Luce e ombra

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    Parilin stava per rispondere alla domanda dell’elfo vestito di nero, che sembrava essere un tipo sveglio e questo significava necessariamente due cose: doveva scegliere con cura le parole con cui gli avrebbe risposto; in secondo luogo, poteva fargli comodo approfittare della conoscenza di quel tizio.
    Ad ogni modo, ella era sul punto di rispondergli, quando dinnanzi ai suoi occhi si consumò una scena di disgustosa violenza. Disgustosa per via dello sbranamento e sbrandellamento della carne dei due pezzi grossi che erano in compagnia del guerriero con la spada.
    La voce del drago riecheggiò nell’aria e la strega non potè fare a meno di esibire un sorrisetto ironico: -Non ha capito che voglio annientare l’esercito del nemico dall’interno. Inoltre, sta intralciando poco poco il mio divertimento, poco poco.-
    Sbuffò sonoramente: -Siete tutti uguali! pensò facendo una smorfia. Dopo di che, con un rapido gesto della mano destra aprì la borsa, estrasse il tappeto, lo srotolò con un brusco gesto del braccio e vi montò sopra. Quindi gettò un’occhiata all’elfo: lui gli serviva, perciò avrebbe anche potuto farlo salire sul tappeto volante. Certo, Asmodeus, del tutto ignaro della sua strategia, non avrebbe compreso e avrebbe continuato ad attaccarli per puro divertimento.
    -Oh Asmodèus!- (da leggere rigorosamente con l’accento sulla E alla genovese. XD) brontolò dentro di sé seccata. Quindi fissò nuovamente il guerriero vestito di nero, indicandogli il suo mezzo di spostamento.
    -Deciditi: o su, o ucciso all’istante da quello schifo?-
    Non c’era tempo da perdere, doveva/dovevano essere velocissima/i, o i tentacoli avrebbero avviluppato qualsiasi cosa e allora sarebbe stato parecchio difficile salvarsi.
     
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    In un globo oscuro scomparve, in mezzo all'oscurità riapparve.
    La nera sostanza che stava invadendo il campo di battaglia non era nient'altro che squisito nutrimento per le sue fauci, dolce dimora per la sua energia. Le creature tentacolari si agitarono più di quanto non avessero fatto fino a quel momento.
    Una massa nera si sollevò dalla melma demoniaca, assumendo da prima una forma parzialmente amorfa e poi le fattezze di una creatura che Asmodeus conosceva molto bene.
    Liya era tornata.
    Una potente esplosione scagliò tutt'attorno l'ammasso melmoso, spandendolo ovunque come una densa macchia oleosa da cui spuntavano tentacoli e arti deformi. Rapide raffice di vento mossero la sostanza in ogni direzione come a volerla disperdere.
    "No, non posso proprio andarmene. Rischio di perdermi un divertimento troppo intenso"
    Facendo ticchettare gli artigli sul suolo, la dragonessa dal manto notturno mosse qualche passo in direzione di Asmodeus. Egli se ne stava tutto spavaldo sul tetto di un edificio fatiscente, ridotto a poco più di un antico rudere sacrale, osservando come una bieca divinità ciò che accadeva sotto le sue zampe.
    "Vorrei proporti di scendere, ma a giudicare dalla tua esclusione dagli scontri devo dedurre una certa pigrizia insita nelle tue squamose candide terga"
    Spalancò le ali, balzando in aria senza neanche sfruttare il suolo per darsi lo slancio. Fu il vento ad accompagnarla di fronte al drago, che rispetto a lei appariva molto più robusto e minaccioso. Poggiò le zampe con leggerezza, senza alcun rumore.
    "Inutile tu mi chieda cosa ci faccio qui. Ho semplicemente percepito molta più energia di quanta ne avrei creduta possibile, e ora... eccomi. Ammetto mi sia dispiaciuto abbandonarti proprio sul più bello"
    Sul suo muso si dipinse un ghigno beffardo. Quando Liya si esprimeva con quel genere di espressioni non c'era da star tranquilli. Ondeggiò placidamente la coda, socchiudendo le ali e voltandosi un istante ad osservare l'elfo e l'umana. Anch'essi soggetti interessanti, senza dubbio. Si trovavano in mezzo al casino-porco, ma non manifestavano dubbi né cedimenti. Avversari di Asmodeus, a giudicare dal poco che era riuscita a carpire.
    Purtroppo non poteva considerare i nemici di Asmodeus suoi amici, né considerare alleato anche un solo individuo presente nei dintorni.
    Era un gioco che voleva giocare da sola; o meglio, da sola contro tutti. Altrimenti che gusto ci sarebbe stato.
    "Sono tornata per te" concluse, in tono quasi suadente.
     
