riprendersi un Po della sua antica forza, Ma com'era finito mezzo a quello stravagante gruppo? Beh... perlomeno i due coboldi sembravano essersi calmati, anche se calmati era di certo un parolone per quei piccoli esserini, in realtà era molto più probabile che stessero tenendo una "maschera" calma, forse avranno pensato che fosse la scelta più saggia, ma il più curioso di quel gruppo era proprio l'altro giovane drago, nonostante sembrasse uno sprovveduto, o per meglio dire, "innocente" Zorais aveva notato che lo sguardo che Nivael teneva su di lui era molto più serioso... no no, sospettoso è la parola giusta, probabilmente come suo solito avrà fatto una cattiva impreasione, beh non poteva dargli torto... Non poteva negare di far paura.

    Prima di riuscire a rispondere al drago, che aveva erroneamente ignorato a causa dei suoi pensieri, ricomparve il ehm... forse chiamarlo musicista era un insulto alla musica stessa, e si accorse che di certo di non essere l'unico a pensarlo, infatti i due poveri esserini fecero una faccia mista alla paura e al disgusto di quelle note e quella voce stonata, e non erano gli unici, il drago alato sembrava pronto ad attaccarlo, anche se non credeva si sarebbe spinto a tanto, beh, quanto meno ci sperava.

    I quattro iniziarono a farfugliare qualcosa riguardo una ricerca, o quanto meno cosi aveva capito, a quanto pare i due esserini dorati cercavano quelle che chiamavano "foglie di ardesia". Egli non aveva idea di cosa potessero essere, Ma per i due piccoli coboldi sembravano essere estremamente importanti... ed ecco che Nivael parti alla carica, Con i due aveva un atteggiamento giocoso, sembrava un bambino eccitato e pronto a partire alla prima avventura, e mostrò parecchio interesse proprio in questa, Cosa avrebbe dovuto fare Zorais? D'altronde, lui in tutto quello non c'entrava nulla, era lì per caso, una coincidenza.
    Ma proprio mentre il drago corazzato inizio a pensarci, il musicista farfugliò qualcosa su un destino incrociato... Ma si, infondo, Cosa mai aveva da perdere? Doveva pur esplorare quel mondo.

    Ma prima che potesse aprir bocca, un brivido gli passo lungo l'armatura, a sentire che il tipo azzurro stava per rimettersi a cantare, non avrebbe sopportato un minuto in più di quello strazio, ed era pronto a ridurre in mille pezzi quello strumento musicale.
    Fortunatamente il primo a intervenire fu i drago alato, e con uno strano sorriso avrebbe aggiunto Zorais.
    Nivael chiuse lo strumento in una bolla d'aria, per poi prenderlo tra le zampe, davvero interessante...

