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    Trova la risposta del ragazzo deludente.
    Uno certo non può fare affidamento sulla gratitudine, per continuare a vivere. Bisogna guadagnarsi ogni cosa.
    Il che implica che bisogna essere disposti a scambi e compromessi.
    Persino una persona orgogliosa come lei lo sapeva.
    Anche se, probabilmente, fosse lei quella che deve rinunciare a qualcosa e non la potenziale persona che ci guadagna, avrebbe di certo cambiato le parole, ma il succo sarebbe stato quello di non cedere.
    Ma nel suo caso era diverso: lei era perfettamente in grado di non dipendere da nessuno in alcun modo e di trovare da sé la propria soluzione.
    Dopotutto poteva ammaestrare qualunque cosa per servirla e soddisfarla.
    La delusione in sé, in ogni caso, deriva semplicemente dal possibile mancato guadagno: era impaziente di imparare cose nuove. E riusciva ad essere tanto umile dal considerare che persino un umano avesse segreti e potenzialità degni di lei.

    Non ti ho offerto un semplice trasporto.
    Si limita a precisare, in un'alzata di spalle.
    Ma di certo non sono il tipo di persona che accetta pagamenti in gratitudine.
    Precisa poi, con tranquillità disarmante.

    Quando è la draghessa a rispondere e prorompere con il suo sdegno, Demetra alza gli occhi al cielo.
    Ma quando inizia a parlare di esseri superiori... Ottiene la sua attenzione.
    Offendimi ancora una volta... E ti mostrerò come “questo essere inferiore dai peli bianchi” può ridurti ad un cagnolino obbediente.
    Sibila, glacialmente calma, fissandola dritto negli occhi.

    Poi torna ad osservare il ragazzo, come se nulla fosse.
    Sembra che ora la mia proposta non sia poi così male... Giacché è l'unica.
     
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    "Mh..." commentò Kestrel, tranquillo e pacato. "Sembra proprio che i draghi detestino proprio gli umani. Cosa vi è successo, se posso chiedere? Avete avuto un incontro spiacevole con uno di loro?"
    Ero rivolto a Padme, ma non distoglievo lo sguardo da Demetra e me ne restavo a debita distanza da entrambe.
    "No, non farti venire strane idee"
    "Ma scusa, schifa gli umani non le volpi"
    "Kestrel! Non ti permetterò di metterti in mostra sfruttandomi, lo sai bene"
    "E dai, andiamo"
    "Ti giuro che farò in modo che la trasformazione termini di nuovo quando non puoi rivestirti"
    "Oh no, se quella pensa che i capelli servano per l'accoppiamento a cosa potrebbe pensare se..."
    "Vedo che cominci a ragionare. Non osare trasformarti o sarà peggio per te"
    Il dialogo era stato piuttosto rapido e convincente, ma volevo assolutamente lasciare di stucco Padme per farle capire che, se proprio voleva, poteva trasportare un demone coduto coperto di fiamme.
    Kurama mi suggerì di nuovo la risposta.
    "In ogni caso, splendida dragonessa, se sul vostro dorso non si trovasse un umano lo aiutereste a tornare a terra? Intendo, il vostro astio si limita agli umani o la vostra schiena è inaccessibile per chiunque?"
    Feci il pollice alzato verso Demetra, sogghignando, come a dire -sei sicura che non riuscirò ad ottenere ciò che voglio anche senza il tuo aiuto?-
    "Voi Demetra avete un modo di esprimervi decisamente singolare, ma suppongo che la qui presente fiera dragonessa non desideri esser trattata come un cagnolino. Dico bene?"
    Scoccai un'occhiata a Padme, ormai avevo capito grazie a Kurama come gestirmi la situazione in mezzo a quelle due.
    Improvvisamente sembravo diventato il terzo in comodo nel loro litigio, e questo si stava rivelando più allettante del previsto.
    "Sei sicuro di non voler uscire?"
    "Se quella creatura dovesse fare un passo falso ci penserò io a metterla a cuccia, come il cagnolino che desidera. Ma per ora aspetta"
     
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    Scusate il ritardo genteee


    Kestrel sembrava un sacco di pelle molto diverso da quelli con cui aveva avuto a che fare quando era stata rapita. < Niente di particolare > gli rispose quando le chiese quale fosse il motivo dell'avversità di Padme verso la sua specie. < I miei genitori e tutti i miei antenati cercarono per secoli di tenere al sicuro la nostra isola, Minyaer, proteggerla da quelli come voi, ma poi.. >. A Padme si incrinò momentaneamente la voce, ma subito abbandonò quel triste pensiero e riprese il suo solito aspetto sicuro e la voce si ricompose < Tutte le razze che non siano l'antica e la pura razza dei draghi non sono da considerarsi degne di entrare in contatto con me. Io non mi fido di nessuno se non di essa. I draghi sono una stirpe di creature magnanima e forte allo stesso tempo e per questo, secondo le mie convinzioni, l'unica degna di poter volare nei cieli e camminare su questa terra che ci dà sempre tanto. Dall'inizio della giornata con il sole che ci riscalda le squame, fino alla freschezza salata con cui ci lava l'acqua del mare. La natura ci dona tanti regali e gli umani passano tutta la loro vita a distruggerla. Non credo che tu però > si rivolse alla ragazza < E soprattutto la tua specie siate migliori degli umani, forse perfino peggio. Lo sfruttamento di questa terra così sacra. Guardatevi intorno! Tutto questo sarebbe un luogo idilliaco se, inoltrandosi più avanti, non ci fosse un agglomerato cittadino composto tutto da sacchi di pelle che costruiscono e distruggono quello che li circonda, avvelenandolo e corrompendolo >.
    Kestrel riusciva con le sue parole rispettose e i suoi appellativi gradevoli a fare breccia nelle simpatie della dragonessa. Così lei prese la parola per chiarire i dubbi del ragazzo < Beh ovviamente non aiuterei mai un umano, però se devi proprio scendere da questo isolotto celeste e se stai spendendo tutte queste energie per lusingarmi, inutili a mio parere, forse potrei fare uno strappo alla regola. Ovviamente non potrei mai permetterti di sederti comodamente sul mio dorso, sarebbe irreprensibile. Però potrei lanciarti giù per il precipizio e prenderti all'ultimo secondo tra le mie zanne per non farti spappolare al suolo, sarebbe un bel compromesso, non trovi? > disse sorridendo compiaciuta la dragonessa.
     
