Luce e ombra

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    Il drago nero più bianco di Kengard

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    Dopo i millemila attacchi combinati dei due tappetomani e del clone di Liya, il mostro barcollò all'indietro, senza alcun danno apparente, lanciando un ululato disgustosamente fetido verso Parilin e Roxium... poi esplose. O meglio, le bolle della parte superiore del corpo esplosero con un'intensità tale da disintegrare la sostanza melmosa di cui l'essere era composto, lasciando di esso solo le gambe e il basso ventre. La battaglia era tutt'altro ce conclusa però, dal moncherino della belva iniziarono a spuntare lentamente dei piccoli tentacoli che si andavano via via ingrandendo, mentre all'interno del corpo del mostro si poteva notare per un istante un luccichio scarlatto, coperto subito dal nero dell'orrida sostanza.


    Nel frattempo il drago non era minimamente scosso dai poveri idioti che si maciullavano contro le sue placche ossee, era un po' come sentire tante piccole zanzare che si spiaccicavano contro il corpo.

    -Senti, conosco qualcosa di così potente che nemmeno tu potresti far nulla in confronto, quindi scusa se non mi sento molto impaurito dalla tua potenza e bla bla bla. E poi, se parli del drago dell'altra volta, hai dei gusti orribili in fatto di compagni eh, non ho mai visto nessuno di così noioso in vita mia, e di posti ne ho girati- diceva mentre si scrollava Liya di dosso (altra azione molto autoconclusiva, così te impari Aes), e ormai gli uomini erano ormai quasi tutti morti o anche più che morti dopo l'infuriare dei due draghi. Quando tutto quel casino fosse finito avrebbe pensato a Liya, e poi avrebbe pensato a come pensare a Liya, il che era comunque un problema da tenere a mente, come si pensava ad un drago overpower, egocentrico, maniaco e soprattutto diversamente casta?
     
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    -‘na mano? Altro che ‘na mano! Qui ci vorrebbe ‘na manna dal cielo.- commentò dentro di sé Parilin nell’udire le parole che l’elfo rivolse al clone della dragonessa, che un attimo dopo si beccò un fiotto di fuoco nero acido che la fece dissolvere e provocò un’esplosione in stile eruzione vulcanica.
    -Era un clone… Ahahahahah!-
    Un sorrisetto beffardo sfiorò le labbra rosee della strega: -C’era da aspettarsi una mossa avventata.-
    Di colpo, il tappeto prese ad oscillare lievemente a causa di una forte folata di vento generata dall’esplosione, mentre la parte superiore del corpo del mostro si stava disintegrando che era un piacere, poiché in questo modo il fuoco e la polvere generati avrebbero contribuito all’accrescimento del bel falò che aveva acceso poco prima.
    -Quel bagliore rosso dev’essere sicuramente il punto vitale di quello schifo, esattamente come avevo supposto. Bene!- pensò assumendo un’aria da investigatrice.
    “Sarà bene sbrigarci.” Disse al cavaliere con voce ferma, ma non più autoritaria; quindi lo fissò dritto negli occhi, indicando con il gesso il fuoco sotto di loro. Era sicura del fatto che egli avrebbe capito, così com’era sicura di nutrire un flebile sentimento di complicità nei confronti di quel giovane vestito di nero.
    Tracciò una seconda “T”, compiendo il medesimo procedimento di prima e, anche questa volta, il simbolo si diresse verso il basso per andare ad alimentare le fiamme che stavano salendo, ma soprattutto, stavano avviluppando le gambe della creatura. Ben presto sarebbero giunte al ventre e avrebbero creato una colonna di fuoco intorno al soggetto, fino ad annientarlo definitivamente.
    Fissò per un istante il gesso: ne aveva ancora per un po’, benché si fosse dimezzato per via dell’usura. Scrollò le spalle e inspirò profondamente, quindi gettò nuovamente uno sguardo al campo di battaglia: la seconda “T” di fuoco si era confusa con le fiamme provenienti dal terreno, innalzando ulteriormente la temperatura e generando altre esplosioni, seppure d’intensità minore rispetto a quella scaturita dalla dissoluzione del clone della dragonessa.
    Tutt’ad un tratto, una vampata di fuoco, sospinta dal vento, schizzò proprio verso il ventre del mostro, colpendolo in pieno.
    Nel frattempo, una densa coltre di fumo si stava levando da terra; Parilin sentiva che molto probabilmente quella era la volta buona, dato che dal fuoco e dalla polvere si stava formando altro fuoco e altra polvere, senza contare le esplosioni che aumentavano significativamente la temperatura dell’ambiente circostante ed erano proprio ciò che occorreva per disintegrare a modo l’agglomerato più schifoso che avesse mai visto.
    Distolse per un attimo gli occhi dalla scena principale per posarli sul cavaliere al suo fianco: appariva ancora convinto, come una persona che sa di aver vinto il premio più alto, lei, però, infondo sapeva che a lungo andare si sarebbe stancato a forza di scagliare vampate di fuoco.
    -Mi auguro che duri, sennò qui ci tocca battere in ritirata, anche perché dovrei vedere se ho qualcosa nella borsa. Forse mi è rimasto della cioccolata fondente.-
     
