L'isola misteriosa

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    Elker Errani

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    I cinque continuarono così,assieme a quel gruppo improvvisato di creature(di cui,sebbene conoscessero il nome e qualche fatto risultavano a loro ancora abbastanza sconosciute) il loro viaggio,per trovare la casetta di Maddyn(con Piedino,Ducky,Petrie e Spike nel carretto di Maven e Tricky,a seguire). Mentre avanzavano ebbero modo di scorgere il fratello di Kesya...ancora impegnato in quella battaglia. E non poterono che osservare il tutto semplicemente stupiti(come prima,d'altronde),smettendo di allarmarsi in maniera significativa,perchè ormai consci che,anche sr lo avessero aiutato gli sarebbero stati solo di ostacolo. Visto anche che lui sembrava riuscire a cavarsela tranquillamente. Meno male...
    C-certo che...s-sono forti! Io quasi non credo ai miei occhi!...
    Già già già:mia mamma non saprebbe mai fare,quelle cose,oh no no no!
    Hhhmmm...mi domando cosa succederebbe,se uno di quei...ning arrivasse nella nostra valle...
    Beh,sarebbe un disastro,non credi? Non ci vuole un genio,per capire che nessuno di loro dovrebbe mai trovare la valle incantata! Prima torniamo a casa e meglio è!
    Forse sì
    e forse no:non tutto quello che abbiamo trovato qui anche solo finora è un male!

    Alla tricorna la sfuriata non era decisamente passata:ancora ce l'aveva con i due maleyes,rifiutandosi di capire il loro discorso. Anche se,non dimostrandolo...ci sta effettivamente ragionando su,dentro di se...
    Il discorso,che avrebbe preso una certa piega o meno venne subito interrotto...da nientemeno che Mavet,che si mise ad urlare a squarciagola che il suo amico era sul campo di battaglia. E poi...si mise anche a parlare di altre cose strane,di cui nessuno di loro capiva quasi un accidente,come molte altre.(Ah...sarebbe certamente servito loro un istruttore di qualche genere...) Solo qualche cosa. Cosa compresero? Che aveva aiutato il suo amico,che era già enormemente forte di suo(cosa che avevano già capito) ad uccidere un enorme mostro con una brutta smorfia e che,in quanto "drago" era forte e poteva bruciare tutto.
    E poi dite che non sarebbero un pericolo,vero? Beh,accogliamoli pure a casa,se volete che ce la riducano in cenere!
    Poi lei,dopo un po' continuò a parlare:si proclamò "capitano"...parlò di carretto qualcosa...poi rivelò che non era la sua prima volta,come capitano di un carretto e cominciò così a raccontare una lunga,lunga storia.
    Ma quanto parla?! Può semplicemente tacere per un po'?! Non ce la faccio più,a sentirla!...
    Disse che,facendo credere di essere abbastanza brava e spacciandosi per grande si ritrovò in una "Capri" o qualcosa del genere,in cui usavano quasi solo "ferro"...e da lì quasi tutti non ci capirono di nuovo nulla...solo il collolungo riusciva a seguire l'argomento con interesse:era decisamente il più sveglio di tutti,anche se,ovviamente nemmeno lui poteva venire a capo di tutte quelle diavolerie di cui lei stava fanfarando. Solo farsi delle idee approssimative...
    Quando poi finalmente arrivarono...i cuccioli,finalmente scesero dal carrello,cadendo tutti a terra,da quanto erano messi stretti.
    Pfff:facevate meglio a viaggiare fuori,da quella cosa ridicola! disse la sanglong,non nascondendo un sorrisetto,nel capire di essere stata la sola a non aver acconsentito a quella scemenza solo per cortesia(ed anche per altri motivi)
    Io...sono...pronto! Quanto era stretto,lì dentro!... disse il povero volatile,che si rimette lentamente in piedi,insieme a tutti gli altri.
    Davvero tanto,sì sì...
    Il povero coda a lancia,fra tutti si lamenta di continuo,per questo motivo.
    Mi puoi raccontare come finisce questa tua incredibile avventura,poi? Non ci hi capito molto e servirebbe che spiegassi certe cose,come...la città,il ferro,la magia,treno ed altre cose...ma era bella,come storia! disse il thanglong,sorridendo...che poi vede la ragazza,domandare se fossero arrivati. E,a quel punto si avvicina a lei,mettendosi al suo fianco e facendosi toccare da lei.
    Certo,che siamo arrivati:non so se questa sia la tua casa...ma dobbiamo comunque proseguire fuori da questi "carrelli",da quanto ho capito:però puoi...salire su di me. Così ti risparmio un po' di tragitto,ti farò da occhi e sai che sarai al sicuro,che ne dici? domandò il kanglong a capo praticamente del suo gruppo,sorridendo e parlando contento.
     
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    Incubo infernale

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    Felthsar e Rek continuarono a sbranare il collo del capo dei Ning come se non ci fosse un domani, cercando di ferirlo il più possibile e possibilmente di ucciderlo. Stava diventando tutto facile, molto facile, troppo facile, così facile che si chiesero se effettivamente i ning avessero deciso di farsi ammazzare, piuttosto che arrendersi e tornare nel loro regno sottomarino da sconfitti. Il candido Maleyes e il drago bianco erano quasi sul punto di vincere quando udirono la voce del Creimvell che intimò loro di spostarsi. Felthsar sollevò di scatto il muso e si accorse che attorno a se e a Rek si stava formando un turbine di sabbia sempre più ampio. Il candido Maleyes rifilò l'ennesima graffiata al mostro marino prima di alzarsi in volo e mettere in guardia anche il suo compagno di fuoco che stava staccando dei grossi pezzi di ghiaccio dal collo della ning femmina del gelo, graffiandole la carne.
    "Zarthial!! Alzati in volo!"
    Il drago verde, che aveva infilzato, trapassato, bruciato e sventrato la Ning, fu molto restio ad abbandonare il nemico che ormai era al tappeto ma il tornado di sabbia che si stava formando attorno a lui, lo fece alzare in volo come consigliatogli dal candido Maleyes.
    Le due creature dagli elementi opposti salirono ripidamente a spirale l'un accanto all'altro, come per proteggersi a vicenda, alzandosi sopra il vortice di sabbia che sembrava essersi formato dal nulla. Ma se i ning credevano che, allontanando i nemici, questi smettessero di battersi, si sbagliavano. Felthsar iniziò a soffiare la sua spazzata di vento per dissipare il vortice di sabbia mentre Zarthial riprese a bombardare la spiaggia dall'alto con le sue bombe infuocate nel punto dove doveva trovarsi la Ning del ghiaccio.
    "Non fermiamoci! Possiamo colpirli anche da quassù!" fu l'incitamento di Zarthial al suo compagno del ghiaccio e agli altri alleati che si trovavano nelle vicinanze, cercando di sovrastare il fragore delle esplosioni provocate dalle sue bombe infuocate contro cui nulla poteva il muro di sabbia.