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    Scusate, periodo intenso!


    Che sciocco, quel tale.
    Credeva davvero che le importasse qualcosa di aiutarlo o meno?
    Se ne avesse avuto qualcosa da guadagnare, tanto meglio. Ma in caso contrario... Chi se ne importava?
    Riusciva a lusingare la draghessa? Meglio per lui. Lei non sarebbe mai scesa a simili patti.
    Oh, aspetta: nemmeno ne aveva bisogno.
    Ride tra sé a quel pensiero.

    Eppure Padme non perdeva occasione per offendere lei e la sua nobile stirpe.
    Tutto ciò che gli umani possono fare è nascere e morire.
    Asserisce, priva di empatia.
    Hai avuto solo un assaggio di ciò che possono fare i Draconi. Ma ritengo che ti sia chiara qual'è la nostra potenza.
    Aggiunge poi.

    Ma da tutto il suo blaterare, Demetra aveva ricavato un'informazione interessante. C'era davvero un centro abitato, poco distante?
    Richiama Rihilyn con un cenno del capo e questi si drizza col busto, pronto a seguirla.
    Non intendo perdere altro tempo qui con voi.
    Comunica, passando in mezzo ai due, affiancata dal suo drago personale, ed allontanandosi a passo sicuro e altezzoso.
     
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    Scusate se mi limito ad un breve post d'intermezzo dopo una settimana, ma volevo chiedere cosa devo fare: porto avanti la role masterandola io o una di voi ha in mente qualcosa?


    Kestrel continuava a scrutare sorridende la dragonessa, tutto preso dai suoi strani modi di fare che lo
    lasciavano da un lato perplesso e dall'altro tranquillo e spensierato come stesse chiaccherando con un amico umano.
    In realtà non sapeva cosa risponderle, perché probabilmente non aveva capito una cosa dell'isoletta e soprattutto di chi vivesse là sopra; non che lui né sapesse molto di più, ma che quel luogo fosse strano ne era certo.
    "Non so dirvi se ci siano altri sacchi di pelle in questo splendido posto, ma posso garantirvi che non servirebbe buttarmi giù dall'isola... o meglio non potreste! Non esiste un limite, continuereste a girare in tondo come vi trovaste su un piccolo mondo sospeso per aria da cui, guardando in alto dalla posizione giusta, si può vedere quello che per Kengard è il suolo"
    Accennò un piccolo sorriso, aveva scoperto quel fattore geografico a caro prezzo: una micidiale culata volante carpiata.
    "Quindi dovreste portarmi dove la gravità non fa più effetto, a diversi metri d'altezza, e quando questa comincerà ad attrarci dalla parte opposta scendere con calma con le vostre ali possenti"
    Si, stava decisamente esagerando con le lusinghe.
    "Meno parole, non mi sembra qualcuno che desideri spendere il giorno ad ascoltarti"
    Il ragazzo aumentò la velocità delle sue chiacchere anziché diminuire la quantità di frasi, perché quando parlava senza l'aiuto di Kurama non sapeva esprimersi in maniera riassuntiva.
    "In ogni caso..." intervenne la volpe, all'insaputa ovviamente di chiunque li stesse ascoltando poiché la voce restava quella di Kestrel, "saranno anche inutili le mie parole ma sono sincere. Non che la vostra sia la specie unica ad aver diritto di solcare i cieli, ma senza dubbio la più maestosa e potente. Non vedo come si possa pensarla diversamente, sarebbe sciocco negare l'evidenza"
    Kurama era un ottimo oratore, ma di quello Kestrel ne era realmente convinto. Quei bestioni dovevano essere la meraviglia più incredibile a cui si potesse assistere nell'arco di cinquanta vite, e non era neanche un tipo facile da stupire.
    Demetra poi affermò di non voler perdere più tempo con loro. Probabilmente non le aveva fatto una buona impressione, e questo lo divertiva particolarmente.
    "Sapete Demetra, sarei curioso di testare in prima persona, qualora ciò non dovesse risultarvi presuntuoso, il potere di cui tanto vi vantate. Non senza la vostra approvazione è chiaro" disse in tono gentile, senza perderla d'occhio.
    In effetti quelle parole erano venute dal ragazzo e non dal demone. Era sinceramente incuriosito dallo spavaldo modo di fare di quell'insolita ragazza, che si era definita draconiana e dotata di grandi poteri.
    "Sono sempre allettato da nuove sfide, e probabilmente non è un caso io sia finito qui non credete?"
    Tra i deliri di Padme e il vantarsi di Demetra si stava divertendo un mondo. Gli dispiaceva solo di aver toccato un tasto dolente per la dragonessa nel parlare degli umani.
    "Secondo te cos'ha fatto? Che le è accaduto?"
    "Lo scopriremo a breve, non preoccuparti"
    Certo, il volpo riusciva sempre a scoprire tutto con una manciata di paroloni. Pff...

    Edited by Tirannosaurorex - 29/12/2018, 15:01
     
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    Sai che hai il mio permesso di scatenare l'inferno, Aes :30m916v:


    Padme guardò camminare altezzosamente la ragazza verso la creatura fatta di metallo. "Che se ne vada!" pensò guardandola con sospetto. Mentre era girata e Demetra non poteva vederla, non riuscì ad evitare di farle una smorfia. Forse non proprio quello che gli umani chiamavano smorfia, ma stravolse il viso in modo tale da far spuntare i denti bianchi e affilati e aprire così tanto le palpebre da incantare con i suoi grandi occhi rosati.
    Si girò verso Kestrel che le sorrideva e la squadrava stranamente. Tutte queste libertà da un umano non le piacevano proprio. Dopo che con una certa gentilezza le spiegò che in realtà non c'era nessuno strapiombo da cui buttarlo giù, ci rimase male e con un certo imbarazzo sospirò < Ohh, si, certo, ti stavo prendendo in giro, bipede scappellato > rise forzatamente < Lo so benissimo che devo oltrepassare quella cosa di gravità di cui parli, certamente! Sono solo sorpresa che tu non abbia capito il mio scherzo, ehehe >.
    L'umano iniziò con la sua parlantina veloce a sciorinare complimenti per comprare con le sue parole il passaggio. < Comunque forse, se vuoi un passaggio così disperatamente, potresti dirmi in cambio dove posso trovare un posto tranquillo. Un posto dove non ci siano presenze spocchiose > e roteò gli occhi in direzione di Demetra che, per sua disgrazia, non era ancora andata via. < E dove nessuno darà fastidio al mio riposo >.
     
