Luce e ombra

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    sono affari miei!

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    Aidal camminava con passo adagio in mezzo alla nebbia. La coda dondolava ritmicamente ad ogni suo passo, i quali calpestavano il suolo nerastro segnato da un pattern di crepe simili a numerose radici.
    La dragonessa aveva fatto in fretta a togliersi di testa il drago rosso che l'aveva accompagnata fin lì. Era troppo vivace e solare per i suoi gusti, troppo opposto a lei. Il suo carattere radioso non le andava a genio. Eppure qualcosa di lui l'aveva colpita. Era infatti stato il primo ad appocciarsi alla dragonessa senza alcun pregiudizio o timore. Il primo ad offrirsi per aiutarla a trovare una possibile dimora fissa, il primo a guardarla dritto negli occhi non temendo il suo cospetto.
    Tutte quelle cose le facevano piacere e non, per certi versi.
    "Dannazione, non voglio averti più intorno" pensò Aidal, riferendosi a Brendan.
    Fortunatamente i suoi pensieri si dissiparono quando percepì uno spostamento d'aria che accarezzò la sua vistosa cresta rossa. La nebbia sopra di lei si dissolse appena e ciò le fu abbastanza per notare un essere che si allontanava in volo, precisamente un drago. Quel dettaglio che poteva essere apparentemente insignificante, le fece storcere assai il naso. Naso che usò per fiutare l'aria per capire chi nei dintorni ci fosse, oltre a lei. L'opacità della nebbia dopotutto non le permetteva di vedere in modo ampio.
    Purtroppo dovette fronteggiare una triste verità: non era la sola in quel luogo all'apparenza morto. In realtà esso pullulava di presenze e Aidal lo aveva capito sentendo i numerosi odori che si insinuarono fastidiosamente dentro le sue narici.
    Le sfuggì un ringhio stizzito, tenuto stretto tra le zanne acuminate. Si era fidata delle parole di Brendan, il quale le aveva detto che Klenrung si trattava di un luogo desolato adatto alle sue esigenze. E invece non era così: per i gusti della dragonessa, quella terra era decisamente troppo trafficata. Cosa doveva fare per ottenere una tana appartata e silenziosa senza troppi esseri viventi senzienti intorno?
    "Brendan, se mi hai mentito sappi che non la passerai liscia".
    Poteva essere che il drago del fuoco non si fosse aggiornato sulla situazione della città fantasma ma ciò non cambiava che lei lo volesse incontrare per dirgli quattro parole.
    Aidal presa da un'improvvisa collera calciò un innocente sassolino di fronte a lei, facendolo sbattere contro il tronco secco di un albero caduto. Il sasso a sua volta lì vi rimbalzò, mirando dritto allo sconosciuto che si stava avvicinando alla creatura delle tenebre: un drago di colore scuro. Man mano che egli avanzava, la nebbia mostrava i lentamente i suoi dettagli: squame nere e viola con visibili placche ossee biancastre.
    Accortasi dell'incombente presenza, lei alzò direttamente gli occhi di ghiaccio puntandoli contro i suoi violacei, senza alcuna paura. Ascoltò ciò che lo sconosciuto ebbe da dire, piuttosto innervosita.
    "Sai, chi si fa gli affari propri avrà davanti a sé una vita lunga priva di problemi" tuonò. La sua voce si era fatta rauca, quindi più bassa rispetto al suo tono normale.

    E' un po' nervosa ma capitela, un drago senza la sua tana è un drago spaesato u.u


    Edited by H a w k e ; - 4/11/2018, 01:15
     
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    Il drago nero più bianco di Kengard

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    La nuova arrivata iniziava già male, non solo Asmodeus aveva evitato di staccarle il muso a morsi, ma ora stava anche rispondendo male nonostante la sua cordiale cordialità. Fortunatamente il drago si sentiva abbastanza di buon umore quel giorno e decise di riprovare un ultima volta con le buone maniere.