    Kesya non ne poteva più. Anche se era una creatura paziente come il suo elemento, era sempre più stufa della valanga di parole che Mavet spargeva nell'aria. Se i draghi erano famosi per sputare fuoco / ghiaccio / elettricità ed ogni altro elemento possibile, gli umani erano famosi per sputare lettere su lettere come una macchina da scrivere impazzita. La candida Maleyes si trattenne di sciogliere le corde e di legargli le scarpe alla bocca dell'umana, in modo da farla stare zitta senza farle alcun male.
    "Mi chiedo come ha fatto Zarthial a sopportare tutto questo strazio...sicuramente ha pensato a qualcosa!" fu il suo pensiero.
    La maga confabulava cose confuse riguardo a treni, cabine e vagoni. Parole del tutto sconosciute alla candida Maleyes dragonessa che non volle chiedere cosa fossero in dettaglio. Le uniche cose a cui era interessata erano le istruzioni che Mavet le indicava per non perdere la rotta, mantenendo una calma molto instabile quando si accorsero di aver sbagliato. Una volta tornata sulla giusta rotta, doveva virare sempre a destra, puntando prima a Nord e poi a Nord-est e, dopo un viaggio all'apparenza lunghissimo, arrivarono a destinazione. Forse. Kesya pensò che la destinazione fosse qualche villaggio vicino a Knawr invece si fermarono ai piedi di una collina verde dove si apriva una grotta. Nessun villaggio umano nelle vicinanze.
    "Mavet, sei sicura che siamo nel posto giusto? Gli umani non vivono più nelle grotte buie da secoli!" fu il dubbio sollevato dalla femmina Maleyes.
    Dopo aver guardato nuovamente la grotta, Kesya sollevò la zampa anteriore destra per bloccare umane e cuccioli che volevano entrare nella caverna.
    "Fermi tutti! Vorrei dare un'occhiata a quella grotta. Non vorrei che là dentro ci fosse qualche pericolo. Mavet, per favore, liberami dalle corde." furono gli ordini impartiti dalla creatura del ghiaccio. Non poteva permettersi di mettere in repentaglio la vita dei cuccioli per un errore di navigazione non suo.

    Zarthial usa la Tecnica II potenziata: il muro di sabbia gli nasconde la visuale della Ning del ghiaccio ma sta colpendo più o meno dove dovrebbe essere.
    Felthsar usa la sua Tecnica VII potenziata per dissipare il vortice di sabbia,
    Kesya è convinta che Mavet abbia sbagliato completamente i calcoli XD
     
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    Semplicemente Selvaggia

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    Sorry per l’attesa ma è stata fruttuosa :please:


    Mavet aiutò Kesya a slacciarsi l’imbragatura. < Non so se sia la cosa migliore che tu vada lì dentro da sola, sarebbe meglio rimanere uniti... percepisco una presenza malvagia! > urlò la maga alla Maleyes che intanto era entrata nella grotta, ignorandola beatamente ed era già stata inghiottita dall’oscurità. Mavet guardò Maddyn con una faccia interrogativa, poi i cuccioli. < Kesya? Signorina Kesya Maleyes? Ma dove è scomparsa? >. La ragazza si grattò la testa, aspettò altri 2 minuti e poi prese lo zaino dal carretto, se lo mise in spalla e tese la mano all’altra umana. < Prendi la mia mano Maddyn! Partiamo per cercare la tua mamma e ora anche Kesya! Piedino! Vieni anche tu, ci serve almeno qualcun altro, voi, altri cuccioli state in guarda del carretto: è il nostro unico mezzo di ritorno e poi l’ho costruito io e mi piace molto>.
    Le tre figure si inoltrarono nella coltre oscura, improvvisamente una fievole lucina illuminò per qualche secondo la via e Mavet aspirò avidamente dalla sua pipa. < Ora va meglio >, disse ricercando il braccio di Maddyn da cui si era staccata per accendere la pipa. Si sbracciò un paio di volte in avanti a tentoni, cercando un appiglio di qualche tipo. < Ehilà!!! Maddyn!!! Piedino!! Ma dove sono finiti, erano accanto a me un momento fa >. Era completamente da sola. Un’altra volta. Fece qualche passo in avanti e sentì degli scalini, così iniziò a scendere con qualche remora. La maga continuava a borbottare, finché in lontananza, molti e molti passi più in là intravide un qualche tipo di luminescenza accesa, quasi verdina. “Molto, molto interessante” pensò cercando di affrettare il passo per quanto la stradina immersa nel buio e ile sporgenze del tunnel le permettesse di accelerarlo. Solo dopo un po’ si accorse che intorno a lei le luminescenze iniziavano ad aumentare, erano delle specie di macchie di luce attaccate a quasi tutte le pareti rocciose della grotta. < Un ottimo oggetto di studio se la mia nonnina fosse qui con me > si esaltò la ragazza. Ad un certo punto entrò in una sala enorme, il tetto da quanto alto non si vedeva nemmeno e sopra di lei solo l’oscurità. La sala era già più illuminata del resto della grotta e tutto dipendeva dalle macchie lichenose alle pareti. Mavet fece qualche passo in mezzo alla stanza e rischiò quasi di inciampare su un ostacolo nel sue percorso. Si girò e tastò il terreno roccioso, sembrava fosse solo una roccia, ma era grande e aveva una forma stranissima, un buco in mezzo? Era cavo? Mavet si era altamente scartavetrata i gomiti sulla scopa (gergo da maga per dire che aveva perso la pazienza) a causa di tutta quella oscurità e voleva iniziare a vederci chiaro ( pun intended). Si sedette per terra nel freddo della grotta e aprì lo zaino. Infilò tutta la mano dentro e iniziò a cercare. < Questo no, aspetta questo cos’è? > tirò fuori un giocattolo per cani, una paperella, un elmetto, dei fogli di carta, tutto continuava ad accumularlo dietro di lei. <uhh e questa pozione? > disse aprendo il tappo di una boccetta e annusandola, < Oddio mai l’avessi fatto, non sia mai! > e la lanciò addosso dietro di sè. La boccetta si spaccò addosso ad una delle macchie luminescenti sul muro ed iniziò a corroderla. Un fischio disumano avvolse la sala con grande orrore di Mavet che dovette tapparsi le orecchie. Aveva ancora la mano dentro lo zaino e riuscì finalmente a trovare ciò che stava cercando, una bellissima lanterna ad olio di balena. Fortunatamente lei era sempre rifornita. La accese cercando di tapparsi le orecchie come meglio poteva. Solo allora si accorse che tutte le altre macchie del muro avevano virato il proprio colorito sul rosso e non più sul verde e che la loro luminescenza sembrava di accesa. L’urlo di dolore della macchia era cessato, svanito nell’acido come la sua proprietaria ne era stata disciolta. La ragazza si guardò attorno e solo allora si ricordò dello strano sasso cavo e dalla forma strana su cui aveva urtato. I suoi occhi si aprirono di incredulità quando vide, grazie alla luce che emanava ora dalla lanterna che aveva in mano, il sasso non era altro che un cestino, o meglio una roccia a forma di cestino. Come se in qualche modo l’oggetto si fosse cristallizzato in quella forma della materia.
    Improvvisamente sentì dei rumori di passi provenire da un cunicolo sul limitare della sala, con la lanterna da una parte e una palla oscura dall’altra, Mavet si preparò a sorprendere l’avversario. Fu molto sollevata quando riconobbe Maddyn. < Maddyn! Sei tu! Sono io, tua sorella di nome! Mavet!!! Sono così felice che tu mi abbia trovata, è stata la luce della mia lanternino o le urla agghiaccianti che ti hanno portata da me? > chiese chiamandola a sé. Le due ragazze si stavano per ricongiungere quando un urletto stridulo si levò sopra le loro teste. Mavet spinse Maddyn sopra il mucchio di oggetti che aveva tirato fuori dallo zaino e cercò di nascondersi dietro una stalagmite che cresceva dal terreno. Ma fu tutto inutile perché un tentacolo viscido la stritolò e la trascinò nell’oscurità in alto da dove era comparso. < Non ti pre.. per m.. tornerò...tie..d’occh..ainetto... ddyn!! >.