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    non appena ebbe esortato il clone a dargli una mano, se lo vide sfrecciare nella loro direzione e si prese in pieno il fiotto di fuoco nero in pieno e con ciò, esplose creando uno spostamento d'aria incredibile e nello stesso tempo, vide che la parte superiore del mostro non c'era più e vide con la coda dell'occhio un bagliore rosso. "Bagliore rosso eh? Promette bene" pensò rapidamente l'elfo e con ciò si preparò alla prossima mossa. A quel punto vide la ragazza fissarlo dritto negli occhi e allo stesso tempo lo esortò a sbrigarsi ad agire, ma si sentì dire la frase con un tono differente da quello usato le volte precedenti... Allo stesso tempo la vide puntare il fuoco sotto di loro con quel suo strano gessetto e la vide per la seconda volta tracciare una "T" che scese verso il basso che alimentò le fiamme che stavano salendo e che avvilupparono le gambe del mostro. "Bene, ora tocca a me a dargli il colpo finale... Sono tutto un fuoco!!!!!!!" esclamò a gran voce l'elfo e con questa frase, si schioccò le nocche, le stese di nuovo verso il basso, si concentrò a fondo per raccogliere l'energia e scagliò una spaventosa vampata di fiamme verso la parte superiore del mostro, che grazie alla folata di vento aumentò di molto la sua grandezza e potenza offensiva. Il colpo andò a segno e avviluppò completamente il bagliore rosso visto prima e insieme alle fiamme scaturite dalle esplosioni sottostanti, il mostro non ebbe scampo.
    Fatto ciò, l'elfo tirò un sospiro di sollievo e si mise a ridere di cuore per l'impresa e con la coda dell'occhio vide la ragazza fissarlo e a quel punto gli disse: "Per fortuna che è finita, non credo che mi sarebbero rimaste altre forze sufficienti per generare altre vampate di fuoco" e detto ciò si sporse e urlo verso il drago blu notte: "Grazie per il clone, senza di esso, non ce l'avremmo mai fatta!!!" Detto ciò si distese per un secondo sul tappeto per recuperare un po' di energie, ma pronto a scattare al minimo segnale di pericolo.
     
