Notte cristallina

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    Mezzanotte.
    I cristalli della Ginestra d'Ambra scintillavano colorati nel buio di quella notte fredda e stellata nella pianura occidentale di Kengard.
    Zenon, il Creimvell solitario, aveva attraversato quasi tutta Kengard per giungere in quella vasta pianura cristallina per studiare quei minerali ed assimilarne i metalli contenuti per migliorare le proprie abilità elementali. I minerali contenevano molti metalli.
    Zenon zampettava lento e curioso sulla piana di cristalli, interrotta solo da dei minerali appuntiti che sporgevano dal terreno come strani cactus. Il Creimvell si rese conto dell'estrema durezza di alcuni minerali presenti, come il corindone e il topazio, più duri della sua robusta dentatura tritametalli e per sminuzzarli avrebbe dovuto masticare parecchio. L'unico modo per assimilare le componenti metalliche era assimilarli attraverso i paddini delle zampe, che trasmettevano al cervello di Zenon una sensazione di duro, freddo e cristallino. Ma in quel duro e in quel freddo poteva percepire la forza di quei minerali, che un tempo dovevano essere fusi nel caldo magma del pianeta.
    Il Creimvell era solo in quella landa cristallina pianeggiante, come piaceva a lui.
    O forse no.....
     
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    Sedanka, prima role.


    Dietro un cristallo di dimensioni megalitiche vi era Sedanka che sostava seduto a gambe incrociate, dinanzi ad un arzillo fuocherello acceso. La legna era pressoché assente alla Ginestra d'Ambra ma il licantropo ne aveva sempre un fascino che trasportava con sé sulla schiena, nel caso avesse avuto bisogno di accamparsi da qualche parte. Infatti proprio quella notte ebbe il bisogno di fermarsi in quel luogo, dopo un lungo giorno di cammino. La pianura di cristalli era soltanto un territorio di transito dato che Sedanka doveva andare a sud verso Knawr. Poteva aver preso una strada decisamente più breve e risparmiare così le energie direte voi... Ma Sedanka era uno sciamano e proprio una luna fa aveva avuto una visione alquanto enigmatica a proposito della Ginestra d'Ambra: aveva visto i suoi cristalli venire "divorati" da un'entità che non seppe riconoscere, dato che era offuscata e molto poco dettagliata. Il dubbio quindi prese sopravvento su di lui, portandolo in quel luogo arcano, desolato ma ricco di vita che pulsava silenziosa.
    "Ho avuto molte visioni ma questa mi ha lasciato davvero incuriosito e perplesso." mormorò, fissando le lingue di fuoco che danzavano davanti ai suoi occhi gialli. Alimentò le fiamme buttando un altro ramoscello preso dal fascino di legna che gli giaceva accanto, poi con la zampa afferrò il sacchettino di iuta che teneva legato alla vita. Lo aprì e pescò un pugnetto di polvere verde e fina che gettò contro il fuoco. A contatto con essa quest'ultimo emise dei forti schioppettii e un fumo verdastro si alzò verso il cielo. Sedanka osservandolo, emise una smorfia contrariata. Quello era un metodo sciamanico per intuire a grandi linee i prossimi avvenimenti legati al luogo in cui il fuoco veniva appiccato. Gettando quella particolare polvere, il fumo doveva assumere generalmente la forma di oggetti, ambienti o creature coinvolte nel futuro breve, ma in quel caso non aveva rivelato niente di particolare.
    "Nemmeno il fuoco sa darmi delle risposte alla visione che ho avuto. Dovrò cercare più a fondo." pensò, appoggiando la schiena contro il cristallo che gli faceva sia da spalliera che da riparo. Avrebbe deciso di chiudere gli occhi per riposarsi almeno quelle due tre-ore per poi riprendere le ricerche, ma il suo fine udito di lupo captò dei battiti di un cuore appartenente ad una creatura vivente. Non era molto distante da lui a quanto pareva e nonostante ciò Sedanka non si allarmò affatto: rimase lì dove era, sempre a gambe incrociate ma appoggiando una mano artigliata sul bastone che aveva prima posato a terra. Non era mai il primo a attaccare: la violenza portava solo altra violenza.