    Quando riaprì gli occhi la ragazza riuscì solo a vedere il buio che la circondava, si sentiva come ricoperta da una melma. Provo a grattarsi il viso ma le sue mani erano imprigionate, il suo intero corpo sembrava come dentro un bozzolo, imprigionata in una melma oscura e appiccicosa. Si sentiva come sbronza, stanca, quasi senza energie. Da entrambe le mani la maga creò delle palle d’oscurità che iniziarono a bruciare il contenitore fangoso che la opprimeva. Come da una specie di ragnatela compatta la ragazza riuscì ad uscire e cadde ansimante sul terreno roccioso, era ancora dentro la grotta. Intorno a lei la materia luminescente era ovunque ed era possibile vedere con orrore come non solo lei fosse stata imprigionata nel bozzolo di melma: vi erano molti altri contenitori. Fu così che vide un grandissimo bozzolo ricoperto di licheni fosforescenti. Prese dalla cinta uno dei suoi pugnali e lo aprí. Scavò affondando le mani e solo dopo un po’ riuscì ad intravedere della pelle squamosa chiara, forse bianca. < Kesya? >. Riuscì a toccarla e iniziò ad infondere in lei della nuova energia, curandola e dandole un minimo di forza come poteva. Dopo qualche secondo, il guscio iniziò a creparsi e da esso uscì anche la Maleyes. < L’avevo detto io che era meglio non dividerci! >
     
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    Elker Errani

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    I cuccioli osservarono Kesya entrare nella caverna,la maggior parte di loro con un intensa e certamente non celata preoccupazione...tranne una certa cocciutona di loro conoscenza,che la osservò con semplice indifferenza,sparire nei recessi della caverna. E alla domanda di Mavet,su dove la meleyes fosse sparita i cuccioli mostrano uno sguardo pieno di dubbi ed incertezze. Certamente una risposta più che sufficiente,per dire che...non ne avevano veramente la più pallida idea...
    Ma siamo sicuri che abbia fatto bene? A me sembra troppo buio,lì dentro! Nemmeno io ci vedo!... disse Petrie,che allungò lo sguardo,ma inutilmente,visto che vedeva letteralmente meno di niente...
    A me non sembra tanto sicuro,niente affatto! rispose Ducky,che guarda l'oscurità della grotta alquanto preoccupata,con Spike che aveva trovato una piantina che cresceva lungo il muro di pietra della grotta,che strappò col becco e mangiò,senza farsi alcun genere di problema. Poi videro la ragazza,che si mise una di quelle loro cose che chiamava "zaino" e poi propose,allungando la sua zampa a Maddyn e Piedino di venire con lei per cercare la mamma di lei e ora anche la loro compagna di viaggio. E a tutti gli altri,invece di restarsene fuori dalla caverna,per...controllarle il carretto...cosa,questa che a Tricky non andò completamente a genio,tanto che storse il naso ed andò vicino a quella,per lei mezza pazzoide,guardandola con sdegno.
    Sia chiara una cosa,umana:io qui ci resto perché non sono tanto stupida da andare in una caverna buia,che racchiude chissà quali pericoli,non di certo per controllare il tuo stupido e inutile attrezzo! Perciò voi fate pure come vi pare:se poi uno striscia pancia e un volatile spuntano fuori dal nulla non venite a frignare da me,ok? Hhhmph! disse e domandò la tricorna,che poi si fece subito indietro,tornando affianco degli altri,riferendosi ad un occasione,un po' di tempo prima,in cui,per salvare il nonno del giovane collolungo,che soffriva di una grave malattia avevano dovuto cercare un fiore dorato da dargli da mangiare,i cui petali erano l'unica cura. E bel tragitto avevano incontrato proprio un volatile ed uno striscia pancia che collaborarono insieme,per cercare di trasformare il gruppetto in un buffet.
    Fidati di noi,Tricky:andrà tutto quanto per il meglio. Ritroveremo Kesya e anche la mamma di Maddyn! Andrà tutto apposto,ne sono sicuro! rispose il giovane collolungo,che sorride ai suoi amici,per poi addentrarsi nella caverna assieme alla ragazza.
    Fate attenzione,sì sì sì!...
    Fu così,perciò che i tre si inoltrarono in quel tremendo buio,con Piedino che si assicurò di tenersi Maddyn vicina a se,così che lei non restasse da sola,rischiando così,inevitabilmente di perdersi. Ma nemmeno un po' di tempo...che già i due persero immediatamente le tracce della loro compagna...
    Mavet! Mavet,dove sei! MAVEEET! Maddyn:qualunque cosa succeda stammi vicina,ok? domandò il piccolo,che avanzò perplesso nell'oscurità,fra salite e discese varie,nonché strani rumori(alcuni anche parecchio inquietanti). E poi,ad un certo punto...non sentì più la mano di lei,sul suo fianco! Alché il piccolo thanglong si guardò spaventatissimo intorno,preoccupato per lei,non trovandola più...oh cielo,oh cielo,oh cielo!...
    MADDYN! MADYYYYYYN! DOVE SEI FINITA?! Maddyn,rispondimi! Non ci dobbiamo separare! Dobbiamo restare uniti!...
    Il suo richiamo,però sembrò giungere inutile,visto che non ricevette alcuna risposta(o perlomeno non la sentì). E quegli strani suoni,nonché strani punti stavano continuando a farsi sentire. Il poveretto non vedeva letteralmente niente. Si era separato da tutti quanti. E nemmeno sapeva come era successo. E adesso:cosa avrebbe potuto fare,per ritrovarli? E poi per uscire?! Era oltremodo confuso. Ed inizialmente spaventato...ma...
    No! Devo ritrovarle! Tutte e tre! E poi anche la mamma di Maddyn! Posso farcela...devo farcela! Non posso lasciarle perse qui dentro:chissà che cosa è successo... disse lui,che,riacquistando la sua fiducia e con ammirevole determinazione proseguì lungo il sentiero oscuro,urlando di tanto in tanto i nomi di tutte le tre...non sapendo...che una presenza lo stesse effettivamente aspettando. Un qualcosa...che però a lui ed ai suoi quattro amici...era decisamente familiare...
     