    Zorais si avvicinò al drago argenteo, iniziando a parlare. " così tu sei un drago d'aria? Interessante. Perdonami se prima non ho potuto presentarmi come si deve, io sono Zorais, sono....ehm nuovo da queste parti e stavo cercando informazioni in generale su questo posto, piacere di conoscerti, anche se ora... * girò la testa, riferendosi ai due coboldi, abbassandola e portandosi faccia a faccia con loro* sono interessato alla vostra ricerca piccoletti, potete concedere a questo vecchio drago l'onore di aiutarvi? E vi chiederei anche se fosse possibile non abbandonare quel musicista, * fece enfasi sull'ultima parola" forse quando non sarà ubriaco, potrà aiutare
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Irya si esibì in qualcosa di molto simile al fare spallucce, sebbene (non seppure...) stesse ancora meditando se prendere sul serio quei due draghi, specialmente quello più -piccolo- e argentato.
    Il timore non era neanche più legato alla paura di perdere un arto o qualche altra parte del corpo generica, piuttosto il fatto che un drago apparentemente tranquillo e affabile potesse cambiare idea su di loro spingeva sia lui che Acreos a guardarsi bene dal provocarlo.
    "Io..." iniziò Irya, leccandosi una zampetta in maniera goffa e pucciosa, "si... stavamo cercando informazioni sulle foglie d'ardesia, e ci era parso di udire in quella canzone qualcosa di simile"
    Il coboldo poi chinò il muso, riprendendosi comunque dal terrore iniziale abbastanza in fretta. Acreos lo imitò, ma dei due sembrava ancora quello più insicuro.
    Quando quest'ultimo parlò, si rivolse direttamente all'altro drago metallico.
    "Certamente, siete sicuri di volervi... disturbare per noi? Comunque..." attese un istante. "Quali informazioni state cercando?"
    Ignorò volutamente il commento di Zorais sul Nahrd, limitandosi a fissarlo mentre, a bocca aperta, rivolgeva uno sguardo al cielo.
    Talmente era ubriaco che aveva impiegato diversi secondi per rendersi conto di non avere più tra le mani il liuto. Stava continuando a suonare lo strumento, muovendo le dita sull'aria, convinto di star pizzicando chi sa quali corde immaginarie.
    "Quale prodigio! Il mio magico strumento grazie al sol d'ardesia s'è elevato! Quale prodigio..."
    Il suo sguardo rivolto verso l'alto lasciava presagire che... o sarebbe sbottato, o si sarebbe buttato per terra dalla disperazione, o non avrebbe fatto assolutamente niente... o...
    non si capiva effettivamente quali intenzioni avesse. Dannazione ai Nahrd ubriachi al mattino e a tutta la loro stirpe di musicisti che in teoria avrebbero dovuto saper suonare e cantare.
    "Beh, direi che..." iniziò Acreos, con un sorrisetto d'intesa a Nivael. "Senza quello in mano e con la voce tappata possa anche farci comodo, dico bene?"
    In realtà la frase poteva voler dire tante cose, ma zittire un Nahrd poteva essere difficile dato che parlavano e cantavano in continuazione. Sarebbe stato anche apprezzabile se solo avesse cantato decentemente, il punto era che in quella voce di decente c'era davvero poco.
    "Il destino, il destino ci..."
    "Qual'è il tuo nome?" gli chiese Irya, approfittandone per distrarsi dai draghi e completare la sua opera di pacificazione con se stesso.
    "Il mio nome?" chiese il Nahrd, fissandolo confuso. Se confuso poteva essere un termine attribuibile alla sua espressione.
    "Si"
    "Il mio nome è nel sol d'ardesia, il mio nome è..."
    Il Nahrd si bloccò, osservandosi alle spalle. Non c'era nulla, ma lui sembrò fissare qualcosa di preciso in mezzo a Knawr.
    "Presagio, cattivo presagio... il nostro destino si è incontrato ma... forse è per sventare il pericolo, nuovo pericolo..."
    Irya lo guardava perplesso, almeno quanto gli altri due draghi, mentre Acreos stava cercando di capire che senso avesse tutto ciò.
    "Saremo lieti del vostro aiuto..." rispose. "Nostro fratello, o meglio uno dei nostri fratelli... è stato ucciso da un drago nero, potente..."
    Non che servissero draghi potenti per far del male ad una creatura come loro, ma quello era davvero spaventoso. "Mentre Aela, nostra sorella, lei... è stata portata via... da quella creatura"
     
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    "Così tu sei un drago d'aria? Interessante.” Disse Zorais avvicinandosi a Nivael, che era ancora intento a giocherellare con il liuto che teneva tra gli artigli.
    “Perdonami se prima non ho potuto presentarmi come si deve, io sono Zorais, sono... ehm nuovo da queste parti e stavo cercando informazioni in generale su questo posto, piacere di conoscerti” disse il drago corazzato con un tono che suonava sorprendentemente amichevole considerando il suo aspetto intimidatorio.
    “Anche se ora...” proseguì senza pause girandosi in direzione dei due coboldi, abbassando la testa in modo da portarsi faccia a faccia con loro. “Sono interessato alla vostra ricerca piccoletti, potete concedere a questo vecchio drago l'onore di aiutarvi? E vi chiederei anche se fosse possibile non abbandonare quel musicista”. Mise, forse inavvertitamente, una certa enfasi sulla parola "musicista”. Evidentemente anche a lui risultava piuttosto penoso associarla a quel Nahrd.

    Non appena sentì le parole del drago corazzato, Nivael smise immediatamente di gingillarsi con lo strumento del Nahrd. Il suo ghigno compiaciuto lasciò subito il posto ad un’espressione indecifrabile. La mimica del suo muso appariva adesso cordiale e amichevole, eppure aveva qualcosa di freddo e inespressivo. Dai suoi occhi non traspariva alcuna emozione: quello di Nivael era il volto di un giocatore d’azzardo intento a indovinare le intenzioni dell’avversario celando accuratamente le proprie. Rivolse a Zorais uno sguardo penetrante ed enigmatico.

    “Uh… Hai notato la bolla d'aria che ho creato? Curioso” disse con un tono calmo e posato che, tuttavia, aveva qualcosa di vagamente ambiguo. Ricominciò a trastullarsi con il liuto.
    “Sai, quella roba è praticamente invisibile.”, proseguì guardando il drago corazzato dritto negli occhi in modo significativo, senza mutare minimamente la sua maschera affabile.

