Paura e delirio a Città Sotterranea

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    Semplicemente Selvaggia

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    Freya O'Malley prima role, PNG descritti nella storia del PG

    < Capitano, Capitano >. Qualcuno bussava alla porta della camera della locanda in cui Freya O'Malley aveva passato la notte. La ragazza aprì gli occhi, si toccò la fronte, aveva come al solito i postumi. Si guardò intorno confusa e vide una figura nel suo letto che stava ancora dormendo. Si vestì, prese il pugnale da sotto il cuscino, si mise gli stivali e uscì dalla stanza. < Sereblon, che piacere. Possiamo andare > disse all'uomo lucertola davanti a lei. Prese la scimmia dalla spalla del suo quartiermastro e iniziarono a scendere le scale per la sala comune della "Sirena succinta". Mentre camminavano Freya gli chiese < Gli altri sono pronti? Hanno trovato degli uomini? > < Non ancora Capitano, i gemelli Blake sono scomparsi da ieri sera, probabilmente saranno a smaltire la sbornia in qualche vicolo buio di Città Sotteranea o con qualche prostituta...>, Freya lo interruppe < Già, come sempre avevano insistito tanto a venire; il Vecchio? > chiese mentre si sedeva su uno sgabello sbilenco. Il nostromo della Bloody Odin, appoggiato al muro della stanza, si avvicinò ai due compagni con un boccale di birra in mano < Sono qui Capitano, come è andata la serata? > chiese a Freya con un sorriso malizioso, < Come al solito > rispose lei < Radunate gli uomini, Sereblon. Si va a caccia di carne fresca! >.
    I sei membri della Bloody Odin erano arrivati a Città Sotterranea per cercare un equipaggio per la prossima missione. Avevano lasciato la corvetta sotto gli ordini del nocchiere Vasuki a Knawr ed erano partiti a cavallo per la volta della città. La sera prima erano arrivati a Bocca della Murena e avevano preso delle stanze nella solita locanda. La “Sirena succinta” era la locanda più sporca ed economica di tutta Città Sotterranea. Era situata in un tunnel perpendicolare di Bocca della Murena, nella parte più losca e malfamata. I clienti della locanda erano ladri, taglia gole e pirati. Molte delle persone, che soggiornavano in questo luogo, cercavano di scappare dalla prigione o dalla forca. La ciurma si era divisa per cercare qualche povero sventurato da reclutare e per divertirsi nella città del peccato. Se Città Sotterranea non fosse stata costruita dai nani in mezzo all'isola, sarebbe di sicuro stata fondata sulle coste da un pirata. Era il genere di luogo che la ciurma della Bloody Odin amava: gioco d’azzardo, taverne, prostitute, persone disperate e alla ricerca di qualche quattrino facile da assoldare a poco prezzo, ma soprattutto il mercato nero. A Città Sotterranea potevi trovare qualsiasi cosa, dalle armi agli ingredienti più proibiti, dagli organi di ogni razza alle droghe più pesanti. Proprio per questo Freya aveva stilato una lista con tutte le cose di cui i membri della sua ciurma avevano bisogno. Pasifin voleva dell'inchiostro nuovo per i suoi tatuaggi e delle creme per la pelle. Bestemor aveva richiesto ormai da tempo del grasso di narvalo, introvabile; Bjorn avrebbe tanto voluto venire per cercare del metallo, aveva voglia di costruirsi un'armatura con l'allantium ma era da tanto che non se ne trovava più su Kengard, e soprattutto la Bloody Odin richiedeva delle riparazioni e così era rimasto a bordo. Vasuki non voleva aver niente a che fare con Città Sotterranea e utilizzava sempre a mo' di scusa il fatto che doveva occuparsi dei viveri e delle casse da stivare per la missione successiva. A Gina, Freya avrebbe portato come sempre qualche bel coltellino affilato da aggiungere alla sua collezione, la ragazza però preferiva tenersi lontano dai fratelli che a Città Sotterranea si comportavano sempre da veri cretini. Freya era ormai abituata alle bricconerie dei Blake e non le importava: più soldi vincevano al gioco d'azzardo, prima potevano ripagare i danni che facevano nelle risse. Così quando barcollando, entrarono i due gemelli pieni di lividi e che si aiutavano l'uno con l'altro, Freya non si stupì. Scoppiò in una risata rumorosa, trangugiò l'ultimo sorso di birra e disse al taverniere di portare una bottiglia del miglior rum che aveva in cantina.
    I compagni della ciurma si stavano ubriacando tranquillamente tutti insieme quando ad un certo punto arrivò un umano con un ghigno sulle labbra. Si appoggiò con i gomiti e guardò l'allegra combriccola che scherzava e beveva. Guardò Freya e disse < Cosa ci fa una ragazza così innocua con degli uomini del genere, forse non mi conosci, piccola, io posso salvarti >. Freya si alzò dallo sgabello, guardò i suoi uomini che stavano già ridendo sotto i baffi, si avvicinò all'uomo e si mise faccia a faccia con lui. Sentiva il suo respiro sul suo viso. L'uomo era intento a guardare gli occhi gialli della ragazza e la scimmia sulla sua spalla che non vide il pugnale finchè non ne senti la punta sulla pancia. < Forse sei tu che non mi conosci, sono Freya O'Malley, capitano della Bloody Odin e figlia dei più temibili pirati di tutti i mari >. L'uomo deglutì e uscì a passo svelto dalla locanda. Tutti iniziarono a ridere. Il gemello più piccolo, Samuel, nella foga del momento, si sbilanciò e con il bicchiere colmo di rum e tutta la sua schiena, si schiantò indietro su un tavolo da gioco. Tutti i soldi e le carte furono sparate in aria, la musica del pianoforte si fermò e l'unico rumore che si sentiva era la risata stridula di Samuel, che ubriaco, non la smetteva più. < Sammy! Ma che cavolo! > disse il suo gemello Benjamin, < Sei sempre il solito >. Gli uomini che stavano giocando a carte si alzarono, si guardarono tra di loro e con i volti scuri si avvicinarono minacciosamente. < Ohh bene, avevo voglia di sgranchirmi un po' le mani >, disse Freya facendo scrocchiare le dita. Posò Spooky sul bancone e guardò Sereblon, < Dopo di lei, Capitano > le fece segno con la mano.
    E la rissa iniziò.

    Edited by Frigg la Selvaggia - 18/4/2018, 15:59
     
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    Ed ecco il debutto di Mephisto


    Mephisto stava tranquillamente giocando d'azzardo con un gruppo di irrispettabili signori trovati alla "Sirena succinta". Si era finto un povero sprovveduto in cerca di qualche soldo, stava già immaginando i loro volti sconcertati, doveva solo mostrare la sua mano quando un corpo cadde sul tavolo rovesciando tutto ciò che vi era sopra, compreso il suo buonissimo idromele. Mephisto fissò il boccale a pezzi, il dolce liquido che gocciolava dal tavolo sul pavimento, aveva un'aria imbronciata, avevano appena fatto andar via i suoi giocattoli. Il demone si girò sulla sedia appoggiandosi col petto al poggia schiena e osservando attentamente chi gli aveva rovinato il gioco. Una ragazza dai capelli rossi e altri uomini stavano pestando le persone che erano sedute con lui, Mephisto aspettò che la situazione si fosse calmata per prendere la parola.

    -Allora lady rossa, hai appena rovinato l'atmosfera, hai rotto i miei giocattoli e hai rovesciato un boccale di buonissimo, si fa per dire, idromele- disse prendendo in mano il suo ombrellino e iniziando a ruotarlo in mano.
     