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    A quanto pareva gli altri là sopra si erano dati da fare. Certo che senza di lei non ce l'avrebbero fatta, almeno l'elfo piromegalomane conosceva l'umiltà, a differenza di quel drago sbruffone che continuava ad evitarla.
    "Guarda, il mostro è andato" indicò con la coda le fiamme che avevano avvolto l'abominio, "... e questi esseri qui accanto anche"
    Con un grumo di concentrazione, come a dire -mi sto anche impegnando che minchia vuoi-, sollevò una zampa e generò sopra le teste degli uomini caduti un'ampia sfera nera. Essa attrasse tutto ciò che vi era sotto, dai corpi ai pezzi di legno sporgenti da alcuni tetti, fino a sfasciare qualche pietra. Tutto Venne trascinato inesorabilmente verso il globo oscuro, che implose generando un ennesimo boato (tanto qui è tutto un casino... altro che tutto un fuoco!).
    Vi fu molto più silenzio quando il buco nero si fu dissolto, come se un'intera folla fosse stata dispersa in un battito di ciglia. La tecnica di Liya aveva decimato gli avversari del dragone, che ora non aveva molte altre scuse.
    "Questo ha consumato troppe delle mie energie, come farò adesso?" commentò sarcastica, battendosi la coda sul sedere e fissando Asmodeus, mentre riportava con disinvoltura la zampa a terra. Tornò poi un istante seria, giusto il tempo di una frase.
    "Hai ragione, quel drago è estremamente noioso. Per questo speravo tu potessi, come dire... hai compreso ciò che intendo? Inoltre quello non è neanche un vero drago, è soltanto un piccolo fragile umano mutato per un capriccio del destino nella creatura che è adesso"
    Difficile dire se Liya stesse fingendo di prendere in giro David o se lo stesse facendo sul serio, ma era così che doveva apparire ad Asmodeus. "Adesso chi può disturbarci? Vuoi che mandi a dormire il resto di questi esseri prima di dedicarmi un po' del tuo tempo oppure sei pronto? Se consumo altre forze rischio di non averne abbastanza per strapparti le corna"
    Parlava con tanta naturalezza da risultare terrificante. Forse non ad Asmodeus, ma sicuramente a chi non fosse stato abbastanza abituato a trovarsi di fronte ad una dragonessa pazza e con manie di superiorità il suo modo di fare avrebbe decisamente fatto paura.
     
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    -Per tutti i dannatissimi principi dell'inferno, è mai possibile che quando uno cerca di farsi un sonnellino si ritrova con un esercito fuori casa, un mostro di melma alto quanto due campanili, due dragonesse che di cui una non so cosa voglia e l'altra che mi vuole staccare la testa a morsi o mi vuole staccare qualcos'altro a morsi- sbuffò Asmodeus guardando Liya, mentre delle scariche di elettricità violacee fuoriuscivano dai suoi occhi e percorrevano l'intero corpo in piccoli archi lungo le scaglie, per andarsi a disperdere alla fine della coda chiodata. Gli occhi risplendevano del medesimo colore, mentre posava il suo sguardo scocciato sulla dragonessa.

    -Se proprio vuoi annoiarmi con questa storia del "ti stacco le corna" muoviamoci, ho un pisolino da riprendere e degli umani da mangiare- disse il drago aspettando che l'altra facesse la prima mossa, dopotutto era un gentildrago malvagio lui, e non aveva ancora capito se Liya stava cercando di portarselo a letto o di farlo a pezzi... o entrambe le cose, e onestamente non sapeva cosa diamine fare.


    Nel frattempo i due piromani non avevano contato i tentacoli che avevano protetto il nucleo del mostro, esplodendo al posto di quest'ultimo, mentre le fiamme lambivano le gambe di ciò che rimaneva della bestia. Con un altro e, si spera, ultimo tentativo il mostro spiccò un balzo verso Parilin e Roxium, mentre il nucleo si accendeva di una luce più intensa, come se fosse pronto a rilasciare tutta l'energia che la creatura teneva al suo interno. Una cosa era certa, quella battaglia sarebbe finita con un grosso e fragoroso BOOM.
     