    Edited by H a w k e ; - 24/3/2018, 10:29
     
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    Zenon sondava ed assimilava tutti i metalli che erano intrappolati nei reticoli microscopici dei minerali che componevano quei cristalli giganteschi.
    "Ferro....alluminio...magnesio e rame in grande quantità. E anche argento!" furono i pensieri del Creimvell mentre sentiva i vari metalli fluire dentro di lui. La notte era buia e senza luna ma l bagliore che mandavano quei cristalli era sufficiente a vedere la propria immagine riflessa nel terreno lucidissimo.
    Il silenzio della pianura cristallina venne interrotto da degli scoppi secchi ed improvvisi, sembravano quei fastidiosi fuochi colorati che gli umani lanciavano in aria ed esplodevano in cielo. Com'era possibile? Era distante da ogni città e da ogni villaggio degli umani, com'era possibile che si fossero avventurati fino laggiù? E perchè lanciavano in aria i fastidiosi fuochi colorati? I rumori fecero trasalire Zenon che saltò come un gatto spaventato, facendolo voltare verso la direzione da dove provennero i rumori. Si distingueva appena, ma nel cielo si intravedeva la traccia ascendente di un fumo che faceva tremolare le stelle e un leggero refolo di vento portò alle narici del Creimvell l'odore di legna bruciata. Inoltre, attraverso uno dei giganteschi cristalli si notava il bagliore di un fuoco, non molto lontano da lui.
    Zenon non si sentiva per niente tranquillo e decise di andare a controllare. Silenzioso ed aggraziato come tutti i felini, zampettò a corpo basso verso il falò, facendo un percorso ad arco per avvicinarsi in maniera lenta. Quando giunse nelle vicinanze notò che lo sconosciuto era nascosto dal cristallo ma il bagliore del fuoco proiettava una sagoma di qualcuno bipede messo in posizione seduta, e a prima vista sembrava essere da solo. Certo, avrebbe avuto vittoria facile contro un umano solitario ma per essere sicuro doveva controllare meglio. Poteva anche trattarsi di un elfo, e in quel caso sarebbe stato inutile attaccare.
    Zenon puntò la cima di un cristallo che cresceva vicino a quello del viandante sconosciuto, da lassù avrebbe avuto una vista migliore dell'area, sperando che l'altro non si accorgesse della sua presenza. Il felide caricò il salto puntandosi ed acquattandosi sulle zampe ma quando balzò sul cristallo inclinato si accorse che era dannatamente troppo liscio per i suoi artigli, abituati ad agguantare gli alberi e le rocce più scabrose. Rigando la superficie liscia del cristallo, il Creimvell scivolò giù malamente e fece giusto in tempo a girarsi di scatto ed evitare l'atterraggio duro di schiena, ma ciò non gli impedì di strappargli un veloce ma acuto miagolio.
    Ed era dannatamente vicino al viandante.
     
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    Sephtis da qualche notte si aggirava per quel luogo nefasto ricco di cristalli così luminosi da annebbiargli la vista e limitare notevolmente la sua mobilità. Era sulle tracce di un cacciatore che era riuscito per miracolo a sfuggirgli. Purtroppo l'umano era scappato verso la Ginestra d'Ambra, riparandosi nella luce di quei cristalli. Il cacciatore credeva di stare al sicuro, ma non poteva cancellare il suo odore. Septhis sapeva esattamente dove si trovava grazie al suo fiuto sviluppato. Per ora il Barghest era nascosto in una zona d'ombra, attendendo che il cacciatore uscisse dal suo nascondiglio. Intanto i suoi occhi diabolici avevano scorto la presenza di un fuoco acceso non molto lontano. C'era qualcun'altro in quel luogo desolato oltre al cacciatore. Septhis si augurò non si mettessero in mezzo, ma era pronto ad ucciderli se avessero provato ad ostacolarlo.

    C'era un umano seduto all'interno di un cerchio di grandi cristalli luminosi. Aveva capelli corti e occhi castani. Indossava un'armatura in pelle. Aveva un arco, una faretra di frecce e uno borsa. Portava una ferita sul fianco, segni di artigli. Era riuscito a tamponare con delle bende, Comunque sapeva di non poter sopravvivere. Aveva finito i viveri e sarebbe morto di fame. Se fosse uscito da quel nascondiglio la bestia misteriosa lo avrebbe ucciso. L'umano era terrorizzato a morte. Un mostro lupesco voleva ucciderlo per un terribile crimine che aveva commesso. Si trattava di quel branco di lupi. Si affacciò da fuori un cristallo, accorgendosi di una scia di fumo elevarsi nell'aria. C'era qualcun'altro. "Aiuto!" Non esitò a gridare a squarciagola, sperando di essere sentito. Forse c'era una remotissima possibilità di salvezza.