    -In una situazione normale sarei più che d'accordo, peccato che accampato qua fuori si trova un esercito bello grosso che aspetta solo di essere spazzato via e vorrei sapere se tu sei con loro, con noi o non ti importa un accidente di tutta questa storia e non starai in mezzo ai piedi mentre mangiamo qualche umano e facciamo a brandelli quei folli-

    Mentre parlava con Aidal non aveva potuto fare a meno di notare che, dopo il commento della ragazza sul tappeto volante, i piagnucolii di quel ghoul insulso ed inutile erano cessati e, sorpresone, non gli importava minimamente della fine che aveva fatto il suo servo, una giusta punizione per non essere stato in grado di aver fatto il suo lavoro e, riportando l'attenzione sulla dragonessa, la scrutò attentamente. Era diversa da lui, molto diversa, ma in lei sentiva il profumo di casa, della sua specie. Un profumo che avrebbe preferito lasciare alle spalle

    -Tu devi appartenere alla mia specie- sibilò assottigliando lo sguardo -Ma non vieni dal luogo in cui anche io provengo, no... interessante- Interessante, sì, Asmodeus avrebbe sicuramente approfondito la questione dopo aver distrutto il nemico.


    Nella capanna dei capi, intanto, Yovnoc non aveva minimamente dato ascolto alle parole di Roxium e così Lotrich riprese la parola.

    -Vi prego di perdonare Yovnoc, è il nostro miglior guerriero ma non è molto... socievole. Io invece sono Lotrich, rappresentate degli uomini e degli elfi, mentre il piccoletto...-

    -Il piccoletto è capace di strapparti anche l'altra mano e ficcartela su per...- iniziò Gruryn per poi essere subito interrotto dal precedentemente interrotto Lotrich.

    -Lui è Gruryn, rappresentante di tutte le altre creature... e poi c'è Yovnoc rappresentante di... se stesso credo... comunque, se ciò che ha detto il drago è vero ci servirà veramente tutto l'aiuto possibile-
     
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    La strega si stava ancora gustando il piacere della vendetta, sebbene avesse ucciso un semplice essere insignificante. Nel frattempo, il signor drago dagli occhi violacei e la nuova arrivata stavano scambiando alcune battute. Parilin non prestò molta attenzione alla loro conversazione; si limitava a scrutare di sottecchi la dragonessa dalle squame nere, che le ricordava un'immagine che aveva visto in un vecchio libro sgualcito: si trattava di una dragonessa adulta particolarmente ossuta e con una pancia enorme, che appariva come una creatura perennemente stizzita e facilmente irascibile. Ma a parte questo, non le cambiava niente.
    Si levò di nuovo in volo, lo sguardo rivolto in direzione degli accappamenti eretti dall'altra parte della città. Si schermò gli occhi con una mano con l'intento di vedere qualcosa che non fossero i soliti fuochi e le solite lanterne. L'unica informazione che ricavò dalla sua breve indagine, fu che c'erano svariate tende, ma una soltanto spiccava fra le altre per via della sua grandezza e vistosità. Doveva essere il luogo in cui alloggiavano i fannulloni dei comandanti, quelli che trascorrevano le loro giornate tra interminabili bicchieri di vino e ordini biascicati a caso, magari con un sigaro di ottima fattura tra i denti.
    Infine distolse lo sguardo; aveva veduto abbastanza. Si concentrò, invece, sulle altre zone del posto.
    Per la prima volta in assoluto da quando era giunta fin lì, si era messa ad esaminare in maniera accurata il territorio. La mano che prima era posata sulla fronte, adesso era impegnata a grattare il dorso della compagna.
    -Pietre. Pietre. Pietre. Acqua. Pietre. Acqua. Acqua. Ho capito, questa città è di un'ingenuità disarmante. Qualora fossi costretta a non dover volare, non posso perdermi.- pensò.
    "Signore." Principiò, rivolta ad Asmodeus: "Non vorrei apparire inopportuna o incontenibile, tuttavia è mia convinzione che forse dovremmo far evolvere questa situazione di stallo." disse in tono calmo e affabile: "Che cosa suggerisce di fare: accogliere gli avventurieri all'interno della città, oppure sorprenderli prima che si spingano tanto in là rispetto al punto in cui sono in quest'istante??"
    Lasciò che il suo quesito risuonasse nell'aria, senza aggiungere subito altro per non impastare le parole fra di loro e creare una certa tensione piacevole: "Da parte mia." proseguì, sempre con la medesima impostazione: "Non procura alcun risentimento aspettare o agire nell'immediato; solo, non approvo restarmene con le braccia conserte, d'altronde credo si sia potuto notare." concluse, riferendosi all'assassinio del Ghoul.
     