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    Il povero Thyen viene da Notte splendida nella foresta. Frigg mi sta rompendo troppo le scatole, mi devo unire pure io ^^"

    Thyen aveva pensato che il modo migliore per incontrare qualcuno che potesse insegnargli a volare fosse quello di andare in un posto alto. Si era quindi arrampicato sull'albero più alto che aveva incontrato, lo aveva scalato fino alla cima, solo per scoprire che poco più avanti c'era una duna di terra ben più alta di quell'albero. Evitando di ammazzarsi per scendere, Thyen tornò agilmente verso terra e si incamminò sulla cima della duna. Si arrampicò su un altro albero e, sorpresa delle sorprese, vide un'altra duna in lontananza che surclassava largamente quella su cui si trovava in quel momento.
    Rimanendo a penzoloni sul ramo dell'albero cominciò a maledire le foreste e la loro ridotta visibilità. Un piccolo rumorino attirò la sua attenzione verso una cavità nascosta tra i rami dell'albero. Avvicinò il viso ad essa per riuscire ad osservare cosa fosse nascosto al suo interno, solo per ritrarre di scatto la testa. Uno scoiattolo con il pugno alzato e l'aria parecchio infastidita si affacciò all'esterno del buco.
    < Scusa, non volevo disturbare il tuo pranzo, ma non è che mi sai dire qual è la collina più alta di queste parti? >
    Solo quando lo rassicurò un paio di volte sul fatto che non intendeva rubare le sue nocciole, lo scoiattolo uscì dalla sua tana gesticolando nervosamente. Dopo qualche imprecazione finalmente gli indicò la via.
    < Ossidiana d'Argento? > aveva chiesto Thyen per conferma.
    Lo scoiattolo, sempre più imbronciato, annuì frettolosamente e schizzò via, rintanandosi di nuovo nella sua tana. Aveva trovato la meta: finalmente sapeva dove andare!
    Thyen camminò qualche giorno. Il terreno si alzava sempre in dune più o meno alte, ma la foresta piano piano si diradò, e gli permise di vedere il lontananza una duna imeeeeeeensamente più alta rispetto le altre. Era quella cosa gigantesca che lo scoiattolino aveva definito "montagna"? L'Ossidiana d'Argento? Mentre procedeva verso sud scorse una lunghissima oasi, con dell'acqua che scorreva in avanti, rapida e limpida. Si diresse in quella direzione quasi con titubanza, temendo che quello fosse un qualche strano miraggio o uno scherzo che i suoi occhi volevano giocargli. Più si avvicinava, però, e più erano i dettagli che riusciva a scorgere: il prato era di un verde acceso, gli alberi erano radi ma floridi e l'acqua continuava a luccicare imperterrita e indelebile. Su tutti gli elementi del paesaggio si imponeva il rumore scrosciante dell'acqua che correva rapida contro massi e altri detriti, e che ad ogni passo si faceva via via più assordante.
    Quando fu arrivato a pochi passi da esso, rimase con un'espressione stupita a contemplarlo per un minuto intero prima di avere il coraggio di assaggiare se l'acqua fosse anche buona. Nessun odore esalava da esso, anzi, sembrava molto più pura rispetto a quella di qualsiasi fonte che conosceva nel deserto.
    < Così sono questi i fiumi di cui ho tanto sentito parlare! > esclamò allegramente, dopo averla assaggiata.
    In quel punto del Torrente Celeste l'acqua non superava i venti centimetri di altezza, ma erano pur sempre venti centimetri in più rispetto a qualsiasi corso d'acqua che poteva trovare nella sua terra natale.

    ---

    Dopo l'esperienza alla foresta, Thyen aveva pensato che il modo migliore per incontrare qualcuno che potesse insegnargli a volare fosse quello di andare in un posto alto. Adesso che si ritrovava ai piedi dell'Ossidiana d'Argento, però, aveva perso un po' la speranza. Aveva osservato l'immensa mole di quell'immensa duna di roccia sempre più preoccupato mano a mano che si era avvicinato seguendo il corso del Torrente Celeste e, in quel momento, non riusciva a fare altro che osservare con un certo disagio il fiume che scompariva in un grosso buco sul fianco della "montagna". Se non poteva seguirlo fino in cima cosa avrebbe usato come guida?
    Un rumore in lontananza attirò la sua attenzione. Thyen aggiustò le orecchie per poter ascoltare meglio: dal buco proveniva un leggero vocio che si confondeva appena con lo scroscio del fiume. Si nascose rapidamente dietro dei cespugli e aspettò pazientemente che dei tizi (due umani e un nano) uscissero allo scoperto e procedessero per la loro strada, ascoltando attentamente quello che avevano da dire. A quanto pareva, nascosta sul fondo di quella galleria, esisteva una vera e propria città. Thyen osservò ancora l'altissima duna di roccia prima di decidersi: non era forse meglio cercare un insegnante in un posto ricco di gente piuttosto che in uno alto? Quelle... "montagne" erano GINORMICHE, era impossibile che esistessero davvero delle persone interessate a viverci sopra, mentre in un posto traboccante di vita come la Città Sotterranea (così l'avevano chiamata?) era molto più probabile incontrare qualcuno che fosse disposto ad ascoltarlo! Risoluto, Thyen si intabarrò con la sciarpa per nascondere le orecchie e si avventurò nel tunnel.
    Si rese ben presto conto di averci visto giusto: quel posto era davvero pieno di gente, di ogni tipo e razza. Rapido, passò tra i piedi delle persone, accelerando di tanto in tanto per evitare di venire schiacciato dalle loro maldestre zampacce. Di tanto in tanto si fermava per tirare le vesti di qualche passante per attirare la loro attenzione e chiedergli se fossero in grado di volare, ma questi lo scacciavano tutti di lato in malo modo. Alcuni gli diedero delle monetine di scarso valore, ma nessuno di loro gli lasciò abbastanza tempo per chiedergli ciò che più gli premeva. Solo un essere basso e tozzo dal viso particolarmente paonazzo si degnò di prenderlo sul serio.
    < Commme? Vuoi volaaaarrreeee anche tuuu? *hic* >
    Usciva un odore non particolarmente piacevole dalle sue fauci. Thyen annuì lo stesso e il tizio scoppiò inspiegabilmente a ridere.
    < Allorrra vai alla... *hic* alla "Si-sirena Succcinta"... ooooh sì, chiedi del groooog! E' per di là! >
    < Grooooog? >
    Era davvero sufficiente?
    Il nano puzzolente sghignazzò ancora, annuendo vistosamente. La sua espressione allegra si stoppò all'improvviso, diventando tutto ad un tratto completamente verde.
    < Oh-oh. Credo che ora mi giri la testa... *oghroravomitojsfva...* > disse piano quello.
    Thyen annuì allegramente e ringraziò il simpatico nano puzzolente con un cenno della zampa. Purtroppo, si allontanò di lì prima di capire quali fossero i reali effetti del grooooog.
     
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    sono affari miei!

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    Akira, prima role u.u


    Erano forse settimane che aveva lasciato il continente d'oriente per dirigersi a ovest, nelle lande occidentali.
    Da quando il suo feudo era stato annientato, aveva seguito le tracce della bestia nella sua terra d'origine: essa lasciava dietro di sé una scia di morte e desolazione. Dove passava lasciava cadaveri e terra bruciata.
    Le tracce nefaste si erano interrotte al sopraggiungere della costa a ovest che si affacciava sullo sconfinato oceano dalle acque burrascose. Un ostacolo che costrinse Akira, il suo cavallo Kuroki e la poiana Echiko ad abbandonare l'oriente, la culla che l'aveva fatta nascere e crescere. Si imbarcò quindi in una nave mercantile che si dirigeva in un posto chiamato Knawr, situato in una terra nota come Kengard. Era forse un caso che l'isola a lei sconosciuta fino a quel momento era proprio situata a ovest, punto cardinale dove la bestia era sparita? Chissà, qual era il suo obiettivo ? E perché era diretta a ovest con la sua preziosa squama dorata sottratta al feudo di Momo?
    Durante il viaggio in mare, Akira chiese ai membri dell'equipaggio se tante le volte fossero stati a conoscenza del misterioso mostro che depredava tesori in ogni regno. Non ottenne nessuna risposta se non un timoroso silenzio assoluto, ergo non riuscì ad estrapolare alcuna informazione in più. A quanto pareva era sola in quella crociata senza fine e doveva arrangiarsi in altri modi come meglio poteva. Vendicare la distruzione del feudo che chiamava "casa" e riappropiarsi della squama d'oro per ricostruirlo dalle ceneri erano ormai diventati i suoi due obiettivi principali.

