Paura e delirio a Città Sotterranea

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    Attese che lo strano fennec bipede riprendesse finalmente il suo posto. Non per altro, ma le era appena saltato addosso preso dall'entusiasmo nel vedere dei pirati! Echiko però non capì perché la creatura dalla testa di volpe le avesse rivolto un'espressione con la lingua di fuori, non sapendo cosa significava. Perciò si limitò a tenere il becco chiuso ma gli occhi sempre puntati su di lui.
    La scimmia cappuccina invece, prendendo il posto del locandiere dall'altra parte del banco, servì il famigerato grog a Barnaba e Akira. Quest'ultima afferrò il boccale per il rispettivo manico e, avvicinandolo al naso, ne odorò l'aroma. Era un mix di sentori ambigui e indefiniti, non sapeva veramente se prenderne un sorso. Si voltò verso l'uomo che le stava parlando, nascondendo la sua riluttanza nel bere quel grog.
    "Se con voi riuscirò a trovare quello che cerco, ve ne sarò infinitamente grata. Altrimenti toglierò presto il disturbo." disse chiaramente la donna, guardando con la coda dell'occhio Echiko intenta a pulirsi le penne delle ali.
    "Comunque lei non è un pappagallo, è una poiana orientale. Un rapace diurno, quindi vive cacciando prede come roditori e altri uccelli." spiegò brevemente a Barnaba, dato che aveva chiesto che animale fosse il fidato pennuto di Akira.
    La guerriera si voltò nuovamente verso il boccale di grog, guardandolo come se fosse un suo acerrimo nemico. Non c'era proprio verso, l'odore la faceva desistere dall'intenzione di berlo. Il bello era che lei stessa aveva detto di provarlo e in quel momento, infatti, si stava rimangiando le parole dapprima pronunciate. Decise comunque di avvalersi delle proprie responsabilità e quindi ne prese un sorso, quanto bastava per pienare la bocca. Mandò giù senza tante storie, reprimendo una smorfia quasi disgustata che voleva mostrarsi sul suo volto con tanta spontaneità.
    "Ha un sapore atipico." si limitò a dire, senza apparire ingrata. Fortuna volle che in quel momento dovesse abbandonare il bancone per seguire Barnaba, quindi mai sollievo fu provato in vita sua, almeno non sarebbe stata costretta a bere tutto il grog contenuto nel suo boccale. Afferrò quindi l'elmo da sopra il banco, appoggiandolo ad un fianco e usò l'unica mano libera come rampa per far salire Echiko, che usò per salire sulla spalla sinistra della sua padrona. Venne pure il fennec bipede, molto motivato nella sua scelta. Era impressionante quanto fosse piccolo rispetto a Akira, sicuramente quella sua statura era sicuramente un vantaggio che sfruttava nelle lotte, semmai ne fosse stato partecipe.
    Nel mentre l'uomo che li guidava disse loro che per diventare un membro della loro ciurma dovevano rigorosamente superare una prova difficile. Akira abbozzò un sorriso a testa bassa: dopo essere stata nei campi di battaglia niente la intimoriva o impensieriva.
    Quando rialzò la testa e si fermò davanti al tavolo interessato da Barnaba, Akira si trovò davanti una donna dai capelli rossi in un'armatura completamente differente dalla sua. Quindi lei era il capitano di quella ciurma rissosa.
    "Freya O'Malley. Che nome strano." si limitò a pensare.
    Ella non appena vide sia lei che il volpacchiotto, sfoggiò un sorriso alquanto malizioso. L'espressione della samurai invece rimase imperturbata e marmorea. Stessa cosa la si poteva dire di Echiko che era silenziosamente appollaiata sullo spallaccio sinistro della donna, sfruttando le punte decorative come appigglio.
     
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    I due nuovi arrivati erano alquanto stravaganti: la ragazza portava un'armatura nera finemente costruita, l'elmo che l'umana aveva sotto il braccio era sorprendentemente minaccioso. "Un elmo" pensò Freya "La mia testaccia dura non ne ha mai avuto bisogno". Si girò a squadrare l'animale, una volpe? Aveva delle orecchie troppo grandi per esserlo ma non aveva conosciuto niente del genere nei suoi viaggi. Il suo musetto era dolce e sorridente e Freya non poteva immaginare come quell'animaletto così morbido potesse ingaggiare uno scontro. Secondo lei non sarebbe riuscito neanche ad arrivarci, alla nave. Poi si girò di nuovo verso Mephisto, lui sarebbe stato enormemente utile nella missione ma doveva cercare il suo punto debole. Mentre Barnaba faceva gli onori di casa, presentandola, lei fu attratta da un uccello sopra la spalla sinistra della guerriera. < Avete un incantevole animale, amica mia >, disse il Capitano alzandosi dalla sedia e sporgendosi in avanti con il braccio per accarezzare il petto dell'animale alato. Guardò negli occhi la guerriera e sorrise, accarezzando con una mano la testina di Spooky, < Scommetto che sia i vostri occhi in battaglia. Spooky è a tutti gli effetti un membro della ciurma, e come tutti compie il suo dovere e difende la nave >. Guardò il tavolo e i boccali vuoti, alzò la voce e, con un braccio in alto, gridò in direzione del bancone e di Rena < Siamo rimasti a secco!! >. Dopo un cenno di assenso da parte della cameriera, si risedette pesantemente sulla sedia e guardò tutti i presenti. Non appena Benjamin tornò con il fratello, che ormai riusciva a stare quasi in piedi da solo, il Capitano iniziò il suo discorso: < Signori, signore, animali, miei topi di sentina, come sapete tutti hanno bisogno di essere messi alla prova per entrare nella mia ciurma. Questo non vuol dire che io debba per forza testare le vostre capacità guerriere, penso che se siate arrivati sin qui almeno qualcuna dovrete averne > fece una pausa per guardare Thyen e poi continuò < Per essere un pirata bisogna essere caparbi, rozzi, coraggiosi, astuti, pieni di risorse ma soprattutto rispettare il Codice. Non sono qui per farvi una lezione di storia, ma se passerete la vostra prova, non potrete non seguire le regole del Codice, tramandatoci da Black Bart, o Barthololomew Roberts, come piaceva farsi chiamare il vecchio John >.
    Le bottiglie di rum arrivarono, i pirati aspettarono che il Capitano riempisse i boccali degli ospiti, Mephisto, Akira e Thyen. Freya fece vedere l'etichetta della bottiglia trasparente e disse < Questo è il miglior rum nei paraggi, il grog è una bevanda perfetta per iniziare una nuova avventura >. Tutti si riempirono il bicchiere e anche Spooky prese un fondo di boccale per terra, un coccio rotto durante la rissa, e bevve avidamente.
    < Come stavo dicendo > riprese pulendosi la bocca con una mano, < Thyen , giusto? > guardò l'animale dall'alto in basso, anche seduta, lui era molto più basso. < Da quel che ho capito vuoi diventare un pirata? Hai già avuto esperienze su una nave? Beh, la prova che dovrai affrontare tu, sarà una sfida per testare la tua intraprendenza, il tuo spirito d'iniziativa. Ho bisogno di alcuni oggetti. Dovrai andare al mercato nero nel Distretto dell'Acqua e riuscire a procurarti tutti gli oggetti di cui ho necessità. Allora, prendi nota volpe, devi recuperare del grasso di narvalo, dell'inchiostro per tatuaggi e delle Snail Rattle. Ti farò sorvegliare da Ben e Sammy, questo non significa che ti aiuteranno, e neanche che ti ostacoleranno > guardò i due gemelli alzando le sopracciglia < Mi avete capito, ragazzi? >. < Non appena sarai pronto, potrai andare Thyen >.

    < Passiamo a te, mia cara Akira > si stiracchiò e guardò la ragazza < Sono sicura che le tue abilità da guerriera siano eccellenti. Ma sono certa che non si possa dire altrettanto della tua, come possiamo dire, perseveranza, ecco. Il riuscire a battere il proprio avversario sotto ogni aspetto è una delle qualità più importanti per un pirata. Dovrai sfidare Barnaba, in una gara che noi pirati chiamiamo "Cassa del Morto". Questa è anche una notissima canzone: si pensa che Cassa del Morto fosse un'isoletta deserta e non meno che il Capitano Barbanera decise di abbandonare lì 30 uomini del suo equipaggio che si erano ammutinati. Li lasciò senza cibo e solo con una bottiglia di rum a testa. Pensava che sarebbero morti o si sarebbero uccisi, ma al suo ritorno, dopo un mese ne trovò 15 ancora vivi. Oltre ad essere una leggenda è il nome di un gioco di noi pirati e anche la tua sfida: una prova di pazienza, forza e soprattutto resistenza. Resistenza alcolica. Tu e il Vecchio dovrete buttar giù del grog o del rum e dopo aver bevuto almeno 10 boccali, chi non riuscirà a vincere l'avversario a braccio di ferro e naturalmente a reggersi in piedi, perderà >. Barnaba scoppiò in una risata insieme agli altri compagni e infine disse bofonchiando alla guerriera < Un gioco da donnicciole. Sei pronta, ragazza? > e indicò con la mano il bancone.

    < Per te, mio caro amico angelo, ho raggiunto l'idea che in ben poche cose tu possa essere debole. Sono arrivata alla conclusione, studiando i tuoi atteggiamenti, che tu sia astuto e forse alquanto disperato nel ricercare qualcosa che possa distrarti dalla tua immortalità. Ho pensato che rispondere ai miei tre indovinelli ti avrebbe assai divertito. Se sei disposto a metterti alla prova contro un innocuo mortale come me, questo è il primo: Più tu mi tagli, più grande io cresco > disse Freya incrociando le braccia e guardando Sereblon con un sorriso sulle labbra. < Cosa sono? >.

    Tanto per farvi due risate, se avete voglia di ascoltare la canzone dei 15 uomini sulla cassa del Morto, la versione italiana fa troppo ridere, i pirati che sghignazzano sono bellissimi ahaha.
     