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    -Sono tutto un fuoco?Come smontare la propria compostezza in un attimo.- pensò Parilin ridendosela sotto i baffi dopo aver visto che cosa aveva fatto l’elfo.
    -Bel colpo!- disse fra sé mentre osservava il suo compagno darsi da fare insieme alla dragonessa dalle squame blu, la quale aveva concentrato un po’ di detriti per scargliarli verso il mostro.
    L’elfo, inoltre, colse l’occasione per ringraziare la signora del vento, mentre dal canto suo la strega si limitò ad un breve cenno con la mano destra; lei non era certo tipa da urli a distanza.
    In seguito Roxium si sdraiò sul tappeto per recuperare un po’ di energie. Lei lo fissò per un attimo fugace, quindi spostò leggermente la borsa per mettersela sopra le gambe.
    Tutto ciò che accadde dopo successe nell’arco di pochi secondi: la donna, che non aveva mai perduto di vista l’orrenda creatura, si accorse che essa stava per compiere un salto verso di loro e che il bagliore rosso era riapparso.
    Fu una frazione di secondo: entrambi i suoi occhi si erano posati sul nucleo che risplendeva più vivo che mai, mentre le sue mani si erano mosse senza un comando proveniente dalla coscienza ma comunque razionale. un pezzo di carta ingiallita fu estratto dalla borsa ed usato per appiccare bene il fuoco con il solito gesso. La strega arrotolò la carta, poi passò lo strumento nella parte finale che s’incendiò all’istante. Infine, con un preciso movimento del braccio destro, lanciò il tizzone ardente in direzione del fulcro vitale dell’essere ripugnante, proprio quando egli stava per balzare loro addosso.
    Dopo di che, temendo il peggio, la mora comandò al tappeto di allontanarsi da quel posto almeno per una decina di metri. Lo spostamento fu brusco ed infatti dovette aggrapparsi a un braccio del cavaliere, mantenendo, però, la caratteristica compostezza che la contraddistingueva come a dire: “Io sono una persona per bene, non una femmina da moine.”
    Intanto, avvenne ciò che aveva prospettato, ossia la luce rossastra si accese di una tonalità ancora più chiara in maniera intermittente, segno che molto probabilmente di lì a poco si sarebbe verificata un’esplosione fragorosa.
    -Sto coso va a scoppio, meglio dargli un’altra spinta.- fece dentro di sé ispirando profondamente e ripetendo lo stesso procedimento di prima, con l’aggiunta di un momentaneo spostamento in avanti del tappeto volante per prendere bene la mira. Alla fine, un altro pezzo di carta, più grande del precedente, fu scagliato verso il cuore del mostro.
    Questa volta n’era sicura: la creatura sarebbe esplosa, anche perché il bagliore aumentava e diminuiva d’intensità in modo costante, come una spugna che assorbe acqua e allo stesso tempo rilascia quella in eccesso. Per non parlare delle fiamme provenienti dal terreno scatenate in precedenza da lei e dal cavaliere che erano cresciute a dismisura e stavano raggiungendo il bagliore dal basso. Era solo questione di tempo.
    “Non penso di sbagliarmi se dico che fra la dragonessa blu e il drago bianco non corre buon sangue.” Riferì al moro guardandolo in viso: “Personalmente, preferirei non immischiarmi nella loro diatriba.”
     
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    - "Possibile che non si può avere nemmeno cinque minuti di riposo?" pensò tra sé e sé l'elfo quando sentì il tappeto spostarsi alla velocità della luce e visto il brusco movimento, l'elfo si mise a sedere e notò che la giovane ragazza le aveva preso un braccio per non perdere l'equilibrio e allora l'elfo le rivolse un sorrisetto beffardo.
    Dopo di che, Roxium vide la ragazza estrarre un pezzo di carta dall'aria consunta dalla sua borsa e in una frazione di secondo, gli diede fuoco con quel suo strano gessetto e fece oscillare il tappeto in avanti per prendere meglio la mira e a quel punto la vide scagliare l'oggetto contro il cuore dell'orrida creatura. "A quanto pare è ancora viva... ma non per molto" pensò l'elfo e allora gli venne un'idea: "Credo che qui ci vuole un colpo più deciso e definitivo" esclamò e detto ciò, alzò la mano verso il cielo e fece comparire una palla di fuoco incandescente e prima di lanciarla contro il mostro si rivolse verso la giovane e gli disse: "Tieniti pronta ad allontanare ancora di più il tappeto se fosse necessario" e detto ciò scagliò la sfera in direzione del mostro e lo centrò in pieno facendolo esplodere con un boato assordante.
     
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    ... io ci provo...