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    L'elfo stava aspettando una risposta dalla ragazza, ma le spiegazioni dovettero attendere dato che, nel giro di tre secondi netti due dei suoi tre generali vennero trasformati in delle creature ripugnanti alte tre metri l'una e come se non bastasse, il drago nemico li aizzò proprio contro Roxium e la nuova arrivata e proprio per non far mancare nulla, le creature circondarono i due con quella strana sostanza nera di cui erano fatte.
    Dato il suo temperamento la prima cosa che gli venne in mente fu quella di circondarsi con le proprie fiamme e attaccare senza pietà le due creature, poi però il suo lato più cauto ebbe il sopravvento e constatò che non aveva il tempo necessario per pensare a una strategia efficace per uscirne vivo... All'improvviso però rimase leggermente stupito quando la ragazza tirò fuori dal nulla un tappeto volante e a quel punto lo mise davanti alla decisione di salire con lei o di rimanere a terra condannato a una fine molto dolorosa. A quel punto l'elfo con un balzo felino salì anch'esso sopra al tappeto e con voce ferma gli disse: "Non so ancora se fidarmi a pieno di te, ma per il momento devo tentare la sorte... ora se non ti dispiace fa partire questo coso prima che quelle due orrende creature ci uccidano!"
     
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    Dopo i discorsi senza senso di Parilin e Roxium, dato che non era Asmodeus a controllare i due esseri, bensì era semplicemente troppo pigro per affrontarli da se, scese lentamente dal suo edificio di osservazione e alzò lo sguardo su Liya, appena tornata.

    -Prima di tutto, ciò che è insito nelle mie terga non so nemmeno io cos'è, poi non mi interessa affatto il motivo per cui sia tornata. Se vuoi divertirti fallo, ci sono un paio di centinaia di avventurieri che vogliono scacciarci dalle nostre tane qui. Ora però abbiamo problemi più grandi, forse anche più grandi dello scocciatore che ha posseduto la dragonessa l'ultima volta- disse il drago guardando pensieroso i resti degli esseri che un tempo erano stati i due generali dell'armata degli avventurieri.

    Per Roxium: il terzo è brutalmente morto caricando Asmodeus a testa bassa


    -L'energia che hai sentito non proveniva da quelle creature, c'è qualcosa di ben più potente che questi idioti hanno evocato, e penso che tra poco sapremmo tutti di cosa si tratti- come evocato dalle parole di Asmodeus la massa scura che un tempo erano i due uomini si raggruppò in un unico punto, formando un blob informe alto cinque metri che lentamente iniziò ad assumere delle sembianze umanoidi. A trasformazione finita, in mezzo al campo di battaglia, si stagliava un enorme angelo di melma nera, con delle ali troppo piccole e raggrinzite per permettergli di volare e un viso privo d'occhi e, dove avrebbe dovuto esserci la bocca si trovava solo un nero e raggrinzito buco circolare. La creatura non assomigliava a alle due precedentemente dispersa da Liya, si capiva senza alcun problema che emanava un'energia demoniaca sopra la norma e non sarebbero bastate un paio di raffiche di vento a farlo fuori. La simil bocca dell'essere si aprì e ne scaturì un ululato furioso mentre il mostro si dimenava, schizzando melma nera sui poveri uomini ai suoi piedi che, una volta colpiti, cadevano a terra agonizzanti e scossi da spasmi di dolore, mentre la sostanza bruciava la loro carne. Dei fiotti particolarmente grossi volarono anche verso Parilin e Roxium, Liya ed Asmodeus, che con la forza generata da un paio di battiti delle possenti ali riuscì a non venire colpito da quella melma acida.

