Fra cani e gatti

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  1. Alister24
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    Il Sahabriano guardava i movimenti di Pharnasius nel corpo del felino a terra, non era convinto che potesse aiutare ciò che stava facendo ma non disse niente, se era convinta di poterlo aiutare non era nessuno per dissuaderla dal farlo.
    Sentì poi dei rumori avvicinarsi a loro e, con i muscoli all'erta e pronti a scattare come una molla, aspettò che la minaccia si palesse,
    Cosa siete?
    disse con tono rabbioso verso quegli esserini così strani; non era convinto che quei cosi potessero essere la causa delle ferite del creimvell ma non abbassò la guardia.
    La volpe aggiunse poi un'altra domanda a quei cosi, ma si stava avvicinando nel vano tentativo di dissimulare la sua paura nei loro confronti.
    Non ti avvicinare a loro!
    Le disse con tono perentorio.
    Se sono loro quelli che hanno fatto questo a quel felino che speranze hai tu da sola? Dobbiamo fare muro, vieni dietro di me.
    In questo momento avrebbe tanto voluto essere con il suo branco di leoni dove poteva comunicare telepaticamente con loro senza svelare i suoi piani ad eventuali avversari.
    Elvis, Pharnasius: sono esseri della zona? Li conoscete?
    Chiese in ultimo prima di attendere le mosse di tutti gli altri coinvolti.
     
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    Nonostante fosse notevolmente concentrata, Pharnasius prestava attenzione a tutto ciò che la attorniava. E quel tutto ciò era ogni cosa fuorché piacevole, anche provando ad ignorare la presenza appena giunta non ci sarebbe mai riuscita.
    Si stava davvero impegnando così tanto per salvare una vita altrui?
    Poco le importava di cosa stesse pensando chiunque la stesse osservando cercare, forse in vano, di aiutare il felino; era abituata ad agire d'istinto, perché l'istinto era ciò che la rappresentava. Come Shalksyaran aveva esordito.
    Osservò le ferite ormai ampie e grondanti sangue sul corpo dell'animale. Se non aveva espulso in quel modo la sostanza che l'aveva dilaniato non ci sarebbero state altre speranze. La piccola volpe sembrava troppo presa a fare l'eroina per cercare di rendersi utile, se non a lei almeno al creimvell, ma per quanto riguardava la minaccia antistante non pensava di doversi preoccupare eccessivamente. Elvis era in agguato, e il leone non pareva uno sprovveduto.
    Quelle creaturine inquietanti si avvicinarono, con il loro piccolo corpicino ricoperto per metà di peluria nera e apparentemente soffice che si protendeva verso di loro.
    La figura avvolta nella nebbia si avvicinava, l'atmosfera si stava facendo piu pesante ed irrespirabile. Per qualche secondo sembrò che l'aria stessa venisse risucchiata inesorabilmente dall'avanzata dell'essere ignoto.
    Furono necessari molti altri battiti d'ala prima che la creatura si manifestasse in tutta la sua orrenda essenza. Il suo corpo ricordava quello di un grosso pipistrello, fatta ecezione per il muso aquilino dotato di becco, quasi totalmente fatto d'ossa. Soltanto sulle spalle, all'attaccatura delle ali, in parte sul dorso e sopra la testa presentava un sottile strato di peluria grigiastra, che contribuiva soltanto a conferigli un aspetto ancor piu surreale ed inquietante.
    Elvis alzò le spalle, scoccando un'occhiata ad Alister.
    "No, decisamente non ho idea di cosa sia"
    Il mostro li raggiunse mentre le minuscole creepy creaturine si diradavano attorno a loro, aprendosi come a ventaglio per lasciarlo passare.
    Pharnasius non si lasciò minimamente condizionare da quella così imponente venuta, ormai non sapeva più cosa significasse aver paura. O forse neanche l'aveva mai scoperto, ma poco importava.
    Quando quello ebbe l'ardire di accorciare ancora la distanza che li divideva, ignorando la volpe o perlomeno non dedicandole troppa attenzione, la lupa cominciò a distogliere lo sguardo dal creimvell, per fissarlo con risolutezza negli occhi dorati.
    La saetta che le giunse di rimando dall'espressione della creatura demoniaca fu tremenda, ma non la intimorì minimamente. Pareva sprizzare lampi d'odio e d'inferno semplicemente esistendo, ma non era minimamente comprensibile da cosa derivasse un'aura tanto malevola.
    Elvis in un attimo le fu accanto, e lei si accorse appena in tempo che le ali dell'essere avevano guizzato per spingerne il corpo esattamente nella sua direzione.
    Stava per schizzare di lato per evitare l'aggressione e contrattaccare anche con le membra doloranti, ma un grumo di ombre sovrastarono completamente l'ambiente circostante. Per qualche istante sembrò che il mondo stesso si fosse ottenebrato di un rosso scarlatto, un rosso in movimento e agglomerato in un uragano turbinante di zanne e artigli.
    Agguerriti canidi, non molto diversi da lei e da Elvis, erano comparsi dalle loro spalle e da ogni lato per gettarsi con una potenza inaudita sull'essere infernale. Pharnasius stessa si stupì di quanta forza possedessero quelle creature, nell'infierire sul corpo dell'avversario stavano manifestando una ferocia spaventosa.
    I primi bersagli erano stati le ali, su cui si erano andate a conficcare zanne da ogni direzione, mentre il resto del corpo della creatura aveva subito innumerevoli attacchi ben coordinati e precisi dagli artigli delle zampe degli animali.
    Non poteva sbagliarsi, quelli erano [https://kengard.forumfree.it/?t=70013796]tefzar[/URL].
    Non poteva dire di aver sentito "parlare di loro", ma aveva assistito una volta ad un combattimento tra uno di loro e proprio un creimvell, nonostante ignorasse perché quella volta i due si erano dati battaglia aveva assistito in disparte allo scontro rimanendone piuttosto affascinata. Stili aggressivi diversi, ma entrambi sublimemente elaborati per creature così bestiali.
    Il branco di tefzar, per quanto in quel momento potesse essere scambiato per uno stormo considerando gli enormi balzi che compievano, decimò in pochi secondi gli esserini e frantumò il corpo di quel coso che sembrava condurli, distruggendolo come nulla fosse.
    Nessuna goccia di sangue fu versata, non sembrava trovarsi linfa vitale in quel demone.
    Quando ebbero terminato, sul versante della montagna che aveva ospitato quello scontro così rapido ed indecifrabile scivolò il silenzio. Le loro zampe tornarono a toccare il suolo quasi all'unisono, mentre tremende fauci si abbattevano sul cadavere inerme dell'essere per completare l'opera e dilaniarlo pezzo per pezzo.
    Pharnasius osservò quieta senza muovere un muscolo, dispiaciuta solo di non aver partecipato al massacro e di non esser stata abbastanza in forze da impedire che qualcuno venisse in loro aiuto. Se fosse stata nel pieno delle energie probabilmente non avrebbe reagito con così tanto ritardo, per quanto sentiva non avrebbe comunque avuto vita facile nel trovarsi in uno scontro con quell'affare.
    "Come sta" proruppe uno dei tefzar in prima linea, esibendo un tono di voce fin troppo autoritario. Con il muso indicava il creimvell a terra, il quale non dava segni di voler continuare a vivere.
    "Cosa importa?" rispose prontamente la lupa, piantando i propri occhi in quelli neri dell'interlocutore.
    "Non è a te che deve interessare questo" rribatté quello, snudando impercettibilmente i denti.
    Si sentiva in perfetta sintonia con quell'individuo, non le dava per niente fastidio il suo pressante modo di interagire con austera prepotenza. Riuscendo a capirlo perfettamente, più che incuterle un qualche timore le infondeva un selvaggio vigore carico di euforia.
    "Non sopravviverà" disse semplicemente, cercando consenso nello sguardo di Elvis.
    Il tefzar si avvicinò senza remore, borbottando qualcosa fra le spesse labbra pelose. La lupa non sapeva se anche in quel momento dovesse seguire l'istinto, per un attimo pensò che il tefzar volesse sbranare il corpo del felino per farne un lauto pasto, ma si rese conto di aver peccato di presunzione nell'aver creduto di sapere.
    Ancora non le era chiaro come sviluppare il connubio tra l'istinto primordiale che la permeava e l'angolo più razionale del suo essere, ma nel cominciare a dominarlo sentiva di potersi spingere oltre. Poteva conoscersi ancora più a fondo.
    "Sapete di cosa si trattava?" chiese Elvis.
    Neanche il lupo bianco era solito spendere troppe parole, ma quando se ne sentiva in dovere ringraziava a differenza sua. Forse neanche lui in quel momento pensava ve ne fosse bisogno. Come se non l'avesse sentito, il tefzar continuò a mostrare la sua reverenziale solida risolutezza sul muso e sulla fiera postura.
    "Eravamo in debito con lui. Perché non l'avete salvato"
    Elvis stava per rispondere, ma Pharnasius lo bloccò snudando gli artigli per fargli capire che era lei a doverlo fare.
    "Cani e gatti in debito gli uni con gli altri?"
    Il lupo rosso si stava chiaramente spazientendo, anche se per il momento evitava di darlo a vedere più del dovuto. Sembrava che la sua immutabile espressione rimanesse imperturbabile nonostante le provocazioni, imperitura nonostante Pharnasius cercasse ad ogni modo di stuzzicare come solo lei riusciva a fare.
    "Come ho detto, non deve interessarti lupa. Lascia quel creimvell a noi"
    Pharnasius non mancò di notare con quale sguardo la stesse fissando, barlumi di curiosità e di stizza non erano gli unici frammenti d'emozione che si poteva scorgere nei suoi occhi d'ossidiana.
    Lei con tutta la tranquillità del mondo si scansò, lasciando che si avvicinasse il gattone, come lui per nulla intenzionata a nascondere la sua curiosità.
    Una volta afferratolo per il collo, il tefzar lo trascinò in mezzo al branco e tutti insieme cominciarono a muoversi, fermandosi però qualche metro più avanti.
    Fu nuovamente la sua voce a sollevarsi fra le rocce, intensa e quasi cavernosa.
    "Non siete in grado di resistere da soli ai Lurynar, e tu sei ferita. Seguiteci"
    Pharnasius ringhiò con vigoria. Non sapeva se le dava più fastidio che la sottovalutassero o che quel lupo avesse intuito le sue ferite nonostante lei non avesse mostrato il benché minimo segno di debolezza.
    Non si premurò neanche di attendere un altrui conferma, cominciò a muovere qualche passo nella loro direzione e si staccò dal gruppo.
    "Penso proprio faremmo meglio a seguirli, non sembrano sprovveduti e dubito quell'essere sia l'unico nei paraggi considerando le sue parole" fece Elvis, rivolto sia al leone che alla volpe. E poi anche lui non poteva negare che la cosa lo intrigasse notevolmente, non tanto per ciò che riguardava quella creatura quanto per la potenza micidiale di quel branco.
    Sarebbero stati "amichetti" interessanti da esaminare, inoltre non era il caso di mettere a rischio un'incoscente come Pharnasius, che da sola si sarebbe messa nei guai piuttosto che ammettere di aver bisogno di altro riposo prima di recuperare tutta la sua forza prorompente.
     
