Luce e ombra

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Nella dimensione da lei appositamente creata stavano facendo baldoria. La presenza estranea che vi si era intrufolata, non si sa bene come, non la turbava minimamente. Era anzi curiosa di capire cosa volesse e come si potesse essere imbucata nella sua personale casetta delle tenebre.
    Asmodeus non aveva perso tempo, nel frattempo stava facendo di tutto per non lasciarle via di scampo in alcun modo. Con un sottile accenno di sorriso gli rivolse un ghigno compiaciuto. Il fatto che lui stesse mettendo tutte le sue energie nel combatterla la divertiva ma soprattutto la faceva sentire in qualche modo apprezzata e temuta. Erano quelli i draghi con cui amava aver a che fare, quelli che sotto un alone di insolenza in realtà sanno quel che stanno facendo e non sottovalutano il proprio avversario. Aveva creduto che il dragone bianco stesse solo mostrandosi spavaldo perché convinto di non aver nulla da temere, invece le cose stavano molto diversamente.
    Quando evocò delle sinistre lame sopra di lei si preparò a difendersi. Lui le aveva dimostrato un mal celato rispetto con quella sequenza di attacchi prudenti ma decisi, avrebbe ricambiato a suo modo. Il suo corpo si circondò di un velo d'oscurità dalla pesantezza palpabile anche da qualche metro di distanza. Sembrava starsi ricoprendo di un'armatura composta di pura oscurità, con un sottile manto che però le rivestiva l'intero corpo.
    Non era una vera e propria corazza, piuttosto la sua stessa dimensione oscura manipolata per adattarsi a lei, attorniandola quanto bastava perché i fili elettrici non fossero più a contatto con le sue squame notturne. Questi scomparvero infatti all'interno dell mantelo d'ombra e il loro effetto paralizzante cominciò a dissolversi. Mantenne l'oscurità attorno a sé per alcuni secondi, quanto bastava perché il suo corpo cominciasse a riprendersi, tanto non v'era rischio che la ragnatela d'elettricità potesse ghermirla finché se ne restava protetta all'interno del suo piccolo mondo oscuro. Si spostò con semplicità, percependo una sensazione di fatica abbastanza inaspettata. Si allontanò dalle spade che il suo corpo aveva ignorato inspiegabilmente, rendendosi poi conto che l'intento della tecnica non era quello di trafiggerla bensì di indebolirla.
    Aveva creduto di evitare sia l'uno che l'altro rischio di venir colpita, non si aspettava qualcosa in grado di sottrarle le forze. Quindi la tattica di quel piccolo bastardello era quella di indebolirla? Una dimostrazione ulteriore di quanto se la facesse sotto a dispetto delle apparenze.
    Liya mosse la coda a mezz'aria e frustò il terreno, sollevando polvere e lapilli. La sua potenza fisica era nettamente inferiore a quella di un drago adulto, maschio o femmina che fosse, il suo intento non era apparire minacciosa grazie al proprio aspetto. A giudicare dall'esterno, non pareva nient'altro che una draghetta adolescente snella ed aggraziata, con guizzanti muscoli sotto le squame ma niente che potesse intimorire una creatura della sua stessa specie.
    La sua pericolosità stava altrove. Asmodeus se ne sarebbe reso conto ben presto.
    Dissolse il manto nero e si portò a passi leggeri più vicina al suo avversario. Le spade non avevano avuto tempo di assorbire le sue forze in quantità elevata, perché i sottili fulmini filamentosi non erano riusciti a trattenerla.
    In quel momento scomparve anche la dimensione in cui l'elfo e la strega, ennesima favola di esopo, si stavano dilettando in giochini probabilmente un po' erotici. Ma tanto al buio nessuno li avrebbe visti, se non la possente Cioccolata. Non ebbe modo di controllare che fine avessero fatto e dove fossero piombati, ma si sarebbero rimaterializzati in aria nel punto esatto in cui erano stati assorbiti. Tanto sapevano volare no?
    "Preparati Asmodeus, è tempo di duellare"
    Purtroppo le carte da Briscola non andavano bene per Yu Gi Oh, quindi il duello sarebbe stato senza carte. Gli artigli erano più che sufficenti. Si lanciò addosso ad Asmodeus senza nessuna strategia, senza alcuna tecnica ad anticipare le sue intenzioni. Solo una furia di veloci artigli, zanne e incostanti folate di vento che travolsero il drago in un'impetuosa manifestazione di possanza eracleica. Andate a rispondere al VS mitologico o vi ammazzo tutti i pg all'istante ^_^
    N.B. Eracleica ed erculea sono sinonimi secondo il vocabolario di Eracle.
    Non perse tempo. Una poderosa e violenta esplosione d'energia generò d'innanzi a sé un vento aggressivo, diretto contro quel tipetto dal muso da schiaffi.
    "Sei in grado di tenermi testa, drago?"
     