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    Mephisto inclinò un attimo la testa di lato per osservare i nuovi arrivati. Uno di loro, a giudicare dalla conversazione, era uno dei pirati di Freya mentre la samurai e il fennec dovevano essere capitati a fagiolo esattamente come lui. Quando il capitano propose loro le prove sorrise divertito alla facilità, secondo lui, di quelle dei due nuovi arrivati. Il povero fennec era già stato retrocesso a facchino e usato per comprare la merce illegale di cui aveva bisogno, mossa astuta, la prova della ragazza invece... beh, beveva da quando gli umani avevano scoperto il vino, quindi poteva reggere di tutto. La sua prova però lo catturò inizialmente, solo per fargli sparire il sorriso subito dopo.

    -Mio caro capitano, in un indovinello la risposta corretta dev'essere solo e soltanto una. In questo caso, senza pensarci troppo, ho tre soluzioni. La barba, la testa di un hydra oppura i miei capelli. Dannazione, non gli piace proprio essere tagliati-
     
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    L'umano che aveva accompagnato lui e l'altra umana fino al tavolo, indicò loro il capitano e la presentò. Nel squadrarla dal basso verso l'alto, Thyen non era del tutto certo di cosa pensare: a parte la scimmia che di tanto in tanto le si sedeva sulla spalla, non c'era niente in lei che Thyen associasse all'immagine che si era fatto di un capitano pirata. Aveva almeno un paio di arti interi di troppo e sicuramente le mancava un occhio mancante nascosto dalla classica benda nera. A quello sembrava esserci arrivata vicina, però, a giudicare dalla cicatrice che le solcava la parte sinistra del viso, ma Thyen ritenne che la capitana avrebbe dovuto impegnarsi di più (o semplicemente indossare un elmo come tutte le signorine in armatura normali).
    Thyen la osservò in silenzio mentre si alzava e si avvicinava all'altra umana per complimentarsi con quell'antipatica aquila appollaiata là in alto. Piuttosto corrucciato, incrociò le braccia al petto e distolse lo sguardo. Dopo un breve discorso della capitana - che Thyen era troppo offeso per prestare attenzione - la locandiera gli mise in mano un altro boccale e lo riempì di un altro liquido puzzolente. Thyen lo annusò indeciso, l'odore era simile a quello del bumboo, ma mancava l'aroma del lime, della cannella e delle altre spezie. Il miglior rum dei paraggi.. lo definì la capitana e questo significava solo una cosa: ancora niente groooooog per il nuovo arrivato! Intorno a lui tutti ingollarono il liquido nei loro boccali e Thyen, per non essere da meno e fare brutta figura, diede una lappata al suo, solo per rimanerne piuttosto schifato.
    Quello fu il momento in cui la capitana decise di rivolgersi a lui direttamente (eh certo). Thyen si ricompose di scatto e sperò che non si notasse più di tanto la lingua che gli pendeva fuori dalla bocca, completamente insensibile e con ogni papilla gustativa bruciata dall'alcool. Ascoltò con attenzione in cosa consisteva la sua prova, ripeté a bassa voce gli oggetti che doveva recuperare per memorizzarli e annuì più volte con forza per farsi coraggio. Quella missione, quella prova era fondamentale se voleva del grooooog e il grooooog era necessario se voleva coronare il suo sogno. Che poi si dovesse unire ad una banda pirata per riuscirci, non era altro che un piacevole bonus...
    < D'accordo... > borbottò sovrappensiero. Ovviamente lui non aveva mai visto nessuno dei tre oggetti richiesti.
    Senza ulteriori indugi e senza aspettare che la capitana raccontasse in cosa consistevano le prove degli altri, Thyen schizzò verso la porta d'ingresso della locanda. Prima di arrivarci si ricordò di avere ancora il boccale in mano, tornò quindi sui suoi passi, si alzò in punta di zampe e con le ditina lo spinse sul tavolo. Ora che non c'era più nulla che lo costringesse a restare, Thyen si assestò sulle quattro zampe e si catapultò davvero verso l'esterno, schivando agilmente le gambe di sedie, tavoli e persone e riuscendo a passare attraverso la fessura della porta che si stava per chiudere alle spalle di un avventore.
    Cominciò a correre all'impazzata verso la sua meta, finché non si ritrovò nel punto dove aveva incontrato il nano che l'aveva indirizzato verso la Sirena Succinta. Solo in quell'istante capì che lui non aveva assolutamente idea di dove fosse quella cavolo di meta. Sbuffò ma non si perse d'animo: si rimboccò le maniche e cominciò a chiedere in giro. Chi non si limitava a lanciargli un'occhiataccia, lo scansava di lato o lo cacciava con qualche < Sciò! >. All'ennesimo tentativo trovò finalmente un vecchio umano disposto a parlare.
    < Perché? Chi vuoi assassinare? > gli chiese ridacchiando.
    < Nessuno! Devo solo fare un... favore ad un'amica... >
    < Ok senti, piccoletto non dovresti chiedere queste cose in giro o qualcuno potrebbe sentirti... >
    gli spiegò.
    Per Thyen non aveva alcun senso... come avrebbe potuto chiedere indicazioni se non lo avesse chiesto in giro? Lasciò perdere: gli umani erano strani. Cosa mai poteva esserci di così strano in delle Snail Rattle? O in della ciccia di narvalo?
    < Ma tu sai dove trovarle, vero? > insistette.
    Il vecchio si guardò intorno guardingo.
    < Hai provato a vedere al mercato nero del Distretto dell'Acqua? > gli sussurrò.
    Distretto dell'Acqua... dove l'aveva già sentito? Uh!
    < Sì, ecco! Anzi, no... ma è lì che devo andare! >
    L'umano si grattò la tempia vagamente perplesso, scosse la testa prima di parlare.
    < Ok..? Segui questa galleria fino in fondo... è lì che troverai il lago. >
    Aspettò che continuasse ma l'umano gli fece un cenno della mano ed accennò ad allontanarsi.
    < Ma io non ti ho detto niente, eh! > lo salutò prima di continuare per la sua strada.
    Seppur confuso, Thyen seguì le indicazioni del vecchio, seguì la Bocca della Murena fino ad arrivare senza problemi alla Città Sotterranea vera e propria. Lì incontrò qualcosa che lo lasciò a bocca aperta: una pozza enorme, quasi un deserto d'acqua a confronto con qualsiasi oasi che avesse mai incontrato nella sua terra natale! Era quello il lago? Come era possibile incontrare tanta acqua sotto quell'enorme duna di roccia?
    Thyen si avvicinò al lago e cominciò ad osservarlo senza sapere che fare. La capitana gli aveva detto che avrebbe trovato tutto il necessario nell'Acqua e così il vecchio aveva confermato, ma adesso che c'era arrivato cosa si supponeva che facesse? Che andasse a caccia di narvali? Per un attimo gli venne una sensazione strana, come se si fosse dimenticato qualcosa... oh, un attimo... ma la capitana non gli aveva detto che due tizi dovevano seguirlo?
     
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    Akira si sentiva gli occhi della pirata puntati addosso. La stava guardando da cima a fondo, non facendosi sfuggire nemmeno un dettaglio che componeva la sua armatura. Freya rivolse addirittura un complimento a Echiko, la quale era ancora appollaiata fedelmente sulla spalla della propria padrona. L'animale spostava la testa da destra verso sinistra, cogliendo tutti i movimenti dei clienti dentro alla taverna.
    "E' un esemplare addestrato di poiana orientale." precisò la guerriera, rivolta alla donna dai capelli rossi che, alzandosi dalla sedia si avvicinò per accarezzare il petto piumato della femmina di rapace. Essa rispose solo con un lieve pigolio, un verso che quasi sapeva di apprezzamento del gesto ricevuto. Forse per altre persone capire i versi che emettevano gli animali era difficile, per Akira invece era diverso: aveva addestrato personalmente Kuroki, il suo cavallo, e Echiko, imparando quindi a capirli e a relazionarcisi, tutto grazie ad una attenta osservazione.
    La samurai annuì con un cenno della testa quando la pirata intuì che la poiana doveva essere i suoi occhi. Quando però voleva spiegare solennemente cosa inoltre era per lei il suo amatissimo animale, Freya si rimise a sedere con una certa pesantezza sulla sedia e spiegò per filo e per segno cosa i candidati dovevano fare per entrare nella ciurma. Akira sapeva che la permanenza sarebbe stata breve con loro, o almeno finché non trovava ciò che desiderava, semmai la pirata l'avesse accettata dopo la prova. Sarebbe stata quindi solo un elemento di passaggio.
    Si trovò poi improvvisamente un boccale in mano con del rum versato dentro, altra bevanda sconosciuta che aveva appena definito Freya. Infatti mostrò l'etichetta della bottiglia in cui era contenuto il liquido.
    "Mi domando cosa ci sia di così divertente nel bere tutta questa roba." pensò, guardando il boccale dall'alto. Lo avvicinò alle labbra, facendo finta di bere per non passare da ingrata, poi lo allontanò. Nel mentre il capitano stava dando spiegazioni agli altri sulle prove che dovevano affrontare, quindi ascoltò attentamente. Quando poi la pirata si rivolse a Akira, questa si mise sull'attenti. Probabilmente le sarebbe toccata una prova tipo un duello, così sperava... Invece le sue aspettative furono infrante come un bicchiere di vetro che cadeva rovinosamente a terra.
    "Prova di resistenza alcolica?" pensò tra sé e sé, scettica. Con Barnaba tra l'altro, quell'uomo che aveva conosciuto appena entrata in quella locanda.
    "Che razza di onore e dignità c'è nel bere del gurg, no, grog e barcollare pietosamente come ubriaconi? Se fossi stata in lei avrei testato le doti da guerriero, piuttosto."
    Akira si morse un labbro, stringendo l'elmo al proprio fianco. Guardò Freya per un'ultima volta, annuendo per far vedere almeno che aveva capito cosa fare. Poi senza dire niente e ignorando le risatine degli altri pirati, si avvicinò al banco e riprese il posto di prima. Echiko invece dalla spalla della padrona planò sulla superficie di legno, delicatamente.
    "Stai lì e non ti muovere." le ordinò.
    Con lo sguardo fisso sullo scaffale delle bottiglie e gli occhi ridotti ad una fessura nemmeno avesse visto la "bestia" in carne e ossa, la samurai strinse pugni e denti.
    "Avanti, non intendo stare tutto il giorno qui." disse, con una serietà da far venire i brividi.
     