    "Chi sarebbe l'altra dragonessa scusa(" domandò Lìnya, scontrosa. "Non vorrai che io lasci qualche pretendente in vita" Ci penso su. Probabilmente si stava riferendo all'altra creatura, con cui non era riuscita ad intrattenere una conversazione, dato che si stava allontanando. Rimase in piedi sulle quattro zampe a fissare il bel draghetto, il suo bel draghetto. "Mhh, in ogni caso... tu cosa preferisci? Arrendersi al maschio che si è dimostrato superiore in forza non è un disonore. E tra noi... non sono del tutto sicura di essere io la femmina"
    Gli si avvicinò fin troppo spavalda, oltre che sicura di se. Non temeva minimamente Asmodeus, ma adesso che si trovava così vicina al suo muso doveva ammettere che aveva un che di affascinante. Quelle scariche d'energia gli donavano un alone mistico e potente. "Wow" ridacchiò, leccandosi le labbra. "Non mi aspettavo ti saresti gettato in bocca al lupo in questo modo" In effetti aveva mostrato tutt'altro che titubanza. Dall'altra parte invece, l'umana non faceva altro che muovere il tappeto da una parte all'altra, schivando anche cose impossibili in stile power-play... e siccome Liya odiava il power play, se fatto da altri, decise che sarebbe stata l'ora di bannare lei e il suo amico elfo tutto un fuocherello."Sarebbe un peccato se quei due ci disturbassero, vediamo di farli sparire per un po'" Senza indugio, Liya evocò un gorgo oscuro che circondò il tappeto. Questa volta non si sarebbe potuta spostare con la sua stregoneria, sarebbe stata risucchiata in un'altra dimensione ancor prima di accorgersene. Così lei e l'elfo avrebbero potuto giocare la loro partita a carte in santa pace.
    "Tranquilli, dura solo due post!" gridò Liya, rompendo qualsiasi parete dimensionale, pure lo schermo del mio I phone che sto odiando visceralmente. "Ora Asmodeus, siamo rimasti io... te... e i rimasugli di un esercito di moribondi. Che si fa? Sei ancora in tempo per invitarmi a cena. Mi accontento di poco, mi basta... un coniglio in calore"
     
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    Il dragone, sfruttando quel petosecondo di tempo tra la tecnica di Liya e il suo parlare di cose insensate e allucinanti, usò la sua seconda tecnica combinata per generare dei piccoli fili elettrici mooolto resistenti in grado di paralizzare un Chuck Norris adulto. I fili erano a forma di guinzaglio ed Asmodeus li scagliò attorno al collo ed agli arti di Liya, oltre che alle ali, in modo da poterla tenere letteralmente al guinzaglio, dato che nemmeno lei sarebbe potuta uscirne illesa da quella distanza e da una tecnica di così alta manifattura, e anche perchè alla cioccolata di Mephisto non piace il powerplay di Liya.

    -Vediamo se stai zitta così, oppure se devo strappati la lingua dalla bocca- sbuffò Asmodeus infastidito, a nome suo si può dire tutto, ma non che tradiva un briciolo di emozione dai suoi occhi o dal suo freddo tono di voce.



    Nella dimensione di Liya, invece, non siete soli. Oltre al tavolino con due sedie in metallo e due tazze sopra, vi è una strana figura incappucciata che emana uno strano ma piacevole profumo che non riuscite ad identificare.

    -Finalmente siete qui, vi aspettavo. Accomodatevi e prendete da bere, abbiamo molto di cui parlare ma poco tempo a disposizione, quindi gradirei che non parliate e che apriate bene le orecchie- disse la creatura incappucciata con una voce che non riuscirete mai più a descrivere o a ricordare in vita vostra, tanto era strana ma soave. Il figuro vi fa cenno di sedervi mentre si prepara a riprendere il suo importante discorso.