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    Lydia osservò quella creatura avanzare verso di loro, e seguì il consiglio del leone e si mise dietro di lui, come se fosse una sorta di scudo. Man mano che l'essere avanzava da figura indefinita passò a farsi sempre più chiara. Era un qualcosa che Lydia non aveva mai visto prima d'ora. Era disgustata da quella visione poichè non si capiva bene che animale fosse, sembrava un incrocio tra un pipistrello, un uccello, e un qualche animale peloso. Rimase senza parole e continuava ad osservare inorridita quella specie di creatura. Le creaturine accanto alla bestia gli facevano spazio mentre avanzava, e quando fu proprio davanti a loro, notò che la lupa guardòla bestia negli occhi e poi, successe tutto velocemente. Erano comparsi alle loro spalle un gruppo di canidi, ma lei non riuscì a riconoscere a che razza appartenessero. Riuscì solo a vedere come distrussero gli esserini accanto a quella bestia, e anche la bestia stessa. Poi, quando ritornarono un gruppo, si voltarono verso di loro, e uno dei canidi parlò alla lupa in riferimento al corpo del crimwell a terra. Non sapeva bene cosa dire, o rispondere, per cui si limitò a stare in silenzio ad osservare la scena. Ma quando poi, il canide che prima aveva parlato, propose loro di seguirli, allora parlò ''Siamo sicuri che possiamo contare sul vostro aiuto? Insomma.. Ho visto di cosa siete capaci, però non mi ispirate molta fiducia, a dire il vero'' disse questo per marcare il suo disappunto sebbene l'altro lupo accanto a lei, fosse sicuro che seguire il branco di canidi fosse la scelta più giusta. Si girò, allora, verso il Sahabriano, per capire in qualche modo con chi fosse d'accordo, e se fosse la sola ad essere prudente al riguardo.

    Edited by BlueIrys - 6/12/2017, 22:38
     
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  4. Alister24
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    Il Sahabriano osservò con stupore il corpo di quel mostro, era quanto di più strano e orribile lui avesse mai visto; era talmente stupito da non aver fatto caso che intorno a loro c'erano delle ombre che si muovevano veloci; l'essere sembrò balzare in direzione della lupa blu, ma non ne ebbe il tempo, fu subito attaccato da quelle ombre che prima non aveva notato. Finito il combattimento e calmatisi le acque capì che le ombre erano in realtà dei Tefzar, dei canidi tipici dell'isola di Kengard, aveva letto di loro, così come dei Creimvell in una enciclopedia Kengardiana nella biblioteca della città in cui era approdato, aveva sempre avuto la mania di studiare le cose prima di incamminarsi in zone sconosciute, ed a quanto pare almeno nel caso del felino e del branco di tefzar era stato utile. Ne seguirono un paio di battute fin troppo acide per il felino, ma decise di non intervenire, i discorsi fra canidi restano discorsi fra canidi, pensò tra sé e sé; almeno fino a che il Tefzar non li accusò di non aver aiutato il Creimvell.
    Non abbiamo potuto aiutarlo, era già in stato di semiincoscenza quando siamo arrivati, è svenuto e non si è più ripreso.
    Disse con voce roca e austera, non aveva intenzione di mancare di rispetto a quel branco che effettivamente li avevano aiutati, ma accusare persone o in questo caso animali a caso di ignavia non era per niente una bella cosa.
    Dopo quella frase il Tefzar disse loro di seguirli e disse il nome della creatura che li stava attaccando.
    Lunyar, eh... e così che si chiamano? Voglio saperne di più.
    Affermò il leone con una malcelata curiosità riguardo a quella creatura.
    Infine si rivolse a Lydia
    Hai visto cosa hanno fatto al Lunyar, se avessero voluto farci del male non credo avremmo fatto in tempo ad accorgercene prima di morire malamente
    Poi si avvicinò alla volpe e continuò con un tono di voce appena udibile in modo da essere sentito solo da quest'ultima
    E poi, credo sia interessante sapere come mai un branco di canidi fosse in debito con un felino e perché avessero così a cuore la sua salvezza
    Detto questo il Leone dagli occhi di zaffiro si accinse a seguire il gruppo affiancandosi ad Elvys e chiedendogli
    Secondo te come mai erano in debito con lui?
    disse indicando con lo sguardo il Creimvell.
     
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    Elvys ruotò il muso verso il leone, assumendo un’espressione quasi divertita.
    “E che ne so io” rispose, abbozzando un sorrisetto. “Non so né chi siano loro, né cosa fossero quei cosi di prima. Per questo vorrei seguirli, ho la sensazione che tutto ciò sia intrigante”
    Pharnasius non aggiunse niente alla frase del compagno, semplicemente fece cenno con il muso di seguirli prima che si fossero allontanati troppo o avessero cambiato idea. Per quanto odiasse ammetterlo, era d’accordo con Elvys e anche con il leone.
    Quel branco era stato tremendamente efficiente, uno dei motivi per cui ogni volta ricordava a sé stessa che far parte di un branco le avrebbe fatto più che piacere.
    Elvys tuttavia sapeva che lei si era sempre definita un branco solitario, perché in lei si poteva trovare tanto un alfa quanto un semplice cucciolo pronto a seguire qualcun altro. Si sentiva forte quanto un branco, si sentiva totalmente capace di sopravvivere e di esistere per conto proprio.
    Solo Elvys poteva far parte del suo gruppo, occupando una piccola fetta del suo spazio. E non di più di un pochino altrimenti l’avrebbe morso.
    La volpe ammise che quei tipi non le erano proprio di gradimento, e Pharnasius annuì per confermare che la pensava allo stesso modo. Restavano comunque fin troppo interessanti per poterli ignorare.
    Per quella volta scelse di assecondare il lato curioso e tutt’ad un tratto si trasformò in quello che era il suo lato da mi-fingo-amichevole-perché-così-ho-deciso.
    Trotterellò dunque verso la coda del branco di grossi lupi rossi, osservandoli per identificare quali fossero le poche differenze fisiche tra la loro specie e quella di Elvys, lei non poteva prendersi in considerazione dato il pastrocchio che era venuto fuori alla sua nascita.
    Non fece neanche in tempo a chiedere qualcosa che subito qualcuno fece la prima mossa al posto suo.
    “Ei tu! Accidenti come sei strana”
    A parlare era stata una tefzar più o meno delle sue stesse dimensioni, a giudicare da quanta differenza c’era tra lei e la maggior parte di quelle creature ipotizzò che fosse una cucciola o poco più.
    “Ah davvero?”
    “Si! Incredibilmente strana… qual è il tuo nome? Cosa ci facevi con quel felino? I felini sono poco raccomandabili, lasciali perdere è meglio. Mia sorella si è quasi fatta cavare un occhio da uno di loro, sono stupidi… ignoranti e stupidi, perch酔
    “Cos’è allora che vi ha spinto ad aiutare quel Creimvell?” chiese lei, interrompendo il fiume di parole.
    “Oh…”
    La tefzar fece una pausa, continuando ad avanzare a passo svelto. Pharnasius si voltò per vedere arrivare Elvys con gli altri.
    “In realtà lui ha salvato l’alfa, ha salvato Lyukria”
    La lupa lanciò un rapido sguardo di fronte a sé, in mezzo al gruppo di canidi.
    “Immagino sia il tipo con cui ho parlato prima”
    L’altra annuì, avvicinandosi per bisbigliarle qualcosa all’orecchio.
    “Trovi anche tu che faccia un po’ paura?”
    “Non direi. Però sembra simpatico”
    “S… simpatico? Terribile direi, è terri… oh accidenti, credo mi abbia sentito”
    A quel punto Pharnasius si interessò ulteriormente.
    “Come può averti sentito”
    Avrebbe dovuto avere sensi tremendamente sviluppati per udire in corsa un refolo di voce con tutte quelle zampe in movimento. Poteva veramente udirle ciarlare da quella distanza?
    “Possiamo sentire i pensieri del branco in ogni momento, di solito parlo male di lui quando non condividiamo la mente ma… non sono ancora molto brava”
    Quello era assolutamente e inequivocabilmente troppo figo, così tanto che le spuntò un sorrisetto involontario. Sapeva che qualche branco possiedeva tale caratteristica, ma non pensava ne avrebbe trovato uno in simili circostanze.
    “Sei nuova?” replicò subito Pharnasius tralasciando per il momento l’argomento, fissando lo sguardo sull’alfa che in quel momento si trovava ad almeno quattro o cinque file da lei.
    “In un certo senso si, non è da molto che sono nata. Il mio nome è Aela comunque”
    Non poteva essere sicura della precisione di quelle parole, ma se non era molto che era nata ed era già grande in quel modo, quei Tefzar facevano abbastanza paura. In senso figurato, ovviamente.
    Si dicesse mai che Pharny ha paura
    “Pharnasius” rispose semplicemente, senza dilungarsi inutilmente su presentazioni superflue. Era decisamente più attratta dalla direzione verso cui si stavano dirigendo e da quello che sarebbe potuto emergere da quella conversazione. Nessuno sembrava interromperli, quindi probabilmente il branco non aveva problemi a far trapelare qualche piccolo segreto.