    Edited by Sniton - 9/10/2017, 17:00
     
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    Sedanka sapeva bene che lui non era solo ma ciò nonostane il suo stato d'animo e la sua espressione facciale non mutarono. Era concentrato a seguire con i sensi il misterioso viandante, i cui passi sembravano farsi sempre più vicini. Per un attimo il licantropo parve di non sentirli più, quindi, anche se era ancora seduto, impugnò la lancia col pensiero di ricevere un attacco a sorpresa. Non avrebbe rivolto le punte acuminate vero il soggetto misterioso, avrebbe solo usato la parte in legno per difendersi da un eventuale attacco. La domanda però era, perché aggredire un viandante solitario alla Ginestra d'Ambra? Quali erano gli stupidi motivi che spingevano un vivente a fare ciò? Sedanka era una creatura assertiva e diplomatica e, in quanto tale, non si sarebbe mai messo a fare simili cose. Il mondo però era vario e non tutti erano dal punto di vista del grigio licantropo.
    "Attenderò una sua ulteriore mossa e poi andrò in avanscoperta."
    Ad un tratto, un rumore di artigli che stridevano contro i cristalli si fece nitido. Esso poi venne seguito da un miagolio rapido ma intenso. Questi dettagli furono sufficienti per far capire a Sedanka che si trattava di una creatura ferale: gli bastò alzarsi e sporgersi dal cristallo in cui si stava riparando per vedere un esemplare di Creimvell. Una delle creature endemiche di Kengard, piuttosto rare.
    "Volevi per caso attaccarmi?" esordì arzillo il licantropo, il quale una volta constatato che non si trattava di chissà quale minaccia se ne ritornò a sedere davanti al fuoco.
    "Cosa stai cercando? Cibo? Puoi fermarti qui a bivaccare, ho abbastanza carne secca da sfamare altre bocche." disse, indicando un sacchetto di iuta nel quale era contenuta la roba da mangiare.
    Sedanka si stava comportando nella maniera più naturale possibile nonostante la presenza del felino blu. In lui aveva percepito che non c'era niente di pericoloso, o almeno così gli era sembrato. Quindi perché allarmarsi inutilmente? Beh, fino a lì tutto bene... Fino a quando un urlo, che implorava aiuto, squarciò il silenzio spettrale della Ginestra d'Ambra. A giudicare al volo, non sembrava essere molto distante. Il licantropo poi per conferma alzò il naso, rivolgendolo il alto e infatti colse diversi odori mescolati: quello di umano, il quale era intriso di sangue e un altro che non riuscì a decifrare.
    "E' molto popolata questa zona a differenza di come inizialmente credevo. Beh, a quanto pare qui qualcuno ha bisogno di aiuto e non posso fare finta di niente." Sedanka si alzò e spense le braci del fuoco con le sue stesse zampe posteriori. Afferrò la lancia a doppia punta e si issò il fascino di legna sulla schiena, assieme al sacchetto di carne secca.
    "Tu invece che fai, Creimvell misterioso? Vuoi unirti a me o continui per la tua strada?" domandò infine al felino, prima di procedere a soccorrere il presunto umano in pericolo.

    Edited by H a w k e ; - 13/10/2017, 22:02
     
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    Come Zenon sospettava, il viandante sentì la sua scivolata e il suo miagolio. Si trattava di un licantropo. Ne aveva conosciuti alcuni sull'Ossidiana d'Argento e non si era mai avvicinato tantissimo, come del resto a tutti i canidi. Ma a parte quella diffidenza istintiva, i licantropi non lo avevano mai perseguitato. Zenon fece un salto felino all'indietro per allontanarsi dalla portata della lancia del licantropo ma rimase comunque abbastanza vicino da poterlo studiare con lo sguardo e per vedere le sue intenzioni. Non attaccò il Creimvell ma gli chiese se fosse lui a voler attaccare per primo. Il felino tirò indietro il muso per comunicare a gesti che non lo voleva fare, quando il viandante bipede gli disse se avesse fame e se volesse bivaccare con lui. Il Creimvell non seppe cosa fare e rimase immobile e silenzioso, con lo sguardo interrogativo rivolto al licantropo, come un gatto che non sapesse se quello che gli sta davanti lo volesse accarezzare o bastonare.
    Stava per rispondere a parole quando il silenzio della notte venne squarciato da un urlo lungo e lugubre, che chiedeva aiuto e Zenon capì subito che si trattava di una voce umana, troppo acuta per poter essere quella di una creatura, troppo grave per poter essere quella di un cucciolo e troppo stonata per poter essere quella di un elfo.
    Il licantropo confermò il fatto che la Ginestra d'Ambra fosse stranamente affollata e si accinse ad intervenire in aiuto dell'umano, chiedendo a Zenon se era con lui o se avesse continuato per la propria strada.
    "Aspetta!"
    Quanto tempo era che non pronunciava parola con qualcuno? Probabilmente un mese prima, quando era andato a fare visita agli elfi al suo ex-villaggio. Dopo di quel giorno aveva vagato di notte come un fantasma e le uniche creature che aveva visto erano gufi, lupi, linci ed orsi non parlanti.
    "Scusa se ti ho messo in allarme ma non era mia intenzione attaccarti. Mi ero avvicinato di soppiatto per studiarti...per capire chi eri. Temevo che tu fossi quella creatura che ha appena lanciato quel grido di aiuto....un umano. Vengo con te per metterti in guardia e difenderti.... perchè non devi fidarti degli umani...nemmeno quelli che chidedono aiuto....sono malvagi..." disse Zenon affiancando il licantropo.
    "Gli umani hanno invaso il mio territorio e sterminato il mio branco...solo io, Zenon, sono riuscito a scappare......" l'ultima frase del felino fu mesta e malinconica e il suo muso guardò il pavimento lucido, mentre le sue zampe si muovevano in maniera molto silenziosa ed aggraziata.
     
