Fra galline di fuoco, ironie incomprese e mega-mega-mega apparizioni auree

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Kestrel si guardò un pochino intorno, in mezzo secondo era successo il pandemonio.
    Centauri alterati, sfere di fuoco viola, raggi di luce esplosivi, pisciate sul cranio... il degenero in somma.
    Cercò di rassestarsi, scrocchiandosi il collo e rivolgendo l'attenzione da prima al possente leone, il quale stava specchiando la sua magnificenza in un'umile fontanella, e poi su ciò che gli era finito in testa. No, quella cosa non andava per nulla bene. Voleva anche lui un copricapo come quello! Che orinava persino di sua spontanea volontà!
    Kestrel si accese di nuova energia, e con ritrovata passione si avvicinò a Goldar per dirgli che stava proprio bene con la testa annaffiata. Purtroppo qualcuno pensò bene di interromperlo, una semplice ragazza con una semplice aura fiammante violacea pronta ad esplodere.
    Dannazione, era la stessa su cui la sfera energetica di Goldar si era diretta. Possibile che non si fosse spostata? Il fuoco invece di danneggiarla le aveva creato una specie di scudo attorno? Ma che diamine stava accadendo!

    Dalle sue parole si accorse che era stata colpita a causa sua, dunque si apprestò a scusarsi; Facendolo, ovviamente, a suo modo. E il suo modo non era dei più ediucati e propensi alla delicatezza.
    "Vedi ragazzina focosa, il fatto che io mi sia disteso per evitare quel colpo non implicava che tu non potessi spostarti a tua volta. che sta succedendo un macello te ne sei accorta? Non lo senti? Non lo vedi? Ti conviene concentrarti, perché qui..."
    Vide poi con la coda dell'occhio il centauro, che aveva momentaneamente perso di vista a causa dei fasci luminosi esplosivi, ma lui non sembrava curarsi più di tanto della situazione.
    In effetti anche a Kestrel non importava poi molto, ma la gente strana cominciava ad essere davvero troppa.

    "Ammettilo, questo sarebbe davvero un momento perfetto per..."
    "No! Voglio divertirmi io" rispose prontamente alle parole di Kurama nella sua testa, ringhiando al nulla di fronte a sé.
    "Se poi finirai nei guai immagino che dovrò intervenire però. Quanto hai intenzione di approfittarti di me?"
    "Non ne avrò mai abbastanza"
    "Oooh, ma sentilo, come tu avessi il coltello dalla parte del manico, piccolo cucciolo"
    Esttrasse di nuovo la spada come a voler tagliare la testa a Kurama, ma per farlo probabilmente avrebbe dovuto ammazzarsi e non gli pareva il caso. Almeno non in mezzo alla strada in quel modo.
    "Senti, non è colpa mia se questo gigante dorato vuole..."
    Cercò di completare la frase, rivolgendosi alla ragazza calorifera, ma uno scatto d'ira di Kurama lo costrinse a fermarsi. Si piegò sulle ginocchia quasi a voler avvicinare il viso alle parti basse della ragazza, purtroppo era ben altro ciò che stava accadendo.
    Resistette al meglio che poteva, digrignando i denti e stringendo i pugni fino a sentir dolore alle nocche. Si trovava a pochi centimetri dalle gambe della tipetta incandescente, ma tale visione non gli suscitava nient'altro che imbarazzo.
    A fatica riuscì a rialzarsi dopo alcuni secondi, ansimando pesantemente e recuperando il controllo come nulla fosse accaduto.
    "Chiedo... chiedo scusa, questa volta non è colpa mia. Sai, interferenze interne. Purtroppo quando nella tua testa non sei solo succede questo ed altro"
    Abbozzò un sorrisino, ridacchiando come un ebete laureato in scienze dell'ebetenza nella provincia di ebeozia.
    "Al limite dopo ne parliamo meglio, per il momento puoi aiutarmi a buttare giù quell'affare? non lo sopporto più"
    Gli scagnozzi del bestione, intanto, avevano preso di mira il copricapo e, forti di uno sfoggio notevole d'intelligenza, si avvidero che quello non era un vero e proprio copricapo.
    Erano proprio dotati di un'intelligenza fuori dal comune...... dal comune di Pisa...
    in ogni caso erano davvero molto molto convinti nel loro disperato operato, e tutti insieme attaccarono il copricapo con fierezza.
    (Piccolo appunto per chi non vuole tornare su a leggere):
    Il primo era un grosso scorpione dal corto ed ispido pelo
    marrone, mentre il secondo somigliava ad un procione uscito un po' male col manto grigio e dalle forme sgraziate. Gli altri tre erano un corvo dal piumaggio
    nero, uno dal piumaggio candido ed una cosa che assomigliava ad un Setran in miniatura ingobbito. Quest'ultimo, privo di un qualsiasi armamentario che si potrebbe immaginare addosso a Setran, risultava la versione pelosa e desquamata del figlio illegittimo del possente gladiatore e Liya.

    Tutti uniti per un'unica dirompente causa, mettere le zampe su quel copricapo mistico. Avevano visto cosa era in grado di fare -godesto gingillo-, sicché dovevano adoperarsi per ottenerlo il prima possibile.
    Lo scorpione attaccò di lato, mentre i due corvi si lanciarono dall'alto per colpire il copricapo nero a quattro zampe sul dorso. Non ricordavano già più che Kestrel aveva quasi affettato loro un paio di alucce, a quanto pareva erano temerari e incuranti della forza altrui. Oppure non capivano un caaaz eeehm ehmmm! Dicevo...
    La gang del bosco dei cento acri bersagliò dunque il lupo con ripetuti attacchi fisici, a cui si aggiunse anche il procione mal riuscito con i propri artigli affilati. Solo il Setran in miniatura non sembrò voler attaccare, timore forse? Aveva per caso capito che quel copricapo era troppo forte per lui?
    Kestrel invitò con una mano anche il centauro ad unirsi a loro, dopo avrebbero interloquito in tutta tranquillità; per il momento però c'era un bestione dorato a cui pensare.
    Quest'ultimo si stava poggiando le mani sulla testa, convinto di potervi trovare arcani segreti e nuovi copricapi, piuttosto sicuro che la sua possanza potesse generarne di nuovi ancora più fighi di quello di prima.
    "Perché non ci riesco! Io devo riuscirci! Ne va dell'orgoglio del futuro imperatore di queste terre! Cioè... me! Dove il mio genera-copricapi! Qualcuno me ne fornisca uno all'istante!"
    Kestrel, troppo attratto da quello che il mostruoso leone antropomorfo stava proferendo, non riuscì a concentrarsi.
    "Ho cambiato idea, te lo lascio volentieri" commentò Kurama, ridacchiando per sbeffeggiarmi.
    Non si capiva chi derideva chi in una simile situazione, ma quell'affare andava abbattuto.
    Non accertatosi neanche se il centauro e la ragazzina lo avrebbero aiutato, partì all'attacco brandendo la propria spada con pose da far invidia ai Power Rangers di prima generazione.
    Balzò a destra, a sinistra, in avanti, eseguì una mezza capriola volante al rovescio in caduta libera verso l'alto e menò un paio di fendenti al colosso in armatura dorata.
    "Tu chi sei! Povero stolto, io sono Goldar! Come osi oltraggiarmi!"
    Dimenticandosi di possedere raggi laser demolitori, Goldar prese a smanaccare come un dannato cercando di respingere a pugni il ragazzo, che dal canto suo evitava i colpi con maestria e infilava la spada in qualsiasi giuntura accessibile nel corpo dell'avversario. In vero era dannatamente divertente, quasi quanto far saltare bancarelle su per l'aria.
    "Forza asinello! Ragazzina piromane! Datevi da fare!"
    Spronò i due improvvisati compagni di battaglia ad attaccare, anche solo per la soddisfazione di divertirsi un po' con quel coso.
    Potete autoconcludere i colpi, anche danneggiarlo un po' ma non gravemente già da adesso. Quindi Elenthyr contro gli scagnozzi fieri, e noi tre per ora contro l'ancor più fiero belvozzo dorato. Almeno per questo post
     