    Edited by Maoeru - 24/5/2019, 18:23
     
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    -Alleluia Alleluia, il mostro melmoso è morto!- pensò Parilin dopo aver visto l’esplosione dell’essere causata dal colpo finale dell’elfo, al quale lanciò una breve occhiata complice.
    Purtroppo però, non ebbe neppure il tempo per tirare un sospiro di sollievo e sfregarsi gli occhi che tutto intorno a lei e al cavaliere divenne scuro, opaco, buio come la pece. Non si spaventò, semplicemente rimase in allerta, le orecchie e gli occhi aperti, pronti a captare qualsiasi segnale. Allo stesso tempo, la sua mente era intenta ad elaborare migliaia di teorie che facevano appena in tempo ad essere pensate sotto forma di immagini, che subito venivano accantonate come dei fogli di carta straccia, senza che tali ipotesi potessero tradursi in parole.
    Sentiva il respiro dell’elfo. Le sembrava persino di percepire il fiato. La situazione era a dir poco snervante e no, l’idea di fare, anche solo per un istante, la ragazza facile non la sfiorò minimamente, troppo concentrata com’era a tenersi stretta la vita.
    Tutt’ad un tratto, la scena davanti a loro si schiarì: infatti, dal nulla apparve un tavolino con sopra due tazze, circondato da due sedie di metallo ed una strana figura incappucciata.
    -Vediamola così: questo tizio non puzza e ha una forma ben precisa. Forse c’è qualche speranza di trovare ancora creature normali in questa città.- si disse, stringendosi nelle spalle.
    l’individuo cominciò a parlare: la sua voce aveva un timbro molto particolare, talmente particolare che non solo era impossibile dedurre con assoluta certezza a quale genere appartenesse, ma possedeva una soavità fuori dal comune, quasi ipnotica.
    “Innanzitutto, buongiorno!” Esordì la mora rivolta al nuovo arrivato, il cui discorso stonava completamente con il tono della voce, tanto era affrettato l’eloquio: “In secondo luogo, dal canto mio, sono disposta ad ascoltarti, ma preferisco rimanere seduta sul mio tappeto; sai, la stoffa è più confortevole del metallo.” Proseguì in tono affabile incrociando le braccia al petto.
    -Spera che la bevanda contenuta in quelle tazze non sia troppo bollente, o potrebbe diventare un’arma.-
    Quindi girò la testa in direzione di Roxium, in attesa di conoscere le sue intenzioni.
    Scusate il ritardo e la risposta non proprio ispirata.
     
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    Dopo aver scagliato il colpo decisivo, l'elfo si sentì un po' frastornato e quando si ritrovò circondato dal buio più assoluto, pensò che Morfeo fosse venuto prima del previsto, ma capì di non essersi addormentato quando per sicurezza si diede un pizzicotto sulla guancia e sentì il dolore sulla pelle. Una volta che ebbe le idee chiare, vide che nella zona c'erano due sedie dall'aria scomoda affiancate a un tavolo e due tazze dall'aria sospetta, ma ciò che lo colpì maggiormente, fu lo strano essere incappucciato che con un tono soave, ma allo stesso tempo sbrigativo e che non permetteva repliche, invitarli a sedere e ad ascoltarlo.
    "Beh, penso che sia più appropriato buonasera, non credi?" disse alla ragazza con un tono scherzoso e detto ciò, l'elfo si alzò dal tappeto, si avvicinò verso lo strano essere, si sistemò un po' gli abiti e con un tono autoritario disse: "Tu ci chiedi di ascoltarti, perché affermi di avere una cosa importante da dirci e che non c'è molto tempo a disposizione eh? D'accordo, sono disposto ad ascoltarti, anche se comprenderai se non accetterò il tuo invito di sedermi o di bere il contenuto di quelle tazze prima di aver capito se hai buone o cattive intenzioni". Detto ciò si preparò ad ascoltare il discorso dello strano essere.
     
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    Liya non attese oltre. Si scagliò addosso all'avversario, bramando la sua morte, pronta a trasformare i suoi ultimi istanti d'esistenza nel più tetro inferno.
    Asmodeus però fu più veloce. Più veloce di Liya?
    Ebbene si, perché lei mentre attaccava si stava impegnando ad allineare il moto terrestre con quello del sole, che si era un po' disassettato. Nel mentre aveva anche materializzato un mazzo di carte un po' improvvisate sul tavolo di Roxium e Parilin, dividendo tre carte ciascuno e passandole anche alla strega che si trovava seduta sul tappeto. Del tipo -non sforzarti ad alzarti eh!-. In quella dimensione oscura aveva lei il pieno controllo, se i lorsignori avessero avuto bisogno di qualcosa lei sarebbe stata a completa disposizione.
    In tutto quel da fare non si rese conto della rapidità dell'attacco di Asmodeus, e finì come una piccola pucciosa preda nella sua trappola. I fili d'elettricità le afferrarono le zampe e le ali, ma quello che frizzava di più era quello che le avvolse il collo. Con un guaito sottomesso, dato che Asmodeus sembrava volerle fare cose brutte come piacerebbe ad Aes non ha Liya, cadde a terra e rimase a fissarlo con un'espressione agonizzante.
    Agitò la coda ancora libera frustando l'aria con violenza, mentre dalla sua gola uscivano versi contrariati.
    "Ghghghghghg... raawr!"
    Si: avrebbe potuto dissolvere i fili nel suo manto nero, avrebbe potuto generare un'esplosione talmente ampia da spazzare via Asmodeus e la sua ridicola ragnatela, avrebbe semplicemente potuto evocare una tempesta di proporzioni tali da poter ribaltare l'intera Klenrung in mezzo minuto. Ma perché far finire il gioco così velocemente? Aveva rischiato più volte la vita, nonostante fosse stata ben più potente dei suoi avversari, quella non sarebbe potuta essere molto diversa. Si sarebbe divertita un po' a giocare al suo gioco. Inoltre l'attacco di Asmodeus non era niente male, e l'aveva colta di sorpresa. Si meritava qualche secondo di vantaggio su di lei, non era cosa da poco riuscire a paralizzare Liya Neratempesta.
    "Che... che vuoi fare..."
    Certo che se Asmodeus avesse avuto abilità in grado di tenerla ferma a lungo, prosciugando allo stesso tempo le sue energie, sarebbe stato un problema. Ma Asmodeus non ha tecniche di quel tipo vero?