    -Se hai ancora così tanta voglia di lanciarti addosso a me dopo aver affrontato quel coso, ti preparo un angolino da poter disintegrare in tranquillità, sempre se questi insetti spariscono a tempo debito-
     
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    -Adesso pensiamo a non perdere inutilmente la vita, poi sistemeremo a tavolino la questione della fiducia o no.- pensò la strega, mentre si spostava da un lato per fare spazio all’elfo.
    Non appena egli si fu sistemato per bene, Parilin fece partire il tappeto con un rapido movimento delle pupille.
    Subito il mezzo acquistò velocità, ma non abbastanza da permettere ai due di allontanarsi quanto più in fretta da quel posto lugubre: infatti, sebbene si trovassrro a poco più di cinque metri dal suolo, la donna riuscì a vedere ciò che stava avvenendo sotto di loro in quegli istanti. Una massa nera, gigantesca, inizialmente informe si generò dal terreno e ben presto si accrebbe in altezza.
    Gli occhi della strega saettarono di qua e di là per comandare al tappeto di accelerare, mentre le sue labbra si contraevano in una smorfia di disgusto nel vedere la creatura che si stava trasformando dinnanzi a loro.
    -Ma che schifo!- fu il suo primo ed unico pensiero nel constatare che quell’essere era privo di occhi e che al posto della bocca aveva un buco. A stento trattenne una risatina di scherno; quel soggetto doveva essere frutto di qualche incubo diventato realtà o qualche esperimento dall’esito catastrofico.
    L’essere ripugnante emise un ululato altrettanto ripugnante e a lei salì un forte conato di vomito. Non provava affatto paura, solo quel genere di creature le suscitavano ribrezzo o, per dirla con le sue parole, schifo.
    Tutt’ad un tratto il nuovo arrivato prese a scagliare fiotti di quella che sembrava melma nera acida. Li scagliò sia in cielo che in terra.
    Parilin non ci pensò due volte: ordinò al tappeto di accelerare ulteriormente, certa che ne lei, nel cavaliere che sedeva al suo fianco avrebbero potuto fare altro contro quei fiotti.
    Poi però un’intuizione si fece largo nella sua mente: che cosa sarebbe successo se avesse utilizzato il gesso infuocato adoperato in precedenza?
    Era vero che quel mostro emanava un’aria demoniaca, ma era altrettanto vero che il fuoco, e quindi la luce, poteva avere qualche effetto contro quei fiotti. Ad ogni modo, qualunque fosse stato l’esito del suo ragionamento, si sarebbe divertita lo stesso.
    Estrasse dalla borsa il gesso, quindi si volse verso il lato in cui si trovava la creatura, piegò il tronco in avanti e con il braccio sinistro appena fuori dal perimetro del tappeto, tracciò una “O” eseguendo un ampio movimento di 360°.
    La lettera infuocata cominciò a muoversi nella direzione desiderata, sospinta dal vento che per fortuna era favorevole. Nel frattempo, la strega salì di quota e deviò a destra per evitare sia i fiotti lanciati dal rifiuto umanoide, sia le possibili conseguenze del proprio attacco: infatti, l’ipotesi che il gesso potesse essere gentilmente rispedito al mittente non era da escludere.
    “Io non riporto ferite di alcun genere semplicemente perché non ho combattuto.” Asserì in tono calmo, rivolta al guerriero: “Il motivo per cui ho tirato fuori il tappeto è strettamente legato a una questione di sopravvivenza.” Continuò, sempre in tono piatto: “Il motivo per cui mi sia sentita in dovere di tenderle una mano deriva dal fatto che tra tutti quegli uomini, lei mi è apparso fin da subito come quello con più sale in zucca.” Terminò il discorso con voce carezzevole, ma pur sempre piatta.
    “Adesso però, mi sembra di capire che con questo mio gesto, sia inequivocabilmente finita in mezzo alla mischia, perciò le confesserò che al momento non ho altro obiettivo che distruggere quella creatura orripilante.”
    Tacque in attesa di una risposta.
     