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    Mentre ancora stava illustrando alle altre possibili reclute la loro prova, il piccolo animaletto antropomorfo partì in direzione della porta. I due gemelli Blake si guardarono a vicenda con uno sguardo interrogativo. Qualche secondo dopo Thyen ritornò e con le zampette pose il boccale di rhum sul tavolo. Riprese la sua corsa verso la porta e i due fratelli, confusi, iniziarono a corrergli dietro. Appena uscito dalla locanda, Benjamin guardó a destra e a sinistra < È proprio quello che ti ci voleva Sam, una bella corsetta per farti passare la sbronza, aha > disse girandosi verso il fratello che stava già respirando affannosamente appoggiato ad un muro della "Sirena succinta". Benjamin tirò una forte pacca sulla schiena del fratello e rise fragorosamente < L'ho sempre detto che sono il più forte tra i due. Ecco il piccoletto, vieni, prima che si cacci nei guai senza di noi, non voglio perdermelo! >. Non appena Thyen scomparì di nuovo in direzione di una galleria, i due Blake ripresero a seguirlo correndo come due scalmanati. Dovettero imboccare così tante stradine e gallerie laterali affollate di gente che la maggior parte delle volte uno dei due perdeva l'altro o cadeva inciampando in qualche cesta o carretto delle botteghe a lato della strada. Ad un certo punto Samuel andò addosso ad un grande omone muscoloso e pelato pieno di tatuaggi e cicatrici < Per tutti i barili di lardo! Tua madre ti ha allattato per bene! > urlò stupefatto mentre si massaggiava la spalla. < Cosa hai detto di mia madre?! > disse l'omone con una voce sottile ed effeminata. Benjamin ritornò sui suoi passi, arrancando e con il fiatone, cercò di intervenire ma ormai Samuel aveva già ribattuto rivolto al fratello < Benji ti prego, senti la voce di questo bestione! >. L'omone non ci penso due volte, sistemò la mano a pugno e tirò un gancio sul mento di Samuel che cadde come uno stoccafisso per terra. Benjamin fece un salto e atterrò sulla schiena dell'uomo. Attaccato al collo iniziò a tirare pugni su pugni sul suo capo. L'omone cercava di divincolarsi dalla presa di Benjamin ma non ci riuscí. Non appena l'uomo ricadde al suolo, Benjamin si alzò e tese la mano verso il fratello < Io devo assolutamente farti ammazzare un giorno di questi, è sempre colpa tua se finiamo ogni volta così, dai ora tirati su! Se ci siamo persi la volpe, il Capitano ci farà pelare patate al posto di Tom per un mese intero! >. Samuel si tirò su e con il sangue che gli colava sul petto, ripresero la corsa verso il lago.
    Raggiunto il limitare della fonte sotterranea, videro Thyen e Benjamin gridò < AHOY! TU! PICCCOLETTO! >. Gli corsero incontro e Samuel disse toccandosi la bocca < No, per tutti i sorci di sentina!Mi sa che ho perso un altro dente! >. < Non penso tu abbia perso solo quello > ribattè Benjamin alzando gli occhi al cielo < Con tutti quei colpi in testa che prendi ormai sei peggio di una medusa. Cooomunque, Thyen vero? Lo sai che per andare al mercato nero dobbiamo andare al Distretto dell'Acqua? Be', abbiamo bisogno di quella specie di pozione per respirare, quella brodaglia analcolica che sa di polvere e rocce, lo sai vero? Lì c'è una delle botteghe più economiche, andiamo?> fece alla volpe, indicando una piccola bettola con un portico nel quale una vecchia signora dondolava con la seggiola.

    < Ahahahahahaha, divertente ahaha >. Freya si stava sganasciando in modo scomposto sulla sedia dopo che aveva sentito le risposte di Mephisto all'indovinello. Le lacrime le scendevano dagli occhi e i bei capelli rossi le ricadevano sulle spalle. < Forse hai passato tanto tempo sulla terra, ma negli indovinelli, devi esercitarti di più, amico mio >. Dicendo questo si guardò intorno, prese un boccale ancora pieno dal tavolo e lo scolò in un sol sorso. < La risposta giusta è un buco. Qualsiasi cosa tu prenda, del tessuto, del legno, del cibo o della carne umana. Impiantaci un coltello in mezzo e inizia a tagliare. Più tu taglierai, più il buco in esso crescerà e diventerà grande >. Freya fece un sorriso buffo si stiracchio portando le mani sopra la testa e distese le gambe sul tavolo, facendo cadere molti dei bicchieri e delle bottiglie per terra per creare spazio ai suoi pesanti stivaloni. Ogni volta che faceva gesti bruschi l'armatura pronunciava dei dolci tintinnii.
    < Lo sai, Mephisto, tu mi stai molto simpatico, proprio per questo vedrò di non considerare il primo indovinello. Diciamo solo che, per i prossimi, dovrai alquanto impegnarti. Sei pronto al prossimo indovinello? Quello che voglio, il povero ce l'ha, il ricco ne ha bisogno e se lo mangi, muori. Cosa voglio Mephisto? > disse il Capitano sorridendo come al suo solito. Erano rimasti solo loro due al tavolo. Tutti volevano osservare la sfida con il più grande bevitore di rhum di tutti i mari, il Vecchio Barnaba Jones e una sbarbatella straniera, giunta per la prima volta a Kengard e forse in uno squallore del genere.

    < Rena, mia cara, continua a portare rhum, finché questa dolcezza non riuscirà più a reggersi in piedi, quindi più o meno un solo boccale, giusto? > fece Barnaba ad Akira mostrando la dentatura imperfetta e decorata con qualche dente d'oro. < Non stare ad ascoltarlo > si mise in mezzo Sereblon < E' sempre uno sssbruffone sssfacciato quando sssi tratta della "Cassa del morto", è competitivo come pochi a quessto gioco. Diciamo solo che non è facile batterlo, ci vuole sia resistenza sia forza. I Blake lo battono in quanto a resistenza, ma Barnaba li stende tutti e due a braccio di ferro, diciamo solo che della nave ha battuto quasi tutti a questo gioco, ecco non proprio tutti però > guardò il tavolo e poi aprì le braccia. < Taci Burbero! > gli fece Barnaba tirandogli una manata fraterna sul braccio < Stiamo iniziando a giocare >. Spooky si sedette vicino vicino al volatile che era sul bancone, così attaccato che la sua pelliccia sporca e lurida toccava le penne dell'altro animale. Era contento di avere un nuovo amico animale con cui parlare e giocare, forse Echiko non tanto.
    < Inizio io > disse Barnaba prendendo un boccale, lo finì e lo sbatté violentemente sul bancone tanto da spaventare con il rumore la scimmia e l'uccello. Spooky urlò spaventato, si tirò su i pantaloncini e si arrampicò su una mensola. Barnaba bevve tutti e dieci i boccali di rhum. In effetti uno dopo l'altro, quei dieci bicchieroni di rhum iniziavano a fargli girare la testa. Era stato troppo impegnato a bere per poter contare quanti boccali avesse bevuto la sua avversaria. Ma non appena Sereblon gli disse < Aye, aye Vecchio, anche lei ne ha bevuti dieci>. Il lucertolone era stato attento e sapeva che la ragazza non era arrivata alla quota di dieci, però vedeva che si stava impegnando. Le fece l'occhiolino e iniziò ad urlare < Aye aye, ora braccio di ferro!! >. Anche la scimmia si mise ad urlare, mostrando le gengive. Tutta la locanda si era accerchiata intorno alla sfida piratesca e si iniziava a scommettere. Banconote e oggetti di valore passavano dalle mani degli scommettitori a Sereblon che intanto urlava e incitava i due avversari e tutti all'interno di quella bettola. L'unica persona silenziosa e poco interessata era Rena che nel mentre asciugava il bancone da eventuali macchie di rhum e spazzava per terra. Naturalmente quasi nessuno capiva a cosa si stesse giocando o chi avrebbe fatto cosa, chi erano quelli che stavano giocando o chi avrebbe vinto cosa. Era una sfida tra pirati, tutto poteva succedere e tutto poteva trasformarsi in un'altra rissa.
     
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    Sbuffando Mephisto guardò Freya abbastanza annoiato. Ogni sua risposta poteva essere contata come corretta ma l'indovinello successivo era diverso. Finalmente un rompicapo come si deve. L'angelo caduto ci pensò un attimo ma solo una risposta girava per la sua mente... che cos'è che hanno i poveri che i ricchi non hanno? E se mangi quella cosa muori? La risposta poteva essere soltanto una.

    -Nulla... la risposta è il nulla. Un povero possiede il nulla, ad un ricco non manca nulla e se non mangi nulla la morte è inevitabile... per voi mortali, certo. Bene capitano O'Malley, questo si che si poteva classificare come indovinello a differenza del precedente. Ben fatto...- lentamente Mephisto mise una mano in tasca e ne tirò fuori una fiaschetta argentata e si versò nel boccale un liquido scuro e denso.