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    Splendore celeste

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    Rek fu l'ultimo a rendersene conto. Sentì chiaramente delle grida preoccupate alle sue spalle e il suo alleato dalle squame bianche alzarsi in volo per allontanarsi, ma lì per lì non collegò le due cose. La sua mente stanca non riusciva a pensare e combattere in contemporanea, a elaborare le mille informazioni attorno a sé e capire cosa stesse succedendo. Se realizzò che fosse meglio scappare non fu perché lo avesse effettivamente capito, ma piuttosto perché fu l'istinto a suggerirglielo. I suoi artigli si bloccarono a mezz'aria, le sue zanne si staccarono dal collo del ning. Perché il ning non lo attaccava più? Perché aveva smesso di contorcersi per il dolore delle sue artigliate? Perché sentiva una vaga vibrazione appena al di sotto della sua pellaccia spessa? Improvvisamente Rek sapeva che doveva andarsene. Non aveva capito cosa stesse per succedere, ma aveva percepito che doveva essere qualcosa di brutto.
    Balzò dal dorso del ning sfruttando l'ultimo briciolo di energia che le sue zampe stanche potevano consentirgli e si portò in alto con dei colpi d'ala rapidi e potenti. Doveva mettere più distanza possibile tra il ning e se stesso... qualsiasi cosa fosse intenzionato a fare il suo nemico, non voleva rischiare di rimanerne coinvolto.
    Era troppo tardi, però: Rek venne avvolto da una nube di sabbia.


    Il tezfar continuava a danzare sul dorso del ning oscuro senza preoccuparsi troppo di cosa stesse succedendo nei dintorni. Il suo bersaglio era sotto di lui e i suoi attacchi erano tutto ciò che contavano, finché il ning non si fosse arreso o lui avesse vinto. I suoi artigli luccicavano di una luce scura e sinistra, del tutto indistinguibile dall'acqua impura che il nemico sfruttava per paralizzare le proprie vittime. Sapeva di dover ringraziare uno stupido creimvell in particolare se la sua attenzione non doveva dividersi tra le due cose, ma avrebbe negato anche sotto tortura se qualcuno glielo avesse chiesto.
    Un forte rumore alle sue spalle lo distrasse e sentì l'acqua di uno dei tentacoli sfiorargli una delle zampe posteriori. La cura del creimvell tardò ad arrivare e Rikar percepì il suo arto farsi più pesante e difficile da spostare. Tentò di balzare indietro, per allontanarsi dalla fonte dei tentacoli, ma nessuno stava minacciando la sua posizione. Cosa era successo? Perché il ning aveva smesso di attaccarlo? Perché lo sentiva contorcere sotto di lui, nonostante avesse interrotto la sua catena di attacchi?
    Il lupo rosso si voltò per la prima volta verso la spiaggia e... per l'artiglio della Grande Tigre, che fine aveva fatto la spiaggia? O meglio, perché era diventata un'enorme nuvola di sabbia che si stava espandendo sempre di più?
    Ben presto la nube avvolse anche lui e il ning, e il tezfar fu costretto a chiudere gli occhi, infastidito dall'improvviso contatto con quella dannata polvere. Sentì il ning gridare qualcosa nella loro strana lingua gutturale e, prima che potesse fare qualcosa per impedirlo, uno dei tentacoli lo prese in pieno e lo getto con forza sulla spiaggia.
    Dannazione, come aveva potuto distrarsi così? Provò ad aprire un occhio, ma la sabbia era dappertutto! Era impossibile orientarsi o capire dove fosse finito. Respirare era diventato complicato e il veleno del ning oscuro gli impediva di muoversi anche solo per tossire. Il cielo e il suolo si confondevano l'uno nell'altro e il tezfar si sentiva completamente perso in quell'inferno di sabbia vorticante.
    < VOI PENDIRETE AMARO! > tuonò la roboante voce del ning oscuro.
    Rikar chiuse gli occhi. Il ning stava per scappare? Per quanto sentiva il suo onore di guerriero bruciare, non c'era nulla che potesse fare per impedirglielo: ora poteva pensare solo alla sua sopravvivenza.


