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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Ho leggermente modificato il post, non ho aggiunto niente di fondamentale ma era venuto troppo frettoloso


    Zhantyia ascoltò Nivael, mentre si avvicinava e e mentre le... suggeriva come comportarsi.
    Le parole della bambina, in realtà non proprio tale, la divertirono e la emozionarono allo stesso tempo. Si stava rendendo conto della situazione in cui si trovava, e il che era davvero fin troppo figo per non impicciarsi come si deve.
    "Vuoi che la lasci andare, Nivael?" gli rispose, dirigendo il muso nella sua direzione.
    Il demone con cui stava avendo a che fare probabilmente era ben più potente di quello che dava avvedere a primo acchito, e questo rendeva le cose ancora più simpatiche. Quello che le disse in effetti non era proprio del tutto sensato, ma quello che fece lo fu ancora meno.
    "Non te la cavi male, no" le rispose, premendo ulteriormente sulla sua spalla da cui emersero sostanze improprie, decisamente improprie.
    Quando la creatura provò ad attaccarla, semplicemente Zhantyia indietreggiò di scatto avvertendo il tentacolo che stava per colpirla. Alzò una zampa acuminata per trafiggere l'arto flessibile, così da bucarlo da parte a parte giusto per vendicarsi di quel patetico tentativo di ferirla.
    "Lasciamoli divertire, i due draghetti" le disse poi, aggirandola e avvicinandosi a Siris che si era alzato in volo per evitare l'aggressione di quei cosi. Nel contempo manteneva l'attenzione più che attiva, se qualcuno avesse cercato di coglierla alle spalle si sarebbe ritrovato con una lama infilata in luoghi che è meglio non citare in tale sede.
    Ovviamente i costrutti cominciarono a bersagliarlo con vari dardi, che tuttavia il drago di smeraldo evitò con relativa semplicità mentre si preparava al contrattacco.
    "Zhantyia! Cosa succede!"
    Il grido di Siris le giunse in maniera molto -ovattata-, non nelle parole quanto nel significato. Era chiaro che lui volesse aiuto, e per ciò lei si guardò bene dall'offrirglielo.
    "Oh mi sembra ti stiano attaccando, a dire il vero"
    Lui planò a poca distanza da lei, mentre altre due frecce gli passavano ad un paio di centimetri ddall'ala destra e le sue zampe artigliavano con forza il suolo all'atterraggio.
    "Ovviamente, ma potresti aiutarmi?"
    Lei finse di pensarci su, poi scosse la testa. Il suo modo di fare anche per Siris era ancora quasi completamente enigmatico, ma forse nemmeno Zhantyia stessa era certa del perché di alcune delle sue azioni.
    "Il mio veleno probabilmente non serve con quegli esseri, non sento sangue scorrere nei loro corpi. Pensaci tu"
    Lui socchiuse le palpebre dopo aver scrutato con palese astio la creatura umanoide, non del tutto convinto che il vero motivo per cui la sua amica non volesse aiutarlo fosse quello. Cercò di non dare troppo peso alla cosa, limitandosi a lanciarsi in aria in direzione di Nivael e a fermarsi sopra di lui dopo aver evitato per pura fortuna un'ulteriore trio di frecce che puntavano ad una sua spalla.
    Era sicuro di non poter proseguire in quel modo, la situazione andava un attimo rivista e decisamente elaborata, anche se ragionare in frangenti simili non era proprio facile.
    "Cosa ne pensi? Dobbiamo combatterli?"
    Mosse le ali ritmicamente, spargendo scintille luminose tutt'attorno e fissando con crescente energia nello sguardo e nell'espressione gli avversari che avevano repentinamente cambiato assetto e modo di ragionare o vedere le cose. In realtà è normale, perché C'è Void ^_^
    Innanzi tutto era necessario attuare qualcosa di efficace per difendersi, e per questo poteva tranquillamente far affidamento all'energia del proprio elemento; quando un'ennesima saetta venne scoccata verso di loro, semplicemente con un guizzo della coda generò un fascio di luce che ne invertì la traiettoria riflettendolo verso il mittente.
    "Nivael, preparati"
    D'un tratto l'espressione di Siris si fece decisamente più fiera, o perlomeno risoluta. Era pronto alla battaglia, e i muscoli guizzavano sotto le squame pronti a reagire ad una qualsiasi minaccia. Dovevano senz'altro avvicinarsi, probabilmente i mostriciattoli non avrebbero retto un attacco frontale con due draghi. Anche se il suo stile solitamente era ben diverso, e a dire il vero si sentiva a disagio nell'avvicinarsi eccessivamente agli avversari.
    In ogni caso non aveva tempo né di domandarsi il perché di quel cambiamento o di quell'ostilità né di ragionare su attacchi e contrattacchi, l'importante era portare lo scontro dalla loro parte per avere almeno il tempo di raccapezzarsi un po'.

    Zhantyia invece si teneva a debita distanza da quell'essere in veste di semiumana che aveva scatenato tutto quel macello, chiedendosi chi accidenti fosse realmente.
    "Sono curiosa, come conosci la nostra lingua scritta? Ma soprattutto, com'è possibile che tu riesca ancora a muoverti? Non dirmi che sai annullare gli effetti venefici delle sostanze che vengono iniettate nel tuo corpo... in tal caso non so proprio come fare a farti fuori"
    Parlava con semplicità, passando il peso da un lato all'altro e grattando le zampette sul suolo d'erba. La sua coda si muoveva freneticamente, mentre le dita in cima ad essa giocavano ad intrecciarsi l'una con l'altra e il suo corpo si fletteva pronto ad un'eventuale aggressione.
    Quello che la creatura aveva combinato era strano e poco decifrabile, ma sicuramente pericoloso. Sembrava aver preso possesso degli eventi, infettando quell'altro animale strano anche mentre era conficcata a terra dalle sue zampe.
    In effetti non era da sottovalutare, decisamente no. Alzò il muso, pronta a riceverla.

    Edited by Aesingr - 28/1/2018, 15:16
     
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    "Veramente? Ci sei cascato drago! Quella non è un umana e non è nemmeno una bambina. È un ingannatrice e se non me la lasci riportare nel luogo a qui appartiene te ne pentirai! Quello è un progenie, un essere artificiale creato con l'alchimia! Appartiene alla seconda generazione quindi è molto potente quanto malvagio. Un essere sadico e machiavellico che non sa provare altro che disprezzo per il suo prossimo per questo si chiama Scorn; disprezzo!" disse telepaticamente Spavento con una punta di esasperazione, come quella fosse l’ennesima volta che tentava inculcare quel semplicissimo concetto ad una persona che non capiva o che si rifiutava di farlo.

    Nivael guardò il Sai senza dire nulla. Sebbene quell’individuo non gli ispirasse la benché minima fiducia, aveva la strana impressione che, effettivamente, non stesse mentendo. Il suo racconto era infarcito di troppi dettagli curiosamente specifici per poter essere frutto dell’invenzione del momento, e dalla sua voce traspariva una punta d’agitazione nel riferirsi alla bambina. Se avesse voluto convincerli a lasciarla andare con una scusa probabilmente ne avrebbe ideata una più plausibile e ben più generica, piuttosto che imbastire quell’assurdo monologo su dei malvagi esseri creati con l’alchimia chiamati “Progenie di seconda generazione”. No, pensava il drago argentato, la giustificazione che avrebbe addotto sarebbe stata molto più sommaria… esattamente come lo è stata quella della ragazzina.

    Nivael si voltò in direzione di Scorn. Quell’umana aveva effettivamente qualcosa di molto strano. Il giovane drago, inizialmente, non aveva dato particolare peso al suo aspetto. Più di una volta aveva sentito parlare di esseri umanoidi muniti di ali, non erano poi una rarità, e d’altronde non conosceva ancora le specie endemiche dell’isola. E poi, appena cinque minuti prima, aveva fatto conoscenza di Zhantyia, una strana creatura cieca le cui zampe ricordavano le lame di un fioretto. Quell’umana dalle ali verdi come l’edera, quindi, non gli appariva poi così fuori posto.

    Furono proprio le parole di Spavento e quelle della stessa Scorn ad aver instillato in lui il seme del dubbio. Il Sai aveva parlato di esseri artificiali creati attraverso l’alchimia, e anche Scorn aveva affermato che nel luogo da cui era fuggita conducevano esperimenti su di lei. In un modo o nell’altro quell’umana era, per sua stessa ammissione, effettivamente il frutto di un processo alchemico.

    Nivael non sapeva cosa fare. Avrebbe dovuto fidarsi di Spavento e lasciargli Scorn, la quale effettivamente aveva un’aria piuttosto sospetta? Oppure avrebbe dovuto affrontare il Sai e salvare la bambina da quello che sembrava a tutti gli effetti il suo aguzzino? Se avesse optato per la prima scelta ed essa si fosse rivelata errata, avrebbe condannato una bambina innocente ad una vita di torture e sofferenza. Se, invece, avesse optato per la seconda ma Spavento avesse detto la verità, con il proprio gesto avrebbe messo in libertà una creatura pericolosa e malvagia, che certamente avrebbe preso la vita di più di una persona.
    Nivael sentiva gravare su di sé l’insostenibile peso della responsabilità derivante dalla scelta, fardello che, per l’intera sua vita, aveva fatto il possibile per non sobbarcarsi.
    Cosa doveva fare?
    Il giovane drago posava il suo sguardo una volta su Spavento e una volta su Scorn, alternando freneticamente tra i due. Agitava convulsamente la punta della coda in preda alla tensione, e nel frattempo tamburellava nervosamente sul terreno con gli artigli della sua zampa destra.
    Qual era la scelta giusta?
    “Dovrei volarmene via e mandare tutti a marcire, questa situazione non mi riguarda!” diceva nel frattempo tra se e se.

    "Vuoi che la lasci andare, Nivael?" disse Zhantyia con calma serafica, voltandosi in direzione del drago. Egli, udendo la sua voce, trasalì leggermente e si voltò di scatto verso di lei, come se si fosse destato da uno stato di parziale torpore. Poi, senza dire nulla e continuando a “guardarlo” con il suo muso privo di occhi, la Teramin conficcò la sua zampa ossea con ancora più forza nella spalla di Scorn. L’umana emise un breve e stridulo grido di dolore.
    “Hey!” strillò istintivamente Nivael, colto alla sprovvista da quel gesto. A causa del buio non riuscì a distinguere chiaramente quello che accadde dopo, ma vide con chiarezza Zhantyia compiere un rapido balzo all’indietro come per schivare qualcosa.
    Scorn l’aveva davvero attaccata? Possibile? Eppure non poteva essere altrimenti, siccome Spavento era troppo lontano e i suoi scagnozzi erano rimasti perfettamente immobili come fossero delle armature vuote.

    Spavento si avvicinò a passo svelto a Zhantyia e all’umana. Si trovava a meno di un metro di distanza da Scorn quando, ancora una volta, accadde qualcosa di molto rapido e di molto poco chiaro a causa della penombra: Nivael udì distintamente un fischio acuto che ricordava il rumore prodotto da una frustata che fendeva l’aria, e dopo di esso un sonoro grido di sorpresa lanciato da Spavento. Egli sembrò dimenarsi per qualche istante, come se stesse lottando contro un nemico che Nivael non poteva vedere. Poi si fermò di colpo. Seguirono un paio di secondi di silenzio quasi completo, dove l’unica cosa che poteva udirsi erano dei flebili gemiti emessi dal Sai.