    -Capitano, gradisce un sorso di cioccolata calda o vuole finire a letto ubriaca a sbattersi un povero sconosciuto per poi derubarlo come poco fa?- il demone ridacchiò divertito Umani, umani... sa cosa mi piace di più di voi? La vostra predisposizione naturale a commettere peccati, a ricercare i piaceri della carne e a insudiciarvi l'anima. Lei, più di altri, è una grossa chiazza nera che cammina. Mi chiedo quante persone siano morte a causa sua per averle corrotto l'anima a tal punto-
     
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    Splendore celeste

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    Nonostante lui non sapesse come gestire un corso d'acqua più profondo di trenta centimetri, Thyen rifletté sul da farsi osservando piuttosto perplesso il lago e la sua placida superficie. Si accucciò per toccare l'acqua con un dito, come per accertarsi che quell'enorme oasi che aveva davanti al naso fosse reale. Assaggiò sorpreso l'acqua e, anche se non era tanto fresca quanto quella del Torrente Celeste, sicuramente aveva un sapore migliore di quelle brodaglie che la scimmia e la locandiera gli avevano servito poco prima.
    Quando finalmente i due scagnozzi della capitana arrivarono, Thyen si era quasi dimenticato il perché fosse andato fino a lì. Sentì gridare alle sue spalle e l'unico motivo per cui si voltò fu perché "Piccoletto" era lo strano modo con cui tutti lo chiamavano da quando aveva lasciato le sue terre natali. I due si avvicinarono rumorosamente, grondanti di sudore e sangue e così impregnati dall'odore pungente del rum che Thyen avrebbe tanto voluto tirargli uno spintone e fargli cadere in acqua (GIAMMAI! Non avrebbe mai sprecato della così buona acqua per un così vile intento!). Thyen non capì immediatamente cosa volessero, rimase qualche secondo a fissarli perplesso (ma avevano la stessa faccia?) e ci mise qualche istante a realizzare che fossero i due che la capitana aveva mandato per tenerlo d'occhio. I due parlarono tra loro per qualche istante e solo poi gli spiegarono la situazione: a quanto pareva non doveva procedere direttamente in acqua, ma prima gli serviva una qualche bevanda. Thyen annuì senza fare una piega e senza dire una parola. In fondo, se un liquido di nome groooog aveva il potere di farlo volare, perché non doveva esistere un'altro liquido che potesse insegnargli a nuotare?
    Thyen zampettò nella direzione indicata dai due pirati fino ad arrivare ad una casa di legno e pietra, con un'ampia veranda che dava sul lago. Sulla veranda una vecchietta osservava i lievi movimenti dell'acqua, oscillando lentamente su una sedia a dondolo. Quando la signora si accorse del loro arrivo, spostò sui tre lo sguardo più torvo che Thyen avesse mai visto su una faccia umana. Si avvicinò timorosamente al portico, consapevole dello sguardo bieco che fissava ogni suo movimento e salì i tre scalini per accedervi. Aprì la bocca per poi richiuderla almeno una cinquantina di volte, indeciso sempre più su come cominciare il discorso. Dopo qualche secondo di completo silenzio, la vecchia smise di oscillare e alzò un sopracciglio. Spostò lo sguardo dalla volpe ai due umani alle sue spalle.
    < Beh? Che diamine volete voi da me? > ragliò quella.
    Thyen si grattò timidamente la tempia.
    < Ehm, salve..? > salutò.
    La vecchia ricominciò a dondolare, limitandosi a lanciare alla piccola volpe l'ennesimo sguardo arcigno. Senza scoraggiarsi troppo, Thyen decise di tentare un altro approccio.
    < Noi, ehm... noi dovremmo andare nell'acqua. > spiegò lui.
    La vecchia si bloccò per un istante, ma continuò subito ad andare avanti e indietro.
    < Bene, il lago è nell'altra direzione. Non qui. >
    < No, a noi servirebbe la brodaglia analqualcosa che sa di polvere e rocce! >
    tentò ancora, ridacchiando nervosamente.
    La vecchietta si limitò ad alzare lo sguardo.
    < Ma il vostro amico è scemo? - disse, rivolgendosi ai due pirati - Di che caspita sta parlando? >
    Thyen si voltò... cosa aveva detto di male? Che avesse sbagliato qualcosa? Uno dei due pirati sembrava faticare a trattenersi dal ridere, mentre l'altro sospirò, portando una mano alla fronte. Il secondo, nel girarsi un attimo verso il compare, si accorse della sua espressione: gli tirò una forte gomitata sul fianco per farlo smettere, fece un passo in avanti e prese parola. Brevemente, spiegò che erano diretti al Distretto dell'Acqua e che gli serviva la pozione per arrivarci vivi. Il tutto condito con espressioni piratesche a random.
    < Ma perché non lo avete detto detto subito? - esclamò la vecchia - La pozione viene dieci monete ognuna, sette se preferite quella diluita con solo mezz'ora d'efficacia. Se mi portate la boccetta vuota, vi farò due monete di sconto al prossimo acquisto. >
    < Probabilmente avrà cominciato a sputarci dentro quelle dannate bottigliette per allungare il brodo... >
    mormorò uno dei pirati.
    Thyen tornò a guardare la signora, ma ruotò le orecchie indietro per percepire il lieve sussurro. Sentì poi lo stesso identico rumore prodotto dalla gomitata di poco prima, accompagnata dallo stesso identico gemito malamente soffocato.
    Se quello che serviva erano appena dieci dischetti metallici, Thyen era più che contento di liberarsene: raschiò il fondo della sua tracolla alla ricerca delle varie monete collezionate nel corso dei suoi viaggi. Per lo più erano spiccioli di diversa forma e provenienza, donati a caso da gente di passaggio. Thyen non aveva idea di quale fosse il loro valore, nelle sue terre natali erano l'acqua e il cibo gli unici oggetti che valessero il suo tempo. Ne contò dieci e le porse alla vecchia. La donna smise di dondolare all'improvviso e alzò lo sguardo verso i due umani alle sue spalle.
    < Ma che? Mi prende per i fondelli? >
    < Perché? Non sono dieci? >
    < Parliamo di monete d'oro, D'ORO! >

    Inutile dire che per lui quei dischetti erano tutti uguali.
    < Oh... - borbottò, abbassando lo sguardo e sondando il fondo della borsa con la zampa - ne ho altre tre di queste, se vuole... >
    Ci fu un attimo di assoluto silenzio, la vecchia socchiuse gli occhi come se qualcosa l'avesse appena infastidita. Thyen inclinò la testa, vagamente perplesso. Cosa-
    < ANDATE FUORI DAI PIEDI! - gridò la vecchia infine - Se non avete soldi per comprare nulla, non avete alcun motivo per stare qui! >
    Thyen non era del tutto certo del perché di quella reazione esagerata. Gli umani se la prendevano troppo, sempre, e per i motivi più strani poi! Se quello di convincere la signora era l'unico modo di completare la sua missione, però, non poteva permettersi di essere cacciato via: da quello che i due pirati gli avevano spiegato, solo in acqua poteva trovare i tre oggetti che cercava e la pozione era necessaria per andarci. Invece che allontanarsi, Thyen prese da una tasca interna della giacca un piccolo flauto di canna, lo portò alle labbra, cominciò a soffiare ed iniziò a suonare un motivo allegro per far assopire quella rabbia (immotivata). La vecchia si azzittì e rimase in silenzio fino alla fine della melodia, perdendo gradualmente quel suo truce sguardo da assassina. Non gli tolse gli occhi di dosso nemmeno per un istante, ma Thyen era fiducioso che non gli saltasse alla gola da un momento all'altro: aveva scoperto che agli umani piaceva troppo la musica per interromperlo... il più delle volte. Circa.
    Alla fine, Thyen allontanò lo strumento dal viso e osservò incuriosito la signora, chiedendosi se il suo piccolo esperimento avesse funzionato. La vecchia non disse una parola, si limitò ad alzarsi dalla sedia ed entrare nella casa. Thyen si voltò verso i due pirati per vedere se potessero spiegargli quello strano comportamento, ma i due risposero con una semplice alzata di spalle. Quando la vecchia tornò aveva in mano una piccola boccetta.
    < Stai attenta, piccola volpe, bevila quando stai per entrare in acqua: la pozione non dura per più di mezz'ora e sarebbe un peccato perdere un talento del genere solo per un stupido errore di calcolo. >
    La vecchietta gli porse la boccetta e Thyen la accettò con un sorriso. Rapido ripose il piffero e la boccetta nella tracolla. Era meno antipatica di quello che sembrava in apparenza: il suo potere permetteva di alterare le emozioni altrui, ma era stata la vecchia a scegliere di fare il regalo. Theyn non se lo era aspettato.
    < Ehi, piccoletto, - si intromise uno dei pirati - non potresti convincerla a regalare pure la nostra pozione..? >
    < NON ESISTE. >
    tuonò la vecchia.
    Era tornata a fissare i due pirati, con lo stesso sguardo arcigno con cui li aveva accolti.
    < Vi ringrazio! Da che parte è l'acqua del distretto, signora? > chiese Thyen, come se niente fosse.
    La vecchia spostò lo sguardo verso di lui. Sembrò quasi addolcirsi. Quasi.
    < Da quella! - rispose, indicando con il braccio teso - Ti consiglio di metterti delle pietre in quella borsa e nelle tasche, così da poter usare la rampa e camminare fino al fondale... >
    Annuì allegramente.
    < Grazie, signora! Spero che ci rivedremo ancora! >
    Ciò detto, scattò nella direzione indicata. Non ritenne necessario aspettare che i due pirati avessero la brodaglia analqualcosa prima di procedere.
    < Bene, - sentì la vecchietta dire in lontananza - a noi tre, ora... >
     