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    Alla fine io e Zell abbiamo concordato il cacciatore ha partecipato sia al massacro del branco di Sephtis, che quello di Zenon xD Quindi è diventato uno dei PNG più cattivi in tutta Kengard


    Sephtis rimase impazientemente in attesa nel proprio nascondiglio d'ombra. Non vedeva l'ora di finire il lavoro e massacrare l'umano che aveva già ferito. Voleva andarsene da quel luogo così colorato e luccicante. Prima o poi l'umano avrebbe abbandonato quel cerchio di cristalli. A quel punto sarebbe finito nelle fauci del Barghest. Purtroppo l'umano aveva chiesto aiuto. Ciò attirò l'attenzione dei due estranei. I suoi occhi scorgevano la figura di un licantropo antropomorfo e una specie di felino. Ebbe una strana sensazione, ma quel licantropo lo aveva già visto da qualche parte. Di certo non in questa vita. Se si poteva chiamare vita... Era una bestia della morte che torturava i peccatori. Si domandò se uno spettro potesse provare emozioni e sentimenti. Erano argomenti ricorrenti tra i "mortali", Per ora lui provava solo odio, rancore, vendetta... Quei pochi "amici" che aveva, se possiamo definirli tali, erano altri spettri o creature della morte esattamente come lui.

    Il cacciatore si era rannicchiato vicino a un cristallo luminoso, tremando tanto dalla paura. Dunque era questo il suo destino: morire per mano di una bestia lupesca che voleva punirlo a tutti i costi. Il cacciatore aveva passato un'intera vita a braccare creature di ogni genere. Sopratutto lupi e felini. Pure con soddisfazione. Aveva fatto un sacco di soldi scuoiando pelli. Adesso era il contrario. Era il cacciatore ad essere braccato da una bestia. Eppure era un cacciatore esperto. Aveva ucciso licantropi enormi con abbastanza facilità. Non sembrava possibile ammazzare il mostro lupesco che lo inseguiva. Gli aveva scoccato delle frecce, ma apparentemente non lo aveva ferito. Gli unici che potevano salvarlo erano i misteriosi individui che avevano accesso il fuoco. "Aiuto!" Urlò nuovamente nel caso non lo avevano sentito.
     
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    Una terra di antiche ere, una terra che non conosceva il tempo. I temerari bramavano il mistero prezioso che la Ginestra celava, eppure avrebbe dovuto attirare molte più creature intenzionate ad arricchirsi. In fondo, in una terra come quella trovare metalli preziosi o cristalli da lavorare per renderli simili a gioielli e scambiarli per tali non era difficile; non v'era bisogno neanche di un occhio così esperto, il terreno cristallino si mostrava in tutta la sua magnificenza e lucentezza.
    Un nome, una realtà, una leggenda.
    Perché dunque così tanto silenzio permeava la rinomata Ginestra d'ambra? Si sarebbe dovuto udire il chiasso delle folle in tumulto per accaparrarsi preziosi e minerali... eppure si sentiva di rado qualcuno raccontare di aver recuperato qualcosa da quelle parti, se non per qualche pietruzza raccattata nell'area più esterna e superficiale della spiaggia di cristallo.
    Un umano, un umano braccato da una sua preda. Non che realmente lo fosse, non poteva cacciare ciò che non più era in vita, ma la Ginestra sapeva.
    Un licantropo, che nel fuoco cercava risposte ma che non ne sapeva trovare. Non poteva carpire ciò che non era ancora stato deciso, ma la Ginestra sapeva.
    Un felino, un creimvell che narrava di tristi battaglie e del suo astio nei confronti dell'uomo. Non era certo da biasimare... ma la Ginestra sapeva.
    Per il momento, però, preferiva osservare. Era raro in fondo incontrare creature così diverse nello stesso momento, sebbene non sarebbe stata né la prima né tanto meno l'ultima volta che zampe ferine e piedi umani si incrociavano su quel tappeto di cristalli.
    Accanto all'umano si formarono alcune cuspidi color arancio, molto silenziosamente, sulla cima dei cristalli che lo attorniavano. Lo sguardo umano era debole, fallace, non era neanche scontato che se ne sarebbe accorto. Il terrore poi invadeva i suoi pensieri, non sarebbe stato facile per la sua mente accettare che qualcosa era appena comparso dal nulla e che fino a un istante prima non c'era.
     