    Continuò a fissarlo per un paio di secondi, immobile nella sua amichevole ma impenetrabile faccia da poker.
    “Non può essere! Come ha fatto a vedere la bolla di vuoto?” pensava nel frattempo meravigliato e con una certa irritazione. Le zone di decompressione d’altronde erano invisibili e, finché le loro dimensioni rimanevano contenute, non producevano praticamente alcun suono. Il fatto che qualcuno avesse scoperto il suo trucco così facilmente lo riempiva di stizza. Il suo fastidio non trasparì in alcun modo dall’espressione del suo muso, che restò perfettamente immutata, ma si manifestò in un modo più sottile: senza che se ne rendesse conto, Nivael aveva stretto gli artigli della sua zampa sinistra con tale forza che essi avevano scavato quattro profondi solchi nel terreno erboso.
    “Questo tizio la sa lunga”, pensò. “Deve… deve certamente avere un qualche tipo di capacità nascosta” ipotizzò il giovane drago. “Che sia in grado di percepire la natura del potere elementale altrui? Devo assolutamente scoprire il suo segreto. Odio quando non capisco cosa succede”.

    “Beh, sei un tipo di poche parole ma di buon occhio, a quanto vedo! Hahaha”, disse Nivael sbottando a ridere improvvisamente, dando una vigorosa pacca d’intesa sulla spalla di Zorais come per dire “mi hai beccato amico!”. Questa emise un sonoro clangore metallico.
    “Piacere di fare la tua conoscenza, Zorais.” Disse poi con tono allegro e con un’espressione amichevole sul muso, che però questa volta appariva più genuina.

    “In fondo sembra un tipo apposto. Non mi pare abbia intenzioni ostili o secondi fini.” Pensava nel frattempo, tranquillizzatosi un po’.
    “D’altronde, se li avesse avuti, non si sarebbe scoperto in quel modo svelandomi la sua capacità di vedere il mio vuoto. Tuttavia…”, ragionò tra sé e sé, non riuscendo a dissipare completamente il suo sospetto. “Tuttavia non riesco a togliermi di dosso la sensazione che mi stia nascondendo qualcosa. Io non so nulla di lui, eppure lui sa qualcosa di me. La domanda è… perché? E fino a che punto?” si accorse che stava tamburellando nervosamente gli artigli della sua zampa destra sul suolo. Smise immediatamente di farlo, mettendosi seduto sulle zampe posteriori.
    “Interessante. Lo terrò d’occhio”
    , pensò, continuando a squadrare Zorais come se stesse cercando di vedere attraverso la sua corazza.

    “Tu invece sei capace di manipolare il metallo, giusto?” disse poi Nivael senza cambiare il suo tono allegro e amichevole, come se avesse una gran confidenza con il suo interlocutore.
    “Insomma, altrimenti non andresti in giro con, beh… questa.” continuò con uno sguardo furbo e un sorrisetto po' impertinente, dando un leggero colpetto con uno dei suoi artigli all’armatura sulla spalla di Zorais, la quale emise un lieve tintinnio metallico.
    Nivael si rendeva conto che in quel momento non si stava comportando in modo né intelligente e né maturo, ma il giovane drago del vento non conosceva modi più ragionevoli o anche solo meno infantili per sfogare efficacemente la sua frustrazione.

    Zorais non ebbe modo di rispondere alla goliardica provocazione del drago argenteo, poiché il piccolo Irya prese improvvisamente parola.
    "Io..." esordì guardando a terra, leccandosi goffamente una zampetta forse nel tentativo di sfogare la tensione, "si... stavamo cercando informazioni sulle foglie d'ardesia, e ci era parso di udire in quella canzone qualcosa di simile", concluse in fretta il coboldo, chinando subito il muso. Acreos, che nel frattempo guardava Irya mentre era intento a pronunciare quelle parole compiendo uno sforzo titanico, imitò inconsapevolmente i suoi movimenti quando egli chinò il muso. Dei due sembrava decisamente quello più intimidito, non avendo ancora parlato quasi mai. Il che la dice lunga, considerando quanta sicurezza stava mostrando il suo compagno.
    Poi, in un impeto di coraggio del tutto inatteso, con ogni probabilità soprattutto a lui stesso, improvvisamente prese parola rivolgendosi a Zorais.
    "Certamente, siete sicuri di volervi... disturbare per noi? Comunque...", e qui ebbe fece una breve pausa andando incontro ad un istante di esitazione, "Quali informazioni state cercando?".

