Il monte Olimpo

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Una ipotesi sul perché l'Olimpo sia stato considerato sede degli dèi della Grecia è presente nel Trattato fisico-storico dell'Aurora Boreale, opera dell'astronomo e géomètra francese De Mairan.
    Un grande arco, o piuttosto un grande segmento di cerchio oscuro, attraverso il quale tuttavia si vedevano talora le stelle, posato sull'orizzonte. dal lato nord, era la base, e come il deposito della luce, da cui nasceva una zona concentrica luminosa e da cui si slanciavano delle colonne verticali, della chiarità ordinaria in questo fenomeno.
    Ma in più esse si slanciavano da quasi tutta la circonferenza dell'orizzonte, anche dalla zona quasi in prossimità del mezzogiorno, con un'estensione che esse non hanno l'abitudine di occupare e, ciò che è anche più singolare, tali colonne si elevavano vicinissime allo Zenit, pur senza raggiungerlo, e tutte lasciavano uno spazio circolare vuoto verso lo Zenit in cui non penetravano, di modo che, succedendosi rapidamente le une alle altre, facevano un effetto pressoché continuo e sembrava che tutto il cielo fosse una volta sostenuta o formata da archi circolari luminosi che tendevano tutti al centro, ma per fermarsi in prossimità, facendogli corona.
    Era come se fosse l'apertura della cupola di un Duomo. Il fenomeno, iniziato prima delle otto di sera, durò diverse ore con questa grande forza e alcuni osservatori hanno sostenuto che non era dissolto neppure al nascere del giorno.

    Per Mairan è proprio l'aurora boreale, vista incombere dai greci sulle pendici della catena montuosa dell'Olimpo, ad aver determinato la nascita del mito.

    Una visione molto più terra terra, invece, spiega semplicemente che l'Olimpo venisse considerato la dimora degli dei in quanto monte più alto della Grecia.
    Gli uomini al tempo non riuscivano a raggiungerne la vetta, quindi immaginavano che solo gli dei potessero farlo e che avessero costruito lì la loro casa per non essere disturbati.
    Il monte Olimpo è la cima più alta della catena che divide la Macedonia dalla Tessaglia. La vetta dell'Olimpo è coperta d'inverno dalla neve luminosa, mentre più sotto crescono fitte foreste di abeti dopo le quali si estendono ampie macchie mediterranee.
    La cima è spesso nascosta agli sguardi umani da un denso strato di nuvole, squarciate ogni tanto dal bagliore dei lampi, seguiti dal rumore dei tuoni generati da Zeus con le sue potenti folgori.
    Secondo i Greci, sopra queste nuvole vi erano le dimore degli Dèi, con lussuosi porticati e splendidi giardini di fiori; nessun vento osava spirare fra queste nuvole e sopra di esse vigeva un cielo sempre azzurro. Gli dei potevano quindi osservare gli uomini, ma non viceversa.

    Zeus, padre assoluto supremo dei supremi, aveva qui costruito il suo palazzo d'oro nel quale viveva con la sua sposa Hèra; attorno ad esso si ergevano le dimore delle altre divinità, che insieme formavano il Concilio dei dodici Dèi Celesti: Zeus, Poseidone, Afrodite, Ade, Era, Demetra, Artemide, Ermes, Efesto, Ares, Apollo ed Estia.
    Sei divinità maschili e sei femminili, che si riunivano nella sala del trono di Zeus per interloquire del più e del meno: dei problemi del mondo, della stupidità umana e del sushi preferito da Poseidone, che non mancava mai di portare alghe e sashimi alla corte del padre sommo onnipotente.
    Nelle sale di Zeus si tenevano lunghi banchetti in compagnia delle Muse e di tutti coloro che desiderassero di far baldoria. Le pietanze tipiche erano nettare e ambrosia, il nutrimento degli dei, e a tali banchetti potevano partecipare anche i mortali se veniva loro accordato il permesso. Ovviamente, cercare di raggiungere le dimore celesti senza consenso, sarebbe equivalso al perdersi fra la nebbia e i nembi per vagare in eterno senza meta.

    Efesto aveva costruito grandi palazzi e templi lungo tutti i versanti della montagna, e in tali luoghi sacri i dodici dei esercitavano il loro operato, rispettando il culto di cui erano rappresentanti.
    Non si sa molto altro del sacro monte, se non che fosse un luogo perennemente permeato di luce ultraterrena e che Zeus, quando gli girava male, gettava dalla vetta qualcuno che lo faceva arrabbiare.
    Il mito racconta che l'Olimpo sia tanto alto che Efesto, dopo esser stato scagliato da Zeus giù da un pendio, impiegò un giorno intero prima di arrivare a terra e rompersi una gamba.
     
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