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    -Vediamo cosa sai fare, oltre che a parlare, Liya- sibilò il drago aspettandosi un contrattacco dopo che la dragonessa si era liberata così abilmente dalle sue tecniche. Quello che Asmodeus non si aspettava, però, era la carica brutale di Liya, senza alcuna logica, il che lo fece particolarmente incazzare, non lo stava prendendo sul serio. Quando l'avversario caricò, il drago si sposto di poco verso sinistra, scoprendo leggermente il fianco corazzato e socchiudendo gli occhi, abbastanza per vedere e per non essere centrato da un'artigliata vagante. All'ultimo istante, però, abbassò la testa, cercando di infilarla sotto il collo di Liya che non si sarebbe potuta fermare per via dell'inerzia della sua stessa corsa, cercando di alzarla con tutta la forza che aveva a disposizione. Il vento non era tutto questo gran problema, Asmodeus non aveva certo pianificato di muoversi, quindi gli bastò piantare gli artigli a terra e restare ancorato al suolo, se il vento si fosse fatto troppo forte, ma tanto i suoi piani erano semplicemente quelli di alzare su due zampe. Quella draghetta adolescente avrebbe menato colpi furiosi mentre lui la tirava su, per poi tirarle una codata dritta sul muso, se fosse riuscito nella prima parte del suo piano. Il drago non aveva certo la forza per sfondarle il cranio, ma una botta come quella era capace di stordire un altro drago adulto, e quella mossa gli avrebbe permesso di guadagnare secondi preziosi per il suo piano.


    Intanto, poco prima che la dimensione oscura svanisse, la figura incappucciata si materializzò improvvisamente di fronte a Parilin, in modo poco simpatico e molto jumpscareoso.

    -Ricorda le mie parole, oltre la nebbia splende sempre il sole... no, aspetta, questo era il biscotto della fortuna di...- le sue parole furono portate via assieme a quella dimensione, ed il messaggio di vitale importanza venne trascinato assieme all'essere incappucciato.

    Rectina, Roxium, potete decidere se restare a guardare lo spettacolo o fuggire a gambe levate ora
     
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    -Ahahahahaah! Simpatico l’elfo, oltre che gentile e cordiale.- commentò fra sé ridendo alla battuta di Roxium sulle carte.
    -Peccato solo che quel tizio là lo sottovaluti. Lui è semplicemente buono; niente di più, niente di meno.-
    “Sagge e giuste parole le tue, nobile gentiluomo. Permettimi di tranquillizzarti sul fatto che generalmente non stronco vite senza un motivo ben preciso. Ho dei principi, seppur tenda ad agire per interesse.” Rispose spostandosi leggermente di lato per far spazio al cavaliere: “Inoltre, credimi, se ammetto di agire perlopiù per interesse, significa che scopro le mie carte, tanto per prendere spunto dall’ambiente circostante.”
    Fece appena in tempo a finire di parlare che la figura incappucciata si materializzò di colpo dinnanzi a lei in maniera assai fastidiosa, assillandola con una frase e con un tono che niente avevano a che vedere con il timbro adottato fino ad allora.
    Per tutta risposta, la donna si ritrasse di scatto con il busto, esibendo quella che avrebbe potuto essere definita la smorfia del secolo.
    “Sparisci!” Digrignò senza tante cerimonie. -Ti servo viva? Va bene, vorrà dire che ci rincontreremo per trattare.-
    Tutt’ad un tratto percepì una folata di vento sferzarle il viso e scompigliarle i capelli, provocandole un certo solletichino alla base della nuca. Ben presto udì anche delle voci non molto lontane. Guardò in viso l’elfo; possibile che fossero ritornati nella città di Klenrung e che le voci che aveva udito fossero quelle dei due draghi che si stavano ancora dando battaglia?
    “Conviene allontanarci. Non sia mai che veniamo coinvolti in un secondo scontro.” Asserì in tono affabile, portandosi una mano sotto il mento.
    “Confesso che trovarmi per caso in questa città non è certamente fra le cose migliori che mi potessero capitare.” Aggiunse, riprendendo la menzogna che aveva tirato fuori durante il loro primo incontro. C’era del vero nelle sue parole: infatti, aveva soffocato un viandante, ferito il servo di Asmodeus, generato scompiglio fra i soldati, per guadagnarci che cosa?
    -Niente.- disse inspirando bruscamente. Senza contare che aveva consumato i gessi più del previsto e ciò avrebbe influito abbastanza pesantemente sul bilancio mensile, in quanto per fabbricare tali artefatti occorrevano materie prime di alta qualità.
    il tappeto prese a muoversi il più lontano possibile dal campo di battaglia e lei non potè fare a meno di osservare lo scempio e la desolazione di quelle terre, specialmente dopo l’incendio che avevano scatenato per distruggere quel mostro.
    Si sfregò gli occhi, ormai affaticati per via dei tanti scatti rapidi che avevano dovuto eseguire. Molto probabilmente, se solo avessero potuto proferir parola, i suoi nervi oculomotori avrebbero reclamato riposo a mo’ di ragazzini stanchi dopo aver eseguito una trentina di addominali.
    “Perdonami, maavverto il bisogno di far riposare un attimo gli occhi, quantunque questo posto non rinomato per la tranquillità e la pace.”
    Di norma avrebbe evitato di manifestare le proprie necessità o le proprie debolezze, ma appunto perché l’uomo che sedeva al suo fianco si presentava leale, decise di fare uno strappo alla regola.
    “Se non cado in errore, anche tu sei un po’ stanco. Forse dovremmo alternarci nel fare la guardia in modo da beneficiare entrambi di un po’ di qualche istante per recuperare le forze.” proseguì: “Non credo sia una buona idea calare di quota e cercare riparo, sebbene nemmeno rimanere in alto sia la migliore delle ipotesi.” Concluse, trattenendo a stento uno sbadiglio. quindi aprì la borsa, vi rovistò dentro scuotendo la testa in segno di diniego per ogni oggetto che le capitava tra le mani e che non le andava bene finché non trovò una tavoletta di cioccolata fondente e riso soffiato riposta in un contenitore di vetro foderato all’interno con della seta nera.