    Il sentiero si inerpicava tra i boschi, sembrava battuto da zampe di grossi animali e soprattutto si diramava in tante direzioni. Non era stata lì molto tempo prima, si trovavano comunque nei pressi della tana, ma non ricordava ci fosse tutto quel movimento. Aveva scelto quel luogo proprio per la pace che ospitava.
    “Dov’è che stiamo andando?” domandò, cercando di rendere la voce il meno –Pharnasiussiana- possibile; non che le interessasse di apparire gentile, semplicemente Aela non le faceva una cattiva impressione e pensò che sarebbe stata buona cosa non lasciarle pensare il contrario di lei. Almeno per il momento.
    “Stiamo raggiungendo chi può darci spiegazioni su quanto sta accadendo”
    A quel punto Pharnasius volontariamente rallentò leggermente, aspettando che Elvys le fosse proprio accanto, per poi accellerare di nuovo. Si stupì di notare che anche Aela aveva rallentato insieme a lei, forse le regole di quel branco non erano poi così rigide come suggeriva la prima impressione.
    “Ti riferisci a quelle bestie?”
    “Si” confermò subito Aela, abbassando leggermente il muso. “Sono ormai giorni che continuano a spuntare dal sottosuolo, e a moltiplicarsi. Come hai visto erano molti anche quelli che abbiamo sterminato prima”
    Continuarono a marciare a passo serrato finché la foresta si infittì, lasciando che solo pochi sprazzi di luce filtrassero dalle fronde intrecciate. Sottili giochi di luci e colori andavano a generare ragnatele di verde e castano tra i tronchi e le chiome, da cui l’azzurro del cielo cominciava ad essere meno visibile. Larici e frassini mostravano la loro imponenza al loro passaggio, descrivendo una maestosa selva stracolma di vegetazione di ogni tipo. La temperatura calò leggermente, come se l’ombra offerta da quella cupola naturale avesse gettato sui loro corpi un sottile manto di limpida freschezza.
    “Soltanto uno mi sembrava pericoloso, gli altri erano piuttosto ridicoli”
    “Ovviamente, dovevano ancora crescere. Tu non sei di queste parti vero?”
    La lupa quasi non sentì le ultime parole e ignorò la domanda, l’immagine di uno stormo di quei bestioni che adombravano le nuvole stesse con la loro mortifera avanzata ebbe l’effetto di emozionarla. Sarebbe stato assurdamente preoccupante se entità come quelle avessero formato un gruppo e avessero sferrato un attacco, era sicura che nemmeno quel fiero gruppetto di bestioline rosse e pelose che correvano d’innanzi a lei avrebbe avuto modo di salvarsi.
    “Allora?”
    “La mia tana non è distante, ma sono mesi che non torno”
    Aela dovette accontentarsi di quella spiegazione, a differenza sua Pharnasius era evidentemente di molte meno parole e non gradiva esacerbare i concetti.
    nInutile dire che preferiva di gran lunga i fatti, e doveva ammettere che in quel periodo non poteva assolutamente lamentarsi.

    Un altro membro del gruppo si avvicinò silenziosamente al leone e alla volpe, indietreggiando lentamente e mettendosi al fianco di quest’ultima.
    “Voi non siete in branco vero?”
    La sua voce era ben diversa da quella del capobranco, e ovviamente anche da quella di Aela. Aveva un che di giovanile ma pacato.
    Fin’ora Pharnasius era abituata a bestie che grugnivano e ringhiavano, a parte Elvys. In una giornata aveva incontrato mezza vallata di creature parlanti, così come nulla fosse.
    Scosse il capo nel ricordare le parole di Shalksyaran, quell’elfo di nuovo ci aveva visto giusto. Sbuffando dedicò l’attenzione al curioso tefzar che si era spontaneamente staccato dagli altri per dialogare con loro.
    “Da dove venite? Non ho mai sentito un odore simile al vostro, sembra quasi vogliate ingannare la vostra stessa specie” fece al leone e alla volpe, con un sorrisetto che non appariva né amichevole né di scherno. Dava l’impressione di avere un modo tutto suo di interagire, quasi lontano dal resto dell’ambiente circostante. Non sembrava particolarmente interessato ad Elvys o a Pharnasius, rivolse l’attenzione solo agli altri due e lo fece quasi sembrare come una cosa voluta, voltandosi dall’altra parte quando Elvys cercò di incrociare i suoi occhi smeraldini.
    Sulla sua testa si trovava un’omogenea macchia di pelo marrone scuro, che si ammorbidiva nel tipico rossiccio della specie in tutto il resto del corpo fino alla coda, anch’essa leggermente imbrunita.

    L'atmosfera si fece ancor più ombrosa e fredda quando il branco raggiunse una sorta di cunicolo delimitato da tronchi, crollati all'interno di un buio sentiero dall'aspetto non proprio naturale. Qualche zampa senziente sembrava esser passata di lì pe rdare una ritoccata alla foresta, come a voler dire -proseguite qui che troverete robe molto yea-.
    Non ne era del tutto sicura, ma le parve di udire un suono di voci, quasi una cacofonia di sussurri intrecciati al sibilo del vento. Ormai la luce aveva cessato quasi completamente di giungere a rischiarare il suolo, gli ultimi bagliori se li erano appena lasciati alle spalle.
    "Attenzione adesso, non sappiamo se sono giunti anche qui" disse Aela con voce abbastanza calma da lasciar trapelare che non aveva il benché minimo timore di affrontare quegli esseri.
    Pharnasius non l'aveva vista all'opera quando si erano gettati tutti insieme sulla -preda-, in quel momento non poteva distinguerla, ma era sicura che avesse fatto la sua parte come gli altri nonostante l'età.
    "Non preoccuparti"
    "Sei piuttosto debilitata, non potresti co..."
    A quel punto la lupa si girò di scatto.
    "Cosa vi dice che non posso difendermi da sola?"
    La sua espressione era assorbita da un misto di desiderio di ringhiare e un fallimentare tentativo di contenersi, i quali si manifestarono in un chiostro di zanne snudate in direzione dell'interlocutrice.
    Quella di rimando abbassò il muso, socchiudendo una palpebra.
    "Chiedo scusa..."
    Alché Pharnasius si avvide di doversi dare un contegno, in fondo non c'era il benché minimo motivo di sclerare e persino lei ne era consapevole.
    "Intendevo dire, come lo intuisci?"
    Aela attese un istante prima di rispondere, poi mosse leggermente la coda in avanti e indietro in un gesto che Pharnasius non comprese.
    "Beh, non è difficile. Hai addosso molti odori, tra cui quello del sangue, che paragonato al tuo odore penso appartenere a te. Inoltre tendi ad irrigidire le zampe posteriori per qualche istante quando percepisci un movimento nei dintorni, non avresti motivo di farlo se non avessi timore di..."
    "Certo, ho capito"
    Dannazione, non sapeva se le dava sui nervi il loro modo di ragionare e di osservare o la propria incapacità di nascondersi agli altri.
    Aveva sempre detestato gli impiccioni, e quelli lo erano decisamente.
    Decise di far finta di nulla per il momento, ma la sua coda tradiva le varie emozioni contrastanti che la stavano permeando. Non era ancora del tutto capace di trattenersi, ancora una volta Shalksyaran sapeva: l'istinto, lei era puro istinto. Non poteva frenarlo, poteva solo cercare di rallentare la sua poderosa prorompenza.
    Aela capì di averla oltremodo turbata, e per un attimo nascose la testa fra le ampie spalle muscolose. Era palese non fosse nelle sue intenzioni, ma lo sguardo di Pharnasius le fece capire che era tutto a posto.
    Intanto le loro zampe avevano raggiunto una liscia superficie rocciosa, che si proseguiva con pareti e soffitto altrettanto levigati, e soprattutto immersi nell'ombra.
    Dove caspita erano finiti?