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    Il trentunenne scorse con la coda dell’occhio una figura simile a un lupo balzare sul collo del possente leone Goldar, il quale si precipitò dinnanzi alla fontana in cui prima egli si era immerso, specchiandosi.
    • Se l’acqua avesse un’anima, ti sputerebbe negli occhi dal disgusto. Ahahahah! - pensò fra sé, storcendo le labbra in una smorfia.
    • “Oh dio, le mie monete!” Fece portandosi una mano al mento. Infatti, aveva lasciato il gruzzolo d’oro che aveva raccolto con tanta fatica mentre si trovava in acqua. Mai avrebbe permesso che quel coso grande e grosso gli rubasse la sua fortuna, che, ricordiamo, aveva racimolato con tanta fatica e sudore.
    • Ad ogni modo, il magnifico copricapo del re della savana (se se, certo certo), si staccò con uno scatto felino, marcando il suo territorio come avrebbe fatto un qualsiasi galantuomo con una morale ferrea alla Kant.
    Fu un attimo; E’riso si rituffò nella fontana, mentre a terra si stava riscattando il putiferio e radunò in fretta e furia il denaro, lustrando ben bene due o tre monete sporche di melma. Poi uscì fischiettando, come se nulla fosse. Vide il ragazzo dai capelli rossi fargli cenno di avvicinarsi, mentre estraeva la spada per rivolgerla contro il leone dorato.
    Intanto, erano rispuntati il procione mal riuscito, lo scorpione, i due corvi e un’altra creatura che stava messa peggio del procione. Tutti cominciarono a lanciare fendenti a destra e a manca, come se le batoste ricevute prima non fossero loro bastate. Dal canto suo, il centauro li lasciò perdere: non erano avversari per lui, che preferiva i cosi grandi, grossi, tutti muscoli e parlantina.
    “Forza asinello! Ragazzina piromane! Datevi da fare!” Incitò il ragazzo, mentre colpiva con la spada il bestione.
    E’riso partì al galoppo verso l’animale, quando gli fu vicino, si diede una spinta sulle zampe posteriori, quindi si sollevò e ad sulle spalle dell’avversario per fargli lo sgambetto. Infine scivolò molto lentamente sul suo dorso, così che i loro corpi fossero fisicamente in contatto. L’altro lanciò un ruggito di dolore, mentre si dimenava a caso.
    Il centauro ricompi lo stesso procedimento, appoggiando le zampe anteriori appena sopra quelle del leone, in una parte dove sapeva di provocargli una bella ustione di secondo grado.
    Tecnica III: Corpo incandescente: in un combattimento corpo a corpo, E’riso riscalda il proprio corpo per provocare ustioni.

    Ora il potente e possente Goldar non era lucente come prima: infatti, nel dorso presentava segni di bruciature.
    Non contento dell’operato, il centauro, iniziò a girare vorticosamente intorno all’avversario lasciargli qualche altra scottatura sul manto, senza badare ai ruggiti e alle parole al vento di quest’ultimo.

    Edited by Rectina - 1/8/2018, 22:38
     
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    Non appena posò le zampe atterra immediatamente delle abberrazioni mal riuscite per dipiù lo attaccarono.
    Riprese le sue sembianze elfiche ed estrasse le spade gemelle preparandosi all'attacco.
    Quando il primo dei due corvi gli fu addosso puntandogli il becco contro gli occhi, Elenthyr si portò la spada sinistra sopra la spalla opposta, e compiendo un semicerchio col braccio usò il piatto dell'arma per colpire il corvo: questo usato come una palla da baseball, sfrecciò in direzione del suo gemello colpendolo in pieno ed entrambi finirono qualche isolato più in la a riprendersi.
    Non più minacciato dalla parte aerea dell'assalto l'elfo potè concentrarsi sul resto degli obrobri.
    Mentre era impegnato ad occuparsi dei due corvi, lo scorpione ne aveva approffittato per arrivargli alle spalle e cercò di sorprenderlo.
    Sentendo il ticchettio delle zampette dietro di sè, l'elfo compì una giravoltariuscendo ad evitare il pungiglione della bestia, ma non le chele le quali gli provocarono uno squarcio sui pantaloni e facendo fuoriuscire qualche traccia di sangue dal polpaccio.
    "maledetta bestiaccia!" esclamò, e preso dalla furia riprese la forma di lupetto puccio e si scagliò contro lo scorpione; prima che potesse riattaccarlo con il pungiglione Elenthyr lo afferrò tra le fauci ed elettrificando le zanne gliele conficcò nell'addome dove il guscio non lo proteggieva. Dopo che la bestiaccia smise di contorcersi per le convulsioni procurategli dalla scossa, l'elfo lo scagliò contro un muro dove rimase fermo a zampe all'aria.
    E uno dei nemici era fuori uso.
    Il procione era molto coraggioso, od era molto stupido, Elenthyr propendeva per questa alternativa, si scagliò a sua volta contro il guerriero cercando di morderlo o di squarciarlo con gli artiglietti affilati.
    Con uno scatto fulmineo il lupo afferrò il procione tra le zanne e portando la testa all'indietro lo scagliò in aria, poi ripresa la forma bipide indurì il braccio destro ed usandolo come un bastone da combattimento colpì la bestiola al volo; questa decollò e atterrò in cima alla somma testa del ultradivino Goldar.
    Ripresisi dal decollo di pocanzi i due corvi tornarono alla carica e riprovarono a colpire l'elfo, il quale si limitava a scansarsi così che i due si beccavano a vicenda.
     