    Nivael avrebbe voluto rispondergli immediatamente, ma in quel momento era troppo impegnato a guardare il Nahrd con evidente disgusto. Quest’ultimo era talmente ubriaco che non si era nemmeno accorto di non avere più alcuno strumento tra le mani, e muoveva con foga le dita nell’aria pizzicando con un’espressione concentrata delle corde immaginarie.
    Poi il suo sguardo ricadde per puro caso sulle sue mani e, come se di colpo si fosse svegliato da uno stato di torpore profondo, emise un lieve verso di sorpresa e spalancò la bocca assumendo un’inebetita aria interrogativa.
    "Quale prodigio!” disse biascicando e con gran lentezza. “Il mio magico strumento grazie al sol d'ardesia s'è elevato! Quale prodigio...".
    Nivael lo guardava con sempre maggiore astio, con le labbra serrate e gli occhi socchiusi in un’espressione di totale fastidio e irritazione.
    “Non mi ha nemmeno dato la soddisfazione di incazzarsi pensò. “È talmente ubriaco che neanche si è accorto gli ho preso lo strumento.” Emise un leggero ma udibile sbuffo di stizza dalle narici, irrigidendosi leggermente nella sua posizione seduta. Buttò un’occhiata al liuto che teneva tra gli artigli. “Quasi quasi glielo spacco in testa”, sussurrò.

    Anche Acreos, come gli altri, guardava in un pietoso silenzio l’increscioso spettacolo offerto dal Nahrd. Diresse il suo sguardo su Nivael, forse notando la sua malcelata manifestazione di insofferenza. “Beh” si arrischiò ad esordire attirando la sua attenzione, rivolgendogli un sorrisetto d'intesa, “direi che...Senza quello in mano e con la voce tappata possa anche farci comodo, dico bene?”

    Nivael si voltò in direzione del coboldo. Sul muso aveva un’espressione leggermente sorpresa. Il tono quasi disinvolto e il sorriso d’intesa che Acreos gli aveva riservato così spontaneamente lo avevano colto alla sprovvista. Rivolse al piccolo rettile dorato un ampio sorriso amichevole e, per una volta, semplice e genuino.
    “Dici bene, Acreos!” esclamò gioviale, facendogli l’occhiolino.

    “Comunque”, disse poi con voce pacata, che poteva suonare quasi rassicurante se si ignorava da che tipo di persona proveniva, “l’informazione che sto cercando è la seguente:”. Si schiarì rumorosamente la voce. “Qual è il nome di quest’isola?” scandì con una meticolosità che suonava chiaramente eccessiva.
    Guardò prima Acreos e poi Irya con un sorriso ironico. “Eh, lo so” disse con un tono di esagerata e teatrale serietà, senza tuttavia cambiare l’espressione del suo muso. “È un argomento impegnativo. Prendetevi tutto il tempo per pensarci, mi raccomando”.

    Il Nahrd intanto, che evidentemente riteneva di non aver ancora terminato la sua esibizione a base di concetti deliranti e frasi sconnesse, proferì nuovamente parola. O perlomeno provò a farlo, ma il suo tentativo non ebbe particolare successo.
    "Il destino, il destino ci...", farfugliò con lentezza, biascicando pesantemente le parole.
    "Qual è il tuo nome?" gli domandò a bruciapelo Irya, nella speranza di ricavare qualche informazione utile dalla mente offuscata del sedicente musicista. O almeno questo era ciò che gli piaceva ripetere a se stesso. In fondo sapeva benissimo che riuscire a cavare qualcosa di anche solo lontanamente sensato da quel Nahrd era un’impresa disperata se non virtualmente impossibile. Eppure tale interrogatorio era, in quel momento, qualcosa di importanza assolutamente vitale per Irya: per pochi, preziosissimi secondi, poteva finalmente distrarsi dalla presenza per lui così spaventosamente opprimente di quei due draghi.
    "Il mio nome?" chiese lentamente il Nahrd, fissando il coboldo come se quello gli avesse domandato quanti granelli di sabbia vi fossero nella spiaggia.
    "Si", disse Irya con tono neutro e inespressivo, dal quale trapelava tuttavia una punta di rassegnazione.
    "Il mio nome è nel sol d'ardesia, il mio nome è..." farfugliò il musicista con un’espressione molto concentrata in viso, pronunciando ogni parola come se fosse il risultato di un complesso calcolo che stava svolgendo a mente.
    Poi, improvvisamente, il Nahrd s’interruppe. Si guardò di scatto alle spalle, come se qualcuno avesse gridato il suo nome accompagnandolo ad una minaccia di morte. Non c'era assolutamente nulla. Irya lo guardò con comprensibile perplessità, e così fecero tutti gli altri.
    "Presagio, cattivo presagio...” disse con voce colma di inquietudine “il nostro destino si è incontrato ma... forse è per sventare il pericolo, nuovo pericolo...".

    Irya lanciò un’occhiata indifferente al Nahrd. Constatando che continuare a discorrere con lui non avrebbe portato a nulla, decise ignorarlo lasciandolo alle sue confabulazioni.