    Edited by Aesingr - 29/12/2017, 01:50
     
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    Lydia, seppur non molto sicura di ciò che stava effettivamente facendo, decise di imitare i suoi ''compagni'' di viaggio, seppur neanche lei sapeva bene come definirli, e seguì anche lei il gruppo, marciando verso il bosco. Guardava davanti a sé il leone e il lupo bianco che parlottavano, e vide anche l'altro lupo blu avvicinarsi piano piano al branco di fronte a loro. ''Sarà curioso'' pensò la volpe, ''Beato lui, a me questi non ispirano proprio'', continuò il suo sproloquio interiore Lydia, per niente a suo agio, là in mezzo. Ma ehi, sempre meglio che starsene da sola a vagare per quella terra, visto che mano a mano che avanzavano la radura si faceva sempre più buia e cupa, e i pochi sprazzi di luce che spuntavano dai rami illuminavano ben poco la zona. Stavano continuando a camminare, fino a che un membro del gruppo si avvicinò a lei e al leone, chiedendo loro da dove venissero e di che specie fossero. Lydia rispose per prima ''Ciao anche a te'' disse in modo un po' scocciato '' Siamo Sahabriani, e no, non vogliamo ingannare nessuno, e di nuovo no, non siamo del branco, almeno non io. Sono solo capitata qui per caso'' rispose in modo abbastanza calmo, seppur si potesse intuire un leggero fastidio nella sua voce. Insomma, che voleva dire ''Sembrate che vogliate ingannare la vostra stessa specie'', proprio non capiva. Così, sbuffando, si girò verso colui che le aveva posto le domande ''Scusami, cosa intendi con il fatto che sembra che vogliamo ingannare la nostra specie??'' chiese, aspettando una risposta, e volgendo poi lo sguardo verso il Leone, come per chiedergli man forte. Intanto man mano che si volgeva questa strana conversazione, il gruppo stava avanzando sempre di più fino a che non si trovarono su una liscia superficie rocciosa e sembrava il tutto avvolto dall'oscurità ''Grandioso, di bene in meglio'' pensò Lydia, sempre meno convinta del posto in cui sembrava si stessero recando.
     
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  7. Alister24
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    Il sahabriano seguì il branco di canidi con molta tranquillità, non c'era traccia di agitazione in lui, essendo cresciuto in un branco questa situazione gli riportava alla mente tanti bei ricordi ma in lui trasparì anche una sorta di malinconia mista a preoccupazione, chissà se qualcuno l'avrebbe notato...
    Improvvisamente il suo flusso di pensieri fu interrotto da un membro del branco che si affiancò alla sua conspecifica ed iniziò a porre domande su di loro, la loro razza e cose simili alla quale Lydia rispose in modo piuttosto acido.
    Suvvia, non c'è bisogno di scaldarsi tanto per delle domande, è normale porle, siamo ospiti e ci hanno aiutato con quei cosi, non c'è bisogno di essere così acidi
    Disse Alister in un tono misto tra il canzonatorio e quello di un pacificatore alla volpe. Poi si rivolse anche lui al lupoide fulvo.
    Non siamo in branco tra di noi, io personalmente ne ho uno, ma non è su quest'isola, per quanto riguarda lei ci siamo appena conosciuti. Siamo della stessa razza ma non della stessa specie. Lei non so se ha un branco oppure no e sinceramente non credo dovrebbe interessarci.
    Disse mentre faceva un occhiolino alla volpe per farle capire che non si dovesse sentire obbligata a parlare.
    La nostra è una razza particolare non credo ci siano molte notizie su di noi qui a Kengard, siamo piuttosto lontani da casa nostra e per tradizione il nostro popolo non è dedito all'esplorazione esterna. Non inganniamo nessuno, il nostro odore è quello per fattori che non dipendono da noi, non è voluto.
    Disse sempre con tranquillità il leone, tralasciando volutamente la parte delle trasformazioni antropomorfe e cose simili, non sapeva ancora come avrebbero potuto prenderla tutti quindi preferì glissare su quel dettaglio.
    Piuttosto, perché non mi spieghi un po' come si compone il vostro branco, ci sono ruoli definiti oltre a quello del capobranco? Oppure fate tutto tutti? Ti pongo queste domande perché sono su quest'isola proprio per imparare questo tipo di cose.
    Detto questo il leone si zittì ed aspettò la risposta del lupo, non prestando minimamente attenzione al cambio di ambiente, aveva già viaggiato così tanto per quell'isola da solo che potè notare tranquillamente quanto i cambi di ambiente potessero essere repentini spostandosi solo di qualche kilometro.
     
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    "Oh"
    Il giovane tefzar scambiò un occhiolino pacato con la volpe, rivolgendosi poi al leone increspando le labbra. "Era un modo di intendere che sembrate ciò che non siete, tutto qui. Non avevo intenzione di offendere"
    Pronunciò quelle parole con una leggerezza e una disinvoltura tali da lasciar pensare che non fosse nemmeno del tutto interessato all'argomento. Si accese invece nel momento in cui fu il leone a porgli delle domande sul branco, sicuramente ciò lo coinvolgeva molto di più.
    "Non c'è una vera e propria gerarchia. D'altro canto non si può dire che tutti facciano tutto nella famiglia"
    Fece una piccola pausa, mentre la luce cominciava a scomparire da sopra le loro teste. "Prevalentemente è l'età a decidere cosa possiamo fare, ma questo riguarda solo il combattimento. Non abbiamo ruoli diversi fuori dalla battaglia, ma in uno scontro ognuno deve adempiere ad un'azione specifica. Non credo di poterti dire molto di più amico, mi stanno tutti urlando di smettere di parlottare di cose simili"
    Attese qualche altro istante, agitando la coda tranquillo. "Ecco, ora il capo mi ha promesso che... a suo dire... me la farà pagare. L'ultima punizione però è stata uno sballo, sono finito con delle lupacchiotte niente male!"
    Mentre parlava la sua espressione mutava gradualmente insieme al suo stato d'animo, anche se in effetti non era chiaro a cosa stesse pensando.
    "Si, comunichiamo telepaticamente, serve per scambiarsi messaggi rapidi e agire all'unisono, e... ooh dannazione che noia questi vecchi" asserì in scioltezza, sbuffando e rivolgendo uno sguardo fugace alle prime file. "Mi stanno facendo esplodere la testa a suon di schiamazzi e rimproveri"
    In realtà il branco sembrava perfettamente silenzioso e pacato, impossibile decifrare i loro messaggi mentali osservandoli dall'esterno.

    Intanto si erano infilati all'interno di un'ampia caverna, stranamente perfetta e con pareti fin troppo levigate. Pharnasius e Elvys seguivano il branco taciturni, anche Aela si era zittita e solo il suono dei loro passi era udibile.
    Camminarono per diversi androni, snodi e corridoi immersi nell'ombra, più che una grotta si stava rivelando un labirinto con un unico sentiero da percorrere. Di tanto in tanto qualche apertura sul soffitto faceva filtrare un po' d'aria, ma un fitto intreccio arboreo e centinaia di rami carichi di fogliame impedivano alla luce di giungere in quei vani.
    D'accordo che i sensi dei canidi andavano oltre la visione della luce, ma da quelle parti si cominciava a non vederci più una cippa; anche Pharnasius rimase un attimo disorientata e dovette far affidamento all'udito per non urtare nessuno lì attorno.
    Quei tizi sapevano muoversi in maniera molto coordinata, ma lei non era abituata all'idea di branco e, come minimo, avrebbe spintonato mezza fila addosso ad un'altra se avesse provato ad imitarli.
    Proseguirono finché finalmente la luce non venne restituita ai loro occhi, non dal cielo ma da enormi fiaccole incastonate nelle pareti e nel soffitto a delineare tracciati rischiarati dal fuoco. Pharnasius si chiese come fosse possibile essere rimasta all'oscuro di così tante meraviglie e assurdità a poche falcate dalla sua tana, non aveva idea che fra quei monti esistessero anche luoghi e creature del genere.
    Involontariamente il suo sguardo si era acceso di fierezza, e le sue labbra si erano incurvate in un ghigno ferino.
    Continuarono a camminare, finché una scalinata non li introdusse ad un ennesimo spazio oscuro. Da questo ebbero accesso ad una stanza molto diversa dal mondo precedente fatto di corridoi rocciosi e semioscurità: erano giunti in una grande conca naturale, costituita di foglie e radici sporgenti dal suolo, con sei limpide cascate che scendevano da dei fori sul soffitto disposte ad esagono in prossimità delle pareti. L'acqua probabilmente si immergeva nel suolo tramite cavità presenti anche sul suolo, poiché l'acqua non ristagnava e sembrava scivolare verso il basso. La stupenda visione era resa possibile da grosse libellule luminescenti, che lasciavano al loro passaggio lunghi sciami splendenti con cui disegnavano cerchi e splendenti volute concentriche tutt'attorno.
    Pharnasius a quella vista rimase decisamente confusa anche se piacevolmente deliziata, quegli insettoni erano gli stessi che aveva visto nella foresta sotterranea verso cui Shalksyaran li aveva condotti.
    In mezzo alla conca si trovava una creaturina pelosa e fuffosa, una bestiolina dal pelo grigiastro con zampe e petto bianchissimi. I suoi occhietti vispissimi e indagatori guizzarono verso di loro appena fecero irruzione così... senza troppi complimenti.
    Il gruppo però si arrestò a diversi metri dalla creatura, che Pharnasius riuscì a distinguere come una sorta di furetto sebbene avesse fattezze parecchio strane e fosse un po' più grande di quanto ci si sarebbe aspettati di trovare con un normale membro della sua specie.
    Fu il capobranco ad approcciarsi a lui in maniera semplice e diretta, senza ulteriori indugi.
    "Sommo, sono venuto a chiedere il vostro consiglio. La vostra voce è necessaria a quest'epoca di..."
    Il furetto balzò in piedi e, contro ogni logica, saltò sul dorso del tefzar in totale allegria.
    "Quante formalità lupetto, quante formalità! E poi non sei venuto... siete venuti! Guarda quanti caspita di ospiti ho oggi! Fantastico, era molto che... aspetta. Seriamente avete così paura di me da aver bisogno di entrare qui dentro in branco? Davvero?"
    Il grosso canide, visibilmente a disagio, si limitò a rispondere senza spostarsi.
    "Non è questo, ci muoviamo in branco per proteggerci da ciò per cui siamo venuti, i Lunyar"
    "Lunyar? Oh per tutti i furetti furbetti (citazione che se non riconoscete vi banno dal cosmo e dall'astrocosmo xD), non erano scomparsi anni fà?" domandò, puntando il musetto verso l'ingresso con fare puccio e un po' parecchio strano.
    "Lo credevamo anche noi grande Sommo, ma hanno cominciato a spuntare dal sottosuolo come funghi dal sottobosco. Non sappiamo come fermarli, finché si muovono a piccoli gruppi è possibile distruggerli, ma... se si unissero..."
    L'evidente difficoltà nel combatterli non era stata certo criptica, ma per quanto aveva visto Pharnasius era più che sicura che quel branco non avesse granché da temere.
    "Si, potrebbe essere un problema, anche se..." asserì il furetto, fermandosi nel posare gli occhi su Alister.
    Senza il benché minimo preavviso, dopo aver esibito un'espressione sconvolta e esterrefatta da furetto sclerato, cominciò a saltellare di tefzar in tefzar per fermarsi proprio davanti al leone e alla volpe. Atterrò loro di fronte, scrutandoli con incredulità.
    "Ma... è incredibile! Come... cosa..." Passò lo sguardo da lui a lei in maniera anche troppo forsennata, guizzando tanto con la coda quanto con il muso. "Du... due sahabriani? Non... non sto sognando vero?"
    La sua voce aveva rasentato lo stridulo, ma la sua eccitazione era decisamente più che palese.