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    Roxium non rimase stupito quando Yovnoc non gli rispose alla sua domanda e stava per ripetergliela, quando per sua fortuna intervenne Lotrich , il tizio con la lama al posto della mano che spieghò un po' chi fossero loro tre e chi rappresentavano e rise di gusto al commento sarcastico del nano. Dopo le loro parole, affermò con franchezza: "Credo che purtroppo le parole di quel drago siano vere al 100% e visto gli scarsi risultati nel colpirlo, credo che sarebbe il caso di elaborare al più presto una strategia vincente". Notò le facce irritate dei tre, come per dire ma che vuole questo pivellino? Ma continuò imperterrito: "Cosa faremmo se ne sbucasse fuori un altro?" All'istante pensò che forse aveva un pelino esagerato con le proprie parole, ma era determinato a scoprire i piani dei comandanti, entrare nelle fila dei soldati e sfoderare la sua lama fino allo stremo delle sue forze e portare più quanti nemici con lui all'inferno.
     
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    Come detto da Hawke, potete proseguire... quindi se siete fermi è colpa di Maoeru xD


    Edited by Tirannosaurorex - 16/12/2018, 13:46
     
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    Il drago nero più bianco di Kengard

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    Un istante solo bastò per fermare quella situazione di stallo, e non parlo solo della mia resurrezione improvvisa. Yovnoc all'improvviso sfoderò la spada e si gettò all'uscita della tenda come un forsennato, urlando frasi molto sconvenienti che avevano a che fare con mamme e sorelle dei suoi nemici. La carica del generale solitario venne poi emulata dai suoi uomini e, dopo ancora, da ogni altro avventuriero che si gettò follemente verso la città senza l'ombra di un piano.

    -Per gli Antichi! Cosa diamine è appena successo? Gruryn, presto! Yovnoc l'ha fatto ancora- sbuffò il generale uscendo anch'egli dalla tenda ed inseguendo il drappello di uomini, seguito subito dopo dal nano che, più che correre, saltellava per via della statura e della pancia.

    -Se non ti muovi non otterrai nessun bottino elfo- urlò poi a Roxium mentre si allontanava.



    Attirato improvvisamente da un esserino volante non meglio identificato, Asmodeus si voltò verso l'accampamento degli avventurieri e osservò la marea di uomini che correva a perdifiato verso la città. Era ora, ci avevano messo più del previsto ma finalmente si erano decisi ad attaccare.

    -Finalmente la cena si avvicina amici miei!- ruggì il drago alle tenebre che nascondevano i suoi schiav... serv... carne da macell... SUDDITI, i suoi sudditi.

    -Lasciateli venire, aspettateli nell'oscurità, negli angoli delle case e poi colpite. Siate veloci e letali amici miei, bagnatevi nel loro sangue e nutritevi della loro carne se volete. Fate vedere agli stolti che osano invadere il nostro dominio cos'è la vera paura- In quel momento sembrò che l'intera Klenrung esplodesse di ruggiti, urla e versi gutturali di esultanza, mentre le creature si riversavano nelle strade della città. Le più piccole e subdole si nascosero nelle case, le più grandi sbarravano il passaggio nelle strade e nei vicoli, mentre le creature volanti riferivano tutto al loro signore, come tanti, piccoli occhi e orecchie.

    -Se volete restare dopo che avremo massacrato gli invasori siete le benvenute, sempre che non vogliate nuocere alla pace di queste terre- o riassunto: se vuoi mettermi i bastoni tra le ruote ti scarnifico senza troppi riguardi.

    Intanto l'esercito di avventurieri era giunto in città e lì le prime creature avevano iniziato a tendere agguati ai primi arrivati. Ghoul che si scagliavano dalle finestre, troll e orchi che agitavano le loro armi rudimentali e facevano volar via nemici da ogni parte, esseri grotteschi che azzannavo i malcapitati a portata, era un vero inferno e gli avventurieri erano bloccati all'ingresso della città per via delle piccole strade che creavano un collo di bottiglia che gli impediva di attaccare in massa e toglieva loro il vantaggio della superiorità numerica.