    Roxium, eccoti accontentato almeno qui.^^
     
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    Una volta che la ragazza dichiarò che di norma non tendeva a stroncare vite senza un motivo e che di solito agisse per un suo interesse personale, l'elfo si tranquillizzò un po', anche se non ancora del tutto convinto se in un futuro non tanto lontano, la giovane avrebbe attentato alla sua vita, ma per il momento non ci pensò più di tanto e cogliendo al volo il cenno della ragazza salì a bordo del tappeto volante.
    Dopo un battito di ciglia, la dimensione oscura scomparve, e come previsto, ricomparvero in aria nella città fantasma e la prima cosa che colpì l'elfo, fu il baccano assurdo che, senza ombra di dubbio, proveniva dall'epico scontro tra i due famigerati draghi. In quell'istante, l'elfo pensò se fosse il caso di intromettersi nell'epica battaglia che stava infuriando tra i due, ma la ragazza scelse al posto suo, infatti fece allontanare il tappeto dal campo di battaglia e a quel punto, l'elfo si concentrò sulla ragazza, la quale si sfregò gli occhi e asserì per prima cosa che trovarsi in questa città non fosse una delle migliori cose che gli fossero capitate e che non era al massimo della forma e per ciò gli propose di fare a turni per dormire un po'.
    "In effetti, anch'io ho perso parecchie energie per aver generato tutte quelle fiamme" proclamò l'elfo con aria stanca, poi pensandoci un po' su aggiunse: "Va bene, accetto di buon grado la tua proposta e dato che non sarei qui a parlare con te senza il tuo tappeto, ti cedo volentieri il primo turno di sonno". Successivamente vide la ragazza tirare fuori dalla sua borsa una fantastica tavoletta di cioccolata contenuta in un contenitore di vetro e non riuscendo a trattenersi, prese il contenitore, estrasse la cioccolata al suo interno e con uno schiocco netto la divise in due metà... "Scusami per il gesto non tanto carino, ma non ci vedevo più dalla fame!!!" dichiarò l'elfo ficcandosi in bocca la sua metà di cioccolata.
    Mentre si stava gustando la cioccolata, che scoprì essere fondente, gli venne in mente una domanda per la ragazza e rinvigorito un pelino dalle endorfine, la fissò negli occhi e gli chiese: "Però una cosa, se come hai detto le tue azioni sono sempre programmate e che agisci per i tuoi interessi, come è possibile che ti trovavi in questa città per puro caso? Dopo tutto escludendo questa guerra, questa è una città fantasma".
     