    Una volta arrivata a terra, a Knawr, dopo quella che sembrava essere un'eternità, Akira fu letteralmente gettata in una realtà nettamente diversa dalla sua in cui aveva sempre vissuto: gli umani non erano gli unici ad essere parte integrante della società, ma c'erano altresì draghi e altre creature senzienti. Nel continente di Akira quegli esseri non erano in grado di parlare ed erano usati prevalentemente come bestie da lavoro, quindi erano impiegati nell'ambito delle guerre, dell'agricoltura, dell'edilizia e, raramente, considerati come animali domestici. Quella realtà così bizzarra e interessante la lasciò stranita ma allo stesso tempo incuriosita. Tutta Kengard era veramente in quel modo?
    Purtroppo non era venuta in una nuova terra per visitarne le bellezze ma bensì per cercare la bestia e il prezioso tesoro rubato. Si mise subito a lavoro dopo che ebbe passato la notte in una locanda in quella cittadina piuttosto tranquilla, infatti impiegò il giorno seguente per fare domande in giro, nei negozi o semplicemente fermando dei passanti. Ambientarsi tra le vie piene di enormi creature che parlavano normalmente come gli umani non fu facile, ancora tutto ciò le sembrava irreale, un sogno. E d'altro canto nessuno sospettava di Akira stessa, la quale arrivò a intuire che forse i kengardiani erano ormai abituati a vedere stranieri, viaggiatori e forestieri provenienti da ogni parte del mondo.
    Nessuno però sapeva rispondere alle domande della guerriera: chiedeva agli abitanti o ai locandieri se avessero mai visto o sentito parlare di una bestia che saccheggiava le città per rubarne i tesori. Tutti scuotevano la testa, tutti rispondevano di no. Iniziò a dubitare sul fatto che avesse sbagliato rotta. Eppure le ultime tracce dell'essere ignoto si interrompevano proprio al limitare della costa a ovest della sua terra nativa, dove oltre l'oceano si trovava proprio Kengard. Per forza di cose doveva essere lì, nascosta da qualche parte.
    Per ambientarsi meglio, addirittura, Akira comprò la mappa dell'isola da un rigattiere, sempre a Knawr. Approfittando dell'acquisto, chiese al negoziante -che sembrava una specie di furetto antropomorfo- se, tante le volte, avesse udito parlare di quella laida bestia.
    "Se vuoi avere più informazioni, vai alla Città sotterranea, in uno dei versanti del Monte Axius." le aveva detto.
    "Sicuramente lì troverai qualcuno che ti darà una mano o che risponderà alle tue ricerche."

    Ancora quelle parole le rimbombavano dentro alla testa, mentre percorreva un sentiero di bosco in sella a Kuroki. Avevano lasciato Knawr alle spalle da qualche ora e, seguendo la mappa, dovevano trovarsi dentro all'Ossidiana d'Argento, la foresta dove sotto, a metri di profondità, ospitava la Città sotterranea indicata precedentemente dal negoziante. Akira già vedeva davanti a sé la cima del monte Axius farsi sempre più vicina ma, dato che il sole di quel giorno stava tramontando, decise di fermarsi e accamparsi per la notte.
    Alle prime luci dell'alba si svegliò e non esitò un minuto di più, quindi con Kuroki e Echiko riprese il viaggio. Attraverso i tortuosi sentieri di montagna e grazie alla robusta costituzione del cavallo nero, guerriera, destriero e compagno animale arrivarono presto a destinazione. Non proprio, ma almeno sembravano essere giunti all'entrata della Città sotterranea. Un grosso tunnel infatti si estendeva nell'entroterra davanti ai loro occhi, illuminato da varie fiaccole.
    Akira, sempre in sella a Kuroki e con Echiko sulla spalla, procedette adagia lungo il percorso che la condusse a quella che in tutti i sensi era una magnifica città scavata dentro il cuore della montagna. La donna a tale vista rimase letteralmente meravigliata: non aveva mai visto un simile spettacolo in tutta la vita.
    "Non sei venuta qui da turista." disse ad un tratto la voce della sua coscienza, cancellando improvvisamemte ogni sorta di interesse per il centro abitato. Scendendo quindi da Kuroki e conducendolo a mano per le redini, Akira per prima cosa, chiese ad un nano di passaggio dove si trovasse una locanda. Le locande in ogni regno, feudo o continente erano luoghi dove c'era sempre un gran via vai di esseri e pettegolezzi, quindi in fondo anche se piene di feccia erano preziose per racimolare qualche informazione utile. Il nano in questione le indicò una via, puntando un dito tozzo e calloso verso sud. Seguendo la direzione quindi, la guerriera si trovò in una specie di sobborgo popolato da persone di strada, ubriaconi e malfamati. Akira li ignorò volutamente nonostante le loro cattive intenzioni, dato che non aveva assolutamente tempo da perdere con loro.
    Poche iarde più avanti, alla vista della locanda che riportava un nome assai strano, ovvero "La sirena succinta", la donna si fermò e posizionò Kuroki nella stalla del locale, situata nel retro.
    "Sei libero di difenderti se qualcuno ti da noia." sussurrò allo stallone, arrivandogli una pacca sul collo. L'equino emise uno sbuffo nasale di intesa, come risposta.
    Con Echiko sulla spalla, Akira si allontanò dal luogo in cui aveva lasciato la cavalcatura e raggiunse la porta della locanda, spalancandola. E si trovò davanti il delirio, l'impensabile: era in corso una classica rissa di taverna. La poiana ruotò la testa di lato come per capire cosa stesse accadendo.
    "Che razza di bestie sudicie incivili." fu la cosa che pensò, vedendo tutto quel macello. La dignità e il decoro erano cose fondamentali per un guerriero samurai e in particolare per lei. Un uomo senza quei due aggettivi non era degno di essere chiamato tale.
    Si fece avanti tra la folla e le urla, non temendo assolutamente nessuno degli individui lì presenti. Con la spada al proprio fianco, l'arco con la faretra a tracolla e la sua volontà di ferro si sentiva protetta da ogni minaccia, anche se si fosse trovata davanti la bestia in carne e ossa.
    Echiko spiccò il volo e atterrò sul bancone di legno, non molto distante da quella che era una scimmia cappuccina. Akira poco dopo raggiunse la femmina di rapace e si sedette su uno degli sgabelli, attendendo la venuta del locandiere. Nel frattempo un uomo adulto dall'aspetto decadente e per niente curato non esitò a venirle vicino. Puzzava d'alcol e di urina e per giunta barcollava da far schifo.
    "E tu chi sei? Perché non togli quello strano elmo?" le disse con una voce da maniaco, ridendo come un ebete. L'uomo doveva aver tranguigiato una considerevole quantità d'alcol perché di punto in bianco, preso da un giramento di testa, cadde addosso alla guerriera. Quest'ultima senza dire niente se lo scrollò di dosso come la polvere: lo afferrò per la maglia e lo buttò violentemente per terra. Poi si alzò fulminea e, sguainando la katana la puntò contro il naso arcuato dell'umano maleodorante, sdraiato a terra che gemeva sommessamente dal dolore.
    "Non. Toccarmi. Intesi?" lo intimò, rivolgendogli uno sguardo di ghiaccio da sotto la visiera dell'elmo.
    Probabilmente in tutto quel macello i clienti rissosi si sarebbero accorti di quella scenata.