    Edited by Aesingr - 10/3/2018, 01:12
     
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    Il gruppo stava sempre camminando, come per raggiungere una destinazione, che però per Lydia era ignota, almeno per il momento. Mentre avanzavano, il leone, si aggiunse alla conversazione tra lei e il lupo, ma per grande dispiacere di Lydia, purtroppo non le diede la man forte che aveva silenziosamente chiesto al sahabriano. Anzi, tutt'altro. Si girò guardando malamente il leone, ed esclamando ''Ehi! Io non sono acida! E' solo lui'' disse indicando con il muso, poi, il lupo accanto a lei ''che è un pochino invadente per i miei gusti'' ma quando poi il lupo, in un certo qual modo si stava scusando con lei, Lydia sospirò e gli rispose ''Non sono offesa, solamente tendo ad essere un po' diffidente, nulla di personale, davvero. ''rispose, ora, in un tono più tranquillo rispetto a quello usato per rispondere al sahabriano, che invece era un pochino più risentito. Il leone rispose in modo cortese alle domande che prima le erano state rivolte a lei, e fu mentalmente grata al sahabriano quando le fece l'occhiolino, mentre spiegava il fatto del branco al lupo, come se in qualche modo la volesse tranquillizzare. Ma ad ogni modo, rispose ugualmente '' Quanto a me, io no, non ho un branco. Sono cresciuta con mia madre ma poi appena ne sono stata in grado, sono partita per la mia strada'' disse, con un non so che di fierezza nella voce. A lei piaceva gironzolare per terre sconosciute, senza dover dipendere da nessuno. Il leone e il lupo continuavano a chiacchierare, ma Lydia non prestava molta attenzione a ciò di cui stavano discutendo, poichè poi venne attirata, incuriosita da questa ampia caverna in cui si erano appena immersi. Si guardava tutt'intorno mentre camminava e passava, assieme agli altri, tra corridoi, tanto che quasi sembrava un labirinto. A volte c'era qualche sprazzo di luce, che faceva risaltare le pareti liscissime della grotta, dove la luce vi si rifletteva. Lydia notò che per fortuna, tutti sembravano un pochino disorientati, quindi la cosa la rincuorava non poco, per lo meno non era l'unica che si stava un pochino preoccupando, visto che il luogo in cui erano finiti non sembrava proprio un sentiero facile. Come già detto, è diffidente. Camminarono ancora, fino a che una luce non lì investì, di colpo. Proveniva da fiaccole che si trovavano incastonate nelle pareti. Salirono per una scalinata che lì portò, di nuovo, in un posto buio. La volpe sbuffò, esasperata. Possibile che non si possa avere della luce decente, qui dentro? pensò tra sè e sè, spazientita. Ma poi, dovette ricredersi. Lo spazio in cui arrivarono era un qualcosa di spettacolare : una conca naturale, che sembrava fatta di radici che sporgevano direttamente dal terreno, con delle cascate che fuoriuscivano da dei fori sul soffitto in prossimità delle pareti, che formavano una forma geometrica. Lydia guardò affascinata quello spettacolo naturale, i suoi occhi brillavano e si beavano di quella vista. Seguì lo scrosciare della cascata, per vedere dove cadesse poichè aveva notato che l'acqua non ristagnasse, ed infatti guardando verso le sue zampe notò dei fori presenti anche sul suolo, dove sicuramente l'acqua passava ed immergeva il terreno. Lydia poi, riposò lo sguardo verso il soffitto, dove poi notò delle grandi libellule luminescenti, che volando, formavano dei cerchi tutt'attorno. Poi però, qualcosa la distrasse. Volgendo il suo sguardo verso la conca, vide che al centro si trovava una creatura pelosa, con il manto grigio, con petto e zampe di un bianco candido. Gli occhi di questa creaturina erano vispi, e guardavano ognuno di loro come se li stesse studiando, e come se fosse incuriosita da loro. Rimasero tutti a distanza, sembrava che nessuno si fidasse, nessuno fiatava, e sicuramente la prima non sarebbe stata Lydia. Fino a che il silenzio non fu rotto dal capobranco, che parlò a quella creaturina senza troppe cerimonie. Ascoltò lo scambio dei due, e a quanto pare la creaturina sembrava alquanto sorpresa di trovare tutti loro. Il lupo e la creaturina pelosa continuavano a parlare tra di loro, riguardo ai Lunyar. Perfetto, magari potrà darci una mano pensò Lydia, fino a che il furetto non pose i suoi occhi indagatori sul leone e poi su di lei, a quanto pare visibilmente sconvolto dalla loro vista. La volpe, prese parola ''Ehm..'' iniziò schiarendosi un poco la voce, poichè quella cosina pelosa sembrava un po' troppo entusiasta per i suoi gusti '' No, non sta sognando..signor? Ok, non ho idea di come si chiami, ad ogni modo, ripeto..'' non sapeva neanche lei cosa dire, stava cercando le parole per impostare un discorso di senso compiuto '' ehm.. no, siamo proprio due Sahabriani e beh, io sono Lydia e vorrei sapere come mai è così interessato alla nostra razza, o quantomeno come mai è così sconvolto da questa cosa?'' cercò di sembrare più gentile che poteva, anche se il furetto non le ispirava tutta sta fiducia, ma ad ogni modo non voleva risultare scortese come era successo poco prima con il lupo. Attese paziente la sua risposta, guardando di tanto in tanto Alister, visto che a quanto pare era interessato anche a lui, quindi era curiosa di vedere come avrebbe reagito il leone in merito.

    Edited by BlueIrys - 10/3/2018, 15:09
     
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  10. Alister24
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    Il Sahabriano rise alla risposta del lupacchiotto così banale eppure così calzante
    Non hai tutti i torti.
    Disse tranquillamente mentre continuava a incedere lentamente per quella grotta ascoltando la spiegazione del Tefzar sulle dinamiche di branco. Ridacchiò imbarazzato alla rivelazione che gli anziani del gruppo gli stavano dicendo telepaticamente di smettere
    Non era mia intenzione metterti nei guai, dovresti ascoltare chi è più anziano di te, non sai mai a chi stai rivelando certe informazioni, fanno bene ad essere sospettosi... Comunque anche io sono in grado di parlare telepaticamente con la mia specie, che, come ti dicevo prima non è uguale alla sua... Noi siamo più fighi
    Disse lasciandosi andare ad una risata canzonatoria mentre sorrideva a 32 zanne alla volpe. Non voleva essere antipatico, voleva solo rompere un po' il ghiaccio.
    Mentre parlavano la luce si faceva sempre più fioca fino a che non iniziò a trasparire solo da qualche buco nel soffitto della caverna rendendo a tutti difficile vedere, a tutti tranne che a lui, poiché come tutti sanno i felini vedono meglio al buio dei canidi.
    Tuttavia la capacità di vedere così bene anche nell'oscurità ha i suoi svantaggi, infatti, quando arrivarono ad uno spiazzo molto meglio illuminato grazie a delle fiaccole e a delle strane libellule fluorescenti, il leone dovette chiudere gli occhi per un secondo o poco più tanto che era ancora un po' accecato quando quando il capobranco iniziò a parlare con un certo Sommo qualcosa che con suo immenso stupore era un... UN FURETTO?
    Il leone non si fece domande gli sembrava scortese interrompere una conversazione apparentemente formale... o almeno lo era finché non fu il furetto a parlare; sembrava un tipo apposto, forse un po' svitato, ma ci avrebbe bevuto volentieri insieme qualcosa, sarebbe stato un compagno di bevute niente male.
    Il Sommo stava spiegando la situazione al capobranco quando per caso pose lo sguardo su di lui e sulla volpe; immediatamente interruppe il discorso ed ignorando totalmente quello che verosimilmente è lo spazio personale dei Tefzar andò a posizionarsi proprio di fronte a lui ed alla volpe ed esclamò stupito di vedere due sahabriani; ma il più stupito tra i due fu proprio il leone.
    Conosce la nostra razza?
    Disse stupito il leone
    Come? Ma soprattutto perché è così stupito nel vederci qui?
    Chiese incuriosito fissando con gli occhi blu elettrico il furetto che guardava sia lui che la volpe che espresse il suo medesimo dubbio riguardo lo stupore per la loro presenza.
     