    Anche se la sua posizione era abbastanza privilegiata per intuire in linea generale gli sviluppi della battaglia, Heritien non riusciva comunque a capire cosa stesse succedendo nel dettaglio. Notò la pelle del ning-capo fremere, come se vibrasse allo stesso modo della sabbia attorno a lui. Il drago bianco si era alzato al volo e il creimvell sperò che fosse abbastanza veloce per mettersi in salvo. Osservò il ning-capo voltarsi per verso la compagna di ghiaccio e vide l'altra ricambiare lo sguardo con un cenno affermativo. All'improvviso, Heritien capì. Sapeva cosa i due stavano progettando.
    Il creimvell si voltò e cominciò a correre nella direzione del drago marino. Doveva arrivare, arrivare per tempo, prima che il ning fosse pronto a fare ciò che era intenzionato. Doveva proteggere il capitano svenuto, non sarebbe mai riuscito a svegliarlo in tempo per farlo allontanare: il capo dei ning voleva farsi saltare in aria e voleva farlo subito. Pur di non finire in custodia della Città Sotterranea era disposto a uccidersi e portare con sé quanti più nemici possibile.
    Sentì un botto alle sue spalle e un alone marrone si alzò in aria. Heritien si voltò e piantò bene le zampe a terra. Non era vicinissimo alla sua meta, ma avrebbe dovuto farselo bastare: evocò una barriera abbastanza grande per smorzare la forza dell'eventuale onda d'urto. Attraverso il giallo luminoso della barriera, il creimvell notò il drago color grigio venir inglobato dalla nube di sabbia e quello verde che interrompeva la sua ascesa per iniziare a sparare alcune palle di fuoco alla cieca verso la spiaggia. Ben presto anche la sua posizione venne investita dalla nube, nascondendo completamente la condizione dei suoi alleati: il suo scudo riuscì a deviare con successo la sabbia ai due lati e verso l'alto e, fortunatamente, solo un leggero pulviscolo investi lui e chiunque gli fosse alle spalle. Ad un certo punto gli parve di notare un raggio luminoso attraversare il cielo, ma in mezzo a quel disastro era più facile pensare di esserselo immaginato, piuttosto che credere che ci fosse stato veramente.
    Non aveva idea di quanto tempo fosse passato prima che potesse vedere altro che non fosse la sabbia pressata con forza contro la sua barriera. Aveva cominciato a disperare quando si accorse della sabbia che cominciava a scivolare verso il terreno, consentendo ad Heritien di valutare i danni.
    Per l'artiglio della Grande Tigre, che disastro!


    ----


    Era così sollevata del fatto di poter finalmente scendere dal dorso di Kesya, che Maddyn riuscì quasi a dimenticare la preoccupazione che l'aveva guidata fino a lì. Tornò a focalizzarsi su ciò che aveva attorno solo quando Mavet la prese per mano e la condusse in avanti, verso quella che doveva essere una grotta. Annuì nella direzione dell'umana e cominciò a seguirla senza troppe proteste. Ben presto, il ghiaino sotto le sue suole lasciò spazio alla roccia grezza, l'ambiente sembrò improvvisamente più fresco e un odore di umido e chiuso raggiunse le sue narici... anche se non avesse ascoltato distrattamente i discorsi tra i piccoli rettili, Maddyn avrebbe capito lo stesso di essere appena entrata in una caverna.
    Mavet si staccò da lei e sentì l'odore agre della sua pipa farsi per un istante più forte. Aspettò pazientemente che l'umana la conducesse in avanti, ma dopo qualche secondo non aveva ancora ripreso la sua mano. Gradualmente, cominciò a provare una strana sensazione, anche se non riusciva ancora ad afferrarne le ragioni.
    < Mavet? > tentò di chiamare. Impossibile: non ricevette nessuna risposta immediata.
    C'era troppo silenzio, ecco cosa c'era che non andava. Fino all'istante precedente Mavet era stata al suo fianco e aveva dimostrato di non riuscire a tacere per più di due secondi... perché si era zittita da un momento all'altro? Tastò il punto in cui avrebbe dovuto esserci, ma le sue mani incontrarono solo la parete di roccia e lo strato di licheni e muschio che le avvolgeva. Era davvero scomparsa?
    < Piedino, finché non capiamo cosa sta succedendo è meglio se non ci allontaniamo l'uno dall'altra... > sussurrò. Nessuna risposa.
    Maddyn sospirò. Non aveva bisogno di allungarsi nella sua direzione: non riusciva più a sentire né la sua voce né il suo odore. Anche Piedino era scomparso, così come Mavet e probabilmente come Kesya. Era rimasta sola. In un posto in cui non era mai stata prima. In cui non sapeva dove andare.
    Per quanto avrebbe preferito trovare sua madre il più presto possibile, Maddyn ritenne più saggio voltarsi e tornare verso l'uscita. Non si fidava molto dei processi mentali dell'altra umana, ma era abbastanza certa che, non vedendo più nessuno intorno a lei, avrebbe capito anche lei che fosse meglio tornare indietro e raggrupparsi all'esterno. Seguì il profilo della parete verso quella che riteneva l'uscita, ma la roccia terminò a 90° contro un'altra parete. Non c'erano dubbi: quello era un vicolo cieco. Che avesse sbagliato strada o era quella grotta ad essere... sbagliata? Girò i tacchi, non le rimaneva che continuare verso il cuore della grotta, allora.


    Non era facile orientarsi in quei cunicoli stretti e freddi. Maddyn tendeva l'orecchio per riconoscere un qualsiasi altro rumore che non fosse trapestio delle sue scarpe contro la roccia nuda o il suo respiro affannato. L'odore di muffa non la stava aiutando, se non per confermarle che stesse procedendo effettivamente sempre più in profondità e non verso la superficie. Tenere una mano a contatto con la parete a destra le dava la sicurezza di non essersi completamente persa, anche se una perfida vocina dentro nella sua testa le ricordava in continuazione che, anche se fosse riuscita a tornare indietro, alle sue spalle non c'era davvero un'uscita che la stava aspettando.
    Aveva ormai perso ogni speranza di creare una mappa mentale della zona, quando sentì un grido stridente provenire da un punto imprecisato nella direzione verso cui stava andando. Aspettò che si interrompesse e prese coraggio: seguì la parete per qualche altro metro e sbucò all'interno si una sala più grande rispetto a quelle che aveva incontrato fino a prima. Con sua sorpresa, la stanza era impregnata del fumo di una pipa ormai piuttosto familiare.
    < Mavet? > osò domandare prima di essere investita dalla solita caterva di parole.
    Avrebbe voluto chiederle dove fosse finita per tutto quel tempo o perché l'avesse lasciata da sola, ma la solita logorrea di Mavet la investì come se non fosse successo nulla e non si fossero mai lasciate. L'umana le chiese in rapida sequenza come avesse fatto a trovarla, se avesse visto il lume della sua lanterna o se avesse sentito il terribile strillo di poco prima, ma non le lasciò abbastanza spazio per intromettersi e rispondere. Maddyn tese l'orecchio, ma non sembrava che anche il piccolo rettile avesse raggiunto la loro stessa stanza.
    Quello che accadde dopo, avvenne piuttosto in fretta: dapprima sentì i passi dell'altra umana che si avvicinavano verso di lei, poi un urletto si levò sopra le loro teste; prima che Maddyn potesse cercare un riparo, Mavet l'aveva già spinta di lato, redarguita sul fatto che dovesse controllare il suo zaino e lasciata sola per una seconda volta. Inciampò su una roccia e cadde a terra al centro della stanza. Era di nuovo sola. Confusa e disorientata. Senza più nemmeno una parete da seguire per indicarle dove fosse finita.
    < Non scherziamo... io non posso tenere d'occhio neppure me stessa! > esclamò sconfortata, al centro della stanza vuota, a nessuno in particolare.
    Tastò il terreno intorno a lei, finché non trovò lo zaino di Mavet. Se lo mise sulle spalle e si avviò verso una direzione a caso. Aveva la certezza di star facendo un errore a spostarsi da quella stanza, ma cos'altro poteva fare?
     