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    Io rispondo, sperando nel ritorno di Demetra


    Presi un respiro. Quella dragonessa sembrava solo insicura, anche per me ormai era chiaro.
    Demetra invece mi stava ignorando completamente, probabilmente non era interessata alla sfida. Peccato, sarebbe stato divertente.
    "Di luoghi in cui riposare in tranquillità ne conosco diversi, mi domando solo per quale motivo siate salita qua sopra dragonessa se cercavate la quiete"
    In effetti era più probabile che un ammasso di rocce volanti fosse silenzioso rispetto ad una città, ma considerando la vastità delle montagne dell'Ossidiana sarebbero dovute essere la prima scelta per un riparo.
    Kurama poi mi suggerì di approcciarmi a lei in altro modo, aveva espresso chiaramente il disappunto nei confronti delle mie eccessive lusinghe.
    "Mi torna scomodo darvi del voi, quindi preferirei chiamarti Padme da amico... senza mancarti di rispetto ovviamente"
    Cercai di abbozzare un sorriso non troppo forzato, umettandomi le labbra con la lingua. "Inoltre mi reputo decisamente curioso e sfacciato, sono ancora interessato a scoprire perché provi tutto questo risentimento verso la mia specie"
    Il mio tono si abbassò leggermente. Volevo capire perché venivo chiamato sacco di pelle, ma soprattutto volevo farmi gli affaracci suoi. Per qualche stranissima ragione immaginavo non fosse profiquo far arrabbiare una creatura di quelle dimensioni, ma Kurama non deviò il mio flusso di pensieri e interpretai la cosa come un'approvazione da parte sua.
    Avevo sentito parlare di diverse azioni sconsiderate da parte di quelli della mia razza, tuttavia quello radicato in Padme dava l'impressione di non limitarsi ad un volersi dimostrare superiore fisicamente.
    "Forse po..."
    Un basso rumore attirò la mia attenzione.
    Non lo distinsi chiaramente, forse me ne giunse soltanto l'eco. Probabilmente lei doveva averlo udito prima di me, le sue orecchie funzionavano molto meglio delle mie.
    Di chiunque fosse quella voce gridava un nome, più volte, con fervore.
    Quella che si avvicinò correndo poco dopo era una giovane ragazzetta parecchio infuriata, dal tono fin troppo squillante per non risultare insopportabile.
    "Izu! Izuuu!"
    La bimbetta si avvicinò, fermandosi a recuperare fiato fissando Padme con nervosismo. Aveva dei corti capelli rossi raccolti in una ciocca e semplici abiti di cotone color salvia, con una sciarpa nera a coprirle le spalle. In effetti là sopra la temperatura non era delle più ottimali, non era freddo ma neanche caldo per una comune bambina.
    "Izu!" gridò di nuovo, rivolta alla dragonessa. "Dove diavolo eri finito? Andiamo, il principe ci aspetta da almeno due ore! Sbrigati"
    Gli fece cenno con la mano di avvicinarsi, mentre io la scrutavo confuso. Ricambiò appena il mio sguardo.
    Di che stava parlando? Non si chiamava Padme?
    Evitai di fissare Padme, perché credevo quella situazione non fosse prevista neanche da lei.
     
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    Quell'umano stava tentando in tutti i modi di farle perdere la pazienza. Come faceva a sapere tutte quelle cose? < Questo luogo è il primo che ho visto, stavo viaggiando da così tante ore che non sapevo più quanto avrei potuto resistere ancora. Comunque non preoccuparti, sacco di pelle maleodorante e impudente che non sei altro! Non mi tratterrò per molto! >. Quando Kestrel però osò addirittura iniziare a darle del tu, Padme stava proprio per sbroccare di brutto. Dalle sue narici del fumo aveva cominciato ad uscire e ad ogni parola di quel piccolo umano inutile si aggiungeva il sospiro di fastidio della dragonessa che stava proprio iniziando a dare in escandescenza.
    Kestrel stava ancora parlando quando si sentì, in lontananza, una voce, stava dicendo qualcosa di incomprensibile e stava venendo verso di loro. Padme girò il muso verso quella direzione, mentre l'umano smise di parlare e anche lui, a quanto pare sorpreso, tacque per ascoltare. Dopo poco una bambinetta vestita di stracci si avvicinò a Padme. La dragonessa lanciò un'occhiata a Kestrel cercando risposta, cosa voleva quella cosa da lei? E cos'era un Izuu? Padme non capiva proprio cosa volesse quel piccolo sacco di pelle, anche se doveva riconoscere che stranamente, le faceva tenerezza per quanto minuscolo fosse. Avrebbe benissimo potuto tirare su la zampa in modo elegante e semplicemente schiacciarla in un gesto. Un'altra caratteristica del piccolo umano che la fece ridacchiare a denti stretti, oltre naturalmente alla sua voce squillante, fu quella strana zazzera di peli scomposta che aveva in testa: "Perché hai i peli rossi, tu? E' una cosa normale o sei solo difettosa?" le chiese quasi preoccupata. Padme non capiva come un sacco di pelle potesse portare un colore così fiero come il rosso del fuoco, elemento imprescindibile per un drago e quindi incontrovertibilmente non adatto alla peluria sulla testa umana, soprattutto per il fatto che Padme non aveva ancora del tutto capito lo scopo della sua esistenza. Il mistero si infittì di più quando capì che la nuova arrivata si stava riferendo a lei con quel nome così banale e che le stava dando delle indicazione per andare da qualche parte insieme a lei. Le fece un paio di giri intorno e poi si fermò a fianco di Kestrel, qualche spanna lontano da lui e si sedette ancora confusa. La coda, durante i suoi pensieri, si muoveva ritmicamente spostando l'erba del prato.
    "Sei un cucciolo d'uomo, vero? Certo che voi sacchi di pelle avete proprio un modo strano per interagire con noi draghi, almeno qui! Hai qualche arma con te? L'hai infilata in qualche tua sacca segreta? Non mi sembri così pericolosa, sembri solo...piccola!" le disse ruotando la testa e aspettando una risposta. "Cosa vuoi da me? Siete così civilizzati che siete riusciti a creare una forma di governo? Vuoi portarmi dal tuo principe? Non penso che questo sia un vero principe poiché non vi è nulla di nobile nella vostra maledetta razza, siete solo dei flaccidi senza squame" sorrise mostrandole i denti.
     