    Edited by H a w k e ; - 19/4/2018, 00:02
     
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    Uno dei giocatori del tavolo era un grosso omaccione con una maglietta a righe bianche e blu cercò con i suoi pugni di colpire Freya. La ragazza agilmente schivò tutti i colpi e diede un pugno sul naso dell'uomo. Improvvisamente qualcuno la sollevò da dietro e lei spinse le gambe sull'uomo con la maglietta a righe, dandosi la spinta e facendo cadere l'altro che la teneva da dietro, sul bancone. Un altro uomo la approcciò, tirandoli un pugno in faccia. Freya incassò e con un grande sorriso diede una testa all'uomo che cadde per terra svenuto. Intanto la ciurma si stava divertendo, chi rompeva le bottiglie sulle teste degli assalitori, chi scagliava sedie addosso agli altri. Sereblon "il Burbero" si lamentava che Samuel era troppo ubriaco per fare a pugni e, dopo ogni colpo che scagliava a qualche povero malcapitato, si girava verso di lui e gli urlava contro che doveva alzarsi, che era uno sfaticato e che Benjamin reggeva più rum di lui. Era il delirio: fiumi di birra per terra, vetri di bottiglie e boccali sul pavimento. Persino il pianoforte era stato ammaccato da qualche colpo.
    Barnaba Jones stava guardando la rissa dal bancone, ridendo e rassicurando il capitano, dicendo che era troppo vecchio per questi inutili scontri infantili. Barnaba rideva e beveva quando, accanto a lui e a Spooky, si sedette un uomo con un'armatura nera e spigolosa il quale, armato di tutto punto e indifferente alla rissa e al rumore, era passato tranquillamente in mezzo allo scontro. Con lui un pappagallo particolare che si appollaiò vicino a Spooky. La scimmia lo guardò bene ma non capendo che strano uccello fosse, iniziò a girargli intorno e a sfiorarlo con le punte delle dita. Spooky saltellava intorno all'animale e, divertito dalla nuova scoperta lanciava urletti striduli. Ad un certo punto un uomo, felicemente ubriaco, si avvicinò al ragazzo con l'armatura strana e gli si accasciò addosso dopo aver biascicato qualche parola. Quello lo prese per il colletto e lo scaraventò a terra con facilità. Barnaba, sorpreso, rise di gusto e prese un altro sorso di rum dal bancone. Quando si rigirò verso la scena, il ragazzo aveva sguainato una spada particolare: non aveva mai visto niente del genere, era luminosa e sottile. Quando quello, rivolgendosi all'uomo per terra, parlò, Barnaba si stupì ancora di più: era una donna. < Per tutti i litri di Rum! Tu, ragazza, porti una spada forgiata dal miglior topo di sentina che io abbia mai visto! > le si rivolse < Con cosa vuoi dissetare il tuo gargarozzo? Birra, grog, rum? Offre il Vecchio, qui. Metti via quell'arma, siamo in una locanda, non nel bel mezzo di un abbordaggio! Comunque il mio nome è Barnaba Jones >.
    Intanto la rissa continuava: Sereblon Grady era occupato con tre uomini. improvvisamente lo accerchiarono e lui con tutte le sue forze, li spinse lontano. < Ahrrrr! > urlò con soddisfazione. Vide una bottiglia piena di qualche liquido trasparente e ne bevve un sorso. Non appena lo assaggiò, sputò tutto davanti a se, spruzzando tutte le persone che gli erano vicino, < Ma questa è acqua dolce!! >. Si avvicinò ad un altro tavolo e prese un boccale di birra. L'uomo che lo stava bevendo stava per alzarsi dalla sedia e lamentarsi con il rettiliano, quando Sereblon trangugiò la birra e portò la mano allo spadone con aria minacciosa. Era meglio non scatenare la sua ira e questo l'altro uomo lo capì subito, risedendosi velocemente sulla sedia ed evitando lo sguardo del grande lucertolone.
    Benjamin continuava a girare la stanza prendendo la gente a pugni in faccia e ad un certo punto si avvicinò ad un uomo basso che l'aveva preso di mira e non la smetteva più di usarlo come sacco di esercizio. Era uno dei giocatori del tavolo e, seppur di bassa statura era veramente agile e continuava a tirare pugni a destra e a manca. Benjamin si rialzava e incassava violenti colpi sullo sterno. Quando finalmente riuscì a scaraventare il nano fuori da una delle finestre della locanda, andò dal fratello ad aiutarlo a tirasi su. Samuel infatti era ancora sul tavolo spezzato in due su cui era caduto prima della rissa. Non appena vide il fratello scoppiò in una risata infantile. < Sammy! Alzati! Per la barba di Acab, sei imbarazzante. E poi così ti perdi tutto il divertimento! >. Mentre stava dicendo questo, un pugno lo colpì sulla schiena. Benjamin si accasciò per terra. Samuel si alzò e all'uomo che aveva colpito il fratello alle spalle disse < Brutto sorcio scorbutico, sei senza onore! Vieni qua se hai il coraggio, ti faccio vedere io cosa succede se tocchi ancora mio fratello, solo io posso picchiarlo, solo io! Ti farò incontrare Davy Jones, prova solo ad avvicinarti! > e mentre urlava si batteva i pugni sul petto e saltava.
    Il capitano O'Malley era ancora indaffarata tra colpi con le sedie, pugni e incassi, quando ad un certo punto si sentì apostrofare da un ometto molto particolare. Si avvicinò, scansando un uomo che era stato spinto verso la sua direzione, sistemò l'unica sedia ancora integra di tutta la locanda e si sedette a fianco dell'ometto. Le ali dell'uomo attirarono la sua attenzione. < Nessuno mi aveva mai dato della lady > rispose emettendo un rutto rumoroso. < Mi dispiace per la tua birra, fammi rimediare, amico >. < Rena, dolcezza > chiamò la nana femmina dietro al bancone < Lo so, è colpa della mia ciurma, poi pagheranno i Blake, come al solito, intanto portaci due birre, e di quelle buone, non quella brodaglia allungata che dai ai forestieri >. Si rivolse all'uomo e gli porse la mano < Capitano Freya O'Malley, una dei più grandi e spietati pirati in circolazione, e tu saresti? >.
     
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    Mephisto osservò lo scontro attentamente, era una grande accozzaglia di pugni, colpi bassi e molto altro e lui era seduto esattamente in mezzo a quel caos. Non ascoltò i vari insulti e le grida che si levavano ininterrotte, il demone era concentrato solo sulla ragazza dai capelli rossi. Nonostante il viso grazioso sapeva il fatto suo e menava come un fabbro iperattivo il sabato sera, forse aveva finalmente trovato quello che cercava, un giocattolo che poteva tenerlo occupato. Purtroppo per lui era umana, pensò Mephisto, la loro durata vitale non era delle più longeve e tendevano a rompersi troppo facilmente, senza parlare poi di quanto fosse noioso rinnovarli sempre. Aspettò che la ragazza lo sentisse e che si sedesse accanto a lui, per poi sorridere quando questa ebbe ruttato, la ragazza continuava a smentirlo, di certo non si poteva chiamare lady.

    -Forse perché in questa bettola sono abituati ad appellarsi alle donne con "bella", "pupa" o "dolcezza"- disse prima di stringere la mano alla ragazza.

    -Io mi chiamo Mephisto, Mephisto Pheles. Potrei fingere di essere un normale umano ma, ahimè, le mie ali sono sbucate fuori per l'eccitazione del momento. Non mi capitava di vedere una ragazza così splendidamente rozza da quando diedi fuoco a una città dopo che persero a una gara di resistenza al solletico- il demone piegò leggermente la sua mano assieme a quella della ragazza, prese un fazzolettino rosa dalla tasca del suo abito e le pulì alcune macchie di sangue che le coprivano la mano.

    Suppongo che un pugno sul naso da parte di un capitano che ha un sottoposto il cui nome assomiglia a Solomon Grundy faccia sanguinare quest'ultimo... e non poco


    -E se posso darle un consiglio, capitano O'Malley, oltre alla forza bruta dovrebbe avere un po' più di stile, lo stile fa sempre bene, come una bella tazza di cioccolata calda al momento giusto-
     