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    Il furetto sembrava assuefatto dalla loro presenza, le sue zampette parevano impazzite e si muovevano da una parte all'altra.
    "Co... come sarebbe! Ma... di che generazione siete? Quanti anni avete?"
    Gli occhi di mezzo branco erano concentrati su di loro, la cosa poteva anche essere piuttosto imbarazzante. Soltanto qualche membro più anziano si limitava a tenere lo sguardo basso, totalmente assorti nei loro distanti pensieri. Il Sommo tuttavia non sembrava gradire la loro serietà. Di rimando l'animaletto si lanciò per aria per atterrare sul dorso del primo tefzar che gli capitò a portata di zampa, facendolo trasalire per la sorpresa.
    "Non sapete riconoscere i membri della vostra specie? Mh, ad azzardare non avete più di 20 anni... sarà il fatto che non ne trovo da decadi ormai"
    Si avvicinò poi ad Alister, portandosi praticamente quasi sotto le sue zampe; con un balzo gli si aggrappò alla criniera, manco fosse un fascio di liane in mezzo alla foresta, e si issò sulla sua testa soffermandosi a fissare Lydia.
    "Vi hanno scelti per stare insieme? Due sahabriani di specie diverse? Troppo carini! Qual'è il vostro nome?"
    Tamburellò sulla capoccia del leone ad una velocità impressionante con le zampe, talmente delicatamente che sembrava lo stesse pettinando.
    "Beh vediamo, come dire..." continuò, senza dare loro tempo di formulare risposte o altro. "È ovvio che io vi abbia riconosciuti"
    Gli occhietti neri del furetto rotearono da una parte all'altra, per poi soffermarsi di nuovo sulla volpina. Strizzò le palpebre pelose, e quando le riaprì le sue iridi si stavano schiarendo, sfumando verso il blu.
    In pochi secondi si tinsero del caratteristico blu elettrico della specie sahabriana, conferendogli ancora più pucciosità e soprattutto follia.
    "Domando scusa, neanche a me piace rinnegare la mia appartenenza ai sahabriani. Ma... questa è un'altra storia" fece con la sua vocina pimpante, che non si riusciva a capire da quale epoca provenisse.
    "Siete venuti anche voi per chiedere riguardo ai lunyar? A dire il vero..."
    Pose l'attenzione poi su Pharnasius, e sul muso di lei che lo stava fissando divertita e con meno tensione rispetto agli altri.
    "Cosa? Tu... anche tu sei una di noi?" le chiese il Sommo, senza però staccarsi dalla criniera del leone. Faceva tutto da solo, ci mancava anche che si rispondesse e sarebbe stato il top.
    La lupa dal canto suo si limitò a rimanere immobile, sbuffando e allungando leggermente il muso in avanti.
    "Direi di no, non dicevi di saper riconoscere la tua specie?"
    Il furetto emise una risatina imbarazzata, volteggiando sul dorso di Alister e lanciandosi in avanti con una capriola. Atterrò con così tanta leggerezza che il suono del suo corpo che impattava con il suolo fu assolutamente impossibile da udire. Dava quasi l'idea di fluttuare.
    "Certo, ma tu sei molto strana te l'hanno mai detto?"
    Pharnasius ghignò, arricciando un labbro.
    "In molti, si"
    Elvys se la rideva, nascondendo il muso chinandosi verso il terreno di insolita vegetazione. Tastò con le zampe alcune foglie accuratamente distese a formare una sorta di grande letto, che iniziavano intrecciarsi da un lato e finivano all'altro della grotta.
    Gli piaceva quel posto, e anche se non dava segni di una qualche emozione sapeva che anche la compagna gradiva un luogo simile.
    "Ei furetto, dimmi un po' conosci per caso un elfo di nome Shalksyaran?" chiese lei, ignorando Elvys che le dava colpetti sul sedere con la coda.
    "Devi rivolgerti a lui con più rispetto" si immise uno dei più grandi membri del branco di Tefzar, scrutando Pharnasius con evidente astio nello sguardo e nel tono di voce. Sembrava quasi ringhiarle contro.
    La lupa ignorò categoricamente pure lui, anche perché persino il furetto aveva fatto segno al grosso canide di non rompere le foglie con una zampa.
    "Shalksyaran? Non lo conosco di persona ovviamente ma... chi non conosce quell'elfo in quest'isola?"
    Lei reclinò il muso, gattando con gli artigli per terra e bucherellando il fogliame.
    "Io, prima di incontrarlo"
    "Cosaaaaa?"
    Il sommo schizzò all'indietro di una decina di metri, come l'avessero punto con un ago di pino gigante in zone che è meglio non esplicitare. Se fino ad un attimo prima si era rivelato delicatamente aggraziato nei movimenti ora aveva asportato tutto ciò su cui era passato, dalle foglie ai rametti sapientemente lavorati.
    "Hai... incontrato... Shalksyaran?"
    In un certo senso la lupa era sicura che una simile rivelazione avrebbe potuto fruttare qualche esclamazione stupita, soprattutto da una bestiolina di un così alto tasso di follia, ma non si aspettava che il branco di canidi cominciasse a mormorare parole a raffica ai compagni più vicini come avessero improvvisamente cambiato idea sul loro modo di comunicare e gli fosse venuta a noia la telepatia. Se dovevano bisbigliare potevano farlo con la mente no? Le venne il dubbio poi che non lo facessero per rispetto nei confronti di quel furetto, verso cui parevano provare eccessiva deferenza.
    "Non stai mentendo?" le domandò con il musetto più sconvolto che si fosse mai potuto incrociare a Kengard, muovendo la coda ad una velocità tale da farla risultare quasi invisibile.
    "Che motivo avrei di farlo"
    Di solito Pharnasius rispondeva a quelle richieste con scrollate di spalle, sbuffando o snudando le zanne, ma per una volta apprezzava la maniacale ed indiscutibile paziia del suo interlocutore e non si mostrò scontrosa.
    Il furetto rimase per qualche secondo in silenzio, assorto in una profonda contemplazione che molto probabilmente rievocava anni di sapienza, esperienze di una vita e cena della sera precedente. Almeno così apparve alla mente di Pharnasius, che non poteva fare a meno di sogghignare nell'aver a che fare con un individuo del genere.
    "Io... cioè, oggi... quest'oggi è simbolico, simbolico! Sono mesi, anni direi... che aspetto la venuta di un cambiamento, e ora mi ritrovo due sahabriani e qualcuno che ha incontrato il saggio elfo!"
    La sua vocina da leggermente stridulante e quasi infantile era passata ad un tono nettamente più grave e pacato, ma la sua espressione non era mutata e, agli occhi di Pharnasius, questo non faceva che contribuire all'assurdità della sua figura.
    "Una cosa alla volta. Siete venuti a conferire con il Sommo in cerca di una soluzione contro i Lunyar?" riprese il furetto, ora relativamente meno euforico e rivolto più o meno a tutti i presenti. "I Lunyar sono una delle tante forme di vita demoniache manifestatesi di questi tempi a Kengard, purtroppo non a causa di forze soprannaturali o di alterazioni nelle dimensioni. A generare questi abomini sono i fallimenti di tutte quelle specie senzienti che stanno cercando di convogliare potenze che non gli appartengono. Non è il naturale flusso della vita ad aver generato creature tanto potenti e instabili, la cosa più spaventosa però è la loro inesorabile aggressività e capacità predatoria. Mi dispiace ma... non possos sapere se continueranno a moltiplicarsi, né qual'è la vera e propria fonte che continua a procrearli. Kengard non è più al sicuro ormai da tempo, anche per noi che viviamo lontani dalla feroce ingenuità delle città e dei loro abitanti. Fino ad esso siamo rimasti completamente esclusi dai conflitti e dai diverbi che hanno coinvolto Kerus e Knawr, ma... Oh, wow, non pensavo di ricordarmi i nomi di quei pazzi spicchi di mondo! Kerus e Knawr, Kerus e Knawr... berh ricordateveli, sicuramente me ne dimenticherò a breve!"
    Ecco, il furetto sclerato era ritornato. Lui che dava del pazzo a qualcuno o qualcosa poi era totalmente epico.