    E rieccoci qui, dopo anni e anni sono risorgiuto gente. Yay
     
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    Finalmente la fiumana di uomini accampata fuori dalle mura della città si era decisa a varcare la soglia. Bene, lei e i draghi non aspettavano altro.
    “Con immenso piacere, messere. La informo però che io non mi nutro di carne umana; mi disgusta.” Asserì in tono affabile, seguitando a ridere cinicamente. Quindi si levò in volo e si dileguò nella notte per intraprendere la battaglia. Poi, però, si ricordò dell’ultima frase proferita dal signore di Klenrung, ossia l’invito al suo palazzo una volta terminati i combattimenti. Era ormai lontana da lui per dirgli che accettava di buon grado la sua ospitalità, perciò estrasse dalla borsa un gessetto infuocato e tracciò nell’aria un breve messaggio d’assenso, che, sospinto dal vento, sarebbe giunto al destinatario.
    Tenne l’arnese in mano; le sarebbe stato utilissimo per spaventare l’esercito.
    Si trovava a circa dieci metri di quota, quanto bastava per osservare in tutta calma i primi scontri che stavano avvenendo a ridosso delle mura tra i Ghoul e gli altri sottoposti del drago oscuro e i soldati.
    Scese a quasi tre metri di quota, poi tracciò una gigantesca “O” di fuoco, che il vento spinse in direzione di alcuni uomini, i quali provarono a scansarsi, tuttavia, nel farlo, urtarono bruscamente dei loro compagni a cavallo che fecero di tutto pur di rimanere in sella ai loro ronzini. Questi ultimi, però, spaventati dal cerchio di fuoco, sollevarono le zampe anteriori e presero a nitrire forte.
    Di seguito, qualcuno urlò per via del bruciore inferto dal cerchio, che in quel breve attimo di caos aveva sortito il suo effetto e si era disciolto in tante scintille al contatto con le armature dei soldati.
    -Beh, non è granché, ma almeno ho generato un po’ di scompiglio. Certo è che alla fine non è che facciano chissàcosa questi gessi… non bruciano niente alla fine; servono giusto per mandare messaggi e far paura.- constatò la donna: -Va bè, ormai lo spaccio tutto già che ci sono.-
    Così dicendo, si riportò in alto dov’era prima, mentre le sue mani candide giocherellavano con il piccolo strumento.
    -Ok, basta gesso per un attimo.-
    Salì ancora più su, dopo di che si diresse proprio verso le mura. La porta d’ingresso era sormontata da un grande arco in pietra, ai cui lati ergevano imponenti blocchi impilati l’uno sopra l’altro. Si accostò accanto all’arco, con il tappeto disteso su uno dei blocchi. Era a debita distanza dal suolo e dai soldati, sebbene non poteva dirsi completamente al riparo da frecce o dal lancio di oggetti appuntiti. Per tale motivo doveva sbrigarsi, se voleva ottenere qualche risultato.
    Estrasse dal girocollo il filo di pizzo, lo inspessì con i polpastrelli, infine cominciò a sparare punte. Non a raffica, ma piuttosto colpendo qua e là in modo tale da avere un po’ di tempo per vedere gli effetti dell’attacco.
    Colpì una zampa di un cavallo, il quale non tardò a manifestare la sua reazione.
    Scoccò una seconda punta, che però non beccò niente. Una terza, che fece la stessa fine della precedente.
    Al quarto tentativo sfondò il vetro di una lanterna sorretta da un soldato semplice. Essa cadde per terra e subito divampò un piccolo incendio che creò ancora una volta un fugace attimo di scompiglio fra le file.
    La strega si rinnalzò in aria; era diventato troppo pericoloso restare lì, l’avrebbero scoperta molto presto se non fosse fuggita.
    -Mi sa che mi è già passata la voglia di uccidere. In pratica sto solo giocando come una bambina dispettosa.- convenne fra sé. Intanto, si ritagliò un angolo di cielo per osservare come se la stavano cavando le altre creature e prendere così spunto da loro per i futuri attacchi.
    Parilin usa la IV tecnica: punte di pizzo.
     