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  4. Emy Nightfall
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    Per questioni di comodità: Khensit Flauros (quando parlano tra di loro nella testa) e Khensit/Flauros quando parla a voce


    Ascoltando Kestrel, Flauros pensò solo a come e quanto avrebbe voluto saltargli addosso per strozzarlo e bruciarlo contemporaneamente, ma Khensit cercò di calmare la sua controparte ricordandole che non voleva uccidere una persona mentre era circondata da altre decine di persone forti anche più di lei o meglio, loro due.
    - Sappi che come minimo ti staccherò un braccio prima della fine del casino che sta facendo quel coso in armatura. E sì, avrei potuto schivarlo se non fossi stata impegnata a fare altro, ma non passo il tempo a guardare le persone che si picchiano a vicenda -
    - Ma in verità sì... - sussurrò quasi Khensit, nella testa che condividevano da ormai parecchie decine di anni. Flauros, dal canto suo, decise di ignorarla per bene e continuare ad insultare il ragazzo che aveva davanti, fino a quando non notò che questo era finito sulla ginocchia, a pochi centimetri dalle sue gambe, cosa che la portò a zittirsi per qualche secondo, con un sopracciglio inarcato. Khensit era pietrificata, mentre vedeva che stava accadendo a Flauros.
    - Flauros... è questo che viene chiamato stupro? - la fenice dalla fiamma rossa sospirò pesantemente e si diede una manata in fronte - Certo che no, razza di idiota! . Si limitò poi ad ascoltare quel che diceva il ragazzo inginocchiato davanti a lei e fece un sorriso - Non credo sia così che vadano fatte le proposte di fidanzamento disse ridacchiando, per poi chinare la testa di lato. Quanto capiva il fatto della "persona dentro la testa", avrebbe voluto dirglielo ma fece semplicemente spallucce e tornò a guardare il leone sotto steroidi che faceva chissà cosa.
    - Sì, direi che dopo averlo buttato giù avremo molto, molto tempo per parlarne , si rivolse poi a Khensit, dandosi un colpetto sulla testa - Hey, cosa, hai intenzione di darmi una mano? -. La Fenice Blu si limitò a fare un verso di accordo, segno che aveva una mezza voglia di collaborare. Bene allora, Flauros prese la sua forma originale, diventando una stupendosa e fiammeggiante gallina di fuoco viola. Piantò poi gli artigli a terra, facendo spuntare da terra, direttamente ai piedi di Goldar, due enormi artigli di fuoco, che afferrarono con forza la parte inferiore del leone, in modo da impedirgli di reagire più di tanto agli attacchi che Kestrel gli stava infliggendo. Dopodiché, scattò verso Goldar volando, mentre le sue piume andarono a formare una palla infuocata che andò gentilmente a schiantarsi contro il cranio di questo, mentre gli artigli continuavano a tenerlo.
    - Mi chiedi se intendo aiutarti e poi fai tutto da sola? sbottò Khensit, mentre Flauros si allontanava dal loro bersaglio - Non ho detto di aver bisogno del tuo aiuto adesso, magari nemmeno dopo, voglio solo avere la certezza di poter avere una mano... un artiglio dalla mia coinquilina
     
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    "Me la pagherete caraaa!" esclamò con una battuta molto originale il possenge Goldar, il cui corpo si stava riempiendo di sbruciacchiature qua e là. Il colpo della fenice era andato a segno proprio sul muso del leone dorato, che non aveva fatto in tempo a ripararsi perché impegnato ad osservare gli ammalianti movimenti di Kestrel. Il ragazzo stava svergando fendenti come non ci fosse un domani, uno ieri e nemmeno un oggi, e anche il colpo ustionante del centauro era andato a segno, Tuttavia questo si era in parte annullato sull'armatura del bestione, non riuscendo ad oltrepassarne la corazza d'aureo metallo che il mega-onnipossente-Goldar ostentava con convinzione.
    _____________

    "Colpo cocca di freccia! Fendente di Jada! Ultimo vento di Konoha con tanto di passioni demoniache della nutria di fiume!"
    "Ma cosa stai facendo" commentò il volpo di sottofondo, deconcentrandomi.
    Stava sogghignando, lo sentivo sbeffeggiarmi non verbalmente per il superamento dei limiti della mia stupidità. Dovevo abbassarmi al livello del grande leone, era troppo divertente.
    Cominciai a sbraitare a casaccio con la fierezza degna di me, scagliando un fendente dopo l'altro con inumana maestria al corpo del nostro avversario, che dal canto suo non sembrava cedere.
    Dedicai nel frattempo un'oocchiata veloce ad una figura che era comparsa non si sa esattamente da dove, la quale aveva ingaggiato uno scontro uno contro quattro con i sottoposti di Goldar, e stava cambiando forma in continuazione peggio della gomma pane di Aes che sta sul comodino. Cioè la gomma pane sta sul comodino, non Aes ^_^
    Era un lupetto, capace di trasformarsi in un uomo? Un licantropo al contrario? Non riuscì a distinguerlo chiaramente, avevo ben altro a cui pensare, ma mi era parso di averlo visto cambiare forma da lupo a umano a copricapo in un lasso di tempo estremamente breve.
    Per il momento dovevo concentrare le forze sul leone, che per difendersi dalla nostra aggressione multipla con cui lo avevamo danneggiato solo superficialmente afferrò un libro da una tasca dell'armatura. Questo recitava sulla copertina Giornalino porno sulle iene: guida all'uso.
    Perplesso da suddetto tomo d'arcana fattura, mi distrassi quanto bastava perché Goldar con un possente ruggito si liberasse dalla presa degli artigli della ragazzina piromane e mi sferrasse un mega-calcio-distruttivo che mi centrò in pieno.
    "Direi che... questa l'hai sentita mi sbeffeggiò la volpe tutta soddisfatta, godendo del mio dolore.
    Decollai per diversi metri sul selciato, battendo una sverginata su un altro banchino che all'impatto si ribaltò bruscamente. Diversi pomodori mi rotolarono addosso, finendo sparsi anche per le strade circostanti, giungendo quasi fin dove si trovava quel dannato coso in armatura.
    Goldar ridacchiò malignamente, una roba tipo -smuhahahahahaha-, e si chinò a raccogliere la vermiglia sfera dall'aspetto succoso e ambrosioso che si era diretta verso di lui.
    "Uuh, anche gli ortaggi si inchinano ai miei piedi!"
    Non riuscendo a trattenere una risatina mi rialzai, scrutandolo con una punta di ilarità e una di profondo astio. Sarà stato anche un imbecille, ma quando picchiava faceva male.
    Era giunto il momento di fare sul serio, a quanto pareva.
    Goldar fissò la neonata uccellina di fuoco, quella che fino ad un momento prima era la ragazza piromane, e con un ringhio allungò una zampa verso di lei cercando di ghermirla.
    "Io ti strozzo gallina di fuoco! Non ti permettere mai più di deturbare il mio sgargiante sorriso crudele! Non si intonerebbe più con il mio melodioso timbro di voce!"
    Mentre proferiva ciò, caricò dagli occhi due raggi d'energia luminosa, convogliandola per alcuni secondi. Li scagliò verso l'asinello, cercando di sbarazzarsene una volta per tutte dato che aveva osato lasciargli varie strinature sull'armatura e sul pelo. I loro attacchi di fuoco erano stati sicuramente molto fastidiosi, ma lui era il sommo tutto Goldar e non poteva farsi fermare da quegli insignificanti insetti ne da un po' di strinature strinaturali!