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    Thyen seguì la direzione indicata dal simpatico nano puzzolente e, per quanto il gesto della mano con cui aveva indicato la via fosse piuttosto vago, riuscì a trovare il posto giusto appena al suo terzo tentativo. Si infilò in una galleria più buia rispetto la precedente e molto meno trafficata. Sul fondo di essa, Thyen si ritrovò davanti ad uno dei tanti edifici che aveva incontrato anche lungo la via maestra, ma questo si distingueva per l'isolamento e un'insegna di legno piuttosto.. caratteristica: una sirena la cui coda si avvolgeva a spirale lungo corpo, fino ad andare a coprire il suo stesso petto.
    All'improvviso, una delle finestre della locanda scoppiò in frantumi e attraverso di essa volò fuori un nano. Thyen gli zampettò accanto, incuriosito e spaventato dalla sua teatrale comparsa. Lo annusò un poco e si ritrasse di scatto quando quello dimostrò di essere ancora in vita rotolando sul fianco.
    < Per caso è questa la "Si-sirena succinta"? > chiese Thyen.
    Non ottenne niente di concreto, se non il suo sommesso ronfare tra le rocce e la polvere del tunnel. Thyen cercò di riscuoterlo per cercare di risvegliarlo e chiedergli indicazioni più precise, ma l'unica risposta che ottenne fu di farlo girare a faccia a terra e di farlo russare ancora più forte. Con una scrollata di spalle lo lasciò perdere e si avviò verso l'edificio, anche se il forte fracasso che proveniva al suo interno gli intimava di tutto meno che di entrare. Si avvicinò all'ingresso, si alzò in punta di zampe per raggiungere la maniglia, schiacciò le sue orecchie contro la testa per non rischiare di rimanere assordato dalla grande baraonda, aprì timorosamente la porta e... il DISASTRO.
    Thyen rimase qualche secondo a bocca aperta ad ammirare il grande caos che lo circondava: tavolini frantumati, boccali distrutti, mascelle lussate, denti saltati, piogge di pugni... la sorpresa durò per qualche istante, poi si costrinse ad abbassarsi di scatto: il punto che la sua testa aveva occupato fino all'istante precedente, venne improvvisamente bersagliato da una bottiglia di vetro vuota che si infranse in mille pezzi contro la parete alle sue spalle. Con un balzo in avanti schivò un tizio appena colpito dal montante di un altro, che gli stava fastidiosamente precipitando addosso. Ma dove caspita era finito? Quando aveva detto di voler volare non aveva di certo inteso quel genere di volo.
    Con la coda dell'occhio notò un angolo della stanza che sembrava particolarmente tranquillo: due umani stavano (forse) parlando tra loro e, sul lato, una scimmia e un falco tentavano di fare (forse) lo stesso. Thyen schivò piatti e fendenti, passò tra le zampe di un paio di persone e rischiò la vita un'altra decina di volte, ma alla fine riuscì a raggiungere la meta. Saltò agilmente sopra uno degli sgabelli ancora intatti posti sul davanti di un grosso bancone di legno e cercò di attirare l'attenzione di chicchessia. Appollaiato là sopra, in piedi, riusciva a spuntare addirittura con tutto il muso sopra il bordo esterno del bancone. Ora non restava che trovare in padrone della baracca.
    < Ehm... - si voltò verso la scimmia che era la più vicina - che tu sappia, è qui che posso ricevere del groooooog? >
     
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    Echiko aveva notato la scimmietta sul bancone, la quale si avvicinò al rapace incuriosita. Iniziò a girarle intorno e a sfiorarla con le dita delle zampe come se non sapesse quale tipo di animale si trovasse davanti. La poiana in risposta al primate ruotò la testa di lato ed emise un pigolio amichevole, poi gonfiò il petto orgogliosa per dimostrare la sua bellezza. Echiko era vanitosa e ogni qualvolta che faceva nuove conoscenze le piaceva dimostrarsi sfoggiando l'ego tipico dei predatori.
    Akira invece rinfoderò la propria spada solo quando l'uomo che le era caduto addosso strisciò indietro e scappò fuori dalla locanda a gambe levate. La donna non sopportava la maleducazione di certe persone, era una delle cose che la irritavano di più.
    "Nemmeno le bestie si comportano così." pensò, riferita allo sconosciuto di prima che aveva scaraventato a terra.
    D'un tratto alle proprie spalle Akira udì un'esclamazione di meraviglia rivolta alla sua spada, Amagumo. Si voltò e capì che la voce apparteneva ad un uomo su uno sgabello.
    "Topo di sentina?" mormorò l'umana, abbastanza curiosa su quelle singolari parole mai udite prima di quel momento. Decise di riprendere la propria postazione che aveva lasciato, togliendosi l'elmo che le oscurava la faccia. Lo poggiò sul bancone e subito venne sfruttato da Echiko come trespolo per appollaiarcisi sopra comodamente.
    L'uomo dal temperamento amichevole, proprio accanto a lei, la invitò ad assaggiare una delle tre bevande che aveva elencato, dicendo che avrebbe offerto un certo Vecchio. Inoltre la raccomandò di mettere via l'arma perché giustamente erano dentro una locanda.
    "Le mie più sentite scuse. Sono molto suscettibile ed ho una certa avversione per le persone irrispettose." disse Akira. Il suo accento era straniero e sembrava che avesse una certa difficoltà a pronunciare certe parole, differenti dalla sua lingua madre. Lo sconosciuto poi si presentò con il nome di Barnaba Jones. La guerriera annuì, mentre portò una mano sopra la piccola testa pennuta della poiana, accarezzandola. L'animale nonostante il caos che versava il locale era piuttosto tranquillo, forse troppo. Bastava che ci fosse stata la sua padrona e tutto sarebbe andato liscio come l'olio.
    "Piacere di fare la vostra conoscenza. Io sono Akira." disse all'uomo. Già che aveva trovato una persona affabile e diposto alla parola poteva approfittarne per chiedergli alcune domande riguardo la squama dorata e la bestia.
    "Comunque non saprei cosa prendere, non ho bevuto nessuna di queste... come dite qui... Specialità. Il nome "grog" tuttavia ha catturato il mio interesse, perciò direi di provare quello."
    Echiko si spostò e si arpionò sopra un corno che decorava l'elmo kabuto di Akira, guardando al contempo la curiosa scimmietta con i suoi grandi occhi gialli. Nel frattempo la giovane, prima che potesse domandare una cosa a Barnaba, notò una piccola figura avvicinarsi e sedersi con un agile salto su uno degli sgabelli. Era una creatura strana quanto adorabile, aveva il muso di un fennec e il corpo amtropomorfo. Intento a cercare qualcuno o qualcosa, si rivolse alla scimma sul bancone. La poiana emise uno stridulo acuto e curiosamente planò sulla testa dell'ultimo arrivato per qualche secondo, poi ritornò sulla spalla della stessa Akira. Stranamente lei abbozzò un sorrisetto.
    "Devi scusarmi, lei è molto curiosa." disse rivolta al piccolo fennec bipede, riferendosi a Echiko. Non sapendo come poter aiutare l'altro sconosciuto (sperando che arrivasse l'oste il prima possibile), voltò la propria testa verso Barnaba.
    "Sto per farvi una domanda atipica ma è per questo che sono qui su questa terra chiamata Kengard. Sono alla ricerca di un tesoro che è stato sottrato al mio feudo da non molto tempo, si tratta di una squama dorata di un drago.
    C'è qualcuno che può aiutarmi o darmi delle informazioni?"
    chiese all'uomo. Non andò a scavare nei dettagli perché inizialmente voleva rimanere più vaga possibile, magari in quel modo avrebbe catturato più attenzioni.
     