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    quando vide il grande generale Yovnoc partire alla carica verso la città, inizialmente Roxium ebbe un attimo di furia interna verso di lui, ma poi si rilassò e iniziò a sorridere tra sé perché anche lui a volte si comportava nel suo stesso modo, ovvero agire di impulso senza uno stralcio di strategia. Stava quasi per rispondere a tono a quel nano, ma non fece in tempo che si volatilizzò nel nulla e a quel punto scattò fuori dalla tenda e si unì all'esercito che si stava dirigendo verso la lugubre città fantasma. Dopo una corsa frenetica, l'elfo, insieme a tutto il resto dell'esercito riuscì ad arrivare all'ingresso della città e nel giro di pochi secondi dovette constatare che forse il loro grande numero non sarebbe stato efficace in quelle strette viuzze.
    "Bene, credo che la cosa migliore da fare sia ritrovare quel maledetto nano e unire le forze, visto che potrebbe essere un punto cardine per la nostra vittoria", pensò fra sé e sé e pensato ciò iniziò la lunga ed estenuante ricerca, ma fu interrotta dalla vista delle fiamme scaturite dalla caduta di una lanterna di un suo alleato. Non spaventato da esse, continuò a zigzagare tra le fila dei suoi alleati, ma si fermò di botto quando si ritrovò davanti a un mostro terrificante che gli sbarrò la strada.
    Di primo istinto pensò di evocare le fiamme, ma poi pensò che non fosse una buona idea e allora sfoderò la sua spada e con uno scatto fulmineo cercò di ferirlo mortalmente, ma l'essere si rivelò più veloce del previsto e a sua volta cercò di ferirlo a un braccio. Capito che non poteva prendere il mostro sottogamba, l'elfo aumentò a sua volta la velocità e questa volta riuscì a ferirlo con un colpo secco alla testa decapitandolo. "Credo che la faccenda è molto più faticosa del previsto" pensò Roxium fra sé e sé e con questo pensiero ricominciò la sua ricerca del nano.
     
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    La battaglia era finalmente iniziata e tutto stava andando secondo i piani del dragone. L'esercito di avventurieri era entrato nella città fantasma a rotta di collo, aveva ingaggiato battaglia con le creature che si nascondevano nelle ombre e, piano piano, stavano riuscendo a farsi breccia tra di esse, nonostante i disordini causati da Parilin. Un'ala dell'esercito, un manipolo di una ventina di uomini guidata da Yovnoc, intanto, si era fatto strada fino all'altro confine della città, schivando mostri e attacchi, intenti ad abbattere il capo di quelle belve. Le falle del piano di Yovnoc, però, erano principalmente due: primo, i suoi uomini erano per lo più ragazzi e novellini che erano arrivati fin lì nemmeno si sa come seguendo un idiota; secondo, il loro capo era un completo idiota. Arrivato all'esterno della città, il manipolo si fermò, gelato dall'orrore del drago d'avorio che li scrutava con i suoi occhi viola che lasciavano trasparire solo una fredda e minacciosa sensazione di morte imminente. Ritrovato il poco coraggio e la tanta idiozia che lo contraddistinguevano, Yovnoc caricò urlando a pieni polmoni il suo grido di battaglia.

    -Per il grande Radlog- e, calata la spada, questa rimbalzò contro la placca della zampa anteriore di Asmodeus senza lasciare nemmeno un graffio.

    -Voi avete attaccato... ora deduco sia giunto il mio momento- con un colpo di coda abbastanza annoiato ma comunque preciso, il drago disintegrò le scatole craniche dei poveri illusi che avevano osato avvicinarsi a lui. Dopo aver perso solo un istante per osservare il lavoro appena compiuto, il nostro fantastico Asmodeus di quartiere si alzò sulle zampe posteriori e si appoggiò con quelle anteriori su una casa, in modo che il suo corpo, prima coperto dagli edifici fosse ora visibile per tutto il campo di battaglia mentre lanciava un ruggito che fece tremare i cuori dei più deboli. L'istante successivo aprì le ali e si lanciò in volo, verso la luna, mentre il campo di battaglia sembrava essersi paralizzato alla vista di quel bestione volante che si era frapposto tra loro e la luna. Il drago si permise una risata nella sua testa, mentre attivava la sua abilità aura di terrore e, agli occhi dei guerrieri, si trasformava in un indescrivibile ammasso immondo, che la mente poteva a malapena concepire, un ammasso mostruoso, miscuglio delle paure più recondite di ogni essere in quel campo di battaglia che instillava nel cuore delle vittime una paura quasi primordiale. Alcuni uomini, i più deboli, caddero in ginocchio e si misero a piangere assumendo una posizione fetale e implorando la mamma, gli esseri oscuri, invece, ammiravano e adoravano il loro Signore con timore.