    Nivael fece per avvicinarsi con gran prudenza quando Spavento, che in quel momento si trovava rannicchiato a terra gemendo sommessamente, improvvisamente scattò in piedi voltandosi in direzione dei suoi scagnozzi metallici. Questi, con movimento repentino ma al contempo legnoso e innaturale, che fu accompagnato da un secco rumore metallico, puntarono le loro balestre verso Nivael e Siris

    “Cos-?” esclamò il drago argentato a mezza voce, voltandosi di scatto verso di loro. Fece per balzare istintivamente all’indietro, ma le creature corazzate stavano già scaricando su lui e Siris una raffica di dardi di balestra.
    Una serie di suoni secchi in rapida successione, simili ad un “Clack” meccanico, ruppero la quiete notturna, immediatamente seguiti dal fischio continuo ma irregolare prodotto da un nugolo di dardi che fendeva l’aria.
    Nivael, aiutandosi con un poderoso colpo d’ali, compì un repentino scatto verso la sua sinistra. Riuscì ad evitare numerosi dardi, molti dei quali sibilarono a pochi centimetri di distanza da lui, ma venne colpito alla base del collo e sulla spalla destra.
    "GRAAH!” ruggì di dolore. Cercò istintivamente con una zampa il punto sul collo in cui il dardo si era conficcato, ma proprio in quel momento intravide qualcosa con la coda dell’occhio. Spostò immediatamente la testa di qualche centimetro a destra, e così riuscì a schivare una lunga fiocina d’acciaio che sibilò ad appena un paio di centimetri dal suo orecchio sinistro. Questa proseguì la sua folle corsa a mezzaria per circa un secondo o poco più, finendo per piantarsi nel tronco di un albero che si trovava ad una cinquantina di metri dietro Nivael.

    "Sapete non tutto quel che ho detto era vero, ma sapete comunque troppo. MORITE!" disse telepaticamente Spavento ai due draghi con tono di scherno.

    “DANNAZIONE!” esclamò Nivael carico di rabbia, strappandosi con una zampa la freccia che aveva conficcata sul collo. Un cospicua quantità di sangue zampillò dalla ferita lordandogli la zampa, rendendola lucida e sgradevolmente umida. Si portò la freccia alla bocca, leccandone la punta. “Non mi pare ci sia veleno", pensò.
    Il drago notò che gli scagnozzi corazzati di Spavento erano intenti a ricaricare le loro armi, per cui adesso era il suo momento per contrattaccare.
    “SIETE MORTI!” ruggì con una ferocia tale che la sua voce suonò stranamente rauca e bestiale, scoprendo i denti e fissando i suoi nemici con gli occhi sbarrati e le pupille ridotte a due sottili tagli verticali sul piccolo disco giallo intenso dell'iride.
    Generando una piccola ma fragorosa esplosione d’aria compressa sul palmo della sua zampa destra, che nebulizzando il sangue che la ricopriva produsse un’inquietante nube rossa, Nivael lanciò la freccia che lo aveva colpito sul collo. Questa schizzò in aria a folle velocità in direzione di colui che la aveva originariamente scagliata.
    Poi, senza nemmeno curarsi di verificare se avesse colpito o meno il bersaglio, il drago del vento si alzò sulle sue zampe posteriori e, con un poderoso balzo accompagnato da un ampio battito d’ali, si sollevò da terra verticalmente alzando un enorme polverone.
    In una manciata di secondi già si trovava ad almeno un centinaio di metri d’altezza. L’unica cosa che da lì poteva a scorgere chiaramente era il bagliore dorato emesso da Siris. Con ogni probabilità adesso era fuori dalla portata del nemico, ma, anche qualora fosse stato sotto il loro tiro, il buio che regnava in quella notte rendeva assai distante l’eventualità di essere colpito. Ora, finalmente, aveva un po’ di tempo per pensare.

    “Quello che è appena successo non ha alcun senso” rifletteva il giovane drago. “Spavento si è avvicinato a Scorn, è stato colpito da qualcosa e subito dopo i suoi scagnozzi ci hanno attaccato. Certamente gli avrà comunicato l'ordine per via telepatica”.
    Nivael, nascosto nel buio della notte, osservava quello che accadeva a un centinaio di metri sotto di lui, al livello del suolo. Poteva vedere Siris accanto a Zhantyia, probabilmente i due erano intenti a parlare.
    “E perché gli avrebbe ordinato di attaccare a me e Siris ma non Zhantyia? Sono certo che lei non è stata presa di mira dai suoi scagnozzi. Il tizio peloso avrebbe di punto in bianco deciso di ingaggiare uno scontro proprio mentre era ad un passo dal catturare il suo obbiettivo? Strano... Forse, semplicemente, ci sottovaluta molto. Oppure, quando si è avvicinato a Scorn, lei gli ha fatto qualcosa.” Nivael ansimava leggermente, di certo a causa dello sforzo fisico ma, soprattutto, a causa dell’agitazione.

    “Sono ancora in tempo per andarmene via”, pensò, guardando distrattamente Zhantyia e Siris che continuavano a conversare. Siris era decisamente agitato, o almeno così sembrava a giudicare dai suoi movimenti concitati, mentre Zhantyia appariva piuttosto rilassata.
    “Non se ne accorgerebbe nessuno…” Esitò per qualche istante, incerto sul da farsi. “… Ah, dannazione!” sibilò poi tra i denti, a mezza voce.
    Aprì le sue fauci. Emettendo un continuo ronzio a bassa frequenza che ricordava vagamente il volo di un grosso calabrone, una sfera d’aria compressa aumentava gradualmente di dimensioni tra le mascelle del drago. Continuando a caricare il suo attacco Nivael scendeva nel frattempo di quota descrivendo ampi cerchi intorno a Siris, che al momento costituiva il suo unico punto di riferimento nel buio profondo in cui navigava.
    “2 secondi”, pensò esaminando attentamente la situazione sottostante.

    “3 secondi.” Disse poi tra sé e sé. Vide Siris schivare agilmente un altro paio di dardi di balestra.
    “Ancora non è il momento”. Nivael scese ancora di quota di una decina di metri.
    “6 secondi. Tra poco sarò di nuovo nel campo visivo del nemico”.
    Proprio allora Siris generò un potente fascio di luce con un guizzo della sua coda, con il quale rispedì al mittente l’ennesimo dardo scagliatogli dagli scagnozzi corazzati. Il colpo del drago di smeraldo produsse un bagliore intenso e di ampia portata, che rivelò per un brevissimo istante la posizione del nemico che lo aveva appena attaccato.
    “ADESSO!”
    Nivael chiuse immediatamente le sue ali e si gettò in picchiata in direzione del punto in cui aveva intravisto la creatura corazzata, cadendo come una freccia che, scagliata verticalmente verso il cielo, precipita poi al suolo acquisendo ad ogni metro percorso sempre più rapidità. Poi, giunto a circa una trentina di metri di distanza dal bersaglio, il drago d’argento rilasciò il suo proiettile d’aria compressa, che schizzò ad altissima velocità accompagnato da un’assordante “BANG”.

    La polvere alzata dal suo proiettile d'aria non consentì a Nivael di verificare se il colpo fosse andato a segno o meno. Invertì rapidamente la propria rotta con un'agile virata e, compiendo un'atterraggio morbido e silenzioso, si sarebbe detto quasi elegante, si posizionò accanto a Siris.
    "Nivael, preparati" esclamò lui con fare sorprendentemente risoluto.
    "Gia fatto." disse con tono asciutto il drago d'argento, lanciando un rapido cenno d'intesa al suo compagno di battaglia.
    Il polverone alzato dall'esplosione generata da Nivael cominciava già a diradarsi, e dietro di esso si udiva un suono ritmico e metallico, probabilmente i passi delle creature corazzate in avvicinamento.
    "Che dici, riproviamo lo stesso trucchetto di prima? La tua luce è la guida ideale per i miei attacchi aerei" disse a voce bassa il drago del vento mentre tentava di scrutare attraverso la nube di polvere che, ormai, si era diradata quasi del tutto. Con uno strattone secco e deciso della zampa sinistra si strappò dalla spalla l'altro dardo che l'aveva colpito, predisponendosi a scagliarlo così come aveva fatto con l'altro. Un rivolo di sangue iniziò a sgorgare dalla ferita, gocciolando al suolo e disegnando una sottile riga rossa su tutta la lunghezza della sua zampa destra.
    Nivael, continuando nel frattempo cercare il nemico con lo sguardo, avvicinò leggermente la sua testa a quella di Siris.
    "Fai attenzione all'umana" gli disse rapidamente con un sussurro, senza guardarlo. "Non avvicinarti a lei per nessun motivo"

    Edited by -Aleph- - 29/1/2018, 20:06
     
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    Non c'è pace per certi morti...

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    Gli abissi dell'amigdala, dove gli orrori sono tali che pure le mura urlano folli.

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    Il sai stava lottando, lottando per riconquistare la propria mente, a terra in preda alle convulsioni, mentre i due costrutti erano incapaci a continuare, poiché le tecniche dei draghi rispedirono le frecce contro di loro, uno rimase impallato su una spalla a un albero il secondo con la freccia in un piede conficcato al suolo.
    I costrutti, che a differenza dei replicati erano dotati di libero arbitrio, capirono che c'era qualcosa di losco e decisero d'ignorare gli ordini e ritornarono in posizione di riposo.
    Intanto Scorn appena Zhantyia si scostò e zampettò quadrupede rapida nel bosco a nascondersi.
    Era meglio restare nel ombra per ora, ma quel corpo era così fastidioso e scomodo! Era stata furba lei a creare un corpo matriosca, un rivestimento con un secondo corpo dentro aveva infilato la sua vera spoglia sotto quella pelle.
    Quello era davvero un lupo vestito da pecora.
    Scorn sorrise a Zhantyia e parlando a voce bassa in modo che solo lei la sentisse disse.
    grazie! Questo caos coprirà la mia fuga, ci vedremo presto, avrò una forma diversa ma capirai che sono io.
    Sarà divertente uccidere persone innocenti senza ritegno insieme, bye bye tesoro, a presto.

    Fece lei prima di sparire tra le ombre della notte, mentre Spavento, praticamente alla mercé di Zhantyia, stava recuperando la ragione, ma le spore erano mortali.
    Non sapeva che fare, inviò un ultimo messaggio disperato per mezzo telepatico ai draghi, i costrutti, replicata e teramin.
    "no! Mi ha fregato! Fermi, non lottate più, vi prego non ero in me.
    Lei mi ha avvelenato, vi prego non voglio morire vi dirò tutto, ma curatemi, Teramin, tu puoi farlo, devo chiamare rinforzi! Vi prego! Devo chiamare rinforzi o lei..."