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    Arrivare a capofitto sul groppone di Asmodeus si rivelò una scelta sbagliata. Non che l'avesse reputata una mossa vincente, semplicemente era quello il suo modo di divertirsi e di giocare.
    Esagerare ed attingere al fine dei suoi poteri non aveva senso, non odiava quel dragone ne aveva seriamente intenzione di svitargli la gola. Voleva solo divertirsi a fare la dominatrice, un po' come faceva con chiunque reputasse inferiore.
    Non era neanche del tutto vero in realtà. Considerando che si tratteneva gran parte delle volte, il suo atteggiamento remissivo la portava ad apparire molto meno pericolosa di quanto fosse veramente. Il punto era che non voleva né strafare né trattenersi, doveva trovare il giusto equilibrio.
    Venne proiettata in aria dal grande testone squamoso del suo avversario, che la centrò in fronte con una frustata di coda micidiale. I suoi rapidissimi tempi di reazione le permisero di generare una sottile barriera d'aria attorno al proprio corpo, convogliandone la potenza dove il drago cercò di colpirla, in modo da attutire l'impatto. Ciò nonostante il colpo giunse violento, e per quanto l'aria condensata si fosse frapposta fra lei e Asmodeus non riuscì ad evitarlo.
    La coda venne respinta indietro, ma la sua povera testolina squamosa blu si fece alquanto male. Smorzare la botta le permise almeno di non cominciare a vedere stelline luminose ovunque.
    Grugnì, infastidita. Non le era piaciuta quella mezza incornata, non era mica una toressa! (?????)
    Si portò le ali sulle corna per massaggiarsi. Inspirò un po' d'aria, poi socchiuse le palpebre e tornò con le zampe ben piantate a terra.
    "Come vuoi"
    Non gli diede tempo di elaborare una nuova strategia; probabilmente Asmodeus aveva ben chiaro come agire, ma di fatto valeva anche per lei.
    Spalancò le ali e mosse la coda in aria ripetutamente, cominciando a farla vorticare con sempre più vigore. Dall'acume cominciarono a scaturire lame di vento dirette in ogni dove ed ogni perché, molte senza una traiettoria ben precisa altre dritte contro di lui.
    Avrebbe facilmente potuto evitare l'assalto di quelle che schizzavano in linea retta, per quanto rapide; probabilmente non avrebbe avuto troppa difficoltà neanche ad incassarne un gran numero data la sua stazza. Tuttavia una tempesta massiccia come quella non avrebbe lasciato illeso neanche un gigante due volte più grande di lui, e doveva fare molta attenzione se voleva uscirne vivo. Spostarsi lo avrebbe esposto a quelle circostanti, rimanere immobile avrebbe potuto salvarlo solo per breve tempo.
    Liya gli si gettò incontro, evocando un manto nero che attingeva al buio di un'oscurità ultradimensionale. Se ne fosse stato investito, il candido draghetto sarebbe sprofondato in un nero talmente vorace da indurlo a scordare cosa fosse la luce. Acciecarlo temporaneamente non le sarebbe comunque bastato, voleva di più. L'aveva provocata, adesso non si sarebbe posta limiti.
    I suoi artigli cominciarono a stridere. Circondando d'energia le affilate unghie, aveva preso a farle vibrare ad una velocità incredibile mosse dall'aria che le attorniava.
    Non erano ormai dissimili da tremende lame taglienti, in grado di lacerare tronchi al semplice tocco. Sapeva che il suono dell'aria in movimento avrebbe tradito il suo attacco anche qualora Asmodeus non avesse potuto vederla, ma ben poco le importava. Voleva stremare ogni fibra del suo essere, sfiancarlo nel mostrargli una dopo l'altra tutte le sue abilità, mettendolo gradualmente alla prova per poi schiacciarlo com'era giusto che fosse.
    Nuovamente gli si gettò addosso, questa volta puntando con gli artigli alla sua ala destra. Non aveva intenzione di strapparla quindi cercò di mirare al dorso e di non colpire una zona impossibile da riparare. L'assalto fu molto diverso dal precedente, più rapido e deciso, più implacabile e letale.
    In quel momento gli dedicò tutto quello che da lei sembrava desiderare, la sua completa attenzione. Ignorò l'elfo e la strega, allo stesso modo non fece caso alla figura che si era manifestata al loro cospetto. Adesso aveva un nuovo gioco a cui pensare. Un balocco dannatamente irriverente, che reclamava l'arsura degli inferi.
    Non che credesse nella loro esistenza, ma di certo se il viaggio dei folli si fosse concluso all'inferno quel drago vi sarebbe stato inequivocabilmente destinato.
     
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    Tutte quelle tecniche avrebbero fatto un botto male se solo avessero colpito il dragone, che velocemente si trasformò in un ombra, evitando agilmente le lame di vento, nascondendosi tra le ombre delle case e sfuggendo così anche al manto di oscurità gettato dalla dragonessa nel punto in cui si trovava un istante prima. Spostandosi di ombra in ombra, Asmodeus comparve poi dietro alla sua avversaria, tirandole una codata alle zampe capace di mandarla a gambe all'aria, mentre attorno a se l'aria iniziava a crepitare di piccoli fulmini violacei che andavano a scontrarsi contro le sue scaglie. Il drago avrebbe potuto finire la lotta già in quel momento, ma la draghetta non era l'unica a giocare, e lui si stava divertendo a perculare Liya Neratempesta, Sua Altezzosa Squamosità o qualunque fosse stato il suo titolo. Effettivamente, a pensarci, la Neratempesta e il Tuono oscuro si stanno affrontando, si prevedono grandi acquazzoni ed uragani per i poveri cristi che saranno coinvolti.

    -Ormai è già la seconda volta che ti prendo alla sprovvista. Ammetti di non essere poi così invincibile e finiamola qui. La città mi serve intera, non me ne faccio nulla di un cumulo di macerie- le dice guardandola negli occhi, mentre già prepara la prossima mossa, casomai Liya volesse radere al suolo lui, i suoi servi e l'intera Klenrung.



    Nel frattempo, sul tappeto di Parilin, cadono tre carte dei tarocchi rispettivamente: l'imperatore, con scritto Del signore della fama e dei tesori il cuore dovrai rubar e nella città della pace lo potrai trovar; l'eremita, con scritto In faccia al nulla ti dovrai recar ed il sogno del saggio dovrai sventar; il folle, con scritto Questo dei tre ingredienti è il più complesso, dovrai riunire l'imperatore, l'eremita, il caduto e te stesso, quando ogni pezzo al suo posto finirà, il tuo desiderio si realizzerà. Il retro di ogni carta è firmato con una svolazzante lettera C, con un alfa ed un omega a destra e sinistra ed un più e un meno sopra e sotto. La strega può sentire un certo potere magico provenire dai tarocchi, come quello di un contratto magico, sta a lei decidere se gettare via le carte e rifiutare o tenerle ed accettare automaticamente, assieme alle conseguenze di entrambe le azioni.
     