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    Incubo infernale

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    Zarthial e Felthsar vennero completamente avvolti dalla sabbia. I due draghi iniziarono a tossire, sputacchiare, starnutire e a ringhiare a causa del fastidio della sabbia negli occhi e nel naso. Sia il drago verde che il candido Maleyes chiusero gli occhi troppo tardi, senza rendersi conto del fastidio che poteva dar loro anche i granelli di sabbia più fine.
    "Sospendiamo l'attacco e alziamoci ancora di quota finchè non sarà passata questa tempesta di sabbia. E' inutile e pericoloso ora colpire alla cieca. Sotto di noi ci sono anche i nostri alleati e potremmo colpirli per sbaglio!" suggerì Felthsar tra un colpo di tosse e l'altro.
    "D'accordo....." riuscì solo a dire Zarthial, in quanto era intento a tossire e a sputacchiare sabbia.
    Il drago smeraldino e il Maleyes salirono ancora di quota finchè, con grande gioia, trovarono il cielo libero dalla sabbia dove poterono ripulirsi gli occhi e ricominciare a respirare a bocca aperta. Aiutati dalle correnti ascensionali, i due guerrieri dagli elementi opposti rimasero in volo circolare e costante al di sopra della grande nuvola di sabbia che avevano creato i Ning. Sembrava una di quelle nuvole isolate che gravavano sulle cime delle montagna, solo che questa era densa e di colore ocra.
    "Dannazione a quei vermi schifosi!! Vorrei tanto sapere cosa stanno combinando! si lamentò Zarthial, quando finì di tossire.
    "Credo che abbiano sollevato questo turbine di sabbia per coprirsi le spalle e fuggire in mare! Ormai sapevano di essere sconfitti e probabilmente hanno usato le ultime energie per dileguarsi nel loro regno" fu l'ipotesi di Felthsar.
    "Codardi!!! Oltre ad essere dei luridi schifosi, sono dei codardi che hanno paura di crepare!" continuò ad urlare il drago verde.
    Subito dopo dal basso ci fu un'esplosione ma stavolta Zarthial non c'entrava niente. Aveva smesso di lanciare le sue bombe infuocate quindi, qualsiasi cosa fosse esplosa, non era opera sua.
    "Non mi è piaciuta quell'esplosione" commentò il candido Maleyes dalle rune azzurre.
    "Appena si dissipa questa sabbia, scendiamo a vedere!" propose l drago verde.
    Con un cenno di intesa, Zarthial e Felthsar attesero in volo stazionario che la sabbia iniziasse a dissolversi.


    Kesya entrò nella grotta e trovò un sentiero roccioso che portava in discesa. La sua vista diurna gradualmente passò alla versione notturna, in modo da poter vedere discretamente anche al buio ma dei licheni bioluminescenti alle pareti di colore verde la aiutarono ad orientarsi meglio. L'odore di grotta, di umidità e di muffa fu l'essenza predominante in quell'ambiente. La candida dragonessa Maleyes percorse il tunnel fino ad arrivare in una grande sala quando udì delle voci familiari dietro di lei. Dannazione agli umani, perchè dovevano sempre contraddire agli ordini? Lei aveva fatto capire che sarebbe andata da sola a controllare e solo dopo aver testato la sicurezza della grotta, avrebbe dato il permesso agli altri di entrare. Invece dovevano fare di testa loro! Dalle voci capì che nella grotta erano entrate le due umane e il cucciolo che si chiamava Piedino. Perchè la maga aveva concesso al cucciolo di entrare lì dentro? E se fosse stato pericoloso? Quando le voci si fecero più vicine, Kesya si fermò ed attese Mavet, Maddyn e Piedino per riunirsi. Quando la maga chiassosa entrò, successe una serie di eventi che confusero la candida Maleyes dragonessa.
    Iniziò a chiamare l'altra umana e il piccolo rettile, come se li avesse persi, poi ci fu un rumore di oggetti rovesciati ed infine un fastidiosissimo fischio acuto che fece ruggire la dragonessa, anche perchè il fischio era stato amplificato dall'eco contro le pareti, rendendolo fastidiosamente acuto e penetrante.
    "Che stai combinando??" urlò Kesya a Mavet dopo quel suono fastidioso.
    In quel momento, i licheni bioluminescenti verdi divennero rossi. Kesya riuscì a vedere le due umane incontrarsi e poi un viscido tentacolo sbucato dal nulla prendere la maga e farla sparire.
    La candida Maleyes non ebbe il tempo di reagire, nè di sapere cosa fare.

    Sul serio....non ho ben capito cosa è succeso in questa ultima fase X3
     
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    Splendore celeste

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    Non è il mio turno, lo so, ma non vorrei tenere ferma questa role per troppo tempo ancora, soprattutto adesso che siamo così vicino alla fine: scrivo questo post per cercare di concludere entrambe le storie parallelamente. Penso che in un turno riusciamo a finirla (massimo-massimo in due), quindi se volete potete pure scrivere il vostro messaggio conclusivo con il turno che viene.
    Chiedo venia in anticipo per la lunghezza di questo post.

    Il creimvell eliminò la barriera appena evocata per resistere all'impatto dell'esplosione e tutta la sabbia che si era accumulata contro di essa cadde di colpo, alzando un polverone che lo fece tossicchiare per qualche istante. Riaprì gli occhi solo quando gli sembrò che la maggior parte della polvere si fosse depositata a terra e si incamminò verso... verso quello che rimaneva della spiaggia. Heritien non aveva idea di come spiegare quello che vedevano i suoi occhi: dire che la sabbia fosse dovunque, era un po' riduttivo. Nel senso, era ovvio che fosse dappertutto - dopotutto quello era il Bacio delle Onde - ma non aveva mai visto volarne in giro così tanta da non riuscire nemmeno a vedere il bagnasciuga. Si guardò attorno: la sabbia era arrivata fino all'entroterra. La forza dell'esplosione aveva divelto le palme più fragili o vicine, e aveva investito quelle più distanti ricoprendone le foglie di una patina ocra.
    Mentre si osservava attorno, il felino notò un fascio di luce uscire dalla nube che regrediva piano piano di dimensione. Ne seguì i movimenti, finché non riuscì a distinguere il drago bianco di luce che li aveva aiutati a sconfiggere i tre ning (Rek si chiamava, giusto?). Solo quando fu atterrato non troppo distante si rese conto che le sue squame non erano più del bianco brillante con cui lo aveva conosciuto. Erano diventate di un grigio cenere?
    Si avvicinò per controllare come stesse, mentre il drago si gettava a terra stremato. Non si accorse nemmeno della sua presenza finché non gli fu al fianco.
    < Sono un po' stanchino... - borbottò il drago - credo proprio che riposerò un po'. >
    Il drago si accoccolò a terra e, fedele a ciò che aveva appena detto, si mise davvero a ronfare senza alcun ritegno, in barba alla sabbia che ancora scendeva piano piano e si depositava in parte sulle sue ali stese lungo il terreno. Il creimveil sospirò, si assicurò rapidamente che le sue ferite fossero solo superficiali ed evocò una delle sue barriere più scace sopra al suo muso, così da impedirgli di respirare più granelli di sabbia di quanti non avesse già fatto.