    Fece il sai con le sue ultime forze prima di cadere in coma.
    Zhantyia volendo poteva salvarlo con il suo elemento, poiché come poteva avvelenare poteva annullare gli effetti del veleno.
    Lei poteva, se voleva, salvarlo, era l'unico modo per scoprire la verità dopotutto, ma dopotutto si parla di Zhantyia, probabilmente lo avrebbe ucciso.
    Nulla era certo ormai, se non la la libertà di scorn che volava sulla terra di qui tramava la distruzione: Kengard.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Un trauma, un trauma! Avevo scritto sto post tre giorni e mezzo fà, anche più, e stanotte ho dovuto rifarlo da capo... noncontento mi si è riavviato il PC e giustamente in un momento in cui avevo il blocco degli script attivo. Non mi ha salvato la bozza e per la terza volta ho dovuto riscriverlo, non so cosa sia uscito perché lo devo pubblicare prima accada qualcos'altro. Da notare che la prima volta l'ho pure scritto sul blocconote tutto bellino e carino ma è sparito comunque, maremma nutria


    Siris concentrò la propria energia luminosa ad illuminare la traiettoria effettuata dal dardo deviato, per accertarsi di aver colpito il bersaglio. A quanto pareva rispedire i colpi al mittente fu più efficace del previsto, sia lui che Nivael erano riusciti a colpire gli affari metallici e a fermarli senza distruggerli completamente.
    Ovviamente era meglio così, non sopportava l'idea di uccidere senza una ragione legittima, specialmente se gli avversari non erano realmente tali e le cose dovevano ancora chiarirsi. Per certi versi era rimasto deluso da quanto accaduto, si era preparato ad una minaccia ben più pericolosa e invece la loro reazione era risultata sufficente a concludere la faccenda; certo, concludere era un parolone considerando la piega che gli eventi stavano prendendo, tuttavia le acque davano almeno l'impressione di starsi placando.
    Nivael si era proprio lasciato trasportare, generò anche un globo d'aria distruttivo che fece abbastanza bene il suo lavoro e contribuì a spedire uno dei due cosi addosso ad un tronco.
    Inconsapevolmente gli aveva fornito un punto di riferimento per colpire, anche se a dire il vero non se n'era neanche accorto prima che fosse il drago stesso a farglielo notare. Voleva rispondergli che non sarebbe servito un ulteriore attacco probabilmente, ma la sua attenzione venne colta dal vero pericolo che in quell'esatto momento si stava allontanando. Nivael gli aveva detto di tenersi alla larga da quell'umana, che non sembrava del tutto umana in effetti, ma il fatto che Zhantyia si trovasse sola con lei non lo rassicurava per nulla.
    Non certo per l'incolumità della teramin, sapeva difendersi sicuramente per conto suo; quello che lo preoccupava era il punto di vista articolato e talvolta distorto che aveva del giusto o sbagliato, avrebbe tranquillamente potuto lasciar andare la ragazzina per motivazioni non del tutto ragionevoli.
    La raggiunse, planando affianco a lei e a Spavento, l'animale peloso che aveva chiesto loro di consegnargli quella creatura che a conti fatti era ciò che Zhantyia aveva sospettato da subito. Proprio quella sua capacità di interpretazione illogica delle cose lo preoccupava, capiva dove andava a celarsi l'inganno perché lei stessa solitamente né era l'autrice. Aveva imparato a conoscere e a riconoscere alcuni dei suoi comportamenti, ma era sicuro che anche a lui stesse nascondendo qualcosa.
    Eppure quando erano soli era generalmente dolce e affabile, scontrosa e notevolmente vendicativa ma non certo cattiva con lui. In quel momento però ebbe un'occasione che non pensava di trovare proprio in una situazione simile, poiché Spavento le chiese di aiutarlo. Arrivò a supplicarla di salvargli la vita, o non avrebbe mai potuto spiegare loro come stessero le cose e quella creatura sarebbe fuggita assieme a ciò che aveva appena attuato in assoluta scioltezza.
    "Zhantyia..." disse semplicemente, scrutandola nell'oscurità. Lei a sua volta -osservava- quell'animaletto dall'aspetto inquietante, che finalmente anche lui riuscì a distinguere dettagliatamente investendolo con la propria aura di luce. I suoi tratti non rassomigliavano complessivamente a nulla che lui conoscesse, ma il suo muso era parecchio strano.
    La teramin se ne stava immobile con il muso chino su di lui, e finalmente Siris aveva la possibilità di vederla in una situazione che poteva aiutarlo nel valutare i suoi comportamenti. Da quando l'aveva conosciuta lei non aveva fatto altro che mostrarsi un'ottima amicizia, comportandosi in maniera fin troppo gelosa nei suoi confronti, arrivando a difenderlo anche con eccessiva aggressività. Non gli dava fastidio quella bramosia nel tenerlo lontano dai pericoli, ma non se n'era mai spiegato il motivo dato che a volte era lei stessa a ficcarlo nei guai di sua spontanea iniziativa.
    Non era riuscito a capire se avesse lasciato volontariamente scappare l'umana alata o se questa fosse riuscita a sfuggirle, ma per qualche ragione pensava di sapere qual'era la risposta. Zhantyia si voltò verso Nivael e i due esseri dalle fatezze innaturali, per quanto in quella situazione potesse esserci qualcosa di naturale, e restò piantata a metà tra un sorrisetto e uno strano modo di aspettare qualcosa. Dopo di che si concentrò di nuovo su Spavento, a cui dedicò non esattamente il più rassicurante dei ghigni. Quello ormai era bello che andato, non era morto ma sembrava essere piuttosto vicino a varcare la soglia nera.
    "Che faccio Siris, lo aiuto?"
    Il draghetto batté la coda a terra, aprendo leggermente le ali.
    "Mi sembra ovvio!"
    Lei emise una sorta di mugolio seguito da uno sbuffo, strofinando una zampa sul terreno disegnando dei solchi random sotto di essa. Non dovette nemmeno spostarsi, semplicemente alzò la zampa e la riabbassò sul petto di quella specie di capretta demoniaca, lasciandola in tale posizione diversi secondi. Siris non distolse lo sguardo dal suo muso e dalle sue zampe neanche per un attimo, ma fu la coda che in quel momento attirò maggiormente il suo sguardo. Le dita in cima ad essa sembravano starsi muovendo in maniera casuale, eppure seguivano sempre la stessa sequenza ripetuta più volte.
    Non provò neppure a chiedersi se avesse un significato specifico, era praticamente un suicidio di massa sperare di capire cosa le passasse per la testa. Quando Zhantyia riportò la zampa a terra la sua coda aveva smesso di compiere gesti a caso, sempre lo fossero.
    "Sembra che il veleno della nostra amichetta abbia agito molto velocemente, ma non altrettanto intensamente. Dovrebbe salvarsi. Non posso estrarlo tutto comunque, quindi sta al suo organismo reagire prontamente"
    Lo spiegò con così tanta semplicità e disinvoltura che a Siris venne il dubbio che fosse di nuovo intenta a inventarne un'altra delle sue, ma se aveva detto che era fuori pericolo era probabilmente vero. Avvicinò il muso ai due e Cercò ferite nel corpo di Spavento che potessero in qualche modo rendere distinguibili le sue condizioni, ma sembrava non presentarne. Sperava sinceramente che Zhantyia non si sbagliasse e avesse agito in tempo.
    Corse poi di nuovo verso Nivael, dopo aver constatato che lì la sua presenza non serviva a granché. Non si alzò neanche in volo, lasciò semplicemente le ali semichiuse lungo i fianchi mentre gli si avvicinava.
    "Eih, tutto bene?" chiese, fermandoglisi a pochi metri di distanza e lanciando un'occhiata rapida alle ferite che aveva riportato. Si erano concentrati maggiormente su di lui a quanto pareva, perché si era beccato un paio di frecce non proprio delicate che avevano bucato le sue squame in maniera lieve ma rilevante. "Posso aiutarti?" continuò, alzando una zampa e convogliando su di essa una piccola sfera lucente i cui raggi si originavano dai suoi artigli.

    Non so se s'è capito, ma quando non specifico il soggetto mi riferisco sempre a Siris, o meglio al suo punto di vista xD lo dico perché qualche frase è un po' interpretabile, ma odio ripetere i soggetti a ruota
     
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    Oddio, è il mio incubo. D: Piuttosto che scrivere tre volte lo stesso post penso che mi sparerei. :asd:


    L’attacco dei costrutti cessò nello stesso modo improvviso con cui era iniziato: le imponenti creature metalliche indietreggiarono sino a posizionarsi accanto al loro capo, che in quel momento giaceva a terra agonizzante, tornando nel loro assetto di riposo.

    Nivael ansimava leggermente per lo sforzo appena compiuto, con il cuore che gli batteva in petto a ritmo accelerato. I suoi artigli ricurvi e lucenti da rapace ghermivano il terreno con ferocia, affondandovi in profondità. Con gli occhi sbarrati e le pupille ridotte a sottilissime fessure verticali, il giovane drago fissò uno dopo l’altro i due costrutti che si stavano allontanando lentamente da lui.
    “È già finita?”, fu l’unico pensiero che riuscì a formulare, al momento troppo eccitato per esaminare la situazione con maggiore freddezza. Senza nemmeno rendersene conto stringeva il dardo che teneva nella sua zampa sinistra con tale forza che il legno nel quale era intagliato stava iniziando a scricchiolare. L’adrenalina che in quel momento gli scorreva in corpo distorceva leggermente la sua percezione del tempo, sicché quei pochi istanti di silenzio gli parvero durare interi minuti.
    “Tutto qui?”, fece poi a mezza voce mentre, con il respiro pesante, continuava a fissare intensamente i suoi ex aggressori. Il suo muso era stranamente inespressivo, i suoi occhi spilli di luce gialla sul nero della notte.

    "No! Mi ha fregato!” udì Nivael nella propria testa. “Fermi, non lottate più, vi prego non ero in me. Lei mi ha avvelenato, vi prego non voglio morire vi dirò tutto, ma curatemi, Teramin, tu puoi farlo, devo chiamare rinforzi! Vi prego! Devo chiamare rinforzi o lei...". La voce di Spavento, sebbene inviata per mezzo del canale telepatico, risuonava assai flebile e tremante, pregna della sofferenza e del terrore che il Sai provava in quel momento.

    “Dannazione!” esclamò Nivael a denti stretti. Il dardo che stringeva nella zampa si spezzò emettendo un sonoro schiocco. Scagliò lontano i suoi resti in un gesto di rabbia stizzosa.
    Siris raggiunse subito Spavento e gli altri con una breve planata. Nivael si limitò a seguirlo camminando lentamente, senza mai staccare lo sguardo dai due costrutti. Si pentì di aver gettato via il dardo, sarebbe potuto tornargli utile qualora lo scontro non fosse davvero concluso come sembrava.

    Quando raggiunse il draghetto verde, posizionandosi a qualche metro di distanza da lui, questo stava parlando con Zhantyia. Scorn era svanita nel nulla, certamente volata via chissà dove con il favore delle tenebre.
    “Mi sembra ovvio!” esclamò Siris, presumibilmente replicando ad una domanda postagli dalla Teramin. Lei, di tutta risposta, sbuffò seccata e impose la punta di una delle sue zampe ossee sul petto della creatura dal manto bianco che, preda dell’agonia, respirava a stento emettendo sporadici rantoli di sofferenza.
    Rimase in quella posizione per diversi secondi, del tutto immobile eccezion fatta per i tentacoli che terminavano la punta della sua coda, i quali, invece, si agitavano in maniera convulsa e ritmica.
    Il respiro di Spavento si faceva gradualmente sempre più regolare e i suoi rantoli di dolore sempre più flebili e isolati, sino a che egli non smise quasi per intero di ansimare.

    Zhantyia rimosse la sua zampa dal petto del Sai. "Sembra che il veleno della nostra amichetta abbia agito molto velocemente, ma non altrettanto intensamente. Dovrebbe salvarsi. Non posso estrarlo tutto comunque, quindi sta al suo organismo reagire prontamente" disse poi con disarmante semplicità, come se stesse parlando di quanto bello fosse il tempo quella sera. Nivael squadrò la Teramin per qualche istante, cercando però di non darlo troppo a vedere come invece era accaduto quando si erano appena incontrati.
    “Deve aver rimosso un qualche tipo di veleno che Scorn gli aveva iniettato. Ecco perché il suo comportamento era cambiato improvvisamente” rifletteva il drago argentato.
    “Se è stata in grado di curarlo allora non è escluso che anche lei controlli l’elemento veleno, o che perlomeno possieda qualche abilità ad esso legata.”
    Distolse lo sguardo dalla Teramin. “Ma lo avrà curato veramente? Non mi fido per niente di lei.”