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    Com'era strana quella creatura. Cambiava atteggiamento da un momento all'altro e alternava ringhi e risatine con fare parecchio sbarazzino. Se le dava così fastidio la presenza umana poteva andarsene da un'altra parte, no?
    Ad incuriosirmi particolarmente però fu quello su cui pose l'attenzione. Mi aspettavo risposte del tipo -non verrò mai da un sudicio sacco di pelle principesco-, o qualcosa del genere. Invece si limitò a commentare i capelli rossi della bambina.
    Questa, dal canto suo, aveva probabilmente compreso che qualche tassello non era proprio al suo posto. Mentre Padme studiava lei, lei studiava Padme cercando di capire dove fosse la falla.
    "Difettosa?" chiese, con un visino a metà fra il dispiaciuto e il confuso. "Ma tu non sei Izuma. Sei come Izu! Dov'è andato?"
    Lentamente mi accostai a Padme, stando ben attento a non fare movimenti strani. Quella era già troppo suscettibile per conto proprio, meglio non ravvivare la fiamma.
    Le feci cenno di avvicinare il muso. Avrebbe sentito comunque, ma non volevo rischiare di far innervosire ulteriormente quella ragazzina.
    Probabilmente la dragonessa si sarebbe rifiutata di -abbassarsi al livello umano-, in tal caso mi sarei solo goduto la sua reazione. Alla fine doveva solo abbassare quel testolone squamoso di qualche centimetro!
    "Se diffidi così tanto degli umani non abbassare la guardia, non serve abbiano sempre armi con sé. Questa bambina potrebbe essere un'esca"
    nonostante avessi abbassato la voce mi imbarazzava parlare di un cucciolo d'uomo, così diceva la dragonessa, come fosse un bocconcino lasciato dagli ammazzadraghi. In quel momento però la situazione, per quanto intrigante, mi trovava in mezzo a due dimensioni totalmente diverse ed ugualmente perplesse.
    La bambina voleva un Izu, Padme voleva capire se mangiare o no quella bestiolina umana con i peli difettosi.
    "Ragazzina" mi intromisi, tornando sui miei passi. "Non abbiamo visto il tuo drago, e non credo si trovi da queste parti"
    Sperai che Padme non desse troppo peso alle mie parole. Quel -tuo drago- alle sue orecchie sarebbe potuto suonare come l'ennesimo insulto.
    Già mai si dicesse che un umano avesse posseduto un drago!
    "... questa frase suona troppo ambigua" commentò Kurama, rompendo la quarta parete perché lui può ^_^
    La cucciola d'uomo aveva fatto un passo indietro e aveva preso a guardarsi freneticamente intorno, ma la sua ricerca non portò a nessun Izu. Se da quelle parti ci fosse stato un altro drago credo lo avremmo individuato, non sono esattamente creature così piccole e mimetiche da poter scomparire in uno spazio aperto come quello.
    "Nara, che stai combinando"
    Mi prese quasi un colpo. Da dove diamine era comparso?
    Un altro umano; un ragazzetto dalla chioma nera, quindi non-difettosa, all'incirca della mia stessa altezza. Due altri umani erano troppi per la dragonessa secondo Kurama, ci sarebbe scappato il morto se non l'avessi portata via da lì al più presto.
    Il problema però era un altro: come facevo a portar via una dragonessa gigante incavolata con la vita?
    "Izu è scomparso!" rispose Nara a quello che si supponeva essere il principe, anche se di regale non aveva assolutamente nulla. Sembrava un giovane come tanti, vestito di lana e non certo di sete pregiate.
    Quello che mi aveva stupito era il come fosse arrivato così silenziosamente senza che nessuno se ne accorgesse. I sensi di un drago avrebbero dovuto captarne la presenza già a diversi metri di distanza, e anche Kurama solitamente percepiva le minacce attraverso il mio corpo prima che si manifestassero. Forse non era una minaccia, forse non era niente di rilevante per nessuno dei due.
    O forse...
    "Izuma è tornato nella sua gabbia, ti sta aspettando"
    Il ragazzo poi si rivolse a me.
    "Chiedo scusa se ti ha disturbato, in effetti il tuo drago è molto simile al nostro"
    Il mio drago? Cosa?
    Kurama sorrise. Per lui tutto ciò era dannatamente divertente. Lo sarebbe stato anche per me, se solo non stessi rischiando di rimanerci secco.
    "Credo ci sia stato un equivoco. Anzi, più di uno" risposi, pronto a scappare se Padme avesse combinato un casino e si fosse scatenata. Altro che Demetra, questa si che era gente capace di far imbestialire chiunque!
     