    Come sempre, spero di non aver esagerato e di non essere caduto nella Goldaraggine
     
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    Dopo che ebbe sconfitto il suo primo nemico, l'elfo si mise a correre a rotta di collo per trovare non tanto il capo supremo dell'esercito, che giudicò essere un idiota per essersi buttato verso l'esercito nemico senza una strategia degna di quel nome, ma il famigerato nano... impresa non facile visto la sua statura. Durante la sua corsa notò che i suoi compagni d'arme non erano poi tutti questi grandi combattenti, ma non poteva fare di tutta l'erba un fascio. Mosso da uno spirito di cameratismo, ogni tanto l'elfo si mise a scoccare qualche freccia qua e la per dare man forte ai suoi alleati, ma non si fermò ad aiutarli, visto che era molto sicuro che i suoi colpi fossero andati a segno e che gli altri avrebbero abbattuto gli avversari. Dopo una ventina di minuti buoni, riuscì ad individuare il nano dal braccio corto che abbatteva nemici a destra e a manca come un forsennato e a quel punto Roxium tirando fendenti, riuscì ad avvicinarsi ed evitando un colpo del nano malefico gli disse: "Finalmente ti ho trovato.... ma che fine ha fatto il generale? Non possiamo continuare così senza una strategia!!!" Pensò tra sé e sé che forse aveva esagerato a parlare a quel modo a uno dei comandanti, ma non ne poteva più di azioni sconsiderate e per calmarsi si mise a scrutare il cielo e.... quasi non ci poteva e voleva credere... vide un enorme drago stagliarsi verso il cielo e vide quest ultimo trasformarsi in un ammasso di oscurità che gli trasmise una paura quasi ancestrale e a quel punto avendo un leggero capogiro si appoggiò d'istinto al nano e mentalmente iniziò a dirsi "Non devo avere paura" come un mantra che forse lo avrebbe salvato dalla follia.
     
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    La strega osservò il signore oscuro di Klenrung mentre sbeffeggiava avidamente gli avversari per poi volare dritto verso la Luna, lasciando al suo posto una densa coltre nera, mostruosa, capace di suscitare le paure più grandi negli animi deboli.
    Parilin non potè far altro che contemplare il tutto con piglio indagatore.
    -Niente male però.- convenne dentro di sé, prima di levarsi nuovamente in volo e dirigersi ancora una volta all’insegna delle mura dove i seguaci del drago stavano sterminando i combattenti rammolliti che avevano commesso il madornale errore di attaccare i nemici senza una strategia. Niente di più stupido.
    Storse il naso disgustata: lei era una persona pragmatica, non aveva la concezione del “parto a caso e come va, va.” Era un ragionamento inconcepibile.
    Scese leggermente di quota per distinguere meglio le sagome degli eroi mancati; molto probabilmente aveva a sua disposizione pochi secondi per poter guardare indisturbata, dopo di che sarebbe dovuta volare di nuovo su, o sarebbe stata scoperta.
    intravide la figura di un tizio vestito di nero che correva con in mano una spada.
    -Guardalo come corre e mena fendenti allo stesso tempo; ah!- pensò sorridendo divertita. Il sorriso divenne un ghigno quando vide la reazione dell’elfo, sì, perché vista la fisionomia, doveva trattarsi di un elfo, di fronte alla massa nera generata da Asmodeus.
    “Mhh.” Disse, facendo schioccare la lingua e socchiudendo le palpebre.
    Attraversò le mura della città, quindi dirottò il tappeto verso un punto più isolato del campo militare, in cui non erano presenti tende e fuochi. Atterrò dolcemente sul terreno, curandosi di far poco rumore, quindi prese il tappeto fra le mani e lo ripiegò in fretta per poi metterselo sotto un braccio.
    Cominciò ad avanzare con passo incerto, come se non avesse la più pallida idea di cosa stesse accadendo in quel posto. Sapeva che chiunque l’avesse vista, l’avrebbe fermata domandandole spiegazioni, ma soprattutto, etichettandola come strega, sebbene fosse sprovvista di cappello, scopa e, cosa più importante, non apparisse come una vecchia signora mingherlina.
    Ad ogni modo, nell’eventualità che qualcuno la bloccasse, avrebbe fatto leva sulle sue capacità diplomatiche e si sarebbe inventata la storia della pecora nera delle streghe, colei che desidera ardentemente far del bene. Per tale motivo, si sforzò di sfoggiare lo sguardo più innocente che possedeva, che equivaleva a quello di una fanciulla scappata dalla prigionia con indosso abiti presi a caso per camuffarsi.
    Finalmente, dopo diversi passi, arrivò nel punto dove voleva arrivare, ovvero laddove si trovava l’elfo che aveva avvistato poco prima. Lo vide appoggiato alla spalla di un pezzo grosso basso e con un braccio mozzato.
    -Grande eroe lui!- commentò fra sé trattenendo una risatina: -Di sicuro il braccio non l’ha perso dando la vita.-
    Si avvicinò loro con fare timido, stringendosi nelle spalle in modo da mascherare sia la sua statura, sia per dare l’impressione di non c’erntrare assolutamente niente con la battaglia in corso. Inoltre, giusto per entrare veramente nella parte, rivolse lo sguardo verso il cielo ancora ingombro a causa della nebbia oscura. Finse di avere paura e a stento trattenne un gemito di dolore, mentre si portava una mano alla bocca per soffocare un grido di puro terrore.
     