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    Chiedo scusa a Rectina, ma devo farlo xD sono tre o quattro post che non vedevo l'ora, ora no puedo aspettare


    "Prendermi alla sprovvista?" chiese Liya, sogghignando. "Con la mia stessa tecnica?"
    Effettivamente finì zamp eall'aria e si scontrò con il suolo. Sembrava proprio che quel dragone l'avesse gabbata.
    Un rumore graffiante, quello dei suoi artigli impregnati d'energia, si generò alle spalle del piccolo dragone presuntuoso. Un istante dopo il corpo di Liya si dissolse di fronte ad Asmodeus, e la sua vera avversaria in totale tranquillità gli grattò il sedere e la grande coda bianca.
    "Credevi che ogni mossa fosse improvvisata vero?" sghignazzò, tamburellando con gli artigli sulle squame del drago. "Purtroppo per te era tutto minuziosamente calcolato, nei più piccoli dettagli. Dar vita ad un clone con sembianze diverse dalle mie e inviarlo ad aiutare quegli altri due perché tu non potessi immaginare che sapessi creare una copia identica a me, attaccarti direttamente per darti l'illusione di averla vinta poco fà, usare il cono d'ombra fingendo di volerti privare della vista per coprire la creazione del mio clone d'ombra... non è vero, era tutto improvvisato!"
    Con supponenza tolse gli artigli e si allontanò da lui di qualche passo, con tanto di sbadiglio. Liya Neratempesta, sua altezzosa squamosità, non avrebbe mai perso una battaglia se non per sua stessa volontà. "Però non sei niente male. Ammetto sia stato molto divertente. Se però vuoi scagliare il tuo colpo fai pure, non mi opporrò. Ormai... ho vinto"
    Rimase immobile. Dopo quel primo momento di spavalderia, il povero dragone presuntuoso avrebbe avuto un bel da fare nel trattenere la collera. O forse era abbastanza furbo da capire che non gli conveniva sclerare come un pazzo e cominciare a scagliare fulminazzi a destra e a sinistra.

    Maoeru puoi rispondere di nuovo tu, abbiamo rubato un turno ma pace. Colpa mia, che dovevo perculare male Asmy xD
     
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    Le scariche elettriche violacee attorno al drago iniziarono a scomparire lentamente dall'aria, mentre venivano assorbite dal suo corpo e correvano lungo le fessure tra le sue scaglie, illuminandole di una luce spettrale.

    -Credi davvero di aver vinto? Quando stavo soltanto giocando con te? Se davvero avessi avuto intenzione d farti fuori non avrei usato attacchi così leggeri- le rispose scuotendo il muso ed incamminandosi verso la sua tana -Sei fortunata che tu mi serva più da viva che da morta, e soprattutto che non volessi distruggere la mia città, altrimenti a quest'ora i miei servi banchetterebbero con un cadavere di drago fin troppo pieno di se- Asmodeus, poi, alzò il muso verso quello che sembrava un grosso pipistrello malformato, con la testa più grande del resto del corpo.

    -Vedi se ci sono superstiti e falli portare da me, li manderemo a narrare cosa accade quando si prova ad invadere i miei domini... in quanto a te- sospirò poi, tornando a guardare di sfuggita Liya Cos'hai intenzione di fare? Vuoi restare lì a goderti la tua finta vittoria o credi sia giunta l'ora di sloggiare da casa mia una vota per tutte? Sai, ho delle case da far ricostruire e un pisolino da fare, i teschi sono mooolto comodi da queste parti, e le grotte buie al punto giusto non disse nient'altro e continuò a camminare verso la sua bellissima tana, quel crepaccio tra la piana desolata e la città da cui era uscito prima, che portava ad una serie di caverne circolari scure e ricoperte di scheletri e gemme di vario tipo, insomma, una casa ideale per un drago nero come lui.
     