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    Per tutto il tempo in cui Sedanka si era organizzato per andare in soccorso dell'umano misterioso, il felino blu non si era mosso di un centimetro e non aveva proferito parola. Si era limitato solo ad osservare il suo interlocutore lupino con una certa stranezza mista a curiosità, non sapendo come comportarsi. In effetti non aveva tutti i torti: il licantropo non faceva del male nemmeno ad una formica ma era vero che il suo temperamento enigmatico e al contempo fin troppo generoso era troppo strano per una creatura abituata alla vita selvaggia.
    Sedanka guardò il creimvell ancora una volta e, non avendo ottenuto ancora una risposta, iniziò a camminare nella direzione in cui aveva udito il richiamo d'aiuto. Lo sciamano dopotutto non costringeva nessuno: per certe cose bisognava aspettare che il tempo si occupasse di ciò. Tuttavia, dopo qualche passo Sedanka udì la voce del felino che lo intimava di aspettare. Con un sorrisetto benevolo il canide bipede allora si fermò. Piantò la lancia sul duro terreno cristallino e poi si voltò con tutto il corpo. Annuì comprensivo al discorso che fece in seguito il suo interlocutore, portandosi una zampa sotto il mento peloso, gesto che faceva spesso quando ascoltava intensamente.
    "Capisco, capisco." gli rispose, afferrando nuovamente l'arma per l'impugnatura e usandola come una sorta di bastone da passeggio. Quel creimvell era reduce e superstite di un sterminio da parte degli umani, portandolo ad odiare tutti i membri della suddetta razza. Non era l'unica creatura che incontrava con questo odio misto a timore e rancore.
    "Lieto di avere la tua compagnia allora, Zenon. Io sono Sedanka." gli rispose, presentandosi.
    "Ho viaggiato molti giorni da solo e scambiare parole con qualcuno al momento non mi dispiace." Riprese a camminare, tenendo il passo che aveva il felino blu.
    "E' comprensibile che tu diffidi degli umani dopo quello che ti è successo. Devi sapere però che non tutti sono portatori di morte e sventura, se per questo tutte le creature esistenti volendo ne sono in grado. Nel corso della mia vita da nomade, inoltre, ho conosciuto diversi umani non malvagi, dediti al proprio lavoro, conducenti di una vita normale e tranquilla senza disturbare o danneggiare gli altri. Di tutta l'erba non dobbiamo sempre farne un fascio, diceva sempre mia madre." Dopodiché Sedanka tacque e, mentre avanzava, ascoltava a fondo il silenzio della Ginestra d'Ambra, che era fin troppo silenzioso dato che poteva benissimo udire il respiro affaticato del soggetto a cui stava andando incontro.
    Un rumore diverso dal solito però si sovrappose a quello che stava sentendo attualmente ed era simile ad un qualcosa che strusciava pesantemente per terra... Simile a delle catene. Si domandò se anche Zenon avesse sentito quel suono sinistro, ma non ne era sicuro. Il muso del licantropo allora si contorse in un'espressione perplessa, nel mentre che avanzava. In quanto sciamano e mezzo-medium era in grado di percepire le auree, i segni o le presenze degli spiriti. E quel rumore fuori luogo gli pareva che non provenisse dal piano materiale, o almeno così gli era sembrato.
    Inaspettatamente quello strusciare di catene svanì e l'uomo misterioso urlò nuovamente "aiuto", sperando di essere udito da qualcuno. Sedanka allora accelerò il passo e dopo qualche minuto, a qualche metro di distanza, intravide una figura rannicchiata dentro un cerchio di cristalli luminosi. Man mano che si avvicinava il suo olfatto captò il suo odore e quello di sangue, segno che era ferito. Addosso però si portava altri odori, molto simili a quello dello stesso Sedanka.
    "Eccolo lì." disse, fermandosi davanti al cerchio di cristalli. Prima di entrarci dentro e raggiungere il bipede, però, una serie di cuspidi aranciate si formarono intorno al soggetto infortunato. Il licantropo quindi si fermò e indietreggiò, osservando quel fenomeno improvviso con sguardo sorpreso.
     