    "Saremo lieti del vostro aiuto..." esordì poi rivolto ai due draghi con tono piuttosto formale. "Nostro fratello, o meglio uno dei nostri fratelli... è stato ucciso da un drago nero, potente..." disse, evitando lo sguardo dei suoi interlocutori. La sua voce, pur nella rigidità derivante dal timore che egli provava verso di loro, aveva adesso una nota di risolutezza. Nelle parole del coboldo, sepolte sotto uno spesso strato di paura e di rassegnazione, si poteva scorgere il calore di una rabbia che non poteva trovare sfogo e che non poteva essere estinta. Al momento gli era impossibile guardare quei due draghi negli occhi: vi avrebbero scorto un minuscolo, fugace ma inequivocabile lampo d’odio.
    "Mentre Aela,” riprese Irya, ma la sua voce si ruppe, “nostra sorella, lei... è stata portata via... da quella creatura". Il piccolo coboldo aveva continuato a guardare a terra per tutta la durata del suo breve discorso. Era evidente che portarlo a termine avesse comportato per lui un grande sforzo, ma questa volta non a causa della paura che provava verso i due draghi. I suoi occhi, chiari e sfuggenti, erano coperti da un velo di tristezza.

    Nivael aveva ascoltato in silenzio la confessione del coboldo Irya. Sul suo muso, per una volta, era dipinta un’espressione seria e attenta.
    “Beh, ecco perché hanno tanta paura di noi” pensò. “Era ovvio d’altronde, avrei dovuto immaginarlo”. Il drago d’argento si sentiva un po' a disagio. Adesso aveva chiara la ragione della reticenza dei due coboldi, e un po' si sentiva in colpa per essersi preso gioco di loro in quel modo.

    “Vi ringrazio per aver condiviso con noi la vostra storia” disse con voce calma e seria. Quel tono così austero strideva terribilmente con il modo in cui si era comportato fino a pochi minuti fa, ed era lecito aspettarsi che egli da un momento all’altro sarebbe sbottato a ridere improvvisamente ricominciando a punzecchiare senza ritegno i due coboldi. Ma, sorprendentemente, non lo fece.
    “Che dire… purtroppo il mondo è pieno di individui malvagi. Draghi o umani, selvaggi o civilizzati…” prese una breve pausa, poi sollevò entrambe le zampe anteriori come per fare spallucce. “…non ha poi molta importanza. Sarà una banalità, ma ciò non la rende meno vera.” disse con semplicità. “Ma, forse, è proprio per questo che non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura. E, soprattutto, non bisogna permettere che l’orgoglio o chissà cos’altro ci impedisca di chiedere l’aiuto di qualcuno quando non vi sono alternative”. Detto ciò, il suo muso si illuminò di un sorriso gentile.

    Ma il momento di austera compostezza di Nivael ebbe durata assai breve. Così come una nuvola solitaria che al suo fugace passaggio copre i raggi del sole, il tono serio del drago argentato si dileguò con la stessa rapidità con cui era comparso.

    “Beh” disse con voce chiara e forte, quasi urlando, dopo una pausa di qualche secondo. “Immagino che adesso andremo a spaccare la faccia a questo stronzo di un drago nero, ho capito bene?”.
    Il suo tono di voce era cambiato repentinamente, passando da una calma rispettosa e comprensiva ad una risolutezza quasi arrogante. Sul suo muso era ricomparso il ghigno insolente che aveva quando aveva tolto di mano lo strumento al Nahrd.

    Ma la sicurezza trasmessa dalla sua voce e dalla sua mimica non erano che un bluff. Nivael era perfettamente consapevole di non essere minimamente in grado di tenere testa ad un drago nero adulto, descritto tra l’altro come particolarmente potente. Vi era una sola ragione per cui era sopravvissuto sino a quel giorno nonostante il suo pallino per le avventure pericolose: era veramente bravo a scappare. Non aveva ancora incontrato qualcuno più veloce e agile di lui, e Nivael aveva la certezza matematica che quella era letteralmente l’unica ragione per cui non era ancora morto.

    “Salveremo vostra sorella. Con la mia velocità, unita alla forza e alla resistenza del nostro corazzato amico Zorais, non possiamo fallire.”, disse con voce ferma e sicura, con quel sorriso determinato e al contempo impertinente stampato sul muso. La facciata di ostentata risolutezza del giovane drago era tuttavia incrinata da un solo minuscolo dettaglio, dal quale trapelava il suo reale stato d’animo: senza rendersene conto, Nivael tamburellava nervosamente gli artigli della sua zampa destra sul terreno.
    Senza nemmeno muovere la testa lanciò uno sguardo molto eloquente a Zorais, il cui chiarissimo messaggio era “verrai anche tu, VERO?”. Rimase fermo e senza dir nulla per una manciata di secondi, che a lui sembrarono durare interi minuti. Poi parlò di nuovo, perché quel silenzio gli era divenuto insopportabile.