    "Ehi, tutto bene?”
    Nivael si voltò di scatto in direzione di quella voce. Era Siris, che si avvicinava a passo svelto.
    “Posso aiutarti?” domandò premuroso il piccolo drago di smeraldo, ma nel mentre già si apprestava a guarire le ferite del drago d’argento con la sua luce curativa.
    “Oh, ehm… si, grazie molte” farfugliò un po’ imbarazzato Nivael, sorpreso dallo slancio di premura del giovane Siris. Si sedette sulle sue zampe posteriori, rimanendo in quella posizione nell’attesa che il drago verde finisse di guarire le sue ferite.
    La pazienza non era mai stato il suo forte, e una situazione come quella metteva alla prova le sue già carenti riserve di tale virtù: un vortice di pensieri mulinava nella sua testa in quel momento, e la prospettiva di rimanere fermo per più di dieci secondi gli risultava insopportabile.
    Iniziò a tamburellare ritmicamente gli artigli della sua zampa destra sul suolo, dapprima lentamente, poi con velocità sempre maggiore. Lanciò una fugace occhiata a Spavento, come nel timore che potesse scappare a gambe levate da un momento all’altro. Quello, ovviamente, non accennava a muoversi di un millimetro.
    Erano in tutto passati poco più di una ventina di secondi e il drago del vento, senza rendersene conto, aveva iniziato ad agitare nervosamente la punta della coda. Lanciò un’occhiata a Siris. Egli, con il muso contratto in un’espressione concentrata, continuava ad imporre le zampe sulle sue ferite. Una calda luce dorata le irradiava, rigenerando gradualmente i tessuti lacerati. Anche troppo gradualmente, per i gusti di Nivael.

    “Ehm… va bene così grazie, è una roba da niente.”, esclamò ad un certo punto in modo cordiale ma un po’ sbrigativo, dando un’amichevole pacca sulla spalla a Siris.
    “Ti ringrazio, dico davvero." gli disse guardandolo negli occhi, sorridendo con calore.
    "Magari finiamo dopo. Adesso però vorrei porre un paio di domande al nostro amichetto peloso. Dai, vieni con me”.
    Detto ciò, Nivael si avviò a passo svelto verso Spavento, che giaceva sull’erba continuando a boccheggiare. Si sedette accanto a lui.
    “Penso che sia il caso di interrogarlo.” disse poi rivolto a Zhantyia, con involontaria freddezza.

    Nivael, in verità, avrebbe volentieri fatto un bel po’ di domande anche a lei:
    Aveva davvero guarito il Sai? Scorn gli aveva rivolto la parola, quando lei la immobilizzava impalandole la spalla con le sue zampe ossee? Cos’era accaduto mentre lui era impegnato con i costrutti e lei si trovava sola con Scorn? La creatura era riuscita a dileguarsi in un sorprendente slancio di agilità, o magari lei l’aveva lasciata scappare deliberatamente? Cosa è successo a Spavento quando Scorn l’ha attaccato? Lei si trovava proprio lì in quel momento, non poteva non saperlo.

    Il drago del vento lanciò una fugace occhiata indagatrice a Zhantyia. Quella Teramin non gli ispirava la minima fiducia, ma, per il momento, forse era meglio fare buon viso a cattivo gioco e tenere per sé i suoi sospetti. Avrebbe pensato dopo a lei.
    Avvicinò il suo muso a quello di Spavento, assicurandosi di essergli abbastanza vicino perché egli potesse sentire il suo fiato muovergli il pelo. Lo guardò dritto negli occhi, e le sue labbra si incurvarono di un sorriso all’apparenza amichevole ma che, per qualche strana ragione, aveva al contempo qualcosa di gelido e di tagliente.

    “Tutto bene amico? Ti senti meglio?”, esordì Nivael con serafica cordialità, parlando in modo lento e scandito.
    “Adesso ti porrò alcune domande, Spavento. Ti pregherei di rispondere in modo sincero ed esaustivo…”. Prese una breve pausa.
    “… altrimenti credo che ti farò rimpiangere la merda che ti ha sputato addosso Scorn.”, disse poi con la medesima calma e senza modificare minimamente l’impassibile maschera sorridente del suo muso.
    Con un gesto repentino e violento, facendo però attenzione a non fargli troppo male, impose la sua zampa destra sul corpo del Sai schiacciandolo con forza al suolo, ricoprendolo quasi per intero. I suoi artigli neri da rapace affondarono nel terreno accanto alla sua testa. In verità non si sarebbe mai spinto sino a torturarlo, ma era necessario fare un po’ di scena affinché il suo bluff risultasse convincente.

    “Domanda uno:” ringhiò Nivael, cambiando repentinamente il suo tono di voce.Perché state creando dei mostri come Scorn? In che modo avete intenzione di usarli?” La falsa maschera amichevole cedette immediatamente il posto ad un’espressione ferale e minacciosa.

    “Domanda due: quanti ne avete creati?”, incalzò senza dare al suo interlocutore il tempo di rispondergli.

    “Domanda tre: dove li state creando?”. Ad ogni quesito che poneva le sua voce diveniva più aspra e aggressiva.

    “Ultima domanda: i mostri che state creando hanno un qualche tipo di debolezza? Che ne so, un incantesimo che vi permette di controllarli o qualcosa del genere?”.

    Nivael avvicinò ancora di più il suo muso a quello di Spavento.
    “Non c'è bisogno di specificare che dare ai tuoi scagnozzi l'ordine di attaccare è una cattiva idea, vero?”, gli sussurrò lentamente in un orecchio. “Rispondi a tutte le mie domande e ti prometto che non ti sarà fatto nulla”.

    So benissimo che l'interrogatorio in stile FBI non era assolutamente necessario, ma a quanto pare Nivael voleva giocare a fare il poliziotto. u_u
     
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    Scorn era fuggita.
    Era stato stupido, se solo avesse tenuto la maschera, se solo avesse tenuto la maschera a gas alchemica in quel momento non sarebbe successo tutto questo.
    "Quella puttana... Se solo avessi tenuto la maschera... in quel momento non sarebbe successo tutto questo... Grazie Teramin, saprò sdebitarmi."
    Fece sai mentre la Zhantyia manipolava le tossine emesse dalle spore.
    Spavento si girò mettendosi in ginocchio e prima vomitò una strana melma nera, il veleno, per po tossire sangue mischiato a una strana sostanza verde fosforescente, le spore, tra spasmi di puro dolore..
    Quello che quelle semplici spore avevano fatto era disgustoso! Ma almeno anche grazie alla Teramin che una volta tanto aveva salvato una vita, era riuscito a cavare fuori il veleno.
    Nemmeno il tempo di riprendersi e il drago gli chiese come stesse, il sai rispose flebilmente con la telepatia alla domanda.
    "Come... Se il mio corpo... Mi volesse... morto."
    Rispose a fatica riprendendosi lentamente dall'effetto del veleno neuroalterante, una sostanza molto complessa trasmessa per mezzo di microscopiche spore trasportate nell'aria entrando nel corpo per via respiratoria.
    Le spore emettevano quando attaccate dal sistema immunitario tossine che alterano la mente e danneggia il corpo con reazioni anomale del tessuto nervoso che andavano a incidere pure su organi importanti come cuore e polmoni che di fatto ricevono impulsi dalla spina dorsale.
    Il sistema immunitario contrasta le spore che prima di morire rilasciano la tossina provocando la reazione a catena sul sistema nervoso che viene condizionato in tale modo.
    Fortunatamente il veleno non era molto potente malgrado a rapida diffusione come aveva detto Zhantyia, quindi poco letale in vero poiché era concepito principalmente come strumento di controllo mentale che come arma.
    Per quanto ora messo male il drago voleva pure fargli delle domande, pure minacciandolo.
    Il demone a stento si reggeva in piedi, faticava a respirare e i suoi impulsi mentali telepatici erano fievole sussurri nelle loro menti, era un sai, non riusciva a parlare, ma non ci sarebbe comunque riuscito in quello stato.
    Le sue sinapsi dovevano riprendersi dallo stress dovuto alla neurotossina che l'avevano colpite. non ce la faceva a sostenere un lungo discorso telepatico, in quel momento infatti riusciva a esternare concetti con singole parole emesse con sforzo nella mente dei presenti.
    Rispondere a quelle domande era troppo complicato per essere facilmente compreso in poche parole, doveva ricorrere a un altro mezzo per trasmettere quelle informazioni in modo diretto.
    "Dolore... Non... Riesco.... Fatico... Telepatia... Sinapsi... Riprendersi... Io... Ho altro... Mezzo...
    Metti... Fronte... Sulla... Mia... Bocca...
    Informazioni... Fiume... Mente... Fidati... Prego..."

    Fece con pause per riprendersi dopo ogni parola emessa dalla sua mente, che lentamente si riprendeva dallo sforzo d'aver emesso il veleno.
    Gli sembrava di star'imparando di nuovo a parlare con la telepatia, lui, uno dei telepati più abili della sua specie.
    Era uno degli esecutori, responsabile comunicazioni degli sterminatori di mutanti dell'organizzazione corvo.
    Ora però parlava come un sai poppante, che vergogna.
    Sperava che il drago capisse che doveva mettere la fronte sulla sua bocca in modo che lui trasmettesse subito l'informazioni come fanno solitamente i sai per trasmettere ricordi.
     
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    Sihiris squadrò Nivael per l'ennesima volta, premurandosi di fare attenzione ad ogni sua ferita. A quanto pareva il drago aveva fretta di risolvere la faccenda e le ferite andavano in secondo piano.
    Lui era di tutt'altro avviso, ma ognuno poteva far quel che voleva delle proprie squame.
    "D'accordo" disse semplicemente, ricambiando al sorriso e poggiando la zampa a terra dopo aver dissolto la luce che la pervadeva.
    Zhantyia sembrava, in qualche maniera, aver davvero aiutato quella creatura. Non era del tutto sicuro che avesse agito in quel modo proprio per salvare la vita a quel demone, probabilmente doveva esserci un motivo perché l'aveva fatto. E quel motivo gli pervenne in testa quando Nivael cominciò a chiedergli alcune informazioni sull'entità mostruosa che si era appena allontanata, dopo essersi manifestata a loro sottoforma di innocente creaturina indifesa.
    Era raro per la sua mente recepire la rabbia, ma in quel momento ne sentì salire molta. Tutta insieme, in una sola volta, in un solo momento.
    Chinò il muso, socchiudendo le palpebre e digrignando le zanne; neanche lui stesso era sicuro di cosa lo facesse così imbestialire, se l'esser stati quasi raggirati da un immondo essere o il non capire le reali intenzioni di Zhantyia.
    La teramin aveva cambiato atteggiamento dopo essersi incontrata con quella cosa, in maniera forse impercettibile ma per lui piuttosto evidente. Non che si fosse visibilmente dimostrata diversa dal solito, ma per qualche ragione era sicuro che avrebbe potuto trattenere la bambina se l'avesse voluto.
    Zhantyia, dal canto suo, osservò impassibile il suo -paziente- che rigurgitava anche l'anima, le viscere e la cena dell'ultimo giorno del secolo precedente.
    Sembrava aver funzionato, ovviamente. Non si aspettava certo di fallire, non sarebbe stato assolutamente da lei. Si mosse attorno a Nivael che aveva chiuso Spavento in una morsa formata dal peso della sua zampa e dai suoi artigli, per interrogarlo con un'evedentemente fin troppo spinta crudeltà verbale.
    Ascoltò con attenzione il suo respiro, le sue labbra muoversi, il suono che emettevano e tutto ciò che in quel momento il drago stava facendo. Dimenava la coda leggermente agitato, probabilmente a causa dello svolgersi repentino degli eventi che si erano succeduti senza tregua né preavviso.
    Picchiettò le zampe sull'erba provocando dei piccoli solchi nel terreno, percependo quasi l'umidità sottostante che sfruttò per rinfrescarsi. Il suolo da quelle parti pareva abbastanza friabile, le sue zampine acuminate affondavano molto piacevolmente, bastava una leggera pressione.
    Sihiris le si avvicinò, i il suo caldo passo
    vivace le infuse una gradevole sensazione di familiare compagnia. Poteva dire di non essere arrabbiata se c'era lui, più o meno.
    Protese la mano in cima alla coda sul suo collo squamoso, di cui assaporò ogni scalanatura mentre strofinava le appendici con lentezza quasi a volerne distinguere la giovane muscolatura.
    Il demone continuava a parlare loro con quello strano dialogo mentale, non si udivano parole uscire dalla sua bocca eppure nella loro mente la sua voce era ben distinta. Almeno finché non principiò a sparare parole sconnesse a caso, nel tentativo di esprimere un qualche arcano e recondito concetto. Risultava quasi fastidioso al suo udito il percepire le parole tramite la mente e non tramite il corpo, le arrivava tutto più ovattato e artefatto; come se qualcuno stesse parlando coprendosi la bocca con le zampe, come se il suono non fosse la fonte della voce.
    Sbuffò nel rendersi conto che si stava ponendo troppe problematiche superflue, continuando a giocare con l'armatura naturale del suo draghetto. Sihiris si sedette al suo fianco e fissò Nivael con una scintilla di curiosità sul muso, mista all'interesse nel vedere come al drago argenteo risultasse semplice mutare il modo di interagire con gli altri.
    "Nivael, ascoltalo... non credo voglia ingannarci" asserì fissandolo dritto negli occhi, sperando che non esagerasse. Non si aspettava da lui un'improvvisa forma di cattiveria, per il momento si era mostrato piuttosto ragionevole e avvezzo al dialogo.
    Non credeva avrebbe fatto del male a Spavento, non era altrettanto sicuro però che Spavento si fosse ripreso a sufficienza per fare ciò che doveva.
    Non era la prima volta che sentiva qualcuno ringraziare Zhantyia, ma non lo sarebbe neanche stato un successivo commento da parte sua su quanto l'avergli salvato la vita lo poteva mettere in debito nei suoi confronti. Fortunatamente Zhantyia non aveva ancora tirato fuori niente del genere, quel giorno gli risultava più enigmatica che mai.
     