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    Parilin schioccò sonoramente la lingua, poi si distese sul tappeto in maniera composta. Non si era sbagliata nel definire l’elfo un tipo intelligente: si era ricordato delle sue parole.
    “Poco più del 95% delle streghe conducono una vita sedentaria e quando mettono il naso fuori dalla propria dimora non esitano a cavalcare le loro amate scope.” Esordì in tono piatto: “In genere queste creature sono spregevoli, apertamente subdole o semplicemente scelgono di ricoprire il ruolo degli esseri cattivi per tutta la vita in mancanza di un carattere forte.”
    Ci fu una breve pausa, durante la quale la mora si sollevò per mettersi a sedere. Tutto ciò che aveva detto fino ad allora era vero, ma si trattava solo di un inutile preambolo.
    “Io sono, per così dire, una strega errante. Viaggio in lungo e in largo accompagnata solo ed esclusivamente dal mio tappeto dalla mia borsa.”
    una folata di vento le sferzò i capelli lisci, facendoli ondeggiare dolcemente.
    “Preciso che non sono una scappata di casa e no, non ho una storia personale fatta di abbandoni, lacrime, sangue e violenza.” Aggiunse con una risatina di scherno.
    “Sono venuta al mondo tantissimi anni fa. Ah, secoli ormai.” altra risatina, seguita da un rapido movimento della mano destra a mo’ di linea del tempo tracciata in aria.
    “Il motivo per cui non porto con me una storia deprimente è insito nel fatto che non sono nata dal ventre di una creatura dal sesso femminile.” Lo disse con disinvoltura, ammiccando con gli occhi: “In origine ero una pianta di seta, divenuta poi un essere umano dopo aver ricevuto un bacio da un angelo assai potente. Il mutamento non fu per niente indolore, ma se non altro, alla fine potei beneficiare fin da subito di tutte le facoltà degli esseri umani, incluse quelle mentali. L’angelo in questione scelse di baciare me perché, a quanto mi disse ma non ci credo, ero la pianta prescelta. Sinceramente, anche a distanza di anni, continuo a manifestare il mio dissenso nei confronti di quest’affermazione che considero solo una scusa.”
    Lasciò volutamente passare qualche secondo, affinché il suo discorso potesse essere metabolizzato dal suo interlocutore.
    “Tutto ciò avvenne all’incirca dieci anni fa ed allora la mia principale occupazione è stata quella di viaggiare, seppur ci sia stato un periodo in cui ho frequentato una delle più prestigiose accademie di magia e stregoneria, la quale alla fine non mi ha insegnato niente di più di quanto non avessi già appreso nel mio vagare.”
    Altra pausa, durante la quale ne approfittò per trangugiare un quadrato di cioccolata.
    -Mhh. Questa primizia non è affatto male. l’idea di metterla a raffreddare nello stampino di ghiaccio si è rivelata valida.-
    “Sostengo di agire unicamente per interesse personale, in quanto sebbene conosca il significato di termini come amicizia e fedeltà, non ho ancora avuto modo di metterli in pratica. Ne consegue che per me queste espressioni sono come teorie filosofiche, vale a dire astratte. Certo, mi è capitato di rincontrare quell’angelo, ma non abbiamo mai avuto un rapporto ne d’amicizia, ne d’amore.”
    Decise di interrompere lì il racconto, omettendo tanti particolari. Dal suo punto di vista, aveva detto anche troppo e Roxium non era niente di meno che un cavaliere incontrato per caso pochi attimi prima. Gli aveva chiaramente detto che la sua vita non si reggeva su sofferenze atroci e pianti massacranti. Lei aveva tessuto la sua vita giorno dopo giorno: si era impegnata negli ambiti che le interessavano maggiormente, dimostrandosi perseverante, diligente, seppur non immediatamente brillante come certe streghe conosciute all’accademia. Lei sentiva di essere come il sole: ogni giorno brillava; a volte di più, a volte di meno, ma era sempre presente.
    Si adagiò di nuovo sul tappeto per riposare un po' come stabilito. Stava per chiudere gli occhi, quando si accorse di qualcosa che giaceva al bordo del mezzo. si risollevò, trattenendo a stento uno sbuffo, mentre con la mano destra si apprestava a scrollare via l'oggetto intruso. Si fermò appena in tempo, con il palmo della mano levato in aria.
    Sotto di lei si trovavano tre carte, rispettivamente: imperatore, eremita e folle.
    Le afferrò; una sorprendente energia le permeava tutte. Le girò una ad una, leggendo dentro di sé le frasi scritte sul retro e la firma.
    Inspirò profondamente.
    "La tranquillità sembra non essere contemplata in questa terra." bonfunchiò, rivolta a Roxium: WAl momento sono troppo stanca per gli indovinelli, ma sarà mia premura risolverlo più tardi. Intanto, se vuoi dilettartici tu, prego!" concluse, posando i tarocchi di fianco alla sua coscia.
     
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    Uovo

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    Dopo che la strega ebbe snocciolato tutto il suo discorso, la vide sdraiarsi di nuovo sul suo tappeto, ma l'apparizione di tre carte dei tarocchi catturò l'attenzione di entrambi, ma quest'ultima le afferrò per prima dato che le carte si trovavano vicino a lei, poi una volta esaminate asserì di voler risolvere l'enigma una volta dormito un po' e con questo, posò le carte vicino all'elfo.
    Quest'ultimo prese le carte e con una fronte sempre più aggrottata, esaminò con cura sia le frasi riportate sul davanti, sia la strana firma riportata sul retro, ma entrambi i lati non gli dicevano assolutamente nulla.
    Comunque la testa gli stava quasi per esplodere sia per il nuovo enigma, sia per le migliaia di informazioni ricevute dalla strega... Dopotutto storie di piante di seta trasformate in esseri umani da un angelo non erano da tutti i giorni, considerato il fatto che l'elfo non ne aveva mai visto uno in vita sua, ma dopo tutto questo mondo è molto strano e delirante e chi era lui per dire a priori che una storia del genere non era possibile?
    Poi si concentrò sulla seconda parte del discorso, ci pensò un po' su, poi con uno sguardo un po' triste asserì: "Prima che tu ti addormenti, voglio dirti una cosa: certamente questo tuo carattere indipendente e forte ti fa onore e sicuramente ti ha aiutato a superare momenti difficili, ma mi rattrista un po' sapere che non hai mai applicato a pieno il concetto di amicizia e lealtà, anche perché queste due doti, secondo il mio modesto parere, sono due fattori molto importanti nella vita, anche perché ti permettono di avere un'esistenza molto più tranquilla e tolgono la necessità di guardarsi in continuazione le spalle... Ovviamente entrambe vanno guadagnate con impegno e devozione!".
    Una volta asserito ciò, si mise a guardare l'orizzonte e con un tono deciso aggiunse: "Comunque credo che la dragonessa potrebbe darci una mano a risolvere questo enigma, dato che è stata lei a creare la dimensione oscura in cui siamo stati intrappolati e forse, ma dico forse, ha voglia di darci di nuovo una mano, sempre se è sopravvissuta allo scontro".
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    "Sei quasi divertente, Asmodeus. Comunque non reagirò a questo tuo fare sfacciato, so che in fondo sei consapevole del fatto che io ti stia risparmiando. Complimenti per il coraggio!!"