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    Dopo qualche lamentela da parte della ragazzina, Kestrel si avvicinò alla dragonessa senza fare movimenti bruschi e con un gesto della mano le fece segno di abbassare la testa. Padme incredula, lo guardò male ma poi, quasi rassegnata dalla situazione imbarazzante, decise di avvicinarsi per sentire cosa aveva da dire quel dannato sacco di pelle ruffiano. "La stava avvertendo? Di quella piccola pallina difettosa di pelle umana? Cosa avrebbe fatto senza armi? Avrebbe fatto da 'esca'? E come? Avrebbe provato a morderla? A graffiarla con chissà quali artigli retrattili? Ma avevano almeno gli artigli retrattili gli umani?". Prima di poter fare quella domanda a Kestrel, il ragazzo decise di prendere in mano la situazione e rivolgersi direttamente alla bambina difettosa. E commise un grossissimo errore nelle sue parole: < "Il tuo drago"? > scattò con voce acuta, Padme, < Inammissibile > iniziò a brontolare < Ma chi ti credi di essere, i draghi sono creature libere, voi ... voi non dovreste poter camminare in giro liberi, umani! Così dannosi anche per la propria specie! Maledetti sacchi di pelle inutili, ABOMINI!! > continuò a brontolare tra sé e sé, senza rendersi conto di quello che stava succedendo intono a lei.
    Improvvisamente comparve un altro umano, un altro ancora. Stava diventando un luogo troppo affollato quello. Si avvicinò alla bambinetta, la conosceva. Padme mostrò le zanne aguzze e si preparò a prendere il volo, ne aveva fin sopra le orecchie di quelle persone! In più si era accorta che ora, Kestrel e il nuovo arrivato, lì uno accanto all'altro, si assomigliavano parecchio, o almeno per lei. Insomma in caso di possibile minaccia dal nuovo sacco di pelle, lei non avrebbe esitato ad attaccare e in realtà, senza contegno, stava ammettendo a se stessa che anche se avesse sbagliato umano e avesse colpito per errore Kestrel, questa cosa non le avrebbe fatto provare rimorso. Erano praticamente uguali! Il loro Creatore avrebbe potuto costruirli in modo diverso se avesse voluto che lei non li scambiasse, d'ah! Ma immaginava che il loro Creatore, se mai fosse veramente esistito, sarebbe stato antropomorfo e quindi di conseguenza, pur essendo un qualche tipo di ente superiore, MEDIOCRE!
    Il nuovo arrivato, almeno dalla voce aveva capito che fosse lui, si scusò per l'inconveniente. Gentile pensava Padme fino a quando non menzionò quel drago di cui parlava la difettosa e soprattutto non la interpellò, definendola il drago di Kestrel. < COSA!!! > urlò a pieni polmoni il drago, diventando ancora più rossa per la rabbia di quello che era normalmente. < Nessuno, soprattutto un umano, può imporsi sulla libertà di un essere così nobile come il drago! Io non sono di nessuno, specialmente di questo esserino inutile! >. Padme stava per tagliare la corda e utilizzare semplicemente il suo alito di fuoco per polverizzare via tutti, quando improvvisamente si rese conto che un compagno drago aveva bisogno del suo aiuto. Era intrappolato, imprigionato e asservito sotto gli umani. La schiavitù era peggiore di qualsiasi tortura per un drago e lei lo avrebbe impedito!
    < Voi, sacchi di pelle. Ora siete miei prigionieri e dovrete portarmi nel vostro rifugio e lì, IO, Padme Radschen, dragonessa di Corindone, ultima principessa della famiglia reale del clan Fiore di Loto, unica erede al trono di Minyaer , giusta protettrice dei draghi e migliore arrampicatrice di pareti, salverò questo mio compagno drago! Perché sia compiuta giustizia per il mio nobile amico drago. La sua libertà è ora la mia priorità e se questo non lo aveste ancora capito, non esiterò ad uccidere uno di voi due per riuscire nel mio intento! >.
    Con sguardo fiero ed impassibile guardò i tre sacchi di pelle < Vale anche per te, Kestrel, se in qualche modo cercherai di ostacolarmi > minacciò senza riuscire a capire a chi tra le due figure con i capelli neutri doveva riferirsi. Per fortuna la difettosa aveva i capelli rossi, chissà come avrebbe fatto sennò. Due simili poteva dividerli, mettere su uno dei due un segno identificativo, ma tre uguali! No, non avrebbe mai potuto distinguerli.
     
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    Sembrava tutto più assurdo di quanto avrei creduto. Mi portai le mani sui capelli nell'udire la risposta di Padme, ma in qualche modo sentivo di essere d'accordo con lei.
    Non potevo dire di volerla aiutare, né di sentirne l'impellente bisogno, ma in quel momento percepii con la pelle le emozioni che stava trasmettendo con tutta la sua fredda convinzione. La sua sicurezza infuse anche a me il desiderio di aiutare quel drago, in maniera chiaramente involontaria.
    Fu però la risposta che Padme avrebbe ricevuto in cambio dal principe a lasciarmi di stucco:
    "D'accordo"
    Le parole dell'altro sacco di pelle non potevano risuonare più assurde, soprattutto dal momento in cui vennero coronate da un sorrisetto dal dubbio significato. Con un cenno invitò Nara a seguirlo e prese a camminare verso il luogo da cui era venuto.
    Mi voltai verso Padme, incerto. Cosa voleva fare? Seguirli o obbligarli a spiegarle dove si trovava questo fantomatico drago?
    "Ascolta arrampicatrice" le dissi, ben più serio di prima. "Non ho alcuna intenzione di finire a pezzettini. Se ti togli dalla testa l'idea, potrei anche aiutarti"
    Così dicendo presi a seguire quello strano duo comparso dal nulla, fino ad un sentiero che si incuneava fra alcuni alberi inerpicandosi su un'altura. Non credevo che su quelle improbabili isole fluttuanti si trovassero sentieri e abitazioni, per qualche motivo mi ero costruito in testa una mappa del luogo completamente selvaggia, in cui solo draghi e altre bestie volanti potessero abitare.
    Quello che trovammo però aveva un'aria ben diversa da quella che credevo dover essere la dimora di un drago: un'insolita casa dalle pareti bianchissime, in netto contrasto con il verde circostante. Era divisa in tre torri quadrangolari, poste una affianco all'altra, unite solo da alcuni mattoni e da due recinti adibiti a stalla in cui si trovavano cavalli e buoi.
    Ciascuna torre era scandita da tre arcate poste al centro di ogni lato; presentavano decorazioni piuttosto scarne e zirigogolate su ogni facciata, come se l'architetto avesse voluto infondere all'esterno della struttura un aspetto vagamente impegnativo ma senza aver dato veramente fondo alle proprie capacità.
    Ci dirigemmo a tergo delle tre torri, fino ad un ampio giardino che dava sulla collina retrostante e si perdeva in mezzo alle chiome. Notai subito come il tutto fosse tenuto fin troppo pulito e preciso, con vasi disposti in file maniacalmente ordinate e gradini che sembravano lastricati nel sole da quanto apparivano lucidi.
    Addossata a una delle torri, si trovava un'enorme gabbia con all'interno un drago. se ne stava disteso sul fianco, con la coda arrotolata attorno ad una zampa posteriore e il muso poggiato a terra. Aveva squame viola sul collo, sui fianchi e sulle zampe, tendenti al purpureo sulle estremità delle ali ed in cima alla coda. Le corna e le punte sporgenti dal dorso color avorio contrastavano con le tonalità scure del resto del corpo, come i bianchi artigli affilati che sporgevano da ogni arto, ali comprese.
    Appena ci udì arrivare voltò pigramente il muso verso di noi, soffermandosi con decisione su Padme. I suoi occhi blu come il più limpido oceano parevano starci trafiggendo, anche se probabilmente dovevano essere colmi più di curiosità che di furia omicida. Padme avrebbe saputo constatarlo molto meglio di me.
     