    Il procione ninja si era ripreso dal duro colpo, mentre lo scorpione era rimasto stordito a pancia all'aria con le zampette all'in su. Affilando gli artigli, l'animale mal riuscito attaccò di nuovo l'elfo aggredendolo frontalmente, dopo avergli girato attorno un paio di volte. I due corvi eseguirono un attacco combinato, volteggiando sopra la sua testa per poi sferrare un'imbeccata e una doppia non-mega-artigliata in croce, da cui si generarono alcune scheggie di ghiaccio che si diressero in ogni dove. Con le zampe intrise di energia gelida tempestarono il copricapo di artigliate, proprio mentre Kestrel giungeva di corsa nella loro direzione.
    Il ragazzo però scartò di lato e si gettò alle spalle dell'elfo, sfondando con la spada il torace dello scorpione che si era appena rialzato e stava cercando di effettuare un agguato ancor più ninja di quanto lo fosse il procione.
    Purtroppo la bestiolina non fu abbastanza ninja, perché il sottano diretto che Kestrel gli sferrò fu più veloce e lo centrò di cattiveria. Giusto perché questa è una role presentata in chiave cretina, e non vogliamo sangue e morte in giro, lo scorpione semplicemente scomparve in un bagliore di luce in stile avversario a caso di Ken shiro nella serie censurata.
    Mi voltai, facendo ruotare la spada fra le mani con sguardo acceso di fieritudine.
    "Serve una mano o una zampa, copricapo salterino? Si dal caso che le abbia entrambe"
    Lanciai un'occhiata fugace all'elfo, aggrottando la fronte e preparandomi a scacciare i corvacci e i restanti avversari. Dopo avremmo potuto finire con Goldar.
    E'riso e Kensit sfracassino Goldar, io e Elenthyr a svirgolate con gli altri


    Edited by Aesingr - 21/8/2018, 22:46
     
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    E’riso stava osservando piuttosto intensamente il possente leone mentre scagliava un tomo dal titolo censurabile contro il ragazzo dai capelli rossi. Era talmente concentrato in quello che stava facendo, da non accorgersi che un raggio di energia luminosa lo stava per sbalzare via. Di fatto venne scaraventato sopra a una bancarella dove si vendevano calzature.
    Il centauro fece proprio un bel capitombolo: infatti atterrò sul grande tavolo di legno, buttando giù una miriade di sandali e ciabatte, ma soprattutto, costringendo alla fuga le numerose signore e signorine lì presenti, le quali corsero, senza avvedersene, verso la gigantesca creatura.
    In pochi secondi, il dorato si ritrovò addosso diverse iene a due zampe urlanti e scarmigliate. Cercò di scrollarsele di dosso, ma esse erano incastrate l’una con l’altra a mo’ di muraglia cinese.
    “Sì, ma io avevo in mente altri piani!” esclamò il riccioluto afferrando una scala di ferro utilizzata dai venditori per scendere giù la merce.
    “Vabbè. Devo combattere per una causa nobile e superiore. Le vittime innocenti verranno commemorate come veterani di guerra.” aggiunse, mentre impugnava la nuova arma di distruzione di massa e la portava dinnanzi a sé.
    “Batteria scaricaaaa!” (Ehm… XD)
    -Prum!-
    E’riso prese la rincorsa, quindi, quando fu a meno di un metro di distanza dal leone, si sollevò leggermente per infliggere un colpo di scala sulla capoccia del nemico. Peccato solo che una di quelle maledette, dannatissime iene si era avvinghiata alla sua groppa, ricacciandolo giù prima che il colpo potesse andare a segno.
    Risultato? Il pezzo di ferro si schiantò sull’armatura del bestione, producendo un baccano infernale e, forse, qualche altra ammaccatura.
    Dal canto suo, il centauro cominciò ad imprecare in una lingua sconosciuta, gesticolando in maniera ossessivo-compulsiva. Avrebbe tanto voluto riempire di botte quella…
    Inutile dire che era completamente fuori di sé; al punto tale che, per calmarsi, iniziò a trangugiare una fetta di anguria trovata lì per caso. Non sapeva come mai gli fosse capitata a tiro proprio in quel momento, ma statene pur certi che lo fece tornare giulivo e sorridente.
    Finito di mangiare, estrasse una moneta e l’appoggiò sulla bancarella di frutta e verdura più vicina, giusto per dimostrare a qualcuno la sua riconoscenza, poiché lui era un bravo ragazzo. (e nessuno lo vuole più!)
    Dopo di che si recò dalla fenice, la quale, come lui, stava lottando contro il supremo re della foresta. Le si accostò, non del tutto sicuro di ricevere la sua attenzione e le disse: “Ciao ragazza-fenice, fenice-ragazza, Raganice, Fegazza… come preferisci eh.”
    Proprio un bell’esordio, vero?
    “Ascolta: io sono fuoco, tu sei fuoco, entrambi dobbiamo massacrare quel coso… Che ne dici di unire le nostre forze?”

    Aes, si vede il codice del colore rosso quando Kurama dice a Kestrel: “Direi che… questa l’hai sentita.”
     