    Ovviamente ora voi vi aspetterete risposte da Liya, vi aspetterete giustificazioni sull'enigma, e anche sulla dimensione oscura. Ovviamente cercherete di rendere logico il fatto che la dragonessa abbia materializzato un mazzo di carte in quel globo nero ove la possente Cioccolata si è insetiata, ancor più ardentemente vi domanderete se ella sia disposta a condividere con voi i suoi segreti più occulti.
    Eeeeebbbbbbene:
    Liya fece una linguaccia ad Asmodeus e in un sospiro d'ombra, attorniata da vortici neri e violacei, semplicemente scomparve.
    ...
    FINE

    Liya esce, come una stronza
     
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    Il drago nero più bianco di Kengard

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    Asmodeus non stava più degnando Liya nemmeno di uno sguardo, e non si accorse nemmeno della sua linguaccia, ma potè dedurre dal sospiro e dall'improvvisa scomparsa del suo odore che aveva lasciato la sua dimora per andarsene chissà dove a rompere le scatole a chissà chi. Il drago nero, quindi, si ritirò placidamente nella sua grotta, non prima di aver dato l'ordine ai suoi di spargere la notizia che c'erano due superstiti che stavano abbandonando Klenrung, e che se qualcuno avesse torto loro anche solo un capello avrebbe pensato personalmente a rendere quel qualcuno un mucchio di ceneri fumante che si sarebbe disperso nel vento. Parilin e Roxium erano riusciti a sopravvivere ad una creatura fuori dal comune, e per questo si erano guadagnati di uscire dal suo regno sani e salvi, sempre che per qualche arcano motivo non avessero voluto uccidersi a vicenda, cosa molto probabile se Roxium avesse insultato il tappeto di Parilin probabilmente.


    Nel frattempo, sul tappeto di Parilin, i tarocchi parvero prender vita, scivolando via dalle mani dell'elfo e fluttuando a pochi centimetri di distanza dal viso della giovane strega. Dopo un paio di secondi passati semplicemente fluttuare, la figura rappresentate l'imperatore si mise a parlare.

    -Non ci hai gettato, vuol dire che il patto è stato siglato...- disse con voce profonda e roca, prima di tornare inerte e cadere sul tappeto.

    -...segui la mappa e trova gli ingredienti...- continuò l'eremita con voce calma, simile ad un sussurro ma udibile quasi quanto un grido, prima di cadere accanto all'imperatore.

    -...oppure puoi semplicemente buttarci, anche se sarebbe poco divertente e perderesti l'opportunità di scoprire dei tessuti che mai hai visto in vita tua- finì il folle, con una voce terribilmente acuta e fastidiosa, prima di cadere anche lui assieme ai suoi compagni. I due potevano sentire che il potere che era sulle carte si era completamente disperso, ed ora erano solo dei normali tarocchi con delle scritte sopra, anche se avevano attirato l'attenzione di qualcuno...

    Asmodeus se ne va a riposare dopo una giornata abbastanza dura. L'indovinello potete provare a risolverlo dove volete ed in qualsiasi role volete, tanto non interessa Klenrung ma tre luoghi in cui sono nascosti tre ingredienti da ritrovare. Oppure Parilin può semplicemente disfarsi di tutto ed andare avanti con la sua vita come le ha detto il folle
     