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    Nel mezzo di quegli attimi di calma creata dall'abilità di Asmodeus successero due cose degne di nota. La prima era che, a quanto pareva, l'esercito del drago aveva iniziato a battere in ritirata, aiutato dal diversivo del loro unico signore e padrone, divinità assoluta di Klenrung , il cui titolo ora compete con quello di Daenerys e Goldar; in secondo luogo Lotrich, ora raggiunto da Parilin, stava mormorando delle rasi sconnesse, sembrava quasi una canzone, e i suoi occhi, anche se fissi in cielo, sembravano guardare un luogo più lontano, oltre il cielo, oltre le stelle, in quelli che dovevano essere i bui abissi tra i mondi. Lasciando da parte la filosofia (sarebbe bello si trattasse solo di ciò) il generale ruotò improvvisamente la testa di centottanta gradi, guardando la strega negli occhi, la bocca spalancata in un grido muto e del materiale liquido e nerastro che gli scendeva come lacrime dagli occhi. Il nano accanto a Roxium, dal canto suo, si girò all'indietro, piegando la schiena in modo così innaturale che dei sonori crack si potevano udire dalla colonna vertebrale che andava a spezzarsi, la bocca sempre spalancata in quell'orripilante grido senza voce e le sue braccia grassocce si allungarono verso l'elfo, con le dita che si muovevano in maniera spasmodica, come piccoli vermi animati separati dal resto del corpo in un sonoro crepitare di ossa incrinate e rotte. Il drago, che all'improvviso aveva avvertito una strana e familiare sensazione, guardo verso il basso e, notando i due luogotenenti scoppiò in una sonora risata che riecheggiò nella notte, mentre la sua illusione cadeva.

    -Stupidi, poveri insetti. Sempre a giocare con forze che non possono controllare. Pensavate di avere un asso nella manica ma nemmeno questo sarà abbastanza per distruggermi. Anzi, prima di uccidervi mi divertirò a guardarvi mentre massacrate i vostri stessi compagni, perchè questa è la sorte di chi prova ad usare senza precauzioni il potere degli angeli-

    Detto questo il drago calò di quota, andando ad appoggiarsi sopra al tetto di quella che un tempo doveva essere una chiesa, con la coda che penzolava al lato dell'edificio e si muoveva lentamente avanti ed indietro, pronto a godersi uno spettacolo sublime ai suoi occhi.

    Scusate il ritardo di un mese e passa ma una sessione di esami è una sessione di esami. Riprendiamo il turno io, Rectina, Roxium e andiamo avanti. GRAZIE PER NON AVERMI LINCIATO :3
     