    “Tuttavia, se volete il nostro aiuto”, esordì nuovamente, mettendo molta enfasi sulla parola “nostro”, “dovreste dirci qualcosa di più su queste foglie d’ardesia. Fatemi pensare…”, disse toccandosi il mento con gli artigli della sua zampa destra, imitando in modo volutamente esagerato la posizione assunta da una persona intenta a pensare.
    “Il nostro obbiettivo è un drago nero, giusto? Un drago nero come l’ardesia, le cui squame appuntite, magari, ricordano delle foglie?”. Prese una pausa di un paio di secondi, guardando i suoi interlocutori per valutare la reazione prodotta dalla sue parole. “Ehm… Boh, io l’ho buttata lì” disse poi, alzando le zampe anteriori facendo spallucce. Poi fissò i due coboldi uno dopo l’altro, con sguardo serio e intenso. “Cosa sono le foglie che stiamo cercando?”.

    *lancia un barile di scorie radioattive nel lago di Aes*
    SEPPURE non l'abbia specificato, sai benissimo perché l'ho fatto.


    Edited by -Aleph- - 29/10/2017, 17:38
     
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  14. radsol
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    "Uh... Hai notato la bolla d'aria che ho creato? Curioso" fece Nivael, con tono completamente incongruo a quello mostrato fino ad ora, probabilmente era sorpreso da come Zorais gli aveva "smascherato" la natura o almeno così pensava quest'Ultimo.
    "Sai, quella roba è praticamente invisibile" continuò con quel tono calmo e accomodante, anche se era abbastanza falsa come maschera, era facile notarlo dalla zampa, che stava affondando nel terreno, forse una spiegazione era dovuta. pensò il drago cozzato
    " beh hai ragione" esordì in modo gentile, cercando di non sembrare saccente o sfacciato, riuscendoci per metà, tenendo il suo sguardo fisso su Nivael " la tua bolla d'aria era invisibile, infatti non ho visto quella, ma ho osservato altre cose, ti spiego:
    Partiamo dalle basi, sembri essere un drago giovane, ma hai comunque un'apertura alare molto grande, questo implica la tua natura di volatore, senza trattare dei tratti sinuosi del tuo corpo, Sei chiaramente un maschio ma le tue zampe sono sottili e sei molto magro, questo insieme alle ali assicura la tua appartenenza alla famiglia dei draghi capaci di volare per addirittura giorni senza il minimo sforzo, e ad una velocità pari a quella del vento, quindi le probabilità che tu possegga il suddetto elemento sono molto alte, ma andiamo più nello specifico.
    da quello che ho visto, se non sbaglio Hai creato una bolla d'aria compressa, creando un vero e proprio vuoto d'aria giusto? Ebbene ovviamente è impossibile da vedere, ma non è altrettanto possibile vedere un cambiamento in quella determinata zona vuota, si può ben sentire e annusare, o appunto in questo caso, non si può, perché appunto è vuoto.
    e ultima cosa, importantissima, il rumore, o meglio il non rumore, essendo quella bolla un vuoto, tutti i rumori vengono annullati, e da quello che ho visto, hai chiuso nella bolla uno strumento musicale, questi tipi di strumenti sono molto sensibili ad ogni tipo di inteinterazione, anche solo lo spostamento gli fa causare rumore se non custoditi, eppure, nonostante abbia fatto un volo abbastanza rapido, non ha proferito suono, ecco cosa mi ha dato la prova finale, non volevo sembrare scortese comunque, scusami" concluse la sua spiegazione, con un piccolo sorriso, sperava davvero di non aver spaventato quel piccolo drago.
    Dopo questo il drago snello agì in modo strano, cambiò di nuovo il suo atteggiamento, ormai Zorais ne aveva contati ben tre, anche se questo sembrava quello con la quale aveva parlato con i coboldi
    "Piacere di fare la tua conoscenza Zorais " fece infine, non sembrava minaccioso o malvagio, forse il modo in cui si poteva descriverlo, era semplicemente "giovane"
    " tu invece, sei capace di manipolare il metallo vero? " continuò, tenendo quell'atteggiamento che sembrava giocoso e tranquillo
    "Sennò non andresti in giro con ehm.. questa " concluse, riferendosi alla corazza.
    era strano, forse si sentiva in soggezione? D'altronde egli non sapeva del suo elemento, mentre Zorais si, forse per evitare di farlo andare nel panico, bisognerebbe spiegargli l'elemento che lo contraddistingueva