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    Aspettava solo che le portassero i boccali con quella sbobba dentro, prima avrebbe fatto e prima si sarebbe tolta quel peso di dosso. Non cedette alla frecciatina che le fece Barnaba al suo fianco e ascoltò passivamente le parole dell'altro, piuttosto Akira aveva l'attenzione fissa sulla locandiera che si dava da fare per servire le bevande ai due.
    "Echicko, se ti stufa stare qui puoi andare fuori a farti una dormita appollaiata sulla sella di Kuroki." le disse, temendo di poter perdere in fretta la lucidità in quella stupida prova. La poiana d'altronde come poteva capire il linguaggio umano, era abituata ad esatti e brevi ordini vocali ed a gesti precisi, non a lunghe frasi articolate. Quindi si limitò a ruotare la testa confusa verso la sua padrona e a cercare di stabilire una certa ma breve distanza dalla scimmietta che le era venuta accanto. Non che non la sopportasse ma la vicinanza di certi animali la faceva stare abbastanza a disagio.
    La gara iniziò ufficialmente con Barnaba che si scolò il primo boccale, sbattendolo violentemente sul bancone. La poiana fece un saltello dallo spavento, spalancando le ali. Akira invece si limitò ad esibire una smorfia di fastidio, perché i timpani stavano imprecando in tutte le lingue del mondo. E anche la bocca voleva cimentarsi ciò perché doveva essere riempita con quella roba.
    La guerriera quindi afferrò il primo boccale, mandando giù il contenuto con una certa rapidità. Sapore sgradevole, come aveva immaginato dall'odore.
    "Che sia la prima e l'ultima volta che mi metto a fare una competizione così".
    Mascherando un senso di insofferenza che la stava impossessando, posò il boccale e afferrò il secondo. Lo versò giù come il primo e così fece con gli altri otto rimanenti. Arrivò dopo Barnaba ma riuscì comunque a farli tutti fuori, non negando che la testa iniziava già a girarle. Ma non tantissimo da non potersi controllare.
    "Braccio di ferro? Che diamine è?" disse, accorgendosi in netto ritardo che aveva parlato a voce alta. Senz'altro era l'effetto dell'alcol. Guardandosi pigramente intorno vide tutta la gente della locanda che si accalcò intorno a loro con monete tra le mani. Volevano scommettere o cosa? Sul serio, stavano scherzando?
    "Mi sento la faccia prendere fuoco". In effetti il suo volto non aveva più il colorito chiaro che la caratterizzava, i suoi zigomi si erano tinti di una tonalità quasi rossa. Desiderava buttarsi in un barile di acqua fredda per ovviare tutti quei problemi.

    Ovviamente puoi muovere Akira con il braccio per fare braccio di ferro ^^
    Comunque scrivo pure qui che se c'è bisogno, potete muovere i miei pg per fare loro azioni piccole o di spostamento ^^
     
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    I due fratelli seguirono Thyen sulla veranda della bottega. La vecchia iniziò a chiedere che cosa volessero. La volpe sembrava in difficoltà, non sapeva come chiedere della pozione. Così dopo aver dato una gomitata al fratello che continuava a sgignazzare, Benjamin prese la parola: < Scusa il piccoletto, dolcezza > disse facendo un piccolo inchino < Siamo qui per la pozione, dobbiamo andare al Distretto dell'Acqua per compiere dei rifornimenti, siamo vecchi lupi di mare noi. Città Sotterranea é veramente il paradiso, vero Sammy? Ma sai che mi ricordi tanto una bellissima sirena e come si sa, le sirene non hanno età! > concluse strizzando l'occhio al fratello che nel mentre aveva riniziato a ridere, cercando di coprire con la mano il buco lasciato dal dente e una risata alquanto irritante e sguaiata. < A quanto ce la fai? >. La vecchia non era stata affascinata dalle parole del pirata ma dopo aver capito che cosa volesse quel gruppetto strano, gli riferì il prezzo. Fu allora che Thyen iniziò a rovistare nella sua bisaccia e a tirare fuori soldi a caso. Samuel continuava a ridere, forse ancora ubriaco o forse semplicemente perché, dopo tutti quei colpi in testa, qualche neurone l'aveva certamente perso. Benjamin stava iniziando a spazientirsi e anche lui si tastava le tasce bucate per vedere se avesse avuto abbastanza soldi per pagare la pozione per lui e il fratello: la maggiorparte della paga dell'ultima missione era stata sperperata, come al solito, in alcol e puttane. Ad un certo punto un suono dolce si propagò dal piccolo Thyen il quale aveva tirato fuori un flautino e cominciato a suonare. Quella flebile melodia rese i due fratelli tranquilli, perfino Samuel aveva smesso di ridere. La vecchia si alzò ed entrò nella bottega, senza fiatare tornò sulla veranda e diede la pozione a Thyen. Samuel sbottò < Ma non è che potresti farcela dare anche a noi gratis, aye? >. La vecchia contrasse tutto il viso in una sola grande ruga < Ma neanche per sogno! >. Fu proprio in quel momento che senza salutare né dire una parola, la volpe sgattaioló via a quattro zampe, < Per tutte le grandi balene in calore, Piccoletto! Aspetta! > urlò Benjamin girando il viso verso l'animaletto in fuga. Si girò nuovamente verso la vecchia e le disse < Di fretta, nonna, due pozioni! >, < Sicuri che potete pagarle? > ribatté con acidità < Certo > disse Benjamin, < Possiamo? > si intromise Samuel. La vecchia entrò a prenderle ed uscì con le pozioni in mano < Venti monete d'oro! >. Benjamin strappò dalla mano dell'anziana le pozioni e si mise a correre < Corri, babbeo di un pirata, corri! Neanche Davy Jones potrà aiutarci se quella vecchia ci prende! >. I due fratelli si misero a correre, Benjamin con le pozioni in mano e Samuel con la mano sulla bocca per prevenire che qualche altro dente gli cadesse nella foga. I due scomparvero in una galleria, lasciando dietro di sé solo le urla scalmanate della vecchia che gridava al ladro.
    Dopo che videro che nessuno li stava seguendo, i due fratelli uscirono dai barili colmi di teste di pesce, in cui si erano nascosti. < Di solito amo il profumo del pesce, ma questo non è proprio l'odore che si sente in mare aperto > sbottò Samuel mentre inciampava tra i cartoni nel vicolo. < Dobbiamo andare a Distretto dell'Acqua, quel piccolo animale irrequieto me la pagherà per essere scappato così, nessuno fa correre avanti e indietro Benjamin Blake senza un valido motivo! >. I due si incamminarono verso una Delle innumerevoli entrate per Distretto dell'Acqua. Dopo essersi riempiti di sassi le tasche dei pantaloni e dei gilet, aspettarono l'arrivo dell'ascensore. Un nano dai bicipiti molto grossi utilizzava una carrucola per spostare l'ascensore in un pozzo fino all'altra parte di Città Sotterranea. I gemelli intavolarono una conversazione con il nano che finché spingeva con i grossi muscoli la leva in senso orario, si lamentava di quanto poco fosse pagato e di quanto invece fosse faticoso. L'ascensore arrivò, i due entrarono e il nano urlò < Ricordatevi! Quando sentite l'acqua sui piedi, bevete la pozione! >. Samuel odiava gli spazi chiusi, ma era ancora un po' intontito per farci caso. L'ascensore era fatto di legno ma aveva moltissimi buchi sui lati da cui si poteva benissimo iniziare a vedere il fondo scuro dell'acqua. Il tonfo dell'ascensore fece capire ai due umani che erano arrivati sul fondo del pozzo, l'acqua iniziò ad entrare dai buchi e ben presto i due si ritrovarono con i piedi a mollo. Bevvero avidamente le pozioni, < Io la odio, dovevamo correggerla un po' > fu l'ultima cosa che Samuel disse a Benjamin prima che l'acqua li inghiottì.
    Tutti quelli che non sono mai stati nel Distretto dell'Acqua di Città Sotterranea sono soliti chiedere sempre a Benjamin come si possa riuscire a vedere in quelle profondità acquose e soprattutto come una persona non dotata di pinne possa muoversi agilmente in acqua. I gemelli Blake rispondevano sempre vantandosi delle loro naturali doti da nuotatori e poi con semplicità raccontavano di tutte quelle volte che, visitando il distretto, erano incappati in qualche loro guaio. Per fortuna una cosa di Distretto dell'Acqua poteva sembrare sorprendente: la luminosità. Sebbene costruito in profondità, Distretto dell'Acqua era dotato di una grande quantità di cristalli che emanavano luce propria e rischiaravano ogni quartiere del distretto, be' non proprio ogni. Il quartiere del grande Mercato Nero, non si chiamava così solo per l'illegalità dei suoi proventi, ma anche perché era perennemente buio. L'unico modo per poterci passare senza essere derubato dai piccoli pesci di strada o dai briganti marini, era quello di portare sempre con sé un pezzo di cristallo. Certo era sempre molto pericoloso addentrarsi al Mercato Nero del Distretto dell'Acqua, ma solo lì si trovavano molte delle cose illegali che servivano al Capitano. Fu così che i gemelli Blake arrivarono nel cunicolo principale del Mercato Nero. Stranamente era anche la parte più sicura perché ogni piccola bottega incastonata nelle mura di pietra, erano più o meno illuminata. Iniziarono a nuotare tra le bancarelle ed a guardarsi intorno cercando di identificare tra tutte quelle squame il pelo mammifero del piccolo Thyen.

    Il sorriso non aveva lasciato le labbra di Freya dopo che aveva sentito il discorso dell'angelo sul peccato e sulla sua anima nera. < Si deve fare quel che si deve fare per sopravvivere, la vita è troppo breve per rimuginare sulle proprie azioni. Diciamo solo che non si diventa uno dei pirati più spietati di tutti i mari rimanendo a casa a tessere tele, la vita va vissuta, lì fuori, sul mare, con il vento salmastro tra i capelli e il pugnale sguainato in mano. Bisogna sempre essere pronti a spandere il sangue dei nemici, è semplice: uccidi o sarai ucciso >. Fece scivolare dalla parte di Mephisto uno dei pochi bicchieri ancora integri e si fece versare la bevanda scura e bollente. La assaggiò e i suoi occhi si illuminarono < È..diverso. Particolare. Non male, ma nulla batte il mio Rum >. Sorrise teneramente e poi si fece subito seria < Non perdiamoci in chiacchere. Sei pronto, angelo, per l'ultimo indovinello? Posso avvicinarmi a te di soppiatto o esserti di fronte senza che tu lo sappia. Ma quando io mi rivelerò a te, non sarai più lo stesso. Cosa sono? >.