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    La rissa era quasi sedata, ormai quelli che continuavano a picchiarsi erano gli ubriachi che non riuscivano neanche a star in piedi da soli. La locanda era distrutta, i vetri per terra affiancavano i corpi contusi per terra. Molti dei mobili erano spaccati in due e inutilizzabili. Per terra il sangue era mischiato ad ogni tipo di liquido alcolico. La locandiera faceva avanti e indietro tra il bancone e i tavoli con una scopa in mano e ogni tanto lanciava uno sbuffio irritato e guardava verso i pirati che avevano iniziato la rissa.
    Sereblon si avvicinò al bancone e indicò alla scimmia di portargli una bottiglia di rum sullo scaffale dietro di lui. Il fratello più grande tra i Blake, Benjamin, si era rialzato e aveva messo ko l’uomo che l’aveva colpito qualche minuto prima, lasciando il fratello ad urlare e saltellare da solo in mezzo alla stanza. Benjamin vide il capitano in compagnia di un uomo e, curioso e come al solito abituato a farsi gli affari dei membri della sua ciurma, capitano compreso, arrivò al loro tavolo e prese la birra dell’uomo. Prima che li interrompesse, i due stavano chiacchierando amabilmente del più e del meno. Freya era rimasta incantata dal fascino dell’angelo, era difficile impressionarla ma lui ci era riuscito con la sua eleganza e la sua parlantina fuori posto. < Capitano! Chi abbiamo qui? Ci conosciamo? > chiese Benjamin Blake all’uomo. Finché parlava bevve qualche sorso e si toccó una delle ferite che aveva sullo viso. < Mephisto, questo è Benjamin, uno degli ubriaconi molesti della mia maledetta ciurma ma soprattutto il primo di noi che finirà sulla forca > rispose Freya, ridendo di gusto e dando una pacca violenta sul braccio del compagno. < Aye, capitano! > riprese Benjamin alzando il bicchiere in aria e finendo la birra del pover’uomo che per la seconda volta era rimasto senza qualcosa per dissetarsi, < Spero che il nostro capitano vi stia proponendo un’avventura, ci farebbe molto comodo qualcuno che sappia volare sulla coffa, non si hanno mai abbastanza occhi sul mare! >. Freya allungò le gambe sul tavolo, poggiando i suoi pesanti e consumati stivaloni sulla superficie legnosa. Guardando bene era possibile notare lo stiletto incastrato tra la pelle nera degli stivaloni e l’armatura di allantium. Incrociò le braccia e guardò seria Mephisto < Il mare è duro, non tutti sanno convivere con i suoi pericoli e i misteri che nasconde, quando sei a largo ci sei solo tu e i tuoi compagni pirati. Se non hai fiducia nei tuoi uomini, sei finito. Mi capisci? > Freya tracanno in un solo sorso tutto il boccale di birra < Devi essere certo che nessuno dei tuoi uomini decida di ammutinare e ti tradisca, succede più spesso di quanto si creda, per questo prima di parlare con degli sconosciuti e reclutarti, ho bisogno di fidarmi di loro, con una prova >.

    Al bancone, Spooky era tutto eccitato dalla sua nuova amicizia, urlava e saltellava di felicità intorno al pennuto. Non appena su uno degli sgabelli si sedette una piccola figura poco più grande della scimmia, Spooky si calmò, osservò il nuovo arrivato e si sedette. Non appena gli si rivolse, Spooky fu colpito da una scarica di adrenalina, iniziò a saltellare per tutto il bancone e ad appendersi sul lampadario. Improvvisamente atterrò sugli scaffali che erano pieni di bottiglie e botti colme di birra. Afferrò un boccale sporco per terra e lo riempì di un liquido marroncino, ci mise qualche spezia che prese dal taschino dei pantaloncini e tornò verso la piccola figura. Porgendogli sotto il naso il boccale, disse < Bumboo, meglio di grog > poi si appese con la coda nel lampadario e aspettò il responso dello strano personaggio.
    Barnaba si era stancato di aspettare qualcuno a cui chiedere da bere, aveva una valida guerriera con cui parlare, l’aveva intuito dalla spada e dai movimenti agili della ragazza. Stava quasi per scavalcare il bancone quando fu ripreso dalla nana Rena < Barnaba Jones, chi poteva essere se non tu, ho visto il resto dei tuoi compari, finalmente posso scambiare qualche parola anche con te >, < Rena!!! > gridò Barnaba, fingendo stupore, e si girò verso la massiccia e bassa donna che lo guardava di sbieco, mentre asciugava un boccale con uno straccio < La mia impertinente locandiera preferita! Sai, siamo stati così tanto in mare che sono passati ormai sei mesi dall’ultima volta che ci siamo visti, proprio da quella volta lì...sai... >. Barnaba cercava di trovare le parole quando gli arrivò Sereblon in soccorso, con in mano da una parte una bottiglia di rum e dall’altra Samuel che, ripresosi, riusciva quasi a camminare da solo. < Rena, fai il tuo lavoro, per mille sartie.. Samuel ha bisogno di una bella birra. Tu, Vecchio? Che vuoi? E la tua amica? >, Barnaba si ricordò della spadaccina, gli aveva riferito il suo nome e proprio prima di essere interrotto dalla locandiera gli aveva fatto perfino una bizzarra domanda. < Sereblon, questa è Akira; Akira, ti presento il quartiermastro della Bloody Odin, nonché mio grande amico, Sereblon Grady, e il più spietato guerriero che abbia mai attentato alla mia vita. È una storia divertente in effetti >, sorrise e riprese a parlare < Quest’altro, invece, è solo uno dei fratelli Blake, e nemmeno il più intelligente > disse girandosi verso Spooky e facendogli segno, senza allertare Rena, di portargli due grog.
    Barnaba aiutò Sereblon a far sedere Samuel ma non appena lo misero seduto sullo sgabello, quello cadde in avanti sul pavimento. Sereblon borbottò fra se e se < E si fa chiamare pirata! Puah, non riesce neanche a reggersi in piedi! >. Barnaba rise e disse ad Akira < Stavi chiedendo di una squama d’oro? Be’ qui a Città Sotterranea trovi di tutto, hai bisogno di una squama di pesce? Di naga? O perfino di nano? Anche se non esiste, qui la troverai! Basta chiedere in giro, prima o poi qualcuno verrà alla tua porta a vendertela. Però se stai cercando grandi avventure, inestimabili tesori, ottimo rum e buona compagnia, sei arrivata nel posto giusto, dovresti unirti a noi; che ne dici Sereblon? Potrebbe piacere al Capitano O’Malley? >.
     
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    Mephisto scoppiò a ridere divertito alle parole di Freya, cercando di trattenersi senza alcun risultato.

    -Oh, mi scusi, mi scusi tanto capitano. Sa, dopo che si viene precipitati giù dal Paradiso e lasciati cadere per giorni, con le carni lacerate a vagare soli in un deserto trovo il mare un posticino tranquillo con degli animaletti divertenti. Una volta avevo anche un Kraken da conpagnia- disse il demone quando ebbe finalmente smesso di ridere. Si alzò tranquillamente dalla sedia, andò al bancone e si versò due boccali di idromele, poi tornò a sedersi davanti alla ragazza, porgendole un boccale.

    -Per lei, visto che a questo giro offre il nostro caro amico Benjamin- si girò per sorridere affabilmente al ragazzo e la sua voce divenne gelida e sinistra per qualche attimo.

    -Soprattutto perché è lui che ha rovinato il mio gioco così ben organizzato-

    Dopo essersi schiarito la gola il demone giocherellò con il boccale, tenendolo in equilibrio su un dito e guardò Freya dritta negli occhi.

    -Bene capitano O'Malley, di solito sono io a sfidare voi umani ma per questa volta voglio fare un'eccezione e ascoltare. In cosa consiste questa prova?
     