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    Una volta salito sul tappeto, l'elfo vide la giovane ragazza fare del suo meglio per allontanarsi il più velocemente possibile da tutto quel delirio, ma nonostante ciò, anche lui riuscì a vedere l'orrenda massa trasformarsi a poco a poco in una terrificante creatura dalle fattezze di un angelo di melma nera con delle ali raggrinzite, un volto privo di occhi e un buco orrendo a posto della bocca. Dopo questa visione la testa dell'elfo venne bombardata da mille pensieri su delle plausibili strategie di vittoria, ma si rabbuiò quando constatò che le possibilità di uccidere quella creatura fossero davvero poche e proprio in quel preciso istante, il nuovo nemico scagliò nella loro direzione altra di quella strana sostanza nera e in cuor suo ringraziò la giovane ragazza quando ordinò al suo tappeto di sfrecciare ancora più velocemente.
    All'improvviso l'elfo rimase sorpreso quando vide la ragazza estrarre uno strano gesso dalla sua borsa e tracciare una "O" nell'aria e gli venne da sorridere quando la lettera prese fuoco e si dirigeva verso la creatura... "Beh, direi che è l'ora di rispondere al delirio con altro delirio" pensò il giovane elfo e mandando alle ortiche il suo lato riflessivo, si sporse dal tappeto, protese le mani davanti a se, prese per bene la mira e scagliò una grande vampata di fiamme contro l'orrenda creatura e per la fortuna dei due, la vampata si unì alle fiamme generate prima e colpì in pieno il bestione. Una volta fatto ciò, ascoltò la agognata risposta della giovane e con lo stesso tono pacato gli rispose: "Beh, per quanto riguarda questo tappeto, ti ringrazio infinitamente, anche perché credo che senza di esso sarei morto nel giro di cinque minuti." Poi gli venne una piccola risata per le parole della ragazza: "Mi fa piacere sentire che qualcuno mi identifichi come un individuo intelligente e posso affermarlo con franchezza, ma come puoi aver constatato molte volte mi lascio trasportare dalle mie emozioni e divento tutto un fuoco." Poi dandosi una rapida pacca sugli abiti per togliersi un po' di polvere continuò: "Sì, ormai credo anch'io che non puoi tirarti indietro e al momento eliminare quell'orrenda creatura è anche il mio obiettivo primario, visto che ho ancora molte cose da fare in questo maledetto mondo. Quindi basta con i fronzoli, concentriamoci sul nemico e successivamente risolveremo la nostra questione iniziale."
     
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    "Tutto un fuoco lo dico io! Kestrel! Non tu elfo da strapazzo!" gridò Kestrel, facendo un cameo a caso perché si :yea:

    "Problemi più grandi di me?" chiese Liya ad Asmodeus con voce sibilante, beffarda come al solito. "Non ne ho ancora trovati"
    Si voltò di scatto nello scorgere una delle poche manifestazioni elementali in grado di impensierirla, il fuoco. Fuoco che era senz'altro in grado di domare, ma che allo stesso tempo la obbligava ad essere cauta con le proprie raffiche di vento.
    In quello specifico frangente, tuttavia, per demolire l'abominio appena formatosi avrebbe potuto utilizzare a suo vantaggio le fiamme generate dai due avventurieri.
    Avventurieri? Chi era quella gente? Che stava succedendo da quelle parti?
    Boh chi se ne frega, ora si tira giù ognihosa!
    Non aveva ancora ben capito come stessero le cose da quelle parti, ma non poteva starsene lì a chiedere il perché e il percome; o meglio, non ne aveva la benché minima voglia. Si sollevò di nuovo in volo, raggiungendo il tappeto dell'umana che aveva individuato appena giunta a Klenrung, su cui adesso si trovava anche MR. Tutto un fuoco: un altro piromane scalmanato a cui piaceva alimentare il delirio, o meglio le fiamme. O meglio entrambe le cose.
    "Signori!" esclamò rivolta ai due, "noto le fiamme siano di vostra dirompente competenza. Che ne dite di darvi da fare allora?"
    Fece capire loro cosa intendeva. Frustò la coda in direzione della nera mostruosità partorita dalle viscere infernali, generando una lama di vento che si unì alla vampata dell'elfo per incrementarne il potere offensivo. Grazie al perfetto controllo che possedeva sull'aria riuscì a frammentare le fiamme e a dirigerle in tre direzioni diverse, creando tre flussi incandescenti diretti a tre parti del corpo della creatura.
    Aveva bisogno di un'enorme quantità di fuoco per ciò che aveva in mente, più fossero riusciti a scagliarne e più avrebbe potuto agire unendo la loro energia alla propria.
    "A dire il vero non so cosa stia succedendo da queste parti, ma non sopporto quel dragone dalle squame bianche e la sua insolenza, non mi porta il dovuto rispetto" spiegò, in tono pacato e -quasi- amichevole.
     