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    Stava iniziando a stancarsi; schivare gli attacchi provenienti da 4 avversari contemporaneamente si stava rivelando più estenuante del previsto.
    "ecco ci mancavano pure i ghiaccelli dopo gli uccellosi" mormorò l'elfo quando i due corvi si produssero in un attacco di schegge di ghiaccio.
    All'improvviso con la coda dell'occhio vide una figura sfrecciargli alle spalle che colpiva lo scorpione, che a quanto pareva stava per attaccarlo alle spalle.
    Ebbe giusto il tempo di voltare leggermente il capo in direzione del nuovo arrivarlo per ringraziarlo, prima di tornare a concentrarsi sul combattimento:
    "vedi tu come vuoi divertirti.... in questo momento ogni aiuto mi fa piacere...." poi indicandogli i due volateli "potresti occuparti di quelli mentre io penso ai due obrobri quadrupedi?".
    Senza aspettare risposta fece uno scatto all'indietro per concentrarsi.
    Ad un tratto il corpo di Elenthyr iniziò a mutare: le ossa della testa si allungarono, la schiena si inarcò, gli arti si trasformarono in possenti zampe muniti di artigli e il corpo intero si ricoprì di peli.
    Il pucciosissimo lupetto si sedette su i quarti posteriori in attesa che i suoi avversari facessero la prima mossa.
    movi ikke ti pare Aes.....
     
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  8. Emy Nightfall
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    Flauros si guardò intorno, c'era davvero già troppa gente attorno a lei. Alcuni di loro avevano contribuito al tentativo di cuocere in pentola (in armatura?) il Titano Leone, ma a quanto pare questo sembrava in distruttibile. Fece uno strano verso ancora più infastidita quando, in qualche modo, Goldar si era liberato dai suoi artigli infuocati. Era mai possibile che la gente dovesse passare la propria vita ad essere OP? Sgrullò le ali, per poi guardare l'avversario comune che si erano fatti tutti loro. All'improvviso, la fenice sgranò gli occhi, non per spavento, ma più che altro per disgusto. - Dimmi che non sta tentando di toccarmi pensò Flauros, rivolta alla sua controparte - Credo stia tentando di toccarti fu l'unica cosa che ebbe il coraggio di rispondere Khensit, mentre il loro corpo, come in un'azione comune, aveva emesso qualche fiamma viola, per poi dare una belle pizzicata a Goldar, che aveva ingenuamente tentato di afferrarle. - Nessuno ha più rispetto per le galline infuocate in questi tempi- fu stranamente il pensiero comune delle fenici.
    L'uccello infuocato si alzò poi di qualche metro da terra, cominciando ad attaccare a suon di fiammate il Leone (ovviamente scritto con la maiuscola). Si voltò poi verso qualcuno le stava parlando: un centauro?
    - Vuole collaborare? - Flauros non era mai stata amante della collaborazione, ma in quella situazione non poteva permettersi di fare diversamente. Si limitò a tenere lo sguardo sul mezzo cavallo, e a fare un verso che nella sua testa suonava come qualcosa che doveva segnare approvazione, ma all'esterno suonava più che altro come il rumoroso e fastidioso fischio di un'aquila. Sperò soltanto che quello avesse capito, perché in quel momento le due personalità della fenice si stavano dividendo per sferrare un attacco che speravano servisse. Se quel leone era tanto OP con l'armatura, perché non tentare di toglierla, romperla o scioglierla?
    - Mi raccomando cosetta blu, mira al petto - in un secondo una fiammata avvolse la fenice viola, che sembrò dividersi in due, mostrando due galline di fuoco, più piccole rispetto a quella precedente: una di colore rosso, e una di colore blu. Entrambe fecero una sorta di cenno, annuendo al centauro, per poi scagliarsi verso il cielo, volando a spirale. Una volta che furono abbastanza in alto, si diedero entrambe una forte spinta sulle ali, cadendo ancora a spirale e circondando i loro corpi di fuoco puro (come se non ne generassero ancora di più di loro). Una volta arrivate poco più in alto di Goldar, entrambe le fenici formarono una palla di fuoco, si divisero dalla spirale e colpirono con tutta la loro forza il Leone al petto, con l'intento almeno di sciogliere parte dell'armatura. Si allontanarono poi velocemente e tornarono a formare una sola entità, nuovamente umana e armata di spada infuocata.
    - L'avrà capito che era un sì? -


    Decidi tu se hanno fatto qualcosa all'armatura o meno xD
     
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    Kestrel, tutto fiero e convinto, accolse l'invito di Elenthyr davvero di buon grado. Anche troppo di buon grado, dato che appena un corvo lo prese di mira lui reagì con un grido e un mega-pugno che Ken shiro spostati proprio.
    In quell'esatto momento, qualcuno corse nella loro direzione. Qualcuno di fenomenale, qualcuno dotato di rifulgida fierezza intrinseca di default. E non è la creatura di cui sto per parlare nel prossimo rigo.

    Anche il Setran in miniatura, fatto rigorosamente male quasi quanto i riassuntazzi di Barbascura, giunse a dar manforte ai compagni bestiolini. Lo scorpione era stato sconfitto, inizialmente da Elenthyr e poi colpodigraziato da Kestrel, ora al lupetto però rimanevano il procione, che seppur ferito era ancora nel pieno delle forze, e il bellissimo mezzodrago rimpicciolito che strideva come una cornacchia in calore arrotata da un rullo compressore-trasporta-sushi.
    Questo, a differenza degli altri, sembrava avere un tasso di senzienza(?) molto elevato, talmente elevato che cominciò a sparare balle di fuoco(con la B) completamente a ruota contro Elenthyr.
    La raffica venne seguita da due serpenti di fuoco decisamente incandescenti, per culminare poi con un'esplosione OP tipo bomba incendiaria che se avesse colpito il bersaglio avrebbe fatto male assai, anche se piuttosto lenta.
    Il fiero Setran, convinto di possedere un'arma leggendaria fra le zampe, si lanciò contro il lupelfo a mani nude menando fendenti ninja con Shadormor che, in realtà, non possedeva. Si perché soltanto il vero Setran può essere dotato della leggendaria spada cosmica della radianza ultima assoluta e definitiva che sverga gli universi, i multi versi e i reiteramultiversi.
    Si espose quindi agli artigli dell'avversario, rimanendo sbigottito dalla consapevolezza che, in effetti, non aveva nessun arma con sé e rimanendo imbambolato ad osservare le proprie zampe nere/rosse squamose.