    Intanto vicino al bancone la gara era all'apice. Tutti stavano urlando a destra e a manca e i due protagonisti erano l'uno davanti all'altro in attesa della fine delle scommesse. Barnaba era come il suo solito spavaldo e l'alcol ormai parlava al suo posto: urlava si sbracciava e guardava gli spettatori indicando Akira < Sarà una passeggiata, nessuno batte il Vecchio a braccio di ferro!! ARRRRHHH >. Akira era tutta rossa in volto e anche lei ormai era disorientata dal baccano e dall'alcol. Rena tolse tutti i boccali dal bancone e lo pulí in modo da lasciare lo spazio alla sfida. Sereblon invece, dopo aver raccolto tutti i soldi delle scommesse si avvicinò ai due partecipanti < Allora Akira, prendi la mano destra di Barnaba, il gioco consiste nel portare la mano dell'avversario sul bancone. Non é difficile ma devi riuscire a contrastare la sua forza. Ora, immagino che il Vecchio ti darà filo da torcere, ma non puoi deludermi, ho puntato tutto su di te! > riferí urlando il lucertolone alla ragazza, cercando di sovrastare con la sua voce le grida delle altre persone. Barnaba intanto si sistemò il bavero e arricciò le maniche della camicia, si alzò in piedi per farsi acclamare e ricadde pesantemente sulla sedia. < Qua la mano, donna! > disse tendendole la mano sudicia e pelosa. Akira prese la mano dello sfidante e non appena Sereblon diede il via, i due iniziarono la gara. Tutti continuavano ad urlare ed incitare i due combattenti. La stretta delle due mani aveva subito iniziato ad ondeggiare come un ago della bilancia che non indica più il nord, continuava a passarei da un lato all'altro, < Sei forte ragazza te lo concedo! > sbiascicava l'uomo dalla fatica.
    Sereblon intanto raccontava a tutti la diretta < Chi vincerá? L'uomo lupo che con la sua forza e resistenza alcolica potrebbe strappare in due un toro o la combattiva e misteriosa guerriera da un altro paese? >.

    Hawke finisci tu come vuoi che io non ho abbastanza inventiva :10ckfhk:
    Dobbiamo aspettare Tira che ci metterà una vita
     
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    Il drago nero più bianco di Kengard

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    Inferno, la porta accanto a Lucifero

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    L'angelo caduto ci pensò su un attimo, rimuginando ogni singola parola, non dell'indovinello ma di ciò che aveva detto la ragazza.

    -Si... una bella risposta, non c'è che dire...- Mephisto ridacchiò alzandosi dal tavolo e rimise al suo posto la fiaschetta argentea.

    -Complimenti capitano, mi ritengo sconfitto, comunque la risposta all'indovinello dovrebbe essere la morte se non sbaglio, oppure una femmina di troll ubriaca, quelle si che cambiano la vita dopo averle viste- aggiunse sorridendo e guardandosi intorno come se si accorgesse per la prima volta del casino che si era creato attorno a loro.

    -Voi mortali siete così affascinanti, avete uno spropositato attaccamento alla vita... e comunque vi cimentate in imprese in cui perderla è facile... proprio come spegnere un fiammifero...- Mephisto si risedette di nuovo e guardò Freya negli occhi.

    -E voi capitano O'Malley? Quanto tenete alla vostra vita? Alla vita dei vostri compagni?-
     
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    Splendore celeste

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    Scusate l'immenso ritardo... avevo rimandato la risposta con la scusa che Frigg non potesse rispondere per tutto il mese, solo per dimenticarmi che toccasse a me ^^" Scusate ^^

    Thyen seguì le indicazioni della vecchietta e arrivò fino alla rampa che la signora aveva accennato. Lungo il tragitto aveva trovato delle pietre abbastanza pesanti e, come da consiglio, le distribuì tra la tracolla e le tasche della giacca, facendo attenzione a non rompere il contenuto di una o delle altre. Tirò fuori la boccetta che la vecchietta le aveva dato e la annusò 500 volte senza comunque riuscire a decidersi a berla: era già il terzo strano liquido che lo costringevano a ingurgitare quel giorno e nessuno dei tre era il grooooog, nessuno gli aveva permesso di volare e tutti e tre avevano un odore poco invitante. Thyen chiuse gli occhi avvicinando coraggiosamente la boccetta alla bocca, ma una forte risata alle sue spalle lo interruppe.
    < E' la prima volta nel Distretto dell'Acqua, vero volpe? >
    Un individuo con un'ampia tunica nera decorata sugli orli da ricami verde chiaro, lo stava osservando piuttosto incuriosito. I suoi capelli chiari e lunghi fino alle scapole, sembravano di una tonalità ancora più bianca contro il nero delle sue vesti e la pelle scura. Thyen non aveva mai visto un elfo oscuro prima, ma i suoi tratti somatici lo rendevano facilmente riconoscibile anche per lui. Ricambiò il suo sguardo e annuì, arricciando il naso per il penetrante odore che emanava dalla boccetta.
    < All'inizio è difficile per tutti abituarsi a quel saporaccio, ma dopo un po' ci si abitua. > gli spiegò lo sconosciuto, con una scrollata di spalle.
    Per qualche strana ragione, non si sentiva molto rassicurato da tale evenienza.
    < Se vuoi puoi aspettare a prenderla: sto anch'io andando giù e posso darti un passaggio. >
    Thyen inclinò la testa di lato, non capendo cosa il tizio intendesse. Prima che potesse chiedere spiegazioni, quello si avviò verso la rampa e spavaldamente entrò dentro il lago. Invece che infilare il piede dentro l'acqua, quella si ritirò e l'elfo poggiò saldamente il piede sul fondale bagnato. Fece un paio di passi lungo la rampa prima di voltarsi verso di Thyen.
    < Il mio nome è Selbius, sono un semplice mago dell'aria al servizio dei due reggenti: mi occupo di ripristinare le cupole d'aria sul fondo del Distretto dell'Acqua negli edifici in cui anche noi terricoli siamo i benvenuti. > si presentò quello.
    Qualcosa nel tono dell'elfo gli fece intendere che tanto semplice non doveva poi essere. Lanciò un'ultima occhiata alla boccetta prima di infilarla di nuovo nella saccoccia. L'acqua si aprì a ventaglio davanti a lui, così da consentirgli di avvicinarsi senza bagnarsi.
    < Stammi vicino, così non correrai rischi! > lo avvertì, cominciando a camminare.
    Iniziarono a scendere l'uno al fianco dell'altro, camminando dentro il lago, con l'acqua che si apriva davanti a loro per chiudersi poi alle loro spalle una volta passati. Se allungava la mano, Thyen poteva toccare la superficie dell'acqua con l'artiglio, increspandola e confondendo ancora di più le rare creature che osservavano la loro direzione.
    Mentre scendevano, Thyen e il mago ebbero modo di approfondire la loro conoscenza.
    < Mi hanno detto di andare al mercato nero. > rispose, dopo la domanda di rito su cosa intendesse fare nel Distretto dell'Acqua.
    < Oh, e perché una piccola volpe come te dovrebbe andarci? Che affari hai con quella parte della città? > l'elfo alzò un sopracciglio sorpreso.
    < Devo procurarmi delle snail rattle, del grasso di narvalo e della tintura per tatuaggi! >
    La reazione non fu quella sperata: il mago si ammutolì all'istante e distolse lo sguardo ridacchiando nervosamente.
    < Non dovresti andare in giro a dire queste cose, piccola volpe... al prossimo che te lo chiede, inventati una scusa. >
    Thyen sbuffò. Era la seconda volta che gli ripetevano quelle parole e aveva la sensazione che non sarebbe nemmeno stata l'ultima.
    < Uffa! Non capisco cosa ci sia di male in questi tre oggetti... >
    Il mago distolse di nuovo lo sguardo vagamente imbarazzato e Thyen lo fissò piuttosto incuriosito per la sua strana reazione. Dopo qualche secondo l'elfo spostò di nuovo lo sguardo su di lui e sospirò.
    < Vedi, le snail rattle sono delle chiocciole di per sé abbastanza tossiche, ma non così velenose da uccidere se non assunte in grandi quantità. Il grasso di narvalo, invece, è un materiale abbastanza raro da essere considerato illegale in alcuni regni al di fuori di Kengard. >
    Thyen lo guardò con un'espressione perplessa.
    < Quindi? > chiese, non comprendendo dove fosse il problema.
    < Tuttavia, - continuò Selbius - quando queste chiocciole vengono mischiate insieme al grasso di narvalo formano gli ingredienti principali di un veleno piuttosto pericoloso, nonché di facile somministrazione... >
    < Oh. E che c'entra la tintura per tatuaggi? >
    < Quella... ecco..
    - sospirò - dato che il veleno può essere assorbito anche attraverso la pelle, quando dici di volere pure quella tintura... beh, non solo gli stai chiedendo un'arma per un delitto, ma pure spiegando il tuo modus operandi. >
    Thyen inclinò la testa. Finalmente capiva perché la sua richiesta non avesse attirato molti sguardi favorevoli. Il mago rimase qualche attimo in silenzio, poi riprese a parlare.
    < Dato che non hai l'aspetto di un tatuatore-serial-killer e che mi sembri convinto comunque a prendere questi tre oggetti, beh, come pensi di procurarteli? Il grasso di narvalo è abbastanza prezioso, sai? >
    Thyen ci rifletté per un istante prima di scuotere le spalle.
    < Ho ancora 13 monete... > spiegò, infilando una zampa nella tracolla e mostrandole al tizio.
    Quello rimase a fissarle per un po' senza dire nulla, come per cercare di capire se l'altro fosse serio o no. Quando capì che Thyen, oltre ad essere serio è pure irrecuperabile, si limitò a sospirare ed a scuotere la testa.