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    -Senti da che pulpito viene la predica, proprio dalla pomposa e irritante dragonessa del vento. E poi continui a chiederti perchè non ti porti rispetto- Asmodeus roteò gli occhi annoiato, mentre l'attacco combinato colpiva il mostro di melma, dando fuoco a tutto il suo corpo. Quella sostanza di cui era fatto era altamente ignifuga, ma qualcosa non tornava. Invece che incenerirsi, la melma restava invariata e, pian piano, le fiamme scarlatte iniziarono a prendere il nero colore della creatura, continuando a bruciare senza perdere d'intensità, mentre attorno ad essa gli avventurieri colpiti dal fiotto acido si rialzavano coperti di pustole nere e puntavano i propri archi contro Roxium e Parilin.

    -Direi che il fuoco non è l'opzione migliore contro questo colosso, come non lo è attaccare a casaccio, d'altronde. Magari dovremmo prima capire cosa lo ferisce in scala un po' più piccola, a meno che non vogliate farlo diventare una macchina del suicidio semovente e usarla poi su voi stessi- sbottò il drago, lanciando un'occhiataccia ai tre e interponendosi tra il tappeto della strega e la pioggia di frecce in arrivo dal terreno, dopodiché si lanciò contro gli esseri a terra, iniziando a maciullarli con artigli e coda senza alcuna pietà, aiutato anche dal resto dell'esercito oscuro di Klenrung che era accorso appena il mostro melmoso era apparso all'orizzonte. Sempre parlando di mostri melmosi, il nostro marshmallow infuocato gigante decise che gli insetti che gli ronzavano attorno, ovvero Liya, Parilin e Roxium, dovevano essere schiacciati, quindi prese un bel respiro e soffiò contro di loro un'imponente fiammata di fuoco nero, che avrebbe potuto facilmente arrostire i tre malcapitati in un colpo solo, date le dimensioni di quella colonna ardente.
     
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    ‘Elfo scagliò una vampata di fuoco contro l’orripilante mostro. Parilin pensò che l’avesse fatto semplicemente per seguire il suo esempio e non per un motivo ben preciso.
    -Te lo sei detto da solo: ti lasci prendere troppo dalle emozioni.-
    In ogni caso, potè constatare che il giovane era una persona abbastanza tranquilla; chissà se avrebbero avuto mai modo di discorrere in maniera apprezzabile e diplomatica.
    I suoi pensieri s’interruppero bruscamente all’udire di una voce femminile che in tono imperioso ordinò loro di generare altro fuoco.
    La mora si guardò intorno, poi la vide: a parlare era stata una dragonessa dalle squame scure, la quale sfruttò le fiamme per dirigerle contro il mostro.
    Per tutta risposta, la strega si prese qualche secondo per riflettere: perché il fuoco non stava facendo bruciare o rimpicciolire quell’essere partorito dal letame in persona?
    -Attaccare a casaccio? Senti chi parla! Vuoi che usi il tappeto a mo’ di tavolino, così ti prendi un caffè e ti leggi il giornale con comodo. La sedia ce l’hai già.- bonfunchiò fra sé sardonica.
    D’improvviso, la creatura decise che era giunto il momento di contrattaccare, perciò soffiò una fiammata nera che per poco non li investì in pieno. Fortunatamente il tappeto era in grado di rispondere ad ogni minimo comando. Gli intimò di salire più su per schivare quella melma acida mista a fiamme.
    “Potremmo provare a condurre quel rifiuto della natura verso le mura, per poi cercare di rovesciargliele addosso. Le mura della città hanno un’altezza pari alla sua, per cui il piano sarebbe fattibile. Ci occorre però l’aiuto di quella dragonessa per poter scagliare forti raffiche di vento.”
    La donna espose la sua idea al guerriero, mentre i suoi occhi frugavano la porzione di cielo circostante in cerca della nuova arrivat<.
    -Eventualmente possiamo sempre mandarlo verso signor panzone traditore; tanto tra cervelli primitivi si capiscono.-
     