    "Emh" annunziò il narratore omniscente, sorseggiando una tazza di cioccolata.
     
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    -Iniziare a toglierti quell'aria strafottente dal muso- rispose il drago, facendo crepitare l'elettricità dalle sue zanne, dando l'impressione di voler lanciare un attacco elettrico, quando invece, sfruttando l'attuale vantaggio su Liya, evocò sette spade oscure al di sopra della dragonessa, fuori dal suo campo visivo, grazie alla sua tecnica e le scagliò verso il dorso della sua avversaria, senza darle nemmeno un istante di tregua, d'altronde era l'unica cosa che potesse fare per non farsi uccidere in due secondi netti. Dopo quel tentativo il drago si tenne pronto ad un contrattacco, e sapeva già come avrebbe risposto, tenendo anche conto dei fili elettrici che poteva usare a suo vantaggio.

    -E poi usarti per affilarmi gli artigli, chissà, un utilizzo lo troveremo per tutto quell'ego là dentro-



    Nel frattempo, nella dimensione di Liya, il tizio incappucciato ignorò bellamente i commenti dei due, facendo un lungo sospiro prima di rimettersi a parlare.

    -Ascoltatemi attentamente, perchè da questo dipende la vostra salvezza, appena uscite da qui andatevene da queste terre più in fretta che potete, non fermatevi per alcun motivo o potreste finire coinvolti nello scontro tra quei due lucertoloni troppo cresciuti. Soprattutto tu piccoletta, mi servi viva, e in forze per ciò in cui mi devi aiutare, i quanto all'elfo mi sembra abbastanza idiota da meritare un aiuto per controbilanciare un po' la sua vita- disse la figura con quella solita voce indecifrabile, prima di fare un gesto con la mano e rimescolare le carte che Liya aveva appena dato nel mazzo e ridistribuendole -Come se tu non barassi già abbastanza nel mondo reale, meglio se ti concentri o potresti fare una brutta figura, la prima della tua vita a Kengard, probabilmente- continuò l'essere rivolto a Liya, cosa che potrebbe sembrare strana se sentita dall'esterno.
     