    Dopo averlo portato nei dintorni del mercato nero, Thyen e Selbius si erano separati. A quanto pareva, quando si parlava di nero in quella città non scherzavano di certo: mentre scendevano Thyen si era meravigliato dei molti cristalli luminosi incastonati nelle pareti di roccia che costituivano case e negozi del Distretto, ma quella parte della città non era caratterizzata dalla stessa luminosità. Con il velo d'aria ormai esaurito per la lontananza con il mago, la volpe arrancava faticosamente in avanti, nel buio del mercato nero, spinto a fondo dalle rocce che gravavano nelle sue tasche e per nulla abituato a muoversi in un mondo sommerso. Camminava nella direzione di una via particolarmente illuminata e con sua immensa fortuna, nessuno durante il tragitto lo importunò o decise di sfruttare i suoi problemi ad adattarsi per truffarlo/derubarlo/farlo a fettine/etc. Camminò lungo la via per qualche metro prima di rendersi conto di trovare famigliari due umani fermi ad osservare la gente passare. Theyn li arrivò silenziosamente alle spalle.
    < Ehi, ragazzi! >
    Quando capì che dalla bocca gli uscivano solo delle bolle d'aria e si accorse di non aver risolto granché, Thyen prese la manica del più vicino e la tirò verso di sé per attirare la sua attenzione. Quando quello si voltò, agitò la manina in segno di saluto. Era come se non si fossero mai separati.
     
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    Scusate il gigantorme ritardo, abbiamo saltato il turno di Hawke. Comunque l'avventura continua dopo più di un mese di pausa :1zxb9rs:


    Benjamin si guardava intorno facendosi strada tra le losche figure. Di tanto in tanto guardava Samuel e gesticolava nella sua direzione muovendo le mani. Avevano imparato la lingua dei gesti da Sereblon che durante l'inverno alla base aveva preso i tre gemelli da parte e li aveva istruiti. Improvvisamente Benjamin sentì che qualcosa tirava la manica della camicia. Si girò e vide la piccola volpe con un bel sorriso raggiante che lo salutava con la zampetta. Benjamin non riuscì a contenere la rabbia, alzò la mano aperta e gli tirò uno schiaffo in viso. Naturalmente per l'attrito dell'acqua, lo schiaffo sembrò più una dolce carezza affettuosa. Imprecò mentalmente e si mise a comunicare con lui muovendo la dita e le mani. Thyen lo guardava e non muoveva un muscolo. "Ma capisce questo piccolo disgraziato?!" pensò lui, irritato. Samuel si avvicinò ai due e sorrise dando una pacca amichevole alla volpe e chiedendoli a gesti perché fosse scappato da loro prima. Benjamin lo riprese e gli comunicò con le mani di stare zitto che erano in ritardo e che di sicuro se non si fossero sbrigati, il Capitano sarebbe venuta a cercarli per far assaggiare loro i suoi pugni. I due gemelli continuavano a battere i pugni sulla mano aperta, gesticolavano e sembrava quasi che disegnassero con le loro dita nell'acqua, creando disegni invisibili nell'oscurità. Ad un certo punto i due guardarono il piccoletto che li osservava attento, incuriosito, e decisero di portarlo al muro d'aria più vicino per spiegargli il da farsi. Gli fecero segno di seguirlo e si avviarono verso un palazzo con grandi finestre orientali. Sul muro vicino alla porta c'erano dei graffiti particolari tipici della zona del Mercato Nero che inneggiavano alla rivolta e all'illegalità. I tre personaggi entrarono e si ritrovarono in mezzo ad un vero bazar pieno di bancherelle e venditori di ogni tipo. Era molto difficile vedere dove si metteva i piedi perché gli unici punti di luci venivano dai visitatori del mercato che o tenevano in mano dei cristalli portatili o in tasca oppure ancora legati al collo, come era per Benjamin e Samuel. I gemelli fecero entrare Thyen in una piccola stanza, entrarono anche loro e chiusero la porta. In uno dei lati c'era una specie di cassa di metallo con una fessura da cui veniva una luce rossa e un bottone grande che lampeggiava. Benjamin prese due monete da una tasca e le infilò nella fessura una dopo l'altra, oscurando la luce per qualche secondo. Premette il pulsante e dai quattro lati della stanza si aprirono delle griglie di scolo che risucchiarono l'acqua mentre dal soffitto delle ventole immettevano ossigeno. Per tutto il tempo che la stanza si prosciugava e si riempiva di ossigeno, si sentivano gli ingranaggi del macchinario muoversi e cigolare. Quando finalmente l'acqua arrivò al collo dei gemelli, Benjamin si avvicinò con fatica a Thyen e lo prese per la collottola, tirandolo quasi completamente fuori dall'acqua. < Dobbiamo assolutamente parlare, piccoletto! Ora, tu vieni con me e andiamo a cercare l'inchiostro per Pasifin e le snail rattle per Spooky e mi stai attaccato al braccio! Capito!? Non scappi! Non corri! Non inciampi! Non ti muovi! Non starnutisci e non tiri fuori nulla di strano da quella saccoccia che hai addosso! Capito, vecchio ratto di sentina! >. Lasciò la presa e il piccolo fennec cadde sul pavimento umido. < Sammy per tutte le donne di Davy Jones! Ricomponiti e occupati del grasso di narvalo >. Disse al fratello strizzandogli l'occhio. Improvvisamente una sirena iniziò a suonare. < Ancora 30 secondi e sarà di nuovo piena. Ci vediamo fuori al solito posto, non cacciarti nei guai. E se lo fai, non farti beccare fratello. > Si salutarono stringendosi il braccio con una stretta di mano. Benjamin guardò Thyen < Mi raccomando stammi vicino, se inizi a correre ti riprendo e ti taglio la gola >. Samuel uscì per primo non appena la camera fu di nuovo piena d'acqua e scomparve nell'oscurità. Gli altri due uscirono dal mercato coperto per rientrare in un altro edificio ancora più oscuro, come se fosse stato possibile, e arrivarono ad una bottega piena di articoli colorati racchiusi in barattoli e sacchetti appesi al pavimento da funi e corde molto spesse. Qualsiasi prodotto terreno venduto al mercato nero del Distretto dell'Acqua era racchiuso in contenitori ermetici e pieni di ossigeno i quali come palloncini venivano spinti, dall'aria, su in alto nel cielo.

    Intanto nella taverna della Sirena Succinta la sfida era al culmine dell'azione. Barnaba era in vantaggio e stava quasi per schiacciare la mano dell'avversaria sul bancone. Ad ogni minimo avvicinamento alla superficie di legno chiaro, il pubblico sobbalzava e si attaccava alle spalle del vicino, senza distogliere lo sguardo dal grande omone sudato e dalla leggiadra straniera che con la sua eleganza e forza riusciva a contrastare il metà lupo. < Dai ragazza non abbandonare proprio ora! > urlava Sereblon che con il pugno chiuso continuava a saltare e aggrapparsi agli altri uomini accanto a lui. Improvvisamente con una forza inaudita Akira riuscì a capovolgere le sorti della gara. Dopo le urla di sorpresa da parte di tutti gli ubriaconi, gli uomini, le donne di tutte le razze presenti in quella taverna, era ora Akira che teneva la mano dell'avversario a qualche centimetro dal bancone.
    < Non provarci nemmeno. Nessuno batte il Vecchio Barnaba Jones! >. Proprio in quel momento un rumore secco dall'unico tavolo ancora occupato, si propagò nella stanza. E fu proprio questa distrazione che fece perdere l'equilibrio al lupo mannaro, il quale, girandosi verso il tonfo, si distrasse e fu sconfitto. In mezzo a tutto il baccano che gli scommettitori facevano, chi perché aveva vinto, chi perché aveva perso, iniziarono a intonare un coro. Barnaba si girò verso Sereblon < Ahhhhh! Dannato balordo! E' sempre colpa tua, lo sai che ogni volta che scommetti, vinci. L'hai fatto apposta a scommettere contro di me. Volevi vendicarti per l'ultima volta, aye? >. Dopo aver detto questo si alzò dallo sgabello, ma prima di potersi rendere conto, si ritrovò faccia a terra, sfinito dall'alcol e dalla sfida. < Akira! > la chiamò Sereblon < Vieni, aiutami a metterlo in piedi e a portarlo in una stanza di sopra >. Per tutto il tempo Spooky si era dondolata avanti e indietro tra le mensole del bar e il bancone di legno, sghignazzando e urlando come solo una scimmia della sua levatura, molto bassa essendo un pirata, poteva fare. Alla fine della prova, non appena Barnaba cadde come uno stoccafisso, decise di arrampicarsi sulla spalla di Sereblon e accompagnare il Vecchio nella stanza.