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    Dopo che ebbe scagliato il suo attacco, l'elfo all'improvviso sentì una voce autoritaria che chiedeva a lui e alla ragazza di generare altre fiamme... mentalmente si chiese di chi potesse essere quella voce e la risposta non si fece attendere quando notò una dragonessa , che con un possente colpo di coda generò un'impressionante lama di vento che non solo riuscì ad incrementare il potere offensivo della vampata, ma elegantemente riuscì a dividere il tutto in tre flussi indistinti che colpì la creatura.
    Inizialmente sul volto dell'elfo comparve un sorriso quando vide le fiamme lambire la creatura, ma si rabbuiò quando notò che il fuoco non aveva avuto effetto e che poco a poco diventavano dello stesso colore di quel mostro e rimase ancora più colpito quando quest'ultimo soffiò una imponente fiammata nera proprio nella loro direzione. Per fortuna, la ragazza riuscì in un battito di ciglia a dirigere il tappeto ancora più in alto e grazie questa manovra riuscirono ad evitare le fiamme.
    A quel <punto, arrabbiato per il fallimento del suo attacco, non riusciva a pensare a un altro piano efficace, ma provvidenzialmente l'idea venne alla sua attuale alleata e rimase colpito dal suo piano, poi però con un'espressione pensierosa disse: "Non male come idea, ma per fare ciò dobbiamo assolutamente trovare un modo per convincere la dragonessa... Per ora ci ha dato man forte, ma sarà propensa a farlo di nuovo?" Poi con un sorriso beffardo aggiunse: "Hai per caso qualche brillante idea?"
     
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    "Certo Asmodeus, mentre tu giochi con i pesci piccoli per paura di quel bestione... noi fatichiamo. Bella storia, splendida" lo schernì Liya, ridacchiando. Il fuoco aveva potenziato il demonio invece di demolirlo, e ciò poteva anche risultare fastidioso. Ma non per lei, non per Liya Neratempesta. Si librò in volo sopra al tappeto, muovendo ritmicamente le ali sospinte da leggere folate di vento. L'atteggiamento di Asmodeus era di grande stimolo per lei, mai come prima di allora si era divertita a sfottere qualcuno. Solitamente ammazzava l'interlocutore prima di sfotterlo, o lo ignorava.
    "Credo sia il caso di alzare un po' il tiro, come dicono gli arcieri"
    Atterrò di nuovo accanto ad Asmodeus, questa volta con un ghigno ben esplicito sul muso. Chi sa quanto avrebbe resistito con lei. Planando verso di lui, aveva lasciato alle proprie spalle una figura alata completamente nera, dall'aspetto fumoso ed apparentemente etereo, ma formato di ossa e fuligine; questo assunse una forma simile a quella della vera Liya, ma con le fattezze di un demone altrettanto partorito dall'inferno. Sul corpo della figura si crearono vere e proprie squame, membrane, artigli e corna. Allo stesso modo crebbero le zanne, così la coda e le acuminate cuspidi alari. Una seconda Liya si era generata di fronte a Roxium.
    "Prego, accomodatevi" asserì senza celare una punta di sarcasmo. Nessuno con un po' di sale in zucca avrebbe cavalcato una tale aberrante evocazione. Ma quelli erano scemi xD
    LIYÂ invece accostò il muso a quello del drago bianco, mostrandogli la lingua.
    "Avanti..."R
     
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    -Non è colpa mia se tu sei abituata a prendere cose grosse- rispose il drago continuando a macellare quel che prima erano l'esercito di avventurieri più grande mai assemblato e, quando vide Liya accostarsi al suo muso le mise un ala davanti sbuffando. Non era davvero il momento di divertirsi, quello, anche perchè prima aveva in programma di far calare almeno in parte la pomposa superiorità di Liya a suon di frecciatine ancora più irritanti delle sue, tutto mentre continuava il suo massacro senza dar peso minimamente alle sue avance.

    -Senti, non so quali manie di protagonismo ti affliggono ma potente o meno non sei il centro del mondo, quello al massimo sono io, quindi se vuoi continuare a fare il coniglio in calore aspetta almeno che abbia finito di disinfestare casa- e detto ciò tornò a mutilare uomini ignorando la dragonessa e cercando di smaltire la noia che era arrivata dopo l'aver constatato che quel mostro di melma era solo un gigante senza cervello, capace solo di seguire i suoi istinti primitivi.