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    Cucciolo

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    …certamente questo tuo carattere indipendente e forte ti fa onore e sicuramente ti ha aiutato a superare momenti difficili, ma mi rattrista un po' sapere che non hai mai applicato a pieno il concetto di amicizia e lealtà, anche perché queste due doti, secondo il mio modesto parere, sono due fattori molto importanti nella vita, anche perché ti permettono di avere un'esistenza molto più tranquilla e tolgono la necessità di guardarsi in continuazione le spalle... Ovviamente entrambe vanno guadagnate con impegno e devozione…
    Quelle parole si addentrarono nella sua mente una ad una, in fila; non lo avrebbe mai confessato apertamente, ma le sembrava di sentire il loro peso e i loro passi, come se avessero avuto un corpo.
    “Non posso darti torto.” Rispose: “Credo che ciò dipenda dal fatto che ho sempre viaggiato in solitaria e mai in compagnia. Inoltre, potrebbe c’entrare in qualche misura il fatto di non essere cresciuta in una famiglia. Ho conosciuto l’amore in molte delle sue sfaccettature, questo non lo nego.” Concluse prima di scorgere le tre carte scivolare via dalle mani dell’elfo per dirigersi a pochi centimetri da lei.
    L’imperatore, l’eremita e il folle presero a parlare uno di seguito all’altro per poi ricadere in maniera elegantemente simmetrica sul tappeto, perdendo tuttavia l’energia che le permeava.
    La strega si portò una mano sotto il mento, corrugando allo stesso tempo la fronte. Dopo di che afferrò la borsa, l’aprì, vi rovistò dentro in cerca di qualcosa ed esattamente come poco prima, fece diversi cenni di diniego con il capo ad ogni oggetto che le capitava in mano, ma che però non le occorreva in quel momento. Infine la trovò: si trattava della sua agenda personale; un quadernino nero dalla rilegatura in velluto. Lo aprì, sfogliandolo accuratamente; sulle pagine campeggiavano appunti di vario genere, presi minuziosamente e con una bella grafia, corredati da tabelle e qualche disegno.
    Non appena giunse dinnanzi alla prima pagina bianca, si fermò per cercare una penna e un gessetto. Rovistò di nuovo all’interno della borsa fino a quando non li trovò.
    Accavallò le gambe per posarvi l’agenda, quindi soffiò leggermente sul gessetto che, pochi secondi dopo, emanò una flebile luce che crebbe piano piano d’intensità.
    “Non c’è niente di cui preoccuparsi.” disse rivolta all’elfo, caso mai temesse che prendessero fuoco. Dopo di che iniziò ad annotare il contenuto delle carte, specificando altresì la figura rappresentata e la firma.
    “Credo che non sia più così importante risolvere nell’immediato l’indovinello.” Asserì senza smettere di scrivere: “A questo punto, niente più mi trattiene in questa città, almeno per adesso.” Proseguì, mentre cercava di riprodurre il più fedelmente possibile la firma di colui che aveva scritto le carte.
    “Penso che volerò verso Kerus. È una città abbastanza popolata da sedicenti streghe e stregoni, ma che riserva anche delle sorprese.” Concluse, alzando la testa: “Desideri che ci salutiamo alle porte di Klenrung, dove ci siamo incontrati?”
    Detto ciò, chiuse il quadernino ed incastrò le carte nel bordo interno della copertina. Quindi sistemò tutto con cura nella borsa adoperando solo una mano, dato che l’altra era impegnata a reggere il gessetto.
    Parilin sentiva che forse forse doveva dire qualcosa a Roxium, non una frase di circostanza, ma qualcos’altro. La verità, però, era che lei non voleva impelagarsi con discorsi inutili. Doveva riconoscere che lui era stato molto comprensivo e disponibile nei suoi confronti.
    -Non è che vivere in solitaria mi renda un’inesperta della comunicazione, solo non mi sembra necessario spendere fiumi di parole per non essere capita o fargli venire qualche dubbio esistenziale.-
    Lo avrebbe riaccompagnato dove gli aveva appena detto, poi si sarebbero salutati e ognuno per la propria strada. Ci avrebbe pensato Lachesi a stabilire se avessero dovuto rincontrarsi.


    Parilin esce.
     
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    Proprio mentre l'elfo stava esaminando una delle tre carte, quest'ultimo se le vide sfuggire magicamente di mano e iniziarono a fluttuare e, cosa ancora più strana, a parlare davanti alla faccia della strega, ma il suo interesse verso l'enigma diminuì quando intuì che le tre carte promettevano un favoloso premio solo alla strega e non a lui, ma successivamente si divertì un mondo ad osservare la giovane ragazza mentre si scervellava nel prendere appunti nel suo quaderno e rise di gusto quando quest'ultima lo assicurò che il gessetto non avrebbe preso fuoco. "Non aver paura" disse l'elfo, "Anche se prendesse fuoco non mi turberebbe affatto... dopo tutto io sono già tutto un fuoco!".
    Detto ciò la ragazza dichiarò che si sarebbe messa in viaggio verso Kerus e che era disposta a dargli un ultimo passaggio verso le porte della città fantasma. "Per me va benissimo e accetto volentieri quest'ultimo giretto aereo".
    Detto ciò la ragazza mantenne la sua parola e lo lasciò proprio all'ingresso della città e a quel punto l'elfo scese dal tappeto, si spolverò le vesti e si preparò mentalmente e fisicamente per il viaggio che lo aspettava e una volta pronto a partire, si girò verso la ragazza, si avvicinò e gli strinse calorosamente la mano dicendo "Ti ringrazio per l'aiuto che mi hai dato con il tuo tappeto, penso che senza di te ci avrei lasciato le penne innumerevoli volte e chissà se il fato ci farà incontrare di nuovo, in circostanze più tranquille".". Detto ciò, si girò, mise le mani in tasca e fischiettando un motivetto allegro iniziò il suo lungo viaggio verso nord.

    FINE
    Roxium esce di scena
     
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