    " più o meno si, puoi considerarmi come....ehm una miniera che cammina, anche se ora non..." Zorais si fermò un attimo, stava per dirgli che non era al pieno delle sue forze, anzi, era solo a un suo 10%, ma forse non era un informazione così essenziale da dare.
    " ehm non so ancora usare bene i miei poteri purtroppo, quindi riesco a malapena a produrre ferro e acciaio e a controllarli un minomo" concluse, cercando di sembrare convincente, tenendo sempre quella punta di minacciositá che tanto odiava ma che lo possedeva ormai.
    "Io...." intervenne la piccola cobolda, Nonostante fosse evidentemente tesa " si.... stavamo cercando informazioni sulle foglie di ardesia e ci era parso di udire qualcosa di simile in quella canzone " fece, cercando il supporto dell'amico, ancora pietrificato, probabilmente come la compagna , anch'egli era tremendamente teso, ma seguendo l'esempio d'irya si fece coraggio
    "Certamente, e siete sicuri di volervi ehm..... disturbare per noi? " disse il maschio, con una piccola pausa di un secondo forse per riprendere fiato " comunque, quali informazioni state cercando?".
    Fu Nivael il primo a rispondere, chiedendo qual è fosse il nome dell'Isola sulla quale si trovavano, Zorais non riusciva a capire se fosse serio o scherzasse, ma alla fine gli rispose comunque
    "Il nome di questa isola e knawr se non mi sbaglio, famosa per la sua biblioteca, la quale appunto era il mio motivo per la quale volevo informazioni, non sapevo da che parte andare, ma penso che ormai dovrà aspettare" fece con un sorriso, sottoscrivendo i fatto che avrebbe aiutato i due coboldi, che nel frattempo stavano discutendo con il nahrd ancora ubriaco, cercando di estrapolargli almeno il nome, poverino, continuava a farfugliare su quella canz.....
    D'improvviso però i pensieri di Zorais si bloccarono, per un secondo, un singolo attimo, aveva percepito una stranissima sensazione, come se qualcuno lo stesse osservando, e la pressione nell'aria fosse aumentata. Ma sparì quasi subito, probabilmente era qualche suo brutto ricordo che riaffiorava
    "Presagio.... cattivo presagio " sentii dire dal nahrd, con uno strano tono inquieto. Possibile che non fosse stata solo l'immaginazione di Zorais e che quel nano azzurro lo avesse percepito? Beh una cosa era certa, qualcosa era successo, ma era meglio fare buon viso a cattivo gioco.
    "Saremmo lieti del vostro aiuto...." riprese uno dei due coboldi, iniziando a raccontare la storia di come la loro famiglia era stata attaccata da un drago malvagio, purtroppo non avevano speranze e uno dei loro fratelli era morto. Mentre una loro sorella era stata catturata da questo fantomatico drago oscuro, era davvero orribile, Zorais non poteva che provare rabbia a sentire quella storia, a sentire quei toni tristi e colmi di una rabbia incapace di uno sfogo, e nel vedere gli occhi di quei poveri coboldi indifesi.... Non c'era neanche bisogno di chiedere, aveva già preso la sua decisione.
    Ma come al solito fu Nivael a parlare prima di lui, anche se stavolta mostrò un differente se stesso, probabilmente era colpito dalle vicende di quei due, e si sentiva un po in colpa, anche se durò davvero poco, infatti si riprese subito, e inizio a fare lo spavaldo, non gli si addiceva per nulla, però almeno ci provava a riportare pace in quell'aria pesante che si era creata, ovviamente puntando tantissimo sul fatto che anche Zorais li avrebbe aiutati.
    Dopo tante parole spese da parte del drago d'aria, il drago corazzato semplicemente si avvicinò al nahrd, mettendoselo in groppa per poi rivolgersi ai coboldi " volete che vi porti io? Per me non sarà un problema, andremo a salvare vostra sorella, tu vuoi venire signor bardo, d'altronde i nostri destini sono incrociati ora no? " fece, riferendosi infine al nahrd che aveva in groppa, per poi continuare "comunque, esattamente a cosa vi servono queste foglie di ardesia?"
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    2-Rad non è una femmina Irya, sono due maschiucci fratellini pucci, la sorella in teoria dobbiamo ritrovarla. E i Nahrd, anche se rispetto a Zor sono piccoli, non sono nani xD