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    Il Creimvell mantenne lo stesso passo del licantropo, che disse di chiamarsi Sedanka. Da come parlava, doveva essere una creatura saggia, uno sciamano o un maestro di meditazione. Aveva conosciuto alcuni elfi dai poteri sciamanici che avevano dei bastoni e degli accessori molto simili a quelli di Sedanka. Il lupino bipede capì l'astio di Zenon verso il genere umano ma tentò di farli capire che non tutti gli umani erano malvagi ma che aveva conosciuto umani normalissimi e non malvagi.
    "Ben per te, Sedanka....io ho visto solo umani invadere il mio territorio per accaparrarsi dei metalli e dei minerali e poi trucidare tutto il mio branco. Poi sono arrivati degli elfi con alcuni draghi e sono riusciti a scacciare via gli umani invasori ma dopo quello che è successo, non me la sento di ristabilirmi dove sono nato. Sono diventato un nomade come te, Sedanka" disse Zenon con lo stesso velo di malinconia.
    All'improvviso, sia il licantropo che il Creimvell sentirono un rumore metallico, catene. Zenon si bloccò all'improvviso. Se doveva combattere, poteva usare le catene a suo vantaggio. Se l'umano, o gli umani, lo avessero attaccato con le catene, lui poteva bloccarle con le fauci ed assorbirne il metallo, indebolendo le catene e rafforzando il proprio corpo. Dopo il clangore metallico si udì di nuovo la richiesta d'aiuto da parte dell'umano. Ora che Zenon era più vicino, gli si rizzò istintivamente il pelo della schiena. Perchè conosceva quella voce. Era dannatamente uguale a quella di uno degli umani che avevano sterminato il loro branco.
    Il Creimvell fece degli agili balzi per superare il licantropo, mettendosi di traverso tra lui e l'umano, con lo sguardo rivolto verso il bipede senza coda nè pelo nè artigli. La vista acuta notturna di Zenon confermò ciò che le sue orecchie registrarono poco prima. Era uno dei cacciatori che avevano preso parte allo sterminio del proprio branco. Nell'aria aleggiava l'odore del sangue dell'umano che si era già ferito assieme ad un odore di metallo e di canide. Zenon si augurò che non si trattasse di un Tefzar, ma per ora il suo sguardo era attratto solo ed unicamente dall'essere umano rannicchiato vicino ad un cristallo luminoso. Il felino azzurro snudò le zanne e soffiò verso il bipede senza coda nè pelo nè artigli.
    "Stai in guardia, Sedanka. E' una trappola! Quello è uno degli umani che hanno sterminato il mio branco!" disse Zenon.
    Quando vide delle cuspidi arancioni comparire improvvisamente sui cristalli ai lati dell'umano intrappolato, il pelo di Zenon si rizzò ulteriormente e si indurì in tanti spuntoni metallici aghiformi che scintillarono nella notte. Ora era più simile ad un riccio che ad un felino.
    "Non fare scherzi e preparati a morire!" disse minaccioso il Creimvell, preparandosi ad attaccare.
    Finalmente avrebbe ucciso uno degli umani che avevano sterminato il suo branco, la sua famiglia.

    Zenon usa la sua tecnica I: Metal Fur
     
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    Sephtis iniziava a diventare nervoso. Tanto nervoso che aveva cominciato a girare in circolo, senza preoccuparsi più di tanto che il suono strisciante delle catene aveva allertato il licantropo. Quel maledetto cacciatore non voleva uscire da cerchio di cristalli. In più stava ricevendo soccorso dal felino e dal licantropo. Tuttavia il felino mostrò aggressività invece di provare compassione per l'umano. Evidentemente anche il Creimvell era stato vittima di un massacro. Però il felino era sopravvissuto a differenza di Sephtis. Gli occhi del Barghest continuavano a fissare il licantropo, cercando di ricordare chi fosse quell'individuo. Era certo di averlo già visto da qualche parte, non aveva dubbi su questo. Ma dove? Il licantropo era probabilmente un medium. Sedanka si guardava attorno con aria fin troppo sospettosa. Il licantropo aveva capito che c'era qualcosa di misterioso alla Ginestra d'Ambra. Sephtis si augurò che Sedanka non si schierasse con quell'umano malvagio. Il Creimvell invece sembrava determinato a voler iniziare uno scontro. Gli occhi attenti di Sephtis si accorsero di un altro particolare. Si erano formate delle cuspidi arancioni in cima ai cristalli. Chi le aveva generate era un mistero. Non c'erano maghi nei paraggi. Forse c'era un altro spettro o entità misteriosa che si aggirava da quelle parti. Il Barghest provò a guardarsi attorno affinando i propri sensi, sperando che la sua natura di fantasma gli consentisse di individuare la presenza di un altro spirito.

