Le Moire: Il destino è un filo

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    Le Moire


    Sic Volvere Parcas…


    le-moire
    All’interno del Pantheon greco, le Moire rappresentavano la personificazione del destino ineluttabile. Di fatto, solevano tessere il filo del fato di ciascun uomo, seguendone ogni azione, per poi tagliarlo al sopraggiungi mento della morte. Erano proprio loro a delineare la vita degli esseri umani e neppure gli dei potevano modificarne il corso.
    Queste figure sono assimilabili alle Parche delle credenze romane e alle Norne norrene.
    Mentre per Omero, esisteva solo una moira, secondo lo scrittore greco Esiodo, esse sarebbero figlie della Notte, ma è anche probabile che discendessero dal dio Zeus e dalla personificazione della giustizia e dell’ordine, Temi.
    Le Moire erano più specificatamente tre ed ognuna aveva un compito ben preciso:
    - Cloto reggeva il filo dei giorni per la tela della vita;
    - Làchesi dispensava la sorte avvolgendo al fuso il filo che a ciascuno era assegnato. In questo modo decretava la durata della vita stessa, in quanto: più volte il filo veniva fatto passare intorno al fuso, più un individuo avrebbe vissuto per tanto tempo;
    - Atropo tagliava tale filo con le forbici o con delle cesoie quando era il momento di far concludere la vita, sancendo, così l’inizio e la fine dell’esistenza, la nascita, il vissuto ed infine la morte.
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    Per questo motivo sono state fin da sempre raffigurate come donne anziane dal temperamento inflessibile, inesorabile, emotivamente distanti dai sentimenti degli uomini. Non a caso, indossavano sempre abiti nerissimi. La più vecchia, Atroco, era impossibile da dissuadere, inoltre era la più potente. Nei dipinti e nelle sculture la si riconosce piuttosto bene in quanto è la più bassa di statura.
    La più giovane, invece, era Cloto ed era colei che era più amata dai greci, in quanto donava la vita e di conseguenza veniva rappresentata nelle vesti di donna oscura, ma allo stesso tempo dallo sguardo rassicurante.
    Sicuramente, il mito più celebre in cui sono coinvolte le tre donne è quello di Er,, narrato nel decimo libro de La Repubblica del filosofo greco Platone.
    In estrema sintesi: un soldato valoroso di nome Er che era morto durante una battaglia, nel preciso istante in cui il suo corpo stava per essere arso, si ridestò e raccontò agli umani che cosa avveniva nell’aldilà e come le divinità decretavano chi era degno di raggiungere il cielo e chi, al contrario, sarebbe sprofondato nella voragine infernale. Dopo aver abbandonato il corpo, la sua anima s’incamminò verso Minosse, Radamanto ed Eaco, i tre giudici da cui dipendeva la sorte delle anime. Essi, infatti, ponevano la sentenza sul petto ai virtuosi e sulle spalle ai malvagi, di modo che i primi potessero salire verso il cielo, mentre gli altri avviarsi verso la voragine. Tra l’altro, giusto per curiosità: quando qualcuno tentava di risalire su dalla piramide rovesciata, veniva scatenato un violento terremoto che lo rigettava giù. :P
    Trascorsi sette giorni, il guerriero proseguì il proprio cammino, trovandosi dinnanzi alla dea Ananke, la quale teneva sulle ginocchia un gigantesco fuso, che aveva al suo interno un contrappeso formato da otto vasi concentrici rotanti disposti l’uno dentro l’altro. Su ogni cerchio vi era una sirena che emetteva il suono di una note che si ricongiungeva alle altre per creare una melodia (si presume quella della vita).
    Dal canto loro, le moire, che qui sono annoverate come le figlie della sopracitata dea, sedevano in cerchio: Cloto filava cantando il presente; Lachesi il passato e Atropo il futuro.
    A chi giungeva di fronte a Lachesi venivano mostrati dei modelli di vita così che potesse scegliere che tipo di esistenza condurre nell’aldilà. Spesso capitava che chi aveva vissuto in maniera tranquilla e consapevole, decideva di continuare per quella strada; mentre chi non aveva saputo adottare delle vie di mezzo, optava per l’opposto, commettendo un grave errore. A tal proposito, lo scrittore riporta come esempio Agamennone ed Ulisse, dal momento che il primo aveva desiderato vivere come un’aquila, mentre il secondo ambiva a trascorrere una vita ultraterrena all’insegna della tranquillità e della normalità.
    A scelta compiuta, la moira assegnava a ciascuno un Daimon*, che si sarebbe assicurato che il prescelto seguisse il suo proposito.
    Anche il poeta latino Virgilio menziona le moire nella sua opera più famosa, Le Neide: ”Così filavano le Parche”, per dire che le peripezie di Enea e dei suoi compagni erano state volute dalle parche.
    Lo stesso Dante Alighieri dedica alcuni versi alle tre signore all’interno del XXI canto del Purgatorio della Divina Commedia:
    ”Ma perché lei che dì e notte fila,
    Non gli avea tratta ancora la conocchia,
    Che Cloto impone a ciascun e compila…”