    Non compresero molto chiaramente la conversazione tra i due draghi, anche perché sembrava si stessero scambiando informazioni a vicenda riguardo le loro capacità.
    In realtà potevano anche essere interessati a valutare la possibile forza di quelle due creature piovute dal cielo, almeno per quanto riguardava il drago d'aria sicuramente, dato che comunque avevano avuto modo di affrontare quell'immonda bestia nera e avevano capito di cosa fosse capace.
    Sentire che uno non sapeva controllare bene i propri poteri e che l'altro si lasciava scappare l'entità della propria natura come niente non era poi così rassicurante, ma non ci fecero troppo caso.
    Ovviamente entrambi i draghi chiesero spiegazioni sulle foglie d'ardesia, prima l'uno poi l'altro, e il drago argentato che scoprirono chiamarsi Nivael propose qualcosa, seppur banale, piuttosto interessante.
    Il timor panico reverenziale che li aveva invasi aveva iniziato manmano a scomparire, dissolvendosi dietro ad uno sguardo ben più carico di convinzione e, in un certo senso, di speranza.
    Che il Nahrd non si sbagliasse? Che il destino avesse concesso loro di incontrare qualcuno in grado di aiutarli?
    Era la prima volta che incontravano draghi così intenzionati ad aiutare, soprattutto ad aiutare due coboldi. Addirittura una volta erano stati salvati da una viverna, contro cui i draghi provavano un astio naturale e primordiale.
    Fattosi leggermente ma improvvisamente più alto, Irya cercò di assumere la più convincente delle sue espressioni.
    "Vi... vi ringrazio della vostra disponibilità, ma quella creatura è decisamente più potente di qualunque cosa abbiamo visto. Tremendo... è stato tremendo"
    Acreos parve ricominciare a tremare per un attimo, giusto il tempo di portarsi le zampe sugli occhi, per poi rimetterle al loro posto e cercare di reprimere le lacrime come poteva. Un accenno di pianto scivolò comunque sulle sue guance squamate, ma da quel momento, dopo essersi nascosto di nuovo il muso fra le zampe, sembrò tranquillizzarsi. D'innanzi a loro si trovava l'unica possibile soluzione alla situazione in cui si ritrovavano.
    "Le foglie... non sappiamo esattamente a cosa si riferiscano, il drago ha detto che lo avremmo potuto cercare soltanto trovando le foglie d'ardesia. Non credo siano le sue squame, è... è ovvio che trovandole troveremmo anche lui"
    O forse no? O forse potevano entrarci davvero qualcosa?
    Apprezzavano certamente l'entusiasmo di Zorais, che si era già prodigato nel caricare il Nahrd sul proprio dorso corazzato, ma non sapendo dove dirigersi c'era prima da considerare cosa sarebbe stato meglio fare.
    Il Nahrd, da la sopra, si mostrò ancor più euforico che mai, infatti iniziò a ballettare con le gambe e a tamburellare con le mani sul drago, canticchiando in tutta allegria senza però articolare parole. Almeno in quel modo si riusciva a dar meno peso al fatto che non sapesse cantare.
    Prima di tutto dovevano rispondere agli strani dubbi sul nome dell'isola, e lo stesso Irya si mostrò sorpreso di aver a che fare con due draghi che non sapessero dove si trovassero.
    Veramente stavano facendo la cosa giusta a fidarsi di loro?
    "No... quest'isola si chiama Kengard" disse Acreos, dopo che si fu ripreso e ebbe cominciato a camminare avanti e indietro. "Knawr è il nome di questo luogo, questa città immersa nel verde. Siete forestieri per caso?" chiese in fine, rivolto principalmente a Zorais che aveva confuso i nomi di città e isola nella quale la città si trovava.
    Il Nahrd poi all'improvviso fece un verso strano con la voce, inspirando come se sconvolto di fronte ad un evento inconcepibile.
    Con inaspettatissima grazia balzò giù da Zorais, dirigendosi verso il drago argentato e fermandosi di fronte a lui con sguardo ammaliato.
    Si concesse un vibrante grido di sconcerto, un misto fra l'esultanza e l'eccitazione più totale.
    "Tu hai uno strumento uguale al mio! Meraviglioso! Questo... questo è il destino! Il sol d'ardesia!"
    Improvvisamente poi scattò con poca grazia verso quello che percepiva come un nuovissimo strumento, provando a sfiorarlo. "Concedimi di provarlo, di poggiare le mie dita su codeste soavi corde... oh tu grande musicista! Sai anch'io mi diletto nella musica, e modestamente ho anche una certa esperienza. Lascia ch'io possa bearmi di quel liuto e ricompenserò il tuo gesto!"
    Non riuscendo a non sogghignare nel sentire quelle parole, Irya lasciò il compito di rispondergli a Nivael si rivolse al grande drago senz'ali, totalmente spiazzato dalla sua richiesta.
    "Non vorrei sembrare scortese, ti ringrazio ma... preferiamo camminare sulle nostre zampe"
    Acreos annuì, restando però in silenzio.
    Alefss se non mi dai il liuto subito dobbiamo tardare di un post, quindi convinci Nivael a passarglielo... oppure puoi romperlo hahaahaha xD basta tu non lo tenga in zampa o devo prenderglielo ^_^
     
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