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    Cucciolo

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    -Buongiorno, buonasera, è uguale: prima si saluta!- pensò la strega nelle parole dell’elfo; tuttavia non osò replicare perché sarebbe stato inutile e perché costui, come già detto, sembrava un individuo intelligente e tranquillo. Oltretutto, come lei, anche lui aveva deciso di ascoltare le parole della figura misteriosa senza sedersi al tavolo a sorseggiare il contenuto delle due tazze.
    All’improvviso, tre carte comparvero dal nulla sotto lo sguardo vigile di Parilin. La strega si accigliò per un istante, prima di riassumere la sua solita compostezza. Le tre carte vennero adagiate sul suo grembo e lei non le toccò; semplicemente le studiò con piglio severo. Al momento aveva ben altro a cui pensare che concedersi un’amabile partita a briscola, per giunta con il cavaliere vestito di nero, che a sua volta aveva ricevuto delle carte. Di lì a poco, infatti, la strana voce riprese a parlare, sostenendo che dovevano andarsene da Klenrung. E non intromettersi per nessun motivo tra le faccende dei due draghi.
    “Apprezzo il suo consiglio, messere.” Esordì con tono pacato, mentre scrutava il mazzo di carte che veniva mischiato da una forza invisibile: -Sto briscolino non sa da fa, anche perché ci sta troppa gente qua e io non sono una meretrice.- commentò fra sé, facendo scivolare le carte sul tappeto con un rapido movimento di flessione e adduzione dell’anca destra.
    “E’ mio desiderio informarla che io e il qui presente signor Roxium avevamo già prospettato in precedenza di non immischiarci in affari che non ci riguardano. Sarebbe sciocco se lo facessimo, giacché ambedue siamo persone dotate di un minimo di capacità critica.”
    Detto ciò, la donna si alzò dal tappeto, quindi lo prese e lo ripiegò accuratamente per poi tenerlo fra le mani in caso di necessità. Dopo di che raccolse le tre carte che erano cadute a terra e le mise sul tavolo insieme alle altre.
    “Non sono avvezza a giocare in presenza di così tante creature, specialmente se si celano e non si mostrano. È una presa di giro bella e buona.” Concluse sorridendo affabile: “Ad ogni modo, per tornare al suo avvertimento: sono lieta di sapere che mi considera utile, sebbene non sappia bene per quali fini.”
    Ciò detto, rivolse un’occhiata eloquente all’elfo, quindi srotolò di nuovo il tappeto, che ormai era abituato ad essere aperto e chiuso a mo’ di ombrello.
    Con tale sguardo Parilin intendeva far comprendere due cose all’uomo: anzitutto, che se quest’ultimo avesse voluto, l’avrebbe accompagnato oltre le mura della città; in secondo luogo, che non gli avrebbe fatto del male, in quanto avevano collaborato per distruggere il mostro di melma. Non gli garantiva di non partecipare più alla guerra tra abitanti di Klenrung e soldati, perché doveva ancora valutare bene se da tale conflitto poteva trarne qualche profitto personale, ma di sicuro non avrebbe osato torcergli un capello.
    Montò per l’ennesima volta sul suo mezzo di trasporto, ptronta a spostarsi di lato qualora anche lo spadaccino avesse voluto salire a bordo.
    -Deve salire per forza, a meno che chi ci ha rinchiusi in questo posto abbia l’accortezza di farci ritornare in una strada della città, altrimenti quello precipita e chi si è visto, si è visto.-
     
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    Uovo

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    E così, lo strano tizio incappucciato proferì parola e l'elfo ne rimase un po' turbato quando li esortò ad allontanarsi dalla città fantasma per evitare lo scontro tra i due draghi, ma rimase ancora più sconvolto quando il tizio affermò che aveva bisogno della giovane ragazza che fino a quel momento le aveva dato man forte.
    "Ehi, che cosa intendi per controbilanciare la mia vita? Sii più chiaro!" asserì l'elfo con un tono indignato, poi osservando le carte che aveva in mano aggiunse: "Comunque che razza di croupier sei che non metti neanche la briscola in mezzo?" e detto ciò lanciò le proprie carte sul tavolo con un gesto teatrale.
    Dopo di che, vide la ragazza alzarsi dal tappeto e contemporaneamente rispondere all'essere incappucciato e una volta che ebbe finito, l'elfo aggiunse: "Sono d'accordo con lei nel non volermi invischiare nello scontro tra quei due draghi, anche se vorrei capire come mai la dragonessa ci ha rinchiusi in questa strana e oscura dimensione". Detto ciò, vide la ragazza scoccargli uno sguardo eloquente e poi con un abile gesto, la vide aprire per l'ennesima volta il suo tappeto e con un abile gesto ci salì sopra e a quel punto, l'elfo con un sorriso beffardo si avvicinò verso di lei e le disse: "Beh, visto che questa dimensione sta per scomparire e noi ce ne stiamo andando, penso che approfitterò ancora della tua ospitalità... è vero che apparentemente non abbiamo un obiettivo in comune e che ancora non mi hai convinta a pieno, ma hai avuto mille occasioni per farmi fuori, ma ancora non l'hai fatto... quindi penso che correrò di nuovo il rischio!" Detto ciò fece un cenno alla ragazza esortandola a fargli spazio.
     
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