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    Dopo la risposta secca del nuovo sacco di pelle, Padme fece un sorrisetto soddisfatto. In effetti lei non si aspettava nulla di diverso: faceva parte di una delle razze più fiere e temute dalle altre creature e la sua stirpe era una delle più nobili, nessuno avrebbe avuto la faccia tosta di negarle ciò che lei chiedeva.
    Naturalmente Kestrel, essendo un normalissimo sacco fatto di pelle, un misero comune umanucolo, lui rimase sorpreso e i suoi dubbi, secondo la dragonessa, si mutarono in leggera preoccupazione; lo si poteva leggere nei suoi occhi che non sapeva a cosa stessero andando incontro, lei invece era sicura che tutto sarebbe andato secondo la sua volontà. Kestrel le parlò e in qualche modo selvaggio e poco carino, le disse che l'avrebbe aiutata. 'WOW, ora sì che sarebbe stata al sicuro e che non avrebbe avuto problemi. Ora che un nanetto di pelle l'avrebbe aiutata', pensò ironicamente.
    Padme gli passò accanto senza nemmeno rivolgergli uno sguardo e giratasi verso i due sacchi di pelle, sussurrò con gelo <fatemi strada>. Lo strano gruppo iniziò una camminata per le stradine sterrate, verso non si sa quale luogo. Padme si guardava attorno e qualche volta si girava indietro per vedere se Kestrel fosse ancora presente. Non era sicura di potersi fidare di quel piccolo e arruffato umano. La dragonessa camminava con lentezza cercando di stare al passo con gli umani ma nonostante questo la sua andatura e la sua postura rimanevano eleganti e molto lineari, sembrava fosse stata creata da una qualche divinità (alata ovviamente, un dio dracomorfo per intenderci).
    Padme pensava a cosa avrebbe detto al suo amico di razza. Un altro drago, erano passati mesi da quando aveva potuto godere della compagnia di un suo simile. Questa cosa la stava dilaniando da dentro, avrebbe dovuto comportarsi con una certa etichetta, anche se in realtà non conoscendo tutte le tradizioni dei draghi di questo luogo, avrebbe benissimo potuto fare delle sonore gaffes e questo era uno dei suoi incubi peggiori. Peggio, pensava, se avesse incontrato uno di quei draghi zotici, quelli che non hanno un minimo di intelligenza ( si, gli stupidi ci sono in ogni razza, anche se era difficile ammetterlo per Padme).
    Tutti questi pensieri però non la distraevano dal paesaggio (dopo tutto era un drago e si sa che i draghi hanno il multitasking) e così in mezzo a tutti quei cupi pensieri, il sole, le nuvole e l'erba verde sul limitare del sentiero, i fiori e le foglie degli alberi che cadevano al suo passaggio, quasi a renderle omaggio, tutto questo le metteva felicità. L'attesa non fu lunga e dopo un percorso in salita si iniziò ad intravedere tra qualche ramo e l'altro una costruzione di pietra. Si vedevano da quella distanza soprattutto le cime delle torri, alte e spigolose. Era tutto così nuovo ed esaltante che la dragonessa non riuscì a trattenere un risolino elettrizzato, anche se dopo poco si ricompose e riprese il suo sguardo serio e concentrato di sempre. Era un salvataggio dopotutto!
    Giunsero in un grandissimo giardino, perfettamente regale ed ordinato. Tutto aveva una sua logica, era organizzato in modo così impeccabile e nobile. Ad un certo punto, un luccichio sotto una delle tre torri raccolse la sua attenzione: era una gabbia, molto simile a quella in cui l'avevano imprigionata, uguale a quelle che quei maledetti sacchi di pelle avevano utilizzato per catturare, rapire e distruggere la sua famiglia e tutto il suo popolo!
    Guardò da un'altra parte cercando di nascondere la lacrima che le scendeva da uno dei due occhi. Chiuse gli occhi e chiese a chissà quale parte di se stessa di darle la forza, la stessa forza che aveva avuto quando era riuscita a scappare da quella trappola mortale. Furente di rabbia e con gli occhi iniettati di sangue, comandò seccamente: <voglio che apriate la cella, immediatamente! O dovrete vedervela con la mia furia distruttiva>. Detto ciò camminò verso la gabbia e con un gesto del capo porse i suoi saluti al compagno drago.
    <compagno, il mio nome è Padme Radschen, dragonessa di Corindone, ultima principessa della famiglia reale del clan Fiore di Loto, unica erede al trono di Minyaer , giusta protettrice dei draghi e migliore arrampicatrice di pareti. Sono qui per rendere giustizia a voi e alla nostra nobilissima specie. E' inammissibile che un drago come voi sia rinchiuso ingiustamente e contro la sua volontà in una cella. Qual è il vostro nome? Di dove siete? Perché vi hanno rinchiuso e come? Vi hanno portato qui con un inganno?>.
     