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    Nivael stringeva Spavento nella sua morsa, fissando la maschera di sofferenza che era in quel momento il suo volto. Il muso del drago, al contrario, era contratto in un’espressione di rabbia ferale e selvaggia. Le sue zanne, esposte ai raggi della luna, scintillavano di un sinistro bagliore azzurrino, mentre i suoi occhi parevano impetuose fiammelle di luce gialla. Gli artigli del drago affondarono con ancora maggiore ferocia nel morbido e umido terreno sottostante, eppure la loro presa, resa tremante dal turbinio di emozioni da lui provate in quel momento, iniziava a vacillare.
    Il piccolo ma eloquente atto di crudeltà che Nivael si era ritrovato, suo malgrado, a mettere in atto, cominciava già a pesare sulla sua fragile coscienza. Allentò leggermente la presa. La propria esitazione, tuttavia, non fece che aumentare la collera che provava.
    Dovette arrendersi all’evidenza per cui non sarebbe mai riuscito a proseguire in quello che stava facendo. Possibile che non riusciva mai ad andare a fondo in qualcosa, a mantenere una posizione? Perché doveva essere sempre così incoerente e mutevole, perennemente alla mercé del vento allo stesso modo di una banderuola?

    "Nivael, ascoltalo... non credo voglia ingannarci" esclamò risoluto Siris, fissando il drago d’argento dritto negli occhi.

    “Me lo auguro!” gli ringhiò contro Nivael con le zanne serrate, voltandosi di scatto verso di lui. Emettendo uno sprezzante sbuffo dalle narici, lasciò la presa su Spavento con un gesto rapido e brusco. Si sedette accanto a lui, distogliendo lo sguardo da Siris.
    Le labbra del drago argenteo s’incurvarono appena in un sorriso sottile e indecifrabile.
    “Non sono stato minimamente credibile, vero?” disse con una calma palesemente forzata e una punta di amara ironia. Nonostante lo sforzo, non riuscì per nulla a mascherare la rabbia e tutte le emozioni tra loro contrastanti che in quel momento lo stavano lacerando, che trasparivano chiaramente dalla sua voce fremente e smorzata. Rimase in silenzio alcuni istanti, tentando di rimettere ordine nella propria testa.
    “Possiate perdonarmi,” disse poi con tono cortese ma freddo e sbrigativo, senza alzare gli occhi dal terreno.
    “Ma questa situazione poteva essere evitata. È per questo che perché sono così arrabbiato.” proseguì, compiendo un visibile sforzo per mantenere un tono di voce il più possibile calmo e misurato. Si alzò sulle sue quattro zampe con un movimento lento e fluido, come se si apprestasse a fare una passeggiata rilassante sotto il chiaro di luna.

    “Sentite anche voi questo odore? È da un bel po’ che è nell’aria.” esordì con singolare semplicità, come se in un momento simile quella fosse la più normale delle domande da porre. Iniziò ad incamminarsi con passo lento e regolare in direzione di Zhantyia. La raggiunse con poche falcate, ma le passò accanto ignorandola completamente. Si fermò ad appena una decina di metri più avanti, in un punto apparentemente qualsiasi del prato debolmente illuminato dalla luce lunare.
    “Che schifo!”, lo si udì mormorare con evidente disgusto, ma a causa del buio non era assolutamente possibile identificare ciò a cui si stava riferendo. Nivael tornò sui suoi passi dopo alcuni istanti. Il suo andamento era leggermente irregolare, era chiaro stesse trascinando qualcosa.

    “Ecco qua. Trovata!”, esclamò rivolto ai presenti con un tono trionfante che suonava palesemente artefatto. Teneva qualcosa nella zampa sinistra, infilzata sulla punta di uno degli artigli. A causa della scarsa luminosità non era facile intuire cosa fosse, ma sembrava qualcosa di morbido e di flaccido, come la pelle di un animale appena scuoiato. Gettò a terra l’oggetto non identificato proprio davanti a lui, il quale cadde al suolo come uno straccio bagnato.
    “Guardate, ho trovato Scorn!” disse fingendosi allegro ed orgoglioso, ma l’espressione del suo muso tradiva la rabbia e il disgusto che stava provando. A terra giaceva l’involucro di pelle umana indossato dal Progenie: un groviglio di pelle, peli e carni grondanti di sangue e di un liquido verdastro e appiccicoso. Il tutto emanava un nauseante odore di putrefazione e di carne cruda.
    “O, perlomeno, ciò che ne resta.”, aggiunse poi tornando al suo precedente tono di calma forzata, mentre, strusciandolo sull’erba, tentava di ripulire l’artiglio con cui teneva quella carcassa oscena che era stata la maschera umana di Scorn.
    “Proprio come temevo. Ha abbandonato il suo finto corpo mentre si dileguava.”, disse Nivael con un’austerità che suonava decisamente inusuale da pare sua. “Deve aver impiegato un bel po’ a liberarsene completamente, altrimenti non avrebbe creato il diversivo delle guardie corazzate”.
    Puntò brevemente il suo sguardo su Zhantyia. “Accidenti, se solo qualcuno l’avesse fermata in quel momento…” aggiunse con un rammarico che lasciava chiaramente trasparire una vena caustica e un’accusa nemmeno particolarmente velata.
    “Adesso Scorn sarà certamente volata via. Anche perché, data la conformazione di quest’isola, non vi è letteralmente altro modo di abbandonarla”.
    Lanciò una rapida occhiata a Siris, e la mimica del suo muso si trasformò in modo tanto repentino quanto radicale.
    “Poi ti racconto meglio, è una storia abbastanza divertente!” esclamò sorridendo divertito, parlando con un tono d’intesa da compagnone che cozzava drammaticamente con l’atmosfera terribilmente pesante e tesa che lui stesso aveva grandemente contribuito a generare.

    L'estemporaneo momento di ilarità del giovane drago del vento fu tuttavia fugace e improvviso come una brezza estiva. Il suo sguardo s’incupì nuovamente qualche istante dopo, ed egli rimase in silenzio per un bel po’, forse in attesa di un’eventuale replica di qualcuno. Ma il corpo svuotato di Scorn, orrendamente deforme, sanguinolento e dall’odore nauseabondo, incombeva su tutti i presenti come un gramo presagio. Un silenzio stagnante, teso e innaturale dominava l’aria, e ogni sporadico fiato di vento giunto ad agitare i fili d’erba, i rami e le foglie suonava come una tempesta.

    Nivael si voltò in direzione di Siris, guardandolo intensamente negli occhi.
    “Chissà a chi apparteneva prima quel corpo.”, esordì con amarezza, rompendo quel silenzio di cristallo. Scoccò poi un’occhiata molto significativa a Zhantyia.
    “Chissà chi sarà la prossima vittima.”.
    Si avvicinò lentamente a Spavento, sino a portarsi accanto a lui. Con occhi distanti, quasi assenti, rimase per un po’ in silenzio ad assistere ai suoi sommessi rantoli di dolore.
    “Tu collabori con quelli che creano i Progenie attraverso l’alchimia, giusto?” gli chiese con voce bassa e calma, avvicinando il muso a quello del Sai. “Mi spieghi, per cortesia, come posso fidarmi di uno come te?”.

    "Dolore... Non... Riesco.... Fatico... Telepatia... Sinapsi... Riprendersi... Io... Ho altro... Mezzo...” comunicò a stento Spavento per mezzo della telepatia, mentre il suo muso si contorceva per lo sforzo ed il dolore.
    “Cosa stai cercando di dirmi? gli rispose Nivael facendo sfoggio del tono di voce più misurato e collaborativo che gli riuscisse di assumere in quel momento.
    "Che cazzo significa Sinapsi?” Non sorprendentemente, riuscì nel suo proposito solo in minima parte.
    “Metti... Fronte... Sulla... Mia... Bocca... Informazioni... Fiume... Mente... Fidati... Prego...", proseguì a tratti Spavento.
    “Vuoi che metta la mia fronte sulla tua bocca?” chiese il giovane drago, avvicinando la testa a quella del Sai in modo che la sua fronte si trovasse proprio davanti alle sue fauci. “Così?”
    Nell’esaudire la richiesta di Spavento, tuttavia, con un gesto apparentemente casuale e involontario mise gli artigli della sua zampa destra a pochi centimetri dalla sua gola. Non che pensasse seriamente che egli avesse la possibilità o anche solo l’intenzione di fare qualche sciocchezza nelle condizioni in cui versava, ma premunirsi, in fondo, non gli costava nulla.


    EDIT:
    Ho dimenticato di dire che Void mi ha confermato tramite pm che Scorn, quando è volata via abbandonando le sue fattezze umane, ha lasciato dietro di se il corpo svuotato che indossava.
    Penso sia il caso di specificarlo, perché altrimenti potrebbe sembrare una cosa che mi sono inventato di sana pianta solo per confondere le acque. :asd:


    Edited by -Aleph- - 4/3/2018, 14:30
     
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    Spavento sentii l'artiglio premergli la gola, per un attimo il demone venne scosso da un brivido, per poi venir folgorato da un terrore ben più grande vendendo il corpo svuotato, usato da scorn come maschera.
    Ora quel'essere immondo si era liberato delle carni umane per essere più leggero e fuggire via chi sa dove, la missione era un fallimento, doveva chiamare rinforzi al più presto, ma la testa faceva malissimo, doveva per forza collaborare con quei tizzi se voleva andarsene e il drago del vento voleva sapere.
    Si, il drago del vento voleva sapere, ma questa conoscenza conoscenza poteva essere la sua rovina.
    Aveva appoggiato la fronte sulla sua bocca come richiesto, mostrare tutto era più semplice che usare la telepatia.
    Spavento socchiuse la bocca e la sua lingua si connesse al cervello del drago.
    Si vedeva un enorme contenitore cilindrico contenente una creatura mostruosa simile a un insieme di creature immonde, quella era scorn.
    Rimase in quello stato per chi sa quanto prima d'aprire gli occhi e rompere il contenitore fuggendo da esso e uccidere un'elfo con indosso un camice con una lama ossea che gli usciva da un arto.
    Vide persone, che come Spavento indossavano mantelli neri maschere a gas, catturare la creatura per poi chiuderla in una cella di contenimento metallica.
    Vide dei documenti con scritte le seguenti parole:

    ...Gli esemplari di prima generazione a partire dal precursore della specie ufficiale; l'esemplare numero 0000, mostrano un'elevatissima facoltà adattativa, il potere elementare è sorprendente.
    Tutto come volevamo per la creazione dell'essere supremo, ma le creature tendono a essere pacifiche e mansuete.
    Questa loro caratteristica empatica li rende ottimi aiutanti, ma si rifiutano di combattere senza validi motivi come preservare la loro vite o quelle degli esseri a loro affezionati, cercando di non uccidere il nemico se possibile.
    A fine bellico le creature ribattezzate "progenie" sembrano praticamente inutili, con questo documento io, lord Eidous, autorizzo la ricerca, richiesta ripetutamente da Lady Xarza, su nuove generazioni di progenie più adatte al conflitto e non propensi a provare empatia o pietà in modo da avere supersoldati perfetti.
    Permetto la creazione del primo esemplare di seconda generazione.
    Nome in codice: Scorn.