    Interrompo qui perché se vado avanti faccio tipo mezza role xD
     
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    Lydia aspettava la sua risposta, paziente, quando anche il leone porse le sue domande al furetto. A quanto pare anche lui sa essere un poco sospettoso, a volte, pensò Lydia, mentre faceva scivolare lo sguardo dal Sahabriano, al furetto, e si stava quasi anche spazientendo quando sentì la domanda, che a lei sembrava pressochè ridicola, del furetto riguardo alla loro età e alla loro generazione di appartenenza, e non potè far a meno di guardarlo in maniera sconcertata e rispondergli ''Scusami, e questo cosa c'entra?'' mentre stava parlando, notò che praticamente tutto il branco aveva lo sguardo puntato su di loro Grandioso, siamo l'anima della festa qui, a quanto vedo, pensò facendo roteare gli occhi per mostrare il suo disappunto a riguardo. La situazione si stava facendo un po' imbarazzante, quando poi, per la gioia di Lydia il furetto si lanciò in aria, atterrando sul dorso di un Tefzar, quindi facendo spostare leggermente l'attenzione su di lui, e non più su di lei o il leone. Il furetto fece poi, un'altra domanda, chiedendo loro se non fossero in grado di riconoscere la loro specie, e a questa domanda Lydia fece come un leggero ringhio, trattenuto dalla sua bocca Stiamo scherzando? Ci ha preso per scemi? Cosa vuol dire? questi erano le domande che affollavano la sua mente, ma non volendo essere troppo scortese, si schiarì la voce e prese parola, cercando di mantenere la calma ''Con questo cosa intendi dire? Sei un po' troppo criptico per i miei gusti, vorrei che fossi più chiaro'' disse con tono piatto e sicuro, ma il suo umore cambiò radicalmente, il suo nervosismo fu letteralmente spazzato via dal pieno stupore : la scena che li si presentò davanti fu aberrante. Il furetto aveva appena utilizzato la criniera del Sahabriano come delle funi su cui aggrapparsi, per poi piazzarsi tranquillamente nella testa del leone, e continuare a parlare come se niente fosse. Lydia inarcò il sopracciglio sinistro, guardando abbastanza sconvolta la scena, poichè lei non l'avrebbe assolutamente mai permesso, piuttosto lo avrebbe mangiato, ma quella probabilmente era un'altra faccenda ancora, ben diversa da ciò che le si era appena presentato davanti, ovvero la domanda alquanto assurda sul fatto che lei e il leone fossero stati scelti per stare insieme, a cui Lydia rispose inarcando ancora di più, se possibile, il sopracciglio, come a voler dire Davvero? Sei serio?, ma poi si disse che in fin dei conti il furetto non leggeva nella mente e quindi il suo ''No, non siamo stati scelti, siamo semplicemente capitati nello stesso posto nello stesso momento'' potesse andare bene come risposta, il tutto contornato dal fastidioso, o almeno così l'avrebbe trovato Lydia, tamburellare sulla testa del sahabriano da parte della creaturina, anche se al leone pareva non dare fastidio. Poi, fortunatamente per la volpe , che stava per perdere la pazienza, dato che le uniche risposte del furetto fino a quel momento furono troppo vaghe per saziare la sua curiosità , l'animaletto peloso rispose, e nel mentre roetò gli occhi da una parte all'altra per poi tornare a soffermarsi su quelli di Lydia, rivelandole il tipico colore delle iridi dei Sahabriani : blu elettrico. Stava per rispondergli per le rime, Lydia, poichè alla fin fine il furetto poteva evitarsi tutte quelle risposte criptiche date fino a quel momento, e rivelarsi subito, quando però il tutto fu interrotto dalle scuse anticipate del furetto, che si scusò, ma ciò non bastò a Lydia, che comunque volle dire la sua, dopo aver preso un bel respiro per calmare il suo nervosismo '' Beh, grazie per averci finalmente chiarito questo dubbio, ma scusa, devo dirtelo. Potevi evitare tutte queste cerimonie e dircelo direttamente, anche se questo mi porta a dedurre che molto probabilmente tu ti sia divertito con tutto questo mistero da parte tua, e che se ci avessi mostrato subito la tua natura, la cosa non sarebbe stata altrettanto divertente, giusto?'' disse, infine, roteando gli occhi mostrando il suo disappunto per quel comportamento, a detta della volpe, un poco infantile. Poi però, rispose all'altra domanda del furetto, cercando anche di essere gentile in qualche modo visto che in fin dei conti, l'aiuto lei lo voleva davvero come anche gli altri del resto, e chi era lei per non cercare in qualche modo di arruffianarsi la simpatia del furetto per avere il suo aiuto, seppur fino a quel momento l'aveva portata sull'orlo di una crisi isterica data la sua cripticità come personaggio? ''Si, siamo anche noi qui con loro a chiedere aiuto per via dei Lunyar e ti saremmo grati se ci dessi una mano'' rispose, con tono gentile e calmo, questa volta. Quando poi l'attenzione del furetto si sposto su Pharnasius, e iniziarono a conversare, Lydia ridacchiò non poco quando la lupa gli porse quella domanda come per prenderlo in giro. Intanto osservava come il furetto stava utilizzando il corpo del leone come se fosse un trampolino, per poi poggiare le sue zampine per terra. Poi ascoltò la conversazione tra i lupi e il furetto e anche la spiegazione di quest'ultimo riguardo i Lyniar, non volendosi intromettere e curiosa di cosa ne sarebbe uscito fuori e se sarebbero riusciti a trovare, tutti insieme, una soluzione al problema ''Lyniar'.
     
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  13. Alister24
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    Il Sahabriano ascoltò con relativa calma le parole del furetto e non sembrò nemmeno dargli noia che questi lo usasse tipo parco giochi infilandosi nella sua criniera manco fossero mangrovie...qualcosa però non gli tornava, il suo istinto gli disse che quel furetto non stava dicendo tutta la verità, proprio per questo quando rivelò di essere un Sahabriano anche lui non si sorprese affatto.
    Calma calma calma
    disse in tono secco il leone mentre il furetto li riempiva di domande.
    Quando hai finito di sparare fandonie sono pronto ad ascoltare la verità...
    la sua voce si stava facendo più canzonatoria e sarcastica nel rivolgersi al furetto cosa che evidentemente sconvolse parte dell'uditorio tefzar che era lì con loro
    Non ti ho già attaccato perché i tefzar ci hanno aiutati e sembrano tenere in considerazione il tuo parere...
    Tuttavia, la tua imitazione del colore dei nostri occhi è inutile se non studi la nostra cultura a dovere.