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    Scusa il ritardo, ma ultimamente su Kengard c'è traffico e mi si accumulano le role


    Rimasi ad ascoltare la dragonessa. La sua reazione mi stupì non poco; non tanto per ciò che disse dato che mi stavo abituando ai suoi sproloqui, quanto perché ero sicuro di aver capito che quel drago si trovasse lì non contro la sua volontà. Perlomeno non del tutto, dato che quella bambina ne parlava come fosse il suo compagno di giochi.
    La cosa in effetti era abbastanza assurda. All'udire le sue parole, il drago dalle squame d'ametista alzò il muso.
    In verità la stava già fissando, anzi stava già allungando il naso oltre le sbarre, come se quello che gli interessasse non fosse il guardarla, bensì... l'annusarla?
    La cosa stava diventando stranamente ambigua. Forse per i draghi era normale? O quel drago stava davvero sniffando Padme con intenti pretenziosi?
    Il signor principe, muovendosi a passo silenzioso mentre Padme narrava e chiedeva a ripetizione cose diverse in un petosecondo, si portò a distanza e invitò anche Nara a farlo. La bambina non gli diede troppa considerazione, si avvicinò anzi alla gabbia e cominciò a camminarci attorno,fissando curiosa talvolta Padme talvolta me. Aprì poi uno dei lati della gabbia, schiacciando con un dito un semplice meccanismo di ferro.
    Il cigolio delle sbarre che si aprivano risuonò abbastanza sinistro e dissonante in quel luogo in apparenza così limpido. Mi voltai a cercare il principe, ma in qualche modo era già sparito nel nulla nel mentre che io e Padme ce ne stavamo lì ad osservare la creatura che si sollevava e si portava fuori dalla gabbia pigramente. Izu, Izuma o in qualunque modo l'avessero chiamato, era decisamente diverso da Padme, almeno agli occhi di un umano.
    Quello che mi appariva più strano era come la bambina avesse potuto inizialmente scambiarre Padme per quel drago, non avevano assolutamente nulla che potesse accomunarli aldilà della specie. Padme sembrava più grande, e Izuma era molto più slanciato di lei in fatto di arti e struttura fisica. Si avvicinò di un paio di lenti passi alla dragonessa e avvicinò il muso al suo, accentuando ancor di più ai miei occhi quanto fossero diversi. Di draghi non ne sapevo nulla, e ora che ne vedevo uno di fronte all'altro potevo ammirarne la maestosità e l'eleganza, contraddistinti da una fierezza che raramente avevo visto altrove.
    Eppure avevano qualcos'altro di diverso, qualcosa che non stava nel semplice aspetto. Sicuramente le squame di Padme apparivano molto più solide ed affascinanti, con i loro colori arancio-rosati, tuttavia erano i loro sguardi a distinguerli in maniera netta. Izu non sembrava né determinato, né veramente curioso.
    Non riuscivo a capire. Anche Kurama nella mia testa si stava interessando alla cosa, e come me rimase in silenzio ad osservare ciò che accadeva.
    "Cosa ci fai qui"
    La voce del drago mi fece quasi prendere uno spavento. Difficile dire perché, ma dato il suo comportamento mi stavo quasi convincendo che non fosse dotato di parola, e che Padme si sarebbe ritrovata a che fare con quella che dal punto di vista umano sarebbe stata una scimmia. Il suo tono era caldo e pacato, non certo la versione maschile di quello possente della dragonessa.
    Izu si era decisamente avvicinato troppo, il suo muso si trovava a pochi centimetri da quello di Padme. La cosa puzzava, e la faccenda sapeva molto di cose brutte.
    "Emh..." cercai di dire, ma Kurama mi lasciò intendere che sarebbe stato più allettante assistere alla reazione dell'arrampicatrice di pareti.
    Avevo la sensazione di essere osservato dall'alto. Cercai di portare lo sguardo fin dove svettavano le torri, non incontrando nient'altro che le bianche mura e alcune guglie, mentre i fori che fungevano da finestre non mostravano nessun volto intento a spiarci. Che diavolo stava succedendo?
    "Nessun inganno mi ha portato qui. Tu chi ti credi di essere per venire qui a dettare legge?" continuò la creatura, allontanandosi solo di poco dal muso di Padme.
    Qualcosa mi diceva che sarebbe finita male tra quei due, molto male. Le mie orecchie poi captarono qualcosa di simile ad uno sferragliare non molto distante, ma volutamente lo ignorai per concentrarmi sulle due maestose creature.
    Ero anche indietreggiato senza accorgermene. La bambina se ne stava a braccia conserte accanto alla gabbia aperta, con l'espressione guizzante di un fanciullo divertito ed attratto da qualcosa di nuovo. Io invece mi stavo inspiegabilmente preoccupando.
     