    Era quello.
    Loro avevano creato quei mostri partendo da esseri pacifici e perfetti nati dal alchimia: I progenie di prima generazione, buoni di natura.
    S'erano accorti dell'errore solo dopo aver creato il primo seconda generazione: Appunto Scorn.
    Erano riusciti fin troppo bene nel creare un mostro assassino, troppo furbo per essere controllato, pesarono quindi di creare la terza generazione, rendendo meno intelligenti e potenti oltre che più animaleschi la nuova razza.
    Essi erano la terza generazione, ma anche loro si dimostrarono incontrollabili, oltre che un pericolo per l'ecosistema a causa della loro facilità di propagazione e le loro armi naturali.
    Il drago del vento vide gli esecutori dell'organizzazione corvo bruciarne centinaia con lanciafiamme al fuoco greco, altri li gettavano nel acido portando virtualmente al estinzione la specie: Quello era il loro vero punto debole: Il fuoco.
    Avevano ricominciato da capo dalla prima, creando i progenie di quarta generazione, più potenti di quelli di terza, più obbedienti e sopratutto non un pericolo per Kengard, che l'organizzazione cercava sempre di tenere fuori dalle loro faccende per ovvi motivi.
    Altre generazioni vennero create, nessuna di queste realmente pericolosa come la seconda e la terza, mentre i prima generazione erano i precursori più puri, più potenti che sfioravano la perfezione.
    Avevano tenuto degli esemplari di seconda generazione in vita, malgrado malvagi per natura erano molto intelligenti, condurre studi su di loro permetteva all'organizzazione di migliorare le nuove generazioni; capire dove avevano sbagliato e cosa non ripetere.
    Scorn però si finse morta usando una muta per ingannare i ricercatori che quando entrarono... Vennero uccisi e divorati permettendogli di fuggire indossando la pelle di uno di loro per poi cambiarla con quella di una tenera bambina a Kerus.
    Apparve nella visione una torre e Spavento vi volò dentro, un uomo molto alto, pallido e muscoloso gli ordinava di recuperare Scorn, tre ricercatori elfici con circa trecento anni alle spalle ognuno si fecero assorbire i ricordi dal Sai per sapere con chi aveva a che fare, il demone ottenne ricordi anche dai ricercatori uccisi dal progenie nutrendosi dei loro cervelli.
    Ora qui ricordi non correvano solo nella mente del demone, ma anche di Nivael che forse ora capiva cosa era successo.
    Avevano fatto un grandissimo errore nel giocare a fare gli dei alterando la vita, se Scorn non veniva fermata avrebbe continuato ad uccidere... E sopratutto fare competizione a Zhantyia come migliore assassina, il che era inaccettabile!
    Spavento finito di trasferire quelle informazioni e ricordi a Nivael si staccò dalla sua fronte e riposò un pò socchiudendo gli occhi.
     
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    Zhantyia accolse ogni parola di Nivael e rispose con un ghigno divertito. Era chiaro che lui non si fidasse, ed era chiaro anche che lei lo sapesse.
    "Oh immagino di si, immagino che sia volata molto lontano. Una cosa però è molto curiosa di quest'isola, davvero molto curiosa. E tu, Nivael, non te ne sei minimamente accorto"
    Indicò Sihiris con una zampa, poggiandogli l'aculeo osso sotto al collo e punzecchiandolo ripetutamente. Siris si ritrasse inizialmente, poi la lasciò fare. Aveva sussultato un attimo, come avesse timore che lei volesse avvelenarlo. Non che lei non avrebbe potuto in quel modo, a dire il vero.
    "Il nostro Siris ci ha guidati e siamo tornati al punto di partenza, tutto ciò è un po' strano no? Come ci trovassimo... su un piccolo mondo. Questo significa che..."
    Il draghetto le fece l'occhiolino confuso, chiedendosi dove volesse andare a parare. "significa che, senza alcun dubbio, la gravità di questo posto ci tiene ancorati al suolo anche se con la testa ci rivolgiamo verso quello che era il terreno prima di salire qui sopra. Le nubi impediscono di capirlo ma... sono sicura che quella creatura non possegga ali potenti come quelle dei draghi. Chi sa Nivael, se tu la inseguissi... forse potresti raggiungerla. Potrebbe non essersi ancora svincolata dalla forza di gravità, o sbaglio?"
    Le dita in cima alla sua coda si muovevano placide, e il suo muso imperturbabile nella maschera di porcellana non lasciava trapelare nient'altro che indifferenza.
    Osservò il concludersi dell'interrogatorio, l'ennesimo cambio d'umore del drago e ciò che ne conseguì, curiosa di capire quali fossero gli effettivi poteri di quello strano essere di cui non riusciva a distinguere per bene le fattezze.
    L'impercettibile comunicazione mentale che tennero quei due la faceva quasi sentire esclusa, però... quasi. Non le interessava poi molto, anche perché Siris la stava squadrando lievemente confuso.
    Il suo sguardo era leggermente cambiato, come improvvisamente le palpebre gli si fossero fatte un filo pesanti. Il drago mosse la coda e si distese accanto a Zhantyia, accoccolandosi come volesse schiacciare un pisolino.
    La teramin si appoggiò al suo fianco sinistro, continuando ad ascoltare i respiri dei due interlocutori silenti e i movimenti circostanti.
    "Andiamo drago, cosa aspetti?" insisté lei, battendo una zampa anteriore a terra e creando qualche sottile solco. "Comincio a sentirla lontana... potresti perderla"
    Nonostante stesse parlando non traspariva nessun'emozione né dal suo muso né dal suo corpo, era quasi come una statua in movimento da cui non scaturiva altro che fermezza e calma assoluta.
     
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    Nivael era in procinto di porre la propria fronte d’innanzi al muso di Spavento, fremente dalla voglia di sapere ciò che il demone dal manto bianco aveva intenzione di confidargli, ma proprio in quel momento Zhantyia ruppe il silenzio.

    "Oh immagino di si, immagino che sia volata molto lontano. Una cosa però è molto curiosa di quest'isola, davvero molto curiosa. E tu, Nivael, non te ne sei minimamente accorto" disse, con lentezza, mentre iniziava a punzecchiare il collo di Siris con le sue inquietanti zampe ossee, sottili come fioretti e acuminate come punte di spillo.

    “A cosa ti riferisci?” le rispose asciutto il drago d’argento, allontanando la testa da Spavento per voltarsi verso di lei.

    "Il nostro Siris ci ha guidati e siamo tornati al punto di partenza, tutto ciò è un po' strano no? Come ci trovassimo... su un piccolo mondo. Questo significa che..." prese una breve pausa, come per condire con un pizzico di suspense la rivelazione che stava per fare. Siris le lanciò un’occhiata confusa, mentre la Teramin continuava a punzecchiargli collo con aria indifferente, come se quello fosse il comportamento più normale del mondo.
    “Significa che, senza alcun dubbio, la gravità di questo posto ci tiene ancorati al suolo anche se con la testa ci rivolgiamo verso quello che era il terreno prima di salire qui sopra. Le nubi impediscono di capirlo ma... sono sicura che quella creatura non possegga ali potenti come quelle dei draghi. Chi sa Nivael, se tu la inseguissi... forse potresti raggiungerla. Potrebbe non essersi ancora svincolata dalla forza di gravità, o sbaglio?"

    Nivael guardò la Teramin per una manciata di secondi senza dire nulla. Poi spostò il suo sguardo su Siris. Nel silenzio che regnava in quella notte, l’unico suono che poteva udirsi distintamente era il respiro pesante e irregolare di Spavento, che giaceva sul prato a poca distanza dal punto in cui il drago argentato era seduto sulle proprie zampe posteriori.
    “Ah. Ehm... ti sbagli.” esordì Nivael con fare un po’ titubante, come se, a causa della propria sorpresa, stesse compiendo un certo sforzo per trovare le parole giuste ad esprimersi.
    “In realtà lo sapevo già. Però ammetto di essermene accorto solo mentre combattevo con gli scagnozzi di Spavento.”, disse con semplicità, grattandosi la base del collo con la zampa sinistra.
    “Mi riferivo a quello, quando ho detto a Siris che dovevo raccontargli una cosa divertente sulla conformazione dell’isola.”, proseguì con la medesima spontaneità, rivolgendo un sorrisetto divertito al piccolo drago verde. Poi si voltò nuovamente verso Zhantyia.
    “Ci saremmo fatti un paio di sane risate. Beh, grazie per avergli rovinato la sorpresa! Heh…” esclamò con fare un po’ impertinente, lasciandosi sfuggire una risatina sommessa.

    “Tuttavia…” aggiunse dopo un po’, come se gli fosse improvvisamente tornato in mente un dettaglio molto importante.
    “Forse, in effetti, potremmo ancora raggiungerla”. Prese un’altra breve pausa, durante la quale si guardò un po’ intorno sovrappensiero.
    “Avevo immaginato che, essendo giunta fino a qui volando sulle proprie ali, se ne fosse andata via allo stesso modo.”, spiegò Nivael, mentre, senza curarsi di guardare negli occhi il suo interlocutore, continuava a scrutare attraverso buio della notte una volta a destra e una volta a sinistra, come alla ricerca di qualcosa.
    “E adesso che si è liberata del suo finto corpo, volare deve risultarle ancora più agevole.”, proseguì voltandosi finalmente verso Zhantyia.
    “Ma non escludo che, a causa della sua strana gravità, abbandonare quest’isola potrebbe rivelarsi più difficile che raggiungerla.”, aggiunse con aria un po’ pensierosa, come se, mentre la pronunciava, stesse al contempo soppesando attentamente la plausibilità di tale ipotesi.
    “Si, vale la pena guardarci un po’ intorno alla ricerca di Scorn, per fare… quello che dobbiamo fare.”, disse poi con tono grave.
    “Ma prima…”. Il muso del drago si illuminò del suo tipico sorriso cordiale ma distante. Distolse lo sguardo dalla Teramin, posandolo sul Sai che giaceva a poca distanza dalle sue zampe anteriori.
    “…Vediamo cos’ha da dirci il nostro amichetto”.