    disse spiegandosi con calma al furetto guardandolo negli occhi
    Sappiamo tutti che un sahabriano non può cambiare colore degli occhi. Quindi, ho fingi di essere uno di noi oppure stai scappando da qualcuno di noi ed hai pensato che fosse una buona idea nascondere il colore delle iridi. Per di più ogni sahabriano sa che nessuno è obbligato a sposarsi da nessuno, tantomeno non sceglierebbero di mettere insieme due specie diverse. Apprezzo lo sforzo di informarti un minimo su di noi, ma hai preso informazioni dalla fonte sbagliata. Ora dicci chi sei, perché sei qui e qual'è il tuo scopo, niente fandonie oppure...
    lasciò di proposito la frase in sospeso ma un baluginio riflesso all'altezza delle zampe rese palese il fatto che il leone aveva tirato fuori gli artigli e che non avrebbe accettato altre stupidaggini da parte del furetto.
    Tefzar mi dispiace ma dalle mie parti queste fandonie non sono tollerate, uno di voi ha detto che io e Lydia sembriamo ingannare la nostra specie, lei l'ha preso come un insulto perché l'onestà nella nostra cultura è alla base della società nessuno di noi si fida di chi dice mezze verità o si nasconde dietro una maschera. Non prendetela come un fatto personale, ma se non si regola e provate a difenderlo non assicuro che non vi facciate male.
    Disse con voce calma e senza un filo di nervosismo al branco di Tefzar
    Elvys, Pharnasius, ci siamo appena conosciuti ma mi sembrate dei tipi apposto, non fidatevi di quel tizio.
    E detto questo tornò a puntare le iridi bluastre verso il furetto.
    Adesso parla. Dimostrami di avere una buona motivazione per fare quello che stai facendo. Oppure questa bellissima caverna sarà intrisa di sangue.
    Il tono era quasi minatorio e nella sua testa gli ricordava quello del suo capobranco quella volta che un altro branco di leoni provò ad impossessarsi del loro territorio; all'epoca era solo un cucciolo, ma la sola potenza della voce del capobranco bastò a far fuggire i pretendenti ed a risanare la pace nelle terre del branco [cit].
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Il furetto ascoltò tutte le parole del leone e della volpe, presodai loro discorsi.
    "Si in effetti..." ammise nei confronti di Lydia, sogghignando. "non sarebbe stato altrettanto divertente. Ma non sto nascondendomi per divertimento, te lo assicuro"
    Il furetto si voltò poi in mezzo ai canidi, rendendosi conto che non aveva fatto caso a qualcosa di molto importante; inizialmente esibì un'espressione basita, poi si lanciò in mezzo al branco leggermente inferocito.
    Catapultandosi ai piedi di uno dei membri del branco scrutò il corpo del Creimvell che stava tenendo fra le zanne, soffiando stizzito.
    "Mettilo giù. Perché non mi avete avvertito subito! Con quei dannati testoni che vi ritrovate non avevo fatto caso al felino"
    Rimase a fissare il tefzar finché non adagiò il creimvell a terra, e lo afferrò per la coda trascinandolo fuori dal gruppo mentre il capobranco bisbigliava delle scuse.
    "Mi sembravate preso da altro"
    Il furetto lo ignorò e si avvicinò nuovamente al sahabriano, portando con sé il gattone blu.
    "D'accordo ringhiante micetto, non c'è bisogno di innervosirsi così"
    Si mosse leggermente ma a scatti, saltando attorno al corpo del felino steso a terra e cominciò a tastarlo qua e là. "Dubito che qualcuno di voi possegga abilità curative, altrimenti non l'avreste portato qui"
    Il furetto si chinò sui fianchi del creimvell e cercò di morderlo, o almeno era ciò che pareva stesse facendo. Rimase concentrato per alcuni secondi, forse un minuto.
    "Purtroppo... ormai..." sollevò il muso e con le zampe si spinse leggermente indietro, "ormai è troppo tardi"
    Si incupì lievemente, tornando vivace dopo aver spinto con delicatezza il corpo del felino un po' indietro per poi continuare a rivolgersi al leone.
    "Sei sicuramente un fiero esponente della nostra razza. Innanzi tutto quella su di voi era una battuta, quanto sei permaloso... nessun sahabriano è così sciocco da costringere due membri di specie diverse come voi a unirsi. Mentre... per gli occhi non c'è problema, se ti turba posso tornare come prima"
    Il furetto strinse le palpebre e, quando le riaprì, erano tornate al loro colore originale.
    "Non sto mentendo, ma per assurdo hai indovinato. Stavo proprio scappando da qualcuno della nostra stessa specie"
    Afferrò di nuovo l'ormai cadavere del Creimvell, trasportandolo verso la più vicina cascata e lasciandolo scendere all'interno del foro sul suolo. Questo venne completamente assorbito, come sotto di essa si trovassero dei canali in movimento e all'interno di cui l'acqua scorreva.
    "Appartengo a ventuno generazioni fà, ho più di duecentodieci anni. E so molte più cose di te sulla nostra specie caro gattone troppo suscettibile. Ma ne parleremo dopo, adesso c'è un altro problema ben più urgente"
    Sollevò il muso, puntando l'entrata, da cui si cominciavano ad udire insistenti rumori di indubbia entità.
    "Accidenti, sembrano aver seguito le vostre tracce"
    Senza dare troppe spiegazioni si lanciò in direzione del lato opposto all'entrata, invitando il resto della combriccola a seguirlo con un cenno del muso.
    "Sbrigatevi dobbiamo uscire!"
    I suoi movimenti erano come al solito agili e scattanti, tuttavia il tono della sua voce si era fatto vagamente più grave.
    I tefzar, compreso il pericolo, lo seguirono di corsa; se avessero dovuto combattere non sarebbe stato comodo trovarsi là dentro con così poco spazio rispetto all'esterno ampio ed illimitato.
    Una sequenza di corridoi intersecati simili a quelli varcati per entrare li portò verso la fitta boscaglia che li aveva introdotti a quell'insolita nascosta caverna fatta di dedali sotterranei. Pharnasius e Elvys li seguirono, anche se la lupa ebbe un attimo di esitazione nel sentire che doveva scappare.
    Non l'aveva mai fatto in vita sua, e ricordò a sé stessa che era solo un modo per poter combattere con più efficacia.
    Una volta fuori si lanciarono in campo aperto, dove gli alberi si diradavano e le fronde ricominciavano a far filtrare la luce.
    Di nuovo grumi di nebbia in avvicinamento, di nuovo i battiti d'ala di quei pipistrelli mostruosi.
    Il sommo faceva da guida al gruppo, e teneva lo sguardo puntato verso l'alto da dove pensava sarebbe potuto provenire un attacco. Questa volta l'avversario non era uno soltanto, il branco non sarebbe stato certo in grado di far fronte all'unisono a tutti quegli avversari.
    "Chiunque non voglia combattere cerchi di nascondersi, io non lascerò che invadano la mia tana!"
    Le parole come il suo muso erano dannatamente risolute, ma sperava che nel chiedere il suo aiuto fossero anche disposti ad aiutarlo a loro volta. Da solo sapeva non ci sarebbe riuscito.
    Ora che quei mostri erano in gruppo potevano manifestare tutta la loro devastante potenza.
    Non si fecero attendere, infatti due di loro si scagliarono in picchiata verso il branco di canidi, che fu costretto a sparpagliarsi in un primo momento poiché altri due demoni arrivarono dalle loro spalle e in quattro erano davvero tropppi perché i tefzar si potessero concentrare unicamente su uno di loro.
    Pharnasius sembrò sogghignare, anche se Elvys era di tutt'altro avviso.
    "Eih lupa, ti ricordo che non ti reggi neanche in piedi" le disse, dandole una spallata. Lei rimase stabile sulle zampe, pronta a colpire.
    "E probabilmente tra poco mi ritroverò distesa a terra coperta di sangue, dato che non ho alcuna intenzione di ritirarmi" rispose fredda, snudando le zanne.
    Erano pronti.
    "Visto che hai tanta voglia di combattere" fece rivolta vrso il leone, "perché non ti dai da fare?"
    Pharnasius fletté le zampe e balzò in aria, preparandosi a riceverli.
    Attorno a loro, un gran numero degli animaletti minuscoli che costantemente accompagnavano quegli affari li stavano circondando.
    Fu il capobranco questa volta a gridare, facendo sentire la sua voce praticamente in mezza isola ma rivolto principalmente ai due sahabriani e ai due lupi, che non conoscevano ancora i Lunyar.
    "Non colpite le creature non ancora sviluppate, sono innoque finché non crescono. Per crescere devono cibarsi di grandi corpi, quindi se non vi fate ammazzare..."
    Non riuscì a terminare la frase, venendo preso di mira da una delle grosse creature la quale cercò di trafiggerlo con il becco piombandogli sopra la testa.
    E lo scontro cominciò... il delirio più totale dopo tipo cinque secondi.
     
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    Lydia ascoltò in silenzio le parole del leone, ed aspettò una risposta da parte del furetto, che rispose inizialmente subito a lei, affermando che effettivamente le supposizioni della volpe erano esatte riguardo al divertimento del furetto in merito alla situazione, ma aggiunse anche che comunque non si stava nascondendo per divertimento. Diversamente accade per la risposta al leone, che invece tardò ad arrivare visto che il furetto diede le sue attenzioni al Creimvell praticamente in fin di vita. Lydia guardò con attenzione i movimenti del furetto sul corpo del Crimvell e guardò aggrottando le sopracciglia il furetto quando lui disse l'ovvio, ovvero che effettivamente nessuno possedesse abilità curative che avessero potuto aiutare l'animale in fin di vita anche prima di recarsi in quel posto. Insomma, chi gliel'avrebbe fatto fare di arrivare fin lì se qualcuno avesse potuto aiutarlo prima no? pensò. Roteò gli occhi e sbuffò, mentre pensava tra sé e sé quella frase. Ma il suo momentaneo nervosismo fu subito spento dalle parole del furetto in merito allo stato di salute del Creimvell, ovvero che purtroppo non c'era più niente da fare. Le orecchie di Lydia si abbassarono, come in un muto dispiacere per tutta la situazione creatasi, poichè anche se ci avevano tutti provato con le loro forze, purtroppo non c'era stato niente da fare. Rimase in silenzio per un po', e poi le sue orecchie si drizzarono come erano state fino a quel momento, quando il furetto rispose finalmente alle parole di poco prima del Sahabriano, rivelando poi la sua identità. Lydia rimase abbastanza scombussolata dalla cosa, non tanto dal fatto che fosse un Sahabriano, ma più che altro all'età del furetto. E la sua curiosità la divorò letteralmente quando il furetto si interruppe proprio quando stava affermando la sua grande conoscenza in merito alla loro razza. Difatti stava quasi per prendere parola, quando però sentì dei rumori non ben identificati. Il suo corpo, da rilassato che era, si drizzò improvvisamente, sull'attenti, pronta per scappare o cercare in qualche modo di affrontare il pericolo, che a quanto pare era imminente visto che secondo il furetto probabilemnte quelle creature orribili li avevano seguiti. Tutti uscirono di corsa da quella grande caverna, mentre correvano, passavano per corridoi molto simili a quelli utilizzati in precedenza per entrare in quel luogo. Una volta fuori, Lydia sospirò di sollievo quasi. Erano arrivati in un campo aperto e la vegetazione non era così fitta come quella che avevano trovato in precedenza, ma era più diradata e permetteva alla luce di uscire. Ma presto il corpo di Lydia fu attraversato da un tremito. Sapeva che stava arrivando il pericolo, se lo sentiva nelle ossa. E infatti poco dopo la nebbia si avvicinò, segno che quelle orribili creaturine stavano arrivando. Questa volta sarebbe stato un vero casino, visto che l'avversario non era più uno solo, ma molti di più. Quando il furetto esclamò quella frase, intimando a chi non volesse combattere, di nascondersi, Lydia gli rispose, cercando di sembrare più sicura di quanto in realtà non fosse, e cercando di non far trapelare troppo la sua paura ''Io ci sto!'' esclamò, e si mise poco distante dal furetto per fargli capire che avrebbe avuto il suo aiuto durante il combattimento. Notò anche che i due canidi erano pronti per combattere, e mandò un veloce sguardo al Sahabriano, proprio nell'esatto momento in cui il furetto gli porse la domanda sul darsi da fare in battaglia, ma la sua era come una muta richiesta di combattere con loro, anche se in fin dei conti sapeva che non sarebbe stato un codardo e che non sarebbe scappato, anzi tutto il contrario. Ma questo serviva forse più a lei, che a altri, aveva bisogno di sapere di poter contare comunque su qualcuno di vagamente più familiare rispetto agli altri membri del gruppo. Dopo il suo sguardo saettò verso il gran numero di bestiole orribili che man mano li stavano circondando. Il capobranco ringhiò, e poco dopo fu attaccato da una delle grosse creature, e questo bastò per sancire l'inizio dello scontro. Perfetto, pensò Lydia, ora diamogliene quattro a questi esseri orribili per poi buttarsi nella mischia anche lei, puntando un esserino a caso e cercando di ferirlo con i suoi artigli.
     
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33 replies since 21/10/2017, 00:27   522 views
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