    "Questi ghiacciorvi sono davvero fastidiosi"
    "Corvacci non era più incisivo?"
    "Mh, un po' banale" risposi alla volpe, mentre evitavo alcune piume ghiacciate molto molto invisibili e molto molto affilate.
    "Se tu facessi uscire me, non ci sarebbe bisogno di vederle quelle schegge per respingerle"
    "Perché io sono umano, debole, fragile e soprattutto porto le mutande... lo so, lo so"
    Deviai alcune schegge velocissime con la spada, cercando soprattutto di ripararmi la faccia perché una di queste non mi prendesse un occhio o la fronte. All'impatto con l'arma le piume lama si spezzavano bruscamente, ma ogni volta andavano sempre più vicine a colpirmi.
    Uno dei due cercò di distrarmi con un'ennesima raffica, mentre l'altro si lanciò ad artigli sguainati e mi raggiunse a gran velocità. L'attacco combinato non fu niente male, mi presi infatti un paio di schegge sul gomito sinistro usato per proteggermi mentre respingevo l'altro dannato volatile.
    Le ignorai e di cattiveria scattai per afferrarlo prima che si allontanasse, cominciando a sbatterlo per terra ripetutamente, usandolo tipo accetta per spaccare la legna, con l'unica differenza che sarebbe stata l'accetta a spaccarsi questa volta.
    Prima che la scena diventasse troppo cruenta, il ghiaccello-ghiacciorvo si dissolse fra le mie mani in una nuvoletta luminosa come il compagno scorpione, e finalmente due delle evocazioni del possente Goldar erano andate.
    Era rimasto l'altro, ma lo ammazzerò nel prossimo post perché ora devo andare ad Itios a scazzottare altra gente con Makon *faccina sorridente* :)

    Goldar rise malvagiamente, scrutando i loro avversari con astio.
    La scala di E'riso l'aveva centrato in pieno, causando un rombo assordante come quello che farebbe... una qualunque scala di metallo su una qualunque armatura dorata indossata da un qualunque leone antropomorfo, stordendolo momentaneamente. Ma anche da rintronato continuava a sghignazzare, perché un cattivo che si rispetti deve sghignazzare maleficamente.
    Non si accorse dell'attacco combinato in arrivo, fra l'altro fighissimo, delle due fenici che lo centrarono in pieno pettorale destro (quello dell'armatura ovviamente) e in pieno addominale (sempre quello dell'armatura ovviamente).
    L'esplosione, essendo egli OP, lo lasciò illeso... penserete voi.
    "Muhahahaha nessuna gallina di fuoco potrà mai sconfiggermi! Perché io sono... cosa succede? Nooo la mia armatura! La mia sfolgorante armaturaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!"
    Il leone iniziò a sbraitare a caso, notando che la sua armatura era stata sfondata di prepotenza, e che la restante era tutta ammaccata e sbruciacchiata. Il colpo di Flauros l'aveva sfondata di netto, e gli altri vari colpi precedenti piano piano l'avevano logorata abbastanza da permettere all'ennesimo impatto di fracassarla.
    "Come avete osato, la mia armaturaaaaaaaaaa! Era così... dorata! E sbrilluccicante! Come avete potuto deturpare la mia magnificenza!!!!!"
    Tutto imbestialito, Goldar fece un passo in avanti pronto a colpire la fenice che era tornata alla sua forma originale.
    Cercando di piegarsi in avanti, a causa dello sbilanciamento dovuto alla variazione del peso che la mancanza di parte dell'armatura aveva provocato, Goldar cadde per terra con un tonfo secco. Altri pezzi dell'armatura si frantumarono, e della sua splendenza rimase ben poco.
    Al che giunse lei, la figura poderosa di cui stavo interloquendo all'inizio.
    Capelli corvini, occhi acquamarina, spada in pugno: eccola lì, era costei.
    Ksefira si mosse a passo austero sopra Goldar, scavalcandolo senza troppe remore, raggiungendo la fenice e il centauro.
    "Nessuno vi ha insegnato le buone maniere? Non si butta per terra il cibo... è maleducazione" asserì, indicando i pomodori e i vari frutti volati ovunque.
    "Non c'è ancora stata una role in cui non è volato almeno qualcosa da un banchino, ortaggio o frutto che fosse" fece poi, rompendo la quarta parete rivolta agli spettatori con fare convinto.
    "Al sentire le vostre emozioni sembra proprio che vi stiate divertendo, dico bene? Che dite, posso aggiungermi alla festa anche se penso stia per finire?"
     
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    La fenice lo guardò, quindi emise uno strano verso che lui interpretò come un sì, anche perché essa non aveva fatto una faccia schifata nel vederlo, perciò l’alleanza poteva dirsi approvata.
    Un attimo dopo la creatura di colore viola si sdoppiò in due galline di fuoco, o almeno, ad E’riso pareva che stesse accadendo quello, poi…
    I due volatili gli fecero un cenno, al quale rispose strizzando gli occhi, dopo di che si levarono in alto per poi scagliarsi ferocemente sul leone d’oro con l’intento di distruggere la sua inespugnabile armatura e, in effetti, ci riuscirono. Essa, infatti, era stata sfondata in maniera netta ed ora più che mai si potevano scorgere le ammaccature provocate dagli attacchi precedenti.
    “Niente male come attacco, wow!” Commentò il giovane, mentre si gustava una mela verde; sì, perché lui sta sempre a mangiare. XD
    Intanto, Goldar aveva preso a sbraitare a caso come un ventenne a cui hanno graffiato quasi impercettibilmente la prima macchina di valore.
    Il possente re della non savana era davvero incavolato, talmente incavolato che avrebbe voluto riversare la sua ira sulla fenice che era ritornata la graziosa (se se) ragazza di prima. Purtroppo per lui, inciampò e cadde a terra come un sacco di patate.
    Dal canto suo, il riccioluto ritenne che quello fosse il momento giusto per dare il colpo di grazia al loro avversario, dunque si rivolse nuovamente alla ragazza, ma ebbe appena il tempo di proferir parola, che dinnanzi a lui si mostrò in tutta la sua alterigia un’altra giovinetta dai capelli corvini e gli occhi color acquamarina. La fissò incuriosito mentre si muoveva beatamente sopra il nemico a mo’ di pupazzetto a forma di broccolo della Lidl. In mano teneva una spada che, a detta del centauro, le conferiva un’aria alquanto sacrale.
    “Nessuno vi ha insegnato le buone maniere? Non si butta per terra il cibo… è maleducazione.” Asserì indicando i pomodori e gli altri ortaggi caduti.
    E’riso era sinceramente dispiaciuto, mortificato, gli stava venendo il magone, avrebbe tanto voluto fare come la sua creatrice quando si sente in colpa… ma lui non è lei, per fortuna. :)
    “Sì sì, ci stiamo divertendo un mondo, vero… ehm…” rispose alla nuova arrivata che aveva in qualche modo che lì stava avvenendo una baraonda colossale: “Io e questa mirabile signorina ci stavamo esercitando al tiro a segno con il leone che hai appena scavalcato. Unisciti pure! Avevamo intenzione di fare un attacco combinato per dargli il colpo di grazia, ma non sarebbe divertente, perciò propongo di buttarlo nella fontana, oppure farlo rotolare così che perda tutta la sua armatura.”
    Detto ciò, egli si mosse con passo rapido verso Goldar, sorprendendolo da dietro. Con delle zampate scagliò via i pezzi della protezione che trovò davanti, poi gli afferrò le zampe posteriori e procedette in retromarcia, cercando di essere il più veloce possibile e, nel frattempo, mantenere la presa salda.
    “Forza signorine! Questo leone ha proprio bisogno di un bel bagno in acqua fredda!” Esclamò, poco prima di iniziare ad emettere un suono vagamente differente a quello di un furgoncino che sta facendo retromarcia. Tuttavia, siccome qui non ci sono furgoni e auto elettriche, diremo che il suono era più o meno questo: “Beep, Beep, beep.”
     