    Il cacciatore era già terrorizzato di suo, ma lo divenne ancor di più quando vide chi erano i suoi soccorritori. Esattamente un Creimvell e un licantropo! Le creature che più aveva cacciato in vita sua. La malasorte aveva deciso la sua morte oggi. Doveva mantenere la calma. Se riusciva a giocarsi bene le sue carte aveva qualche possibilità di salvarsi. Dopotutto sarebbe bastata qualche bugia a regola d'arte e un po' di vittimismo. Non poteva sapere se gli altri due si bevevano quelle scuse, ma non aveva nulla da perdere. Perciò iniziò mostrando finto stupore alle accuse del Creimvell.
    "Trappola?! Ma cosa dici? Non vedi che sono ferito? Mi devi aver confuso per qualcun'altro!" Il cacciatore si giustificò con aria scioccata, mostrando la ferita che aveva bendato. La benda era leggermente tinta di rosso. Sotto si potevano intravedere dei segni causati da una bestia conosciuta. Dopo essersi inventato queste scuse il cacciatore letteralmente si inginocchiò di fronte ai due per implorare aiuto. "Vi prego, dovete aiutarmi! Ero a caccia di selvaggina quando un mostro misterioso mi ha improvvisamente attaccato." Questa non era una bugia. Se gli altri due avessero esaminato la borsa del cacciatore avrebbero trovato attrezzatura idonea a cacciare semplice selvaggina. Infatti per una volta non era andato a uccidere felini o lupi. Era buffo dover affidare la propria vita a creature che aveva ucciso in passato. L'umano continuò a parlare per spiegare la situazione. "La luce di questi cristalli sembra tener a bada il mostro. Non so per quanto a lungo. Forse voi potete aiutarmi a sconfiggerlo. Vi ricompenserò con tutto quello che ho!" Il cacciatore umano continuò la sua commedia. Tanto era spaventato dal mostro che gli venne naturale leccare i piedi al duo che aveva davanti. L'umano non si era per nulla accorto delle misteriose cuspidi arancioni che si erano formate sui cristalli.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Com'era prevedibile, l'umano nemmeno si avvide del pericolo incompente, troppo preso dalle creature circostanti. In fondo era così che doveva essere, poiché fuggire da un predatore inanimato non avrebbe spaventato nessuno. Forse... molto più urgente fuggire da uno spettro, un licantropo e un creimvell infuriato.
    Gli altri comunque si accorsero dello strano fenomeno, dall'esterno era sicuramente più visibile grazie ai cristalli luminosi che facevano baliginare l'arancio delle punte di cristallo.
    La ginestra sapeva, sapeva che quelle creature non sapevano; forse anche per quello non si erano avvicinate.
    Il felino bramava morte, sangue... quanto lo spettro, che provava limpido rancore nei confronti di quell'umano. Il licantropo invece pareva diverso, almeno nelle intenzioni, difficile dire cos'avrebbe scelto e chi avesse deciso d'appoggiare.
    Ciò che era sicuro, era che quell'uomo era morto. La ginestra sapeva, sapeva per volere di chi sarebbe finito nell'oblio della dimenticanza.
    Le cuspidi lasciarono posto a qualcosa di più ampio, mani, zampe forse; zampe di cristallo artigliate, che con bramosia si diressero verso l'umano da ogni direzione per afferrarlo e dilaniarlo senza alcuno scrupolo. Se avesse provato a fuggire c'era qualcun'altro che l'avrebbe sventrato, quindi la Ginestra non si preoccupò di risultare visibile o rumorosa. Neanche se il licantropo si fosse opposto probabilmente sarebbe cambiato qualcosa, ma era meglio per lui se non toglieva prede alla Ginestra. Ella però stava togliendo la preda allo spettro o al felino, che probabilmente si sarebbero contesi quell'uomo per decidere chi avrebbe dovuto ucciderlo. Decisamente più utile eliminare il problema alla radice, piuttosto che dover rimediare in seguito.
    Le zampe di cristallo arancione crebbero, si deformarono, si allungarono per ghermire l'umano, già ferito e in preda al terrore seppur non volesse dimostrarlo.
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    sono affari miei!

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    Sedanka non riusciva a capire il motivo di quelle formazioni aranciono che crescevano attorno all'umano. Era la prima volta che vedeva un fenomeno simile. Sembrava proprio che quei cristalli pulsassero di una strana e arcana vita.
    Il licantropo però non fece un passo di più. Il suo sesto senso lo avvertì, facendogli dedurre che forse quelle cose erano veramente pericolse. Anche Zenon, che si frappose tra lui e l'umano lo mise in guardia di una cosa: gli rivelò che il bipede ferito era colui che aveva sterminato il suo branco. Difatti il felino si accanì a parole contro di lui con una certa brama di farlo fuori.
    Sedanka prima guardò il suo nuovo interlocutore. Poi l'umano.
    "Figliolo, veramente hai commesso questo atto contro Natura?" gli domandò. L'uomo però sembrava molto terrorizzato sia dalla sua presenza che di quella del Creimvell, difatti iniziò a farfugliare in ginocchio, implorando pietà. Disse che che era lo avevano erroneamente scambiato per qualcun altro e che era stato ferito da un mostro non identificato, mente era a caccia di selvaggina. Inoltre, chiese disperatamente aiuto per poter abbattere la creatura che gli stava dando la caccia.
    Sedanka aveva viaggiato molto e conosceva la faccia di chi mentiva o meno. Era vero che l'uomo stava scappando dalla bestia, ma cosa testimoniava che era a caccia di selvaggina? Tuttavia, prima che potesse farli un ulteriore domanda, il licantropo dovette allontanarsi: le cuspidi arancioni si facevano sempre più lunghe verso l'uomo. Si deformarono in quelle che sembravano zampe di cristallo, pronte ad afferrare lo sfortunato per dilaniarlo. Sedanka davanti a quello spettacolo non proferì parola, anzi, osservava con sguardo analizzatore. Colse quel segno a pieno. La Natura sapeva dopotutto. Sapeva perfettamente quello che aveva commesso l'uomo.