    Nivael avvicinò nuovamente la fronte al muso del Sai. Si svolse tutto in un’istante, o almeno questa fu la sua impressione: sequenze di immagini, ricordi, pensieri e conversazioni contenuti nella mente di Spavento si riversarono in quella del giovane drago, facendogli vivere in veste di protagonista la storia che il demone dal manto bianco desiderava narrargli.
    Quando scostò la sua fronte dal muso di Spavento, Nivael si sentiva un po’ stranito. Era come se, a causa di un incubo, si fosse bruscamente svegliato da uno stato di sonno profondo, per cui impiegò una manciata di secondi per connettersi nuovamente con la realtà. Ma, in ogni caso, il breve momento di confusione del drago lasciò presto il posto ad un nuovo ordine nelle sue idee: ora sapeva tutto.
    L’espressione del suo muso, in quel momento imperscrutabile come quella di un giocatore d’azzardo, non manifestava alcun tipo di emozione o d’intento specifico. Lanciò un’ultima rapida occhiata a Spavento, poi si voltò verso Zhantyia e Siris. Avrebbe riferito loro quello che Spavento gli aveva mostrato?

    Ma certo che no.

    “Davvero, Spavento? Tutto qui? Mi hai detto solo cose che già sapevamo!” gridò adirato. Ma il suo tono di voce, all’apparenza carico di rabbia, risuonava al contempo velatamente recitato e canzonatorio. Parlava rivolgendosi al Sai, tuttavia puntava lo sguardo dritto su Zhantyia.
    “Tu e i tuoi alchimisti pazzi avete creato Scorn per dar vita ad una sorta di guerriero perfetto? E non mi dire, avete fatto anche altri esperimenti del genere?”. L’espressione furibonda che deformava il suo muso si trasformò gradualmente in un sottile ghigno sardonico.
    “Wow, che sorpresa!” esclamò portandosi la zampa destra davanti alle fauci, fingendo in modo palesemente teatrale di essere rimasto a bocca aperta per lo stupore.
    Nivael non stava nemmeno tentando di mentire in modo credibile: sapeva benissimo che Zhantyia era perfettamente consapevole del fatto che lui non le avrebbe mai detto la verità, e probabilmente sapeva anche che lui stava facendo quel ragionamento. Perché impegnarsi, allora: molto meglio divertirsi un po’.

    "Andiamo drago, cosa aspetti?" esclamò allora Zhantyia, solcando ripetutamente il terreno con una delle sue sottili zampe ossee. La sua voce risultava quasi innaturale nella sua gelida calma, ma il modo in cui muoveva ripetutamente le zampe tradiva forse una nota d’impazienza. "Comincio a sentirla lontana... potresti perderla".
    Nivael non le rispose, limitandosi a rivolgerle un cenno con la testa. Poi si voltò nuovamente verso Spavento.
    “Ah, ovviamente i tuoi scagnozzi sono muniti di un qualche marchingegno in grado di lanciare fiamme, vero?” gli chiese con fare quasi indifferente, come se la sua fosse una normalissima domanda di circostanza.

    Nivael si rese conto di non avere molto tempo a disposizione per riflettere sulle sue prossime mosse: poteva chiaramente percepire l’irrequietezza di Zhantyia, che dietro il suo atteggiamento fin troppo calmo e controllato manifestava velatamente una certa fretta di partire alla ricerca di Scorn.
    Il drago d’argento, in verità, avrebbe volentieri fatto a meno di avventurarsi insieme a quella Teramin all’inseguimento di un nemico dotato di chissà quali poteri basati sull’elemento veleno. Non nutriva la benché minima fiducia verso di lei, ma anzi la considerava una potenziale minaccia, tuttavia dovette arrendersi all’evidenza che non gli restavano molte altre alternative percorribili.
    L’aiuto di Zhantyia era infatti assolutamente necessario: non solo senza il suo formidabile udito non sarebbe mai riuscito ad individuare Scorn con quel buio, ma la Teramin era anche l’unica in grado guarirlo qualora quella fosse riuscita ad iniettargli le sue letali tossine.

    Nivael si voltò lentamente verso Zhantyia, che nel frattempo continuava a segnare il terreno con le sue sottili zampe bianche. La guardò per qualche istante senza dire nulla, imperturbabile nella sua maschera da giocatore d’azzardo.
    “Quelle due si sono parlate, e poi Zhantyia l’ha lasciata andare.”, rifletteva febbrilmente.
    “Hanno stretto un qualche tipo di accordo, ne sono sicuro.”

    Un sottile sorriso cordiale incurvò le labbra del drago d’argento.
    “Ok Zhantyia. Andiamo.”, esordì con asciutta cortesia, quasi con formalità.
    “Il nostro nemico è una creatura estremamente pericolosa, per cui sono dell’idea che dovremmo elaborare una strategia per approcciarlo”, proseguì, alzandosi agilmente sulle sue quattro zampe.
    “Proporrei questa formazione: Zhantyia, a cavallo di uno degli scagnozzi volanti di Spavento, andrà insieme a me alla ricerca di Scorn”, disse rivolgendosi alla Teramin.
    “Siris e gli altri scagnozzi rimarranno qui a proteggere Spavento.”, spiegò, rivolgendosi questa volta verso il piccolo drago verde.
    “Se per qualche ragione dovessi trovarti nei guai, segnalacelo con un ruggito e con i tuoi poteri di luce, va bene?”, aggiunse, infine, con il medesimo tono cortese ma allo stesso tempo fermo che aveva mantenuto per l’intera durata del suo breve discorso. L’impenetrabile maschera cordiale di Nivael, tuttavia, si incrinò di colpo quando i suoi occhi si posarono sul drago di smeraldo.
    “Hey!”, proruppe raggiungendolo con un paio di rapide falcate, si sarebbe quasi detto in un balzo.
    “Hai scelto proprio il momento ideale per fare un pisolino, eh? Su, sveglia!” esclamò, assestando una vigorosa pacca sul collo del piccolo drago. Il suo era, almeno all’apparenza, il solito atteggiamento bonariamente irriverente che in genere lo contraddistingueva, eppure nella sua voce aleggiava appena percettibile una punta d’agitazione.
    “Che Zhantyia l’abbia narcotizzato mentre gli punzecchiava il collo? Sarebbe un disastro.”, ipotizzò allarmato.

    Nivael si voltò di scatto verso la Teramin. La fissava con gli occhi sgranati e le labbra serrate da una rabbia che a malapena riusciva a contenere. Ebbe bisogno di qualche istante per ripristinare appieno il suo autocontrollo.
    “Cosa ne pensi di questa strategia, Zhantyia?”, disse poi con sorprendente calma, mentre il suo impenetrabile, gelido sorriso amichevole tornava a sottrarre ogni espressività al suo muso.
    “Grazie al tuo udito avremo buone possibilità di intercettare Scorn, ammesso che si trovi ancora qui”.

    Ok, Nivael è ufficialmente andato in paranoia completa.


    Edited by -Aleph- - 26/3/2018, 12:03
     
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    Tutto stava diventando più scuro per il demone sai.
    Spavento scivolava lentamente nel buio del incoscenza e a stento sentiva il drago del vento che lo teneva, il sai chiuse gli occhi e svenne poiché trasvedigli anche solo quelle informazioni era stato troppo faticoso, ma si sarebbe ripreso a suo tempo.
    Fortunatamente uno dei costrutti aveva compreso cosa fare, estrasse da una gamba un arma mai vista prima, dei contenitori metallici simili a bombole e un imbracatura regolabile.
    Il costrutto mise l'imbracatura a Nivael e agganciò l'arma e le bombole al'imbracatura per poi connettere le bombole al arma su qui ci accese una fiammella davanti alla sua bocca.
    Quel arnese era un enorme lanciafiamme progettato per creature umanoidi o ferali di grandi dimensioni come il costrutto, che sarebbe armò Siris con il lanciafiamme di scorta.
    "Armi sputafuoco per draghi incapaci di sputare fuoco.
    Io rimango e proteggo spavento, voi trovate il mutante e imolatela.
    Non uccidetela se possibile, ma se anche la riducete in fin di vita potremo comunque catturarla.
    Ci serve viva poiché da lei possiamo estrarre atigeni e tossine per creare armi speciali capaci contrastare altri progenie di seconda generazione.
    Non volevamo finiste in questo casino, i corvi risolvono da soli i loro problemi, ma avete contribuito voi alla fuga di quel essere quindi ora contribuirete alla sua cattura, sempre se non volete che Kengard cada in rovina a causa sua."

    Fece il costrutto prendendo prendendo spavento e caricando sulla schiena insieme al proprio replicato per tenerlo al sicuro, mentre il secondo costrutto si armò di lanciafiamme a tracolla a sua volta.
    Quel arnese e il serbatoio pesava come una persona molto grassa, ma sembrava comunque un arma cattiva e potente.
    Mentre intanto Scorn li fissava nel oscurità in una forma raccapricciante simile al incrocio tra una scolopendra, un ragno, un naga, uno scorpione e un pipistrello.
    Era divertente guardarli sclerare a causa sua, a momenti si faceva scappare una risata, ma non era decisamente il caso.
    La creatura si allontanò sapendo che loro anche armati di lanciafiamme non erano ancora una minaccia sufficente, anzi sarebbe stato tutto più divertente.
     
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    Zhantyia percepì subito un cambiamento di tenzione nell'aria, specialmente nell'aura che circondava il drago volante del vento. O di quel che era, in somma.
    Ascoltò tutti i suoi teatrini e gli strani gesti che eseguì, uno dopo l'altro, come a indicarle che sapeva che lei non doveva aspettarsi informazioni da lui. Veramente era così banale il suo comportamento o lo faceva soltanto perché era stupido? Fu comunque in grado di farla sogghignare divertita.
    Siris, dal canto suo, stava socchiudendo le palpebre molto lentamente e si stava lasciando sempre più andare ad un leggero dolce torpore. Sembrava comunque sorridente, niente che facesse pensare ad uno star male, niente che riconducesse quello strano mancamento ad una situazione di disagio.
    Zhantyia a quel punto si alzò, rispondendo allo sguardo di Nivael con il semplice muovere la coda e far ondeggiare le dita in cima ad essa, strofinandole una con l'altra. Ovviamente lui non poteva capire cosa gli stava dicendo, quindi parlò scandendo ogni sillaba:
    "Perché invece non con te, Nivael? Sarebbe divertente, non trovi? Siris non è abbastanza esperto da reggere contro Scorn, se si ritrovasse in una situazione pericolosa non sono sicura di poterlo aiutare in volo. Mentre tu... tu mi sembri un volatore esperto, dico bene Nivaeel?"
    Glielo chiese come gli stesse proponendo un appuntamento galante, sottolineando i suoi tratti peculiari e le sue migliori doti con una velenosa, in tutti i sensi, lingua da adescatrice di cui andava terribilmente fiera.
    "Allora?" gli si avvicinò, rimanendo tuttavia a più di un paio di metri di distanza dal suo muso. "Ti andrebbe di affrontarla insieme a me? Non ha senso io cavalci uno di quegli affari, non credo il mio corpo si adatti perfettamente alla loro struttura anche se dovrei scandagliarli meglio per comprendere le loro forme, ma non ha senso io mi ritrovi a contatto di un oggetto di metallo. Tanto vale che voli con uno di voi, no? Almeno le mie abilità serviranno ad eliminare eventuali veleni prima entrino in circolo"
    Voleva trascinarlo nel vortice mellifluo di parole e gesti sinuosi da cui ogni volta tutto cominciava, mosse leggermente la coda in un moto continuo e fluido e lo invitò ad avvicinarsi. Era già andato piuttosto nel pallone, o avrebbe ceduto e si sarebbe lasciato andare, o avrebbe beatamente sbottato tirando fuori ciò che senz'alcun dubbio stava trattenendosi dentro per non far precipitare la situazione ulteriormente.
    Le migliori giocate si potevano organizzare nelle partite difficili, e complicarle ulteriormente le rendeva invivibili per i giocatori più inesperti. Non v'era dubbio che fosse dannatamente divertente, e probabilmente Scorn era lì alle loro spalle da qualche parte che si preparava a colpire.
    "Se non ti sbrighi a decidere io non credo quella stia ad aspettarci, sempre di una lei si tratti. Non sono riuscita a capire se quello del suo falso corpo fosse anche il suo sesso, ma beh... che importanza ha"
    Emise un piccolo risolino. "Ancora meno ne avrà se la lasceremo andare, piccolo Nivael" lo canzonò, poggiando il peso da una zampa all'altra.
    Sentì quei cosi armeggiare con oggetti di cui non riuscì a distinguere l'entità, avvicinandosi a Nivael per porgergliene o addirittura imporgliene uno. Fecero la stessa cosa con Siris, ignorando che il draghetto si era bello che assopito.
    Li scacciò dirigendosi verso di loro e allontanandoli con una zampata data di taglio, afferrando la coda di Siris con la propria e cominciando a tirare per spostarlo tra una manciata di alberi dove sarebbe rimasto almeno un po' più al sicuro. Non che li ci fossero altri nascondigli, in effetti. Conficcò le zampe una dopo l'altra per aiutarsi a spingersi; Siris non era molto peso ma neanche lei aveva tutta questa forza, non era certo la sua caratteristica principale.