    La nebbia di sabbia ci mise qualche minuto ad appianarsi completamente. Nel frattempo Heritien era riuscito ad accertarsi che tutti i suoi alleati fossero ancora vivi e curati: il drago verde e il maleyes erano atterrati e non avevano subito grossi danni da parte dei tre ning o dell'ultima esplosione; il drago non-più-bianco era semplicemente stremato dal combattimento; il suo capitano (il drago marino che li aveva condotti fino a lì) si era ormai svegliato e si era dimostrato abbastanza scocciato da come si erano risolti gli eventi che doveva per forza di cose stare bene... l'unico che non riusciva a vedere da nessuna parte era quello stupido del tezfar. L'ultima volta che lo aveva visto era stata sul dorso del ning oscuro, l'unico dei tre nemici che fosse riuscito a scappare. Che stesse bene?
    Non gli restava che esplorare i dintorni. Non che si preoccupasse per lui, eh, era solo che era lui il responsabile della salute dei suoi compagni: era costretto a farlo.
    Nel punto che il ning aveva occupato prima di farsi saltare in aria, adesso c'era una depressione del terreno che, con la successiva marea, si sarebbe sicuramente riempita con l'acqua di mare. Il cadavere della ning di ghiaccio riposava qualche metro più in là, sbalzata via anch'esso dalla forza dell'esplosione. Heritien provò ad avvicinarsi, finché non sentì qualcosa che tossiva. SI voltò nella direzione del suono: da sotto una montagnola di sabbia uscì il tezfar, tutto tossicchiante e impolverato per la sabbia.
    < Sei ancora vivo, stupido tezfar? > chiese, quasi non credendo a ciò che vedeva. E lui che si era non-preoccupato per nulla!
    Nonostante il lupo rosso facesse ancora fatica a tenere aperti gli occhi, il creimvell aveva ricevuto abbastanza occhiatacce da parte sua per riconoscerne una quando la vedeva. Anche quando il ringhio del lupo si trasformò nell'ennesimo colpo di tosse, il felino sapeva benissimo cosa stesse cercando di fare lupo rosso.
    < Questo... non è... niente... creimvell! > rispose Rikar tra un colpo di tosse e l'altro.
    Heritien aprì la bocca per fargli notare quanto fosse fuori luogo la sua spavalderia, ma si zittì. Poteva vedere chiaramente le zampe tremare sotto il suo peso, i graffi che si intravedevano tra i ciuffi di pelo bagnati e le macchie di sabbia inumidita. Il suo respiro pesante e spezzato da molti colpi di tosse erano solo una conferma di ciò che doveva aver passato in mezzo a quella tempesta di sabbia. Heritien digrignò le zanne e sospirò. Perché avrebbe dovuto sminuirlo ulteriormente? Probabilmente si stava già facendo una colpa del fatto che il ning oscuro fosse scappato, insistere sarebbe stata solo una cattiveria gratuita.
    < Riposati, per ora. Domani starai meglio. > gli disse infine.
    Non si stava ammorbidendo nei suoi confronti, eh, stava solo rimandando! Era più divertente prenderlo in giro quando il tezfar aveva abbastanza forza per ribattere a ciò che gli diceva. Curò le sue ferite superficiali e, senza aggiungere altro, si allontanò per controllare la condizione degli altri.