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    Zenon si mise in posizione di pre-attacco, nella posizione accucciata con le orecchie appiattite che assumevano i felini prima di scattare, attaccare e dilaniare. La sua lunga coda azzurra, diventata acuminata per il pelo trasformato in aghi metallici, sbatteva rumorosamente sulla superficie liscia del terreno cristallino, non molto lontano dai piedi del licantropo. Ciò che disse quel bipede maleodorante fece infuriare ancora di più il Creimvell del metallo. Sapeva che quello che diceva era tutta una menzogna, un'arrampicata sulle lisce pareti verticali cercando di aggrapparsi a quell'unico appiglio che era la speranza che le due creature che aveva davanti se la bevessero. Ma Zenon non era nato ieri ed era molto furbo e fiutò le falsità.
    "Bugiardo! Come tutti i tuoi sporchi simili! Sono sicuro che ad attaccarti sia stata una povera creatura a cui tu davi la caccia! Sei tu il vero mostro!" il Creimvell soffiò ancora più minacciosamente verso il bipede senza pelo nè artigli nè coda.
    Stava per scattare ed aggredire l'umano in ginocchio per gustarsi il suo sangue e vendicare in parte il suo branco ma si trattenne in tempo perchè si stava verificando qualcosa di strano.
    I cristalli che erano apparsi poco prima si trasformarono in enormi zampe fatte di minerale con tanto di artigli acuminati che ghermirono l'umano in una trappola mortale. Zenon seguì la mossa di Sedanka; abbandonò la posizione minacciosa e balzò all'indietro, per portarsi fuori da quello che stava succedendo. Molto probabilmente qualcun'altro esigeva la morte dell'umano cacciatore e bugiardo.
    "Che sta succedendo?" chiese al licantropo, senza togliere lo sguardo dalla scena.
    Vedere il sangue dell'umano schizzare ovunque per opera di quella pressa cristallina mortale e sentire i suoi strilli acuti fu uno spettacolo per gli occhi e le orecchie del Creimvell. Avrebbe preferito sventrare lui il suo nemico, vendicando il suo branco ma sapere che da lì a poco sarebbe mortogli fece mettere il cuore in pace.
    Un altro cacciatore di Creimvell di meno.
     
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    Incubo infernale

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    il Barghest osservò stupefatto ciò che successe. Le cuspidi arancioni si tramutarono in artigli affilati che agguantarono il povero umano. Il cacciatore, ormai completamente in preda al terrore, non oppose alcuna resistenza. L'evento terrorizzò l'umano così tanto da pietrificarlo, finendo in pasto al mostro misterioso. Il cacciatore venne brutalmente trucidato da quell'entità sconosciuta. Alla fine l'umano era morto come meritava per i numerosi crimini che aveva commesso in vita. Tuttavia Sephtis era furibondo. Il Barghest aveva impiegato mille sforzi per rintracciare quel dannato cacciatore. Lo aveva inseguito fino ad un luogo orribile e colorato come la Ginestra. Tutto questo solo per ritrovarsi la preda tanto ambita "rubata" da qualcun'altro. Era compito di Sephtis punire i cacciatori malvagi. Gli altri dovevano farsi da parte. Vedersi privare di questa soddisfazione, l'unica ragione per cui il Barghest esisteva in questo mondo, era un torto intollerabile. La cosa lo fece imbestialire così tanto che ululò mentalmente la sua rabbia all'entità misteriosa.
    Come hai osato sottrarmi la preda? Chiunque tu sia fatti vedere se ne hai il coraggio! Il Barghest rivolse un pensiero d'ira verso la Ginestra. Decise di non rivelarsi per il momento, consapevole che sarebbe diventato vulnerabile. Non era intenzionato a scontrarsi con quel nemico ignoto, ma piuttosto chiarire la faccenda. Inoltre non voleva rivelarsi al licantropo e il Creimvel. Meno persone sapevano dell'esistenza di Sephtis, meglio sarebbe stato. Si augurò che la Ginestra fosse in grado di percepire i pensieri di Sephtis o il suo stato d'animo. Il Barghest attese una "risposta" nel proprio nascondiglio d'ombra. Rimase immobile mentre cercò di percepire possibili attività dell'entità misteriosa. Le catene non strisciavano più per il momento, nascondendo la sua presenza agli altri due esseri viventi.
     
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75 replies since 3/10/2017, 09:56   1142 views
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