    Nel frattempo il mostro melmoso aveva iniziato a muoversi verso il clone di Liya e i due sul tappeto e le sue dimensioni avevano ripreso ad aumentare visibilmente. A differenza di prima, però, non era la massa nera che si raggruppava e cresceva a dismisura, erano invece delle bolle che crescevano su tutto il corpo della bestia, donandogli una forma ancora più grottesca. In più, notando che il suo soffio di fuoco aveva mancato il bersaglio, il mostro ne lanciò un altro, con tutta l'intenzione di seguire il clone di Liya quando e se questi avrebbe provato a scansare la colonna di fiamme in arrivo.
     
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    Parilin fece una smorfia di disgusto ancora più visibile delle precedenti; quella situazione era a dir povco tragicomica con mostri melmosi che mutavano forma a mo’ di colonia di alghe spinte dalla corrente e dragonesse che sfornavano cloni senza problemi.
    Alla strega piaceva giocare, ma in quel frangente le pareva di essere ad un seminario sugli effetti magici del muschio di campagna logorato dal vento, dalla pioggia e dagli escrementi di aironi e capinere in piena stagione di accoppiamenti. Per la cronaca, uno studio del genere era stato veramente condotto da degli stregoni ed era stato dimostrato che non vi è alcuna correlazione tra gli effetti del muschio con tali proprietà e l’aumento dei livelli di potenza dei muscoli del corpo degli esseri umani.
    “Saliamo di quota, ci posizioniamo al di sopra di quella creatura, quindi procediamo a colpire quello che dovrebbe essere il fulcro del suo corpo in modo da annientarla partendo dal centro, anziché dalla periferia come abbiamo fatto prima.”
    La strega pronunciò tali parole con voce ferma; i suoi non erano ordini, sebbene chiunque avrebbe potuto pensare che si stesse comportando come un generale dell’esercito o uno stratega.
    “Ci serviranno ingenti quantità di fuoco, che sarà bene ottenere senza spendere troppe energie.” Proseguì estraendo ancora una volta il gesso e principiando a disegnare una “T” per poi ripassarla diverse volte. Ripassarla serviva per renderla più incandescente, data la poca infiammabilità dello strumento, che in origine era stato progettato per far luce, piuttosto che per appiccare incendi.
    Quando ebbe terminato l’opera, la lettera prese a scendere lentamente verso il basso, più precisamente verso le carcasse dei corpi dilaniati dei soldati fatti fuori da Asmodeus. Il calore e e la carne putrefatta sarebbero state un eccellente combustibile per generare del fuoco. Ben presto, infatti, delle scintille cominciarono ad emergere dal terreno.
    “Bene. Poi inizia a piovere, ancora meglio, così faremo meno fatica.” Commentò in tono vagamente acido.
    Dopo di che guidò il tappeto verso l’alto, a dieci metri di distanza dal mostro.
    “E’ giunto il momento di combinare fuoco di terra con fuoco di cielo.” Disse rivolta al cavaliere, il gesso stretto fra le dita della mano destra. Stava aspettando il suo via per procedere, conscia del fatto che il fuoco da lui generato fosse più potente di quello prodotto dal suo strumento. Inoltre, era certa che egli si sarebbe dimostrato un valido collaboratore anche per quanto riguarda le pianificazioni mentali, oltre che per gli attacchi in concreto.
    Ripensò per un attimo al discorso fatto pocanzi da lui in merito alla questione se la dragonessa dalle squame color blu notte li avrebbe nuovamente aiutati o no e arrivò alla conclusione che lei non le avrebbe mai chiesto esplicitamente una mano, giacché non era nella sua natura domandare apertamente aiuto, salvo casi sporadicissimi. Non aveva niente contro quella creatura, semmai, le risultava indifferente, soltanto mai si sarebbe sognata di rivolgerle una supplica: la sua filosofia di vita le imponeva di arrangiarsi da sola.
     