    ---


    Maddyn si era persa, non sapeva dove fosse finita e non aveva idea nemmeno del perché. L'unica cosa di cui era certa, era che non poteva rimanere lì da sola. Prese a camminare, scegliendo tra un corridoio o l'altro in maniera randomica, senza nessun criterio se non la speranza di rintracciare un volto amico il prima possibile. Non passò molto tempo prima che cominciasse a dubitare di cosa stesse facendo. Che fosse stata la scelta più saggia quella di seguire Mavet fino a quella caverna? Non è che l'avesse condotta in quel posto così lontano per nulla? Che fosse tutto un pessimo scherzo?
    Maddyn si fermò, non poteva continuare in quella maniera. La sua mente in tumulto le gridò di proseguire, che forse dietro la successiva svolta o sul fondo del prossimo cunicolo, avrebbe finalmente trovato qualcuno. Resistette all'impulso di camminare e si costrinse invece a dei respiri più profondi del normale. Piano piano il battito del suo cuore rallentò, i suoi pensieri non furono più delle mute richieste d'aiuto. La sua forza era l'intelligenza, non la fortuna, ma allora perché si stava facendo trasportare dall'emozioni come una dilettante qualunque? Cercò di ritrovare la calma e finché non riuscì a focalizzarsi su qualcosa di diverso dal panico che sentiva crescere gradualmente dentro di sé, non tentò nemmeno di ipotizzare una linea d'azione.
    Prima questione: posso fidarmi di Mavet? pensò infine, ma non fece in tempo neanche a formulare tale pensiero che sapeva già la risposta: quello doveva essere il posto che cercava. Razionalmente sapeva che non avrebbe dovuto avere tanta certezza, ma non aveva il coraggio di mettere in dubbio un presupposto tanto importante. Se avesse messo in discussione anche il perché fosse entrata in quella caverna, dubitava che sarebbe riuscita a conservare a lungo la calma d'animo appena acquistata.
    Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando era entrata dentro la grotta, da quando aveva interrotto i contatti con Mavet, Kesya e gli altri. Ma non doveva riflettere su ciò di cui non era conoscenza, doveva analizzare ciò che sapeva. Era dentro una grotta, l'odore di chiuso e di umido era fortissimo ed era cresciuto mano a mano che aveva continuato verso l'interno. Le pareti erano di pietra, ma in più punti risultavano ricoperte da una sostanza più soffice, come se fosse del... muschio? Licheni? Funghi? Non lo sapeva, ma doveva pensare a ciò che non conosceva... cercò invece di ricordare quando era entrata nella grotta, a quanto le fosse sembrato strano che l'uscita non fosse più dove aveva pensato che sarebbe stata, alle sue spalle. Rifletté su come avesse perso subito contatto con Piedino e Mavet. Era stata costretta ad addentrarsi nella grotta solo perché le sembrava che non ci fosse nessun'altra via, adesso sapeva che si era sbagliata...
    Maddyn sorrise: adesso sapeva anche cosa doveva fare. Sapeva che era colpa di quel muschio se aveva smarrito la strada.
    Seguì con la mano il profilo della grotta, tornò indietro sui suoi passi, finché non individuò un po' del muschio che l'aveva ingannata fino a quel momento. Ne seguì le tracce e individuò la zona in cui l'odore di umido era il più forte e il punto in cui lo strato di muschio sembrava più spesso e morbido. Mise una mano nello zaino di Mavet e non si sorprese più tanto quando riuscì effettivamente a trovare quello che stava cercando: un martello. Iniziò a prendere a martellate la parete e, come immaginava, venne via con molta più facilità di quello che avrebbe dovuto se fosse stata di roccia. Si aiutò con le mani per strappare via tutta la struttura di muschio e licheni che andavano a nascondere l'entrata di un'altra camera e cercò di ricavarsi un varco abbastanza grande da permetterle il passaggio. L'odore di umido era molto più pungente nella stanza appena rivelata e non fu semplice tenere a bada la nausea non appena vi si affacciò.
    Lasciò cadere a terra il martello, tanto non le serviva più. Fece un paio di passi all'interno della stanza, finché la sua gamba non urtò contro qualcosa. Si abbassò per tastare cosa fosse: era una persona. Cercò con le mani il viso e la riconobbe come sua madre. Le tastò il collo alla ricerca del polso e sospirò di sollievo quando la scoprì ancora viva. Si accertò che non avesse nessuna ferita evidente e l'unica cosa strana di cui si accorse era che non aveva più la collanina al collo che normalmente portava quando usciva di casa.
    Sentì un rumore - come una sorta di schiocco di frusta - lo stesso rumore che aveva sentito quando Mavet era stata catturata. Portò le mani davanti al viso per cercare di proteggersi, ma percepì appena di essere toccata al fianco prima di sentire il rumore di una corda che veniva sbalzata via. Il ciondolo che aveva al collo, quello che le aveva dato la sorella una delle ultime volte che era stata a casa, divenne improvvisamente più freddo. Cosa stava succedendo?
    < Ah, quindi avevo sbagliato umana... sei tu quella che sto cercando. > disse una voce.
    La voce era profonda. Probabilmente maschile, ma era troppo cavernosa per riuscire ad identificare da che genere di creatura fosse stata pronunciata. A quanto pareva aveva trovato il responsabile in grado di controllare il muschio della grotta, lo stesso che le aveva rinchiuso lei e tutti gli altri nella caverna. Maddyn si alzò in piedi lentamente, ma non osò allontanarsi. Non voleva perdere di nuovo la madre.
    < Consegnami il ciondolo e ti lascerò andare. > ordinò la creatura.
    Maddyn si trattenne dal sembrare sorpresa per le sue parole. Come faceva la creatura a sapere del ciondolo? Jill le aveva assicurato di essere stata discreta, di non aver rivelato a nessun'altro della sua esistenza e che sarebbe stato al sicuro lontano da Kerus... no, non poteva perdersi in questa spirale di pensieri, doveva concentrarsi sulla creatura, chiunque essa fosse. Avrebbe pensato poi a chi poteva averla mandata.
    < No. > rispose lei, trattenendo il respiro.
    Partì un nuovo schiocco: sentì di nuovo il rumore di corda che le rimbalzava contro e il ciondolo diventò ancora più freddo. Riprese a respirare, doveva mantenere la calma. Se il ciondolo poteva davvero difenderla dagli attacchi della creatura, questo spiegava perché fosse l'unica a non essere stata intrappolata (per quanto ne sapesse). Per la luna nera, gli altri! Che fine avevano fatto?
    < Sembra che tu non possa farmi del male. - constatò Maddyn, simulando tutta la sicurezza di questo mondo - E io ti consiglio di non farlo nemmeno agli altri che mi hanno seguito dentro questa grotta. >
    < Oh. E perché mai non dovrei, mi chiedo... >
    Maddyn sbottonò i primi due bottoni della camicia che indossava, rivelando il ciondolo al collo. Sentì la creatura sibilare, ma finse che la cosa non la stesse spaventando a morte e la ignorò.
    < Perché io so cos'è quest'oggetto. - mentì - E tu non vuoi averlo contro. >
    La creatura rimase in silenzio per qualche istante, come se valutasse se crederle o no.
    < E perché non dovrei invece ucciderli tutti? Sarebbe molto facile aspettare di recuperare il ciondolo dal tuo cadavere. Anche se può... forse proteggerti dai miei attacchi, è in grado di darti pure il nutrimento che ti serve per sopravvivere qui dentro? >
    Nascose la smorfia involontaria dietro un finto sorriso. Non sapeva se ci fosse abbastanza luce perché la creatura riuscisse a vedere la sua espressione, ma non poteva lasciare niente al caso. Aveva percepito un'incertezza nella voce del nemico, che le diede un minimo di speranza. E se nemmeno la creatura sapesse quale fosse il vero potere di quel ciondolo? Era un azzardo che avrebbe potuto costare la sua vita e quella di tutti gli altri, ma non era rimasto molto su cui aggrapparsi. Finse di ridacchiare.
    < Mi dispiace, ma sei tu che non hai capito bene. La vera domanda non è se tu ci lascerai andare: la vera domanda è se tu hai più paura del ciondolo o di chiunque ti abbia mandato qui. - si costrinse a parlare lentamente, a misurare ogni parola ed evitare che la voce potesse tradire il suo terrore - Sei sicuro di volermi far arrabbiare ulteriormente? >
    La creatura serbò di nuovo il silenzio. Lei non osava nemmeno respirare da quanto era tesa... quando però non riuscì a trattenersi oltre, scoprì che l'odore di umido era molto più leggero rispetto all'istante prima. Aleggiava ancora nell'aria, ma era come se... no, anche se la creatura non parlava più, questo non significava che se ne fosse andata. Magari era una sua stupida tattica. Maddyn rimase in piedi, aspettò un qualsiasi segno. Fu solo quando sentì la voce della madre che si stava rianimando, che capì che il suo bluff aveva davvero funzionato. La creatura se ne era davvero andata... ma per quanto?
    Per il momento non aveva importanza, doveva prendersi cura di sua madre.
     
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