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    Mentre il suo nuovo compagno di battaglia ingaggiava un combattimento serrato con i due corvi di ghiaccio, Elenthyr si trovò a dover schivare i colpi infuocati del mezzo-drago, il quale convinto di riuscire a sconfiggere facilmente il suo avversario, lo attaccò.... con una spada immaginaria.
    L'elfo decise che era giunto il momento di scrivere la parola fine su quella situazione; all'improvviso le palle di fuoco, e tutti gli altri attacchi, iniziarono a sembrare più lenti agli occhi di Elenthyr; il lupo evitò in tutta tranquillità ogni minaccia portatagli dal mezzo-drago e dal procione, poi muovendosi con estrema rapidità gli andò alle spalle e sferrò un'artigliata circondandola di un'aurea azzurrognola.
    Il mezzo-drago dando prova di grande resistenza e reattività, si volse per contrattaccare, ma una delle zampe anteriori della fiera lo bloccò, mentre l'altra penetrava selvaggiamente nel suo addome trasformandolo in brandelli che si disciolsero nell'etere.
    Era rimasto solamente il procione, il quale dopo aver visto la fine fatta dal suo compagno decise che non era il caso di vendicarlo, ma bensì di salvarsi la pellaccia e si diede alla fuga.
    Peccato per lui che Elenthyr al momento scoppiasse di adrenalina ed energia, e in meno di 5 passi lo raggiunse alle spalle.
    Il malcapitato si volse per opporre resistenza..... l'ultima cosa che vide furono le fauci del lupo che gli si chiudevano sulla testa staccandogliela di netto.
    Elenthyr tornò su i suoi passi per vedere come se la stava cavando il suo compagno: pareva riuscire a tener testa senza grosse difficoltà i suoi nemici, anzi proprio in quel momento sotto i suoi occhi svergò in terra uno dei due corvi dissolvendolo.
    Guardando in direzione del principale nemico, il leone antropomorfo, l'elfo vide che era giunta una figura a lui molto nota....
    Ksefiera era finalmente giunta!!!!!
    Il lupetto tutto festoso trotterellò fino alla ragazza, e alzandosi sui quarti posteriori le diede una leccatina sul viso, poi si riaccucciò e si mise a scodinzolare tutto gioioso con la linguetta che sbucava al lato della bocca.
     
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  12. Emy Nightfall
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    Flauros fece un'espressione soddisfatta quando vide l'armatura dell'inutile leone ridotta parecchio male dopo il loro attacco. - Visto? Ce l'abbiamo fatta! - disse in modo fiero Khensit, che se avesse avuto il controllo del corpo della fenice in quel momento avrebbe iniziato a saltellare da un piede all'altro, ammirando i pezzi luccicosi che si staccavano dal corpo del felinozilla. Flauros ignorò bellamente le parole della sua coinquilina, facendo mezzo passo indietro con disgusto quando vide Goldar avvicinarsi a lei per colpirla. La smorfia peggiorò quando questo cadde davanti a lei, ma ancora di più quando vide quella... tipa scavalcare il corpo mezzo morto del leone Sailor Moon.
    - Mi sta rubando la scena - sussurrò con freddezza Flauros, quasi come volesse che l'altra la sentisse, cosa che alla fenice non interessava di fare verso di lei, non aveva intenzione di ascoltare nemmeno una delle parole che aveva da dire. All'improvviso, in realtà senza un motivo preciso, Khensit fece una domanda sia a sé stessa che a Flauros, stranamente per nulla scontata. Si chiedeva appunto se Goldar fosse morto o solo svenuto o ubriaco(?). La fenice con crisi di personalità multipla doveva rinsanare il suo onore, e l'avrebbe fatto in quel preciso momento!
    - Questo è per quello che ci hai fatto nell'altra role! - urlò la fenice, che per qualche secondo sembrò avere la voce doppia. In quel preciso momento la spada che brandiva brillò di fuoco acceso e con violenza inaudita si schiantò sul cranio Goldar, una volta, due volte, tre volte, quattro volte, probabilmente Flauros avrebbe continuato all'infinito, ma dopo una ventina di colpi con tutta la potenza di entrambe le fenici messe insieme, si sentì già stanca e lasciò cadere la spada in mezzo a ciò che rimaneva della testa di Mufasa.
    Prese fiato molto lentamente, godendosi la visione del cervello (effettivamente minuscolo) del leone sparsa un po' ovunque, compreso sui vestiti della fenice. Ma guarda tu che schifo, i suoi fantastici vestiti imbrattati di sangue dalla scarsa intelligenza. Si guardò poi intorno, cercando con lo sguardo quel ragazzo stupido che aveva incontrato poco prima. Come aveva detto di chiamarsi? Kestel? Krestel? Krespelle? Kestrel! Vide che più o meno come lei non si era risparmiato, anzi aveva ucciso a colpi contro il terreno quel corvo di ghiaccio. Doveva ammettere che forse, da quel punto di vista, non era male. Pulì poi la spada sugli stessi vestiti per cui si era lamentata mentalmente pochi minuti prima, peggiorandone lo stato. Passò tranquillamente accanto a Ksefira, dandole una spallata tanto per, successivamente si sedette in un punto a caso, in modo da osservare i baldi giovani e meno giovani che si stavano occupando delle poche creature di Goldar rimaste.
     