    Un momento prima Freya aveva guardato divertita negli occhi il suo interlocutore, con un sorriso malizioso aveva scosso la testa e con uno scatto felino aveva poi conficcato in un colpo secco un pugnale sul tavolo di legno, a pochi millimetri dalla mano dell'angelo. Era stato proprio quello il rumore che aveva distratto il lupo mannaro durante la gara e che lo aveva fatto perdere. < La mia ciurma non è affar vostro, angelo! > aveva riferito bruscamente. Gli occhi gialli scrutavano i movimenti di Mephisto e lo guardavano con atteggiamento di sfida. Freya si schiarì la voce e staccò la lama dal tavolo. < Ah, guarda cosa mi hai fatto fare >, ripose il coltello da dove l'aveva sfilato e passò lentamente le dita sull'incisione. < Sappi che ho ucciso per molto meno > rispose sovrappensiero, distogliendo lo sguardo. < Mai parlare della vita della mia ciurma. Devi sapere, amico > enfatizzò molto sull'ultima parola e riprese < Devi sapere che i miei compagni..loro non sono solo un branco di ubriaconi e pendagli da forca >, si girò verso il gruppo di curiosi che piano piano si stava sparpagliando, ora che la "Cassa del morto" era conclusa. La taverna della Sirena Succinta si stava svuotando piano piano. Freya prese l'ultimo sorso di cioccolata e si rigirò a guardare l'angelo < Sono anche dei grossi spacconi e sciupasoldi! Ahhhhhh > urlò spaccando il bicchiere per terra. Nei movimenti l'armatura di Allantium scricchiolava e i lunghi capelli rossi si muovevano con lei, ribelli. < Oltre che la mia famiglia.. > disse con un sorrisetto soddisfatto e una voce quasi materna. < Comunque, smettendo con i sentimentalismi > disse prendendo in mano un piatto mezzo rotto. Lo pulì con un pezzo di tessuto preso da per terra e continuò < Pensavo saresti riuscito ad indovinare. A quanto pare l'immortalità non elimina il limite della saggezza nell'intelletto. Peccato, un motivo in più per arricchirmi il più possibile nella mia misera vita > mentre parlava, si specchiava sul pezzo di piatto rotto e con l'altra mano si sfiorava la lunga cicatrice sul viso. < Andiamo avanti, non volevo perdermi in chiacchiere inutili. Ahh ho la gola secca > si imbestialì e buttò il mezzo piatto sul pavimento, rompendolo in mille frammenti. Calmatasi, si alzò in piedi e si avvicinò al bancone, dove era rimasta solo Rena. Le fece un cenno e afferrò una bottiglia di whiskey. Ritornò al tavolo con due bicchieri nuovi e puliti e versò all'angelo un bicchierino. < Assaggia, ti farà sentire meglio dopo quello che ho da dire. La soluzione è una delle parole che non sopporto pronunciare. La uso raramente. Mi sono ritrovata in situazioni molto brutte per colpa di questa parola che mi hanno portata ad agire e fare cose che non ho mai neanche minimamente pensato che avrei potuto fare. Aye! Il tradimento che sia compiuto da una persona appena entrata nella mia ciurma o da un amico di vecchia data, per me non fa differenza. Resta sempre e solo tradimento. E il tradimento richiede vendetta. E la vendetta chiama sangue > finì con un sorriso compiaciuto il Capitano. < Capitano! > la chiamò Sereblon, appena giunto dalle scale con Spooky sulla spalla. < Barnaba sarà fuori uso per il momento, quel maledetto sta diventando anziano e non regge più un po' di alcol e soprattutto il confronto con i giovani >. < Aye aye! Rimani con lui > ordinò al lucertolone < Vieni, piccolo mio > disse porgendo la mano alla scimmietta che si arrampicò sul suo braccio metallico e arrivò sulla spalla. < Se le reclute vorranno seguirmi, sono alquanto stanca di rimanere seduta. Lo sapevo che non dovevo mandare quei incompetenti ubriaconi a fare il lavoro sporco . . . chissà dove >. < Capitano! Esigo almeno che paghiate metà del vostro conto aperto! > Rena stava con le braccia conserte davanti a lei, alta almeno 80 centimetri in meno, tozza e poco minacciosa con quel vestito di stoffa marrone. La guardò lungamente, si girò a guardare l'angelo < I nani sono così attaccati ai soldi >. Tirò a Rena una borsetta di pelle che al suo arrivo tra le mani della nana, tintinnò. < Chi vuole andare a fare un tuffo? > disse indirizzando il suo sorriso più amabile verso Mephisto e Akira.

    Edited by Frigg la Selvaggia - 13/5/2020, 13:42
     
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    Akira era diventata paonazza nel volto, colpa dell'alcol che stava trangugiando come meglio poteva. In fondo, quando mai aveva fatto una sfida simile? Il suo corpo era abituato allo stress, agli sforzi e al freddo ma non a quello che stava facendo. Inoltre si domandò, boccale dopo boccale, se tutto ciò fosse giusto: sfidare un branco di pirati indisciplinati era la strada corretta per arrivare al tesoro perduto che Akira cercava?
    "Ormai... Ormai non si torna più indietro." pensò, prendendo una pausa. Si appoggiò con un gomito al banco e rivolse gli occhi sulle piume di Echiko, davanti a lei, che sembravano stranamente offuscate e poco nitide. La poiana emise un pigolio interrogativo perché ovviamente aveva percepito che la sua padrona aveva qualcosa che non andava.
    "Ma che diamine...."
    La sua voce era inaspettatamente ovattata, così come tutti i rumori e lo schiamazzo che la stava circondando. Sentiva solo dei suoni indistinguibili e fastidiosi, come se avesse immerso la testa dentro l'acqua. Forse era proprio quello che le serviva al momento...
    Akira aveva lo sguardo perso sempre su Echiko, finché l'avversario che la stava sfidando tese, balzanzoso e arzillo, una sua mano. La guerriera non era abbastanza lucida da analizzare quando sporca e pelosa essa fosse, quindi dopo avergli rivolto una pigra occhiata risoluta fece altrettanto. Non aveva la minima idea di cosa stesse facendo, era quel gioco chiamato braccioqualcosa. Si sentiva il proprio arto premere con forza bruta contro la superficie nodosa del legno. La voce della sua coscienza le suggerì che se l'avesse toccata avrebbe perso.
    Scosse la testa facendo ondeggiare i capelli castani, dopodiché sbattè ripetutamente le palpebre per scacciare la bigernia dovuta all'acol. Akira avrà fatto una pessima scelta per cercare il prezioso tesoro rubato dal suo regno, ma dopo tutta la strada che aveva fatto non poteva permettersi di perdere. Assolutamente.
    Strinse la mano di Barnaba e con tutta la forza che le era rimasta gli oppose resistenza.
    "Non concedermi niente e metti tutta la tua energia a disposizione." gli rispose la donna. Era convinta di aver pronunciato correttamente tutta la frase eppure non ne era sicura... L'alcol faceva sempre brutti scherzi.
    Le mani avvinghiate degli avversari dondolavano da destra verso sinistra come un vecchio metronomo ma Barnaba alla lunga stava per avere la meglio su Akira. Echiko guardava lo spettacolo ignara di cosa tutti stessero facendo. Beata creatura.
    Le sorti tuttavia si ribaltarono e la guerriera prese in mando le redini della situazione: incredibilmente iniziò a tenere testa all'uomo peloso che aveva davanti. Gli effetti di tutte le bevute non si dissiparono affatto, quindi anche lei avrebbe retto per poco più. Doveva sbrigarsi a vincere, possibilmente. Poi accadde il miracolo: un tonfo secco si propagò nella locanda e Barnaba si voltò. Cattiva amica la distrazione, causa di molte sconfitte in ambito bellico e non. A causa di ciò lui perse e Akira, approfittando del pochissimo tempo, schiacciò sul banco la mano dell'avversario.
    Si seguì un esulto e un gran accalcarsi di gente che si tiravano monete per via delle scommesse fatte sulla gara. La guerriera con un po' di fiatone si rilassò sullo sgabello, abbandonandosi con la testa contro il legno duro che aveva sotto le braccia. Echiko la raggiunse con una breve svolazzata e iniziò a tirarle i capelli, credendo si fosse addormentata.
    "No no, sono sveglia..." rispose lei, facendo un cenno con la mano. Sì, era sveglia ma si sentiva a pezzi.
    "Un momento..." disse a Sereblon quando la chiamò per aiutare a portare Barnaba al piano di sopra. Akira si alzò pigramente dal bancone ma un giramento di testa la costrinse ad aggrapparsi ad una delle colonne portanti di legno. Seguì un grosso singhiozzo che coprì con la mano... E una strana sensazione che si arrampicava dallo stomaco verso l'esofago...
    Sfruttando tutti gli appoggi del locale, uscì fuori da esso più veloce che poteva. Una mano tappava la bocca, l'altra invece si aggrappava per non vacillare.
    L'aria esterna, seppur non pura e fresca come quella di superficie, fu un gran sollievo ma il vero sollievo arrivò quando Akira ributtò fuori tutto quello che aveva bevuto. Sulla paglia della stalla dove aveva lasciato Kuroki.
    Il cavallo nero aveva atteso tutto quel tempo con molta pazienza. Immerso nell'ombra nemmeno si vedeva. Della sua figura risaltavano però una fila di bianchi denti equini che l'animale mostrò prontamente, quasi come se fosse divertito dal comportamento di Akira.
    "Per favore... E' una lunga storia che ti spiegherò in sella."

    Scusate tantissimo l'attesa, il lavoro mi ha inghiottita ^^'
    Per questo giro si fa così, poi al prossimo si ripristina i turni!
     
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    Il drago nero più bianco di Kengard

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    -Umani, mani, umani. Sempre così rumorosi e lenti all'ira- sbadigliò l'angelo guardando soddisfatto lo scatto d'ira di Freya che aveva permesso ad Akira di vincere. L'angelo aveva pianificato tutto? Non centrava niente? Se a Kengard ci fosse stato Adam Kadmon queste domande sarebbero finite in un episodio di Mistero. Dopo che quel botolo nanico ebbe preso i soldi, Mephisto si alzò spolverandosi il vestito e osservando Freya.

    -Sempre pronto per un bel tuffo in compagnia capitano, sempre che non sia da un'asse in mezzo al nulla assoluto. Odio quando mi si bagnano i vestiti belli-

    L'angelo iniziò a camminare verso l'uscita roteando il suo ombrello in una mano.

    -Penso che il fennec sia a buon punto oramai, dovrebbe aver finito la sua spesa. Più che altro spero che i tuoi due compagni non si siano fatti spaccare qualche osso in giro per la città, anche se sarebbe divertente un'altra rissa come si deve-
     
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