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    Uovo

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    Quando vide la dragonedirigersi verso Asmodeus , rimase un po' deluso perché pensava che sarebbe rimasta lì a dargli man forte, anche se dovette in parte ricredersi dato che aveva lasciato dietro di sé un suo clone all'apparenza spettrale, il quale esortò l'elfo a salirgli in groppa. Stava riflettendo se accettare o meno il suo invito, quando Roxium vide che il drago bianco continuò con nonchalance a massacrare il resto dell'esercito e ciò lo fece arrabbiare... D'accordo che non li aveva conosciuti per bene, ma facevano sempre parte del coraggioso esercito che valorosamente aveva cercato di sconfiggere le disgustose creature della città.
    Stava quasi per decidere di lanciarsi dal tappeto per salire in groppa a quel clone fumoso, quando la sua parte più razionale gli disse che non era una delle sue idee più brillanti e a quel punto pensò che forse poteva dar corda, almeno per il momento, alla giovane ragazza. Mentre ascoltava le sue parole, l'elfo storse il naso... cioè, ok che gli aveva salvato la vita in più occasioni, ma comportarsi da generale? Per il momento lasciò correre dato che voleva sconfiggere al più presto quell'orrenda creatura e nello stesso momento in cui vide la ragazza disegnare nell'aria una "T", la quale scese verso i corpi dei suoi compagni martoriati che all'istante fece scaturire delle scintille dal terreno, il giovane elfo chiuse gli occhi e si concentrò per raccogliere le proprie energie. Continuò a concentrarsi fino a quando il tappeto della ragazza si allontanò velocemente dal mostro e una volta che raggiunse ben dieci metri di altezza da esso, la ragazza spiegò il suo piano e a quel punto, riaprì gli occhi, si rimboccò le maniche della veste, stese le mani davanti a sé e con un boato assordante evocò un'altra vampata di fuoco grande il doppio della precedente e incandescente come quelle dell'inferno, la quale colpì in pieno la testa del mostro il quale iniziò a barcollare dato la potenza del colpo.
    Questa mossa stancò non poco l'elfo, ma nonostante ciò era ancora in grado di combattere ed era intenzionato a dar fondo a tutte le sue energie per venir fuori indenne da quel delirio. Poi sempre perché il suo lato incosciente non riusciva a starsene zitto per cinque secondi e inoltre in molte circostanze gli piaceva assecondarlo visto che generava sempre situazioni divertenti anche se deliranti, prese più fiato possibile ed esclamò al clone: "Ehi tu laggiù, scusami se ho rifiutato il tuo invito, ma se non sei troppo stizzita, una mano ci farebbe davvero comodo!!!" Detto ciò fece un sorriso a modi scusa verso la sua alleata, come a dire scusami se sono fatto così.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    "Tu il centro del mondo? Ecco perché il mondo fa così schifo ultimamente" rispose Liya come al suo solito, affiancando Asmodeus e cominciando ad assecondarlo.
    Si mise a falciare soldati vivi, morti o non morti che fossero, provando un certo gusto nel farli balzare in aria per farli spiaccicare talvolta al suolo, talvolta addosso ad Asmodeus stesso.
    "Attento!" gli ruggì, un attimo prima che un omone in armatura gli piombasse a picco di fronte al muso. "Woo, questo avrebbe fatto male. Sono sicura che avrebbe fatto molto male"
    Schernire quel drago era di quanto più divertente quella città infernale potesse donargli quel giorno, e non poteva non cogliere tale occasione ad ali aperte.
    "Comunque non hai capito" continuò, arrivandogli alle spalle ed afferrandogli la coda. "Il coniglio in calore vuole farti la bua. Non puoi ignorarmi... altrimenti mi arrabbio"
    Mimò la voce di una draghetta infastidita e indispettita, nonché squisitamente maligna e pronta a tutto pur di mettere le mani sul proprio piccolo tesoro.
    "Inoltre Ho un compagno, cosa credi ho una morale anch'io! Non è vero non mi interessa"
    Un ghigno si dipinse sulle sue fauci, mentre i muscoli del collo le si gonfiavano e gli artigli delle sue zampe anteriori affondavano delicatamente nelle bianche squame del dragone, in maniera estremamente autoconclusiva. :yea:

    Il clone della dragonessa eseguì una cabrata al disotto del tappetino svolazzante, con lo sguardo rivolto verso l'alto.
    "Ehi! Elfo piromegalomane, appena quel coso mi colpisce scagliane ancora, tanto fuoco... hai sentito?"
    La Liya fumeggiante si interpose dunque fra la mostruosità e i suoi bersagli, prendendosi il getto schifoso in pieno e dissolvendosi nel nulla. La distruzione del clone provocò un'esplosione spaventosa, che riecheggiò tutt'attorno e travolse la mostruosità con una spinta d'aria notevole, causandone lo sbilanciamento e forse la caduta. Probabilmente non sarebbe stato sufficente, ma una botta in più a gratis non faceva mai male. Cioè, non faceva male a chi non se la beccava sul muso, ovviamente.
     
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