    Infine, troviamo un breve riferimento a Lachesi nell’ultimo canto di Saffo del poeta italiano Giacomo Leopardi.
    Tuttavia, il loro fascino continua a manifestarsi anche ai giorni nostri: infatti, esse sono state inserite nel videogioco God OF War II, in cui provano a fermare Kratos intenzionato a tornare indietro nel tempo nel tempo per uccidere Zeus.
    In secondo luogo, compaiono anche come protagoniste in un romanzo di Stephen King intitolato Insomnia.


    Note:
    Nel corso dei secoli, la civiltà greca ha attribuito al termine Daimon diversi significati. In questo caso però, il Daimon rappresenta il giudice tutelare che, secondo quanto scritto da Platone nella Repubblica, ogni individuo si era preso nella vita terrena e che ora nell’aldilà dovesse aiutarlo a rimanere fedele alla sua scelta. Dunque, Lachesi non faceva altro che ricongiungere ciascuno con il proprio Daimon.
    Questa concezione specifica verrà poi ripresa dagli Stoici, i quali ritenevano che il Daimon avesse il compito di vegliare sugli uomini ed interagire con loro, comprendendone sentimenti e stati d’animo.

    Edited by Rectina - 29/10/2018, 14:45
     
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    Ottimo!
    Grande.
    Critica: non mi piacciono i puntolini "ellissi" nel titolo...
    ...
    :yea: xD

    La cosa più figa riguardante le Moire è che anche loro hanno un limite, rispetto alle Norne, infatti neanche le Moire possono decidere il destino della Gigantomachia.
     
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    ...
    ...
    Xd
    No, non possono decidere il destino di una battaglia, soltanto quello dei singoli uomini. Questo fa capire che alla fine che le divinità non sono completamente OP.
    Grazie per i complimenti! :)

    ...
    Mi è partito un riflesso: ogni volta che VoiceOver dice: “ellissi”, rido. Xd

    P.S. Qui ritorna il concetto di Daimon, inteso come tizio che sorveglia.
     
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    Ho intenzione di fare un bel topiccuzzo sul daimon, magari in off topic. Comunque figata.

    Mi ero intrippato, ti ho tolto i puntolini hahahaha

    magari se vuoi aggiungere proprio due righe sul daimon, anche molto molto generiche, sarebbe figo.
    Tipo in fondo.
     
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    CITAZIONE (Aesingr @ 23/10/2018, 20:41) 
    Ho intenzione di fare un bel topiccuzzo sul daimon, magari in off topic. Comunque figata.

    Mi ero intrippato, ti ho tolto i puntolini hahahaha

    magari se vuoi aggiungere proprio due righe sul daimon, anche molto molto generiche, sarebbe figo.
    Tipo in fondo.

    Mi prometto di farlo prossimamente quando rimango un intero giorno a casa, però bell’idea.
     
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    Aggiunte due righe sul Daimon.
     
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5 replies since 23/10/2018, 16:29   777 views
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