    ___________________________________
    Ali scure confuse nella notte percuotevano con costante rapidità l'aria fresca del cielo notturno. Il gelido e piacevole tocco del vento sulle squame, l'inebriante sensazione che quel luogo faceva provare ogni volta che ci si avvicinava alla sua superficie. Si lasciò cadere, attratta dalla gravità, richiudendo le ali e lasciando che quel piccolo pianeta la attraesse senza opporre resistenza e sfracellandosi al suolo con un tonfo notevole. L'erba attutì il suono, in parte inibito anche dal dispiegarsi di nuovo delle ali un attimo prima di raggiungere il terreno, che ne diminuì drasticamente la forza d'impatto.
    Rimase distesa a pancia e zampe all'aria, dimenando la coda in tutta tranquillitudine, sbadigliando e osservando attraverso la foschia il cielo sopra di sé occluso da quella soffice e visivamente impenetrabile bruma.
    Le avevano detto di sbrigarsi, che in effetti prima si muoveva e meglio sarebbe stato per tutti, ma non le importava minimamente.
    [SPOILER]
    Vi ho portato Liya, contenti? U.U
     
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    Post non molto ispirato, lo ammetto. Solo due pagine su word tra l'altro, una miseria. :asd:


    I due costrutti, che sino a quel momento non avevano mai preso la più basilare forma di iniziativa, di punto in bianco si avvicinarono di gran carriera a Nivael. Senza dire nulla, con un gesto sorprendentemente rapido, si sarebbe quasi detto professionale, uno di loro montò sulla sua schiena un’imbracatura alla quale era collegata un’ingombrante apparecchiatura metallica munita di pesanti bombole e di un vasto assortimento di tubi flessibili.

    “Hey!” fece il giovane drago ritraendosi stizzito, infastidito dal gesto invadente della grossa creatura corazzata.
    “Cos’è questa roba, il lanciafiamme che avevo richiesto?”
    Piegò il collo su un lato per poter osservare meglio il marchingegno che aveva indosso.
    Questi cilindri metallici devono essere dei contenitori di liquido infiammabile” rifletté.
    “Se uno di questi cosi venisse colpito rischierei di finire arrosto…”.

    "Armi sputafuoco per draghi incapaci di sputare fuoco.”, spiegò il costrutto con voce profonda e metallica. La sua parlantina univa rapidità ed efficienza, risuonando tuttavia sgradevolmente ruvida e spigolosa.
    “Incapace sarà quel rottame di sorella!” pensò Nivael, ma preferì tenere per se la sua esclamazione: era abbastanza sicuro che l'automa non avrebbe afferrato il suo colorito umorismo.
    “Io rimango e proteggo spavento, voi trovate il mutante e immolatela.
    Non uccidetela se possibile, ma se anche la riducete in fin di vita potremo comunque catturarla.
    Ci serve viva poiché da lei possiamo estrarre antigeni e tossine per creare armi speciali capaci contrastare altri progenie di seconda generazione.
    Non volevamo finiste in questo casino, i corvi risolvono da soli i loro problemi, ma avete contribuito voi alla fuga di quel essere quindi ora contribuirete alla sua cattura, sempre se non volete che Kengard cada in rovina a causa sua."


    Nivael dovette ammettere che l’esaustiva quanto inaspettata illustrazione della creatura di metallo lo aveva colto un po’ alla sprovvista, anche perché nessuno dei due costrutti aveva sino ad allora proferito la minima parola.

    “Beh, potevi almeno chiedermi il permesso.”, disse, quasi distrattamente, mentre nel frattempo faceva risuonare il metallo di una delle bombole che aveva sui fianchi picchiettandovi leggermente con la punta della coda. Poi, d’un tratto, suo sguardo s’indurì.
    “Cominciate a pensare ad un altro modo per procurarvi i vostri “antigeni”, qualsiasi cosa essi siano”, fece asciutto, avvicinando con fare velatamente intimidatorio il suo muso al lucente ed affusolato volto d’acciaio del suo interlocutore.
    “Quindi, secondo te, dovremmo fidarci ciecamente delle parole di un membro di un'organizzazione segreta di cui l'unica cosa che sappiamo è che si diverte a creare mutanti assassini, dico bene?”, disse con un tono di voce basso e calmo che, tuttavia, celava chiaramente una caustica ironia.
    “No, non posso garantirti l’incolumità di quella… cosa. Dal suo tono di voce, freddo e tagliente, traspariva tutto il livore che il drago covava nei confronti della mostruosa Scorn.

    Proprio in quel momento Zhantyia, che fino ad allora aveva osservato silenziosa lo scambio in corso tra Nivael e la creatura meccanica, rivolse parola al drago argentato.

    “Perché invece non con te, Nivael?”, disse con voce carezzevole e melliflua, avvicinandosi a lui con passo lento e regolare.
    “Sarebbe divertente, non trovi? Siris non è abbastanza esperto da reggere contro Scorn, se si ritrovasse in una situazione pericolosa non sono sicura di poterlo aiutare in volo. Mentre tu... tu mi sembri un volatore esperto, dico bene Nivael?"

    Il giovane drago fissava la Teramin senza nemmeno tentare di mascherare il proprio astio, con le labbra serrate in una smorfia d’irritazione e gli occhi ridotti a due sottili fessure. Osservando l’atteggiamento d’un tratto suadente e ammaliante di Zhantyia, si sarebbe detto al limite del seduttivo, non poteva fare a meno di chiedersi quali fossero le sue reali intenzioni.
    "Allora?" insistette la Teramin avvicinandosi a lui di qualche altro passo.

    Nivael si sentiva decisamente a disagio. Non aveva la benché minima intenzione di permettere a Zhantyia di avvicinarsi ulteriormente, ed era pronto a distanziarsene bruscamente imbastendo una scusa qualsiasi. Fortunatamente ciò non fu necessario, poiché lei, accortamente, si arrestò a circa un paio di metri di distanza da lui.
    Accompagnando le sue parole con il flettersi ritmico e sinuoso del suo corpo serpentino, Zhantyia incalzò il giovane drago del vento sottolineando che le sue abilità le avrebbero consentito di guarirlo immediatamente qualora egli fosse stato contaminato dalle tossine di Scorn. Osservando le sue movenze flessuose, quasi ipnotiche, Nivael pensò che gli ricordavano quelle di un incantatore di serpenti.

    Osservando le moine di Zhantyia con l’espressione più neutrale che gli riuscisse di assumere in quel momento, Nivael attese in un paziente silenzio che ella terminasse il suo discorso. A quanto pare la Teramin aveva voglia di giocare un po’ con lui.
    “Ah, è così che stanno le cose?”, pensò. “Adesso ci penso io a farti divertire”.

    Il giovane drago d’argento rivolse alla sua interlocutrice un ampio sorriso cordiale. Avvicinò leggermente il muso al suo, curandosi tuttavia di non superare la soglia del metro di distanza.
    “Oh… è un’ottima idea, Zhantyia” esordì con amichevole pacatezza. “ma, se non ti dispiace, preferirei volare per conto mio.”
    Nivael allontanò leggermente il proprio muso da quello della Teramin, mettendosi in posizione seduta davanti a lei.
    “E poi l’apparecchiatura che tengo sulla schiena è molto pesante, purtroppo non riuscirei mai a volare agilmente portando qualcuno sulla groppa” aggiunse con un tono assai dispiaciuto che, tuttavia, risuonava leggermente artefatto. Rimase qualche istante in silenzio, osservando attentamente Zhantyia in modo da cogliere l’effetto delle sue parole su di lei.

    “Però sai una cosa? Sono sicuro che io e te saremmo una coppia perfetta!”, esclamò con entusiasmo, continuando a sfoggiare il suo ampio sorriso.
    “Perdonami se ho dubitato di te, ma tutta questa tensione mi sta facendo perdere la testa... ”, proseguì, mentre l’espressione del suo muso si faceva più seria e risoluta.
    “Desidero combattere questa battaglia al tuo fianco, Zhantyia." disse con determinazione, fissando intensamente la sua interlocutrice laddove, di norma, ci sarebbero dovuti essere gli occhi.
    "Le tue abilità sono perfette per contrastare quelle di Scorn, combinando le nostre forze potremmo davvero riuscire a sconfiggerla”.
    Prese un’altra breve pausa, esaminando attentamente Zhantyia per cogliere un eventuale sua reazione.
    “Mi basta che tu faccia un solo passo falso…”, pensava, nel frattempo, trafiggendola da parte a parte con i suoi occhi gialli che, irradiati dai raggi lunari, parevano luminosi come la fiamma di una candela.

    “Su andiamo!” gridò poi di punto in bianco. Fingendo di essersi lasciato trascinare dall’entusiasmo, diede immediatamente le spalle alla sua interlocutrice e, con un agile balzo accompagnato da un possente battito d’ali, si sollevò in aria.
    In tal modo Nivael voleva assicurarsi di iniziare la ricerca senza dare modo a Zhantyia di controbattere in alcun modo, ma quello che vide dall’alto lo lasciò piuttosto sorpreso: la Teramin stava faticosamente trascinando Siris da qualche parte, che si era ormai appisolato profondamente.

    “Ehm.. cosa stai facendo?” le domandò un po’ perplesso, portandosi in volo sopra di lei.
    “Sarebbe più al sicuro se rimanesse accanto al costrutto. È possibile che in questo preciso momento Scorn ci stia osservando, lo troverebbe subito”.
     
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    Dalla role "Fritelleh e legnate sulle gengive!" arriva Zephiros

    Nell'immenso cielo notturno,su una delle tante isole fluttuanti spuntò fuori un enorme figura scura,di cui si vedeva solo l'ombra,nera come un corvo,dalle enormi ali piumate,il possente corpo da dragone e gli occhi gialli come due magnifici zaffiri. Questi altri non era che il per metà drago e il per metà roc Zephiros,eroe errante di Kengard. Era arrivato fino a lì in volo dall'Ossidiana d'Argento,spinto dal suo continuo desiderio di viaggiare e anche nell'attesa che il suo maestro organizzasse per lui e per i suoi due compagni di viaggio la terza prova a cui sarebbero stati sottoposti. Ma c'era anche un terzo motivo:la sua fidanzata,che tra l'altro era la figlia del suo maestro aveva deciso di prendersi un po' di tempo per se,lasciando perciò da solo il mezzo drago.
    Dopo qualche minuto in cui si guardò intorno incuriosito(visto che lì non c'era mai stato prima) e anche un po' a fatica,per via della foschia lì presente il mezzo roc trovò un buon punto in cui atterrare e,in una decina di secondi atterrò con un tonfo sul terreno erboso. E,una volta fatto riprese a guardarsi intorno,senza ancora essersi accorto di essere vicino a qualcun altro...
    È vicino a Liya


    Edited by Elker Errani - 24/4/2018, 06:03
     
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