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    Cucciolo

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    In un primo momento i capi dell’esercito sembrarono non accorgersi della sua presenza: uno teneva lo sguardo fisso al cielo, blaterando frasi senza senso; un altro, quando finalmente si accorse della sua presenza, girò la testa in una maniera innaturale e subito la strega udì un crepitio di ossa che si sgretolavano come quelle di uno scheletro colpito da una pietra gigante; il terzo, infine, non fece niente all’inizio.
    “Buonasera.” Disse in tono sommesso, rivolta a nessuno in particolare e senza conferire un determinato tono al saluto: “Ho notato le vostre tende lungo il percorso e ho pensato che magari foste una tribù che risiede nei pressi delle mura di questa città.”
    Un silenzio imbarazzante s’insinuò nell’aria, mentre il pezzo grosso con lo sguardo rivolto verso il cielo si decise a degnarla di uno sguardo: una sostanza nera stava fuoriuscendo dai suoi occhi, mentre la bocca era spalancata.
    Dopo di che Asmodeus proferì parola con l’intento di intimidire ancor di più i tre uomini. Parilin non gli prestò ascolto; voleva divertirsi un po’ a modo suo.
    “Con chi ho il piacere di parlare?” Chiese, esibendo un sorriso a trentadue denti, ben visibile alla luce dei vari fuochi e delle lanterne sparsi per tutta l’area del campo: “Il mio nome è Gratia.” Aggiunse, portando leggermente e molto lentamente il braccio destro in avanti per stringere la mano al primo individuo che avrebbe accolto il suo gesto.
    Inutile dire che aveva un mente un piano per unire l’utile al dilettevole, come spesso amava fare, sebbene possedesse un temperamento diretto e si servisse di mezzi spicci ed efficaci allo stesso tempo.
    Preferì rimanere in quella posizione, senza proferire altre parole di sua iniziativa. Sentiva a pochi metri da lei gli ordini degli ufficiali e le urla dei soldati.
    Strinse le labbra per contenere il più possibile la risata che le stava nascendo in petto.
     
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    Uovo

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    Dopo le parole del possente drago, Roxium ne fu un po' scosso, ma i suoi istinti di guerriero ebbero il sopravvento e si scansò immediatamente dal nano che non era più in lui. Stava decidendo in fretta se tentarlo di farlo rinsavire quando sentì una voce di una donna che si presentava e che sfoggiava un sorriso reso molto visibile dal fuoco della battaglia. Di primo impatto, pensò che fosse strano che una ragazza fosse apparsa dal nulla e quindi pensò che forse non si doveva fidare al 100%, ma visto che poteva anche essere un membro della sua stessa fazione, pensò di presentarsi comunque e vedere come sarebbe finita. "Io sono Roxium e le tende che hai visto fuori dalla città sono le nostre, ma non siamo una tribù, ma un esercito di mercenari riuniti per sconfiggere l'esercito malvagio". Successivamente squadrò la ragazza e vide che non aveva riportato nemmeno un graffio e che non aveva nemmeno una goccia di sudore e quindi l'elfo aggiunse: "Scusami la mia franchezza, ma ho notato che non hai riportato danni e non hai l'aria di aver combattuto... devo supporre che hai doti nascoste o che te ne sei rimasta nascosta da qualche parte e che non hai preso parte ai combattimenti?" Dopo detto ciò la fissò intensamente negli occhi aspettando una sua risposta.
     
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    Il drago nero più bianco di Kengard

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    Inferno, la porta accanto a Lucifero

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    Mentre i due nuovi sposini si erano decisi a chiacchierare e drcidere la destinazione della luna di miele, i due generali dell'esercito degli avventurieri stavano assumendo posizioni sempre più strane e contorte, finché ad un certo punto la loro carne si aprì, all'altezza del collo, e ne fuoriuscì una sostanza nera che avviluppò i due uomini, come una massa tumescente che partiva dalla base del petto e si alzava in maniera irreale. Dove prima si trovava la testa ora c'era una bocca affilata, circondata da tentacoli neri uncinati. I due ex avventurieri si gettarono sui loro compagni, iniziando ad afferrarli e sbranarli, man mano che si riprendevano dall'ilusione del drago, crescendo sempre di più ad ogni essere consumato.

    -Ragazza, elfo, fatemi divertire un po', vediamo quanto resistete contro gli aborti di questi stolti che hanno provato a rubare il potere del paradiso-

    Come se quelle parole avessero risvegliato i due cosi brutti, essi si lanciarano contro il drago che, con un pigro movimento della coda, li scaraventò ai piedi di Parilin e Roxium, senza però provocar loro alcun danno, insomma, erano due bestie tumefatte tentacolari alte tre metri e molto, molto incazzate e affamate. In più, come se i due non fossero già abbastanza nella merda, i due esseri mostruosi sputarono in cerchio quella sostanza nera di cui erano fatti, creando un perimetro circolare, circondando Parilin, Roxium e loro, come in un'arena e dal quale uscirono altri tentacoli neri e melmosi, lunghi una mezza dozzina di metri l'uno, che si muovevano come fruste nella pallida luce che filtrava dalla nebbia.
     
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73 replies since 3/9/2018, 12:23   2449 views
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