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    Tra morte, sangue e sganassoni, Aes non aveva letto il post di Emy. E stava per dirle di rispondere alla role :yea:

    In ogni caso, tutto sembrava volgere al termine. Non sono chiare le dinamiche, ma Goldar in qualche modo venne ridotto in pezzi e finalmente tacque.
    Il centauro lo stava trascinando per i piedi, la fenice lo aveva praticamente decapitato e dopo quel che le era accaduto a causa del leone nell'altra role si meritava di essere lei ad ucciderlo, e Ksefira avanzava a passo convinto verso Elenthyr. Fu lui però a raggiungerla, a leccarla come un cagnolino fuffoso e a scodinsolare, e lei gli prese il musino fra le mani per poi cominciare a coccolarlo sulla testolina pelosa.
    "Come va lupetto? Sono curiosa di sapere se avresti coraggio di leccarmi la faccia anche nell'altra forma"
    Sorrise, con uno sguardo fin troppo sensuale. "Io e te dobbiamo ancora... danzare, se ben ricordo. Credi me ne sia dimenticata?"
    Gli dedicò una grattatina dietro l'orecchio e un buffetto puccio sul collo, poi si rivolse agli altri.
    "Ma bravi! Che è tutto questo casino?" chiese, rivolta a nessuno in particolare. Osservò il corpo esanime del leone dorato, compiaciuta di come fosse morto male con le cervella sbudellate ovunque.
    La gente si era diradata, né guardie né altri individui si erano azzardati ad immischiarsi tra Goldar e la vendetta di Kensit/Emy.

    Kestrel intanto stava inseguendo come un imbecille il corvaccio superstite, saltellando da una parte all'altra per acchiapparlo e farci l'arrosto, ma questo si alzava sempre un attimo prima di essere colpito. Solo quando l'uccello gli voltò le spalle per volare via, Kestrel scagliò la propria spada dritta nel suo bel sederino e lo dissolse in un colpo solo. L'arma atterrò in testa ad un individuo che passava di lì per caso, come al solito, una di quelle persone che in questo GdR ha fatto la storia nell'arco di un post.
    "Credo... tu abbia sbagliato bersaglio" enunciò solenne, rivelando il proprio volto. Eccolo, era di nuovo lui: il grande Roronoa Zoro, spadaccino leggendario e vincitore, insieme a Mael, Sicfrid e Mephisto, della grande gara dei carri alati.
    Senza troppe cerimonie prese la spada di Kestrel e si allontanò, perché la spada di Kestrel era figa. Quando il ragazzo se ne accorse gli partì dietro di corsa, e successe un bordello.
    "Ehi! Ridammela!"
    Si sentì un rumore di botte, qualcosa che volava, un vetro infranto, due persone che urlavano, il nome di una tecnica di sei minuti, un bestemmione, un altro bestemmione e un "Oiboh", tutto in rapida sequenza. Dopo di che Kestrel tornò indietro con una spalla lussata e un livido su una guancia, ma con la spada di nuovo al suo posto.
    "Bene, si va a prendere una birra gente?"

    Con un sorrisetto innocente si avvicinò alla potentissima fenice fiammeggiosa, con un segno dell'OK fieramente stampato in pugno.
    "Bel lavoro, non sei niente male"
     
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    La ragazza-fenice, colta da chissà quale raptus, prese a sfracellare la testa di Goldar, riducendola in tanti minuscoli fasci, non di neuroni.
    Il leone sembrava essere ufficialmente morto ed E’riso aveva fame, ma non di angurie o pomodori, bensì di carne fresca.
    “Ma bravi! Che è tutto questo casino?” Chiese la nuova arrivata in tono tutt’altro che severo, mentre dedicava le sue attenzioni al lupetto che aveva pisciato sull’armatura del re Goldar.
    “Bene, si va a prendere una birra gente?” Domandò poi il ragazzo dai capelli rossi che aveva sconfitto definitivamente corvi, procione malriuscito e compagnia bella.
    Al centauro venne dunque un’idea: finì di trascinare ciò che rimaneva del corpo del nemico fino alla fontana, quindi si lavò le mani, raccolse una cassetta di legno trovata lì per caso e l’appoggiò sul bordo della struttura.
    Fatto questo lavoro preliminare, si chinò sul leone e senza tante cerimonie estrasse gli organi e le ossa ancora intatti. Uno di questi era il fegato, quello che, secondo lui, era il pezzo forte; dopo di che tirò fuori l’intestino che era bello lungo e cicciottello, infine si appropriò delle coste, se mai qualcuno gradiva qualcosa di più duro e meno carnoso.
    Adagiò con cura le diverse parti che aveva estratto nella cassetta per poi sprigionare con la propria criniera delle fiammelle; quanto bastava perché il legno prendesse fuoco.
    Probabilmente per un comune mortale quella poteva essere un’azione pericolosa, ma lui c’era abituato e comunque, nella peggiore delle ipotesi, si trovava nei pressi di una sorgente d’acqua.
    La sua intuizione andò a buon fine e nel giro di pochi minuti si sentì un gradevole profumino.
    Quando realizzò che la carne era cotta ben bene, spense il fuoco, assorbendo l’energia delle fiammelle con le proprie mani. (Lavoisier dote.)
    “Signorine, amico e chi altro c’è, vi va della carne arrosto di leone insieme alla birra che andremo a prendere?” Disse, porgendo loro la cassetta fumante.
    Sotto sotto si aspettava che la fenice lo prendesse per pazzo o rimanesse schifata a quella vista, ma non gliene sarebbe importato granché.

    E’riso utiliza la tecnica IV: Criniera ardente: abilità che gli consente di scagliare rapide fiammelle di fuoco con la propria criniera a poca distanza dal bersaglio.
    E’riso si serve anche della tecnica V per spegnere il fuoco: essa gli permette di assorbire l’energia di un qualsiasi fuoco.
     
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    Quando Ksefira gli fece le coccole sulla testa, Elenthyr cominciò a scodinzolare tutto contento, amava le coccole sulla testa. Ad un tratto un ottimo profumino di arrosto si levò nell'aria, voltando il muso il lupetto vide che il centauro stava arrostendo le tartaglie del leone morto: fegato, interiora e costolette (si chiamano costolette quelle degli animali, io non ho mai chiesto una rosticciana di coste al macellaio :P), arrostivano allegramente su un piccolo falò.
    Al piccolo trotto Elenthyr si avvicinò e allungando la lingua ingollò un paio di costolette di leone; poi si leccò i baffi e ritornò dalla guerriera.
    Il lupetto si portò difronte alla ragazza e alzatosi sulle zampe posteriori si portò quasi alla sua altezza: quando la trasformazione ebbe termine i due si trovavano quasi naso a naso, e occhi negli occhi.
    "speravo che non ti fossi dimenticata del nostro ballo." disse, poi gli si avvicinò ancora di più e...
    estraendo una delle due lame gemelle, lo spadaccino la invitò a danzare con lui, in fondo per entrambi probabilmente un buon duello valeva più di qualsiasi effusione romantica o di quel genere;
    cosa c'è di meglio che scambiarsi fendenti letali e stoccate mortali per capire chi hai d'innanzi?
     
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38 replies since 25/5/2018, 23:13   632 views
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