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    Alle sue parole, la scimmietta sembrò entusiasta e partì subito a recuperare quello che doveva. Nel frattempo, la poiana lanciò un potente strido e Thyen si voltò sorpreso per cercare di capire a chi si stesse rivolgendo. La risposta arrivò quando il falco gli atterrò sulla sua testa, mettendo a soqquadro sciarpa e pelliccia. Quando tornò dalla sua padrona, Thyen si sedette sullo sgabello con le zampe a penzoloni e cominciò a lisciarsi il pelo spettinato e a riavvolgersi la sciarpa intorno al muso.
    < Oh fa niente. - rispose alla donna con una scrollata di spalle - Ha pur detto che gli sto simpatico... >
    La scimmietta tornò sul bancone e Thyen balzò di nuovo in piedi per osservare il magico liquido che gli avrebbe permesso di esaudire il suo desiderio: il grooooog. Quello che la scimmia esclamò, però, lo lasciò un po' perplesso, cosa significava che il bumboo era meglio del groog? Non gli aveva portato ciò che gli aveva chiesto? La scimmia, purtroppo, non le lasciò abbastanza tempo per ribattere e chiederle se il bumboo avesse gli stessi effetti del grooog, anzi, se ne saltò via fino ad appendersi a testa in giù sul lampadario, lasciando Thyen da solo con quella strana e inquietante sbobba. Si alzò in punta di piedi per recuperare il boccale, lo mescolò con un dito e l'annusò. Quel liquido scuro non lo allettava per nulla, ma come poteva fare un dispiacere a quella simpatica scimmietta? Non solo lo aveva ascoltato, ma gli aveva pure fatto la gentilezza di portargli qualcosa con cui dissetarsi... non era proprio ciò che voleva, ma va beh gli aveva per lo meno confermato che il groooog esistesse. Lanciò un'occhiata verso l'alto, verso la scimmia, e scoprì che ancora lo stava fissando. Tornò con il muso rivolto verso il boccale, lo annusò almeno cinque volte prima di prendere il coraggio e berne un sorso.
    AAAARRRRGGGGGHHHH! Se mai avesse cercato di bere del fuoco e cannella, era sicuro che avrebbe avuto quel sapore. Thyen spinse il boccale al centro del bancone e cominciò a tossire rumorosamente, come a voler espellere ciò che aveva ingurgitato. Riuscì a riprendersi solo dopo qualche istante. Con ancora le lacrime agli occhi, alzò la testa verso la scimmia sul lampadario e alzò il pollice nella sua direzione.
    < E' buonissimo il bumboo, ti ringrazio! > borbottò, tra un colpo di tosse e l'altro.
    Quando finalmente si riprese, Thyen si accorse che altre figure si erano avvicinate: una nana, un uomo-lucertola e un altro umano. Sembravano conoscere uno dei due uomini seduto ed inizialmente Thyen non ci fece troppo caso. Solo quando sentì la parola "pirata", i suoi sensi si risvegliarono all'improvviso. PIRATI, aveva finalmente incontrato dei VERI PIRATI? E non solo, ma questi volevano pure bere del groooog? Che non fossero solo dei pirati ma che potessero pure VOLARE? Per l'eccitazione, Thyen si avvicinò con un balzo sullo sgabello a fianco del suo, finendo così sul grembo della donna vestita di metallo.
    < Scusa, sono molto curioso anch'io... > si scusò con lei, prima di dedicarsi completamente a LORO.
    Assunse la sua posizione più fiera per fare la migliore delle impressioni, alzò un indice nella loro direzione per rendere chiaro al mondo che era a LORO che intendeva rivolgersi e... non aveva idea di cosa dirgli. Per molto tempo i pirati erano stati i suoi eroi, quelle figure mitiche che solcavano i deserti d'acqua per fare razzie nei diversi mondi. Era per seguire le loro orme che si era spinto fuori dal deserto e aveva abbandonato il suo clan. Cosa si supponeva che li dicesse? Come poteva fare un bella impressione a dei mostri simili? Rimase qualche secondo a pensarci, immobile, a zampa tesa. Anche se da quando aveva raggiunto Kengard si era posto un altro obiettivo, che male poteva esserci a tentare di nuovo con il vecchio?
    < Il mio nome è Thyen... no anzi, il mio nome è Atarip Oianiram! Voglio venire anch'io, Arrrh! > esclamò con decisione.
    E questo, purtroppo, non era il bumboo a parlare...
     
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    Il brusio della rissa stava scemando, le orecchie di Akira finalmente potevano godersi un po' di tranquillità. Lo stato in cui versava la locanda era davvero pietoso, una stalla forse era messa molto meglio in confronto. Da una parte compativa la locandiera che, poverina, faceva avanti e indietro per ripulire il macello creato dai clienti.
    Echiko continuava a guardare curiosa la scimmietta, che balzava e saltava alquanto gioiosa per aver visto il nuovo arrivato, il fennec bipede. L'umana lo guardò aggrapparsi al lampadario e atterrare sullo scaffale dove stavano gli alcolici, afferrando un boccale da terra in cui versò della roba a lei sconosciuta, tra cui quelle che sembravano spezie. La bevanda poi venne servita alla piccola creatura. Chissà che sapore aveva, l'odore che percepiva Akira era davvero bizzarro e singolare.
    Nel frattempo il cosidetto Vecchio non stava arrivando per servire le bevande, difatti Barnaba stava per scavalcare il bancone e fare tutto da sé. Venne però colto in flagrante da una nana che gli esclamò contro. La piccola donna si chiamava Rena.
    Akira non si intromise nel discorso che iniziarono i due ma si limitò ad ascoltare e basta. Ad un tratto si voltò a sinistra solo quando sentì il fennec tossire ripetutamente, dopo aver allontanato il boccale che gli aveva servito prima la scimmietta. Echiko, spostatasi ancora una volta sull'elmo della padrona poggiato sul bancone, non gli staccava gli occhi di dosso. Era molto curiosa e anche confusa. Gli sembrava una volpe ma si muoveva come un umano. Le volpi solitamente erano quelle che "rubavano" le prede ai rapaci diurni nella dura lotta alla caccia, per questo la poiana aveva inquadrato l'antropomorfo come una di loro anche se ancora gli sembrava strano.
    Akira si voltò dall'altro lato del bancone quando sentì arrivare altre presenze, ovvero un bizzaro uomo dalle sembianze di lucertola e un umano. Barnaba apertamente presentò la guerriera ai suoi conoscenti e solo allora lei capì che in realtà erano tutti dei pirati. Non che questo le cambiasse qualcosa, ma si ricordò che nelle coste della sua terra natale i pirati erano uno dei problemi che affrontavano i feudi a ridosso del mare.
    "Sto cercando una squama appartenuta a un drago d'oro disceso dai cieli. Così almeno dice la leggenda." disse a Barnaba, dopo averle illustrato a parole che nella Città Sotterranea poteva trovare di tutto.
    "La mia intenzione non è di unirmi alla vostra ciurma ma voi pirati normalmente andate a caccia di tesori. Volevo sfruttare questa cosa per cercare questa reliquia preziosa. In cambio avrete una spadaccina, un'arciera e una falconiera. E il mio onore."
    Improvvisamente Akira si sentì qualcosa sul grembo e abbassando gli occhi vide che si trattava del fennec che le era balzato addosso, attirato dal discorso dei pirati. Echiko emise uno stridio di avvertimento.
    "Buona, non ha fatto niente in fondo." l'ammonì lei. La piccola creatura dopo essersi scusata con l'umana, assunse una posa fiera e puntò il dito indice contro la ciurma, sperando di catturare l'attenzione. Sembrò esitare per qualche momento poi si presentò come Thyen. Anzi, come un certo Atarip e qualcosa, nome che Akira non riuscì a distinguere data la scarsa padronanza del linguaggio di Kengard.

    Atarip Oianiram :asd: Geniale
     
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    Il Capitano O'Malley trovava Mephisto estremamente interessante. Un kraken, aveva detto, questo angelo la sorprendeva sempre di più. Ad un certo punto si alzò e si diresse al bancone. Benjamin si avvicinò e le chiese < Ne siete sicura, Capitano? Lo volete veramente reclutare? Questa missione, se portata a buon fine, potrebbe renderci tutti ricchi, potremo benissimo spartire tutto il tesoro tra di noi, non serve ... >, < Aye, mio caro Benjamin, hai detto bene, se portata a buon fine, ci serve tutto l'aiuto possibile, non solo uomini sacrificabili. Qualcuno che non sia solo carne da macello sarebbe utile >. Il dialogo tra i due si bloccò non appena Mephisto tornò con due bei boccali di idromele. Lo porse alla ragazza che ringraziò con il cenno del capo. L'angelo rivolse delle parole di sfida a Benjamin che sorrise divertito, < Il piacere è mio > disse Benjamin, mentre si inchinava ironicamente.
    < Per poter essere reclutato all'interno della mia ciurma, ogni uomo deve sostenere una sfida. Questa formalità la ideò il nonno di mio padre ed è così da allora, è tradizione testare la forza, l'intelletto e le capacità della persona. Come avrai capito, diventare un membro della ciurma O'Malley è un privilegio dato a pochi. Anche se solo per una missione, entrare a far parte del mio equipaggio e navigare con la Bloody Odin è un onore. Bisogna esserne all'altezza. Con ogni probabilità riuscirai facilmente a passare la prova, ma devo avvertirti che tutto quello a cui sarai sottoposto qui a Città Sotterranea, non potrà mai prepararti ai veri pericoli del mare: alle profondità oscure dell'acqua salata, alla possibilità di dover compiere cose inimmaginabili per salvare la pellaccia. Certo è che il rum aiuta >, sospirò il capitano e mandò giù in un sol sorso l'idromele. < Ogni uomo è diverso e la sfida cambia, la prova è a mia discrezione. Benjamin, racconta un po' cosa tu e i tuoi fratelli avete dovuto affrontare >. < Per mille polene incrostate! Avast, Capitano! >. Benjamin raddrizzò un barile, lo avvicinò al tavolo, e si sedette sopra. Guardò la figura davanti a lui e iniziò il racconto, scrocchiandosi rumorosamente le dita di una mano con l'altra. < Sarà stato due, tre anni fa, io e i miei fratelli eravamo contrabbandieri, ma be', diciamo che non portavamo sempre gli incarichi a compimento, ok, era una truffa, non lo facevamo mai: ci facevamo pagare anticipatamente e scappavamo con i soldi. Una volta non andò a buon fine e finimmo per essere arrestati dalle guardie della città. Fu allora che, in una delle celle incontrammo il Capitano >. Freya alzò gli occhi, sospirò e diede una sonora pacca sulla spalla del ragazzo < Non ti ho detto di raccontare la storia della tua vita, Ben, solo la prova >. < Aye, mi faccio sempre trasportare dai ricordi > rispose il ragazzo, < Siamo riusciti a scappare grazie all'aiuto della ciurma e poi ci siamo uniti ad essa. La Bloody Odin ci portò in una baia nascosta su una piccola isola. La leggenda narrava che ci fosse un gigantesco mostro marino immortale in un tunnel sotto la spiaggia. Io e i miei fratelli ci preparammo per l'immersione e il resto è storia. La carne di quell'enorme crostaceo ci ha sfamati per tutto l'inverno > rise sonoramente < Non potevo più sentire la puzza di aragosta alla griglia, o nella zuppa, o in qualunque altra salsa! >.