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    Padme era così sconvolta dalla presenza di quel drago nella gabbia. Le sembrava spregevole e allo stesso tempo abominevole che un drago potesse essere rinchiuso all'interno di una gabbia, in realtà stava quasi iniziando a pensare che nessuna creatura, forse persino la razza dei sacchi di pelle, meritasse una vita in una gabbia. I suoi pensieri svanirono quando sentì un rumore familiare, quasi assordante: i cigolii della porta della gabbia che venne aperta. Da quella notte, tanto tempo fa, non aveva più dimenticato l'orrore di quel cigolio angosciante. Solo sentire quel rumore la fece tremare, anche solo per un istante. E così quando il drago venne fuori e si accostò a lei in maniera così improvvisa, Padme fu costretta ad indietreggiare, minimamente, presa alla sprovvista. Pregò che nessuno dei presenti avesse notato la sua debolezza.
    Non capiva cosa volesse quel drago, non le aveva ancora risposto dopo che lei aveva seguito tutti i convenevoli, ma che razza di maleducato era! E ora con il suo puzzo e il suo sguardo spento, la osservava con gli occhi vitrei. Sembrava quasi come se non la riconoscesse come sua pari. Sembrava quasi come se non avesse mai visto un drago, o come se, vedere un drago in carne ed ossa fosse per lui impossibile, come se la credesse un miraggio o uno scherzo della sua mente. Guardandolo, ora, così da vicino, riusciva benissimo a vedere le sue scaglie, il suo manto danneggiato dovuto forse dai molteplici anni vissuti in cattività, la sua dentatura imperfetta e i suoi artigli poco affinati. Ma soprattutto i suoi occhi. Gli occhi per un drago erano lo specchio dell'anima (semicit.), la forza di un drago la potevi riconoscere dal suo sguardo deciso. Le venne in mente la frase che sua nonna era solita dire "Quando un drago ha gli occhi spenti, è perché il suo fuoco si è prosciugato". Il proprio fuoco per un drago è tutto, è la stessa essenza di esso. Questa fu la cosa che le fece provare pietà per quel drago.
    E poi parlò. Non aveva mai sentito nessuno, tra i draghi, rivolgerle parole più insolenti, dure e fuori luogo. Non le aveva nemmeno dato del voi, pratica molto comune nella sua cerchia sociale e soprattutto se non si conosceva il drago davanti a sé. Una follia, non c'è che dire!
    Cosa stava dicendo? Aveva perso il senno? Lei era lì per aiutarlo, per portarlo via dalle grinfie di quei malati e sadici dei sacchi di pelle. C'era di sicuro qualcosa che non andava, ma eravamo sicuri che quello fosse una drago di razza pura? E non qualche contaminazione creata in laboratorio? Un ibrido? Un drago di razza mista? Tutto pur di non pensare a quello che le aveva detto.
    RIPUGNANTE!
    Non sapeva cosa rispondere, era impietrita dai suoi pensieri e dalla voce del suo interlocutore, e anche dalle sue parole di sfida. Ed era spaventata, lei che aveva coraggio da vendere e che non si faceva spaventare da nulla. Sapeva cosa fare contro quei tiranni degli umani, ma contro un suo simile? Come avrebbe fatto a tenere testa contro un altro drago? Anche perché lei, a parte parlare con termini alti e fare le sue battutine sagaci, non aveva affrontato un'addestramento contro i suoi simili. Ma soprattutto, sarebbero arrivati a tanto? Erano quelle le intenzioni di quel drago dagli occhi spenti? Non lo pensava.
    Prese coraggio, dopotutto era una principessa e un'arrampicatrice di muri, mica una volgare cacciatrice di pesci. Si inamidò le labbra con la lingua, guardò per un millisecondo Kestrel che, stranamente, sembrava attento e silenzioso, e poi guardò con un atteggiamento di sfida il drago. < Sono venuta qui, come ho già detto, a salvarvi. Certo è che, se voi siete abituato come dire a questa rozzezza. Be' forse sono venuta nel posto sbagliato. Quindi vivete in una gabbia? E siete qui per vostra volontà? Adesso capisco perché non conoscete le buone maniere, vi hanno educato gli umani. Maledetti sacchi di pelle pomposi e stupidi, potete schiavizzarne uno e fargli il lavaggio del cervello, ma non mi avrete mai, almeno non me! >. Padme si girò verso la bambinetta dai capelli color strano e le ringhiò contro, ricoprendo la piccolina di bava e saliva. < Non volete vivere da drago? Volete rimanere qui a fare da animaletto domestico a delle nullità mortali? Bene! Io non voglio averne nulla a che fare. Mi ripugna solo il pensiero che voi no reagiate! Fate qualcosa, siete o no parte di una delle più grandi razze del mondo! Siete un drago, per l'amor del cielo! >.
     
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    Si, questa volta ero perfettamente d'accordo con lei. Rimasi abbastanza sulle spine quando vidi Padme gocciolare saliva sulla testa di quella povera bambina, che estranea alla situazione pareva davvero non capire gli atteggiamenti della dragonessa. Con un urletto si allontanò e si portò dietro Izu, a metà tra lo spaventato e il divertito.
    I draghi erano come giocattoli per lei? C'era qualcosa di tremendamente sbagliato in quella situazione.
    Sentii ancora quel rumore di ferraglia fra le mura retrostanti, e alcune voci cominciarono a farsi strada dalle candide torri che parevano d'avorio. Non mi stupii del fatto che Padme non stesse dando peso alla possibile minaccia in avvicinamento, pareva troppo sconvolta dalla risposta di quel drago per preoccuparsi d'altro.
    Il sedicente principe si fece nuovamente vedere. Stava camminando placidamente dall'altro lato del giardino. Fu Kurama a porre la mia attenzione su di lui, inducendomi a voltarmi in quella direzione.
    "Guarda, è tornato il Principe Caspian" borbottò la volpe.
    "Chi è tornato?"
    "Niente, non preoccuparti. Tu non lo conosci"
    "Ma non abbiamo vissuto insieme io e te?"
    Kurama ridacchiò senza rispondermi. Non sapremo mai dunque chi era questo fantomatico Principe Caspian, ma torniamo a noi :makon:.
    Izu aveva cominciato a far guizzare lo sguardo da una parte all'altra. Tutt'ad un tratto la sua pallida fermezza era mutata in un qualcosa che avrei scambiato, nella mia inesperienza, per un fare intimorito ed indeciso. Perlomeno, se un umano avesse manifestato segni simili non sarebbe apparso certamente tranquillo.
    Rimasi piuttosto scioccato quando lo vidi indietreggiare per poi scattare verso Padme, con un ringhio inciso sulle lucenti zanne ed un'espressione di collera ad incoronare il suo attacco. Con un inquietante ferocia non giustificata, il drago spinse con forza una zampa contro il petto di Padme e cercò di afferrarle il collo, artigliando la sua spalla destra mentre avvicinava il muso al suo.
    Ebbi come la sensazione che stesse cercando di morderle un orecchio. Kurama mi inviò l'immagine del drago che le sussurrava qualcosa, come a dire -non hai capito niente-.
    In effetti non mi ero accorto assolutamente di nulla. Che stava succedendo?


    Izu continuò la sua aggressione, ruggendole contro e spingendola lontano con gli artigli e le corna. Sembrava tutto fuorché intenzionato ad una conversazione pacifica.
    Poi però portò le fauci più vicine al muso di Padme. Sibilò qualcosa che nessun altro avrebbe potuto udire, neppure un altro drago o una creatura dotata di un udito di simile portata.
    "Fingi di combattere, e allo stesso tempo ascoltami"
    Menò una frustata di coda sulle zampe anteriori di Padme, e le squame violacee cozzarono con quelle robuste e rosate della corazza della dragonessa.
    "Hai ragione, le buone maniere le ho dimenticate. Ti chiedo scusa"
    La sua voce risultava molto meno rude adesso. Era solo tormento represso quello che scaturiva dalle sue fauci.
    "Non prendertela con Nara, ti prego. Non è la bambina ad avere colpe, semmai è il motivo..."
    Un altra zampata, un altro falso morso alla gola che sperava la sua avversaria avrebbe saputo evitare.
    "... per cui mi trovo qui. Il mio nome è Izumaksian. Lieto tu sia giunta fin qui, ma adesso sei in pericolo"
    Avrebbe voluto voltarsi, per scoprire ciò che stava accadendo alle porte del castello. Però doveva continuare a fingere, almeno fin quando non si fossero allontanati a sufficenza.
     
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