    Dall'altro lato della stanza, Spooky finalmente era riuscito a portare due boccali di grog alla guerriera e a Barnaba. La scimmia si arrampicò sull'uomo e si posò sulla sua spalla tranquillamente. Iniziò a toccare i capelli del pirata e a togliere i pidocchi dalla sua cute unta. I membri della ciurma non brillavano, letteralmente, per igiene personale, ma questo non toglieva che fossero degli uomini di grandi capacità guerriere, oltre che con una grande tolleranza alcolica. < Stiamo proprio per partire per una spedizione, dobbiamo recuperare alcuni oggetti, non posso dirvi altro però. Potreste trovare la vostra squama dorata, ragazza > disse Barnaba guardando Sereblon, < Com'è il grog? Di vostro gradimento? E quello strano pappagallo che è con voi? Cos'è? Spooky qui, ama molto fare amicizia con altri animali > riprese dando qualche carezza sulla piccola testolina della scimmia. < Sereblon chiamate il capitano, abbiamo una recluta >. Sereblon si allontanò verso un tavolo non troppo distante dal bancone dove erano seduti l'angelo, Benjamin e il Capitano.
    Stava per rivolgersi alla ragazza quando uno strano animale antropomorfo saltò sul grembo di Akira, presentandosi come Thyen, o forse quello era il suo soprannome visto che il suo nome completo era Ata..e qualcos'altro, aveva un nome troppo lungo e consonantico per ricordarselo. Dopo aver finito di presentarsi e di aver comunicato che anche lui voleva partecipare alla missione, l'animaletto cercò di imitare quello che secondo lui era un verso tipicamente pirata. Barnaba gli rispose con una sonora risata stridula, ripetendo a tratti l'arrrh che aveva emesso Thyen < Mi piace il tuo entusiasmo, amico! > e riprese guardando l'umana e il piccolo animale, < Prima di potervi presentare il nostro Capitano, devo avvertirvi che, anche solo per un'impresa nei mari, diventare un membro della ciurma O'Malley è molto difficile, dovrete misurarvi con una prova, decisa appositamente per voi dal nostro Capitano >. Il lupo mannaro posò il boccale finito e invitò i due a seguirlo dal capitano ad un tavolo non poco distante.

    Sereblon era già lì. Barnaba ordinò a Benjamin di controllare il fratello che era ancora steso per terra al bancone. Poggiò la scimmietta Spooky sulla spalla del Capitano O'Malley e urlò a gran voce indicando Freya < Guerriera Akira, strana volpe antropomorfa di nome Thyen, ecco a voi uno dei più temibili capitani di corvetta, il grande pirata Freya O'Malley! Capitano, questi sono due possibili membri per la prossima spedizione della Bloody Odin>.
    Il Capitano O'Malley si girò verso i presenti e sorrise maliziosamente, finalmente poteva divertirsi testando le capacità di ognuno di loro.

    Edited by Frigg la Selvaggia - 22/4/2018, 19:47
     
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    Il drago nero più bianco di Kengard

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    -Capitano, capitano. Solco i sette mari da quando voi umani avete creato la prima imbarcazione e per qualche centinaio di anni ho infestato e saccheggiato le isole ad ovest di Kengard con la mia vecchia nave. Adesso che ci penso la Shadow's Sovereign dovrebbe essere ancora attraccata in quella baia segreta... accidenti, sto divagando. Perdonate- disse ridacchiando e sbattendo leggermente le ali per poi riporle sotto i vestiti fatti apposta.

    -Passiamo subito al dunque capitano O'Malley. Che prova devo affrontare? Spero non sia nulla di così banale come un crostaceo troppo cresciuto o potrei anche annoiarmi... O'Malley, O'Malley, O'Malley... questo cognome però non mi è affatto nuovo... Ognawr? Odvaur? Nonono... Oddvar O'Malley, ecco chi era. Quel vecchio topo di sentina mi ha rubato le scorte di cioccolato- il demone prese un tavolo dove lasciò il boccale e ci poggiò le braccia sopra, poi appoggiò il mento sopra queste ultime e guardò Freya dritta negli occhi.

    -Non mi tiro mai indietro davanti ad una sfida, proponga capitano-
     
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    Uno stridulo verso al suo fianco, indusse Thyen a tapparsi le orecchie con le zampe per non rimanere assordato. Era il falco, che gli ordinava di non avvicinarsi troppo. Anche se l'uccello aveva uno strano accento (quasi come se parlasse una lingua straniera o qualcosa del genere...), in questa occasione Thyen aveva capito perfettamente il significato dei suoi versi. Non appena finì di attirare l'attenzione dei pirati, si voltò verso la poiana e le fece la linguaccia, dimostrando che l'antipatia nei suoi confronti era ricambiata.
    Con un balzo tornò nel suo sgabello e con un secondo si arrampicò sul piano del bancone, per allontanarsi rapidamente dal pennuto. Si sedette sul bordo, con le zampe a penzoloni nel vuoto e osservò con invidia la scimmia che offriva loro un boccale senza strane polverine. Perché loro potevano bere il grooooog mentre lui si era buscato solo del bumboo? Come se non bastasse, uno strano mal di testa aveva cominciato a farsi sentire, anzi non era doloroso, ma si sentiva infinitamente rallentato, come se i suoi sensi tutt'a un tratto fossero andati a farsi benedire.
    Lasciò perdere con una scrollata di spalle, si lasciò cadere a terra. Mancò lo sgabello e con un forte tonfo si schiantò contro il pavimento. Come se niente fosse e con uno sguardo alla "tutto-sospettosamente-calcolato", Thyen seguì il vecchio umano dal capitano. Anche se la lotta nella sala comune era già terminata, rischiò come all'andata di finire tra le gambe di appena un altro paio di persone durante il tragitto e fu costretto ad evitarle con dei rapidi scatti in avanti. Quando arrivarono, Theyn si ritrovò davanti ad un tavolo con alcune persone. Non sapendo cosa fare o cosa dire o anche solo chi fosse tra loro quella famosa Freya O'Malley, Thyen alzò la sua zampa destra e salutò tutti i presenti. Poi si ricordò che era con dei pirati che aveva a che fare...
    Si ricompose di colpo e puntò i pugni chiusi sui fianchi, in una nuovissima e fierissima posa.
    < AHOY! > salutò quindi.
    Ebbe una piccola incertezza quando venne definito "strana volpe antropomorfa di nome Thyen". Inclinò la testa di lato corrugando la fronte vagamente perplesso e aspettò che il capitano gli dicesse qual era la sua missione.
     
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